T.a.p. 8 Back to Original Back to Home
“Questa è la mia vendetta!”
Greg Sezart
Si volse ed osservò Brand
dormire, aveva un’aria così stanca anche ora che stava riposando. Si avvicinò
piano a lui e gli si sedette in grembo passando una mano pallida sul volto.
Brand si agitò nel sonno prima di aprire lentamente gli occhi. Non appena riuscì
a mettere a fuoco tuttavia si svegliò del tutto. “Deran!” gridò stringendolo con
forza a sé. “Pi.. piano Brand!” balbettò con una smorfia di dolore. Brand si
affrettò ad attenuare la sua stretta. “Deran” ripeté incredulo mentre nei suoi
occhi affioravano le lacrime, anche Deran avvertì il loro calore bruciante
scivolargli lungo le guance ma non gli importava. Non gli importava di niente
che non fossero quelle braccia che lo tenevano al sicuro. Brand gli depose un
bacio sulle labbra e Deran allungò le braccia per stringerlo a sé. “Mi sei
mancato tanto…” mormorò Deran ad un soffio dal suo volto. Brand lo baciò ancora
con dolcezza. Rimasero così abbracciati stretti l’uno a l’altra in silenzio a
lungo. Brand gli accarezzava il capo con dolcezza cullandolo contro di sé. Deran
rabbrividì tra le sue braccia e Brand si accorse che indossava solo il leggero
pigiama bianco di cotone. Lo sollevò e lo rimise a letto, quando fece per
allontanarsi Deran lo afferrò per un braccio con forza. “Non lasciarmi da solo!”
mormorò con una nota di panico nella voce mentre nei suoi occhi tornava per un
momento la paura. Brand scosse il capo, si tolse la giacca e si stese accanto a
lui prendendo il ragazzo tra le braccia. “Mai” mormorò e Deran annuì. “Lo so, ti
ho sentito. Sentivo che eri vicino a me” Brand gli accarezzò il volto quasi con
riverenza. “Temevo di averti perso davvero questa volta” mormorò ricordando con
terrore quei giorni d’incertezza passati a chiedersi se Deran si sarebbe mai
svegliato. “Io.. stavo morendo” gli disse Deran rannicchiandosi tra le sue
braccia “Ero così stanco di tutto” emise un flebile sospiro e Brand gli depose
un bacio sulla fronte “Ma alla fine ce l’hai fatta” cercò di tranquillizzarlo
Brand. Deran scosse il capo “L’Arcangelo mi ha salvato, mi ha donato la sua
forza perché potessi vivere” Brand lo guardò meravigliato. L’Arcangelo aveva
salvato Deran? Com’era possibile che la macchina avesse deciso di salvare
l’uomo? I suoi pensieri furono interrotti dal lieve bussare alla porta. Brand
sorrise “Questa e Roxane che mi porta la colazione” spiegò a Deran, alzandosi
“Avanti” disse invece a voce alta. La ragazza dai capelli rossi entrò come
previsto con un vassoio tra le mani, e quello che c’era sopra rischiò seriamente
di finire sul pavimento quando si accorse che Deran era sveglio. “Deran!”
esclamò abbandonando la colazione di Brand sul comò prima di fiondarsi a
stringere il ragazzo tra le braccia. Deran le sorrise timidamente si sentiva un
po’ a disagio in mezzo a tutte quelle attenzioni. Roxane si voltò di scatto
“Dobbiamo avvertire subito Lien!” esclamò alzando la cornetta del telefono
accanto al letto. Scambiò solo un paio di parole con la sorella prima di
riappendere l’apparecchio. “Aspetta un attimo da quant’è che sei sveglio?”
chiese posando uno sguardo torvo su Brand che le sorrise innocente. “Non molto”
disse lanconico e lei lo fulminò con lo sguardo “Che cosa aspettavi a dircelo,
eh?” la loro discussione fu interrotta dall’arrivo di Lien che abbracciò felice
Deran.
