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Dilan sospirò passandosi una mano tra i capelli neri mentre osservava Leonard addormentato accanto a se.

I capelli biondo cenere del francese erano sparsi sul cuscino accanto al suo, il volto rilassato nel sonno.

Allungò una mano sfiorandone i lineamenti sottili con dita leggere mentre i ricordi della notte passata tornavano alla mente.

 

Flash Back

“Karl era un modello..”

Mormorò accomodandosi contro i cuscini sparsi sul tappeto attorno a loro mentre anche Leonard si sistemava meglio accanto a lui preparandosi ad ascoltare quella che sembrava essere una lunga storia.

“Vedi mio padre fa il pittore...” spiegò.

Sorrise scuotendo il capo “... la nostra è una famiglia di artisti in effetti”.

Leonard gli regalò un ghigno “E tu in cosa saresti un artista scusa?” gli chiese.

Il ragazzo si voltò verso di lui con uno sguardo che gli tolse il fiato dai polmoni.

Gli occhi verdi fissi nei suoi.

Il volto abbronzato, le labbra socchiuse che gli si avvicinavano pericolosamente....

“Sicuro di volerlo sapere?” gli sussurrò piano accarezzandogli la bocca con il proprio respiro prima di ritornare ad allontanarsi come se nulla fosse.

Leonard deglutì un paio di volte imponendosi di non spingere quel ragazzino malizioso sui cuscini per insegnargli una buona volta che poteva provocare i suoi compagni di classe ma non gli uomini adulti, ma si trattenne appena in tempo.

Dilan rise facendosi una linguaccia scherzosa. “Scusa” mormorò posandogli una mano sulla sua dolcemente quasi avesse avvertito i suoi pensieri. “E’ una cosa che mi viene automatica.” Spiegò.

“Finirai per metterti nei guai lo sai?” gli fece notare il fotografo più preoccupato per il fatto che un giorno Dilan avrebbe potuto trovare davvero qualcuno che l’avrebbe sbattuto sul pavimento senza curarsi del fatto che il ragazzo lo volesse o meno che del fatto che il giovane lo avesse provocato.

Un brivido freddo saettò lungo la schiena di Leonard mentre un pensiero spaventoso si faceva strada nella sua mente...

E se quel Karl avesse...

S’impose di non interrompere più il suo discorso stringendo con più forza la mano del ragazzo.

“Continua...” lo incitò seppur non più così sicuro di voler sapere che cosa era successo tra lui e quel Karl.

“Karl era stato ingaggiato da mio padre che doveva fare una serie di ritratti maschili che sarebbero diventati la decorazione principale di un grande salone di bellezza a New York e siccome si trattava di un lavoro lungo mio padre gli offrì di trasferirsi da noi.” Spiegò scuotendo piano il capo “All’epoca io avevo quindici anni e avevo appena cominciato a capire che non mi interessavano le ragazze ma i ragazzi quando mio padre me lo presentò. Mancò veramente poco che cadessi ai suoi piedi come una pera cotta.” Sorrise imbarazzato al ricordo di come si era sentito quando suo padre era spuntato nel suo studio per presentargli il nuovo coinquilino.

Aveva dovuto afferrare la scrivania con entrambe le mani per non cadere dalla seggiola.

“Aveva i capelli biondo cenere come i tuoi e due occhi di un azzurro così chiaro da sembrare grigi. Per non parlare della sua pelle dorata...” Dilan si lasciò sfuggire un sospirò che fece stringere la mascella di Leonard convulsamente. Per quanto si trattasse solo di un ricordo del passato non poteva fare a meno di esserne geloso. Soprattutto perchè ora proprio quel ricordo era il maggior ostacolo che ancora lo separava dal ragazzo che amava.

Leoanard si rimproverò mentalmente per la centocinquantesima volta sul fatto che avrebbe potuto avere tanti compagni ma il suo cuore lo ignorò come soleva fare sempre e il francese ancora una volta dovette capitolare.  

