You are my Blood 5                                              Back to FanFic  Back to Home

Una lunga, flessuosa, voluta di fumo nero si srotolò nell’aria immobile, emergendo dal pavimento del salotto, aprendo i suoi petali di tenebra per rivelare il velluto nero di un lungo mantello.

Rukawa spalancò entrambe le braccia con un gesto secco, quasi violento, disperdendo le maglie dell’incantesimo di teletrasporto che ancora l’avviluppavano.

La casa era silenziosa.

Mortalmente silenziosa.

I caldi raggi solari di quella che, almeno atmosfericamente parlando, si prospettava una magnifica giornata, entravano in fiotti caldi, dorati, dalle grandi finestre velate dalle tende sottili.

Il canto di alcuni passeri, che saltellavano sui grandi alberi del giardino, riempiva l’aria di cinguettii gioiosi nell’accogliere il tepore del giorno dopo una notte particolarmente gelida.

Ignorando quello scenario di pace e tranquillità senza pari, Rukawa si diresse velocemente verso la porta che conduceva alla sua camera.

Il suo passo rapido, una nota stonata in tutta quella calma.

Il battito violento del suo cuore nella cassa toracica, intenso e cupo...

Profondo.

Come allora.

Come quando per la prima volta aveva visto quell’albero che aveva piantato le radici contorte nel suo destino.

Non era la fatica per aver  utilizzato, per due volte in così poco tempo, un incantesimo di teletrasporto su ampia scala a rendere ansimante il suo respiro.

Era la paura.

Per la prima volta nella sua vita quel sentimento stava prendendo il totale controllo del suo corpo, del suo cervello e del suo cuore.

Chiuse gli occhi e fece un profondo respiro cercando di calmarsi, chiuse con forza le mani a pugno un paio di volte, cercando con quel gesto di sedarne il tremore, prima di sollevare la destra e appoggiarla sulla maniglia della porta della sua camera da letto.

Quell’uscio oltre il quale poteva esserci la sua gioia o la sua disperazione.

La sua mente infettata dal dolore e dalla paura si prodigò per lui in mille visoni d’orrore mentre piano, con un flebile, a malapena udibile, scricchiolio la porta si apriva.

Hanamichi, riverso in un mare di sangue sulle coperte.

Sollevò lentamente le palpebre chiedendosi quando le aveva chiuse per non vedere, per non sapere.

L’immagine che tanto coloritamente il suo cervello aveva elaborato per lui, s’infranse con il tremulo respiro di sollievo che fuoriuscì dalle labbra tese del vampiro.

Il suo shadow era sì disteso sul loro letto ma sembrava riposare, placidamente addormentato come l’aveva lasciato.

La luce dorata del mattino, fluendo dalla finestra socchiusa, accarezzava le ciocche rosse che gli scivolavano sulla fronte a sfiorargli gli occhi chiusi.

Stava bene.

Hanamichi stava bene.

Era stato tutto un errore.

Distruzione si era sbagliata...

Lafcraft si era sbagliato...

Lui si era...

I suoi pensieri s’interruppero bruscamente.

In quella camera vi era odore familiare.

Metallico, denso, cupo.

Sangue.

Odore di sangue.

Del suo sangue.

I suoi occhi si spalancarono mano a mano che si avvicinava al letto.

Piccoli segni di dolore solcavano il volto del suo amante, sottili rughe che anche mentre riposava segnavano la sua pelle un po’ pallida.

Mentre si avvicinava con il respiro in gola, il battito del suo cuore nuovamente furioso nel petto, notò che quello che in un primo momento gli era sembrato un innocuo stato di riposo si rivelava invece incoscienza.

“Hana...?”  lo chiamò piano, preoccupato, allungano una mano per sfiorarlo.

Il suo corpo era caldo.

Troppo caldo, come se avesse la febbre.

E l’odore di sangue era ancora più forte.

“Oh non temere, per ora dorme.” sussurrò una voce poco dietro di lui.

Rukawa sobbalzò violentemente voltandosi di scatto mentre richiamava a se il suo potere.

Un giovane biondo, di bell’aspetto, si staccò tranquillamente dalla parete a cui era rimasto appoggiato mentre osservava con attenzione i movimenti del suo nemico.

Gli sorrise ignorando il suo sguardo assassino e i demoni che fluivano attorno a lui facendo schioccare le mandibole scheletriche.

“Suvvia, suvvia...” lo blandi sventolando con noncuranza una mano mentre si avvicinava a sua volta al letto porgendogli volutamente le spalle.

