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"Ho giurato di proteggerti…"

                                 Brand North

 

“Maledizione Deran svegliati!” esclamò Brand chinò sul ragazzo privo di sensi. Fortunatamente Lien lo aveva sentito cadere, e li aveva avvertiti, l’avevano trovato steso tra l’erba alta tra un mare di piume e di sangue l’ala destra spezzata, stroncato da un infarto che gli aveva arrestato il cuore incapace di reggere allo sforzo a cui era stato sottoposto. Deran tossì riprendendo dolorosamente a respirare e facendo loro tirare un sospiro di sollievo. “Per fortuna che sei immortale” mormorò Roxane osservando il ragazzo riprendere faticosamente a vivere. “Maledizione si può sapere che cavolo hai combinato!” esclamò furioso Brand, quando erano giunti in giardino e l’avevano trovato morto tra l’erba aveva creduto d’impazzire, fortunatamente il life system aveva fatto il suo lavoro ripristinando le funzioni vitali dell’Arcangelo e riportandolo così lentamente in vita. Adesso che non era più in pena per la sua vita però Brand era arrabbiatissimo. Deran gemette tentando di piegare le grandi ali. “Sta fermo stupido, hai spezzato l’ala destra cadendo” “Portiamolo dentro” disse Roxane stendendo una coperta sul corpo tremante del ragazzo. Sdraiato di lato sul grande letto Deran si mosse a disagio, i polmoni gli bruciavano e l’ala spezzata gli faceva un male incredibile, avvertiva per tutto il corpo piccole dolorose scosse che gli provenivano ogni qualvolta una singola cellula riprendeva il suo funzionamento, gemette contorcendosi sulle lenzuola, il dolore lo faceva impazzire avrebbe quasi preferito tornare a quel freddo assoluto silenzio che aveva provato quando aveva avvertito il proprio cuore fermarsi. Roxane gli posò una mano sulla fronte preoccupata, “Ha la febbre alta” disse rivolta a Brand che imprecò “Dobbiamo chiamare un medico” disse Lien “Ma non può far scomparire le ali finché ne ha una spezzata o rischierebbe di causare dei danni interni” protestò Brand “E non possiamo certo portarlo all’ospedale in queste condizioni”. Brand prese a passeggiare avanti e indietro nervosamente “Che cosa possiamo fare?” mormorò teso, vedere Deran soffrire in quel modo gli faceva perdere tutta la lucidità di cui si vantava sempre. “Ci vuole un veterinario!” esclamò Roxane schioccando le dita. “Vuoi chiamare Oscar?” le chiese Lien comprendendo “E’ l’unico esperto di ali che ci possiamo permettere al momento” “Ma è pericoloso fargli sapere come stanno le cose.” Commentò Brand “E’ molto più pericoloso lasciare che gli salga la febbre, potrebbe perdere il controllo, quanto credi che possa resistere ancora.” Disse indicando il volto pallido e madido di sudore del ragazzo, Brand annuì “E va bene vai a chiamarlo” “Dovrebbe essere all’ambulatorio a quest’ora ci metterò un po’” “Baderemo noi a lui” la rassicurò Brand accarezzando dolcemente la fronte del ragazzo nel vano tentativo di calmarlo. 

Roxane frenò davanti all’ambulatorio e si precipitò all’interno, fortunatamente data l’ora tarda non c’erano pazienti. “Signorina Heinzer che cosa è successo?” gli chiese lui vedendola sconvolta “Non c’è tempo per le spiegazioni è un’emergenza!” esclamò lei afferrando la borsa del medico e il suo camice “Venga con me!” lui la seguì anche se un po’ titubante. “Si può sapere che cosa è successo?” le chiese stringendosi alla maniglia della portiera quando Roxane effettuò l’ennesimo azzardatissimo sorpasso “Il mio amico si è rotto un’ala e adesso ha la febbre” gli spiegò lei alla bell’e meglio entrando sgommando per il vialetto di casa. Oscar scese dalla macchina prendendo la borsa di pelle scura “Non sapevo che aveste un uccellino in casa” lei si fermò di botto e si voltò ad osservarlo, se non fosse stato per la situazione si sarebbe messa a ridere. “Non è proprio un uccello” disse facendogli strada, il medico la seguì sempre più confuso “Ma..” borbottò quando entrarono nell’appartamento di Brand “Dottore meno male che è arrivato la febbre è salita ancora” esclamò Lien che portava tra le mani un catino d’acqua nel quale vi erano delle bende sporche di sangue “Mi volete spiegare cosa…” Roxane aprì la porta della stanza di Deran perché a parole non avrebbe saputo come spiegarglielo. Oscar lasciò cadere la borsa incapace di credere ai propri occhi. “Mio Dio…” mormorò senza fiato. Brand che teneva una pezza bagnata sulla fronte del ragazzo febbricitante tentando di calmarlo lanciò un’occhiata di rimproverò a Roxane “Potevi almeno spiegargli qualcosa” commentò. Deran gemette “Dottore” lo pressò Roxane preoccupata. Oscar prese la borsa e sebbene ancora frastornato esaminò l’ala spezzata, l’osso aveva tagliato la carne fuoriuscendo di parecchi centimetri. “Dovremo rimetterlo in asse ma per fortuna è una frattura semplice basterà tirare” spiegò loro semplicemente. Lien sussultò affrettandosi ad uscire dalla stanza “Tenetelo fermo.” Brand e Roxane afferrarono Deran per le braccia e le gambe mentre il medico cercava di sistemare l’ala spezzata. Deran gridò scalciando quando con un gesto secco Oscar rimise in asse le ossa spezzate, legandole poi saldamente tra loro con le bende che Lien aveva portato. Diede al ragazzo una medicina che gli avrebbe abbassato la febbre e dopo avergli medicato anche le ferite sulla schiena lo coprì con cura lasciando che riposasse sorvegliato da Lien. Brand gli porse una tazza di caffè che Oscar prese con riconoscenza “E’ quello che sembra?” chiese dopo averne bevuto una lunga sorsata, adesso che l’emergenza era passata le mani avevano preso a tremargli e sembrava molto scosso. Roxane lanciò uno sguardo a Brand che fece spallucce. “A questo punto..” mormorò. “Il ragazzo è un esperimento di una società scientifica” gli spiegò lei senza entrare nei dettagli “noi lo abbiamo fatto scappare”. Oscar li fissò incredulo “Credevo che queste cose succedessero solo nei film, chi potrebbe essere tanto pazzo…” esclamò sconvolto. Brand sospirò “Ci sono persone che non si pongono limiti pur di raggiungere i loro scopi” Oscar scosse il capo incapace di credere a quanto aveva visto e sentito, finì di bere il caffè e si alzò “Dottore” lo chiamò Roxane “Quegli uomini lo stanno ancora cercando, non dite a nessuno quanto avete visto ” Oscar annuì “State tranquilli, piuttosto chiamatemi se la febbre dovesse salirgli di nuovo” Roxane annuì “Grazie” mormorò quando si accomiatarono sulla porta.