“Mio padre mi spiegò che era mulatto quando notò come fissavo  la sua pelle, a me comunque sembrava un Dio dorato.”

Dilan arrossì passandosi una mano tra i capelli scuri in imbarazzo.

“Devo aver avuto una faccia da completo imbecille” mormorò.

Leonard cercò di sorridergli nonostante sentisse una rabbia enorme verso questo Karl.

“Insomma un colpo di fulmine” disse e il ragazzo annuì veementemente.

“Altrochè!” esclamò. “Il fatto che lui fosse dieci anni più vecchio di me non mi sfiorò nemmeno l’anticamera del cervello. Cominciai a trovare un sacco di scuse per stare con mio padre e aiutarlo nel suo lavoro.” Gli sorrise facendogli l’occhiolino “Bhe vedi la maggior parte dei quadri erano nudi per lo più integrali.” Mormorò con un sorrisetto malizioso. Leonard gli scoccò un’occhiataccia ma lo incitò a proseguire. “Non era nelle mie intenzioni fargli capire che cosa provavo per lui e cercavo sempre di mettermi dove io potevo vedere lui ma lui non poteva vedere me. Comunque Karl doveva aver avuto una lunga esperienza in campo di fans sbavanti o forse io non ero così attento come credevo perchè se ne accorse subito.”

Abbassò il capo per nascondere il volto al suo interlocutore ricordando l’imbarazzo provato quel giorno quando...

“Sono andato nello studio di mio padre, per dirgli che aveva chiamato per avvertire che non sarebbe tornato a casa per la seduta di quel giorno, e lo trovai nudo, languidamente sdraiato su una panca coperta da un drappo di seta dorata che si crogiolava ad occhi chiusi sotto i raggi del sole che entravano dalla finestra aperta. Se fossi stato cardiopatico probabilmente sarei morto. Il mio cuore comunque si fermò per almeno una decina di secondi. Devo aver anche sussultato perchè lui ha aperto gli occhi e mi ha visto. E’ scivolato giù dalla panca ed è venuto verso di me. Riuscivo soltanto a guardarlo con gli occhi spalancati. Quando si è fermato dinanzi a me completamente nudo e mi ha chiesto dov’era mio padre ho dovuto deglutire, non ricordo quante volte, prima di ritrovare la voce. E anche una volta riacquisito l’uso delle corde vocali feci comunque una gran confusione nel spiegargli quello che dovevo. Lui tuttavia parve comprendere almeno che mio padre non sarebbe tornato perchè dalla prima volta che l’avevo visto indirizzò a ME un sorriso malizioso passandomi una mano tra i capelli. Mia madre mi diceva che all’epoca già sembravo un angioletto e che aveva visto più volte Karl indirizzarmi sguardi certamente non casti ma a me sembrava impossibile che LUI provasse attrazione per ME. Così quando si è chinato a baciarmi io mi gli sono avvinghiato come una piovra con il terrore che fosse un bel sogno e che da li a poco mi sarei svegliato in un bagno di sudore. Mi era già capitato di sognare scene del genere...” mormorò arrossendo.

Leonard gli sorrise “Oh anche a me capitata di recente per colpa di un certo ragazzino...” disse malizioso.

“Leonard!!” protestò Dilan arrossendo ancora di più.

Il fotografo era completamente estasiato.

Non l’aveva mai visto con le gote arrossate dall’imbarazzo in quella maniera, era assolutamente splendido.

Ora che aveva riposto la sua maschera di spavalderia per rivangare il passato Leonard lo vedeva finalmente per quello che era e, se possibile, se ne innamorò ancora di più.

Allungò un braccio per metterglielo intorno alla vita e stringerlo a se e Dilan si appoggiò a lui per continuare il suo racconto. “Mi ha spinto sulla panca e ha cominciato a spogliarmi. Non capivo assolutamente niente. Mi sembrava di impazzire. Quando ha cominciato a baciarmi il petto, le gambe...” scosse il capo con forza.

“Era la prima volta che facevi l’amore?” gli chiese dolcemente Leonard e Dj arrossì annuendo.

