You are my Blood 6                                     Back to FanFic  Back to Home

 

Note: in questo capitolo c'è una lemon.... un po’...hemm.... non so se tutti apprezzeranno... se vi fanno schifo i serpenti saltatela ok?

Non voglio morti sulla coscienza (soprattutto vorrei restare in vita io ^__^’’’)

 

 

“Dobbiamo uscire di qui” ripetè per l’ennesima volta Kyota mentre cercava di fare rumore per spaventare le serpi che tutto sommato non sembravano intenzionate ad attaccarli.

“Proviamo a seguire la parete da qualche parte arriveremo” propose Akira con voce tesa mentre voltava la testa a destra e a sinistra cercando di solcare il buio alla ricerca di una seppur debole luce che avrebbe indicato loro la salvezza. Kyota tremando cominciò a muoversi seguendo la parete e strascicando i piedi per terra nel tentativo di non pestare nessuno dei simpatici animaletti che popolavano la stanza. Teneva una mano appoggiata alla parete fredda usandola come punto di riferimento nell’oscurità pressoche totale che li avvolgeva. Ignorò stoicamente il lungo brivido freddo che gli spazzò la schiena quando avverti la zampetta morbida di qualcosa sfiorargliela affrettandosi a scuotere la mano per allontanare la bestia, di qualunque bestia si trattasse, mentre proseguiva con Sendoh alle calcagna. Camminarono per quelle che a loro parvero ore in quel buio popolato di sussurri cercando di non trasalire ogni volta che qualcosa li sfiorava accidentalmente. Dopo parecchi minuti di quell’incedere incerto finalmente una fioca luce fece loro intravedere uno stretto corridoio che però invece di salire... scendeva ancora. “Che facciamo?” chiese Kyota incerto. “Vuoi restare qui?” gli chiese Akira “Se c’è una luce ci sarà qualcuno”.

Kyota annuì mentre si infilavano nello stretto cunicolo.

 

“Che cosa c’è li sotto Kaede?” gli chiese Hanamichi preoccupato mentre indossava la prima camicia che trovava nell’armadio. Anche il vampiro aveva abbandonato il proprio pigiama senza preoccuparsi di spogliarsi davanti agli altri due compagni di squadra, e presi un paio di jeans stava ora infilando una camicia scura. “Il rettilario” “Il cosa?” chiese Kogure spalancando tanto d’occhi. “Mio zio è un tipo molto eccentrico e con strane passioni” tagliò corto il vampiro con una scrollata di spalle mentre faceva strada agli altri verso il salotto dove Ayako, Ryota, Jin e i capitani del Ryonan e del Kainan li stavano attendendo.

Il playmaker dello Shohoku aveva pensato bene di non svegliare tutta la casa dato che comunque solo Rukawa o Reika avrebbero potuto aiutarli.

 

“Non è necessario che veniate con me” decretò il vampiro agli altri mentre munito di una torcia che si era fatto portare da Igor e che gli sarebbe stata completamente inutile dato che vedeva alla perfezione nell’oscurità anche senza l’ausilio di quella piccola luce artificiale, si accingeva a scendere nei sotterranei.

“Ma...” provò a protestare Maki preoccupato per la sorte della sua matricola.

“Niente ma...” disse Rukawa con voce gelida. “Ve li riporto tra una decina di minuti.” disse con una scrollata di spalle accarezzando un piccolo soprammobile di vetro in modo quasi casuale, tuttavia proprio com’era accaduto per il pianerottolo, un’intera sezione di pavimento si aprì sotto di lui facendolo scomparire alla vista degli altri.

“Volpaccia maledetta!!!” tuonò Hanamichi quando si rese conto che il suo ragazzo se ne stava andando senza di lui, fiondandosi dietro il vampiro prima che con uno scatto il pavimento si chiudesse sopra la sua testa rossa che spariva nel buio dietro a quella del volpino.

 

Il vampiro non produceva alcun suono mentre procedeva nei cunicoli bui sospeso a pochi centimetri da terra per evitare di pestare uno degli abitatori dei sotterranei. Sibili sinuosi accompagnavano il suo passaggio in segno di saluto mentre Reika scivolava silenziosa nell’oscurità. Non aveva bisogno di luce per distinguere con estrema precisione ogni singolo anfratto di quei lunghi cunicoli. I suoi occhi scuri sondavano le tenebre accarezzando le pareti fredde fino a che non giunse nell’ampia stanza sua ultima destinazione per quella notte.