“Ti fidi di lui?” le chiese Brand, Roxane annuì “è una brava persona manterrà il segreto”. 

Deran si svegliò soltanto tre giorni più tardi, era ancora intontito anche se la febbre ormai gli era scesa e le ferite si stavano cicatrizzando, il processo di guarigione era stato straordinariamente rapido, probabilmente dovuto all’efficienza dell’A.S. L’ala destra era ormai completamente guarita, tuttavia il ricordo di quanto era accaduto era indelebile nella sua mente. Era un mostro. Aveva ucciso quell’uomo inginocchiato ai suoi piedi anche se aveva chiesto pietà e aveva provato una profonda soddisfazione nel farlo. Nascose il capo tra le mani sconvolto, sarebbe stato meglio che fosse rimasto sepolto sotto le macerie, le lacrime gli scivolarono lungo le guance in silenzio, avvolse le grandi ali intorno al corpo cercando rifugio dalla realtà. L’ala sinistra urtò il tavolo di legno che cadde buttando a terra i libri di fisica che c’erano sopra, “Stai cercando di distruggere casa mia” mormorò Brand che attirato dal fracasso stava ora in piedi sulla soglia, il sorriso che aveva sulle labbra tuttavia scomparve quando notò lo stato del ragazzo. “Deran..” mormorò avvicinandoglisi. “Va via!” tuonò il ragazzo avvolgendosi improvvisamente nelle fiamme, “Deran sei impazzito cosa vuoi fare?” gli chiese preoccupato Brand impallidendo “Io sono un mostro” mormorò il ragazzo con voce rotta, “Santo cielo Deran non farlo” mormorò Brand pallidissimo. “Quando avevo sette anni tentai di uccidermi nella cantina di casa mia,” Deran sorrise, un sorriso colmo di una tristezza incredibile “mi tagliai le vene con un coltello da cucina che mia madre mi aveva dato attraverso la feritoia da cui mi passava il cibo” “Deran..” mormorò Brand senza sapere cosa dire impotente di fronte a quel terribile dolore “Voleva liberarsi di me ma non aveva il coraggio di uccidermi e così mi diede il coltello e mi chiese di dimostrarle che l’amavo. Passai giorni interi a tentare di morire ma continuavo a svegliarmi, giorno dopo giorno continuavo a svegliarmi di nuovo, finché impazzii e scatenai il terremoto.” Brand sussultò, “Ma non bastò, non fu sufficiente nemmeno quello”  Deran alzò il capo a fissare il ragazzo biondo e Brand si sentì mancare l’aria quando vide lo sguardo folle del ragazzo “Ma ora so cosa devo fare” le fiamme crebbero d’intensità “No!” gridò Brand andando verso di lui ma fu scaraventato indietro da una violenta vampata di calore. “Deran non farlo” supplicò Brand rialzandosi faticosamente “Io sono un mostro” “Non è vero! Eri soltanto spaventato” “Ho ucciso i miei genitori” “Deran…” Brand strinse i denti “Quelle persone ti avevano fatto del male” il ragazzo sussultò piegandosi su se stesso “No” faticava a parlare ma sorrise “Ci sono tante cose che mi piacerebbe fare” mormorò “Ma non posso correre il rischio….” Deran si accasciò in avanti e Brand si lanciò tra le fiamme senza tuttavia riuscire a raggiungerlo “Deran!” “Va via non voglio più sentire nessuno morire. Posso sentirlo sai, sento il loro dolore, la loro paura ogni volta che chiudo gli occhi la loro sofferenza mi soffoca”  mormorò il ragazzo stancamente “Io ho giurato di proteggerti, Deran, non permetterò a nessuno di farti soffrire ancora, nemmeno all’Arcangelo. ” Deran scosse il capo “Va via” mormorò “E’ meglio così” “Maledizione Deran, non pensi a me?” Deran alzò il capo a fatica scorgendo le lacrime negli occhi dell’amante “Che cosa farò io se tu scompari così!” gli gridò disperato “Ho passato tutta la vita a cercarti e adesso che ti ho trovato hai intenzione di lasciarmi così!” Deran scorse la sua figura avvicinarsi e scostò le fiamme in modo che non lo toccassero, le forze gli stavano lentamente mancando ed era così stanco di lottare, così stanco di avere paura  “Deran io ti amo!” le parole gli giunsero lontane ma chiare. Brand l’amava? Come poteva qualcuno amarlo? Lui era un mostro. Eppure qualcosa cambiò nel suo sguardo e le fiamme persero d’intensità “Torna da me tesoro ” mormorò Brand ansando per lo sforzo di resistere al calore. Lo vide lì davanti a lui il volto arrossato e quella preoccupazione dipinta negli occhi viola, Brand l’amava davvero. Le fiamme si spensero lentamente e Brand trasse un sospiro di sollievo precipitandosi a prendere Deran tra le braccia “Anch’io ti amo Brand” mormorò il ragazzo prima di perdere i sensi.

