Oh my God!! 4                                  Back to Original  Back to Home

E così Sefire si stabilì nella stanza accanto a quella di Valery anche se promise di tornare a ‘casa’ il sabato e la domenica.

Il giorno dopo fu accompagnato dalla stessa Valery all’istituto presso cui si era iscritta perché anche l’amico si notasse.

 

“Spero che non ti dispiaccia...” chiese al suo silenzioso ospite.

Quella mattina Allan aveva deciso di accompagnarlo per un giro del quartiere.

Clavis scosse le spalle “E’ casa tua.” gli fece notare.

Allan si fermò posandogli una mano sul braccio “Sì ma io voglio che tu ti senta a tuo agio.”

Clavis gli sorrise gentilmente “Sta tranquillo non credo che il giovane angelo mi creerà dei problemi.” disse rassicurandolo. “E poi mi sembra che tua figlia fosse entusiasta dell’idea.” disse stupendo Allan.

“Clavis che ne pensi di Valery?” gli chiese d’un tratto un po’ teso.

Voleva che anche Clavis si affezionasse a lei.

Gli sarebbe piaciuto... arrossì, gli sarebbe piaciuto essere una famiglia.

Clavis scosse il capo facendo dondolare la lunga treccia scura che anche quella mattina Allan gli aveva pettinato.

Era diventata una specie di abitudine, anche se era solo il terzo giorno di permanenza del Signore delle Due Maschere a casa sua. Il giorno prima si era recato nella sua stanza con la scusa di portargli la colazione e visto che c’era si era offerto di pettinare il Dio che in quelle faccende domestiche era ancora impacciato.

In verità qualsiasi scusa che gli permettesse di stargli vicino e di toccarlo per lui andava bene.

Così anche quella mattina aveva bussato e si era infilato in camera sua con un sorriso malizioso, Clavis si era limitato ad alzare un sopracciglio sorpreso e lui l’aveva fatto accomodare davanti allo specchio prendendo la spazzola, che gli aveva prestato, e cominciando a pettinare i lunghi capelli d’ebano.

“Non ho gli elementi per giudicarla.” gli disse Clavis distogliendolo dai suoi pensieri. “Però quando ho toccato la sua anima l’ho trovata limpida.”

Allan sussultò “Hai toccato la sua anima?” chiese perplesso.

Clavis annuì. “Quando sono venuto a restituire la vita a tua figlia ho esaminato la sua anima. Volevo controllare che la tua fiducia fosse ben riposta.” disse con una scrollata di spalle.

Allan lo fissò sorpreso.

“E’ questo il luogo che cercavi?” chiese Clavis cambiando improvvisamente discorso mentre Allan ancora si arrovellava sul significato di quell’ultima affermazione.

“Sì, siamo arrivati.” disse indicandogli un piccolo supermercato.

“Visto che poi sarai a casa tutto il giorno potrei approfittare di te e mandarti a fare la spesa.” gli disse con un sorriso accompagnandolo dentro.

 

Quando tornarono a casa trovarono Sefire e Valery in salotto che si sfidavano con la playstation.

“Ma guarda se è possibile!!” borbottò Allan depositando le borse della spesa in cucina.

“Con una così bella giornata voi due ve ne state chiusi in casa davanti alla tv!” Sefire si alzò per dare una mano a sistemare i vari oggetti mentre Valery metteva via la consolle.

“Sai papà siamo riusciti a farci mettere nella stessa sezione.” Allan annuì osservando con un sorriso Sefire che sistemava le cibarie nella credenza con ordine. Di certo l’angelo sarebbe risultato un ottimo aiuto domestico.

“Ne sono felice, allora quando cominciate?” chiese passando a Sefire le vivande che estraeva dalla borsa di plastica. “Lunedì prossimo!” disse la ragazza entusiasta. “Non vedo l’ora di cominciare anche se poi so che me ne pentirò” disse Valery con un sorriso.

Allan rise. “Fai così tutti gli anni, le prime settimane un sacco di entusiasmo e poi non vedi l’ora che tornino le vacanze!”

Valery annuì. “E’ che a casa mi annoio dopo un po’ e poi si tratta di una scuola  nuova devo ancora conoscere un sacco di gente!” disse allegra.

