You are my Blood 3                   Back to FanFic  Back to Home

 

 

 

Hanamichi dormì quasi ininterrottamente per tutto il sabato seguente.

 

Ogni tanto si svegliava per brevi momenti durante i quali il volpino ne approfittava per fargli bere una tisana nel tentativo di restituirgli un po’ d’energia e per rimetterlo in forze.

 

Rukawa osservava scocciato il ragazzo addormentato nel suo letto. Ma quanto dormiva quello? Adesso che aveva deciso che tecnica di approccio adottare voleva che il rossino si rimettesse in fretta in modo di ridurlo nel più breve tempo possibile alla sua mercé. Non poteva neanche morderlo finché non si era rimesso. Rischiava di farlo peggiorare e se quell’idiota fosse morto anche lui si sarebbe spento come una candela. Anche se temeva che sarebbe stato più difficile del previsto conquistare la sua fiducia. Ricordava benissimo la sua espressione quando si era svegliato la prima volta.

 

Hanamichi era diventato pallido come un cencio e i suoi occhi si erano riempiti di terrore quando si era visto Rukawa in piedi vicino al letto.

Gli aveva dato fastidio. Di solito gli piaceva spaventare la gente, tenerli lontani con un reverenziale timore ma in quel caso gli era dispiaciuto. No! Quello non era il termine adatto. Figurarsi se si preoccupava per quello lì. Solo che questo gli avrebbe reso più difficile l’attuazione della sua strategia. Era una seccatura. Ecco tutto.

 

 

Aveva allungato una mano e gli aveva accarezzato con dolcezza il volto come aveva visto fare a due innamorati al parco. Una scena disgustosa.

“Mi dispiace. ” gli aveva sussurrato.

Era riuscito persino a far tremare un po’ la voce.

Un vero capolavoro. Poteva andare a fare l’attore.

 

“Lo so che non basta, ma credimi, mi dispiace davvero” mormorò.

Non era necessario insistere! Si era già scusato no? Perché diavolo aveva dovuto aggiungere quella frase?

Perché quegli occhi castani erano tanto colmi di tristezza.

E a lui cosa importava?

Gli faceva male.

Assurdo!

 

Si alzò dal letto per mettere un po’ di spazio tra lui e il rossino.

Gli voltò le spalle per non fronteggiare quello sguardo ferito. Lui che non aveva mai abbassato la testa davanti a nessuno.

Prese la teiera che aveva lasciato sulla scrivania e versò una tazza di the per il rossino.

“Bevi” disse burbero “Ti farà bene”

Hanamichi aveva accettato la tazza di the in silenzio. Sembrava che non avesse niente da dire. Niente da rimproverare se non fosse stato per quel suo sguardo..

Aveva bevuto il te e poi si era addormentato di nuovo.

 

Quell’idiota aveva preso sonno mezzo scoperto. Avrebbe preso freddo e lui non aveva nessuna voglia di avere per casa un rossino tutto tosse e fazzoletti di carta. Gli aveva rimboccato le coperte ed era rimasto accovacciato sulla poltrona a guardarlo dormire.

 

Una gran seccatura.

 

 

Hanamichi rimase immobile nel letto. Era sveglio ormai da parecchi minuti ma non aveva la forza e la voglia di alzarsi, si guardò intorno notando che la sveglia sul comodino segnava le dieci. Aveva vaghi ricordi di quello che era accaduto il giorno prima, aveva passato la maggior parte del tempo in uno stato di semi incoscienza.

Lanciò un’occhiata di sottecchi alla stanza elegante nella quale si trovava.

 

La stanza di Rukawa.

 

Non riusciva a collegare l’immagine di quel Rukawa che l’aveva lavato, vestito e lo accudiva con premura con quello che l’aveva brutalmente violentato due giorni prima.

La prima volta che si era svegliato e se l’era trovato accanto si era sentito morire. Ma lui era stato così dolce e gli aveva chiesto scusa. Non bastava a cancellare il dolore e l’umiliazione ma aveva lenito le ferite.

Si passò una mano tra i capelli arruffati.

Dire che era rimasto sconvolto da quanto era successo era un eufemismo.

 

Rukawa era un vampiro.

 

Aveva cognizione vaghe e confuse su quelle creature apprese da libri o dai film. Non si era mai nemmeno interessato molto all’argomento. Non era un appassionato del genere. A lui piacevano le cose concrete, reali. Si passò una mano sul collo tastando con i polpastrelli i due piccoli fori lasciategli dal vampiro.

 

Reale.

 

Che cos’era reale?