Era buio quando si riprese, Brand lo teneva protettivamente tra le braccia steso accanto a lui. Deran fissò quel volto addormentato accanto a lui e non riuscì  a resistere alla tentazione di accarezzarlo. Brand aprì gli occhi perfettamente sveglio e Deran arrossì. “Pensavo che stessi dormendo” balbettò. Brand lo spinse delicatamente sotto di se guardandolo dritto negli occhi. “Giurami che non lo farai più!” gli intimò serio, Deran voltò il viso di lato, ma due dita ferree lo costrinsero a fissarlo negli occhi. “Deran…” gli intimò “giuralo!” Deran emise un sospiro tremulo e scosse il capo “Non posso Brand e se un giorno perdessi il controllo… se facessi anche a te quello che ho fatto a loro?” gli chiese disperato con le lacrime agli occhi. “Loro chi?” chiese Brand perplesso. Impallidì quando Deran gli raccontò quanto era successo. Deran lo vide diventare paonazzo e stringere la mascella e si sentì morire. Ecco ora anche Brand lo temeva, “Vedi adesso anche tu pensi che io sia un mostro.” Mormorò cercando di divincolarsi dalla sua presa “Lasciami andare” esclamò puntando le mani sul petto dell’amante ma Brand scosse il capo “No, Deran, non ti lascerò andare. Non stavo scherzando quando ti ho detto che ti amo.” Gli pose un bacio leggero sulla guancia raccogliendo con la lingua una lacrima salata, lo sentì rabbrividire sotto di se. “Ti rendi conto di come mi sono sentito?” gli chiese con voce roca posandogli un altro bacio sulle labbra “Di che cosa ho provato quando ho creduto di perderti per sempre.” Gli accarezzò i capelli chiudendogli le labbra con le sue, Deran resistette solo pochi secondi prima di aprire la bocca con un gemito. “Era come se mi strappassero l’anima” mormorò staccandosi da lui e osservandolo con uno sguardo così carico d’amore che Deran si sentì soffocare. Allungò le braccia e gliele strinse intorno al collo. “Quando ero molto piccolo i miei mi mandarono in una clinica psichiatrica…” mormorò, un sussurro appena udibile, il volto nascosto contro la sua spalla “…erano terrorizzati da me, dalla mia morbosa passione per la morte. Era una clinica bianca ed enorme che sapeva di medicine e mi faceva tanta paura. Mi diedero una camera imbottita in cui c’era solo un letto con le lenzuola bianche, anche le pareti erano bianche, la porta era bianca era tutto dannatamente bianco” mormorò con un tremito nella voce mentre un’immagine che non riusciva a cancellare dalla mente lo tormentava. Sangue. Il suo sangue su quelle lenzuola bianche. Brand lo sentì tremare e lo strinse più forte a sé, non sapeva cosa Deran gli stesse raccontando e perché ma era ben conscio che era una confessione che Deran non aveva mai fatto a nessuno. Che aveva bisogno di spiegargli perché si comportava così. “Mi fecero dei test, ogni giorno mi facevano dei test e poi mi davano delle medicine che mi annebbiavano la testa. Ed esami, tutti i giorni, esami del sangue.” Tremava sempre più forte e Brand cominciò seriamente a preoccuparsi, che cosa gli avevano fatto? “Non erano mai soddisfatti, volevano guarirmi ma io riuscivo a vedere solo morte, morte e distruzione in continuazione. E così i medici esasperati cambiavano uno dopo l’altro, per giorni, mesi, anni rinchiuso tra quelle mura bianche.” Rimase in silenzio facendo un respiro profondo, sforzandosi di calmarsi e Brand gli accarezzò con dolcezza il capo cercando di tranquillizzarlo, lo sentì rilassarsi e riprendere a raccontare. “E poi è arrivato lui. L’illustre Dottor Zaccary Terg. Era diverso dagli altri, mi trattava con gentilezza, smise di farmi fare gli esami del sangue e cambiò le mie medicine. Avevano un sapore migliore e mi facevano fare dei bei sogni. E poi un mattino mi disse che aveva letto la mia scheda e aveva scoperto che fra poco avrei compiuto sei anni. “Sei un uomo ormai” disse “Ti farò un bel regalo” e io mi sentii felice. Ero così felice!” sorrise e c’era una luce così triste nei suoi occhi che Brand lo strinse inconsciamente più forte a sé. "Il giorno del mio compleanno venne in camera mia e mi portò delle medicine nuove. Disse che mi sarebbero piaciute e io le presi. Mi sentivo strano e avevo caldo, la stanza cominciò a ruotare intorno a me e cominciai a sentire i suoni in modo ovattato distante, avevo la gola secca e non riuscivo ad emettere suono….” La voce di Deran si ruppe mentre un tremito violento s’impossessava di lui, Brand lo sospinse dolcemente indietro fissandolo negli occhi terrorizzati al ricordo “Ti ha drogato.” Disse Brand stupito “Ma perché?” Gli occhi di Deran si riempirono di lacrime e Brand sentì una morsa fredda serragli lo stomaco “Non voleva che mi sentissero gridare” mormorò Deran la voce ridotta ad un sussurro spezzato, tornò a fissare Brand negli occhi e il ragazzo sentì il gelo salirgli dallo stomaco in tutto il corpo, in quelle iridi dorate lesse un umiliazione ed una vergogna più chiara di qualsiasi parola “Mi ha stuprato Brand” mormorò Deran scoppiando in singhiozzi. “Io mi fidavo di lui!” gridò il ragazzo con rabbia e dolore. Brand rimase immobile a fissare quel corpo sottile scosso dal pianto. Non sapeva cosa dire, non sapeva cosa fare per mettere fine a quel dolore straziante. Lo accarezzò con una tenerezza che non aveva mai usato con nessuno, lo fece piano e con delicatezza per timore di ferirlo, di spaventarlo ancora di più. Perché? Perché maledizione! Gridò contro se stesso che non c’era stato per proteggerlo, contro il mondo intero che lo aveva ferito. Perché aveva dovuto soffrire così tanto! Deran si asciugò le lacrime e tornò a fissarlo negli occhi, era così vulnerabile adesso, bastava una parola sbagliata, un gesto e l’avrebbe spezzato per sempre. “Ho giurato a me stesso che non mi sarei fidato mai più. Di nessuno” Brand rispose a quel suo sguardo disperato riversando su di lui tutto il suo amore, la sua passione, la sua preoccupazione senza nascondergli nulla e lentamente i lineamenti di Deran si distesero. “Fa l’amore con me Brand” mormorò Deran stringendosi a lui e posando le labbra sulle sue. Brand rispose al suo bacio da prima con delicatezza quasi con timore ma lentamente la passione ebbe la meglio, si disfarono in fretta dei vestiti desiderando avvertire il contatto tra i loro corpi nudi. Brand prese a baciarlo sul collo e sul petto mentre Deran faceva scorrere le mani sulla schiena del compagno. Ben presto si trovarono entrambi senza fiato, Brand fece scivolare la mano tra i loro corpi accarezzandolo e Deran s’inarcò con un gemito soffocato, ma questa volta la mano di Brand scivolò ancora più in basso fino a trovare la piccola apertura tra i glutei. Deran alzò i fianchi “Brand!” gemette mentre le dita dell’amante lo stuzzicavano. Brand alzò il capo e lo costrinse a guardarlo negli occhi “Ti farò male Deran” l’avvertì e lui annuì allacciando le braccia al suo collo con fiducia, come se così aggrappato a lui non avesse più paura di niente. Brand lo baciò con dolcezza insinuando delicatamente un dito dentro di lui, lo senti sussultare e rallentò la pressione scivolando delicatamente avanti e indietro, Deran gemette inarcandosi contro di lui, Brand per poco non perse il controllo quando avvertì il ragazzo strofinarsi contro di lui, insinuò un secondo dito e lo sentì irrigidirsi “Rilassati, amore, rilassati” gli sussurrò all’orecchio mentre lo stuzzicava con la lingua, gli scostò di più le gambe facendo scivolare fuori la mano per tornare poi ad accarezzarlo Deran respirava sempre più affannosamente “Ti prego!” supplicò inarcandosi sotto quelle carezze. Brand lo prese per i fianchi, accompagnandolo contro di se, e poi scivolò dentro di lui il più delicatamente possibile. Deran emise un lamento spezzato aggrappandosi alle sue spalle e Brand lo baciò con passione e dolcezza spingendo lentamente. Ben presto al dolore si aggiunse il piacere mentre Brand lo accompagnava nel suo ritmico movimento spingendolo sempre più in alto. Deran gemeva sempre più in fretta, Brand fece scivolare entrambe le mani sui suoi glutei in una carezza esigente spingendolo verso di se, Deran reclinò il capo all’indietro gridando quando sentì l’amante venire dentro di lui raggiungendo l’orgasmo nello stesso istante.

