Oh my God!! 15                                 Back to Original  Back to Home

 

 

Il sole bagnava con la sua lucente carezza le foglie degli alberi, scossi dal lieve sospiro del vento.

Il loro lento ondeggiare riempiva l’aria di un morbido fruscio, un canto leggero, quasi inudibile, che rincorreva le strali trasparenti della brezza in impalpabili tocchi, sussurrandosi una nell’orecchio dell’altra l’estatica gioia del bacio del sole, il tremulo brivido della carezza del vento.

Allan respirò a pieni polmoni quell’aria profumata di nuova vita, socchiudendo le palpebre per un lungo momento, lasciando che i raggi solari posassero la loro dorata benedizione sulla sua fronte in un candido bacio.

Sospirò piano, scuotendo il capo, permettendo al vento d’infilare le sue amorevoli dita trasparenti tra i suoi capelli biondi, spingendoglieli dolcemente indietro, a liberarsi nell’aria scintillante.

Sorrise impercettibilmente, felice, prima di aprire gli occhi e posare lo sguardo smeraldino sul grande giardino.

Anche il Dominio degli Uomini sembrava carico di quella pura, splendente, energia che aveva avvolto il Dominio dei Cieli.

Notò un usignolo trillare con gioia, planando nell’aria profumata, prima di adagiarsi con un frullo d’ali sulla balaustra della veranda, dinanzi al grande divano a dondolo. Ne seguì lo sguardo adorante incontrando un volto regale e un paio di lucenti occhi viola posati su di lui.

Silenziosamente raggiunse il compagno, sedendoglisi accanto, fissando insieme a lui la pace che regnava intorno a loro mentre l’usignolo componeva la sua serenata estatica.

“Che stavi guardando?” gli chiese piano, quasi non volesse coprire con la propria voce il canto di lode che il mondo attorno a loro stava intonando per il suo compagno.

“Te...” mormoro Clavis con un lieve sorriso sereno.

Allan lo fissò incantato per un lungo momento, facendo scorrere una mano sulla sua guancia candida in una leggera carezza riverente, prima di riscuotersi e mormorare un giocoso: “Sono bello vero?”

Clavis socchiuse gli occhi viola, lasciando che le lunghe ciglia nere baciassero la pelle chiara, reclinando il capo per posarlo su quella mano grande, calda e dorata come il sole.

I capelli corvini scivolarono in un manto di liquide ombre e strali di luce adagiandosi con silenziosi sospiri sul suo corpo e sul divano a fiorellini. “Sì, sei bellissimo...” confermò inaspettatamente, strappando il fiato dai polmoni del dio dell’Amore.

“Clavis...” sussurrò sorpreso, voltandosi a guardarlo.

Ma il moro aveva chiuso gli occhi e, reclinato il capo, si era appoggiato al suo fianco, il volto sulla sua spalla, con un leggero sospiro soddisfatto.

“Sei stanco?” gli chiese Allan passandogli una mano tra i capelli candidi con riverente delicatezza.

“Un po’...” fu l’assonnata risposta del Signore della Vita e della Morte.

Allan sorrise dolcemente facendo scivolare un braccio introno alla sua vita sottile per stringerlo a se, depositando un lieve bacio tra le ciocche di seta lucente “Allora riposa...” sussurrò piano “...ci sono io qui con te...”

“Lo so...” rispose piano il moro, allungando la mano destra per intrecciare le lunghe dita pallide con quelle dorate dell’amante.

Rimasero così, in silenzio, a lungo, ad ascoltare il canto del piccolo usignolo, avvolti nel tiepido abbraccio del sole, accarezzati dal fresco respiro del vento.

“Allan...” il sussurro di Clavis riscosse il biondo dai suoi pensieri.

Pensava che si fosse ormai assopito invece sembrava ancora sveglio, nonostante la sua voce fosse leggera e roca come chi sta per addormentarsi o si è appena svegliato.

“Si?” chiese accarezzandogli distrattamente il palmo della mano con il pollice.

Clavis si sollevò quel poco che bastava per portare il volto androgino all’altezza del suo, socchiudendo le palpebre per fissarlo negli occhi prima di mormorare un semplice: “Ti amo...”