“Lucas è tornato a casa” gli spiegò Lien quando Deran le chiese spiegazioni alcuni minuti più tardi. “Gli uomini del corpo speciale sorvegliano la sua casa e la scuola per impedire qualsiasi altra azione della T.E.C” aggiunse Roxane vedendolo corrucciarsi. “Corpo speciale?” “Questa è la loro base, loro ci hanno aiutati quando siamo venuti a salvarti.” “E… e Marc?” gli faceva male il solo pronunciare il suo nome. Roxane scosse il capo “E’ morto” Deran sussultò e Brand gli passò un braccio attorno alla vita per confortarlo.
Furono
interrotti dal breve bussare alla porta. Armon seguito da due dei suoi uomini
entrarono nella stanza “Mi hanno detto che.. ” s’interruppe quando vide Deran “oh.”
Commentò. Deran dal canto suo aveva stretto spasmodicamente il braccio di Brand,
con un ruggito un muro di fiamme s’innalzò a separare lui da quegli uomini
vestiti di nero che somigliavano terribilmente agli agenti della T.E.C. Armon
fece un passo indietro spaventato da quella dimostrazione di potere e dallo
sguardo di fuoco del ragazzo. “Deran” lo chiamò dolcemente Brand poggiandoli una
mano sulla spalla “Sta calmo qui sei al sicuro.” Mormorò ben comprendendo la
reazione del ragazzo. “Lui è Armon il capo del corpo speciale costituito dal
governo per la distruzione della T.E.C” gli spiegò Brand e il ragazzo spostò il
suo sguardo sull’uomo dai capelli scuri al di là del muro di fuoco che era
diminuito d’intensità e d’altezza ma che non si era spento. Deran rimase in
silenzio per un lungo attimo poi con un gesto estinse le fiamme. Il pavimento
era colato letteralmente fondendo sotto quel fuoco distruttore lasciando un
ampio squarcio che permetteva di intravedere la stanza sottostante. Armon
sorrise un po’ a disagio non si era aspettato un’accoglienza simile ma il
ragazzo era stato ingannato una volta di troppo ed era diventato cauto. “Bhe
vedo che qui la situazione è sotto controllo” disse facendo segno ai suoi uomini
di ritirarsi, questi non se lo fecero certo ripetere. “Vorrei farle alcune
domande appena si sarà ripreso del tutto, se non le dispiace” disse rivolto a
Deran prima di ritirarsi anch’esso seguendo i suoi uomini e chiudendosi la porta
alle spalle. Deran rimase in silenzio finché non se ne furono andati, si
appoggiò stancamente ai cuscini e chiuse gli occhi. Lien, Roxane e Brand si
scambiarono un occhiata e poco dopo anche le due ragazze uscirono
silenziosamente dalla stanza. “Deran…” il ragazzo aprì gli occhi e osservò Brand
davanti a lui “Non ho altra scelta vero? Dovrò combattere contro la T.E.C.”
chiese con tono rassegnato. Per un momento aveva dimenticato. In quella stanza,
con Brand accanto e Lien e Roxane così felici e sorridenti come le ricordava,
aveva dimenticato la T.E.C. e il suo incubo. Brand scosse il capo. “Non da solo,
io e le ragazze ti aiuteremo e poi avremo dalla nostra il governo” Deran sbottò
in una risata cinica “Il governo” mormorò “quello non mi ha mai aiutato a chi
credi che venda le sue creature la T.E.C.? Quell’uomo..” disse indicando
la porta con un cenno del capo “farà un rapporto ai suoi superiori e così una
volta concluso con questa storia finirò in un altro laboratorio” rabbrividì “No.
Non finirò mai più in uno di quei posti” lo disse più a sé stesso che a Brand,
d'altronde lui non ebbe nessun problema a capire che cosa stava passando dopo
come l’avevano trovato. Deran scivolò fuori dal letto e si avvicinò alla
finestra per osservare il cielo azzurro e limpido di quella splendida giornata.