Brand scostò una ciocca scura dal volto sudato di Deran “Tutto bene?” gli chiese premurosamente, Deran annuì, Brand lo baciò con dolcezza e raccolte le coperte le usò per coprire i loro corpi abbracciati, Deran si sistemò tra le sue braccia posandogli il capo sul petto con un sospiro, Brand ascoltò il suo respiro regolare sfiorargli il petto e desiderò poterlo tenere così per sempre. “Ti amo” mormorò prima di addormentarsi anche lui. 

Deran si svegliò nell’abbraccio protettivo di Brand e gli sorrise allungandosi sul suo petto per scoccargli un bacio sulle labbra, Brand lo strinse a sé facendogli scivolare le mani sulla schiena  e poi si fermò colpito da un pensiero improvviso. “Come facevi a sapere che saresti stato in grado di volare” gli chiese stupito e Deran arrossì “Non lo sapevo” borbottò a disagio e Brand lo guardò allibito prima di scoppiare a ridere “Al momento non mi è venuto in mente nient’altro” protestò Deran offeso dalla sua ilarità. Brand sospirò “Bhe, poteva andarti peggio. Per fortuna che Oscar ha curato la tua ala” “Oscar?” chiese Deran stupito “Ma è un veterinario!” esclamò contrariato “Non potevamo mica permetterci di portarti all’ospedale!” gli disse Brand con un sorriso “E poi le ali sono sempre ali” commentò il ragazzo accarezzandogli le scapole dove le ali erano scomparse quando Deran aveva cercato di darsi fuoco. Il pensiero lo fece rabbrividire e tornò a fissarlo serio “Promettimelo, Deran” gli disse fissandolo negli occhi. Deran fissò quegli occhi viola solo un istante prima di annuire “Io mi fido di te.” Mormorò arrossendo “Te lo prometto, Brand”. Lui sorrise soddisfatto ricompensandolo con un bacio. 