Nonostante la rabbia e il timore che quell’uomo potesse fare del male al suo amante Rukawa non diede l’ordine di attaccare.

In quell’uomo non percepiva la presenza di un’energia potente e allora perchè sembrava così tranquillo?

Era semplicemente un pazzo oppure sapeva qualcosa che lui ancora ignorava.

Temeva la risposta a quella domanda.

Jay fece un cenno d’assenso quando vide che Rukawa richiamava i demoni anzichè scagliarglieli addosso, e il Demon Master si chiese nuovamente il perchè di tutta quella sicurezza nei suoi occhi grigi.

Che cosa gli hai fatto?” chiese con voce gelida, pericolosamente bassa.

L’altro gli sorrise, melifluo.

“Io....?” sussurrò con il suo miglior tono innocente “... niente...” disse tranquillamente mentre un ghigno, che lasciava chiaramente intendere tutto il contrario, gli si allargava sul volto spigoloso.

“E’ che, sai, lui si sentiva così solo...” sussurrò sedendosi sul letto, accanto ad Hanamichi, mettendo il corpo del ragazzo tra se e il suo nemico, prima di sollevare una mano per passarla tra i capelli rossi con delicatezza.

Toglili le mani di dosso...” lo gelò la voce del vampiro gli occhi ridotti a due minuscole lame di tenebra.

Jay rise, sollevando le mani in segno di resa.

“Oh ma che sguardo truce mio Signore...” mormorò servile con un sorrisino bieco  “...ti assicuro che a lui...” marcò, indicando con il capo il ragazzo svenuto “...non dispiace affatto avere le mie mani addosso.” miagolò, allungando nuovamente una mano candida per portare a termine il gesto che aveva lasciato incompiuto, scostando le ciocche rosse che erano scivolate a coprire la fronte del rossino.

Lurido bastardo!” sputò Rukawa mentre tutt’attorno a lui la luce veniva risucchiata dalla sua rabbia tramutandosi in tenebra.

Se solo hai osato...” minacciò alzando una mano, raccogliendo la sua collera, pronto per scagliarla contro quell’impudente che aveva parlato fin troppo, quando il movimento della sua mano attirò il suo sguardo, congelandolo.

Nel silenzio assoluto che aveva avvolto la stanza bloccandogli il respiro, fermandogli il cuore, Rukawa poté avvertire con precisione il suono con cui la sua anima cadeva al suolo sfracellandosi in migliaia di sottili frammenti di vetro.

Chiuse gli occhi, serrò la mascella, cercando di trattenere il dolore, la paura...

 

Mai prima di allora...

Mai...

Si era sentito così.

 

“Guardalo!” ordinò Jay godendo del suo dolore.

Gli occhi scuri, lucidi, del vampiro si socchiusero piano, posandosi nuovamente sulla fronte del suo amante.

A cercare follemente la fonte dell’agonia che lo dilaniava.

Nei pochi fragili secondi in cui le ciglia nere velarono le iridi blu, Rukawa pregò gli dei e i demoni di essersi sbagliato.

Che i suoi occhi gli avessero mentito.

Lì dove doveva esserci il segno della loro unione....

Strinse la mani con forza tale da rischiare di spezzarsi le dita mentre il suo corpo veniva scosso dal tremito violento della rabbia che montava dentro di lui, irrefrenabile e violenta.

 

“Guardalo!” gridò Jay folle di gioia, gli occhi spalancati all’inverosimile, le labbra allargate in un ghigno distorto.

 

Quel simbolo che era l’emblema della loro unione....

 

“Lui....” sussurrò il biondo alzandosi per avvicinarsi a Rukawa, immobile, pietrificato accanto a letto incapace di far altro se non osservare il suo amante supplicando perchè ciò che vedeva non fosse la realtà.

 

Quella piccola volpe stilizzata che li aveva legati uno all’altro per l’eternità....

 

“...è...”  scandì Jay mettendosi al fianco di Rukawa, incapace anche solo di respirare tanto era il dolore che gli asserragliava il petto.

 

Il suo marchio su di lui....

 

“....Mio!!!!!”  esultò Jay direttamente nel suo orecchio.

 

.... era scomparso.

 

NOOOOOOOOOOOOO!!!!!

 

La stanza, l’intera casa esplose, al grido del Demon Master.

