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“Ca**o, ca**o, ca**o!! Sono in ritardo! Non posso essere in ritardo già il primo giorno di scuola!!!”

Dj correva a larghe falcate, la cartella che gli sobbalzava sulla spalla, maledicendo la sua moto che aveva deciso di aver bisogno di cambiare la batteria proprio il giorno prima.

Voltò l’angolo a tutta velocità investendo un gruppo di ragazzine in divisa.

“Ma guarda dove vai brutto…” cominciò a protestare quella che, avuta la peggio, era caduta sul suo grazioso fondoschiena, ma non appena incontrò gli occhi verdi del ragazzo di fronte a lei si interruppe.

Il fiato le era morto in gola.

“Bellissimo…” mormorò in adorazione totale.

Lui le regalò un sorriso smagliante tendendole una mano per aiutarla ad alzarsi mentre le sue due amiche lo fissavano con gli occhi spalancati.

Sorrise anche a loro, scusandosi, e salutò sventolando una mano riprendendo a correre in direzione del cancello scolastico, seguito dallo sguardo adorante delle sue vittime.

Era abituato a quel tipo di attenzioni da parte delle ragazze e non solo.

Sua madre glielo diceva sempre che quel volto d’angelo gli avrebbe aperto tutte le porte o procurato un sacco di guai.

Il ragazzo giunse in segreteria in ritardo ma la preside dimenticò tutte le sue prediche quando lui le offrì una rosa, rubata dalla sala professori, chiedendo perdono con sguardo ‘sincero’.

La donna di mezza età arrossì, “Andiamo ho già avvertito il professore del tuo arrivo” gli disse e  il ragazzo annuì passandosi una mano tra i capelli corvini scompigliati dal vento e dalla corsa.

La preside percorse un lungo corridoio fino a fermarsi davanti alla porta di una classe.

Bussò ed entrò chiedendo al ragazzo di aspettare alcuni minuti fuori.

Dj ne approfittò per dare una sistemata alla divisa scura dell’istituto che già gli stava a pennello sul fisico scolpito.

Sentì la donna fare il solito discorsetto di presentazione a quelli che sarebbero divenuti i suoi nuovi compagni di classe e poi come da copione gli fece cenno di entrare.

Dj sfoderò il suo miglior sorriso da predatore e fece il suo ingresso in classe a testa alta.

L’effetto fu esattamente quello voluto.

Le ragazze già curiose strabuzzarono gli occhi, gridolini e rossori si sprecarono mentre il nuovo venuto passava lo sguardo assassino sul suo nuovo territorio.

Individuò immediatamente un paio di ragazzi che gli avrebbero causato qualche problema.

Il loro sguardo torvo non era per niente celato.

Si rammentò mentalmente la calma, non voleva rischiare di farsi cacciare anche da quella scuola.

Il professore gli indicò un banco vuoto e Dj vi si accomodò con grazia felina, ripiegando le lunghe gambe sotto di esso mentre l’insegnante riprendeva a spiegare.

Dj concentrò la sua attenzione sul libro di testo ben sapendo che tutti gli sguardi erano puntati sulla sua figura.

Sorrise tra se quando sentì una ragazza sospirare un paio di banchi dietro il suo ma non alzò il capo dal libro, il fare misterioso/indifferente era sempre la tattica giusta per iniziare.

Non appena suonò la campanella che segnava l’intervallo Dj si allungò con grazia sulla sedia stiracchiandosi languidamente.

“Hem… ci… ciao”

Sollevò lo sguardo sulla prima delle sue vittime e lanciò di sfuggita un’occhiata all’orologio.

Quattro secondi e tre primi dal suono della campanella, aveva battuto tutti i suoi record.

“Sì?” le chiese con un sorriso innocente che fece arrossire la poverina fino alla radice dei capelli.

“Ecc…ecco” la ragazza bionda si schiarì la voce, “Ecco io..io sono Elena piac…piacere” mormorò tendendogli la mano mentre le altre compagne di classe osservavano la scena con occhi attenti.

Dj allungò la propria mano e chiudendo quella della ragazza in un calda stretta sicura.

“Il piacere e tutto mio...” mormorò con voce calcolatamente calda e provocante osservandola dritto negli occhi nocciola.

La poverina per poco non svenne mentre le altre ragazze della sua classe sospiravano, mormoravano, invidiavano…

Dj fu letteralmente preso d’assalto quando, dopo l’imbarazzo iniziale, anche le altre ragazze si presentarono.

Lui sorrise tranquillamente a tutte catalogando mentalmente i loro nomi e le loro caratteristiche mentre nella sua mente ne stillava una classifica.

I ragazzi fumavano di rabbia.

“Ma guarda quelle stupide oche come gli si incollano contro!” sbottò Kirk con rabbia.

