You are my Blood 2                                              Back to FanFic  Back to Home

 

Jay socchiuse gli occhi verdi osservando curioso Distruzione che si voltava verso il nuovo venuto.

Mosse la coda dondolandola piano mentre osservava la scena.

Come ogni notte da ormai quattro giorni si era appostato.

Era uscito dalla finestra zampettando silenzioso sulle tegole lisce del tetto di casa sua.

Il vento freddo di quella notte senza luna gli aveva arruffato il pelo grigio facendoli agitare la coda in modo nervoso.

Sperava solo che non piovesse.

Odiava la pioggia.

Aveva raggiunto con un balzo il grande albero, che cresceva al di la della rete metallica, che separava la sua casa da quella del vicino.

Una dimora assolutamente inadeguata alle sue necessità e al suo rango, quella in cui si era trasferito, ma che presentava un unico, quanto mai importante, vantaggio.

Sorgeva a fianco di Villa Rukawa.

Era scivolato silenzioso sui grossi rami, li aveva scalati fino a che non era giunto all’altezza delle finestre del salotto.

Si era accovacciato sul suo ramo preferito cercando una posizione comoda, preparandosi alla sua solita veglia.

Aveva visto il rossino uscire quel pomeriggio presto mentre Rukawa si era addormentato sul divano.

Aveva studiato le mosse del vampiro con molta cura.

Il modo in cui si metteva per dormire.

Dove studiava.

Come interagiva con la cugina che era piombata in casa sua quel pomeriggio, per chiedergli in prestito un dizionario d’inglese.

Aveva studiato il suo modo di esprimersi e le parole che usava.

Poche a dir la verità, ricordarle non sarebbe stato difficile.

Con cura meticolosa aveva seguito ogni suo gesto imprimendosi nella memoria il modo in cui muoveva le mani, l’eleganza con cui accavallava le gambe, i lampi che gli accendevano lo sguardo.

Niente era sfuggito al suo esame attento.

Il rossino era rientrato piuttosto tardi.

Aveva acceso la luce della cucina probabilmente per prepararsi qualcosa di caldo.

Lo aveva invidiato, anche se la pelliccia un po’ lo proteggeva dal freddo avrebbe preferito di gran lunga essere in casa in quel momento.

Magari a letto.

Magari tra le braccia di chi non avrebbe più potuto toccare.

Quel pensiero lo aveva violentemente riportato alla realtà, donandogli una determinazione ferrea che gli aveva fatto dimenticare il freddo pungente di quella notte da lupi.

Il rosso si era seduto al tavolo e, nonostante la teiera che protestava vivacemente sui fornelli, sembrava intenzionato a non muoversi.

Erano passati pochi minuti che Rukawa, da bravo amante premuroso, era andato a recuperare il suo compagno e si erano spostati nella camera da letto.

Balzando silenzioso di ramo in ramo, li aveva seguiti fino a fermarsi dinanzi alla finestra chiusa della stanza in cui i due dormivano.

Aveva richiamato il suo potere, una pressione lieve, molto delicata, lasciata libera con estrema lentezza in modo che il Demon Master non l’avvertisse.

Lentamente i suoi occhi avevano cominciato a scorgere delle figure al di la del muro, mentre i mattoni uno dopo l’altro diventavano trasparenti.

Li aveva guardati fare l’amore per l’ennesima volta.

Aveva osservato con cura tutte le mosse di Rukawa.

Il modo in cui accarezzava il suo shadow.

Il modo in cui lo baciava, dove lo toccava.

Aveva ascoltato le parole che usava con lui.

Aveva impresso a fuoco nella sua mente ognuno dei movimenti del vampiro.

Si erano addormentati uno tra le braccia dell’altro.

Il modo protettivo con cui il vampiro aveva abbracciato il suo shadow gli aveva accesso una tale rabbia in corpo che per poco non era balzato sulla finestra con un’azione disperata, quanto inutile.

La vendetta è un piatto che va gustato freddo.

Quante volte aveva sentito quelle parole?