“A che ora è l’incontro con i genitori domani?” Le chiese il Dio dell’Amore, ripiegando la borsa di plastica e riponendola con cura in un cassetto.

“Alle nove, vero Sefire?”

L’angelo annuì a conferma con il capo facendo ondeggiare i capelli castani.

 

Il resto della giornata passò tranquillamente.

Clavis scomparve subito dopo essere rientrato, con gran soddisfazione di Sefire, che cominciava a pensare che se c’era qualcosa tra i due era ben nascosto dato che non si vedevano praticamente mai, pur riproponendosi di non abbandonare le sue indagini in proposito.

Nel pomeriggio poi uscì con Valery ed Allan per andare ad acquistare i testi scolastici e con doppia soddisfazione di Sefire il taciturno ospite non si unì a loro così poté passare tutto il pomeriggio a  sbavare in silenzio sul suo amore.

La sera Clavis cenò con loro anche se mangiò molto poco.

Sefire l’osservava cercando di capire se si trattava di un umano o di un essere celeste.

Aveva decisamente una bellezza ultraterrena e mangiava così poco che Sefire poteva ipotizzare che, come loro, non avesse bisogno di nutrimento per sopravvivere inoltre i suoi lineamenti erano nobili e senza tempo proprio come quelli di un Dio. Per contro però aveva scoperto che il loro ospite soffriva di una specie di cecità e per di più c’era il fatto che avesse dovuto imparare la lingua umana. Come se non bastasse aveva provato a sondare la sua aura ma non aveva trovato niente.

Le cose erano due.

O aveva un’aura così grande che era impossibile scorgerla o se aveva un potere era veramente misero.

Dato che la prima ipotesi era improponibile e che, nel Dominio Celeste, Sefire non aveva mai sentito parlare di un Dio o di un angelo con caratteristiche così deboli da non poter essere scorte con un incantesimo come quello che lui aveva adoperato, si era convinto che il loro ospite non fosse che un umano particolarmente attraente e un po’ strano.

Cosa che, lo riempiva di felicità.

In quanto umano infatti quel Clavis prima o poi sarebbe invecchiato lasciandogli piazza libera.

“A che cosa stai pensando?” gli chiese Valery notando il sorriso particolarmente soddisfatto sul volto di Sefire mentre guardavano la tv in salotto.

“Oh niente, stavo pensando che fra due giorni cominceranno le lezioni, chissà se ci saranno delle belle ragazze.” le disse con un sorriso malizioso facendola arrossire.

 

...

 

Allan parcheggiò la BMW grigio metallizzato accanto alle altre auto, nel parcheggio scolastico, lanciando un’occhiata all’orologio.

Erano un po’ in anticipo.

“Andiamo?” gli chiese Valery impaziente.

Finalmente quella sera avrebbe potuto vedere in faccia alcuni dei suoi nuovi compagni di classe.

Allan annuì mentre seguiva la figlia e Sefire verso l’interno.

Zenan era tornato al Dominio del Cielo augurandogli buona fortuna e promettendo che sarebbe passato dopo qualche giorno a vedere come se la cavava.

Numerosi genitori con i figli si stavano già dirigendo verso l’auditorium dove si sarebbe tenuta la riunione con i professori che poi avrebbero seguito i ragazzi durante l’anno.

Valery si guardava in giro curiosa commentando di tanto in tanto qualche particolare con l’angelo della musica che sembrava curioso quanto lei.

“Eccolo!” esclamò ad un certo punto indicandogli il corridoio che conduceva alla sala riunioni e dirigendosi con passo spedito verso una porta aperta mentre Allan li seguiva con un leggero sorriso dipinto sulle belle labbra.

Alcuni professori erano già seduti dietro le cattedre allineate su una specie di piccolo palco leggermente rialzato rispetto alle seggiole imbottite riservate ai genitori, parlottavano tra loro attendendo l’arrivo di tutti gli allievi mentre il preside controllava il microfono. Numerose madri e padri sedevano già sulle poltroncine disposte dinanzi al palco parlando con i figli o scambiando impressioni e dubbi con gli altri genitori.