“Che cavolo avrà poi di tanto speciale?!” ribadì Carlos torvo.

Kirk sorrise tranquillamente “Sorriderà molto meno quando sarà senza denti” mormorò minaccioso.

 

Dj emise un sospiro respirando a pieni polmoni l’aria fresca del mattino.

Aveva lasciato l’aula con la scusa di dover andare in segreteria.

Era uscito di classe con passo sicuro e tranquillo lasciandosi una scia di sospiri alle spalle.

Si concesse una piccola sosta in terrazzo per prendere una boccata d’aria un leggero sorriso soddisfatto sulle labbra perfette, si appoggiò alla ringhiera osservando gli altri studenti che camminavano per il giardino.

“Hei tu, novellino!!”

Sorrise tra sé prima di voltarsi verso i nuovi venuti.

Non avevano certo perso tempo.

Poco male, prima imparavano con chi avevano a che fare prima avrebbero smesso d’intromettersi.

Kirk si fece avanti spalleggiato da i suoi amici, il sorriso strafottente di chi sa di essere dalla parte più forte.

“Stavate cercando me?” chiese fingendosi sorpreso.

“Quando ti avremo sistemato la finirai di fare il cascamorto con le nostre ragazze!!!” tuonò uno di loro lanciandoglisi contro.

Ma Dj gli sorrise con tranquillità scuotendo il capo “Sei lento” gli fece notare con sufficienza, schivandolo con facilità e mandandolo a terra con una ginocchiata in pieno petto.

Anche gli altri gli si lanciarono contro ma finirono tutti irrimediabilmente al suolo.

“Scarsini” commentò osservando dall’altezza del suo metro e ottantasei i ragazzi doloranti sdraiati scompostamente ai suoi piedi.

“Maledetto serpente a sonagli!” imprecò Kirk guardando le larghe spalle del nuovo venuto scomparire oltre la porta che dava sulle scale.

Decisamente non era andata come aveva pianificato lui.

 

Dj giunse in segreteria fischiettando un motivetto allegro.

“Sei in ritardo!” lo appostrofò la ragazza che occupava il posto di segretaria, lo aspettava già da dieci minuti per consegnargli la lista dei libri di testo e spiegargli le regole della scuola.

Dj annuì “Scusami” disse serio, sorridendo tra sé quando la vide corrugare la fronte.

Con lei i sorrisetti non sarebbero serviti, l’aveva capito quando l’aveva vista distogliere lo sguardo stizzita mentre la preside le consegnava la rosa chiedendole di metterla in un vaso con aria sognante.

“Ho avuto un piccolo problema con Kirk Spenser e i suoi amicchetti” disse pulendosi con ostentazione la mano destra che sanguinava leggermente.

Aveva dovuto dare un pugno al muro per ferirsela, Kirk e gli altri erano proprio delle schiappe.

Il suo sacrificio fu comunque ricompensato dallo sguardo preoccupato della ragazza.

“Kirk Spenser ma è nella squadra di karate!?” disse in ansia.

Lui le sorrise dolcemente “Non è niente di grave...” mormorò scrollando le spalle con indifferenza “...però la prossima volta mi farò accompagnare così eviterò anche di perdermi!” mentì sfoderando il suo sorriso numero 458 da povero cucciolo spaesato.

Lei arrossì “Ti.. ti posso procurare una cartina della scuola.” mormorò abbassando gli occhi.

Colpita e affondata.

“Grazie te ne sarei veramente grato” la ringraziò.

La ragazza mora rimase immobile a fissarlo imbambolata prima di rendersi conto che lui stava aspettando qualcosa. Arrossì mentre le venivano in mente scene di baci appassionati visti solo nei film che amava godersi il sabato sera con il gatto acciambellato sulle ginocchia.

“Non dovresti darmi qualcosa?” le chiese lui cercando di non far trapelare il proprio divertimento.

“Tutto quello che vuoi” mormorò lei con occhi adoranti.

Arrossì violentemente rendendosi conto di quello che aveva detto.

Che stupida!

La lista dei libri era a quello che lui si riferiva!

Che cavolo le saltava in testa di flirtare così con uno studente!!

Gliela consegnò con mani tremanti, Dj fece molta attenzione a sfiorare ‘casualmente’ le sue mani nel prenderla. “Grazie” le sussurrò avvolgendola nel suo sguardo smeraldino.

“Pre…prego” balbettò la poverina totalmente in sua balia.

Dj le sorrise di nuovo prima di sparire oltre la porta.

“Che schianto!” mormorò la ragazza con un sospiro tornando ai propri lavori, canticchiando senza rendersene conto, lo stesso motivetto che lui aveva fischiettato arrivando.