Allan trattene il fiato, fissandolo incredulo per un interminabile momento, le labbra socchiuse dallo stupore, gli occhi verdi spalancati, improvvisamente lucidi.

“Cl...clavis..” ansimò, incapace di pronunciare nient’altro che il suo nome, senza nemmeno accorgersi che una lacrima traditrice era scivolata lungo la sua guancia abbronzata.

Il Dio della Vita allungò il volto raccogliendo quel cristallo di gioia con le labbra, assaporandone il gusto intenso prima di abbassarsi e poggiare quelle stesse labbra su quelle del biondo in un piccolo, lieve bacio, dal sapore salato.

Si staccarono dopo poco, senza scambiarsi più nient’altro che uno sguardo prima che il moro si riaccoccolasse contro il fianco del Signore di Amhor, chiudendo nuovamente gli occhi mentre questi lo stringeva protettivamente a sèe. Mentre il respiro del sovrano di Morvit si faceva lentamente regolare contro il suo collo, Allan reclinò il capo biondo, posandolo contro quello dell’amante, chiudendo a sua volta gli occhi, lasciando che il tiepido calore del sole e quello del corpo del suo compagno lo cullassero, accompagnandolo a raggiungere l’amante anche nel mondo dei sogni.

 

...

 

Sefire si guardò attorno nervosamente.

Aveva visto Allan andare in giardino dove probabilmente c’era anche Clhavishineriyas.

Valery era salita al piano superiore con Raily per tentare di fare qualcuno dei loro compiti per casa, Victor doveva essere in cucina...

Sospirò.

In quella casa c’era troppa gente.

Avere un attimo di intimità era impensabile.

“Che cosa c’è?” gli chiese piano Zenan andando a sedersi sul divano, accanto a lui, scostandogli una ciocca dal volto.

Sefire arrossì fissandolo.

Ancora non riusciva a crederci... Zenan l’amava e... si erano baciati.

 

Davanti a tutti e dieci i Dei superiori.

 

Quel pensiero lo fece diventare di un vivace color aragosta mentre si affrettava ad abbassare il viso.

Il moretto sorrise dolcemente posandogli una mano sotto il mento, facendogli nuovamente sollevare il viso.

“Scommettiamo che so a che cosa stai pensando?” gli chiese dolcemente.

Sefire scosse il capo arrossendo ancora di più “C’erano tutti e dieci...” pigolò in imbarazzo.

“Bene!” gli sorrise Zenan “Con dei testimoni simili non potrai ritrattare.” Mormorò facendogli l’occhiolino.

“Non ho nessuna intenzione di ritrattare!!” saltò su, offeso, l’angelo.

“Ci mancherebbe...” lo rimproverò bonariamente il dio facendo scivolare entrambe le braccia a cingergli la vita.

“Sai...” sussurrò l’angelo piano “...io... non volevo innamorami di te...” mormorò piano.

Zenan lo strinse delicatamente a se “Lo so cosa intendi...” disse con un sospiro “...non sai per quanto tempo ho continuato a ripetermi che tu dovevi essere come un figlio per me...” gli confidò.

Sefire corrugò la fronte fissandolo preoccupato “Quanto tempo?” volle sapere.

Il dio della Sapienza scosse il capo piano “...tanto..” ammise senza tuttavia quantificare.

“Prima... prima di quando credevo di amare Allhanirayas?” chiese colto da un pensiero improvviso.

Zenan annuì con il capo e Sefire sentì gli occhi riempirsi di lacrime “Non mi hai mai detto niente...” mormorò “...e io che non facevo che parlare di lui...” sussurrò rendendosi conto di quanto doveva amarlo il moro per essere giunto al punto di mettere da parte la sua felicità pur di vederlo contento.

“Adesso però stiamo insieme...” sussurrò il signore di Saphe asciugandogli il volto con le mani.

Sefire annuì con il capo, insicuro della sua voce, prima di accoccolarsi contro di lui.

“Zenan...” sussurrò dopo un lungo momento di silenzio “...io... io posso davvero essere... sì insomma ecco...” arrossì torturandosi le mani.