Li aveva guardati dormire per un po’ ma poi il vampiro si era svegliato e si era alzato.

Con suo stupore era andato in salotto ed aveva evocato Distruzione.

E ora a chiudere il quadretto a loro si era aggiunto anche il rossino.

Stiracchiò i muscoli infreddoliti osservando la scena divertito.

Per una volta Rukawa sembrava stupito.

Quel rossino era l’unico in grado di scomporre quella sua maschera di gelida freddezza.

Ciò avrebbe reso le cose ancora più divertenti.

Presto avrebbe dilaniato le carni del suo nemico.

Avrebbe straziato la sua anima fino a ridurla in un ammasso inutile e sanguinolento.

Lo avrebbe ridotto a piangere e a supplicare pietà.

Quella pietà che lui non aveva concesso al suo amante.

A colui che aveva commesso il solo errore di servire fedelmente il suo signore.

“Soffirai Rukawa...” sussurrò all’aria gelida di quella notte cupa, mentre i fari di un’auto che sfrecciava veloce sulla strada illuminavano per un momento la sua figura rannicchiata “Soffrirai così tanto da desiderare la morte con tutte le tue forze.”

Sorrise mentalmente, dato che la sua sembianza animale poco si piegava a quella sua necessità.

“Ma sai qual’è la cosa divertente?” sussurrò alla notte che lo ascoltava impassibile.

Tu non puoi morire”.

 

“Mamma?” mormorò Rukawa incredulo fissando i due.

Hanamichi non lo sentì neppure mentre si avvicinava lentamente alla donna che, immobile, aveva fatto scomparire le fiamme attorno a se, e attendeva che il ragazzo le si avvicinasse, fissandolo con i suoi occhi roventi.

Il sorriso luminoso era scomparso dal suo volto dorato per lasciare il posto a qualcosa che Rukawa non aveva mai visto sul suo viso.

Dolcezza.

“E così...” sussurrò lei, quando furono uno di fronte all’altro, mentre il vampiro li fissava in silenzio, “...di tutti gli esseri umani proprio tu sei diventato lo shadow del mio signore” mormorò allungando una mano perfetta per sfiorargli il volto.

Hanamichi tuttavia si ritrasse di scatto, riscuotendosi.

Quella donna assomigliava a sua madre in maniera incredibile.

Ma non poteva essere lei.

Miuki era morta.

Morta dandolo alla luce.

E poi colei che aveva davanti... abbassò lo sguardo osservando il cerchio di legno bruciato che ancora fumava... colei che aveva davanti era un demone.

 “Tu chi sei?” chiese sollevando il capo per fissarla dritto in quegli occhi in cui il fuoco duellava con la luce sciogliendosi uno nell’altro.

Io sono Distruzione. Uno dei Cinque Signori del Caos.” Si presentò lei con voce profonda, vibrante, lo sguardo scintillante nel suo.

Alle sue parole le fiamme, che andavano spegnendosi sul pavimento, si tesero di nuova vita, allungandosi verso l’alto, strappando scricchiolii e lamenti al pavimento spezzato.

 “Ma tu... sangue del mio sangue...” sussurrò facendo sussultare il ragazzo “... tu dovresti chiamarmi... nonna”

“Co... cosa?” mormorò Hanamichi pallido mentre Rukawa fissava prima uno poi l’altra.

Distruzione sorrise compiaciuta dalla reazione del nipote mentre si passava con fare civettuolo una mano tra i voluminosi capelli rossi, striati di ciocche bionde e nere.

“Sì, sì, lo so! Sono troppo giovane e bella per essere tua nonna” disse pavoneggiandosi mentre Hanamichi si lasciava cadere sul divano accanto a Rukawa, le gambe improvvisamente troppo molli per reggerlo.

“Bhe in effetti non sono nemmeno tua nonna...” specificò lei lambicandosi il cervello alla ricerca del termine umano che le serviva “... ma la tua bis... bis... nonna” esclamò.

Hanamichi la fissava senza sapere che dire.

Fu Rukawa a riprendersi per primo.