Le pareti andarono in mille pezzi scagliando calcinacci ovunque, le finestre rifletterono la luce intensa dei raggi solari mentre cadevano, piantandosi scompostamente nel giardino, falciando i primi fiori e le piante verdi, rimbalzando in mezzo ai mobili divelti, alle assi spezzate.

Soltanto il letto rimase immobile, sospeso a mezz’aria sulle macerie della casa distrutta, mentre Jay in piedi dietro di esso osservava soddisfatto Rukawa respirare affannosamente, la bocca spalancata nel cercare di far entrare più aria, le pupille dilatate, il suo potere che ruggiva privo di controllo, attorno a lui.

Nonostante tutto non aveva cercato di colpirlo.

Perchè sapeva che se l’avesse fatto avrebbe ferito anche il suo adorato rossino.

L’amore che li legava doveva essere davvero forte.

“E questo non può che rendere la mia vendetta ancora più sublime” sussurrò tra se prima di tornare a recitare la sua parte, fissando con sufficienza lo scempio causato dal Demon Master.

Lo avrebbe distrutto, si ripromise.

Lo avrebbe costretto ad inginocchiarsi, a supplicare pietà.

Gli avrebbe fatto conoscere la follia e l’umiliazione e poi l’avrebbe annientato.

Totalmente.

Jay si sedette sul letto accanto ad Hanamichi accarezzando una guancia del rossino quasi distrattamente.

“Sei arrabbiato mio Signore?” lo canzonò mentre Rukawa lo fissava, la mascella serrata tanto da fargli male.

Nella mente del volpino pensieri vorticosi si sostituivano uno all’altro velocemente.

Voleva distruggere quell’uomo, ma sapeva di non poterlo fare.

Perchè ora che sulla fronte del suo shadow...

 

No.

Non era più il suo shadow ormai.

 

Sulla fronte del rossino, al posto della piccola volpe, ora troneggiava una lama ricurva.

Se l’avesse attaccato anche Hanamichi....

 

“Suvvia perchè ti preoccupi per lui...” parve leggergli nel pensiero il biondo regalandogli il suo miglior sorriso.

“Infondo lui ti ha volontariamente tradito....” sibilò gioendo del lampo di dolore che saettò negli occhi del Demon Master.

 

No...” sussurrò Rukawa cercando di negare con tutte le sue forze quella stessa conclusione, a cui, anche la sua mente era ormai giunta.

 

Non era possibile.

Doveva esserci un’altra spiegazione.

Doveva!

Eppure il simbolo di quel vampiro, di cui non conosceva nemmeno il nome, sfregiava la fronte del suo compagno.

E la legge stabiliva che un vampiro non poteva impossessarsi di uno shadow altrui almeno che lo shadow stesso non si offra a lui.

 

Volontariamente.

 

Tradito.

 

Tradito da colui che amava.

 

Hanamichi...

 

No...” ripetè affranto.

La sua voce risultò alle sue stesse orecchie paurosamente poco convinta.

Che altra soluzione poteva esserci?

Quel bastardo poteva aver stregato Hanamichi, ma anche in quel caso si sarebbe trattato di costrizione e questo avrebbe impedito alla cerimonia di avere effetto.

La soluzione era una e una sola.

 

Ma così assurda...

 

Tradito.

 

No, non poteva crederlo.

Non doveva crederlo.

Perchè se avesse lasciato adito ai dubbi sarebbe impazzito.

 

Solo la notte prima avevano fatto l’amore ed era stato tutto perfetto come sempre.

Jay doveva aver ingannato il rossino in qualche modo.

Hanamichi non poteva...

Non doveva avergli concesso...

 

Leggendo la confusione e il dubbio che si faceva strada nel cuore del suo nemico come una cancrena velenosa, il biondo decise di recitare l’ultimo atto.

Leccandosi le labbra con un gesto volutamente così allusivo da essere osceno fece scivolare una mano sulle lenzuola scoprendo il corpo del rossino.

“Però infondo capisco il tuo dispiacere...” mormorò.

“Il suo sapore è così dolce...” sussurrò mentre le coltri candide scivolavano sui fianchi dorati di Hanamichi scoprendo la pelle liscia.

“Così intenso...” insinuò lasciando cadere le coperte oltre il bordo del letto, facendole precipitare con un fruscio ad accasciarsi tra le rovine e la polvere parecchi metri sotto di loro.

Jay posò due dita sulla spalla del rossino ben sapendo che Rukawa poteva soltanto restare a guardare mentre violava il corpo del suo amante.

 

“Il suo cuore è mio...” mormorò accarezzando la spalla del ragazzo ancora privo di sensi.