Il dio della sapienza lo fissò con tenerezza passandogli una mano tra le ciocche castane. L’angelo sospirò sollevando il volto per guardarlo “Io sono solo un angelo mentre tu...” ma non finì la frase perchè il dio della sapienza gli posò l’indice sulle labbra.

“Tu sei la persona che amo Sefire...” lo rassicurò.

“Anch’io ti amo Zenan...” gli rispose il ragazzo con voce emozionata.

Il moro gli sorrise dolcemente attirandolo a sè. “Posso baciarti?” chiese sfiorandogli una gota arrossata con le labbra.

“Ci... ci sono un sacco di pe...persone in giro...” balbettò Sefire in imbarazzo.

“Non c’è nessuno qui...” gli soffiò sulle labbra.

L’angelo socchiuse le palpebre mentre vedeva le sue labbra avvicinarsi, il suo cuore prese a fare le capriole prima di arrestarsi del tutto quando avvertì la lingua del suo maestro scivolare dolcemente sulla sua bocca chiedendo il permesso di entrare.

Socchiuse le labbra con un lieve ansimo assaporando quel bacio riverente e passionale al contempo.

Strinse con forza le mani sul maglione del compagno, reclinando il capo all’indietro lasciandosi travolgere dal suo bacio, ritrovandosi ben presto, seduto sulle sue ginocchia, le braccia strette alle sue spalle e il corpo in fiamme.

“Zenan...” ansimò piano quando si staccarono per riprendere fiato “...mi sento strano...” mormorò piano, confuso.

Il dio gli accarezzò la schiena allungando il volto per posargli un bacio lieve sulla punta del naso.

“Sta tranquillo...” lo rassicurò ma non riuscì a terminare la frase che il suono del campanello tagliò il silenzio ovattato della stanza facendo fare a Sefire un balzo di almeno dieci centimetri.

Il Dio della Sapienza strinse le labbra soffocando un’imprecazione colorita prima di alzarsi e dirigersi all’ingresso.

Aprì la porta fulminando con sguardo truce il seccatore quando si rese conto di avere di fronte due agenti in divisa.

Li fece accomodare notando che il suo angelo era corso su per le scale, probabilmente a chiudersi in camera sua, per non farsi vedere in quello stato dagli altri.

Allan rientrò dalla veranda con aria assonnata, coprendo uno sbadiglio con una mano, nè lui nè Clavis avevano ancora avuto il tempo di riposare in modo adeguato dopo tutto quello che era successo a Morvit ed entrambi cominciavano evidentemente a sentire il peso della stanchezza.

“A cosa devo questa visita?” chiese il biondo, facendo stancamente gli onori di casa, indicando loro di accomodarsi sul divano.

L’uomo più alto tra i due si schiarì la voce prima di parlare: “Ci manda l’ispettore Derek...” mormorò “... abbiamo fatto delle indagini sugli uomini che abbiamo catturato in casa vostra e abbiamo scoperto che sono stati spesso invischiati in affari con la mafia...” disse serio, aspettandosi un qualche sussulto di terrore che tuttavia non venne “...per tanto...” continuò lievemente perplesso dalla loro tranquillità “...l’ispettore ci ha chiesto di stanziarci qui a vostra protezione.” terminò il suo discorso omettendo che Derek aveva anche chiesto loro di controllarli.

L’ispettore aveva continuato a svolgere le sue indagini sugli aggressori in contemporanea con quelle sugli abitanti della casa e quello che aveva trovato, o meglio che non aveva trovato su di loro, l’aveva molto insospettito.

Zenan e Allan s’irrigidirono nervosamente alla notizia.

 

Quella proprio non ci voleva.

Se ci fossero stati i due poliziotti per casa non avrebbero potuto muoversi liberamente.

 

L’agente Tompson fissava attentamente i due.

Non sembravano felici di avere due rappresentanti delle forze dell’ordine per casa mentre invece non sembravano spaventati all’idea di aver stuzzicato la mafia.

I dubbi dell’ispettore erano sicuramente fondati!!

 

Quella gente aveva qualcosa di losco da nascondere.

 

“Bhe se queste sono le disposizioni dell’ispettore...” mormorò Allan pensando che negare loro di fermarsi, non solo sarebbe stato inutile, ma li avrebbe resi ancora più sospettosi.