I suoi occhi scintillarono di gioia quando entrò in quella che sembrava un’enorme caverna illuminata soltanto dalla fioca luce di alcune candele.

Su un piccolo rialzo di marmo al centro della stanza una splendida bara di mogano foderata di seta rosso sangue faceva bella mostra di se.

Sparsi attorno ad essa sulla piattaforma di marmo bianco una decina di cuscini di velluto carminio ospitavano altrettante donne e uomini vestiti solo di leggere camicie da notte di seta cobalto, in violento contrasto con la loro pelle lunare. Uno dei ragazzi si alzò andandole incontro con un sorriso vacuo nel volto privo d’espressione, il corpo ben modellato coperto soltanto dalla camicia blu che celava a malapena la sua intimità. Le offrì le labbra e la ragazzina lo baciò leggermente prima di fargli reclinare il capo e morderlo. Bevve per pochi secondi prima di liberarlo della sua morsa e lasciare che tornasse tra i suoi compagni di giochi. Tra i corpi semi nudi e i cuscini, calici trasparenti colmi di vino rosso e coppe d’orate colme di sangue scintillavano sotto la tenue luce delle candele sparse un po’ ovunque. L’aria all’interno della caverna a differenza del resto dei sotterranei era calda, riscaldata da una sorgente termale che zampillava poco lontano riempiendo l’aria del suo suono cristallino e mescolando agli altri profumi più forti un leggero sentore di zolfo. Reika si sedette in mezzo a loro lasciandosi sciogliere i capelli biondi da una delle cameriere che prese a baciarle il collo mentre glieli spazzolava lentamente. Uno bel ragazzo dagli occhi azzurri e vuoti le porse una coppa in cui aveva fatto colare il suo sangue dopo essersi praticato un piccolo taglio sul braccio. Il vampiro accettò l’offerta bagnandosi le labbra con quel nettare dolce e ferroso prima di offrire la coppa alla ragazza accanto a lei che lo sorseggiò appena per poi baciare il proprietario di quel liquido scuro in modo di fargli assaggiare il suo stesso sapore.

La ragazzina assaggiò il sangue di quelle belle bambole lentamente osservando le carezze che si scambiavano e il modo languido con cui si sfioravano quasi casualmente senza approfondire mai il contatto, prima che la stanchezza cominciasse a farsi sentire. Per lei che non era ancora adulta vivere di giorno risultava molto difficile. Allontanando una mano leggera che le accarezzava il braccio protetto dalla manica di velo bianco della vestaglia che portava, si sollevò in piedi e raggiunse la bara stendendosi tra la seta carminio con un sospiro.

Il feretro era comodo e la seta sebbene fredda accarezzava dolcemente la sua pelle chiara dandole lunghi brividi di piacere. Uno dei camerieri le passò le mani tra i capelli biondi spargendoglieli attorno al volto con attenzione mentre una ragazza le sistemava le lunghe pieghe dell’abito bianco sul corpo sottile prima di spargere petali di rosa rossa sul su di lei. Reika sorrise tra se mentre con un sospiro chiudeva gli occhi ponendosi le mani sopra il petto, preparandosi ad un lungo meritato riposo.

 

Hanamichi precipitò per alcuni secondi prima di avvertire una stretta famigliare che si chiudeva attorno alla sua vita.

“Do’hao” gli sussurrò all’orecchio Kaede mentre lo abbracciava per frenare la sua caduta.

“Sti..stiamo volando?” gli chiese Hanamichi sorpreso quando avvertì il proprio corpo e quello del vampiro scendere lentamente attraverso l’aria progressivamente sempre più fredda. L’oscurità che li circondava era una cappa totale che impediva agli occhi umani di scorgere alcun che ma la certezza che il suo compagno invece era in grado di vedere alla perfezione dava ad Hanamichi una sensazione di tranquillità che gli impediva di preoccuparsi dell’ignoto in cui stavano sprofondando. Gli cinse il collo con le braccia stringendosi di più a lui mentre Rukawa gli accarezzava pigramente la schiena.