Lucas e Marc accolsero il suo ritorno a scuola con una grande notizia. “Lien ci ha detto che hai avuto la febbre” gli disse Marc che grazie a Deran aveva stabilito una specie di amicizia con la ragazza che si era maggiormente avvicinata al loro gruppo “Per fortuna che sei guarito in tempo, tra una settimana c’è la festa dell’arte e tu devi aiutarci a preparare gli addobbi!” esclamò felice. Deran lo fissò sorpreso “Davvero? “ chiese scettico “Il professore di scienze ci ha diviso in gruppi, ognuno ha un compito diverso e tu fai parte del nostro” spiegò Marc “Ma non è questa la cosa importante!”  protestò Lucas “Passeremo tutti i pomeriggi della prossima settimana  ad organizzare la manifestazione e quindi saremo esentati dai compiti per casa! Pensa che fortuna poi, la quarta B avrà gli stessi nostri orari!” Deran lo fissò senza capire “Sei un caso disperato” protesto Marc “La classe di Elisabeth!” “Oh quella” mormorò Deran ricordando la biondina, la trovava un po’ inquietante. I ragazzi non fecero altro che parlare dell’infinità di occasioni che avrebbero avuto per abbordare le ragazze dell’altra classe durante i preparativi per la festa, lo invitarono anche ad andare a comperare con loro i nastri per gli addobbi, ma lui rifiutò anche perché Lien gli lanciò un occhiata d’ammonimento non era saggio gironzolare per la città con gli uomini della T.E.C a piede libero. Non si era ancora abituato a considerare la ragazza come una guardia del corpo, era strano trovarsela d’un tratto sempre alle costole. Marc invece era al settimo cielo dato che ora aveva una buona scusa per cercare di fare colpo su di lei. Una cosa positiva c’era, avrebbe potuto vedere Brand tutto il giorno, infatti con grande felicità delle ragazze della loro classe il supplente di diritto era stato incaricato di sorvegliare il loro operato. L’allegria di Marc e Lucas finì per contagiare anche lui, così il giorno seguente preparò un pranzo al sacco e rimase a scuola per aiutare gli amici a preparare l’avvenimento. Nell’aria si respirava l’entusiasmo per l’iniziativa e tutti si davano da fare in modo più o meno utile. Fiocchi colorati, pennarelli, e cartoncini erano sparsi per il prato davanti alla palestra le cui porte spalancate permettevano agli addetti ai lavori di entrare e uscire facilmente. Il preside dopo non poche insistenze aveva permesso loro di colorare con lo spray il muro di cinta della scuola e molti ‘artisti’ si erano messi d’impegno per rappresentare le cose più inverosimili. Era bello vederli affaccendarsi così tutti insieme, pensò Deran osservando i suoi compagni di scuola, per la prima volta lì vedeva non tanto come piccole creature indifese ma come un tutto unico dotato di un energia e una volontà incredibile, persino i segni della morte sui loro volti sembravano attenuarsi e sbiadire. “Hei ti sei incantato?” gli chiese Marc passando accanto a lui con le braccia cariche di festoni. Deran si affrettò a seguirlo raccogliendo lo spago necessario per legare i palloncini.

“Sai Deran è anche simpatica” disse Marc a bruciapelo mentre aiutava il ragazzo a montare il palco per il piccolo gruppo musicale che si sarebbe esibito il giorno della festa dell’arte. Deran lo guardò senza capire “Lien intendo” specificò lui indicando con il capo la ragazza che unitasi al loro gruppo con Alissia ed Ellen stava ora sistemando uno striscione. Deran osservò la ragazza dai capelli scuri, “Secondo me ha una cotta per te!” aggiunse Marc dandogli un colpetto al fianco. “Dovresti provarci con lei” Deran lo fissò sorpreso  “Non dire stupidaggini!” esclamò parlando un po’ troppo forte e attirando così l’attenzione delle ragazze. Lien lo fissò sorpresa e Alissia gli sorrise, Deran si affrettò a spostare lo sguardo altrove e Marc ridacchiò “Ma dai è ovvio” disse continuando il discorso “Ti sta sempre appiccicata!” Deran sospiro, Marc non immaginava neppure il motivo per cui Lien lo seguiva sempre, “Lascia stare Marc non mi va di parlare di queste cose” “Come vuoi” disse il ragazzo con uno strano sorrisetto in volto molto irritante. “Vado a prendere altri chiodi in magazzino” disse allontanandosi a grandi passi. “Che cosa gli hai detto?” gli chiese Lucas spuntando da dietro il palco con un asse di legno tra le mani e osservando Deran dirigersi verso l’edificio scolastico, Marc sorrise “Niente” disse con aria innocente, Lucas scosse le spalle “Dammi una mano con questa” esclamò. 

Deran si infilò nel piccolo magazzino alla ricerca delle scatole di chiodi, c’erano una decina di scaffali strapieni di cianfrusaglie, vecchi materassini e palloni erano accatastati qua e la in cesti e la polvere ricopriva il tutto abbondantemente, sospirò. “Deran?” il ragazzo si voltò di scatto riconoscendo la voce di Lien “Che ci fai qui?” le chiese un po’ troppo bruscamente, la ragazza scosse le spalle “Sono venuta a vedere se ti serviva una mano” disse semplicemente. “Non ho bisogno di aiuto per trovare una scatola di chiodi e poi non mi seguire in continuazione mi fai venire i nervi!” Lien impallidì e fece un passo indietro. Deran sospirò pentito passandosi una mano tra i capelli “Scusami” mormorò. Lien scosse il capo e andò a sedersi su un cumulo di materassi. “Capisco che non deve essere facile per te” mormorò. Lui annuì “Perché hai scelto di essere un angelo?” le chiese a bruciapelo curioso “Nessuno ti obbligava a farlo”. Lei scosse il capo. “Non è stato proprio così” disse e vedendo che lui corrugava la fronte cominciò dall’inizio. “Quando dieci anni fa il nonno ti affidò all’istituto sapeva che la T.E.C. avrebbe probabilmente usato degli angeli per darti la caccia e sapeva anche che non aveva molto tempo per agire dato che si era scoperto troppo per riuscire a metterti in salvo così chiese a Brand che era il nostro vicino di casa e a Roxane che allora avevano ventidue anni di diventare angeli” Deran corrugò la fronte perplesso “Come ventidue anni, Brand ne dimostra ora si e no venticinque ma sono passati più di dieci anni da allora?” Lien scosse il capo “Brand ha cercato di spiegarmelo, la parte meccanica che compone i nostri corpi rallenta il nostro sviluppo” spiegò. Deran scosse il capo sconvolto “Come avete fatto con i documenti?” chiese e la ragazzina sorrise “Li abbiamo falsificati” disse candidamente “Roxane è bravissima in queste cose, qualche volta l’abbiamo fatto anche con il denaro!” Deran la fissò senza parole e lei continuò “Comunque, sia Brand sia Roxane accettarono e il nonno installò in entrambi dei meccanismi bionici. Io all’epoca avevo una colossale cotta per Brand e lo seguivo sempre dovunque” disse arrossendo al ricordo “Dopo l’operazione però sia lui sia Roxane cominciarono a sperimentare le loro nuove capacità, correvano molto velocemente e riuscivano a saltare tanto in alto che sembrava che volassero, smisero di badare a me perché dovevano imparare a controllare i loro nuovi poteri, erano già molto maturi per la loro età e avevano preso molto sul serio il compito che il nonno aveva dato loro.” Sospirò arricciando una ciocca di capelli scuri alle dita. “Ero molto arrabbiata con loro e con il nonno così decisi che per punirli sarei scappata di casa, presi il mio orsacchiotto di peluche e un paio di panini e me ne andai” sorrise al ricordo “Ma la mia fuga non durò molto, ero così concentrata nella mia autocommiserazione che attraversai la strada senza guardare e venni presa in pieno da un automobile. I medici non poterono fare gran che, rimasi paralizzata dalla vita in giù” Deran sussultò “E’ stato allora che il nonno mi operò” spiegò lei guardandosi le gambe. “Deve essere stato difficile” mormorò ma lei gli sorrise “All’inizio sì, ma avevo l’appoggio del nonno e quando lui scomparve un anno dopo Roxane e Brand mi insegnarono a gestire la cosa e poi c’era la mamma. Mi è successo qualche volta di desiderare una vita normale ma in fondo ormai sono così abituata a tutto questo che probabilmente ne sentirei la mancanza” saltò giù dai materassi “Penseranno che ci siamo persi” commentò “Ma allora tu quanti anni hai?” le chiese Deran affrettandosi a cercare i chiodi, lei gli sorrise ma non gli rispose e a lui non rimase che seguire la ragazza fuori dal magazzino. 