 

Smettila...” sussurrò con voce a malapena udibile Rukawa, gli occhi chiusi per non vedere.

 

“La sua anima è mia....” fece finta di non averlo sentito il biondo, proseguendo con la sua lenta carezza sul corpo nudo.

 

Smettila...” ripeté piano Rukawa mentre un lieve tremito scuoteva il suo corpo teso.

 

“Il suo corpo è mio...” perseverò Jay non ancora soddisfatto “Oh...” sospirò “...avresti dovuto sentire come ansimava quando lo toccavo...”  mormorò spingendo la mano sui fianchi del rossino.

 

Smettila” mormorò Rukawa con voce incrinata, gli occhi improvvisamente spalancati per non vedere le scene che la sua mente aveva costruito per lui.

Scene in cui il suo...

Suo?

Scene in cui Hanamichi e quell’uomo...

Non poteva sopportarle.

Ma la realtà non era migliore della fantasia.

 

“Come si strusciava contro di me...” gli confidò Jay, sottolineando le sue parole con un movimento allusivo della mano.

 

Smettila” gracchiò Rukawa, le mani strette spasmodicamente lungo i fianchi, il corpo scosso da un tremore divenuto  ormai incontrollabile.

 

“La tua bella putanella ha allargato le gambe non appena gliel’ho chiesto...” insisté il vampiro osservando soddisfatto la rabbia montare nel suo nemico.

 

Smettila...” ansimò Rukawa, quella parola divenuta quasi una preghiera tra le sue labbra, gli occhi lucidi, il volto pallido, il corpo tremante ancora avvolto dal lungo mantello scuro che lo faceva sembrare quasi cadaverico.

 

“Avresti dovuto sentire come godeva mentre lo fottevo...” sussurrò il biondino.

 

BASTAAAAAAAA!!!” esplose il Demon Master.

 

La rabbia troppo a lungo trattenuta, alimentata dalle parole del vampiro ruggì attorno a lui, richiamando tutto il suo potere.

Ormai totalmente privo di controllo, con l’unico obiettivo di farlo tacere, Rukawa sollevò entrambe le mani scagliando tutta la sua energia, la sua collera e la sua disperazione contro l’altro vampiro.

 

 

Lafcraft osservò il suo scrivano riporre con cura il calamaio.

“Siete sicuro mio Signore?” sussurrò preoccupato il giovane vampiro aiutando il Demon Master ad indossare la sua veste da cerimonia.

Il vampiro più anziano gli sorrise annuendo.

“Qualcuno deve fermarlo” sussurrò osservando il cielo scuro fuori dalla grande finestra.

Rukawa era fuggito non appena gli aveva posto quella domanda da cui sarebbero dipese le sorti di tute le creature viventi.

Era pronto?

No, non lo era.

L’aveva capito nel momento in cui aveva visto la consapevolezza farsi largo nella mente di Rukawa.

Non gli aveva dato risposta.

Infrangendo tutti gli scudi e le barriere innalzate dal suo clan sul grande maniero che era la loro sede principale Rukawa aveva invocato il suo potere scomparendo.

“Ma...” cercò di protestare il suo servitore, distogliendolo dai suoi pensieri, Lafcraft sollevò una mano candida impedendogli di continuare.

“Il mio potere va affievolendosi Julien ma io resto pur sempre un Demon Master.” Mormorò.

“Ho ancora abbastanza energia per fare un ultimo tentativo. Non posso permettergli di distruggere il mondo” sussurrò avvolgendosi nel mantello blu, prima di richiamare il suo potere.

“Buona fortuna mio Signore” mormorò il giovane vampiro inchinandosi.

Lafcrasft  gli sorrise “Addio Julien” sussurrò scomparendo.

 

 

Rukawa si rese conto di quello che aveva fatto solo quando vide il sorriso di Jay allargarsi ancora di più.

Quel pazzo non temeva il suo colpo.

Non fece nulla per scansarlo o per difendersi in qualche maniera.

Anzi.

Spalancò le braccia offrendogli il petto mentre gli occhi grigi rilucevano di vittoria.

Quando il potere di Rukawa gli dilaniò le carni urlò.

Ma il suo non era un grido di dolore bensì un folle ululato di gioia.

Kaede rimase immobile paralizzato per alcuni secondi finchè un secondo grido non si unì al primo.

Solo che questo, a differenza dell’altro, era carico di disperazione e terrore.