“Più o meno” sussurrò la volpe in risposta.

La sua voce risultava sensuale e cavernosa tra le strette pareti di pietra mentre scendevano sempre più giù in quell’abisso dai contorni indefiniti. Hanamichi si mosse tra le sue braccia allungando il capo per sfiorargli un orecchio con le labbra. Gli piaceva la sensazione di certezza che gli dava il corpo sodo del vampiro contro il suo mentre galleggiavano in quel nulla assoluto. E poi la stretta vicinanza con Kaede gli stava riportando alla mente un discorso interrotto bruscamente solo pochi minuti prima. “Hana...” lo minacciò il vampiro rabbrividendo nell’avvertire il sospiro caldo del compagno contro la pelle fredda. Non aveva certo dimenticato cosa avevano lasciato in sospeso nella loro camera da letto ed avere lo shadow così avvinghiato contro stava pericolosamente minacciando di fargli dimenticare il motivo che li portava nei sotterranei. Il rossino tuttavia non parve ascoltare la sua protesta, anzi emise un piccolo sospiro nel sentire il vampiro mormorare il suo nome con voce resa improvvisamente roca dal lavoro sapiente delle sue labbra. Sapeva che non era saggio provocare Rukawa ma in quel momento non gli importava. Strofinò i propri fianchi contro quelli del vampiro mentre la sua lingua disegnava cerchi concentrici sulla pelle del collo del suo amante. Gli diede un morso leggero assaggiando per la prima volta la consistenza di quella pelle diafana tra i denti e Rukawa rabbrividì violentemente mentre dalle sue labbra usciva un lamento di piacere. Il rossino avvertì solo distrattamente che i suoi piedi erano di nuovo a contatto con qualcosa di solido quando Rukawa gli afferrò con entrambe le mani la testa per affondare la lingua nella sua bocca. “Non avresti dovuto provocarmi...” gli sibilò sulle labbra prima di impossessarsene con la forza. La sua lingua guizzò sinuosa su quella dell’amante incitandolo a lottare con lui ma Hanamichi si lasciò esplorare docilmente ben sapendo quanto quel suo atteggiamento remissivo facesse impazzire il compagno. Gli si fece più vicino gemendo nella sua bocca mentre cercava un contatto con il suo ventre che divenne immediatamente profondo quando Rukawa lasciò i suoi capelli per afferragli i fianchi e sbatterlo contro il muro di roccia prima di spingere con forza il suo corpo su quello dello shadow. Hanamichi gemette inarcandosi contro di lui e divaricando le gambe per lasciare che il vampiro infilasse un ginocchio tra esse. Il suo sospiro di piacere si spezzò però a metà quando qualcosa di liscio e freddo gli sfiorò la gamba facendolo sussultare. “Kaede cosa..?” cercò di chiedere scostando il viso da quello dell’altro alla ricerca di un po’ d’aria. “Shhh...” lo ammonì il vampiro facendogli divaricare di più le gambe per infilare anche una mano tra esse. Gli coprì la bocca con la sua e Hanamichi cominciò ad agitarsi ansimando per il piacere che quelle dita candide gli stavano regalando. Si aggrappò alla camicia del compagno quando questi gli abbassò la cerniera dei jeans infilando una mano nei boxer lasciandosi sfuggire un grido che le pareti attorno a loro ripeterono più volte prima di lasciarlo morire in lontananza con un ultimo eco roco. Rukawa ansimò violentemente, sorpreso, nell’avvertire la voce del suo amante rimbalzare attorno a lui, avvolgerlo di mille gemiti di piacere che si ripetevano e si inseguivano nell’aria fredda in cui il loro respiro si condensava in sensuali