“Clavis può dormire nella mia camera...” disse pensieroso “...e Sefire nella tua, Zenan, così libereremo due camere per gli agenti...” calcolò.

Il Dio della Sapienza corrugò la fronte “Allan ...” cominciò incerto.

Non era sicuro di poter ‘dormire’ con Sefire ed pensava che fosse troppo presto per spingere il rapporto più in là.

Il Dio dell’Amore gli regalò un sorriso malizioso “Sono sicuro che Sefire non ti darà ‘fastidio’” sussurrò ma Zenan scosse il capo, poco convinto, vagliando velocemente altre soluzioni alternative.

Non potevano certo far dormire l’angelo con Valery ma potevano sempre metterlo in camera con Victor o Raily.

Tuttavia quel pensiero lo infastidì più di quanto volesse ammettere per cui alla fine decise che la soluzione migliore era quella proposta dall’amico.

Infondo Allan era il Dio dell’Amore, no?

Se gli aveva proposto di farli dormire insieme doveva ‘sapere’ che era la cosa migliore da fare.

“E va bene...” mormorò e gli agenti annuirono soddisfatti prima di accomiatarsi, avvertendoli che sarebbero tornati da lì a poche ora per installarsi in casa.

 

“Papà ho visto due poliziotti uscire...” Valery entrò in salotto con Raily pochi minuti dopo l’uscita degli agenti.

“Che volevano?” chiese quest’ultimo fissando la finestra da cui si poteva ancora vedere l’auto di pattuglia allontanarsi.

“Si trasferiranno qui per ‘proteggerci’” mormorò Allan cupo.

Valery spalancò gli occhi “Ma...”

“Dovremmo fare attenzione a non scoprirci...” annuì il biondo comprendendo qual’era il pensiero della figlia.

Avresti fatto meglio a rifiutare...” la voce fredda del Dio della Morte li fece sussultare violentemente.

“Accidenti Clavis!!” sbottò Allan lanciando un’occhiataccia al compagno.

“Devi perdere la brutta abitudine di comparire alle spalle della gente senza far rumore sai?” gli ringhiò contro.

Il Dio della Morte si limitò ad un’indifferente scossa di spalle, anche se avesse voluto non sapeva come fare per accontentarlo, gli veniva naturale spostarsi silenziosamente.

“A proposito!!” esclamò Valery uscendo di corsa dalla stanza.

La ragazzina ritornò pochi minuti più tardi con una scatolina nera tra le mani.

“Ecco!” disse piantandosi davanti al Dio della Vita, porgendogli l’oggetto.

Clavis la guardò perplesso mentre Allan fissava sorpreso la figlia e Zenan pensava che, lui, non si sarebbe mai permesso una simile confidenza con Clhavishineriyas.

“Aprilo...” lo incitò lei con un sorriso soddisfatto “L’ho visto in un negozietto questa mattina e sono andata a prenderlo durante la pausa pranzo, prima che iniziassero le attività del club di teatro...” specificò mentre il moro toglieva il coperchio alla scatola rivelando un sottile laccio di cuoio nero a cui era appesa una campanellina bianca.

Il Dio della Morte sollevò il laccetto fissandolo corrucciato e il campanello sparse nell’aria un lieve tintinnio argenteo.

“Guarda si mette così...” disse Valery entusiasta, prendendo la collana dalle mani del dio, facendogli cenno di chinarsi in avanti.

Per quanto perplesso il moro l’assecondò e lei, scostando i lunghi capelli neri con un lieve rossore imbarazzato sulle guance, si affrettò a mettergli il pendente al collo e a chiudere il piccolo gancio che lo fermava.

Il moro si risollevò con grazia e la campanellina emise un nuovo lieve tintinnio.

“Così ti sentiremo arrivare...” disse soddisfatta “...che ne dite?” chiese rivolgendosi agli altri due dei che fissavano la scena gelati.

 

Valery aveva... aveva messo un campanellino al collo del Dio della Vita e della Morte come... come se fosse un gattino?!?!?

