Lovely Master 3                                 Back to Original  Back to Home

 

Pow Lilian

 

La villa del conte Renard, da tempo amico della regina, non è grande ma è molto elegante.

Le carrozze vengono lasciate nell’ampio piazzale e il nostro bagaglio viene portato nelle stanze assegnateci per permetterci di cambiarci per la cena.

Io davvero queste cose non le capisco.

Che senso ha portare in camera i bagagli se dobbiamo stare qui una notte sola?

Esco da dietro il paravento aggiustandomi la camicia bianca, dalle grandi maniche a sbuffo, scuotendo i merletti candidi per ricacciarli indietro.

I pantaloni di velluto azzurro-cielo mi fasciano le gambe snelle con eleganza mentre la giacca mette in evidenza i miei fianchi sottili.

Sarebbe tutto perfetto se non fosse per queste assurde... COSE!!

“Perchè vanno di moda queste maniche enormi!” mi lamento sventolando le braccia in maniera esagerata.

“Lily...” mi rimprovera bonariamente Ludovic.

Sbuffò, voltandomi per dirgliene quattro, ma mi manca il fiato.

 

Perchè... perchè è così dannatamente bello???

Oh, ma non me ne frega niente, io adesso lo lego al letto e gli impedisco di scendere a cena vestito così!

 

Il completo, di damasco verde-bosco, sembra cucito direttamente su di lui, e mette fin troppo in risalto la sua muscolatura scattante, donando alla sua pelle dorata riflessi ambrati.

I capelli neri gli accarezzano il viso austero in stilettate corvine dai riflessi notturni.

“Che c’è?” ha anche il coraggio di chiedermi mentre negli occhi grigi gli si accende una luce divertita.

“Ni... niente...” balbetto penosamente.

 

Il primo che gli mette gli occhi addosso lo uccido a forchettate!

Giuro!

Giù le zampe, lui è mio!!!

 

A buon conto mi alzo sulle punte dei piedi e attiratolo per il bavero della giacca gli incollo la bocca alla mia in un bacio infuocato.

Ludovic mi stringe i fianchi facendo aderire i nostri bacini finchè la noiosa necessità di respirare non ci spinge a separarci.

“Dobbiamo proprio scendere a cena?” mormoro piano.

E’ così bello, al castello, quando possiamo cenare in camera!!

Lui mi sorride e scuote piano la testa, rassegnato. “Sì dobbiamo!” sussurra divertito.

Bhe... pazienza almeno ci ho provato.

 

Pow Ludovic

 

La sala da pranzo è enorme e addobbata sontuosamente.

Il conte Renard saltella arzillo tra i tavoli conversando del più e del meno con tutti gli ospiti.

E’ Lahanna stessa a presentarmelo.

“Lord Ludovic Drake, questo è un mio caro amico il Conte Ton Renard” dice indicandomi un omino sottile dallo sguardo acuto.

Questo mi fa un piccolo inchino che io ricambio prima che Lahanna passi a presentargli anche Lilian.

Il vecchietto gli sorride, cordiale, “Era da tanto che non vedevo più un paio di orecchie a punta!” commenta e sento il mio compagno irrigidirsi e stringersi al mio braccio.

Il conte ride notando il suo gesto “Oh cielo non fraintendermi!” dice prima di voltarsi e far cenno ad una bella ragazza mora di avvicinarsi.

“Lasciate che vi presenti Reila, mia nipote!” dice con un sorriso mentre lei s’inchina con grazia per noi.

I suoi capelli scuri sono raccolti sul capo in morbidi riccioli in cui sono intrecciati boccioli di rosa bianca.

Lilian sgrana gli occhi notando le orecchie, lasciate orgogliosamente, scoperte della ragazza.

 

Sono appuntite, come le sue.

 

Anche lei è evidentemente un mezzo demian.

Lo sento rilassarsi mentre Reila, che prima ci aveva osservato con cortese distacco, sorride nel guardarlo.

Per quanto, ora, ci sia il trattato di pace a proteggerli, per loro non è facile andare in giro con quel chiaro segno di appartenenza alla stirpe demian.

Per cui posso comprendere che ritrovare un loro ‘simile’ li faccia sentire a loro agio.

 

Ceniamo in un clima piuttosto rilassato e piacevole mentre i musici improvvisano per noi canzoni popolari e Lilian volteggia per la pista accompagnando Reila.

 

Mi fa uno strano effetto vederlo ballare con una donna.

 

Pare meno giovane con lei.