nuvolette candide. Ormai completamente privo di controllo prese ad accarezzarlo con foga bevendo ogni ansimo che riusciva a strappargli che puntualmente scivolava sulle pareti concave della stanza riempiendo l’aria dei suoi sospiri. Si liberò in fretta della camicia mentre accompagnava il rossino sul pavimento di pietra fredda. Lo sentì gemere a contatto con il terreno gelido mentre inarcava la schiena sotto di lui facendo aderire le loro virilità tese. Nella completa oscurità che li avvolgeva Hanamichi avrebbe avuto l’impressione di fare l’amore con uno spettro se non fosse stato che gli bastava allungare una mano per accarezzare quella pelle serica, così liscia e fredda. Un suono strascicato e leggero lo distrasse dai suoi pensieri, Rukawa gli soffiò sulle labbra qualcosa che non comprese prima di spingere nuovamente una mano sulle sua coscia. Hanamichi ansimò piano e un basso sibilo accanto al suo orecchio fece eco a quel suono soffocato dalle labbra del vampiro facendolo sussultare spaventato. Il volpino però non gli concesse di fare domande impossessandosi voracemente della sua bocca mentre strusciava i fianchi contro i suoi. Neppure le labbra di Kaede riuscirono tuttavia a soffocare il suo grido quando qualcosa di freddo e biforcuto gli accarezzò una guancia. “Non avere paura..” gli sussurrò il vampiro con una voce improvvisamente così bassa e sottile da somigliare tanto al sibilo che gli aveva tolto il respiro. “Ka...kaede” mormorò spaventato avvertendo un corpo lungo e longilineo scivolare lungo la sua gamba sopra il tessuto spesso dei jeans. Rimase immobile paralizzato finchè il vampiro non fece scivolare una mano sulla sua gamba lentamente con la stessa delicata sinuosità con cui il rettile vi strisciava sopra allontanando il serpente. “Rilassati...” gli soffiò il vampiro nell’orecchio prima di fargli scendere i pantaloni lungo le gambe. Hanamichi si tese sotto le sue carezze mentre avvertiva il corpo freddo del vampiro sovrapporsi al suo. Kaede si muoveva proprio come un serpente su di lui mentre gli sfiorava la pelle con la lingua in piccoli veloci tocchi, gli stessi che poteva avvertire da tante piccole linguette biforcute sulle sue braccia ancora protette dal tessuto della camicia, sul suo collo nudo, sulle gambe lasciate indifese ora che erano prive della protezione data dai pantaloni. Qualcosa di pesante e liscio gli scivolò sul petto mentre Rukawa cospargeva una serie di piccoli morsi sul suo ventre scendendo fino all’inguine, leccando ogni centimetro di pelle libera con piccole lappate curiose come se lo stesse assaggiando. Gli sfiorò il membro più volte con baci leggeri o con il suo semplice respiro, accelerato dalla passione, prima che i gemiti del rossino ormai al limite lo convincessero ad avvolgere con le labbra il suo membro. Hanamichi gridò inarcandosi e il pitone che gli era salito sul petto assecondò il suo movimento facendo scivolare le sue spire fredde sul corpo bollente mentre infilava la testa squamata tra il collo e la sua spalla allungando la lingua biforcuta per saggiare con curiosità la pelle imperlata di sudore. Rukawa prese a far scorrere la bocca su di lui mentre faceva risalire le mani per aggiungere alla morsa del serpente la carezza delle sue dita fredde che solcavano ogni muscolo, ogni centimetro di pelle, languidamente, mentre il pitone lentamente gli lasciava spazio scivolando ad arrotolarsi accanto alla testa