Le ragazze accolsero il suo ritorno in classe con la solita valanga di sorrisi radiosi e sospiri, più di una si offrì di prestargli il proprio libro finché non avesse acquistato il necessario ed Elena e Lisa, un’esuberante rossa, finirono quasi per prendersi per i capelli. Dj ricambiò tutti i loro sorrisi con gentilezza senza privilegiare nessuna ma senza neppure dimenticarne alcuna, ormai aveva una lunga esperienza in quel campo.

Il professore entrò in classe interrompendo le chiacchiere.

Annunciò loro che tre dei loro compagni erano in infermeria per una zuffa di cui si erano categoricamente rifiutati di dare spiegazioni e che quindi avrebbero spostato l’interrogazione al giorno successivo.

Dj uscì di scuola soddisfatto, come primo giorno non era stato niente male.

Sorrise tra sé, quella città gli avrebbe offerto molte occasioni di divertimento.

 

Giunse volutamente in ritardo anche il secondo giorno, come da programma gli studenti già per la maggior parte in classe parlavano del più e del meno aspettando l’arrivo del professore di turno, le finestre spalancate per lasciar passare la luce e il calore di quella splendida mattinata di sole.

Il basso ruggito della sua moto attrasse subito l’attenzione.

La maggior parte degli studenti si recava a scuola a piedi o in bicicletta data la vicinanza della scuola all’abitato e il rumore di un motore che proveniva dal parcheggio riservato agli studenti attirò subito tutti gli sguardi.

Dj fece in modo di parcheggiare la sua fiammante bmw proprio sotto le finestre, fermandosi accanto ad alcuni motorini che facevano sembrare ancora più grande il bolide nero.

Con gesto calcolatamente lento tolse il casco scuro passando una mano tra i capelli neri.

Raccolse la cartella gettandosela con noncuranza su una spalla fasciata dal giubbotto di pelle e si diresse verso l’ingresso seguito dallo sguardo di chi aveva assistito alla scena.

Giunse in classe pochi secondi prima del professore depositando casco e cartella accanto al banco.

L’insegnante cominciò a fare l’appello mentre Dj si preoccupava di memorizzare i nomi di tutti i suoi compagni.

Aveva un’ottima memoria per i nomi e le facce delle persone.

“Andrew Stuart?” ripetè il professore.

Dj si guardò intorno, non ricordava nessun Andrew.

“E’ ancora assente professore” disse Elena.

“Ha ancora l’influenza?” chiese l’insegnante e la ragazza annuì.

“Povera principessa!” commentò Kirk con scherno suscitando delle risatine tra i suoi amici.

Il professore lo fulminò con uno sguardo e continuò l’appello.

Dj sollevò un sopracciglio sorpreso ripromettendosi d’informarsi prima di riportare la sua attenzione sulla lezione.

Durante l’intervallo apprese da alcune sue compagne che l’assente era il secchione della classe, un ragazzo gracile e silenzioso che legava difficilmente e che per questo era l’oggetto degli scherzi di Kirk e gli altri.

Catalogò l’informazione con un certo interesse, poteva tornare utile farselo amico in vista dei compiti in classe e mettere al suo posto Kirk avrebbe aggiunto all’utile il dilettevole.

Il giovedì seguente Dj giunse a scuola in anticipo, parcheggiando la moto al solito posto prima di dirigersi in classe.

C’erano ancora pochi studenti per i corridoi e la maggior parte delle classi erano ancora vuote.

Lasciò il casco sopra il proprio banco prima di accorgersi che in classe c’era qualcun altro oltre a lui.

Un ragazzo dai capelli castano chiaro stava chino su un libro il walcman nelle orecchie.

Doveva essere quell’Andrew famoso.

Si avvicinò al suo banco deciso a fare conoscenza.

Si fermò davanti a lui e il ragazzo alzò il capo quando notò l’ombra profilarsi sul suo libro.

Per la prima volta in tutta la sua vita Dj rimase senza parole.

Si era aspettato un ragazzo magro, pallido, insignificante, magari con gli occhiali e un sacco di brufoli.

Il tipico secchione insomma.

Non era preparato.

Non era preparato a quella pelle chiara e liscia a quei due occhi nocciola innocenti e spalancati, a quella bocca di rosa.

Kirk l’aveva chiamato principessa.

Adesso sapeva perché.

Era bello come una ragazza e in più aveva un’aria innocente e candida che gli fece ribollire il sangue.

Sfoderò il suo miglior sorriso assassino tendendogli una mano mentre nei suoi occhi verdi si accendeva una luce di desiderio.

“Ciao io sono Dilan Jean Reight, mi sono trasferito due giorni fa” mormorò con voce volutamente suadente.

Il ragazzo prese la mano che gli veniva tesa con incertezza.