“Ti dispiace cominciare dall’inizio?” le chiese cercando di fare chiarezza sulla vicenda mentre cingeva con un braccio la vita del suo ragazzo.

Hanamichi gli lanciò uno sguardo riconoscente prima di tornare a fissare il demone che, ripiegate le gambe, si era acciambellata a mezz’aria.

La donna si sfregò il mento pensierosa prima di iniziare il suo racconto.

“E’ successo tutto molto, molto tempo fa.” Mormorò.

“Un Demon Master di questa zona cercò di evocarmi pur non avendone il potere. Riuscì a liberarmi ma non a controllarmi e io lo distrussi” disse tranquillamente, come se stesse parlando di una cosa comune.

Hanamichi sussultò voltandosi di scatto verso Rukawa che tuttavia scosse le spalle con indifferenza.

Sapeva quali erano i rischi per coloro che tentavano di evocare una creatura degli inferi, pur non avendo il potere di dominarlo.

Sua madre l’aveva messo in guardia quando si era resa conto di quale potere albergasse nel figlio.

All’epoca tuttavia, all’insaputa di Karen, Rukawa aveva già evocato Irah.

 “Comunque sottovalutai la sua forza perchè egli, prima di morire, chiuse la porta...” e per far comprendere ciò che intendeva indicò ad Hanamichi il cerchio di legno bruciato “... incatenandomi in questo mondo.”

Incrociò le braccia sul petto imbronciandosi.

“E così mi ritrovai bloccata qui e per di più con i miei magnifici poteri drasticamente ridotti!!” borbottò mentre l’aria attorno a lei sfrigolava.

Probabilmente se avesse avuto il Demon Master in questione tra le mani in quel momento, lo avrebbe disintegrato con molta soddisfazione.

Il rossino sollevò un sopracciglio.

“Perchè ridotti?” chiese un po’ incerto.

“Vedi Hana-chan...” disse ignorando Hanamichi che spalancava gli occhi sorpreso nel sentirsi chiamare così  da lei “...noi demoni possiamo entrare in questa dimensione solo se, tramite un incantesimo di evocazione, un vampiro o una strega ci aprono le porte degli inferi. Anche una volta qui  noi continuiamo a mantenere uno stretto legame con il nostro mondo, perchè è da esso che traiamo il nostro potere, è in esso che la nostra forza nasce e cresce. Chiudendo la porta quel Demon Master aveva reciso il mio legame con gl’inferi, impedendomi di alimentarmi attraverso esso. Per questo motivo i mie poteri si erano drasticamente ridotti.”

Hanamichi annuì, anche se solo vagamente convinto da quella spiegazione, e il demone riprese a narrare.

“Fu allora che conobbi Shin Hitori. Era un piromane che lavorava per la yakuza della zona. Si divertiva a dar fuoco a tutto quello che riusciva a bruciare. Mi piacque subito. Lui s’innamorò della mia bellezza, nonchè della mia abilità con gli esplosivi...” disse con un moto d’orgoglio “Quando mi chiese di sposarlo, io accettai, dato che non avevo un luogo dove andare. Senza contare che, più il tempo passava senza che io potessi ristabilire un contatto con il mio mondo, più i miei poteri si riducevano.” Disse persa nei ricordi.

“Solo dieci anni dopo Lafcraft, il Demon Master del clan norvegese, aprì un varco per invocare il potere di un demone e io potei approfittarne per ritornare a casa.” Scosse le spalle senza mostrare traccia di rammarico o nostalgia.

“Scomparvi dalla vita di Shin senza dirgli niente ma lasciandogli una figlia di pochi mesi.”

Una luce fugace attraversò il suo sguardo, per una frazione di secondo, quando nominò la bambina, ma scomparve così com’era venuta.

“Lui tuttavia finì in prigione solo un anno più tardi e nostra figlia venne affidata ad un orfanotrofio.” Spiegò.

“Shin si ammalò e morì in carcere mentre Akane veniva adottata da una famiglia medio borghese e cresceva ignara del sangue che le scorreva nelle vene.” Distruzione sospirò dispiaciuta.

