You are my Blood 4                                             Back to FanFic  Back to Home

 

Il ticchettio ritmico, cadenzato, dei loro passi era l’unico suono che spezzava l’aria gelida, immobile e tagliente, negli enormi corridoio vuoti.

Un dedalo di lunghi androni, un labirinto di gallerie di marmo candido, gli alti muri di pietra, enormi guardiani di quel silenzio pietrificato, osservavano con sospetto il passaggio dei due vampiri.

La luce lunare, pallida e spettrale, accarezzava i volti dei due tracciando ombre furtive alle loro spalle, entrando a fasci regolari dalle grandi, incombenti, finestre di ferro battuto, che incatenavano il gelo e i fiocchi di neve che vorticavano furiosamente nel plumbeo cielo norvegese.

Kaede lanciò uno sguardo distratto all’ennesima porta sprangata, la luce dondolante della candela, con cui la sua guida illuminava il corridoio, trasse uno scintillio ammiccante sul pesante lucchetto nero.

Si chiese distrattamente che cosa vi fosse custodito con tanta cura, prima di tornare a posare lo sguardo sul ragazzo che lo precedeva.

Erano ore che camminavano in un perenne silenzio, spezzato solo dal suono secco dei loro passi sul marmo gelido e dall’ululato del vento, che scuoteva le pesanti vetrate piombate come una belva feroce alla ricerca di uno spiraglio per entrare nella tana della sua preda e cibarsene.

L’alto ragazzo biondo che camminava dinanzi a lui compì l’ennesima deviazione in quel labirinto di pietra e per un momento la tremolante luce della candela scomparve ai suoi occhi prima che anch’egli girasse l’angolo adornato dall’ennesimo gargoile, che immobile sul suo alto trespolo di pietra osservò silenzioso il suo passaggio.

Rukawa si passò una mano candida tra i capelli, cercando di trattenere il proprio nervosismo.

Quello stesso paggio che lo accompagnava lo aveva accolto nel salone d’ingresso dell’antica magione con un inchino forbito e una luce metallica negli occhi grigi, prima di chiedergli con voce incolore che cosa desiderasse.

“Sono venuto per parlare con il tuo Signore” aveva detto, leggermente stupito da quella domanda.

Il giovane paggio dall’abito candido aveva annuito senza scomporsi e gli aveva indicato uno dei molteplici grandi portali che si aprivano attorno al salone circolare, unico punto dell’intero castello che non era reso inaccessibile da una fitta rete d’incantesimi.

Ognuna di quelle cinque porte conduceva ad una delle grandi torri, che fendevano il cielo scuro della cima ventosa, lanciandosi verso l’alto come le dita scheletriche di una mano protesa ad innalzare una silenziosa supplica alle nubi indifferenti, ma solo una l’avrebbe condotto da Lafcraft.

Una corrente gelida, scivolata forse tra le brecce della roccia antica, forse da una finestra lasciata incautamente aperta, scivolò sul volto del vampiro, che si limitò a scuotere il capo cercando di trattenere un brivido di freddo, mentre l’aria quasi fosse indispettita d’essere stata ignorata gli schiaffeggiava il mantello scuro gonfiandoglielo attorno alle spalle come un paio di spesse ali scure.

Rukawa si chiese per quanto ancora l’avrebbero condotto su e giù per scale e corridoi, si stava insinuando il dubbio che lo stessero facendo girare a vuoto e la cosa non gli piaceva affatto.

Aveva poco tempo a sua disposizione.

Anzi probabilmente non ne aveva affatto.

Avvertiva la sensazione del pericolo imminente scivolargli sulla pelle accapponandogliela fastidiosamente.

Le parole di Distruzione non avevano fatto che dare una spiegazione a quel senso di oppressione che aveva incominciato a impadronirsi di lui ogni qual volta beveva il sangue del suo shadow, dopo la morte di Restor.

Ma non era pronto per affrontare la nuova minaccia che gli si opponeva.

E questo lo terrorizzava.