Quel pomeriggio anche l’allenamento si svolse in un clima più allegro, Ellen, che Deran aveva scoperto essere la sorella di Jack, andò a vederli insieme ad Alissia e Lien suscitando la felicità di Marc e Lucas anche se quest’ultimo continuava a negare tutto. Ormai era diventato veramente bravo tanto che riusciva a tenere testa allo stesso capitano con grande felicità del coach che faceva grandi progetti per quell’anno. Il giorno della festa dell’arte poi si sarebbe svolta la prima partita per le eliminatorie ed era sicuro che avrebbero vinto. Marc sorrise quando Deran gli soffiò la palla. “Accidenti Deran!” protestò, il ragazzo si fermò ad osservarlo sorpreso, “Stai diventando un po’ troppo bravo” Deran sorrise rilassato. Era da tanto che non si sentiva così bene. “Sei un mito Deran!” gridò Alissia dagli spalti sventolando una bandierina e facendo arrossire il ragazzo. “Chiudi il becco arpia!” tuonò Lucas dal campo “Se devi andare a starnazzare vai fuori!” “Pensa a prendere la palla lumaca!” ribatté lei. “Fate silenzio!” tuonò il mister riportando l’ordine. 

 

“Deran?” il ragazzo si riscosse di scatto e arrossì prendendo lo striscione che Marc gli teneva. Era difficile concentrarsi con Brand a pochi metri da lui. Il professore stava aiutando un gruppo di ragazzi a montare l’impianto elettrico, le maniche della camicia arrotolate sulle braccia muscolose, i jeans impolverati e i capelli legati nell’ennesima treccia gli davano un aria leggermente selvaggia che deconcentrava del tutto il ragazzo. Una ragazzina sfarfallò accanto all’insegnante tendendogli con un sorriso luminoso delle prese. Marc seguì il suo sguardo e sorrise più apertamente.  “Il prof è molto corteggiato.” Disse osservando con attenzione l’espressione di Deran “Chissà quante ragazze ha avuto ai suoi piedi!” Come previsto Deran corrugò la fronte e si affrettò a tornare al suo lavoro “Non sono affari miei e non mi interessa!” sbottò mentre il pensiero di tutte quelle ragazzine adoranti gli faceva bollire il sangue nelle vene. Marc rise e poi batté con aria complice una colpetto sulla spalla di Deran. “Sei geloso?” gli sussurrò facendolo arrossire violentemente. “Che cavolo ti salta in mente!!” esclamò scuotendo il capo e Marc rise di nuovo. “Ma dai se ne accorgerebbe anche un cieco!” gli disse con un sorriso “Sei cotto mio caro!” esclamò sventolandogli un dito sotto il naso. Deran arrossì ancora di più “Si…si vede così tanto?” balbettò a disagio, Marc gli passò un braccio attorno alle spalle con un sorriso “Ho un certo intuito per queste cose, ma non credo che qualcun altro se ne sia accorto se ti consola” Deran sospirò e Marc lo lasciò andare scompigliandogli i capelli con affetto, lanciò un’altra occhiata in direzione del professore e sorrise “Ahi, la mia già scarsa sufficienza in diritto è ormai totalmente compromessa” disse e Deran seguì il suo sguardo incontrando due occhi viola gelidi, sorrise tra sé, non era l’unico a essere geloso. 