 

Rukawa aveva infranto le sue poche certezze come un uragano spazza via una casa in riva al mare. Era convito di essere eterosessuale e di amare Haruko. Forse per un po’ l’aveva amata davvero ma poi il volpino con il suo sguardo freddo e il suo comportamento indifferente aveva distrutto quella sua sicurezza obbligandolo ad accettare di essere innamorato di lui.

 

Un maschio.

Un ragazzo come lui.

 

No.

 

Ecco ora Rukawa era riuscito a distruggere anche questa sua certezza.

Non un ragazzo come lui.

Non un comune mortale.

Nossignori.

 

Un vampiro.

 

Si chiese che intenzioni aveva la volpe ora nei suoi confronti. Era sicuro che l’avrebbe lasciato nel suo appartamento a leccarsi le ferite e invece si ritrovava a casa sua. Quell’elegante camera ammobiliata non poteva che essere la sua. Non c’era niente fuori posto. Tutto perfettamente in ordine. Perfettamente pulito. Alcuni libri di scuola appoggiati alla scrivania, qualche rivista sportiva. Nessuna fotografia. Chissà com’erano i genitori di Rukawa. Come sono fatti i genitori di un vampiro? Aveva genitori? Oddio e se era uno di quegli esseri millenari che magari vagava sulla terra da secoli? Hanamichi scosse il capo imponendosi di non fantasticare troppo. La situazione era già abbastanza assurda senza che lui si perdesse nelle proprie fantasie. Certo che il volpino era dannatamente ricco. Pensò guardandosi attorno. Il suo appartamento poteva stare comodamente racchiuso in quella stanza. Si chiese per l’ennesima volta perché Rukawa l’avesse portato a casa sua. Non riusciva a capirlo. Prima lo trattava alla stregua di un oggetto e poi si dava tanto da fare per lui. Sospirò passandosi una mano tra i capelli rossi arruffati. Aveva fatto sogni strani. Un corvo che gracchiava accanto al suo letto, un pugnale d’argento e sangue, sangue ovunque. Che bolliva, gemeva, cantilenava una parola che non riusciva a ricordare. Si portò una mano alla fronte avvertendo una leggera sensazione di calore non del tutto spiacevole. Non riusciva a ricordare ma sapeva che era importante. Che in qualche modo non era tutto un sogno che ciò che rammentava confusamente era successo davvero. Come se avesse avvertito i suoi pensieri il volpino comparve sulla soglia della porta. “Buongiorno” gli disse avvicinandosi al letto con quel suo magnifico passo felino. Hanamichi lo guardò avvicinarsi stringendo spasmodicamente tra le mani le lenzuola. Rukawa si sedette sul bordo del letto e gli posò una mano sulla fronte. “Sembra che la febbre sia scesa” mormorò. “Come stai?”

 

Hanamichi lo fissò incredulo.

Come stava?

 

COME STAVA???

 

 “Come vuoi che stia!” esclamò mettendosi a sedere di scatto e allontanando quella mano che gli stava procurando un piacere traditore. Rukawa sorrise alzandosi “Meglio vedo. Hai fame?” gli chiese senza scomporsi. Hanamichi lo fulminò con lo sguardo balzando in piedi. Vampiro o no l’avrebbe riempito di pugni! La stanza roteò violentemente attorno a lui e Rukawa si affrettò a prenderlo tra le braccia per evitargli di cadere. Lo sollevò come fosse una donzella in pericolo e lo rimise a letto. “Do’hao cerca di non sforzarti troppo ancora per un po’” gli mormorò sfiorandogli con un bacio le labbra “Io vado a prepararti qualcosa da mettere sotto i denti” Hanamichi lo guardò uscire dalla porta interdetto. Era bastato quel semplice bacio per mandarlo nella confusione più totale. Si accasciò tra le coperte con un gemito.

Maledetto!

Maledetto Rukawa!!

 

Sentiva provenire dall’altra stanza rumori confusi. Che il volpino sapesse anche cucinare? Che lui sapesse i vampiri non potevano cibarsi normalmente e allora a che pro saper cucinare? Se ci pensava meglio ricordava che Rukawa non era mai uscito a mangiare con la squadra. Nemmeno per festeggiare le loro vittorie.