Aveva lasciato Hanamichi ancora avvolto nel suo sonno per rispondere alla chiamata del Demon Master norvegese con l’unica speranza che Lafcraft conoscesse un metodo per evitare l’inevitabile.

Il messaggio del Demon Master era giunto a proposito anche se, senza alcuna spiegazione.

Probabilmente anche il norvegese era stato avvertito da qualche demone o più semplicemente aveva notato quanto fossero irrequieti i signori delle tenebre negli ultimi mesi, come il loro potere stesse crescendo.

Non avrebbe mai voluto lasciare Hanamichi, soprattutto in quel momento.

Sapeva che qualcosa si stava muovendo attorno a lui ma non riusciva a percepire da dove veniva il pericolo.

Il pensiero che fosse già troppo tardi lo stava facendo impazzire.

Ogni sua azione, ogni suo gesto poteva volgere le trame del destino sconvolgendole.

Forse non avrebbe dovuto andarsene per rispondere alla convocazione del Demon Master norvegese.

Forse se avesse rifiutato il messaggio di Ken ora il suo cuore non sarebbe stato oppresso da quel senso di dilaniante impotenza.

Forse se fosse rimasto, però, non sarebbe mai venuto a conoscenza delle informazioni che gli erano vitali per salvare il suo amante.

Forse... forse...forse...

Dubbi su dubbi, che si piantavano nella sua mente, ogni qualvolta un granello di sabbia precipitava nella clessidra, scandendo l’avvicinarsi di quella fine annunciatagli da Distruzione.

Lei che, come ogni altro abitante degli inferi, desiderava sopra ogni cosa la libertà assoluta.

Quella libertà che avrebbe ottenuto soltanto se l’Edeak fosse stato liberato, soltanto se il caos e il nulla avessero infranto l’ultimo sigillo, quello che era stato posto all’interno del suo stesso corpo la prima volta che aveva pronunciato quel nome maledetto.

Segregato dentro di lui, finche non avesse spezzato le sue catene invocandolo.

Scosse il capo facendo scivolare le ciocche d’ebano a coprire gli occhi, insolitamente scuri, mentre affrettava il passo, pensando al suo do’hao.

Nonostante i loro caratteri così contrapposti, nonostante il loro appartenere a razze diverse, nonostante fossero entrambi ragazzi, nonostante Koshino, Sendoh, Restor, Aron, nonostante tutto si erano amati.

Avevano sconfitto insieme i loro nemici, sempre.

Ma la battaglia che gli si presentava ora dinanzi lo avrebbe lasciato solo.

Solo dinanzi al più subdolo e terribile dei suoi antagonisti.

Se stesso.

Strinse la mandibola e notò con una leggera soddisfazione che il giovane dinanzi a lui rabbrividiva.

Senza rendersene conto il suo potere aveva cominciato a tendersi e contorcersi intorno a lui, nonostante gli incantesimi difensivi che permeavano il castello, e il suo accompagnatore lo percepiva.

Lo percepiva e lo temeva.

Rukawa non fece nulla per arginare la sua aura.

Voleva essere condotto da Lafcraft il prima possibile.

Se qualcuno poteva conoscere un modo per aiutarlo quello era il Demon Master norvegese.

Lui era il solo ad avere una conoscenza talmente ampia che forse... forse...

Il paggio si arrestò finalmente di fronte ad un enorme portone di legno scuro su cui erano incisi dei grandi rapaci dalle ali dorate, grifoni, simbolo della stirpe del nord.

Il giovane estrasse una grossa chiave dorata da sotto il mantello di zibellino infilandola nella toppa.

La serratura dall’aria antica e leggermente ammaccata scattò rapida e precisa, rivelando un meccanismo molto più moderno e sofisticato di quello che esse sembrava custodire.

L’imponente porta lavorata si aprì senza emettere suono mentre il giovane che l’aveva accompagnato gli indicava l’uscio aperto, facendogli cenno di entrare.

Rukawa voltò le spalle al paggio, felice di liberarsi della sua spettrale compagnia, entrando nel grande appartamento.