“Andrew Stuart” gli rispose soltanto l’altro, con voce leggera, leggermente stupita.

Dj strinse la mano morbida del ragazzo nella sua con dolcezza facendo scorrere il pollice sul palmo.

Il ragazzo sussultò a quella inaspettata carezza alzando su di lui due occhi da cerbiatto spaventato.

Dj gli sorrise dolcemente lasciandogli andare la mano con deliberata lentezza.

“Piacere Andrew” disse pronunciando il suo nome come se lo stesse assaggiando in bocca e sorridendo tra sé quando lo vide arrossire confuso.

L’ingresso di alcune loro compagne di classe ruppe l’incantesimo.

Mentre Dj rispondeva tranquillamente all’adulazione delle ragazze Andrew si affrettò a riabbassare il capo sul suo libro.

Era confuso.

Aveva il cuore che andava a mille.

Cavoli!

Quando la capoclasse lo aveva avvisato che c’era un nuovo, favoloso, compagno di classe lui aveva fissato stupito la cornetta del telefono.

Possibile che quella che stava parlando con lui fosse Erika?

Lei che detestava tutti i maschi (tranne lui ma solo perché non lo considerava un maschio) usava quel tono estatico?

Cos’era quell’eccitazione che le traspariva dalla voce?

L’aveva descritto come un dio in terra e Andrew era andato a scuola convinto che l’amica si fosse presa la febbre.

Ma Erika non aveva esagerato.

Era rimasto totalmente stregato dal suo sorriso, dal suo sguardo verde smeraldo.

Scosse con forza il capo, non era il caso di rendersi ridicolo si disse conficcando le unghie nei palmi della mano.

Quello era un dongiovanni da strapazzo e comunque lui era un maschio.

Però quella carezza di prima… si ritrovò inevitabilmente a fissare la figura slanciata del nuovo compagno di classe.

I suoi fianchi snelli, la schiena diritta, i glutei perfetti… si riscosse con forza avvampando, ma che cosa stava facendo!

Tanto valeva che si tatuasse la parola gay in fronte se andava in giro a guardare i ragazzi così!

Era già così difficile nasconderlo agli altri.

Non aveva avuto il coraggio di confidarlo a nessuno, solo Ryo, il suo amico d’infanzia, il suo unico amico, conosceva il suo segreto.

Ma se adesso si metteva a fissarlo così apertamente i suoi sforzi non sarebbero valsi a niente.

Fortunatamente arrivò il professore riportando i suoi pensieri alla lezione.

Purtroppo però quel giorno avevano due ore di educazione fisica.

Andrew detestava quella materia, era totalmente imbranato in qualsiasi attività il professore proponesse e Kirk e gli altri ragazzi non facevano altro che rimarcarglielo in continuazione.

Sospirò nel suo angolino di spogliatoio, avrebbe potuto dire al professore che non si sentiva ancora molto bene ma sarebbe stato solo un modo di  rimandare l’inevitabile.

Era così immerso nei suoi pensieri che non notò uno degli amici di Kirk allungare un piede mentre gli passava accanto diretto in palestra.

Inciampò inevitabilmente volando verso il pavimento.

Quando tuttavia si aspettava di avvertire il l’impatto con il freddo del pavimento sentì un paio di braccia robuste afferrarlo e si ritrovò con il volto appoggiato contro qualcosa di liscio e profumato.

Un profumo leggero ma allo stesso tempo penetrante.

Rosa selvatica, pensò.

Alzò il capo sorpreso ritrovandosi tra le braccia di Dj.

Evidentemente il moro lo aveva visto cadere e aveva istintivamente allungato le braccia per sorreggerlo.

Sussultò staccandosi in fretta quando si rese conto che aveva le mani appoggiate sul petto nudo del compagno di classe.

Il ragazzo che si stava ancora cambiando, indossava solo un paio di pantaloni da ginnastica blu scuro che gli fasciavano le gambe tornite in modo terribilmente sexy.

“Gr…grazie” balbettò in un sussurrò mentre il ricordo della pelle calda del suo petto contro il viso lo faceva arrossire violentemente.

Dj scosse le spalle con leggerezza.

“Niente” disse tornando a volgergli le spalle per raccogliere la t-shirt bianca che stava per indossare, mettendogli davanti lo spettacolo della sua schiena abbronzata.

Andrew sussultò affrettandosi ad uscire, lì dentro cominciava a fare decisamente troppo caldo!!

Dj lanciò un occhiata sorniona al ragazzo che fuggiva dallo spogliatoio.

“Scappa, scappa coniglietto” mormorò sorridendo tra sé.

 

Il professore di educazione fisica li fece riscaldare un po’ e poi decise di farli esercitare agli attrezzi.

I ragazzi si posizionarono sulle varie panche e cominciarono gli esercizi.