Annuì come se avesse preso una decisione. Quando si voltò di nuovo verso Brand
nei suoi occhi c’era una luce che non aveva mai visto nemmeno nello sguardo di
ghiaccio dell’Arcangelo. “Deran..” cominciò a dire Brand preoccupato dalla
decisione che leggeva sul suo volto, lui gli sorrise e spalancò le grandi ali
bianche in tutta la loro luminosa, splendente bellezza. Non erano più
l’approssimativo insieme di piume che l’aveva salvato la prima volta
dall’attacco della T.E.C. ne le bianche ali che gli aveva visto il giorno del
rapimento. Erano immense e luminose come se fossero fatte d’energia pura anziché
di materia. Deran gli sorrise vedendolo così confuso e allungò una mano sottile
per accarezzargli una guancia, “Tornerò da te” mormorò con una voce
profonda e metallica che Brand non aveva mai udito, chinò il capo a sfiorargli
le labbra prima di allontanarsi di alcuni passi e spalancare le ali. L’aria
prese a sfrigolare attorno a lui mentre il corpo del ragazzo veniva pervaso da
un aura di elettricità che disintegrava qualunque cosa accanto a lui. “Non puoi
farcela da solo” esclamò Brand anche se con poca convinzione, c’era
qualcosa in lui, qualcosa di diverso che non aveva mai visto prima. Deran gli
sorrise un’ultima volta e poi si lanciò nell’aria scomparendo ben presto
all’orizzonte.
L’allarme
della base scattò ma Brand non l’udì. Deran era l’Arcangelo. Non era
necessario annullare uno per avere l’altro, erano diventati una cosa sola.
Nemmeno nei suoi più folli sogni il professore aveva pensato ad un’ipotesi
simile, ma era accaduto. Un ragazzo, un ragazzino di diciassette anni portava
dentro di sé il potere di distruggere il mondo. Il suo ragazzo. “Torna presto”
mormorò osservando il cielo azzurro.
Nella sede
centrale della T.E.C. erano tutti molto nervosi. Le notizie che giungevano loro
erano sempre più preoccupanti. “Qual è la situazione?” Greg scosse il
capo, era stanco e provato per tutte le ore di sonno che aveva perso.
“L’Arcangelo ha metodicamente distrutto tutte le nostre principali sedi
operative. I superstiti sono stati catturati dal governo e interrogati, la
sicurezza non riesce a contenere le fughe di notizie. Abbiamo il governo sul
collo e l’Arcangelo è inarrestabile.” “Maledizione!” tuonò un’altra voce
“E il progetto per il nuovo Arcangelo?” Greg scosse la testa “La maggior
parte degli esemplari non riesce a sopravvivere che un paio di settimane prima
di morire.” “Siamo finiti è questo che sta dicendo?” chiese una voce
femminile, Greg non poteva vederli, non li aveva mai visti, udiva soltanto le
loro voci. Sapeva che si trattava di persone importanti congiunte da quell’organizzazione
e riunitosi da tutte le parti del mondo. Inizialmente erano sette ma ora erano
rimasti in tre, l’Arcangelo aveva calato la sua falce anche su di loro e questo
li rendeva molto nervosi. Si voltò verso l’immaginario punto da cui era
giunta la domanda. “E’ solo questione di tempo” disse glaciale, il silenzio che
cadde nella sala fu straziato dall’urlo di una sirena e poi dal suono di
un’esplosione, l’Arcangelo era arrivato.
Deran
planò tra le fiamme mentre le raffiche di colpi sparati dagli agenti della
T.E.C. si frantumavano contro l’aura d’energia che lo circondava senza riuscire
a colpirlo. Com’era già accaduto in precedenza l’avevano scorto troppo tardi. Le
fiamme scaturirono dalla sua mano destra protesa avvolgendo cose e persone. Ma a
differenza delle mortali fiamme nere che avrebbero ridotto in cenere i piccoli
uomini urlanti sotto di lui, quelle fiamme di un vivo color dorato si limitavano
a disintegrare gli oggetti inanimati. La sua strategia ormai era sempre la
stessa. Non avevano armi in grado di distruggerlo, anche se in un paio di
occasioni erano riusciti a ferirlo, e quelle fiamme dorate lasciava loro ben
poco per difendersi o anche solo per nascondersi. Un uomo nudo come un verme in
un deserto di polvere può fare ben poco, e quello era proprio l’effetto che quel
fuoco otteneva. Quell’energia creata appositamente per distruggere fino
all’ultima cellula tutto ciò che non era vivo. Lasciava al governo il
compito di catturare e condannare i colpevoli. Lui non era un giudice e
tantomeno un boia. Restava solo l’edificio principale. Gli si avvicinò
velocemente distruggendo le solide pareti della base come se fosse stata fatta
di sabbia leggera. Quella era l’ultima roccaforte della T.E.C. restavano alcune
basi minori, ma grazie agli uomini catturati da Armon presto sarebbero cadute.