La luce instabile di molteplici candele animava le tenebre di piccoli occhi danzanti, mentre un enorme caminetto faceva bella mostra di se in un angolo, le fiamme alte che cercavano di vincere il gelo dell’antico maniero spargendo scintille e crepitii nell’aria scura.

Spesse tende di damasco rosso cupo impedivano allo sguardo di scivolare sulla scogliera, al di sotto della torre, piantata come un pugnale affilato tra le onde, spumeggianti ghiaccio, dell’oceano.

“Benvenuto nella mia dimora” mormorò una voce profonda, arrochita dal tempo e dalla saggezza.

Rukawa lasciò che i suoi occhi si concentrassero sulla figura semisdraiata sul grande letto a baldacchino.

Tra i molteplici cuscini di velluto dalle sfumature dorate e di seta carminio, che riflettevano le luci delle candele, un uomo sedeva, le mani intrecciate placidamente sul ventre.

Il volto candido aveva lineamenti fini e delicati, di un pallore tale da poter essere definito candore.

I grandi occhi grigi scintillarono incontrando i suoi e Rukawa vi lesse la potenza che quell’uomo aveva racchiuso, l’unica forza che lo teneva ancora in vita, dopo quasi tre secoli di esistenza tra quelle terre ghiacciate.

Il Demon Master norvegese scostò una lunga ciocca argentea, che gli era negligentemente scivolata sulla fronte liscia, prima di tendergli quella stessa mano con un cenno d’invito, indicandogli una sedia accanto al letto.

Rukawa si sedette accanto a quell’uomo che all’apparenza poteva dimostrare a malapena quarant’anni, se solo il suo sguardo stanco e la pesantezza di ogni suo gesto non avessero tradito quanto esso fosse, invece, assai più vecchio.

“I demoni fremono...” sussurrò quando Rukawa gli si fu seduto accanto “...tendono le catene che li inchiodano alla loro dimensione e di notte posso sentirli raschiare gli artigli contro i portali delle tenebre.”

Rukawa strinse la mascella.

Non gli piaceva la piega che stava prendendo quel discorso.

“Il momento in cui il cos e il nulla si fonderanno per tornare a dar vita all’Edeak è vicino, lo sai?”

“Lo so.” sussurrò Rukawa cupo.

“E sei pronto?” sussurrò il vampiro fissandolo con attenzione.

Rukawa gelò.

Non si aspettava quella domanda.

 

Pronto?

 

Perchè doveva essere pronto?

 

Possibile che anche Lafcraft che era la sua ultima speranza, l’unica persona che avrebbe potuto dirgli come salvare Hanamichi non avesse altro da chiedergli?

Da dirgli?

 

Sei pronto?

 

La risposta che non voleva sentire.

 

La condanna che come una spada di Damocle aveva sorriso maligna osservando al loro felicità crescere, aspettando soltanto il momento per poterla recidere con la sua lama affilata, spezzando i loro destini, macchiando di sangue i loro futuri.

 

Sei pronto?

 

Non c’era dunque modo di evitare quanto stava per accadere?

 

Sei pronto?

 

Non c’era una speranza a cui appigliarsi?

 

Sei pronto?

 

Doveva limitarsi a chiudere gli occhi e attendere che accadesse?

 

Sei pronto?

 

Era già troppo tardi?

 

 

 

Jay sorrise mentre si avvicinava al letto con passo lento.

Il ragazzo sdraiato tra le lenzuola arruffate dormiva tranquillamente, ignaro della partenza del suo amante per le terre del nord.

Per un, quanto meno assurdo, gioco del destino, Rukawa aveva chiesto a lui di sorvegliare il sonno del suo compagno per le ore che sarebbe stato lontano.

Calcolando il tempo del teletrasporto fino ad un luogo così lontano e soprattutto così prepotentemente protetto e quello che Rukawa ci avrebbe messo per essere ricevuto e parlare con Lafcrasft, aveva almeno tre ore per fare del rossino, beatamente addormentato, il suo shadow.

“Ho anche il tempo di divertirmi” sussurrò mentre si toglieva gli abiti che aveva indossato per impersonare Ken, dirigendosi verso il letto.