del rossino continuando a sfiorare con il muso appuntito le ciocche rosse sparse sul pavimento di roccia spingendo fuori di tanto in tanto la lingua goloso del sapore di quell’umano che ormai sconvolto dal piacere si tendeva ansimando, mentre le pareti oscure attorno a loro ripetevano roche mille e mille volte ogni suo gemito. Rukawa lo sentì tremare dentro la propria bocca e lo lasciò andare pochi secondi prima di dargli soddisfazione. L’aria vibrò del lamento di protesta e dei sibili dei serpenti che scivolavano attorno a loro. Kaede ne raccolse uno che si era arrotolato sulla sua gamba destra facendolo scivolare sul ventre del suo ragazzo che sussultò prima di gemere ancora più forte. La piccola vipera scese curiosa tra le gambe del ragazzo dai capelli rossi mentre gli occhi del vampiro si accendevano di mille scintille oscure nell’osservare quella scena. Si scostò da lui lasciando che il serpente spingesse le proprie spire fredde sul sesso turgido del compagno. Sapeva che Hanamichi era completamente cieco in quell’oscurità totale... Poteva godersi il suo corpo tendersi e vibrare sotto le squame del rettile che ora gli era scivolato su una coscia per tornare poi ad esplorare il suo ventre. Quando la piccola lingua biforcuta saettò a sfiorargli la punta del membro teso Hanamichi lanciò un grido di terrore e di piacere che gli fece accapponare la pelle. Lasciando che l’aspide che aveva attorno al braccio gli soffiasse nell’orecchio suggerimenti incomprensibili prese delicatamente la vipera posandola poco lontano dal copro del suo amante. “Ti sei spaventato?” gli sussurrò dolcemente chinandosi a spargergli piccoli baci rassicuranti sul volto. Hanamichi cercò la sua bocca cingendogli il collo con le braccia e aggrappandosi a lui con forza. La sua mano si infilò tra i capelli corvini accarezzandoli con frenesia comunicandogli il bisogno impellente che serpeggiava ardente nelle vene di entrambi. L’aspide risalì il braccio candido mentre dondolava la testa per osservare quel nuovo esploratore di quello che riteneva ormai il suo territorio prima di intrecciare il proprio corpo sulle membra abbronzate imprigionando con le sue lunghe spire il braccio di Hanamichi e quello di Kaede. La lingua del vampiro intanto era tornata nella bocca dell’amante mentre con un gesto secco della mano faceva scomparire i propri pantaloni, ormai troppo stretti, per poi posizionarsi urgentemente tra le gambe del rossino. Fece scendere una mano gelida lungo la colonna vertebrale dell’amante accarezzandogli la schiena imitando il moto spiraleggiante di un rettile prima di farsi strada tra le sue natiche ed infilare due dita dentro di lui. Hanamichi si tese gemendo piano. Il crotalo accanto alla sua testa agitò la coda a quel suono seguendo ipnotizzato la danza dei due amanti. Rukawa lo liberò delle dita solo per affondare con forza in lui afferrandogli i fianchi mentre il ragazzo sotto di lui s’inarcava lanciando un grido che venne accompagnato dal canto della roccia e dalla danza dei rettili attorno a loro. Gli sfiorò le labbra dolcemente senza tuttavia coprirle con un bacio godendo gli ansimi sempre più forti del suo amante che si rifrangevano sulle pareti attorno a lui riempiendo l’aria di quel suono caldo e roco che lo stava facendo impazzire. Hanamichi venne sotto di lui con un grido che egli stesso, tendendosi dentro quel corpo caldo e avvolgente, non potè fare a meno di lanciare.