“Guardalo sembra che non faccia nemmeno fatica” commentò con voce adorante Elena gli occhi puntati sul petto del nuovo compagno di classe.

“E’ uno schianto!” concordò la sua amica “Dovrebbero arrestarlo uno con un corpo così!” esclamò un’altra con un lungo sospiro.

L’oggetto di tanta venerazione intanto era concentrato su tutt’altro.

Andrew era giunto alla panca del sollevamento pesi.

Il professore stava tranquillamente parlando con l’altro insegnante e il ragazzo ne aveva approfittato per riposare un po’.

Sembrava molto provato.

In effetti aveva un fisico asciutto ma non molto muscoloso e poi si era appena rimesso dall’influenza.

Tornò a contare gli addominali che stava facendo, per lui quegli esercizi erano uno scherzo dato che era abituato ad allenarsi in palestra tutti i giorni.

Andrew notò con la coda dell’occhio un movimento alle sue spalle ma non ebbe il tempo di reagire.

Kirk aveva preso il bilanciere e glielo aveva mollato sul petto.

Il ragazzo fece forza con le braccia nel tentativo di non soffocare con l’attrezzo che gli pesava sull’addome.

“Che c’è principessa pesa troppo per te?”  gli chiese con scherno.

Andrew emise un lamento cercando di attirare l’attenzione del professore che però era troppo lontano per accorgersi del suo debole tentativo di chiedere aiuto.

Stava soffocando.

“Non ti sembra un po’ troppo pesante come scherzo?” chiese una voce profonda alle sue spalle.

Dj.

Di nuovo lui.

Il bilanciere gli venne tolto dal petto e Andrew tossì riprendendo a respirare normalmente.

Si alzò a sedere sulla panca e la scena che vide gli tolse il respiro di nuovo.

Dj fronteggiava Kirk tenendo il bilanciere con la sola mano destra come se si trattasse di un oggetto qualsiasi.

Ma quel coso pesava dieci chili!

Anche Kirk sembrava incapace di seguire il discorso mentre fissava attonito il modo quasi casuale con cui il compagno maneggiava i pesi.

“Vedete di smetterla di comportarvi come bambini una volta tanto” disse il ragazzo moro con scherno mollando il bilanciere nelle mani di Kirk senza nessun preavviso.

Il ragazzo afferrò i pesi ma cadde in ginocchio sotto il loro peso.

“Che sta succedendo qui!” esclamò il professore giungendo in quel momento.

“Ni…niente” balbettò uno degli amici di Kirk aiutandolo ad alzarsi.

Il professore passò lo sguardo sui presenti poco convinto.

“Stuart stai bene sei pallido” il ragazzo annuì “Sì” disse ma nel parlare la gola irritata nel difficoltoso tentativo di respirare fato poco prima lo fece tossire.

Il professore si corrucciò. “E’ meglio se vai a farti vedere in infermeria, Reight dato che sei l’unico che ha già finito accompagnalo” ordinò.

Il ragazzo moro trattenne a stento un sorriso.

Perfetto!

Camminò silenziosamente accanto ad Andrew fino all’infermeria.

Lì una donna di mezza età piuttosto corpulenta gli diede sbrigativamente due compresse e poi tornò nello stanzino accanto a seguire la telenovela che stava guardando.

Dj rimase appoggiato alla porta mentre osservava il ragazzo prendere le pillole.

“Dovresti farti rispettare un po’ di più” gli disse a bruciapelo ricevendo in tuta risposta uno sguardo torvo.

“E come dovrei fare secondo te, li prendo a pugni? Fanno tutti parte del club di karate quelli!!!” sbottò il ragazzo voltandogli le spalle per fissare il paesaggio fuori dalla finestra.

“Io non sono forte” sussurrò con tristezza.

“Allora devi trovare qualcuno abbastanza forte da proteggerti” gli disse dolcemente Dj all’orecchio.

Andrew sussultò voltandosi di scatto.

Non l’aveva sentito avvicinarsi.

Era silenzioso come un gatto.

Il moro gli sorrise, era terribilmente vicino e Andrew costretto contro la finestra non aveva via di fuga… anche se di fuggire non aveva poi così tanta voglia.

Lo vide abbassare il volto verso il suo e sentì il cuore partire a razzo nel suo petto.

Dj osservò quegli splendidi occhi nocciola spalancarsi sempre più mentre sul volto gli si allargava un espressione falsamente preoccupata e i suoi occhi scintillavano di malizia.

“Ti senti bene sei di nuovo pallido.” gli sussurrò sulle labbra.

Andrew tremava leggermente ma non era sicuro che la sua fosse febbre.

Dj era così vicino e il suo corpo emanava un calore inebriante.