Rukawa si voltò di scatto verso il letto in cui, sul petto nudo di Hanamichi si andava, allargando al stessa terrificante ferita che stava dilaniando le carni del suo nemico.

“Che cosa ho fatto...” ansimò precipitandosi accanto al compagno, richiamando i demoni che ancora stavano banchettando con le carni del vampiro, provocando così lo stesso dolore nel suo shadow.

Hanamichi, si era rannicchiato tra le coperte, le braccia strette intorno al petto, la sua pelle dorata, le lenzuola chiare, le ossa candide che si vedevano tra le carni ferite, tutto era macchiato di sangue.

“Hana...” sussurrò con voce rotta Rukawa, prendendo il ragazzo tremante tra le braccia.

Il rossino respirava a malapena contro il suo petto.

Scostò con fatica il capo, fissandolo, tossendo sangue, mentre tentava di dire qualcosa.

“Shhh... tesoro non parlare” sussurrò pallidissimo Rukawa mentre lo avvolgeva nell’aura del suo potere, improvvisamente passata dal nero al rosso vitale del sangue.

Hanamichi respirò un paio di volte, mentre le sue ferite lentamente si rimarginavano, prima di trovare nuovamente la forza di sollevare le palpebre.

Lacrime bollenti di dolore e vergogna scivolarono lungo il suo viso, con enorme fatica sollevò la mano destra sfiorando il volto pallido del Demon Master.                                                

                                                                                                

Tutto quello che stava accadendo...

... il dolore che vedeva negli occhi del suo volpino....

.... era soltanto colpa sua.

 

Si era lasciato ingannare come uno sciocco.

Aveva reclinato il capo offrendo la gola ad un’altro vampiro.

Eppure c’erano stati tutti quei segni, lo sapeva che non era Rukawa, lo sapeva...

Ma lo aveva davvero compreso solo quando i canini del vampiro avevano dilaniato la sua pelle.

Allora tratto tutto era cambiato.

Quel dubbio che l’aveva tormentato durante tutto l’amplesso era diventato certezza.

Il vampiro aveva preso a succhiare il suo sangue con forza, inchiodandolo al letto.

Le sue forze erano andate rapidamente sciamando.

Aveva tentato.

Aveva tentato di allontanarlo, aveva richiamato il potere del fuoco ma il suo sangue non aveva risposto, troppe delle sue energie erano già state assorbite dal suo assalitore.

La vista gli era andata offuscandosi mentre il vampiro ormai raggiunto il suo scopo scioglieva l’incantesimo permettendo ad Hanamichi di trovare conferma alle sue paure nello scorgere le ciocche bionde di quella testa china su di lui, a saziarsi della sua vita.

Per un momento aveva creduto che volesse ucciderlo.

Ma poi la sua fronte aveva preso a bruciare, i suoi sensi si erano appannati mentre la realtà diventava una macchia confusa di suoni e percezioni, e poi aveva avvertito qualcosa di caldo e metallico contro la bocca.

Anche nell’incoscienza aveva serrato le labbra per impedire a quella cosa di entrare in lui ma era stato inutile.

Il vampiro l’aveva baciato obbligandolo ad aprire la bocca per infilarvi dentro la lingua, costringendolo ad inghiottire il suo sangue.

L’aveva sentito bruciare nel suo corpo distruggendo la sua anima.

Incatenando il suo cuore.

Aveva cercato di ribellarsi con tutte le sue forze ma era stato troppo debole, se n’era accorto troppo tardi.

Quando Jay aveva mormorato quell’unica parola...

Legati...”

Hanamichi non era riuscito ad impedirsi di ripetere a sua volta quelle stesse sei lettere che l’avevano gettato in quella realtà di dolore, che aveva tramutato la loro bella casa in un cumulo di macerie, il volto rilassato di Rukawa in una maschera di dolore, quei due abissi blu in buchi di petrolio nero, il loro amore nella loro condanna.

 

Non eri tu...” ebbe a malapena la forza di sussurrare.

Come aveva potuto lasciarsi ingannare così.

Quell’uomo non aveva ne il calore ne la dolcezza di Rukawa, eppure lui...

Lui gli aveva volontariamente concesso il suo corpo.

Si era lasciato ingannare dall’aspetto fisico cadendo nel suo tranello come il più stupido degli idioti.

 

Idiota.

 

Chissà se avrebbe più potuto sentire Rukawa chiamarlo così.

 

Non voleva morire.

Non voleva, ma sentiva la vita scivolargli tra le dita.