Allan si sedette accanto alla figlia, che si guardava attorno curiosa, accavallando con grazia le lunghe gambe fasciate dal tessuto leggero dei pantaloni grigio perla. Scostò negligentemente un ricciolo biondo che gli era scivolato sul volto con la mano abbronzata leggendo le poche righe di presentazione che una lavagna luminosa proiettava alle spalle dei professori.

Il profondo sospiro rassegnato di Valery tuttavia lo costrinse ad abbassare lo sguardo smeraldino sulla figlia che ora lo stava fissando corrucciata mentre Sefire accanto a lei tentava invano di trattenere una risata.

“Che cosa c’è?” le chiese stupito Allan.

La ragazza emise un’altro sospiro “Tutte le volte la stessa storia...” borbottò indicando con il capo le poltroncine occupate poco lontano.

Allan seguì il suo cenno incontrando gli occhi spalancati di alcune signore e quelli adoranti di altrettante ragazzine. Sefire non riuscì a trattenersi scoppiando in una risata argentina notando lo sguardo leggermente corrucciato del Dio dell’Amore e quello imbronciato della figlia.

“Sefire!” lo ammonì Valery non riuscendo però a trattenersi dal aggiungersi anche lei alla sua risata pochi minuti dopo. Un sorriso incurvò involontariamente le labbra del Dio mentre questi alzava gli occhi al cielo con un sospiro. Fortunatamente il preside che doveva tenere il discorso di presentazione decise che i nuovi studenti dovevano essere ormai tutti giunti in sala perché si alzò e cominciò a parlare del programma scolastico. La riunione durò poco meno di due ore durante le quali il preside elencò le poche regole da seguire all’interno della scuola e i professori spiegarono il loro programma e i metodi di valutazione. Al termine delle delucidazioni fu concesso a chi aveva dei dubbi di porre le proprie domande e poi lo stesso preside che aveva iniziato il colloquio li congedò raccomandando ai ragazzi la puntualità il lunedì seguente quando sarebbero iniziate le lezioni.

“Bhe poteva andare peggio.” borbottò Valery mentre si dirigevano nuovamente verso il parcheggio, Allan le sorrise “Ti vergogni di me?” le chiese dolcemente.

La ragazza scosse il capo biondo scuro “No è che mi sento terribilmente in imbarazzo quando vedo tutte quelle signore che ti fanno gli occhi dolci. Per non parlare delle mie future compagne di classe!!”

Allan rise attirando non pochi sguardi ammirati su di se mentre spingeva la porta a vetri tenendola aperta per far passare la figlia e Sefire.

“E’ che tu sembri più mio fratello che mio padre.” disse Valery persa nei suoi pensieri.

Si sedette sul sedile a fianco del guidatore mentre suo padre accendeva l’auto e Sefire si stiracchiava mugugnando sul sedile posteriore.

“Papà?”

“Hm?” gli rispose distrattamente Allan mentre si avviava verso l’uscita.

 

Ma tu non invecchi mai?”

 

Allan per poco non prese in pieno il cancello mentre Sefire che aveva chiuso gli occhi cullato dal piacevole tepore del riscaldamento si rizzò a sedere cinereo in volto.

“Co...cosa?” balbettò Allan  girandosi a fissare la figlia che lo stava scrutando con attenzione.

“Sì insomma tu mi hai detto che quando mi hai adottato avevi vent’anni giusto?”

Allan annuì deglutendo a fatica ma imponendosi di mantenere la calma per vedere dove la figlia sarebbe giunta con quel suo ragionamento.

“Quindi dato che io ho quindici anni adesso tu ne hai trentacinque giusto?”

Allan annuì ancora in silenzio. “Allora perchè non hai la pancetta e le rughe come gli altri genitori?” gli chiese sinceramente perplessa Valery “Non è che ti fai i lifting senza dirmi niente?”

Sefire scoppiò a ridere allentando la tensione che si era creata nell’auto.

“Ma che dici?” protestò Allan offeso “Il fatto è che mi tengo informa....” cercò di giustificarsi seppur leggermente nervoso sotto lo sguardo di quegli occhi nocciola indagatori.

“Hmmm....” mormorò Valery che sembrava ancora poco convinta.