Chiuse gli occhi e annullò la distanza che c’era tra loro poggiando le proprie labbra su quelle del compagno.

Il moro rimase immobile, non gli rispose ma non lo allontanò assaporando immobile la lieve carezza di quelle labbra esitanti sulle proprie.

Andrew si staccò di scatto quando si accorse della totale mancanza di reazione dell’altro.

Era totalmente sconvolto, lo aveva baciato!

Lo aveva conosciuto da un paio d’ore e lo aveva baciato!

Andrew aveva il fiato corto.

Dj invece sembrava imperturbabile e sereno come sempre.

La porta dell’infermeria si aprì e Andrew si separò dall’altro ragazzo di scatto prima che il nuovo venuto si accorgesse di quello che stava facendo.

“Tutto bene?” chiese loro il professore entrando in quel momento.

"Certo” rispose tranquillamente Dj senza lasciar trapelare nessuna incertezza nella sua voce.

Andrew invece che non si fidava di parlare si limitò ad annuire.

L’insegnante lo guardò corrucciato “Sei sicuro di stare bene Stuart mi sembri accaldato” disse osservando il colorito rosso porpora dell’allievo, allungò una mano poggiandogliela sulla fronte “Mi sa che hai avuto una ricaduta, sei bollente” gli disse preoccupato.

Andrew incontrò due occhi verdi che lo fissavano maliziosi da dietro le spalle del professore e si sentì morire.

Certo che era bollente.

Si era eccitato.

Si era eccitato per un bacio a fior di labbra.

Per quegli occhi da gatto che lo scrutavano come se volessero sondargli l’anima.

Il docente si allarmò vedendo il ragazzo diventare ancora più rosso.

“E’ meglio se rimani qui un po’ a riposare” gli ordinò facendo invece cenno a Dj di seguirlo.

Non appena la porta si chiuse alle sue spalle Andrew si lasciò cadere sul lettino dell’infermeria.

Che cosa aveva fatto?!

Lo aveva baciato.

“Devo essere impazzito!” si rimproverò a voce alta stringendo i pugni tanto da conficcare le unghie nei palmi.

E se Dj avesse sparso la notizia a i quattro venti.

Oddio, sarebbe stata la fine.

Affondò il volto nel cuscino con un gemito.

Stupido! stupido! stupido!

 

Andrew si guardò attorno prima di sgattaiolare fuori dal cancello scolastico come un ladro.

Non voleva assolutamente correre il rischio di incontrare Dj.

Già.

Ma come avrebbe fatto ad evitarlo a scuola?

Erano nella stessa classe!

Doveva parlare con lui, scusarsi, inventarsi una scusa credibile, qualsiasi cosa… ma cosa poteva dirgli?

Che l’aveva scambiato per una ragazza a causa della febbre alta?

Che era rimasto affascinato dal calore del suo corpo al punto da non capire più niente?

Che averlo vicino lo mandava in tilt?

Scosse con forza il capo accelerando il passo verso casa.

 

“Sono a casa!” gridò Dj buttando la cartella su una poltrona del salotto.

“Ciao caro!” cinguettò sua madre facendo capolino dalla porta dello studio, i capelli neri raccolti sulla testa tenuti fermi da alcune matite colorate.

Dj le sorrise dolcemente andando a scoccarle un bacio sulla guancia.

“Com’è andata l’ispirazione stamattina?” le chiese sbirciando i disegni sparsi sul tavolo da lavoro.

“Bene, grazie questa nuova storia mi piace un sacco!” disse mostrandogli entusiasta una tavola a colori del suo ultimo shojo.

Dj la studiò con aria critica prima di approvarla con un cenno del capo.

Luisa gli sorrise scompigliandoli i cappelli.

“Il pranzo è in forno ormai dovrebbe essere caldo. Com’è andata oggi a scuola?” gli chiese seguendolo nell’ampia cucina dove il ragazzo si appollaiò su una sedia dopo aver preso dal forno una teglia con dell’arrosto e patate ed essersi servito abbondantemente.

“Bene!” le disse con un sorriso particolarmente soddisfatto che non le sfuggì.

“Oh, oh!” esclamò infatti la donna, poggiando i gomiti sul tavolo e appoggiando la testa alle mani mentre guardava il figlio mangiare.

“Hai l’aria del gatto che ha mangiato il topo, che hai combinato?” gli chiese curiosa e lui le sorrise con la forchetta a mezz’aria.

“E’ un segreto” le disse con aria esageratamente misteriosa.

Lei rise “Ok, ok, scusa.”

Disse alzando le mani in segno di resa. “Ah, stamattina ha chiamato Leonard”

Dj sollevò il capo dal piatto stupito.

“Davvero?” chiese “Chissà che vuole!” borbottò, lei gli sorrise dolcemente.