Non poteva lasciarlo così, senza una spiegazione, con la convinzione che l’avesse tradito.

 

Non eri tu...” ansimò troppo stanco, troppo debole se non per ripetere come una litania quelle tre parole, confidando che bastassero perchè Rukawa capisse.

Il Demon Master lo strinse dolcemente a se cullandolo piano senza cercare di frenare le lacrime, prima di chinarsi e sfiorargli le labbra dolcemente.

Hanamichi sorrise debolmente, Rukawa l’amava ancora, in quel bacio, in quello semplice sfiorarsi aveva sentito vibrare tutto il suo amore.

C’era ancora una speranza.

“Ti amo Kaede...” mormorò il rossino piano, prima di posare stancamente il capo contro la sua spalla, il respiro incredibilmente pesante.

Rukawa lo avvolse nel suo mantello con estrema cura mentre richiamava ancora una volta le sue energie per riversarle nel compagno, non lo avrebbe lasciato morire.

“Ti amo Hana..” sussurrò dolcemente, stringendolo a se.

 

“Oh... ma...co..come siete cari..ni” ansimò Jay sollevandosi a fatica nell’aria, fino a giungere all’altezza della coppia.

Il suo petto presentava chiara e orribile la ferita infertagli da Rukawa ma quando il vampiro aveva curato il suo amante aveva lenito anche il suo dolore, permettendogli di trovare la forza di fronteggiarli ancora una volta.

“La vendetta..” sussurrò il biondo fissando Rukawa che stringeva la mascella con forza.

“La mia vendetta...” ansimò a fatica sollevando ciò che aveva raccolto tra le macerie quando era precipitato al suolo.

Kaede sussultò quando la luce solare lo colpì in volto, riflessa dal lungo frammento di vetro, che il vampiro teneva nella mano destra.

Il pezzo di finestra gli lacerava la pelle candida del palmo sporcando la lunga scheggia di sangue ma lui non sembrava rendersene conto.

Sollevò il pugnale improvvisato puntandoselo al petto.

“Ti prego, no!” gridò Rukawa stringendo protettivamente il compagno tra le braccia come se così avesse potuto salvarlo.

Jay gli sorrise dolcemente.

“Oh sì ripetilo ancora... supplicami!”

Kaede abbassò il capo sconfitto.

“Ti supplico” sussurrò senza sollevare il volto.

“Più forte!” ordinò Jay esaltato.

“Ti supplico, non fargli del male!” gridò Rukawa distrutto, le labbra macchiate del sangue del suo amante, le lacrime che gli colavano lungo il viso distorto dal dolore.

Jay sorrise soddisfatto.

 

“Ora...” mormorò sorridendo mentre alzava la lama di vetro.

“Ora la mia vendetta è completa!” grido mentre con un unico gesto abbassava l’arma piantandosela nel petto.

 

Nooooooooooo!” Ruklawa si alzò di scatto, il suo ragazzo ancora stretto a lui, ma ormai era troppo tardi.

Hanamichi sussultò nel cerchio del suo abbraccio, spalancando gli occhi incredulo.

“Kae...” ansimò, ma non riuscì a terminare la sua invocazione che un flutto di sangue soffocò le sue parole, bagnandogli le labbra mentre gli occhi dorati si riempivano di paura.

Hanamichi si aggrappò disperatamente a lui per un istante, poi i suoi occhi rotearono all’indietro mentre il suo capo crollava pesantemente sul suo petto e il suo copro si rilassava.

Jay si ripiegò su se stesso, agonizzante, precipitando al suolo, schiantandosi tra i detriti, le sue ossa scricchiolarono infrangendosi sulle rocce accuminate, la testa sbatté violentemente contro un angolo di pietra spezzandogli l’osso del collo.

Rukawa osservò con occhi increduli il volto del suo compagno contrarsi un’ultima volta, i capelli rossi ancora scomposti a rivelare il marchio dell’altro vampiro, gli occhi sbarrati in cui era rimasta inflitta quella luce di terrore che aveva  attraversato il suo sguardo quando si era reso conto di ciò che gli sarebbe accaduto, il sangue che ancora gli colava lungo la gola.

 

“Hana....” sussurrò incredulo.

 

“Hana rispondimi...” supplicò incapace di accettare quanto stava accadendo.

 

Il suo incubo peggiore...

 

“Hana ti prego....”

 

... era divenuto realtà.

 

“Hana....”

 

 

HANAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!!!!!

 

 

continua...........                                                                                            

 

 

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