 

Zenan aprì e richiuse la bocca un paio di volte senza tuttavia riuscire ad articolare suono mentre Allan passava lo sguardo dalla figlia al compagno, con gli occhi fuori dalle orbite.

Non ricevendo risposta Valery spostò lo sguardo sugli occhi viola del moro torcendosi le mani, improvvisamente preoccupata, “Ho fatto qualcosa di sbagliato?” chiese piano.

Clavis la fissò per un lungo istante, in silenzio, prima di scuotere piano il capo.

“No...” mormorò mentre un lieve sorriso gli andava ad increspare le labbra sottili “...e ti ringrazio...” sussurrò prima di chinarsi e sfiorare le fronte della ragazzina con un lieve bacio.

Valery divenne bordò, rischiando seriamente lo svenimento, mentre Zenan per poco non cadeva dal divano e Raily seguiva la scena incredulo.

Allan dopo lo stupore iniziale invece si illuminò di un enorme sorriso soddisfatto “La mia famiglia...” mormorò con aria beatamente ebete.

 

...

 

L’agente Tompson e l’agente Smith tornarono come promesso solo poche ore più tardi sistemandosi nelle camere loro assegnate da Allan mentre Sefire spostava le sue cose nell’altra stanza e Clavis si limitava a restituire al Dio dell’Amore gli oggetti che questo gli aveva prestato.

 

L’angelo della musica strinse al petto i maglioni che stava trasportando, guardandosi nervosamente attorno, nella stanza del suo signore, cercando d’evitare di posare lo sguardo sul grande letto matrimoniale.

Quella notte avrebbe dormito con Zenan...

Il cuore gli tamburellava furioso nel petto al solo pensiero.

“Hai finito?” la voce del Dio della Sapienza lo fece sussultare violentemente.

I maglioni che teneva tra le braccia caddero sul pavimento mentre il ragazzo arrossiva furiosamente.

Zenan si chinò a raccogliere i capi per poi posarli sul comò.

“Perchè sei così nervoso?” gli chiese dolcemente passandogli un braccio introno alla vita.

Sefire emise un sospiro posandogli le mani sul petto prima di appoggiare anche la fronte contro di esso.

Il dio della Sapienza gli accarezzò dolcemente la schiena facendolo sospirare piano prima di fargli sollevare il viso cercandogli le labbra.

Si baciarono dolcemente, a lungo, prima che Sefire alzasse le braccia, sollevandosi sulla punta dei piedi, per allacciargli le braccia al collo e richiedere un contatto più profondo.

Zenan lo sollevò di peso, con facilità, facendolo sedere sul comò mentre il loro bacio diventava passionale, l’angelo allargò le gambe per permettere al compagno di sistemarsi più vicino a lui mentre Zenan faceva scivolare le mani sulla sua schiena e poi sui suoi fianchi, accarezzandolo con attenta riverenza.

Si separarono a corto di fiato per pochi secondi prima che il moro scivolasse con le labbra lungo la gola candida dell’angelo facendo salire le mani per slacciargli la camicia liberando così più pelle.

Sefire emise un flebile gemito reclinando indietro il capo, offrendogli la gola mentre le sue mani artigliavano le spalle dell’uomo.

“Sefire...” sussurrò piano Zenan baciandogli la gola prima di salire a serrare tra i denti il lobo del compagno.

Il ragazzo inarcò la schiena con un piccolo lamento, ansimando pesantemente.

“Zenan...” sospirò pianooffrendo a quella bocca calda e sapiente, il petto.

La camicia frusciò aprendosi in due lembi candidi permettendo allo sguardo grigio del Dio della Sapienza di scorrere sulla sua pelle nivea.

Vi fece scivolare le lunghe dita strappando un brivido e un lamento al compagno che si agitò sul comò.

Seguendo un istinto improvviso Sefire allacciò anche le gambe alla vita di Zenan che dovette mordersi le labbra per non gridare quando i loro bacini si strofinarono uno contro l’altro.

Sefire boccheggiò nascondendo il capo contro la sua spalla mentre il moro si chiedeva fin dove poteva spingersi.

L’angelo tremava leggermente tra le sue braccia e anche se, era sicuro, non gli avrebbe negato niente, era comunque troppo presto per spingersi oltre i baci e le carezze.