Brand attese che Deran uscisse per accompagnarlo a casa. Di solito tornava con Lien e la sorella per non dare adito a pettegolezzi nella scuola ma quella sera aveva intenzione di accompagnarlo personalmente. Deran uscì dalla palestra parlando con Marc e Lucas, quest’ultimo li salutò non appena giunse al parcheggio inforcando il suo scooter e sparendo poco dopo oltre il cancello. Marc gli indicò il professore fermo accanto all’auto sportiva con un cenno del capo “Cerca di salvare la mia carriera scolastica” gli sussurrò ad un orecchio facendolo arrossire e provocando un irrigidimento ulteriore sul viso di Brand.  Deran arrivo a fianco dell’auto e salì, Brand mise in moto e partì senza una parola. Solo quando si furono chiusi la porta dell’appartamento alle spalle Deran si decise a spezzare quel silenzio pesante “Perché mi hai aspettato oggi?” Brand lanciò un’occhiata fredda “Avevo voglia di accompagnare a casa il mio ragazzo” a Deran non sfuggì la sottolineatura e sorrise avvicinandosi al compagno “Sei geloso?” gli chiese appoggiandogli una mano sul petto con fare malizioso. Brand imprigionò la sua mano nella propria “Non mi è piaciuto quello che ho visto oggi” il sorriso scomparve dalle labbra di Deran che si divincolò con forza. “Neanche a me!” disse con voce tesa. Con che diritto si lamentava per il gesto fraterno di Marc quando lui sorrideva tutto il giorno a quelle stupide ochette! Brand lo fissò confuso dalla rabbia che lesse nei suoi occhi. “A che cosa ti riferisci?” chiese perplesso, Deran parve arrabbiarsi ancora di più “Mi riferisco a tutti quei sorrisi che fai alle mie compagne di classe! Io e Marc ci domandavamo quante di loro ti hanno chiesto di uscire!” Brand spalancò gli occhi meravigliato e poi il suo viso si distese in un sorriso dolcissimo “Deran..” mormorò abbracciandolo, il ragazzo s’irrigidì “Sei geloso?” gli chiese rivolgendogli contro quella stessa domanda che egli stesso gli aveva fatto poco prima. Depose un bacio sul collo del ragazzo facendo rabbrividire. “Sì” mormorò Deran arrossendo, “ne sono lusingato” mormorò Brand contro il suo collo, Deran emise un gemito quando le lingua dell’amante l’accarezzo dietro l’orecchio. 

 

Brand scostò con tenerezza il lenzuolo per coprire meglio il ragazzo sdraiato accanto a sé e gli sorrise. “Il nostro primo litigio” mormorò e Deran arrossì “Se finiscono tutti così voglio litigare con te più spesso” mormorò e Brand rise, una risata bassa e sensuale che gli spedì una serie di lunghi brividi lungo la schiena. Scivolò sul petto di Brand e si puntellò su un gomito per poterlo guardare negli occhi. “E’ che io… insomma tu sei il primo…e invece tu…” non sapeva come spiegarsi le parole gli si appiccicavano in bocca per l’imbarazzo. “Vuoi sapere quanti amanti ho avuto?” gli chiese Brand con un sorriso malizioso e Deran arrossì ancora di più. Allungò una mano per accarezzare il volto del giovane “Non tanti quanti credi” gli disse scoccandogli un bacio sulle labbra per poi attirarlo a se. Deran rimase immobile tra le sue braccia crogiolandosi in quel dolce calore. “Ho avuto la mia prima storia in terza media. Era una mia compagna di classe.” Sorrise al ricordo “Era una ragazza molto allegra e vitale un vero vulcano, è stata lei a dichiararsi io non mi sarei mai sognato di farmi avanti ero molto timido all’epoca.” Deran provò ad immaginarselo a tredici anni ma non ci riusciva proprio. “Uscivamo la domenica per andare in discoteca o al cinema e con lei stavo veramente bene e credevo che quello che provavo per lei fosse attrazione almeno finché non andai una volta a casa sua a fare i compiti e mi presentò suo fratello.” Deran alzò il capo per fissarlo stupito “Se non ci eri ancora arrivato io sono gay Deran” gli disse con un sorriso vedendolo arrossire, gli accarezzò il capo con dolcezza. “Sono stato molto fortunato a scoprirlo con Stephan. Ero traumatizzato all’idea di essere attratto dal fratello della mia ragazza. Ti pensi le scenette?” gli chiese divertito. “Comunque un pomeriggio andai a trovarla a casa e scoprii che era uscita per fare la spesa. Stephan mi chiese se volevo aspettarla lì e io rimasi. C’eravamo solo noi in casa e quella consapevolezza mi rendeva nervoso e felice allo stesso tempo. Lui stava studiando, in salotto e io me ne stavo zitto nel mio angolino a fissarlo con sguardo adorante stando attento a non farmi beccare. Però lui se ne accorse lo stesso. Si alzò venne da me e mi baciò. “Se aspetto te facciamo notte” mi disse, me lo ricordo ancora. In quella famiglia erano tutti tremendamente spigliati su queste cose. Lui è stato il mio primo amante. E’ durata sei mesi, poi ci siamo lasciati. Lui aveva trovato un altro compagno e io mi ero reso conto che per lui avevo solo una cotta, siamo rimasti amici e ogni tanto ci scriviamo sua sorella si è sposata tre anni fa, sono anche andato al matrimonio. La prossima volta che gli scrivo gli parlerò anche di te è da tanto che mi domanda se ho finalmente trovato la persona giusta.” La persona giusta. Deran si sollevò su un gomito e lo fissò con un sorriso radioso “Ti amo Brand” lui annuì accarezzandogli i capelli scuri. “Lo so” mormorò prima di tornare a baciarlo. 

 

Brand aspettava tranquillamente accanto al cancello scolastico, guardò l’orologio Deran era in ritardo, la festa dell’arte e gli allenamenti lo tenevano molto impegnato ma non lo aveva mai visto così rilassato e anche se avrebbe preferito passare un po’ più tempo con lui era felice di vederlo così tranquillo sembrava addirittura riuscire a dimenticare la minaccia della T.E.C. Ma Brand non poteva permettersi di dimenticare, lanciò un occhiata all’orologio, chissà perché non arrivava. 

Raian fermò l’auto davanti all’entrata della scuola, quella era l’ennesima scuola che visitava cercando quel misterioso ragazzo. Probabilmente era tutto inutile pensò accendendosi una sigaretta e spegnendo il motore, ma lui non si sarebbe arreso. Fu allora che li vide, il ragazzo dai capelli neri camminare in fretta verso l’uscita laterale parlando con una ragazza della sua età, sussultò quando vide l’auto sportiva che li aspettava, sembrava proprio quella descritta da Axon, quando vide l’uomo biondo alla guida poi non ebbe dubbi. Sorrise li aveva trovati! La T.E.C. avrebbe pagato tutti i conti. 