Lasciò cadere anche l’ultimo indumento mentre la familiare sensazione dell’incantesimo pizzicava la sua pelle e il suo corpo andava assumendo l’aspetto di Rukawa.

Sorrise ammirandosi compiaciuto dinanzi allo specchio prima di tornare accanto al letto e coricarsi sotto le lenzuola.

Allungò lentamente una mano passandola tra i capelli carminio dello shadow, studiandone le ciocche con curiosità.

Visti da vicino i suoi erano ancora più rossi, i fili di seta erano ancora più morbidi di quel che sembravano.

Abbassò il volto e sfiorò piano le labbra socchiuse di Hanamichi con le sue, assaporandone il sapore quasi con curiosità.

Vi introdusse piano la lingua, violando la bocca del ragazzo, mentre faceva scivolare voglioso il suo corpo sopra quella pelle dorata calda e profumata.

Due mani abbronzate si posarono sul suo petto di scatto, allontanandolo bruscamente, mentre il rossino sotto di lui spalancava gli occhi con un sussulto.

“Che diavolo ti prende do’hao?” gli chiese Jay, imitando alla perfezione la voce profonda del vampiro.

Hanamichi lo fissò confuso, guardandosi attorno stordito.

“Kitsune...” mormorò anche se non sembrava molto convinto “io... ecco...” scostò il capo sul cuscino sfuggendo il suo sguardo.

Il vampiro sollevò un sopracciglio sorpreso prima di mettergli due dita sotto il mento per costringerlo a voltarsi in modo da guardarlo negli occhi.

“C’è qualcosa che non va Hana ?” gli sussurrò dolcemente facendo scivolare piano la mano candida sulla gola del suo amante.

Hanamichi scosse il capo a disagio, arrossendo. “No... scusa... è un cosa stupida...” sussurrò.

Il vampiro corrugò la fronte non comprendendo.

“E’ solo che per un momento... non lo so....” spiegò confuso il rossino “....mi ha dato fastidio il tuo bacio.” mormorò colpevole, scrutandolo con attenzione, timoroso di averlo ferito.

Jay impallidì e Hanamichi fraintese la sua preoccupazione.

“Mi dispiace Kaede, non so davvero cosa mi sia preso...” sussurrò dispiaciuto.

“Do’hao...” mormorò il vampiro “... va tutto bene... ” disse passando delicatamente le dita tra i capelli rossi per tranquillizzarlo mentre l’altra mano scivolava sul suo petto nudo.

Hanamichi gli sorrise dolcemente rassicurato, allungando le mani per accarezzargli i capelli scuri, ma quando il suo amante posò nuovamente le labbra sulla sua pelle quella sensazione di disagio che l’aveva fatto destare di colpo dal suo sonno profondo si fece sentire nuovamente, con maggior prepotenza, ora che il sonno non offuscava più i suoi sensi.

Non ne capiva il motivo.

Era come se qualcosa dentro di lui rifiutasse l’uomo che lo stava toccando.

Eppure quello era Rukawa.

Se apriva gli occhi poteva specchiarsi nei suoi, pozzi blu maliziosi e scintillanti, come sempre.

Se allungava una mano poteva affondare le dita nelle sue ciocche corvine, morbide e setose come le ricordava.

Se socchiudeva le labbra poteva assaporare la sua pelle candida, quel suo sapore dolce e forte che amava tanto.

Eppure...

Quella sensazione di fastidio non voleva abbandonarlo.

Cercò di rilassarsi tra le braccia del vampiro pensando alle molteplici volte in cui avevano fatto l’amore in quello stesso letto.

Le sue carezze come allora, dolci e quasi riverenti, nel prendersi cura del suo piacere.

Eppure....

La mano di Rukawa gli sfiorò i fianchi accompagnandogli il bacino sotto il suo, le loro virilità entrarono in contatto mandandogli un brivido a serpeggiargli per la spina dorsale.

Il suo tocco era piacevole e attento.

La sua pelle era calda e liscia nello strofinare contro la sua.