Già immaginava la sua figlioletta distruggere grandi città, ma la bambina non aveva mai avuto modo di liberare il suo potere e, per di più, aveva ereditato la debolezza umana, morendo alla tenera età di ottantaquattro anni.

“Si sposò a sua volta ed anch’ella ebbe una figlia. Kaori Sakuragi. Tua nonna.”

Una smorfia di disgusto le storse la bella bocca carnosa.

“Una donna che ha come unico obiettivo il denaro e la scalata sociale.” Ridacchiò facendo l’occhiolino ad Hanamichi, che ben conosceva il carattere di quella donna, che aveva abbandonato sua madre, solo perchè aveva sposato un operaio e che non ne voleva sapere di lui in quanto figlio degno di quel matrimonio disastroso, a suo dire.

“Mi domando che cosa farebbe se sapesse la verità sulle sue origini!” borbottò.

“Bhe questo è più o meno tutto!” Disse tornando a fissare i due che erano rimasti in silenzio ad ascoltare il suo racconto.

“Con il passare del tempo il sangue umano ha soverchiato quello demoniaco nelle tue vene...” spiegò rivolgendosi al rossino “... relegandolo. Tuttavia quando Rukawa ha fatto di te il suo shadow esso ha bevuto gran parte del tuo sangue umano prima di donarti parte del suo, demoniaco. In questo modo l’equilibrio è stato rovesciato e quando la disperazione l’ha richiamato, il potere che era stato sopito in te, ha risposto al tuo volere.”

Hanamichi la fissò con occhi sgranati.

“Tutto questo non ha senso” mormorò cercando invano di capacitarsi di quanto gli era stato raccontato.

“Non ci credi?” gli chiese lei sollevando un sopracciglio divertita.

“Allora fa una prova!” lo incitò.

“Cosa?” chiese il rossino spaesato.

Lei gli indicò uno dei pochi mobili del salotto rimasti integri dopo la sua comparsa.

“Chiudi gli occhi, visualizza l’oggetto nella tua mente, evoca il potere e poi... liberalo.” disse, la sua voce improvvisamente profonda, le iridi si tingevano di fuoco mentre lo osservava famelica.

Rukawa fissò Hanamichi chiudere gli occhi e respirare profondamente.

Quando il suo shadow sollevò le palpebre le sue iridi erano due polle dorate, il suo corpo prese a scintillare mentre attorno a lui l’aria si addensava, tingendosi di rosso cupo.

Hanamichi tese una mano fissando il grosso mobile di legno.

Il suo corpo vibrò, l’aura rossa si avviluppò al suo braccio teso, tramutandosi in fiamme scarlatte, prima di saettare verso il suo bersaglio.

Con una forte detonazione il cassettone esplose portandosi dietro gran parte del muro e del pavimento mentre Hanamichi si riscuoteva incredulo, osservando quello che aveva combinato.

“Do’hao” sussurrò Rukawa osservando scocciato il buco che dava sull’esterno.

L’aria fredda s’intrufolò nel salotto buio sollevando la cenere di quel che era rimasto dell’imponente mobile e del suo contenuto.

“Fantastico!” esclamò invece esaltata Distruzione.

“Si vede che sei il mio degno nipotino Hana-chan” disse correndo ad abbracciare con foga il ragazzo.

“Distruzione!” esclamò seccato il vampiro riportandola all’ordine.

“Incredibile” mormorò Hanamichi che tuttavia guardava con un certo compiacimento il buco nel muro.

Rukawa sollevò gli occhi al cielo.

Non gli piaceva per niente lo sguardo negli occhi del suo shadow.

Infatti dopo pochi secondi il rossino si voltò verso di lui con un gran ghigno.

“Adesso posso sistemare quel bastardo che non la smette di mangiarti con gli occhi!!” disse euforico.

“Do’hao” mormorò il vampiro, scuotendo il capo.