Il pomeriggio seguente Raian si recò a scuola cercando di non dare troppo nell’occhio, fortunatamente nel clima di confusione generale nessuno fece caso a lui. Attraversò l’atrio e un paio di corridoi prima di riuscire a trovarlo, insieme ad altri due ragazzi e alla ragazza con cui l’aveva visto il giorno prima stavano cucendo uno striscione steso su tre cattedre allineate. I ragazzi s’interruppero quando lo videro entrare nell’aula nella quale stavano lavorando, notò un lampo di paura negli occhi dorati del ragazzo. La ragazza dai capelli neri legati a coda di cavallo si mise tra lui e Deran con uno sguardo di fuoco negli occhi blu. “Chi è lei?” gli chiese uno degli altri due ragazzi senza percepire la tensione che era nell’aria. Raian infilò una mano sotto la giacca per prendere il tesserino e notò la ragazza serrare la mascella come se fosse pronta a colpire. Che cosa stava succedendo? “Il mio nome è Raian Zancas” disse mostrando loro il tesserino della redazione, “Vorrei parlare con te Deran” gli disse “a proposito dell’incendio” il ragazzo impallidì mentre i suoi compagni lo fissavano incuriositi e perplessi. “In privato se non ti dispiace” aggiunse vedendo che il ragazzo non si era mosso. Deran lanciò un’occhiata preoccupata a Lien ma poi si decise a seguire l’uomo fuori della stanza anche per evitare domande imbarazzanti da parte di Marc e Lucas. 

“E’ difficile trovarti lo sai ragazzo?” gli disse Raian con un sorriso quando si chiusero le porte dell’aula di musica alle spalle. Deran non rispose restando guardingo. “Anzi tutto quello che ti riguarda sembra essere attentamente cancellato.” Lo fissò con più attenzione incontrando i diffidenti occhi dorati del giovane. “Ho fatto delle ricerche su di te.” Iniziò il giornalista estraendo un blocchetto per appunti dal taschino della giacca. “Sei stato affidato all’associazione per la cura degli orfani dieci anni fa da un uomo che ha usato il nome di Tom Smith” fissò il ragazzo “ho controllato e non esiste nessun signor Smith, ma mi sembrava ovvio. Da quando sei stato affidato all’associazione hai cambiato città con un regolarità sconcertante fino a far perdere totalmente le tue tracce. Sei giunto qui tre mesi fa e una settimana dopo il tuo arrivo sei stato coinvolto in una rissa” Deran rimase in silenzio e Raian continuò “La signora Rosmary che abita vicino al cantiere abbandonato ha chiamato la polizia quando ha visto la banda di quartiere pestare un ragazzo che corrispondeva alla tua descrizione ma quando sono arrivati sul posto venti minuti più tardi era rimasto solo un ragazzo di nome Carlos e per di più la sua storia era totalmente assurda. Alcune settimane più tardi casa tua è bruciata misteriosamente. Le analisi della scientifica hanno trovato traccia di ceneri radioattive e addirittura il rimasuglio di una sostanza che non sono stati in grado di identificare. Poi all’ufficio di polizia arriva un tizio vestito di nero e quando se ne va il capo ordina agli agenti di dimenticare tutto.” Questa volta Deran sussultò, l’uomo vestito di nero doveva essere un agente della T.E.C. “Si può sapere che cosa sta succedendo? Chi sei tu?” Deran aprì la bocca e poi la richiuse “Non ho intenzione di parlarne con lei.” gli disse invece, vide il giornalista serrare la mascella. “Mi dispiace ma non posso rispondere alle sue domande” disse dirigendosi verso la porta “Non sei stanco di vivere nella paura che ti trovino?” Deran si bloccò voltandosi stupito “Anche mia moglie era una giornalista, cercava il colpo del secolo quando scoprì un organizzazione segreta chiamata T.E.C.” gli spiegò l’uomo “Ma non fu abbastanza cauta e venne uccisa” i suoi occhi si annebbiarono di dolore per un minuto prima che riprendesse a parlare “Ho abbandonato la polizia di New York e sono diventato giornalista anch’io, grazie alle informazioni lasciatemi da Karen e all’aiuto di un caro amico dell’accademia sono arrivato a te. Che cosa hai visto ragazzo di tanto terribile?” gli chiese avvicinandosi “Quella ragazza dai capelli scuri è qui per proteggerti giusto? Come pure quel ragazzo biondo con l’auto sportiva? Sono agenti della T.E.C?” “Non posso rispondere alle sue domande” ripeté Deran con meno convinzione, la mano sulla maniglia. “Fa come vuoi ma prendi questo” gli disse tendendogli un biglietto da visita “Potrebbe tornarti utile” Deran mise in tasca il foglietto di carta e se ne andò. 

 

“Ci mancava solo questa” borbottò Brand quando quella sera Deran gli ebbe raccontato l’accaduto, “Forse se gli dicessimo come stanno le cose lui potrebbe far arrestare gli uomini della T.E.C” propose Deran, Roxane gli sorrise con tristezza “Il potere della T.E.C. arriva molto più in alto di quello della polizia, nel momento stesso in cui quel giornalista verrebbe a sapere la verità tu finiresti nei laboratori della T.E.C.” Deran sospirò incupendosi “E’ meglio che tu non ti faccia vedere a scuola per un po’, come ti ha trovato lui potrebbero trovarti anche loro.” Ragionò Brand, “Credi che sia il caso di trasferirsi?” gli chiese Lien ma il ragazzo biondo scosse la testa “No, non ancora.” Disse lanciando uno sguardo preoccupato al volto cupo di Deran. 

 

Ormai la cosa sta diventando pericolosa, non possiamo più permetterci di aspettare li abbiamo alle costole” mormorò la voce roca al di là del filo “Catturate l’Arcangelo” “Con qualsiasi mezzo?” chiese Greg al suo interlocutore.

Naturalmente”.

continua.......                                                                                                         

 

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