“Ero stato con alcune ragazzine mie coetanee ma non ci eravamo mai spinti più in la di una mano sotto la maglietta e tra l’altro non avevo trovato la cosa nemmeno molto interessante. Karl invece mi aveva spogliato completamente e lui era già nudo per la seduta. Mi sembrava di avere le sue mani da per tutto. Credevo che sarei morto quando ha posato la bocca sul mio ventre.”

“Taglia questo pezzo per favore” mormorò Leonard con voce leggermente roca.

Dilan lo fissò sorpreso prima che il suo sguardo si abbassasse sui pantaloni leggermente tesi dell’uomo per allargarsi in un ghigno malizioso.

“Non c’è molto da dire: abbiamo fatto l’amore” “Vuoi dire che siete andati fino in fondo?” gli chiese l’uomo preoccupato.

Dilan annuì fissando le fiamme nel camino sfuggendo il suo sguardo.

La paura provata prima si rifece viva nel francese che prese il mento di Dilan tra due dita obbligandolo a voltarsi. “Dilan...” lo chiamò piano “Lui ti ha...?” lasciò la frase in sospeso quasi temendo che se avesse pronunciato quella parola Dilan gli avrebbe dato una risposta affermativa.

“Violentato?” chiese il ragazzo comprendendo la paura dell’uomo che annuì.

Sospirò scuotendo il capo in segno di diniego.

“A ben pensarci forse non ero ancora pronto per un rapporto completo ma come ti ho già detto ero completamente assuefatto da lui. Quando è entrato in me mi fa fatto male ma ormai era successo e mi sembrava stupido ritirarmi dal gioco a quel punto solo perchè preso dal panico. Lui ha cominciato a spingere dicendo quanto gli piaceva sentirmi attorno a lui e piano, piano ho cominciato a rilassarmi e a non sussultare ad ogni spinta. E’ venuto dentro di me e poi mi ha infilato una mano tra le gambe e mi ha accarezzato finchè anch’io non ho fatto lo stesso.”

Leonard strinse la mascella furioso.

Dilan poteva dire quello che voleva.

Quel bastardo si era approfittato dell’ingenuità del ragazzo per fare i suoi comodi.

Se l’avesse avuto tra le mani in quel momento non garantiva che ne sarebbe uscito intero.

“E poi cos’è successo?” chiese curioso di sapere com’era andata a finire la faccenda.

Dilan arrossì violentemente.

“Mio padre è tornato prima del previsto e ha trovato me e Karl che ci rivestivamo. Avremmo potuto inventare qualche scusa ma io divenni rosso come uno pomodoro maturo e mio padre vide il drappo di seta macchiato di sangue e non ci mise molto a capire. Gridò a Karl che lo aveva avvertito che non doveva mettere le mani su di me e che doveva andarsene. Io cercai di calmarlo di dirgli che si sbagliava che noi ci amavamo...”

Dilan appoggiò il capo sulle ginocchia con un sospiro. “Sono stato uno stupido...” 

Leonard gli accarezzò i capelli dolcemente “TU eri innamorato” mormorò

“Già ma per Karl era stata solo una scopata e dato che mio padre lo stava cacciando di casa non mancò di farglielo notare usando parole piuttosto colorite riferite al mio....” s’interruppe scuotendo le spalle e Leonard imprecò stringendolo a se.

“Mi dispiace Dilan...”

Il ragazzo sospirò sollevando il volto e sorridendogli.

“Sono passati tre anni Leonard e ormai non è che un ricordo, anche se allora è stata una tragedia per me.

Ho passato giorni interi chiusi nella mia camera rifiutandomi di mangiare e odiando mio padre per quello che aveva fatto, lo ritenevo colpevole di aver scacciato il mio amore e di averlo costretto a dire quelle cose che in realtà non pensava. Poi con il passare del tempo mi sono reso conto che quelle parole che Karl aveva sputato in faccia a mio padre prima di andarsene erano le stesse che seppure in modo diverso aveva sussurrato a me mentre facevamo l’amore e ho capito che non era mio padre che dovevo odiare. Sono stato ingenuo a credere che lui potesse ricambiare i miei sentimenti. Mi ripromisi che da allora io sarei stato il cacciatore  e non la preda.”