In meno di due mesi quell’organizzazione che aveva rovinato tutta la sua vita
stava scomparendo. Sorrise all’ironia di quel pensiero. I suoi sensori gli
segnalarono l’uscita di due elicotteri da un hangar poco lontano attirando la
sua attenzione a bordo c’erano dieci persone tutte armate. Piegò le ali
dirigendosi verso di loro. L’esperienza gli aveva insegnato che in caso di
difficoltà i più potenti se ne andavano sempre per primi e a giudicare
dall’armamento e dalla corazzatura di quei veivoli lì sopra dovevano esserci gli
ultimi tre membri del consiglio. Sorrise, erano degli sciocchi. “Mi spiace
amico, ma di qui non si passa.” Deran si fermò fronteggiando i due angeli. Erano
in piedi sul tetto del palazzo principale. Deran li osservò dall’alto senza
scomporsi da lì non potevano certo fargli gran che. Elisabeth gli sorrise con
tristezza “Potevamo essere una bella coppia” disse con un sospiro
melodrammatico. “Pazienza.” Prese la mira con una strana arma ricurva agganciata
sul tetto tramite immensi cavi metallici. “E’ ancora in via sperimentale” disse
come per scusarsi premendo il grilletto. Non se l’era aspettato. Usavano il suo
fuoco. L’unica cosa che poteva veramente distruggerlo. Si spostò in fretta, ma
non abbastanza. Li aveva sottovalutati e loro ne avevano approfittato, le fiamme
colpirono una delle grandi ali facendolo precipitare sull’immenso tetto piatto,
che era anche una base per gli elicotteri in arrivo. “Così va meglio” disse Greg
vedendolo rialzarsi stringendo i denti. Deran usò il proprio fuoco per arginare
quello nemico. Il dolore gli tolse il respiro facendolo cadere in ginocchio ma
le fiamme si estinsero. Finché una sola cellula di A.S. fosse rimasta in vita
poteva sempre rimarginare le proprie ferite ma un conto era curare un colpo da
proiettile e un altro riprodurre un’intera serie di cellule distrutte dal fuoco.
“Ti vedo un po’ in difficoltà o sbaglio?” gli chiese Greg. Deran lanciò
un’occhiata agli elicotteri sempre più lontani. Doveva fermali o sarebbe
ricominciato tutto un’altra volta. Greg seguì il suo sguardo e rise “Non te lo
permetteremo. La T.E.C. continuerà a vivere.” Gli disse Elisabeth puntando di
nuovo verso di lui l’arma micidiale. Questa volta fu abbastanza svelto da
schivare il colpo.
La squadra di Armon giunse dinanzi alla base distrutta in tempo per vedere gli elicotteri partire. “Se ne stanno andando.” Esclamò Brand lanciandosi verso gli hangar incustoditi seguito da Lien e Roxane. Anche Armon e alcuni dei suoi uomini li seguirono, ma erano troppo lenti per star dietro ai ragazzi che ben presto li distanziarono. Lien prese i comandi di uno degli elicotteri corazzati mentre Roxane e Brand ne controllavano gli armamenti. Solo quando furono in volo videro le tre figure sul tetto. “Deran!” gridò Lien riconoscendo il ragazzo che combatteva contro l’Angelo chiamato Greg mentre Elisabeth trafficava con una grossa arma infissa nel palazzo. Tuttavia dovette riportare presto la sua attenzione sul cielo dinanzi a sé perché uno degli elicotteri aveva virato e si stava ora dirigendo verso di loro. Lien virò prontamente mentre Brand e Roxane rispondevano al fuoco. Un secondo elicottero si alzò alle loro spalle mentre gli uomini della squadra speciale li sorpassavano per tagliare la strada al secondo veivolo. La battaglia aerea era furiosa quanto quella sul tetto del palazzo. Deran era esausto. Ogni volta che riusciva a schivare un colpo di Elisabeth ne riceveva uno da Greg, non voleva, non voleva più uccidere nessuno, ma non poteva nemmeno permettere che la T.E.C. sopravvivesse. Schivò l’ennesimo colpo di Greg e lanciò le sue fiamme dorate contro di lui, il ragazzo gridò mentre gli organismi inorganici all’interno del suo corpo si dissolvevano, si accasciò al suolo con un rantolo.