“Si sarà innamorato” gli disse con un sorriso dolce, ridendo quando Dj sollevò gli occhi al cielo.

Leonard Pierce, il più noto fotografo artistico sul mercato.

Per una sua fotografia i più famosi divi del cinema pagavano cifre esorbitanti e aspettavano mesi.

L’aveva conosciuto al mare solo un mese prima.

Stava vagando per la spiaggia con la sua immancabile macchina fotografica quando si era fermato accanto a lui che se ne stava accovacciato su uno scoglio ad osservare il mare mosso, perso nei suoi pensieri.

Gli aveva chiesto se poteva scattargli una foto.

Dj gli aveva dato del pervertito e gli aveva intimato di sparire se ci teneva ai denti.

Sorrise al ricordo mentre compilava il numero scritto sul biglietto da visita.

Leonard stava cercando spunti interessanti per una campagna pubblicitaria per una prestigiosissima ditta  di moda che voleva lanciare un nuovo modello di occhiali da sole, ed era rimasto letteralmente affascinato da lui.

Almeno così gli aveva detto.

Aveva insistito così tanto che alla fine il ragazzo gli aveva lasciato scattare la foto, infondo, aveva pensato, sarebbe finita tra quelle di migliaia di modelli professionisti e nessuno l’avrebbe notata.

 

Le ultime parole famose.

 

“Stai scherzando vero?” chiese al suo interlocutore fissando la parete dinanzi a se incredulo.

“No, è la verità sono rimasti tutti stregati dal tuo fascino naturale.”

Dj scosse il capo incredulo. “Senti io non ho intenzione di fare nessun servizio fotografico.”

Borbottò il ragazzo.

Ci fu un lungo silenzio dall’altra parte della cornetta e poi Leonard pronunciò una cifra vertiginosa.

“Scusa?” chiese Dj senza capire.

“E’ quanto ti pagherebbero.” Gli disse calmissimo Leonard con la sua suadente voce profonda.

Questa volta fu Dj a rimanere in silenzio.

La sua non era certo una famiglia povera ma con i soldi di quel servizio avrebbe potuto comprarci una macchina!

“Che cosa dovrei fare?” chiese un po’ dubbioso.

Sentì un lieve sospiro dall’altra parte della cornetta e s’immaginò il sorriso che tirava le labbra sottili del fotografo.

“Faremo un paio di foto e poi ne sceglieremo una da utilizzare per la campagna, tutto qui” disse usando il tono più noncurante del mondo.

Dj sospirò ma la sua lotta interiore durò poco.

E che cavolo!!!

Si trattava solo di un paio di fotografie in fondo.

E poi l’idea lo elettrizzava.

Chissà magari sarebbe diventato persino famoso.

Sorrise imponendosi di rimettere i piedi per terra. “D’accordo” acconsentì con una scrollata di spalle.

“Magnifico!” esclamò Leonard felice “Passo a prenderti io oggi pomeriggio alle tre.”

“Ok” disse Dj prima di riattaccare.

 

Il francese giunse puntuale come un orologio.

Lo aspettò in piedi vicino alla portiera aperta della limosine che li avrebbe accompagnati allo studio in città.

Dj lanciò un’occhiata scettica alla lunga vettura scura.

“Esibizionista” mormorò con un sorriso.

“Senti chi parla” replicò il fotografo accomodandosi accanto a lui sul sedile posteriore.

Era strano ma sin dal loro primo incontro erano andati d’accordo come se si conoscessero da anni.

Dj che dopo averlo conosciuto si era informato, aveva letto un sacco di complimenti sul conto dell’alto francese dagli occhi di ghiaccio.

Nonostante il suo aspetto freddo e compito il biondo fotografo riusciva a mettere a proprio agio chiunque e proprio per questo le sue foto erano meravigliose.

Ci volle quasi un’ora per giungere allo studio e altre tre ore per le fotografie ma alla fine tutti si dissero veramente soddisfatti del lavoro ottenuto.

Dj ebbe modo di conoscere le due modelle che posavano per la versione femminile dello stesso occhiale e il ragazzo che assieme a lui avrebbe lanciato il nuovo prodotto, all’inizio si era sentito in imbarazzo, lui non era un assiduo lettore di riviste di moda ma i loro volti erano molto conosciuti.

“Sei sicuro che vogliano proprio me?” aveva chiesto a disagio mentre Leonard gli indicava come mettersi sullo scenario che avevano preparato per lui.

“Sarai perfetto!” gli aveva sussurrato il francese con un sorriso dolce che non era sfuggito al ragazzo e nemmeno a Tiara, la modella che lì accanto osservava i preparativi.

Dj la vide ridacchiare e le sorrise di rimando alzando gli occhi al cielo con fare teatrale.