 

Il rumore di uno sbattere d’ali attrasse la sua attenzione. Sul davanzale un canarino di un giallo acceso entrò dalla finestra compiendo un paio di piccoli giri sopra il capo stupito di Hanamichi prima di decidere e posarsi sullo schienale della poltrona accanto al letto. Era uno strano uccello visto da vicino. Il piumaggio era di un colore un po’ troppo acceso e aveva le ali esageratamente grandi tanto che in effetti sembrava avere difficoltà a reggersi sull’ampio schienale imbottito. E poi non sapeva perché ma si sentiva a disagio sotto quello sguardo scuro. C’era qualcosa che non andava in quella strana bestia. Si tirò a sedere per guardarlo con più attenzione e gli parve che il canarino ricambiasse il suo sguardo curioso aumentando il suo disagio. Lo strano silenzio caduto nella stanza fu interrotto da un suono basso e minaccioso. Uno splendido gatto nero osservava il piccolo uccello con il pelo arruffato e i denti scoperti. Prima che Hanamichi o il canarino potessero fare nulla il felino balzò fulmineo sulla poltrona cercando di ghermire il canarino. L’uccellino preso di sorpresa tentò di allontanarsi in volo ma reso goffo dalle strane ali e dal panico riuscì a fare pochi metri che il gatto con un abile balzò lo catturò inchiodandolo al suolo sotto le sue zampe. Hanamichi che aveva seguito la scena stupito decise di intervenire e afferrò il gatto prendendolo in braccio per impedirgli di mangiare l’altra bestiola. Il canarino si rialzò faticosamente a terra alzandosi in volo, sbandava un po’ ma sembrava tutto intero e poi mentre era a poco più di un metro da terra la sua figura si contorse e si dilatò fino a prendere le sembianze di una ragazzina bionda sui tredici anni.

“Scusami cugino!!!” disse la ragazza alzando le braccia in segno di resa.

Hanamichi la fissava perplesso ma con chi stava parlando con il gatto?? Il felino si divincolò tra le sue braccia e Hanamichi lo lasciò andare. Una volta riguadagnata la libertà anche la sagoma scura del gatto mutò.

“Rukawa!” esclamò Hanamichi incredulo cadendo a sedere sul materasso del letto.

Il compagno di squadra lo ignorò afferrando invece la ragazzina per la vita. La sollevò con facilità e si diresse a passo di marcia verso la finestra spalancandola.

“Volevo solo vedere il tuo sposino!” protesto la piccola mentre Rukawa la lanciava letteralmente fuori dalla finestra.

Hanamichi sussultò preoccupato ma a metà strada verso il suolo la ragazza riprese le sembianze del canarino volando via.

“La prossima volta non mi limiterò ad arruffarti le penne!” le gridò dietro Rukawa chiudendo la finestra con uno scatto.

Quando si voltò si ritrovò davanti un Hanamichi con la bocca spalancata e gli occhi fuori dalle orbite.

“Chi.. cosa.. come..” il rossino era nella confusione totale.

Rukawa sospirò passandosi una mano tra i capelli scuri. “Mia cugina Reika” disse scuotendo le spalle con indifferenza come se ciò spiegasse tutto.

Hanamichi continuava a fissarlo con gli occhi spalancati.

“Ho bisogno di una spiegazione” mormorò il rossino sotto shock.

Rukawa annuì, prima chiarivano le cose meglio era. “Che cosa vuoi sapere?” gli chiese sedendosi sulla poltrona accanto al letto. Hanamichi lo fissò stupito dalla sua disponibilità. “Tu sei.. sei..” Cavoli non riusciva a dirlo! Gli sembrava così assurdo.

Rukawa gli sorrise “Sono un vampiro sì”

Hanamichi sussultò “Ma.. ma è giorno!” protestò. Rukawa sorrise scuotendo le spalle. “Nella mia famiglia siamo vampiri da generazioni abbiamo sviluppato una specie di anticorpo” gli spiegò il volpino mettendola in termini semplici. “E quella ragazzina? Anche lei?” Rukawa annuì “Sì anche lei è un vampiro. ” Hanamichi lo fissò ancora più confuso. Si passò una mano tra i capelli.

“Perché?” gli chiese tornando a fissarlo.

 

Ecco questa era la domanda più difficile.

Dinanzi a quegli occhi nocciola in cui non vibrava solo accusa ma anche dolore.

 

Perché?

 

Rukawa scosse il capo

“Ti desideravo” mormorò.

 

Hanamichi si sentì morire.