Rimasero sdraiati esausti sulla pietra fredda mentre la caverna riproponeva ancora, come una scena al rallentatore, le grida che avevano stracciato il suo silenzio quando entrambi avevano raggiunto il culmine del piacere.

“Comincio ad apprezzare gli hobby di Lord Noir” gli sussurrò Rukawa con un sorriso che era chiaramente avvertibile nelle sue parole.

“Baka kistune tu vuoi farmi morire giovane” mormorò Hanamichi quasi senza far caso al cobra che gli si era appollaiato tra la spalla e il collo. Il rossino era seriamente indeciso se picchiarlo per lo spavento che gli aveva fatto prendere o baciarlo per il piacere che gli aveva dato quell’amplesso.

Rukawa mise una mano sulla propria spalla sfilando l’aspide che protestò contrariato prima di tendere una mano ad Hanamichi per aiutarlo ad alzarsi. Anche il cobra mosse il capo nervosamente avanti e indietro soffiando una protesta contro il vampiro che lo privava del suo caldo giaciglio quando il rossino si alzò. Il vampiro si lasciò sfuggire una bassa risata. “A quanto pare si sono affezionati.” Mormorò.

Hanamichi decise che era sicuramente il caso di dargli un pugno, ma dimenticava che a differenza sua, che non riusciva a scorgere niente in quel buio fitto, il vampiro ci vedeva benissimo ed non ebbe nessun problema ad evitare il colpo imprigionandolo invece contro il suo corpo per rubargli un bacio. “Che volevi fare sentiamo?” lo provocò accarezzandogli l’orecchio con la lingua come aveva fatto prima il cobra. Hanamcihi rabbrividì di piacere tra le sue braccia. “Stupida volpe spennacchiata” borbottò stringendosi però a lui. Rukawa gli sfiorò le labbra con le sue in un bacio leggero prima di porgergli i pantaloni che gli aveva sfilato. Controllato che non ci fossero ‘ospiti’ al suo interno, andando a tentoni con le mani, Hanamichi se li infilò ricordandosi mentalmente di non provocare più il vampiro.

 

I loro passi rimbombavano cupi nel lungo corridoio che scendeva in maniera abbastanza decisa costringendo i due giocatori a tenere una mano contro la parete rocciosa per non rischiare di scivolare. Il sibilo di qualche rettile e il rumore delle loro scaglie che strusciavano contro la nuda pietra riempiva lo stretto corridoio di un suono sommesso e sinistro. “Sembrava molto più vicino” commentò Akira che proseguiva ben attento a dove metteva i piedi poco avanti a Nobunaga che gli aveva lasciato volentieri l’onore di andare in avan scoperta. In fondo al corridoio una flebile luce tremolante era l’unica cosa che continuava ad incentivarli a proseguire in quella via angusta in cui l’aria diventava man mano più fredda facendoli rabbrividire sempre più spesso. “Se non usciamo in fretta da qui moriremo congelati” borbottò Kyota che ormai faceva quasi fatica a trattenersi dallo battere i denti.

“Dovremmo esserci ormai” mormorò Sendoh mentre avanzava ancora, la luce in effetti si stava facendo sempre più intensa seppure tremolante e con essa l’aria cominciò a perdere parte della sua freddezza.

I ragazzi accelerarono il passo ben contenti di quella novità finche il piccolo corridoio che avevano percorso non sfociò su un’altro più grande che proseguiva per pochi metri ancora fino ad una grande arcata che dava su quella che sembrava una seconda grotta più ampia della prima da cui proveniva la luce e il calore che li avevano guidati oltre ad un famigliare rumore d’acqua che scrosciava.

I due ragazzi vi si diressero in fretta fiduciosi di aver ormai trovato la soluzione a tutti i loro problemi.

 

Tuttavia una volta che furono a metà della grande sala illuminata dalle candele si resero conto di essersi sbagliati.

 

Su un ampio ripiano di marmo bianco al centro della stanza circolare erano sparsi dei cuscini carminio tra i quali scintillavano calici di vetro leggero rovesciati e alcune coppe dorate riccamente intarsiate.

Sdraiati sul marmo pallido i corpi di una decina di giovani dalla pelle candida giacevano scomposti, la gola o le braccia segnate da quello che era inconfondibilmente un morso da cui qualche goccia carminio scivolava ancora a macchiare la loro pelle mischiandosi con il rosso del vino rovesciato.

“Kami sama...” mormorò Kyota incredulo dinanzi a quello scenario incredibile su cui giocavano le ombre create dalla luce tremolante di centinaia di candele infilate in minuscole aperture a formare grandi cerchi concentrici lungo tutta la parete della caverna.

Bastò quel sussurro fuoriuscito dalla gola del rokiees con voce strozzata dal terrore tuttavia per animare la silenziosa immobilità di quel quadro spettrale.

Come un grande rettile dalla pelle bianca e blu i corpi dei giovani si mossero lentamente in movimenti differenti ma con la stessa grazia e languidità mentre i capi biondi, bruni e castani si muovevano piano sui cuscini. Occhi azzurri, verdi, dorati si posarono vuoti su di loro mentre i giovani corpi sottili si tendevano, si allungavano e la seta blu che a malapena ricopriva i loro sessi scivolava sulla loro pelle serica con leggeri fruscii.

Un ragazzo dai capelli biondi e due grandi occhi verdi si alzò lentamente incurante della camicia blu che gli era scivolata di traverso scoprendogli gran parte del petto e delle gambe e presa una coppa dorata ancora piena per metà si avvicinò a loro porgendola con un sorriso vuoto.

Akira osservò il contenuto rosso e denso di quella coppa sentendo il sangue defluirgli dal viso.