Gli sorrise dolcemente.

“Però con te mi sento di nuovo in pericolo”

“Io non ti farei mai del male Dilan” mormorò Leonard accarezzandogli il viso dolcemente.

Dilan sospirò prima di alzarsi. “Sono stanco Leonard ti dispiace se me ne vado a letto?”.

Il fotografo scosse il capo accompagnandolo nella sua camera da letto.

La stanza calda e accogliente arredata nei toni del beige era per metà occupata da un grande letto matrimoniale.

Prima ancora che Dilan avesse modo di chiedere Leonard gli sorrise rassicurante.

“Tranquillo Dilan io dormirò di là sul divano.”

Il ragazzo scosse il capo. “E’  un letto enorme Leonard possiamo starci entrambi senza problemi.” Mormorò slacciandosi la camicia.

Leonard trattenne il fiato, non temeva che il letto non fosse in grado di accoglierli entrambi, temeva quello cha avrebbe potuto fare con Dilan in pigiama sotto le coltri accanto a lui.

“Leonard?” lo chiamò piano Dilan notando che l’altro era rimasto a guardarlo incantato.

“Ah sì, scusa, cioè....bhe vado a.... ecco a rimettere in ordine il salotto sì... tu intanto mettiti pure a letto.” esclamò fuggendo letteralmente dalla stanza mentre si augurava con tutto il cuore di trovarlo addormentato una volta di ritorno. Dilan sorrise tra se infilando uno dei pigiami di Leoanrd che tra l’altro gli andava piuttosto lungo dato che il francese era di buoni dieci centimetri più alto di lui.

Si infilò sotto le coperte con un sospiro, ora che aveva parlato con lui di Karl si sentiva più leggero, più tranquillo.

Chiuse gli occhi convinto che la stanchezza lo avrebbe avvolto subito ma non riuscì ad addormentarsi.

Quanto era avvenuto tra loro quel giorno continuava a ripeterglisi nella mente come i flash di un film conosciuto. Sospirò cercando di analizzare cosa provava.

I baci che si erano scambiati, le carezze, il fatto che con lui riuscisse a parlare di cose che non aveva detto mai a nessuno.

E poi quella sensazione che aveva provato prima mentre era sotto di lui.

Paura.

Paura di essere ferito, di essere respinto da LUI.

Perchè con Andrew non aveva paura?

Certo il compagno di classe aveva la capacità di mandarlo su tutte le furie con quel suo atteggiamento contraddittorio e l’aveva desiderato però mai... mai con lui era stato come con Leonard...

Dilan sussultò rendendosi conto di aver usato il passato.

Si coprì il volto con le mani.

Non voleva innamorarsi un’altra volta, non voleva però....

Il suono della porta che si apriva lentamente lo riscosse dai suoi pensieri aprì gli occhi trovando Leonard, i capelli biondi scompigliati e il pigiama un po’ storto sulla soglia della camera che gli sorrideva dolcemente.

“Scusa non volevo svegliarti” mormorò piano e Dilan avvertì distintamente il battito nel suo petto accelerare.

Sorrise mestamente tra se.

Non stava a lui domandarsi se voleva o meno... il suo cuore aveva già scelto.

Fine flash back

 

“Ryo...” mormorò Andrew quando il ragazzo moro si staccò piano da lui.

“Scusami Andrew non avrei dovuto... tu...tu adesso sei vulnerabile e io ne ho approfittato.” Mormorò l’altro per prevenire qualsiasi accusa da parte del compagno.

Andrew scosse piano il capo. “Io... ho bisogno di restare da solo” mormorò piano e il moro annuì cercando di mascherare il duro colpo che quelle parole avevano inferto su di lui.