Infondo si erano dichiarati da meno di un giorno.

I suoi pensieri vennero bruscamente interrotti dalla porta della camera si spalancava di scatto facendoli sussultare entrambi.

L’agente Tompson li fissò con occhi enormi per mezzo secondo prima di diventare di uno strano verdognolo e fare un passo indietro “Pe... pensavo fosse il bagno...” ansimò, per giustificarsi, prima di sparire da dov’era venuto.

Zenan tornò a guardare il suo compagno trovandosi di fronte al volto scarlatto e agli occhi sbarrati del ragazzo che si teneva la camicia aperta, con entrambe le mani.

“Dai finiamo di mettere in ordine...” gli sussurrò dolcemente posandogli un bacio sulle labbra.

Sefire annuì con il volto in fiamme lasciando che Zenan lo aiutasse a scendere dal comò.

Si aggrappò a lui per un momento non sicuro che le gambe lo avrebbero retto prima di ricominciare a deporre le sue cose nell’armadio.

 

...

 

John Tompson piombò nella stanza del suo collega richiudendosi la porta alle spalle con un tonfo.

“Che ti è successo?” chiese l’amico notando il colorito innaturale dell’altro agente.

“Si... si stavano... ba...ba... ba...?” balbettò appoggiato alla porta, lo sguardo sgranato fisso su un punto indefinito davanti a lui.

“Ba..?” chiese Mark perplesso piantando gli occhi verde bosco sul volto pallido del collega.

“Baciando!!” esplose John con gli occhi spalancati passandosi entrambe le mani tra i capelli neri.

“Oh davvero?” chiese interessato Smith “Chi?” volle sapere curioso.

“Quel Zenan Know e il suo studente!!” disse John cominciando a passeggiare nervosamente avanti e indietro.

“Ma dai?” esclamò sorpreso il più giovane dei due accarezzandosi il pizzetto con fare pensieroso.

“Non sembravano gay...” ragionò tranquillamente.

“E’ tutto quello che hai da dire?” gli chiese incredulo il moro “Ma che schifo Smith!! La cosa non ti sconvolge nemmeno un po’?” chiese esterrefatto.

Il collega lo fissò sorpreso, scuotendo dopo un momento le spalle “Siamo qui per indagare mica per andarci a letto!! Quello che fanno sono affari loro finchè non infrangono la legge...”  disse tranquillamente.

“Ma è una cosa così... innaturale!” sbottò.

“Fai a meno di pensarci e concentrati sulle indagini John” gli disse tranquillamente il collega battendogli una mano sulla spalla.

“Ma... ma...” cercò ancora di protestare il primo.

“Vuoi chiamare l’ispettore e dirgli che ci cambi d’incarico per una ragione simile?” chiese perplesso il ragazzo castano “Ci faresti ridere dietro da tutto il distretto!” lo mise in guardia.

Il moro scosse il capo incredulo “Hai ragione...” ammise “E poi il lavoro è lavoro e io sono un serio professionista!” decise gonfiando il petto con orgoglio.

Mark lo fissò cercando di trattenere un sorriso.

Il suo collega era davvero un ottimo agente, un poliziotto perfetto, ma certe volte era così... bigotto!!

Chissà che shock era stato per lui vedere due uomini baciarsi!

Avrebbe pagato per essere lì in quel momento!!

John uscì dalla stanza di Smith dirigendosi alla propria, quella che era stata la camera di Clavis Dealif.

Quell’uomo era la maggior incognita di tutta l’indagine, per quanto l’idea gli mettesse i brividi, gli sarebbe stato appiccicato finchè non lo avrebbe spinto a scoprirsi e allora lo avrebbero incastrato.

La sua coscienza gli fece notare che preferiva seguire il presunto killer piuttosto che imbattersi nuovamente in quei due!!

Se ci pensava ancora gli venivano i brividi.

Due uomini che si baciavano...

Si affacciò alla finestra, deciso a cancellare dalla sua mente quell’immagine, sussultando quando scorse il suo obiettivo passeggiare in giardino insieme al padrone di casa.

Socchiuse velocemente la finestra azionando il microfono che si era portato a presso e pochi minuti più tardi la ricetrasmittente gli portò le voci dei due.