“Do’hao un accidente!!” protestò vivacemente Hanamichi balzando in piedi per fronteggiarlo, le mani sui fianchi, mentre Distruzione li fissava divertita.

“Quello lì si è trasferito nella casa qui accanto solo da quattro giorni e già lo odio!” tuonò.

“Ogni volta che lo vedo lo trovo lì che ti guarda! Pensa che due giorni fa l’ho visto in giardino che ti imitava addirittura!!!” disse sempre più alterato.

Rukawa sollevò un sopracciglio sorpreso ma si limitò a scuotere le spalle.

Distruzione battè le mani allegra prima di prendere quelle del rossino tra le proprie. “Oh Hana-chan darling potresti sfidarlo a duello!!” propose ricevendo un’occhiataccia dal vampiro, che era rimasto a fissarli dal divano.

“Non può andarsene in giro ad incenerire le persone!” le fece notare infatti questi.

“Perchè no?” chiesero i due in coro, con il medesimo broncio sul viso.

Rukawa sospirò, veramente un degno nipote.

“Ci lasceresti soli ora?” disse invece rivolto al demone, che si guardò attorno dispiaciuta.

“Ma non ho ancora fatto saltare niente!” protestò.

“Stai per farmi saltare i nervi se la cosa ti rallegra” le disse minaccioso il vampiro.

“Oh beh in questo caso...” borbottò lei.

“Me ne torno a casa...” disse prima di voltarsi per fissare Hanamichi negli occhi, il suo viso aveva perso di nuovo il sorriso per assumere un’aria solenne “... nell’Edeak” sussurrò, fissandolo come se si aspettasse una qualche sua reazione a quel nome.

 “Conosci l’Edeak?” gli chiese, sorridendogli in modo strano, mentre avvicinava il viso al suo, negli occhi una luce indecifrabile.

Distruzione....” la voce di Rukawa vibrò bassa, minacciosa, nella stanza impregnata d’improvvisa tensione.

Gli occhi del vampiro erano diventati freddi come il ghiaccio mentre Hanamichi fissava quelli del demone cercando di comprendere quello che gli voleva dire.

 “L’Edeak è il grido della Luce.” Sussurrò Distruzione reclinando il capo di lato.

Gli occhi dorati così luminosi, così magnetici che il rossino non riusciva a distogliere lo sguardo.

Quel nome aveva uno strano effetto su di lui.

Qualcosa di ipnotico che faceva vibrare una nota profonda nel suo animo.

Aveva un suono familiare a ancestrale nelle sue orecchie, che aveva il potere di annullare ogni altra sensazione, non si accorse nemmeno di Rukawa che si alzava per andare verso di loro, il passo felino teso, nervoso.

Una pantera in gabbia.

L’Edeak è la rabbia del Cielo.” Mormorò e Hanamichi rabbrividì quando il respiro caldo del demone gli sfiorò le gote.

Aveva l’impressione che fosse una cosa importante.

Molto importante.

E soprattutto... che lo riguardava da vicino.

Ma non riusciva a comprendere le parole del demone.

Ne l’ansia che sembrava essersi impadronita di Rukawa che, immobile al limite del suo campo visivo, lo stava fissando con gli occhi blu profondi, cupi.

Il luogo in cui le fiamme bruciano producendo oscurità.” Bisbiglio Distruzione.

Il luogo in cui la vita è morte.

Il luogo in cui il caos implode tramutandosi nel nulla definitivo.

Il punto di non ritorno.

La... Fine.” Sussurrò incatenando il suo sguardo.

Ma non fraintendere.

Egli è vivo.

L’Edeak pensa.

Brucia, reincarnandosi di millennio in millennio, scivolando sotto di voi, in torno a voi....” le iridi del demone si tinsero di rosso mentre gli si avvicinava fino a sfiorare quasi le sue labbra “... in mezzo a voi.” rivelò con voce così bassa che, se non fosse stata così vicina, Hanamichi non sarebbe riuscito a sentirla.

Distruzione sorrise allontanandosi improvvisamente da lui.