Andrew osservò la sua figura allontanarsi e chiudersi al porta alle spalle e sospirò.

Aveva bisogno di fare chiarezza...

Aveva bisogno delle risposte alle sue domande prima di poter decidere con tutte le carte scoperte sopra il proprio tavolo.

Non poteva continuare così.

Avrebbe ferito Ryo e anche se stesso.

Si alzò e presi dei vestiti puliti si fece una doccia rimanendo a lungo sotto l’acqua calda cercando di riflettere sul da farsi.

La prima cosa che doveva fare era parlare con Dilan.

Doveva mettere in chiaro le cose una volta per tutte!

Uscì dalla sua camera vestito e pettinato dirigendosi verso il telefono quando notò il pacco di Sasha.

Un’altro dei tasselli del puzzle che doveva mettere al suo posto.

Prese un paio di forbici e aprì il pacco.

Arrossì violentemente nel vedere il contenuto scuotendo il capo.

Sasha era decisamente pazzo pensò con un sorriso, il primo di quella giornata assurda, mentre scendeva al piano inferiore e recuperato il numero della capo classe si accingeva a mettere ordine nella sua vita.

 

Pedalò fino al quartiere residenziale seguendo le indicazioni che gli erano state fornite dalla ragazza finchè non riuscì ad individuare l’indirizzo di quella che doveva essere la casa di Dj.

Fissò incredulo la villetta e poi il foglietto con l’indirizzo un paio di volte prima di scendere dalla bici e decidersi a suonare il campanello.

Quella era la stessa casa...

La stessa casa in cui l’aveva visto con quella donna!

Possibile che Dj si portasse le clienti addirittura a casa????

Non riusciva a crederci!!!!

Il cane che l’aveva tanto spaventato la prima volta rispuntò davanti a lui abbaiando contro quello che riteneva un intruso mentre il ragazzo fissava corrucciato le zanne aguzze.

“Shark a cuccia!” tuonò una bella voce femminile mentre la stessa donna che aveva visto la prima volta assieme al suo compagno di classe si avvicinava al cancelletto.

Andrew notò distrattamente che alcune macchie di quella che sembrava tempera colorata le macchiavano le guance.

“Hemmm.... io veramente....” mormorò terribilmente a disagio.

Possibile che Dj fosse con la stessa cliente anche quel giorno?

E la pittura?

Che stessero facendo qualche gioco strano?

Pensò confuso mentre le guance gli si imporporavano di rosso.

“Sì?” gli chiese la donna con un bel sorriso sul volto gentile.

“Io stavo cercando Dj... cioè Dilan” si corresse.

La donna lo fissò stupita passando il suo sguardo acuto dalle guance arrossate del giovane dinanzi a lei alle mani strette a pugno e un sorriso malizioso le incurvò le labbra.

“Mio figlio non è in casa ora”

Andrew spalancò gli occhi sollevando il capo di scatto.

“Suo cosa????” non potè fare a meno di chiedere mentre la donna gli sorrideva raggiante.

“Mio figlio” gli disse lei prima di scoppiare in un’allegra risata.

 “Che c’è non sembro abbastanza vecchia da avere un figlio di diciotto anni?” gli chiese dolcemente.

Andrew la fissava incredulo mentre nella sua testa i pezzi del puzzle si confondevano ancora di più.

Dilan andava a letto con sua madre????

No, era un’ipotesi assurda ma allora?

Quello che aveva visto?

Aveva equivocato?

Ma COSA aveva equivocato...

La donna lo invitò ad entrare e Andrew accettò cercando il modo di fare quella domanda che gli impelleva senza spiegarle cosa aveva pensato di suo figlio.

La risposta tuttavia venne da sola quando, nell’accompagnarlo in salotto, i due passarono davanti alla porta aperta di quello che sembrava lo studio di un pittore.

Tempere e pastelli colorati erano sparsi un po’ ovunque.

Fogli e tele bianche e disegnate erano appoggiate in ogni angolo libero della grande stanza luminosa.