Non era più un angelo.
Cerco di sprigionare l’energia dalle mani come faceva prima senza riuscirci.
Non era più un angelo.
Si era
sottoposto primo fra tutti agli esperimenti di miglioramento, l’aveva fatto per
suo padre. Suo padre che lo ignorava, suo padre che lo considerava un peso. Era
diventato un angelo, un capo, uno dei più importanti esponenti della T.E.C.,
aveva sacrificato la sua giovinezza per salire di grado, per dimostrare la sua
fedeltà all’organizzazione, soltanto per poter giungere dinanzi a lui stringendo
nelle sue mani quel lurido mondo distrutto e dimostrargli quanto valeva. E
adesso… tutto vano, tutto inutile. Sorrise con uno sguardo folle guardando
Elisabeth che tentava di colpire l’Arcangelo. C’era ancora una cosa che poteva
fare. Ruppe il vetro e prese l’accetta dal contenitore antincendio e con un
colpo preciso recise l’unico punto debole dell’enorme arma. Le fiamme nere prive
di controllo esplosero avvolgendo il palazzo, Elisabeth non ebbe neanche il
tempo di gridare prima di scomparire in una nuvola di cenere. L’arcangelo si
accasciò al suolo chiudendo l’unica ala che gli era rimasta attorno al corpo.
Niente poteva spegnere quelle fiamme, avrebbero continuato a bruciare finché non
sarebbe rimasto che cenere. Greg rise: il mondo, lui avrebbe distrutto il mondo
e allora suo padre si sarebbe ricordato di lui.
“Abbiamo
subito danni alla rastrelliera” avvertì Lien cercando di mantenere stabile il
veicolo. Brand lanciò uno sguardo alla carcassa dell’elicottero nemico
sfracellatosi al suolo. “Dobbiamo trovare un posto dove atterrare” convenne
Roxane “Non riusciremo a stare in piedi per molto”. Brand annuì “Avete ragione
ma prima dobbiamo liberarci anche di quelli lì” disse indicando l’altro
elicottero fronteggiato da Armon e i suoi. Tuttavia non ebbero il tempo di
virare. L’esplosione fu terribile, e lo spostamento d’aria per poco non li mandò
a schiantarsi al suolo. Una rapida occhiata dimostrò che Armon e i membri
dell’altro elicottero non erano stati così fortunati, le lamiere contorte erano
tutto ciò che rimaneva dei due elicotteri. “Ma che cosa è stato?” chiese Brand
senza fiato rimettendosi faticosamente in piedi. Lien tese una mano verso i
resti del grande palazzo ora avvolto dalle fiamme. “Mio Dio, Deran” esclamò
Brand impallidendo violentemente. Nemmeno il ragazzo poteva resistere a quelle
fiamme. Roxane scosse il capo tristemente, le fiamme ruggirono espandendosi
mentre gli uomini del corpo speciale e i superstiti della T.E.C. fuggivano in
ogni direzione. “Deran …” mormorò Brand con voce affranta. Lien fece virare
l’elicottero per evitare le fiamme sempre più alte. “Non può finire così!” gridò
Roxane scuotendo il capo. Avevano lottato, sofferto così tanto solo per giungere
a quello? Il mondo si sarebbe spento consumato da quel fuoco inesorabile? A che
cosa erano valsi tutti i loro sforzi? E poi con un boato una seconda esplosione
scaturì da quell’inferno, una palpitante luce bianca emerse da quel fuoco scuro
avvolgendolo, come due immense ali la luce si aprì e poi si richiuse sulle
fiamme richiudendole nelle sue maglie. Il fuoco ruggì contorcendosi ma la luce
crebbe d’intensità finché tutto il cielo non ne fu pervaso, per chilometri e
chilometri milioni di persone smisero ogni attività per fissare immobili il
cielo tingersi di quel bianco accecante. Quando riuscì a riaprire gli occhi Lien
vide che il fuoco era stato annientato. Della grande costruzione non restavano