I suoi timori si rivelarono comunque infondati.

Dopo tre lunghissime ore, Dj non solo aveva svolto alla perfezione il suo compito ma era riuscito persino a conquistare la simpatia di Tiara, che anche se con un forte accento parlava molto bene la loro lingua.

Leonard non faceva che gongolare dalla gioia.

“Magnifico, magnifico!” esclamava osservando le foto ottenute con gli occhi scintillanti di gioia.

Dj non poté che dirsi d’accordo anche se faticava a riconoscersi nel misterioso ragazzo seduto su una duna di sabbia dorata, i capelli scuri sollevati dal vento leggero, l’abbronzatura perfetta messa in risalto dalla camicia di seta bianca che gli svolazzava aperta attorno al petto muscoloso, gli occhiali da sole negligentemente scivolati sul naso aquilino a scoprire uno sguardo verde smeraldo intenso e fiero come quello della magnifica tigre sdraiata accanto a lui sullo sfondo del deserto.

Dj firmò il contratto e il permesso di sfruttamento dell’immagine nel caso fosse stato necessario fare altre foto.

“Sei stanco?” gli chiese Leonard quando furono di nuovo in macchina diretti verso casa.

“Un po..’” gli rispose il ragazzo nascondendo uno sbadiglio “...se penso che domani devo lavorare...” sbuffò “...però mi sono divertito!”

Leonard annuì “Hai un talento naturale.”

Disse appoggiandosi allo schienale di pelle “L’ho capito appena ti ho visto che saresti stato perfetto per quella foto. L’avevo in mente da tanto tempo ma non avevo mai trovato nessuno che rendesse l’idea!” mormorò sovra pensiero.

Dj sorrise con malizia “Quanti complimenti oggi, finirò per montarmi la testa!”

Leonard rise “Hai ragione ma te li sei proprio meritati, li hai conquistati tutti! Sai di solito i modelli non legano tra loro, ognuno per conto proprio.” Sollevò le spalle “C’è molta rivalità nel nostro campo, invece ho visto che tu hai fatto subito amicizia.”

Dj annuì “Tiara ha anche insistito per farsi lasciare il numero del locale dove lavoro. Credo che se il capo la vedesse entrare dalla porta farebbe un infarto e resterei disoccupato!” scherzò Dj facendolo ridere.

“Che dici se andiamo a mangiare qualcosa prima di tornare a casa?” propose invece.

Dj annuì con enfasi, aveva decisamente fame.

Leonard diede il nome di un rinomato ristorante sulla costa al suo autista tramite l’interfono e l’auto uscì dall’autostrada per prendere la strada nazionale.

 

Una cameriera carina li fece accomodare con un largo sorriso su un tavolo d'angolo.

La ragazza prese le ordinazioni e se ne andò non senza aver lanciato uno sguardo ammiccante a Dj che fece sorridere Leonard.

“Ti dovrai abituare adesso” disse quando il ragazzo gli chiese che cosa ci fosse di divertente.

“Tra una decina di giorni tutta la città sarà tappezzata dalle tue fotografie e allora dovrai assumere una guardia del corpo per tenere lontane le fans.”

Dj rise divertito “Esagerato!” commentò.

Mangiarono parlando del servizio fotografico mentre Leonard gli spiegava come avevano fatto ad aggiungere alcuni effetti speciali, come la tigre, alle foto.

Il tempo passò piacevolmente tanto che quando la macchina si fermò davanti alla porta di casa sua era molto tardi.

“Bhe grazie del passaggio” disse Dj sulla soglia di casa.

Stava già entrando quando una mano lo fermò.

“A questa giornata perfetta manca solo una cosa...” mormorò Leonard chinando il capo per baciare il ragazzo.

Fu un bacio molto diverso da quello che gli aveva dato Andrew.

Leonard lo strinse a sé e lo baciò con passione infilando la lingua nella sua bocca per assaporarne a pieno il sapore.

“Buonanotte Dilan” mormorò poco più tardi staccandosi da lui.

Dj rimase immobile ad osservare la limosine che si allontanava.

“Ma tu guarda!” esclamò tra sé un po’ contrariato dal fatto di non aver avuto modo di rispondergli per le rime.

Fece una doccia calda prima di infilarsi a letto.

Era veramente stanco ma non riuscì ad addormentarsi subito, nella sua mente tornarono a confrontarsi gli avvenimenti del giorno.

Leonard e Andrew.

Il primo era più vecchio di lui di quasi dieci anni ma aveva il fascino del potere e dell’esperienza, e Andrew… Andrew aveva quegli occhi nocciola e quell’innocenza che lo avevano stregato.

Sorrise tra sé “Vediamo come vanno le cose” mormorò prima di addormentarsi.

 

continua....                                                                                       

 

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