Sefire fu comunque così accorto da sviare il discorso chiedendo a Valery che impressione le avevano fatto i professori che avevano visto e Allan potè tirare un momentaneo respiro di sollievo.

 

Parcheggiò l’auto, salutando ai piedi delle scale la figlia che si dirigeva con uno sbadiglio verso la sua camera.

“Prima o poi dovrai dirle la verità.” Mormorò Sefire serio prima di seguire la ragazza per dirigersi nella sua stanza.

L’angelo aveva ragione però non era una cosa facile.

Chissà come l’avrebbe presa.

Quando le aveva spiegato che non era la sua figlia naturale ma di essere stata adottata, Valery aveva fissato i suoi occhioni nocciola in quelli del Dio e gli aveva chiesto con una vocina tremante “Ma mi vuoi bene lo stesso vero?”

Gli aveva fatto una tenerezza incredibile.

Ma Valery adesso non era più una bambina e poi una cosa era accettare di essere stata allevata da un genitore adottivo, un’altra era venire a sapere che il genitore in questione era un Dio.

Emise un sospiro passandosi una mano tra i riccioli biondi mentre si dirigeva in cucina per prendere qualcosa da bere.

 

Sefire indossò il pigiama, spense la luce e si stiracchiò prima di dirigersi alla finestra per chiudere gli scuri.

Stava per tirare le tende quando notò un riflesso proprio sotto la sua finestra.

Sotto di lui sulla veranda che circondava tutta la casa stava una grande altalena imbottita il cui tettuccio era ripiegato con cura dato il bel tempo di quei giorni.

Seduto sull’altalena Clavis teneva il capo appoggiato sullo schienale, gli occhi chiusi rivolti al cielo stellato.

Sefire rimase immobile in silenzio mentre il suo sguardo non poteva fare a meno di accarezzare con riverenza quella figura regale, i lisci capelli neri, sciolti sullo schienale, su cui la luce stellare traeva riflessi argentei.

Le lunghe ciglia scure come delicati merletti disegnati su quella pelle di porcellana finissima.

La grazia e l’eleganza che persino i semplici abiti che indossava non riuscivano a sminuire, la sensualità e l’innocenza di quel corpo rilassato nell'abbraccio del sonno.

No, non poteva essere umano.

Un rumore secco gli fece voltare il capo in fretta mentre un fascio di luce si disegnava sull’erba del giardino.

Allan in piedi sulla soglia della porta che dava alla cucina, un bicchiere di the in mano, si avvicinò al Dio addormentato in silenzio.

“Prenderai freddo.” mormorò e Clavis sorrise, allungando una mano per indossare gli occhiali da sole, con somma sorpresa del giovane Angelo che li stava osservando.

Allora non stava dormendo!!

“Non fa freddo.” gli rispose con voce profonda.

Allan posò il bicchiere sulla ringhiera di legno prima di andare a sedersi accanto a lui mentre il loro silenzioso spettatore stringeva la mascella nervoso.

Il Dio dell’Amore sollevò una mano abbronzata e, con un gesto che ormai gli era usuale, sfiorò il bel volto pallido allontanando una ciocca scura che vi era ricaduta delicatamente sopra.

“Che stavi facendo?” gli chiese dolcemente Allan.

Clavis reclinò con grazia il capo in modo da appoggiare la guancia candida su quella mano abbronzata.

Ascoltavo le stelle.” gli rispose vagamente.

Allan si chinò su di lui per sfiorargli le labbra con un bacio leggero.

Il semplice sfiorarlo tuttavia scatenò una miriadi di sensazioni nel corpo del Dio che allungò le braccia per stringere la vita di Clavis che gli aveva cinto il collo con le proprie.

Il Dio dell’Amore fece scorrere le mani sulla schiena del suo ospite in una carezza gentile mentre lo attirava a sè spingendo con la lingua su quelle labbra sottili che obbedientemente si aprirono per lui concedendogli l'accesso a quel morbido anfratto. Clavis emise un gemito nella sua bocca quando avvertì una mano calda del Dio dell’amore scivolare lentamente sotto il maglione per saggiare la sua pelle nuda.