Avvertiva il caldo, familiare, peso della sua virilità contro la propria.

Eppure....

Strinse la mandibola cercando di ignorare il disagio sempre maggiore ma il vampiro percepì ugualmente che c’era qualcosa che non andava nella sua partecipazione, ossia nella totale mancanza di essa.

“Hana?” lo chiamò piano.

Hanamichi aprì gli occhi fissandolo sgomento.

“Ru... io...” scosse il capo allontanandolo da se “...mi dispiace non posso” sussurrò.

Jay trattenne un’imprecazione tra i denti imponendosi di comportarsi come avrebbe fatto il vero Rukawa in una situazione simile.

Il problema era che non aveva idea di come si sarebbe comportato Rukawa, dato che non aveva mai visto il vampiro alle prese con un simile rifiuto.

Quel maledetto umano aveva un dannato istinto.

Ma non gli sarebbe servito.

O meglio... non gli sarebbe bastato.

Avrebbe fruttato a suo vantaggio quel loro tanto idilliaco amore, di cui andavano così orgogliosi.

Sorrise mentre allungava le braccia stringendo il ragazzo contro il suo petto.

“Che c’è che non va Hana, non mi ami più...?” insinuò con cattiveria regalandogli il suo miglior sguardo preoccupato.

“Ho fatto qualcosa che ti ha dato fastidio?” sussurrò afflitto.

“Mi dispiace amore, mi dispiace tanto...” i suoi occhi luccicarono maligni quando vide lo shadow arrossire mortificato.

Hanamichi abbassò lo sguardo.

“No” sussurrò.

“E allora piccolo perchè non vuoi fare l’amore con me?” mormorò il vampiro accarezzandogli piano la schiena mentre riprendeva a baciarlo dolcemente.

“Non vuoi dimostrarmi quanto mi ami?” aggiunse suadente avvertendo che il ragazzo diminuiva le sue resistenze.

Jay stava facendo uno sforzo sovraumano per non ridere divertito.

Hanamichi gli aveva fatto scivolare la braccia intorno alla vita, nascondendo il capo contro la sua spalla, lasciandosi accarezzare da lui.

Era un po’ rigido, era ovvio che stava facendo uno sforzo su se stesso per impedirsi di scacciarlo.

La situazione era veramente esilarante.

In virtù di quell’amore profondo che li legava quel piccolo, sciocco, shadow, stava tradendo il proprio compagno.

Hanamichi s’impose di non pensare a nulla, di concentrarsi solo sul piacere fisico che quelle mani cominciavano a procurargli seppur questo gli lasciasse il cuore vuoto e l’anima dolorante.

Ignorò la leggera sensazione di nausea che si mescolava all’aumento di temperatura del suo corpo mentre i suoi sensi si andavano appannando e Kaede riprendeva la sua lenta carezza.

Avvertì la mano del vampiro sul suo sesso e mugugnò una protesta molto debole.

Rukawa si chinò per baciarlo e Hanamichi dovette piantare le unghie nelle palme delle mani per ignorare il brivido di repulsione che lo soffocava.

Cercò di distrarsi abbracciandolo, accarezzandogli la schiena, scivolando con le mani su quella pelle serica, tracciandone i contorni come se non potesse fare a meno di controllare, di sincerarsi che fosse davvero lui, Rukawa.

Il suo Rukawa.

Era tutto normale.

Tutto come sempre.

Eppure....

La mano del vampiro gli accarezzò l’inguine strappandogli un gemito non propriamente di piacere.

Scosse il capo sui cuscini e il vampiro abbandonò la sua bocca per scivolare con la lingua a tracciare i lineamenti del volto.

Hanamichi emise un sospiro di sollievo, quelle labbra lo stavano soffocando.

Provava un vago senso di nausea che si mescolava al senso di colpa per non riuscire ad essere partecipe al gioco del compagno.

Il modo in cui Rukawa lo carezzava, i punti dove lo toccava, la lentezza con cui la sua bocca e le sue mani esploravano il suo corpo erano le stesse.

Erano le sue.

Eppure....