 

“M’innervosisce averli per casa...” stava sospettosamente dicendo il moro.

Godman annuì con il capo “Lo so, mi dispiace...” mormorò.

“Come ci comportiamo con loro?” chiese Dealif  “Quel Tompson ha l’aria di essere un bigotto...” disse irritando l’agente all’ascolto “E per di più sembra un po’ tardo...” aggiunse malignamente.

“Clavis...” lo rabbonì il biondo, dolcemente, accarezzandogli un braccio.

Tompson li fissò con occhi sgranati per mezzo secondo.

 

No, doveva aver frainteso il gesto, decise.

 

“Non mi piace essere spiato...” lo avvertì la voce fredda e tagliente di Dealif dall’altoparlante della ricetrasmittente facendolo sussultare.

Sembrava quasi che stesse parlando a lui e non con Godman.

“Porta pazienza tesoro...” sussurrò il biondo allungando le braccia per cingerli la vita mentre il poliziotto cominciava a sudare freddo.

 

Quei due non stavano mica per...

 

Non riuscì a soffocare un gemito incredulo quando il biondo si chinò a baciare le labbra di Dealif.

Si stavano... si stavano... baciando!!

Non era possibile!!

Spense il microfono fiondandosi fuori della stanza, piombando nuovamente in quella del collega.

 

“Guardali!!” gridò indicando la finestra al collega che ancora non aveva capito perchè John era comparso di nuovo in camera sua.

Seguì tuttavia il suo dito puntato in maniera accusatoria verso il vetro della finestra scorgendo i due uomini abbracciati.

“Oh... oh...” mormoro Mark stupito.

“Si stanno ba..ba.. ba..” ansimò John a corto di fiato.

Mark rise “Più che un bacio quella la chiamerei una ‘slinguazzata’ guarda come gli infila la...” il ragazzo più giovane non ebbe modo di portare a termine la sua ‘osservazione scientifica’ che il tonfo con cui il collega aveva perso i sensi riportò la sua attenzione all’interno della stanza.

“Forse non avrei dovuto dirlo...” mormorò candidamente prima di chinarsi e cercare di far rinvenire l’uomo moro.

 

 

“L’abbiamo scioccato...” mormorò divertito Allan lanciando uno sguardo verso la finestra della camera che aveva assegnato all’agente Tompson.

“E’ una seccatura...”  mormorò Clavis cupo.

Allan ridacchiò “Sì hai ragione ma è una seccatura divertente...” disse “...e poi finchè è impegnato a shockarsi non metterà il naso dove non deve...” ragionò.

“Hn...” ammise il Dio della Morte con una scrollata di spalle.

“Ti impegnerai con me per shockarlo?” gli soffiò sulle labbra Allan con aria sorniona.

“Stupido...” borbottò il moro allontanandosi da lui senza riuscire tuttavia a trattenere un sorriso.

Allan rise raggiungendolo, mettendogli un braccio attorno alla vita, Clavis si lasciò abbracciare prima di sollevare una mano candida e coprire l’ennesimo sbadiglio della giornata “Ho bisogno di dormire...” dovette ammettere.

Allan annuì “Andiamo a letto...” mormorò.

Il dio della Morte gli lanciò un’occhiataccia “DORMIRE Allan.” lo avvertì.

Il compagno lo fissò fingendosi oltraggiato “Chi credi che io sia!” gli chiese portandosi entrambe le mani al petto come se fosse stato colpito da una pugnalata a tradimento.

Clavis scosse il capo rassegnato facendo sorridere il compagno che si stiracchiò sinuosamente.

“Anch’io ho bisogno di dormire...” disse il biondo tornando serio “Devo recuperare parecchie energie e poi stasera ho intenzione di fare un salto a quel locale.. il Broken” mormorò pensieroso.

Clavis sollevò un sopracciglio stupito “E con loro come la mettiamo?” gli chiese facendogli un cenno vago verso le stanze dei due poliziotti.

Allan gli porse il suo miglior sorriso candido “Oh non ti preoccupare.... ho già un’ideuccia...”

 

 

continua....                                                                                      

 

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