“A... Allan...” mormorò mentre l’interessato faceva scivolare la bocca lungo il suo mento disegnandone i contorni con la lingua, salendo con l’altra mano ad accarezzargli il capo, affondando nella setosa oscurità dei suoi capelli.

Ogni ulteriore protesta venne messa a tacere quando le labbra del biondo si impossessarono nuovamente delle sue mentre la mano che era scivolata sotto il maglione risaliva gli addominali scolpiti per accarezzargli il petto e poi ridiscendere fino al ventre piatto e lentamente sempre più giù.

Clavis sussultò violentemente tra le sue braccia, puntando entrambi le mani sul petto del compagno.

“No!” sussurrò cercando di controllare il respiro affannoso, che quel semplice contatto gli aveva provocato.

Allan lo liberò dal suo abbraccio “Scusami.” mormorò.

Clavis scosse lentamente il capo “Vai... vai troppo in fretta...” mormorò alzandosi e sistemando il maglione che l’altro gli aveva sollevato.

Allan gli sorrise alzandosi a sua volta e abbracciandolo da dietro. “Lo so, hai ragione, sei qui solo da tre giorni e io già ti salto addosso.” mormorò accarezzandogli con gentilezza il capo, Clavis sospirò appoggiandosi contro di lui, lasciandosi avvolgere da quel calore protettivo.

“Non è questo... è che...” sembrava facesse fatica a trovare le parole “...quando mi tocchi io...” Clavis emise un debole sospiro “...io... perdo il controllo e questo mi spaventa”.

Allan gli sorrise dolcemente “Non mi devi delle giustificazioni Clavis.” mormorò gioendo però in sé per quello che il Sovrano dalle Due Maschere gli aveva appena confessato.

Gli depose un bacio leggero tra i capelli profumati e freschi come quella notte stellata osservando affascinato il leggero rossore che aveva imporporato le guance candide.

Era così bello, persino i raggi lunari sembravano accarezzarlo con desiderio mentre traevano impossibili riflessi cristallini su quella pelle trasparente.

“Andiamo a letto è tardi” disse staccandosi seppur a malavoglia da lui.

Clavis annuì voltandosi verso di lui, chinandosi inaspettatamente per sfiorargli le labbra con un bacio.

“Buona notte Allhanirayas” mormorò prima di dirigersi verso la porta della cucina che Allan aveva lasciato aperta. Il biondo sospirò lanciando uno sguardo nostalgico nella direzione in cui Clavis si era allontanato con l’impulso di rincorrerlo e di supplicarlo di passare la notte con lui.

A che punto si era ridotto!

Si stiracchiò con un gemito.

“Oh bisogno di una doccia...” borbottò a voce alta. “Una bella doccia fredda!” aggiunse parlando a sè stesso prima di avviarsi nella stessa direzione presa da Clavis.

Pochi secondi dopo la luce si spense riavvolgendo il giardino nella sua tranquilla oscurità.

 

Sefire rimase immobile gli occhi ancora spalancati le mani spasmodicamente strette al davanzale di legno a fissare la veranda che era stata teatro di quegli scambi di baci.

La luce ormai spenta come un sipario tirato dopo la scena conclusiva di un’opera.

Sefire si allontanò dalla finestra chiudendo i battenti.

Era davvero l’ultimo atto?

Allan era davvero innamorato di quell’... non sapeva nemmeno come chiamarlo... uomo?

No, era certo di essersi sbagliato, Clavis non era un uomo e gliene aveva dato conferma il fatto che avesse chiamato il Dio dell’Amore con il suo nome completo.

Ma allora cos’era?

Un Dio?

Ma non aveva aura!

Forse uno spirito della notte.

Le sue caratteristiche somatiche potevano identificarlo come tale, anche se non ricordava di aver mai visto uno di quegli esseri, le descrizioni che aveva letto nei testi del suo Signore potevano vagamente accostarsi con quanto aveva scorto in lui prima che Allhanirayas giungesse sulla veranda.

Ma infondo che cosa era Clavis era l’ultimo dei suoi problemi.

Allan l’amava?

Questa era la domanda che gli bruciava la mente a lettere di fuoco.

Senza ombra di dubbio lo desiderava, i suoi gesti erano stati fin troppo chiari.