Ogni punto in cui veniva toccato lasciava sulla sua pelle un formicolio fastidioso.

La pelle gli sia accapponava e i suoi nervi si tendevano lanciandogli segnali confusi.

Quella bocca sapiente che tanto amava stava lasciando una scia di saliva viscida sul suo petto.

Provò l’irrazionale impulso di colpirlo, di allontanarlo, di adoperare addirittura il suo potere per tenerlo lontano.

Rukawa scivolò fino al ventre prendendo a leccare con sapienza il suo sesso e il rossino si irrigidì tendendosi nervosamente.

Li sfuggì un piccolo “no”, quando il vampiro glielo prese in bocca, che fortunatamente sfuggì al suo amante troppo preso dal suo lavoro.

Ansimò, il respiro che gli si spezzava in gola.

Si accorse con sgomento che i sensi gli si annebbiavano sempre di più mentre il suo corpo prendeva a rispondere automaticamente alle carezze del vampiro, annullando ogni pensiero, ogni dubbio.

L’orgasmo lo lasciò vuoto e con una vaga sensazione di malessere.

Il suo corpo aveva avuto una soddisfazione che era stata puramente fisica.

Si sentiva quasi una bambola tra le braccia del suo amante e non riusciva a capire perchè fosse così diverso.

Perchè tutto gli sembrasse così sbagliato.

Chiuse gli occhi ma dovette riaprirli di scatto.

Se teneva le palpebre abbassate aveva quasi l’impressione che fosse qualcun altro a toccarlo.

Quando non aveva più avuto sotto gli occhi il suo viso, il suo corpo, la nausea aveva rischiato di travolgerlo.

Meglio fissare quel capo scuro che ora stava ripercorrendo al contrario il percorso fatto all’andata fino a raggiungere la sua bocca.

Il rossino scostò il voltò quando il vampiro cercò di baciarlo.

Non voleva più che gli infilasse la lingua in bocca.

Si sentiva sporco ogni volta che lo faceva.

Kaede sembrò non dare peso a quel gesto mentre si sistemava tra le sue gambe.

Hanamichi venne prese dal panico.

Non voleva.

Non voleva che Rukawa lo penetrasse.

Non ne sapeva il motivo.

Sapeva solo che aveva paura.

Più paura ancora di quella prima volta quando il vampiro l’aveva violentato.

Perchè nonostante tutto allora sapeva chi aveva davanti in quel momento invece...

Rukawa non parve avvedersi della sua confusione mentre strofinava i suoi fianchi contro quelli del rossino.

“Ka... kae... Rukawa aspetta” Hanamichi si morse le labbra.

Non riusciva nemmeno a chiamarlo per nome.

Che cosa gli stava succedendo?

C’era qualcosa di dannatamente sbagliato e sapeva che era li davanti ai suoi occhi anche se non riusciva a vederlo.

Continuava a guardarlo cercando un particolare che rivelasse... non sapeva nemmeno lui cosa.

“Rilassati piccolo” gli sussurrò dolcemente il vampiro sollevandogli una gamba per posizionare meglio la punta del suo sesso contro di lui.

Il suo modo di muoversi era quello di Rukawa.

Il suo modo di accarezzarlo era quello di Rukawa.

Era Rukawa!

L’uomo che lo stava amando era Rukawa.

Era Rukawa?

Hanamichi gridò mentre quell’ultimo pensiero andava in frantumi in mezzo al dolore provocato dal sesso del compagno che affondava con forza dentro di lui.

Si morse le labbra cercando di trattenere le lacrime.

Era tutto così assurdo!

Kaede gli aveva soltanto chiesto di amarlo.

Eppure lui non ci riusciva.

In quel momento non ci riusciva.

Spostò il bacino contro di lui, imponendosi di muoversi, era sicuro che presto il familiare piacere che solo il vampiro sapeva dargli gli avrebbe invaso le membra cancellando quei pensieri schiocchi una volta per tutte.

Probabilmente i suoi erano solo gli effetti collaterali dell’alcool e delle rivelazioni di Distruzione sui suoi familiari.