Uno in particolare attirò immediatamente l’attenzione di Andrew.

Sullo sfondo azzurro della piscina un bel ragazzo che non poteva che essere Dilan stava in posa, un calice leggero di champagne tra le lunghe dita abbronzate, un sorriso malizioso sulle labbra che scintillava in egual modo nei suoi occhi felini.

 “Ti piace?” gli chiese la donna avvicinandosi orgogliosa del suo lavoro indicandogli che poteva entrare nella stanza. “Ho finito di colorarlo da poco, l’abbiamo fatto la settimana scorsa”

Andrew dovette mordersi le labbra per non urlare.

Ecco cosa stava facendo Dj!!!

Posava per il quadro!!!

Ora comprendeva le frasi che si erano scambiati madre e figlio.

E lui che era convinto....

“Sai mio figlio posa spesso per me, ha la stoffa del modello lo dice sempre anche Leonard!” gli disse lei facendogli l’occhiolino mentre dopo essersi pulita il viso lo faceva accomodare ad un tavolo per offrirgli qualcosa da bere. “Leonard?” chiese Andrew sentendo lo stomaco che gli si rivoltava, aveva la terribile sensazione di aver combinato un disastro dopo l’altro.

“E’ un fotografo molto famoso sai?” si vantò lei mentre Andrew si sentiva sempre più un’idiota.

“Ha fatto delle bellissime fotografie a Dilan per una pubblicità” spiegò “Vedrai dalla settimana prossima ti ritroverai la faccia di Dilan su tutte le pagine dei giornali!” disse ridendo.

Si fermò di colpo tuttavia quando notò il pallore dell’altro.

“Che c’è tesoro ti senti male?” il ragazzo scosse il capo  con forza.

“Io....io....” mormorò scattando in piedi. “Mi scusi devo andare!!!” esclamò fiondandosi fuori di casa.

La donna lo fissò arrampicarsi sulla sua bicicletta e partire a tutta velocità lungo la strada corrugando la fronte mentre cercava di immaginare che cosa poteva aver combinato suo figlio quella volta.

 

“Stupido, stupido, stupido!!!” mormorò scuotendo per l’ennesima volta il capo.

“Su non fare così chiunque avrebbe equivocato” cercò di calmarlo Sasha posandogli un braccio sulle spalle.

 

Era giunto a casa dell’amico pochi minuti dopo che questi era rientrato dalla sua ‘indagine’.

Abbandonato il borsone contenete il suo costume da bagno e gli asciugamani che si era portato per la giornata che avevano deciso di passare in piscina, si era seduto sul divano accanto ad un Andrew sconvolto facendosi raccontare che cosa era accaduto.

“Tu non capisci, io, io.... gli ho detto delle cose orribili” mormorò affranto.

Sasha corrugò la fronte.

“Aspetta un attimo ho perso un pezzo della storia. Non mi avevi detto che tu e lui non vi parlavate nemmeno?” chiese stupito.

Andrew annuì con forza.

“Ma è stato prima di ieri sera io credevo che il regalo fosse lui, e poi è arrivato Ryo e il tuo pacchetto e loro hanno fatto a pugni e Ryo mi ha baciato e io...”

 

“AAAAAAAAAALTTT!!!!!” tuonò Sasha mettendogli entrambe le mani sulle spalle.

 

“Fa un profondo respiro e ricomincia dall’inizio ok?”

Andrew respirò un paio di volte profondamente.

“Sei più calmo adesso?” gli chiese Sasha per sincerarsi che fosse tranquillo.

Il ragazzo annuì e lui sorrise soddisfatto. “Bene allora ricomincia dall’inizio”

Andrew annuì.

“Ieri sera ero a casa da solo..”

“Non mi avevi detto che avresti festeggiato con i tuoi?” lo interruppe corrugando la fronte con aria di rimprovero.

Andrew annuì. “L’abbiamo fatto, ma poi loro sono usciti per il turno, i miei sono entrambi infermieri” spiegò all’amico che annuì.