Ma lo amava davvero o era solo un’infatuazione dovuta all’innegabile bellezza di quella creatura silenziosa.

Aveva ancora qualche speranza?

 

...

 

“Buongiorno” salutò Zenaniesh senza alzare il volto dal libro che stava leggendo.

Si aspettava una risposta esuberante come al solito e sollevò il capo sorpreso quando l’angelo della musica emise solo un debole “ ’giorno” la voce cristallina decisamente giù di tono.

Come promesso quel sabato mattina era tornato alla corte del Dio della Sapienza.

Le ali candide ripiegate sul corpo sottile, la leggera tunica azzurra dagli arabeschi dorati si era diretto con passo lento verso lo studio del suo Signore per avvertirlo che era tornato.

Zenaniesh corrugò la fronte, poteva comprendere che Sefire non fosse felice di tornare da lui quando poteva stare con Allhanirayas però gli sembrava che stesse leggermente esagerando.

“Che cos’è successo?” gli chiese un po’ scocciato dal vedere il suo allegro servitore in quello stato.

L’angelo sospirò scuotendo il capo mentre le ciocche azzurrine gli velavano lo sguardo chiaro.

“Niente...” borbottò ma il suo tono diceva chiaramente il contrario.

Il dio richiuse il grosso libro antico che aveva dinanzi e aggirata l’immensa scrivania su cui stava lavorando si avvicinò al suo angelo che teneva lo sguardo ostinatamente puntato sui sandali dorati.

Con un fruscio dell’elegante veste di seta, color del bronzo, Zenan allungò una mano per porla con delicatezza sotto il mento del suo angelo e costringerlo ad alzare lo sguardo.

Sefire arrossì ritrovandosi a pochi centimetri dal volto angoloso del suo signore, gli occhi grigi che lo scrutavano con attenzione.

“Sicuro?” gli chiese, e nel pronunciare quella semplice parola il suo respiro caldo accarezzò le guance  del giovane angelo che arrossì violentemente ritirandosi di scatto.

Un lampo di tristezza sfiorò i lineamenti del dio a quella sua reazione osservando sempre più perplesso il ragazzo che ora si torceva le mani nervosamente.

“Hai litigato con Allhanirayas?” gli chiese facendo violenza su se stesso mentre con un sorriso cercava di alleggerire la tensione che sembrava essersi impossessata del suo giovane amico.

Si aspettava il solito sorriso radioso e il rossore che imporporava quelle guance adorabili ogni volta che il Dio dell’Amore veniva nominato, quell’espressione sognante che aveva imparato ad accettare seppur così profondamente dolorosa.

Con sua immensa sorpresa però Sefire sussultò alzando su di lui due occhi azzurri lucidi di lacrime.

“Sefire....” sussurrò improvvisamente preoccupato, ma il ragazzo gli aveva già voltato le spalle e si era allontanato di corsa spalancando le ali candide una volta giunto in corridoio per allontanarsi in volo verso le sue stanze.

Zenan rimase immobile per alcuni secondi, la mano ancora protesa verso di lui, prima di serrare con forza la mascella e scomparire in una voluta di fumo bronzeo.

 

Allan stava innaffiando i fiori del suo giardino fischiettando allegramente mentre Clavis seduto sulla stessa altalena della sera precedente era immerso nello studio della storia umana quando il Sovrano dalle Due Maschere annunciò con la sua bella voce profonda “Arriva...”

Allan lo fissò sorpreso e stava per chiedergli a che cosa si riferiva quando a pochi centimetri da lui comparve Zennan emergendo dalle volute del suo incantesimo.

Allan sussultò scattando di lato. “Accidenti Zenan mi hai fatto prendere un colpo...” mormorò con un sorriso che scomparve non appena notò lo sguardo torvo dell’amico.

“Che cosa è successo?” gli chiese preoccupato.

Non lo aveva mai visto in quello stato.

Sembrava... anzi era arrabbiato.

“Dovrei chiederlo io a te!” sbottò Zenan cupo accrescendo ulteriormente la sua confusione.

Il Dio della Sapienza tuttavia era troppo intelligente per non accorgersi della genuina espressione di stupore con cui l’amico lo fissava.