Quello che gli veniva offerto non era vino seppur della bevanda avesse il colore.

“Che cosa fate qui?” chiese loro una voce cristallina e conosciuta facendoli trasalire violentemente e riportando il loro sguardo sulla bara mentre il giovane continuava a rimanere immobile dinanzi a loro con la coppa protesa.

Kyota si lasciò sfuggire un grido di puro terrore quando vide Reika emergere dalla cassa, il lungo abito bianco che le scivolava sulla pelle candida mentre i piccoli petali di rosa rossa scivolavano su di lei come tante goccioline di sangue. Il bel viso avvolto dall’aureola dorata dei capelli biondi la ragazza emerse completamente dal feretro rimanendo sospesa a mezz’aria dinanzi a loro i begli occhi scuri scintillanti, le labbra rosee ancora macchiate di sangue.

“Tu...tu...” balbettò Kyota pallidissimo.

 

Noi siamo vampiri, sì.”

 

Finì per lui una voce alle loro spalle facendo sussultare violentemente i due giocatori.

Negligentemente appoggiato ad una delle grandi colonne che delimitavano l’ingresso Kaede  porse loro un sorriso ferino mentre quasi distrattamente allontanava una ciocca corvina dal volto candido.

Gli occhi blu scintillavano come due pozzi di tenebra nel bel volto lunare il cui pallore risaltava ancor di più dato che il corridoio alle sue spalle era completamente avvolto dal buio.

Akira lo fissò con gli occhi spalancati immobile mentre nella sua mente qualcosa scattava.

Come la serratura arrugginita di una porta troppo a lungo chiusa a chiave frammenti di ricordi, immagini che aveva dimenticato...

Quelle tenebre che sembravano avvolgere, accarezzare Rukawa sciogliersi dietro di lui come se fossero parte integrante del suo stesso essere...

Quello sguardo freddo, gelido, profondo come l’oblio....

Quella voce bassa e sinistra così sepolcrale da suonare inumana....

Quella sua pelle lunare così chiara da sembrare candida...

“Ora ricordo....” sussurrò l’alto giocatore del Ryonan facendo un passo indietro gli occhi che gli si riempivano di terrore mentre nella sua mente le immagini cancellate ritornavano prepotentemente.

Quel giorno al parco lui aveva baciato Hanamichi e Rukawa....

Rukawa era giunto avvolto dalle tenebre con due occhi di fuoco liquido pronto a togliergli la vita per il suo oltraggio.

Hanamichi l’aveva fermato.

E poi... poi il gatto nero...e quel demone serpentino...

 

“Hanamichi!” il grido della matricola accanto a lui lo riscosse dai suoi pensieri finalmente ritrovati.

Poco dietro il vampiro l’inconfondibile testa rossa si era fatta avanti poggiando una mano sul braccio del suo ragazzo come a volerlo tranquillizzare.

“Allontanati!!!” gridò Kyota in preda al panico.

“Lui è....” cercò di avvertirlo concitato ma s’interruppe a metà quando notò che sul collo lasciato scoperto dalla camicia bianca era presento lo stesso segno...

Il marchio inconfondibile del morso di un vampiro.

“Lo so...” mormorò Hanamichi infatti con voce che suonò inusualmente profonda nel silenzio teso che gravava tra loro.

Il rokies del kainan aveva gli occhi così spalancati che Hanamichi temette che gli sarebbero caduti a terra se non si fosse affrettato a riprendersi inoltre il tremava come una foglia.

“Va tutto bene Nobuscimmia calmati...” cercò di rassicurarlo facendo un passo verso di loro, ma il ragazzo schizzò indietro spaventato da lui quanto lo era dai due vampiri.

“Tu...tu....” balbettò pallido

“Che cosa hai fatto ad Hanamichi bastardo!!” tuonò Akira riacquistando un po’ del suo sangue freddo grazie alla rabbia che sentiva montargli nelle vene.

Il vampiro gli si avvicinò lentamente ben felice di dargli risposta a quella domanda.

“L’ho legato a me...”

Sussurrò avvicinandoglisi con movenze feline.