che pietre fuse e residui metallici mentre una leggera polvere dorata aleggiava
tutt’intorno. In piedi tra le macerie c’era l’Arcangelo, sfolgorante di luce, le
ali spalancante erano così ampie che si perdevano nella luce irreale della scena
espandendosi all’infinito nel cielo dall’incredibile sfumatura argentea. “Mio
Dio…” mormorò Roxane senza fiato “di quale potere è dotato?” Brand scosse il
capo incapace di credere ai propri occhi. “Scendiamo” mormorò “Credi che ci
riconoscerà?” gli chiese Lien preoccupata, osservando la figura sottile immobile
tra le macerie. Atterrarono precariamente su un gruppo di lamiere contorte. Si
avvicinarono piano a lui. Con timore. Immobile in quello scenario di
distruzione, la leggera aura argentata che lo avvolgeva, le immense ali bianche
sembrava l’angelo dell’apocalisse. “Deran…” provò a chiamarlo Brand dolcemente,
il ragazzo spostò lo sguardo dorato sui nuovi venuti lentamente come se quel
gesto gli costasse una fatica immensa ma quando li riconobbe sorrise, la luce
diminuì bruscamente e le ali scomparvero dissolvendosi nell’aria in milioni di
scintille. “Finito” mormorò semplicemente prima di perdere i sensi. Brand si
affrettò a sorreggerlo, lo prese delicatamente tra le braccia avvolgendolo nella
sua giacca. “Sì è tutto finito” gli rispose stingendolo dolcemente a sé.
Il
rapporto del corpo speciale parlava chiaro, la T.E.C. era stata definitivamente
debellata, purtroppo nell’ultima battaglia anche l’Arcangelo era perito. Forse
era meglio così pensò il diplomatico sfogliando la documentazione lasciatogli
dalla sicurezza. Dopo quello che gli avevano riferito essere successo preferiva
sapere che quel mostro era morto. La pratica era conclusa e sarebbe stata
archiviata. Quel caso era costato loro uno dei migliori agenti e un grosso
dispendio di mezzi ma si era conclusa felicemente. Tra le vittime figuravano
anche il nome di tre ragazzi. Tre “Angeli” da quello che riportava il rapporto,
tre civili che erano stati d’aiuto nelle indagini. Sospirò aveva cose più
importanti di cui occuparsi, sperava che nessuno se ne avesse per la morte dei
tre, avrebbe nuociuto alle prossime elezioni.
“Mi raccomando prenditi cura di lui” mormorò Roxane guardando il ragazzo addormentato sul sedile del passeggero. Brand le sorrise. “Non mancherò” “E se hai bisogno di qualcosa chiamaci” aggiunse Lien porgendoli un foglietto di carta. Brand annuì mettendo in moto la rand rover. Sarebbe tornato in Canada con Deran. Il ragazzo era ancora molto debole a causa dello sforzo che aveva sostenuto per estinguere le fiamme ma si stava lentamente riprendendo e Brand si sarebbe preso cura di lui. Lien e Roxane lo salutarono sventolando la mano mentre si allontanava lungo il vialetto di quella che era stata la loro casa per quasi un mese. Presto anche le due ragazze sarebbero partite. Ora che la minaccia della T.E.C. era completamente debellata avrebbero cercato di rifarsi una vita in quanto a lui tutto ciò che desiderava stava riposando accanto a lui coperto da un leggero pail. Allungò una mano per sfiorargli una guancia mentre aspettava che il semaforo diventasse verde. I problemi non erano finiti. Deran ora si sarebbe trovato dinanzi ad un’altra difficile scelta. Lui era l’Arcangelo. Aveva un potere che andava al di là di qualsiasi concezione. Come l’avrebbe usato? Qualunque fosse stata la sua scelta Brand gli sarebbe rimasto accanto finché avesse potuto. Il semaforo divenne verde e Brand partì immettendosi nel traffico.
fine.....