Sefire non aveva litigato con lui?

Ma allora perché piangeva?

Quando aveva visto le lacrime scivolare su quelle guance delicate si era sentito morire e si era catapultato lì senza pensare a niente che non fosse farla pagare a chi aveva osato far piangere il Suo angelo.

Ma era chiaro che c’era stato un equivoco...

“Zenan?” lo chiamò Allan ora leggermente preoccupato mentre osservava l’amico arrovellarsi il cervello.

“Senti è successo qualcosa ieri?”

“Ieri?” gli chiese sempre più confuso Allan.

“A Sefire intendo...” aggiunse Zenan nel tentativo di fare chiarezza sulla vicenda.

Allan scosse il capo “No... non che io sappia” disse sorpreso “Perchè che cosa è successo?” chiese preoccupato.

Zenan sospirò “Stamani è tornato al castello terribilmente depresso e quando gli ho chiesto se per caso non avesse litigato con te si è messo a piangere ed è scappato.” spiegò.

Allan lo fissò allibito.

La spensieratezza e l’allegria erano le caratteristiche principali del giovane angelo, da quando lo conosceva, e lui poteva tranquillamente dire di averlo visto crescere, non l’aveva mai visto piangere una volta.

Se era scoppiato in lacrime per una semplice domanda poi doveva essere successo davvero qualcosa di grave e poteva comprende la preoccupazione dell’amico, anche se i sentimenti che lo legavano al giovane angelo erano molto diversi da quelli del Dio della Sapienza.

Ricordava che molti anni prima Zenan era venuto a recuperare il suo servitore presso il suo castello dove il ragazzo si era rifugiato per sfuggire le lezioni e fargli ascoltare qualche nuova melodia. “Quel ragazzo ti adora” aveva commentato con tristezza Zenaniesh mentre si avviavano verso il giardino dove Allan aveva lasciato Sefire per andare incontro all’amico. Si era voltato a fissarlo con dolcezza. “Dovresti dirgli quello che provi per lui.” Il Signore di Saphe era arrossito “E’ troppo giovane...” aveva mormorato a disagio “..e poi lui ama te...” aveva sospirato ma Allan aveva scosso il capo biondo “Crede di amarmi.... capirà....”

Conosceva bene la profondità dei sentimenti che legavano Zenan al suo angelo e quindi poteva anche comprendere la sua preoccupazione.

Se avesse trovato Clavis in lacrime per colpa di qualcuno anche lui sarebbe andato su tutte le furie.

Lanciò uno sguardo all’oggetto del suo desiderio.

Persino quell’altalena dai cuscini fioriti sembrava un trono quando c’era lui.

Lì la sera prima si erano scambiati baci roventi. La sensazione della pelle fresca di Clavis sotto le sue mani, i gemiti appena sussurrati contro le sue labbra mentre esplorava il suo petto...

Allan si costrinse ad allontanare in fretta quei ricordi che gli stavano provocando una lunga serie di piacevoli, quanto inopportuni, brividi per la spina dorsale.

Spostò lo sguardo in fretta mentre avvertiva la prepotente risposta del suo corpo a quei dolci ricordi e così facendo lo sguardo gli cadde sulla finestra del secondo piano proprio sopra la veranda.

La camera di Sefire!!! 

“Oh santo cielo...” mormorò comprendendo di colpo.

“Che cosa?” chiese Zenan fissandolo con attenzione.

“Parlo io con lui, torniamo a castello” disse Allan scomparendo in una voluta di fumo dorata subito seguito da un Zenan alquanto perplesso, ma il Dio dell’Amore  non poteva certo spiegargli che cosa era successo!

 

Allhanirayas camminava per gli ampi corridoi del castello di Saphe seguendo l’amico fino all’uscio della stanza del giovane angelo. Bussò due volte sul pesante portone di legno senza ottenere risposta. “Sefire....?” lo chiamò dolcemente Zenan da dietro l’uscio chiuso, sarebbe stato facile per lui aprire quella porta con un solo gesto ma non voleva violare l’intimità del ragazzo, se voleva restare da solo aveva il diritto di farlo.