“Voi umani lo chiamate semplicemente: Inferno” disse scostando con  noncuranza una ciocca rossa dal volto.

Rukawa si rilassò silenziosamente facendo un passo indietro.

Aveva temuto che il demone intendesse rivelare...

Tu che fra tutti conosci...” mormorò lei suadente.

Il vampiro voltò il capo di scatto.

Adesso basta!” tuonò pallido.

Il demone scosse le spalle facendo ondeggiare i capelli rossi.

“Come vuoi Mio Signore” sussurrò inchinandosi di fronte a lui con grazia, mentre negli occhi dorati le passava un lampo nero.

Quando risollevò il volto, tuttavia, l’allegro sorriso con cui si era presentata le illuminava nuovamente il volto, mentre le fiamme che delimitavano il cerchio da cui era giunta riprendevano a scintillare.

“Me ne vado, me ne vado...” disse sollevando le mani in segno di resa.

“Vi lascio soli, spero di rivederti presto Hana-chan!!” disse salutando con la mano prima di sparire in una vampata che esplose fino al soffitto, staccando il lampadario che piombò in mezzo al salotto, finendo in frantumi.

Rukawa emise un gemito esasperato osservando la sua sala da pranzo ridotta in un cumulo di macerie prima di scuotere il capo.

I suoi occhi rilucerono d’argento mentre le carcasse dei mobili scricchiolando si rialzano, le schegge ritornavano al loro posto, il lampadario risaliva fluttuando verso il soffitto.

In pochi minuti, come in una scena al rewind, il salotto riprese l’aspetto ordinato che aveva quella sera, quando Hanamichi era rincasato.

Il rossino si lasciò cadere sulla poltrona con un sospiro, si sentiva esausto.

Aver liberato il suo potere gli aveva dato una sensazione esaltante però aveva bruciato anche quelle poche energie che gli erano rimaste.

Tuttavia c’era ancora qualcosa che doveva chiedere a Rukawa.

Che cosa voleva dire Distruzione?

Tu che fra tutti conosci... aveva mormorato il demone.

Lui che cosa conosceva?

Che cosa doveva conoscere?

“Che cosa stava per dire?” sussurrò, fissando Rukawa che gli voltava le spalle nel raddrizzare un quadro appeso storto.

Lo vide irrigidire le spalle, avvertì in lui, di nuovo, quella tensione.

“Hana...” mormorò Rukawa voltandosi verso di lui, sperando di dissuaderlo da fare ulteriori domande.

Ma lo sguardo del rossino non cedette di un millimetro.

“Se è qualcosa che mi riguarda voglio saperlo. Che cosa le hai impedito di dirmi?”

Rukawa lo fissò solo per un momento prima di scuotere il capo.

Perdonami...” sussurrò tendendo una mano, le dita candide scintillarono d’azzurro mentre lanciava il suo incantesimo.

Hanamichi lo riconobbe e spalancò gli occhi, ma non potè fare nulla per bloccarlo.

Era esausto.

Troppo stanco per tentare qualsiasi difesa.

 

Che cosa?

Che cosa stava per dirgli Distruzione di così terribile che Rukawa ricorreva alla Dimenticanza per impedirgli di fare domande?

 

Fu l’ultimo pensiero che riuscì a formulare prima che Rukawa cancellasse il ricordo di quell’ultima affermazione sfuggita al demone.

Il vampiro si chinò a scostare una ciocca carminio dal volto del suo amante, addormentato.

Non avrebbe dovuto permettere a Distruzione di parlare liberamente.

Eppure dentro di se c’era qualcosa che l’aveva bloccato.

Qualcosa che voleva che Hanamichi sapesse.

Qualcosa che era riuscito a fermare appena in tempo.

 

Tu che fra tutti conosci la chiave per  liberare l’Edeak in questo mondo...” mormorò, terminando quella frase lasciata a metà da Distruzione, prima di sollevare Hanamichi tra le braccia e dirigersi verso la loro camera da letto.

“... ora conosco il significo dei miei sogni.

 

 

continua............                                                                                            

 

 

 

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