“Così sei rimasto a casa da solo” ripetè per lui il biondo.

Andrew annuì a conferma e l’amico gli sorrise diabolico.

“Averlo saputo...” disse con uno sguardo luccicante che fece arrossire Andrew.

“Smettila mi ci manchi solo tu!!!” protestò il ragazzo “E poi scusa anche adesso siamo soli in casa...”

“Giuuuusto!!!” esclamò Sassha facendogli più vicino con aria inquietante.

“Che ne dici di sperimentare il mio regalo?” sussurrò suadente avvicinando il volto a quello di Andrew che lo fissò con gli occhi sgranati e il volto pallido finchè non notò lo sforzo che l’altro faceva per non scoppiare a ridere di fronte alla sua faccia stravolta.

“Brutto deficiente!!!!” esclamò lanciandoglisi contro cercando di sferrargli un pugno in viso ma mancando clamorosamente il bersaglio.

Il movimento brusco ebbe tuttavia l’effetto di sbilanciarli entrambi e senza nemmeno accorgersene Andrew si ritrovò sdraiato sopra Sasha che ancora rideva.

“Sei impossibile” mormorò Andrew scuotendo il capo mentre cercava di alzarsi.

Sassha gli sorrise.

Un sorriso dolce e allegro che gli illuminò il volto delicato facendo arrossire Andrew che si affrettò a rimettersi seduto ad una certa distanza da lui.

Che diavolo gli prendeva ora??

Prima  Dj, poi Ryo e adesso Sasha???

E per fortuna che aveva deciso di mettere ordine nella sua vita, si rimproverò mentalmente.

“Bhe allora che è successo ieri sera?” gli chiese il biondino riportando il discorso su binari sicuri.

Le immagini di quanto aveva fatto con Dilan su quello stesso divano gli balenarono dinanzi agli occhi facendolo arrossire violentemente.

Bhe forse non molto sicuri....

Sospirò mestamente prima di parlare.

“Dilan è venuto a casa mia...” mormorò.

Sasha sollevò un sopracciglio sorpreso.

“Gli hai dato il tuo indirizzo?” chiese, ma Andrew scosse il capo in segno di diniego.

“Hmm... e bravo il nostro Dj a quanto pare ha i suoi informatori...” si congratulò con una mano sul mento mentre imitava Sherlok Holmes.

Andrew sollevò gli occhi al cielo ma non commentò mentre continuava il suo racconto.

“Bhe quando l’ho visto davanti alla porta di casa mia...” mormorò arrossendo “...hai fatto un infarto?” finì per lui Sasha con un ghigno. Andrew scosse il capo “Poco ci mancava.”ammise a malincuore.

“Bhe che è successo di così terribile?” gli chiese il biondo curioso di sapere il resto, la storia si pregustava piccante.

“Mi ha fatto gli auguri” mormorò Andrew con un sospiro come se quello spiegasse tutto.

Il biondo lo fissò un po’ deluso. Si era aspettato chissà quali incontri roventi e invece...

“Embè?” non riuscì a trattenersi dal dire.

Andrew lo fissò contrariato.

“Non capisci???” gli chiese pallido ma era evidente che il biondo non capiva.

Andrew sospirò mentre si passava una mano tra i capelli castani.

“C’erano solo due persone a parte i miei famigliari che sapevano che compivo gli anni ieri. Una era Ryo e l’altra eri tu” spiegò. Sasha tuttavia continuava a fissarlo con quello sguardo confuso.

“Non ricordi che cosa mi hai detto al telefono quel pomeriggio???” gli chiese Andrew esasperato.

Sasha lo fissò per alcuni momenti mentre la sua mente ripercorreva a ritroso il loro dialogo.

Allora....

Andrew gli aveva detto che era il suo compleanno...

Lui aveva detto che gli avrebbe fatto un regalo...

Magari che gli avrebbe mandato Dj....

Oh mio Dio....” mormorò incredulo fissando un Andrew scarlatto in volto.

 

continua....                                                                                   

 

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