Forse era solo stanco.

Doveva essere così.

Non poteva che essere così.

Rukawa prese ad affondare dentro di lui con un ritmo lento che tuttavia andava man mano aumentando mentre Hanamichi spingeva indietro la testa sui cuscini gemendo.

Il piacere c’era, ma non riusciva a toccargli l’anima.

Accelerò quasi con disperazione i movimenti ormai spinto solo dal desiderio di appagare il compagno per liberarsi della sua ingombrante presenza.

Si maledì per quel pensiero, ma non potè fare a meno di emettere un sospiro di sollievo quando il vampiro si accasciò esausto su di lui liberandolo.

Quando si era sentito invadere dai suoi fluidi non aveva potuto trattenere un tremito.

Infettato.

Ogni punto su cui aveva posato le sue labbra.

Ogni centimetro di pelle su cui le sue mani era scivolate.

Viscida.

La sua bocca.

La sua lingua.

Il suo sperma nel suo corpo.

I loro semi mescolati, che si stavano asciugando tra i loro corpi formando leggere macchie trasparenti, gli ricordarono improvvisamente la bava lasciata dalle lumache sulle foglie delle piante.

Aveva voglia di vomitare.

Sentiva l’impulso violento di lavarsi, di strofinare il suo corpo, la sua pelle, fino a farla sanguinare per allontanare il ricordo di quell’amplesso terrificante.

Avvertì le dita di Rukawa accarezzargli il volto e rabbrividì.

Fraintendendo il suo gesto il vampiro coprì entrambi con le lenzuola prima di sfiorargli il collo con le labbra.

Hanamichi rimase sorpreso da quel suo gesto, si era nutrito la sera prima perchè cercava di nuovo il suo sangue?

Aveva caldo e le coperte che imprigionavano i loro corpi a contatto gli sembravano pesanti come il piombo.

Lo stomaco gli si stava rivoltando violentemente.

Reclinò stancamente il capo per offrire la gola al vampiro.

Voleva solo mettere fine a quella tortura.

Avrebbe lasciato che Rukawa lo mordesse e poi si sarebbe fatto una doccia e sarebbe uscito.

Aveva bisogno di pensare.

Di capire.

Si sentiva stupido e in colpa ma non poteva fare a meno di provare avversione per il suo compagno.

E non riusciva a capire perchè così d’un tratto.

Chiuse gli occhi attendendo mentre avvertiva il respiro caldo del vampiro che gli accarezzava la gola, le sue labbra sulla pelle tesa, la sua lingua che lambiva la ferita del morso che l’aveva legato a lui per sempre.

Che li aveva uniti.

Tramite quel gesto si erano legati come shadow e vampiro, mescolando il loro sangue.

 

Legati...” sussurrò Rukawa come se gli avesse letto nel pensiero “... per sempre” e poi solo il rumore secco della mandibola del vampiro che si spalancava.

 

 

 

continua....

 

 

 

Scleri dell'autrice (Pippis: e io che pensavo l'avessi finita con queste cose -_-) 

 

Jay_con_la_bocca_spalancata_a_pochi_cm_dal_collo_di_Hana: Eeevo aare aaanto eesso ooosì? (traduzione: devo stare tanto messo così?)

N: Fino al prossimo cap ^_^

J: O_o??? iii iii aanilosa aa aasceaaaa!! (traduzione: mi si anchilosa la mascella!!)

N: è_é ben ti sta!!!

J: è_é uaaa e ei u e iviiii (traduzione: guarda che sei tu che scrivi)

R: già è_é

N: ^^’’’ ops... ciao Ru ^^’’’’

R: Irah...

N: ^^’’’’’ cerchiamo di ragionare....

R: Distruzione...

N: ^^’’’ ca...calma...

R: Agonia...

N: ^^’’’’’’ Ru....

R: Morte.....

N: ^^’’’’’’’’’’ helllpppp...

R : ma soprattutto.... VENDETTA !!!!

----szash !!!--- <--autrice ridotta in un cumulo di cenere ç_ç

 

 

 

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