Il suo passo era così sensuale ed elegante che nonostante il terrore Kyota fissò il vampiro avvicinarsi a loro come ipnotizzato.

“Ne ho fatto la mia ombra....” continuò Kaede, “... il mio sposo, il mio sangue!”

Si fermò a pochi passi dall’alto giocatore del Ryonan fissandolo con occhi così freddi che il blu aveva assunto gelide sfumature argentee.

“Lui è MIO!!!” sentenziò in un soffiò gelido che accarezzò la guancia del ragazzo immobile con dita fredde quanto quelle della morte.

Sendoh lo fissò attonito, incapace di muoversi o di dire qualsiasi cosa.

Il suo sguardo divenuto improvvisamente vuoto si posò quasi casualmente su  quello dorato del ragazzo che era rimasto immobile accanto all’entrata della sala.

In quei due laghi dorati Akira lesse la conferma che quanto gli era appena stato detto non era frutto della sua fantasia e non era nemmeno un incubo ma la cruda realtà.

Con un gemito indistinto si accasciò sulle ginocchia sconfitto.

 

“Che cosa ne facciamo di loro cugino?” gli chiese Reika che aveva seguito la scena dalla sua posizione privilegiata e ora se ne stava sospesa a mezz’aria a gambe incrociate a fissare il tutto come si trattasse di un bel film.

Rukawa tese una mano verso Nobunaga che ebbe a  malapena il tempo di spalancare gli occhi stupito prima di stramazzare tra le braccia di Hanamichi privo di sensi.

“Che...che...cosa?” chiese Sendoh sollevando il capo di scatto cinereo in volto passando velocemente lo sguardo dal ragazzo che sembrava morto tra le braccia del rossino al vampiro che lo aveva privato di coscienza con un semplice gesto del polso sottile.

“Ho solo cancellato la sua memoria” gli spiegò il volpino con un sorrisetto tranquillo.

“Quanto a te non sarai così fortunato...” mormorò facendosi avanti.

L’alto giocatore del Ryonan tremò incapace tuttavia di fuggire, incatenato dai quei laghi scuri che andavano via via animandosi di contorte figure carminio. Cercò disperatamente di riscuotersi facendo un passo indietro ma andò a sbattere contro il ragazzo rimasto immobile, la coppa ancora nella mano tesa, che ignorando il grido di spavento dell’asso del Ryonan, che aveva dimenticato la sua presenza, osservò il contenuto del suo calice traboccare e sporcare la sua pelle candida.

Chinò le labbra raccogliendo le gocce scure con un piccolo bacio sulla sua stessa pelle sotto lo sguardo incredulo di Akira.

Il servitore sollevò i vuoti occhi verdi per fissarli nei suoi prima di sorridere nuovamente e porgergli ancora la coppa.

“Akira Sendoh...” la voce bassa e profonda del suo nemico dietro di lui lo fece voltare di scatto verso il vampiro ritrovandosi il palmo candido del la sua mano a pochi centimetri dal volto.

Le piccole vene scintillavano d’azzurro concentrando una chiara luce pulsante al centro del palmo nel quale una lunga sottile linea rossa si stava disegnando.

Da essa fuoriuscì un’unica piccola goccia di sangue scuro mentre il taglio si apriva per rivelare un’iride nera come la pece al cui centro scintillava una pupilla carminio.

L’asso del Ryonan rimase immobile a fissarla inebetito assolutamente irretito da quella luce scintillate, completamente soggiogato dalla voce profonda di Rukawa e dallo sguardo di quell’unico occhio che lo fissava dal centro della mano candida.

“Io ti sigillo....” mormorò il vampiro mentre l’iride al centro della mano si accendeva di mille scintille cobalto.

Con un rantolo soffocato Sendoh si accasciò al suolo, solo che a differenza di quanto aveva fatto Hanamichi il vampiro lo guardò cadere sulla pietra fredda con una certa soddisfazione.

 

 

continua....

 

 

Scleri dell'autrice (-____- sopprimetela.... nd.Pippis)

S: Naikaaaaaaaaaaaaaaaa!!!!

N: Sì Aki-caro?

S: che...che...cosa...?

N: hemm.....

R: *___*

N: almeno uno contento...^^

 

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