 

“Soltanto per questo? Per soddisfare un tuo desiderio?” chiese scagliandoglisi improvvisamente contro. Rukawa rimase così stupito da quella carica improvvisa che il destro di Hanamichi lo raggiunse prima che potesse fermarlo. Ma il secondo pugno non giunse mai a termine. Rukawa fermò la sua mano con presa ferrea inchiodando il rossino al pavimento. Hanamichi aveva il fiatone e lo fissava con occhi carichi di odio. “Bastardo!” tuonò cercando di liberarsi dalla sua presa. Trovarsi di nuovo sotto di lui gli stava facendo correre una traditoria sensazione di calore lungo la spina dorsale. Rukawa lo fissò con gli occhi blu scintillanti prima di chinarsi a baciarlo. Hanamichi spostò il capo di scatto ma il vampiro trovò ugualmente la sua bocca costringendolo ben presto a rispondere appassionatamente al suo bacio.

Maledetto!

Maledetto volpino!

Hanamichi emise un gemito e Rukawa gli lasciò andare le braccia che finirono con l’allacciarsi sopra le sue spalle. Il vampiro fece scivolare suadentemente il proprio corpo su quello del rossino in modo da far strofinare una contro l’altra le loro eccitazioni. Sentì Hanamichi tendersi sotto di se gemendo di piacere spingendo il busto contro il suo. Staccò la bocca dalla sua fissandolo negli occhi. “Sembriamo davvero una coppia di sposini in luna di miele non trovi?” gli sussurrò alzandosi in piedi con un sorriso malizioso. La sensazione di perdita in Hanamichi fu presto sostituita da una profonda vergogna. Si era lasciato baciare. Di più aveva ricambiato il bacio, aveva desiderato..

fare l’amore con lui.

Lì sul tappeto.

Dopo quello che era successo solo due giorni prima.

Rukawa sorrise divertito dal suo tentativo di darsi un contegno.

Indossava ancora il suo pigiama leggero e la stoffa tirava in modo inequivocabile all’altezza del suo ventre. E poi d’un tratto le parole del volpino gli tornarono in mente di scatto.

Due sposini.

Anche Reika aveva detto che voleva solo vedere il suo sposino. A che si riferiva? Alzò uno sguardo perplesso sul volpino “La vuoi finire di chiamarmi così! Ti spiacerebbe spiegarmi che cosa intendi?” gli chiese irritato.

“Ecco come posso spiegartelo..” il volpino gli sorrise maliziosamente e la cosa preoccupò ancora di più Hanamichi.

“Forse è meglio che ti siedi” lo avvertì tranquillamente accomodandosi sulla poltrona imbottita.

Hanamichi si sedette sul letto sempre più preoccupato. Non gli piaceva lo strano sorriso della volpe. “Vedi di solito noi ci limitiamo a prendere il sangue che ci basta per sopravvivere” disse parlando molto lentamente “ma con te io ho perso il controllo” mormorò.

Hanamichi impallidì violentemente “Vuoi dire che sono diventato un vampiro anch’io?” chiese terrorizzato dall’idea.

“No” lo rassicurò Rukawa “sei diventato il mio shadow” mormorò

“Il TUO COSA??” chiese Hanamichi alzando pericolosamente il volume della sua voce.

“Shadow” gli ripeté Rukawa con calma e poi vedendo che il rossino aspettava delucidazioni si decise a parlare.

“Stavi morendo” gli disse con una scrollata di spalle. Hanamichi sussultò impallidendo. Quando Rukawa l’aveva morso.. all’inizio il dolore era stato molto forte ma poi i suoi sensi già annebbiati avevano lasciato la presa e si era sentito trascinare in uno strano stato di oblio. Era quella la sensazione che si prova quando si sta morendo? Ma se lui stava morendo Rukawa come aveva fatto a..

Hanamichi fissò il volto serio del compagno di squadra. Quegli occhi blu lo stavano fissando ma a che cosa pensava il vampiro?

“Continua” gli disse e il volpino annuì.

“Avevo due possibilità. O facevo di te il mio shadow o ti lasciavo morire. E’ evidente ad entrambi qual è stata la mia scelta.”

Hanamichi annuì.

Sì era evidente che Rukawa aveva deciso di salvarlo.

Ma qual’era il prezzo che avrebbe dovuto pagare e soprattutto...

 perché?

“Tramite la cerimonia di unione tra vampiro e mortale il primo cede una goccia del proprio sangue al secondo. Facendo ciò ti ho legato a me concedendoti parte della mia vita per salvare la tua”

Hanamichi sussultò “Parte della tua vita?” chiese involontariamente preoccupato.