“Va via!” gli gridò da dietro l’uscio chiuso una voce leggermente incrinata facendo balenare un lampo di dolore negli occhi grigi del Dio.

“Sefire aprì la porta” questa volta a parlare era stato Allhanirayas e pochi secondi più tardi l’uscio si accostò con uno leggero scatto lasciando intravedere la sagoma del giovane angelo dagli occhi arrossati.

Allhanirayas gli sorrise dolcemente “Posso parlare con te?” gli chiese con gentilezza.

Sefire si asciugò una lacrima fuggitiva e annuì.

Il Dio dell’Amore scambiò uno sguardo con l’amico che annuì con un sorriso triste prima di allontanarsi.

 

Allhanirayas si sedette sul letto del ragazzo facendogli cenno di sedersi accanto a lui.

“Ci hai visti ieri sera vero?” gli chiese e il rossore sulle guance dell’angelo fu più chiaro di mille risposte.

“Sì” mormorò comunque in un soffio.

“Sefire io so cosa provi per me” questa volta il giovane angelo sussultò saltando in piedi.

“Io... io...” balbettò rosso come un pomodoro.

Allan gli sorrise tendendogli una mano e rifacendolo sedere accanto a sè.

“Sefire io ti voglio molto bene. Però l’affetto che nutro per te e quello che si prova per un figlio. Capisci quello che ti sto dicendo?” il ragazzo annuì mestamente.

Sì capiva.

E infondo lo aveva sempre saputo.

Allhanirayas era gentile con lui, cordiale, affettuoso ma come un padre o un fratello.

Aveva passato tutta la notte a chiedersi, ad arrovellarsi per comprendere se aveva qualche speranza.

Ricordava che Allan spesso gli accarezzava il capo con dolcezza o gli sfiorava una guancia ma erano gesti dettati da un affetto ben diverso dall’amore.

A ben pensare lo trattava esattamente come trattava Valery, ma se n’era reso conto solo quando lo aveva visto baciare Clavis.

Quando aveva visto la luce che aveva acceso quegli amati occhi verde smeraldo quando si erano posati su quella creatura misteriosa.

Sefire sospirò “Sì capisco” mormorò asciugandosi gli occhi con il fazzoletto che il Dio dell’Amore gli porgeva.

Allan gli sorrise dolcemente e l’angelo provò una fitta al cuore.

Era difficile però... difficile guardarlo, averlo così vicino e sapere che per quanto avesse fatto o aspettato non avrebbe mai potuto toccarlo.

“Su adesso andiamo Zenan sarà preoccupato” Sefire corrugò la fronte fissandolo sorpreso e Allan gli sorrise alzandosi.

“Pensa che è piombato a casa mia con una faccia terribile accusandomi di averi fatto piangere.”

Sefire lo fissò con occhi sgranati “Da.. davvero?” balbettò arrossendo e Allhanirayas sorrise tra se.

Presto il giovane angelo si sarebbe reso conto che quello che provava per lui non era amore e allora avrebbe anche notato quello sguardo grigio all’apparenza serio e compassato che lo seguiva ovunque andasse con molta attenzione.

 

“Io... forse sarebbe meglio che restassi qui...” mormorò a disagio l’angelo quando Allan gli disse che lo aspettava lunedì per accompagnarlo a scuola.

Ma il Dio dell’Amore scosse il capo ricevendo un’occhiata fulminante da parte di Zenan.

“Ormai hai promesso a Valery di frequentare l’anno scolastico nella nostra città non puoi rimangiarti la parola” gli disse gentilmente. E poi voltandosi verso Zenan che lo fissava fosco sorrise malizioso.

“Hai qualcosa di importante in sospeso?” gli chiese con una luce allegra negli occhi smeraldini.

Zenan lo fissò sorpreso “N... no... perchè?” Allan sorrise soddisfatto. “Non mi sembra giusto che Sefire perda il suo insegnate di musica per un anno intero perchè non ti trasferisci da noi anche tu?”

Zenan lo fissò stupito mentre Allan tratteneva a stento un sorriso soddisfatto.

 

Prima della fine dell’anno sarebbe riuscito a far dichiarare quei due, era o non era il Dio dell’Amore?

 

continua....                                                                                       

 

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