“I vampiri vivono migliaia di anni ma legandomi a te ho accettato di morire lo stesso giorno in cui morirai tu” gli spiegò il volpino calmo. Hanamichi era sempre più confuso. “Ho firmato l’impegno di proteggerti e nutrirti fino alla fine dei tuoi giorni” Rukawa si alzò andandogli accanto. Hanamichi lo guardò avvicinarsi immobile stregato dal suo sguardo di sfida. “In cambio” gli sussurrò quando gli fu accanto “tu mi nutrirai con il tuo sangue” gli disse abbassando il capo.

Hanamichi sussultò sentendo il fiato caldo del vampiro sul collo. Rukawa lo afferrò per le braccia impedendogli di muoversi mentre faceva scorrere delicatamente la lingua sulla ferita che gli aveva lasciato due giorni prima. Hanamichi non riusciva a dire niente il tocco ipnotico di quella lingua gli stava facendo perdere totalmente cognizione di sé. Reclinò il capo offrendogli inconsapevolmente la gola. Rukawa trattenne a stento un gemito quando vide la vena pulsare sotto i suoi occhi. Strinse con forza la mascella allontanandosi da lui. Non appena lo lasciò libero il rossino si rese conto di quanto aveva fatto e si portò velocemente una mano alla giugulare.

Che diavolo gli era preso!

Doveva essere impazzito.

Eppure ogni volta che Rukawa lo toccava la sua volontà andava in pezzi. Non era stato così venerdì. Era dovuto a quella specie di patto che avevano fatto? Man mano che il volpino parlava le immagini si erano fatte meno confuse nella sua mente.

“Io.. ho bisogno di restare da solo” mormorò e il volpino annuì anche lui aveva bisogno di andarsene e in fretta. Prima di fare qualcosa di grave. “Se hai fame di la ti ho preparato qualcosa da mangiare. I tuoi vestiti sono nell’armadio” gli disse prima di chiudersi silenziosamente la porta alle spalle.

 

 

Hanamichi rifletté a lungo su quella situazione assurda.

Non sapeva cosa fare.

Non che avesse molta scelta dato che tutte le decisioni erano state prese per lui. Era diventato uno shadow. Il Suo shadow. Avrebbe dovuto essere furioso.

Ma non ci riusciva.

Una parte di lui gioiva.

Aveva avuto ciò che voleva.

Rukawa era suo.

Soltanto suo, legato indissolubilmente a lui fino alla fine dei suoi giorni.

E questo lo rendeva felice.

Ma i dubbi e le incertezze si contorcevano nella sua mente stanca. Rukawa aveva detto che si sarebbe nutrito solo del suo sangue. Che cosa voleva dire?

Ogni quanto?

E se tutte le volte lo avesse ridotto così o peggio ancora se avesse nuovamente perso il controllo?

Certo se io muoio morirà anche lui ma questo non gli impedisce certo di violentarmi ancora se vuole.

No.

Rukawa non l’avrebbe più violentato.

Pensò ricordando con imbarazzo con quale facilità gli si era offerto poco prima. Non ne avrebbe avuto bisogno.

Che cosa doveva fare?

Gli scocciava ammetterlo ma quel Rukawa lo affascinava e lo spaventava allo stesso tempo, avvertiva in lui un potere e un fuoco che non gli aveva mai visto trasparire a scuola nemmeno durante la partita più accanita eppure proprio in quei giorni aveva scoperto in lui una dolcezza che non aveva pensato il volpino possedesse.

Una dolcezza che aveva acceso in lui una tenue speranza.

“Oh al diavolo che cos’ho da perdere!” esclamò aprendo le ante dell’armadio con forza. Ormai era finito in quella situazione assurda, almeno che riuscisse a trarne qualche vantaggio!! Il volpino si era preso l’impegno di proteggerlo e nutrirlo in cambio del suo sangue? Ebbene lui gli avrebbe fatto rispettare il suo patto. Scelse una felpa e un paio di pantaloni ordinatamente appesi alle grucce accanto ad un’infinità di altri vestiti tutti di marca appartenenti al volpino. Forse così facendo avrebbe definitivamente spezzato ciò che restava del suo cuore o forse no. Stava giocando con il fuoco e lo sapeva ma  Hanamichi era fondamentalmente ottimista.

Ci sarebbe riuscito.

O si sarebbe bruciato provandoci.

 

 

continua....

 

 

Scleri dell'autrice (non leggeteli neppure!! Nd. Pipis)

 

N:Vai Hana stendilo!!!^^

R:Hey perché non me l’hai lasciato mordere??è_è

N: Povero è ancora debole non vorrai mica stancarlo subito!

R:Hn..

N:Se vuoi mordere qualcuno adesso ti cerco una volontaria!^^

 

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