Quando è com’è sembra sempre un bambino.

Spesso, si comporta anche come un bambino.

A guardarlo così, mentre la guida nella danza, invece si rivela per quello che è: un uomo.

 

Uno splendido, giovane, uomo.

 

Alcune ore più tardi ci ritiriamo nelle nostre stanze e noto con soddisfazione che Lilian sembra molto più rilassato.

“Sei più tranquillo ora?” gli chiedo dolcemente.

Lily annuisce con il capo porgendomi un sorriso “Sono contento di essere venuto...” dice anche se poi s’adombra improvvisamente “...anche perché ho visto certe occhiate!!” commenta seccato.

Sollevo un sopracciglio, senza capire, e lui annuisce cupo.

“L’amica della contessa ti stava mangiando con gli occhi...” protesta seccato “...alla fine le sono andato vicino e le ho detto chiaro e tondo che eri impegnato!” borbotta incrociando le braccia sul petto “Che gente!!”

Rido, divertito dalla sua gelosia.

Scommetto che era così impegnato a fulminare la contessa che non si è accorto di come guardavano lui!

 

Lilian non ha molta stima in se stesso.

 

Forse dipende dal fatto che sia nato e cresciuto in un gran brutto periodo per i mezzi demian.

A volte mi chiedo se si rende conto della sua bellezza.

Probabilmente no.

La cosa va naturalmente a mio vantaggio però potrebbe anche cacciarlo nei guai.

 

A volte è così ingenuo.

 

Mi vengono i brividi se penso che qualcuno potrebbe approfittarne per fargli del male.

Mi siedo sul letto, accanto a lui, attirandolo a me.

Lui mi fissa stupito e io gli accarezzo una guancia con dolcezza.

“Che cosa dovrei dire io?” gli chiedo piano, infilando la mano tra i suoi capelli di seta.

“Lo sai che ho beccato almeno due donne e un ragazzo con gli occhi su di te?” gli sussurro sulle labbra prima di posarvi un bacio delicato sopra.

“Da.. davvero?” chiede sorpreso, arrossendo.

 

Così candido.

Così innocente.

Ho il terrore che qualcuno provi il desiderio di sporcarlo.

 

“Davvero.” confermo abbracciandolo possessivamente.

Lilian si accoccola contro di me intrecciando una mano con la mia.

“Non me n’ero accorto” dice sorpreso.

Sospiro mestamente “Tu non ti accorgi mai di niente....” lo rimprovero bonariamente.

“Non è vero!” protesta offeso.

Gli scompiglio i capelli dolcemente “Promettimi di fare attenzione Lilian, io non posso vegliare su di te ventiquattro ore su ventiquattro per cui tu cerca di non metterti nei guai...” mi raccomando a voce bassa.

Lilian solleva il capo per guardarmi e mi regala un sorriso lucente “Te lo prometto...” mormora prima che il suo volto s’illumini e i suoi occhi scintillino “Mica mi posso dimenticare che il destino dell’intero universo dipende da me!” sentenzia malizioso.

“Stupido!!” lo prendo in giro chinandomi a baciarlo di nuovo.

Mi allaccia le braccia al collo e ci perdiamo in un lungo bacio che diventa mano a mano più passionale finchè non ci ritroviamo riversi sul letto matrimoniale.

Questa cosa della lussuria dev’essere contagiosa!

Lui mi fissa con occhi lucenti di malizia e soddisfazione.

 

La mia piccola peste.

 

Mi sollevo dal letto deponendo con cura i vestiti su una sedia mentre lui getta l’odiata camicia a terra con notevole soddisfazione.

“Non la sopportavo più!” sbotta quando gli lancio un’occhiataccia.

Lo aiuto a sfilarsi i pantaloni riponendoli nel suo baule mentre lui s’infila sotto le coperte, tenendone un lembo sollevato, per me.

Gli scivolo accanto abbracciandolo e lui si rannicchia contro di me, rabbrividendo, strofinando la guancia contro la mia spalla.

“Hai il naso ghiacciato” gli sussurro accarezzandogli i capelli biondi, sparsi sul cuscino.

“Il tuo collo invece è caldo...” mi soffia in un orecchio spedendomi brividi, che non hanno niente a che vedere con il freddo, lungo la schiena.

Poggia le labbra sulla mia pelle, succhiandola piano, e io sono così distratto dal gioco della sua bocca che mi accorgo troppo tardi di quali sono le sue reali intenzioni.

“Lily!!” sbotto staccandomelo di dosso.

Lui mi guarda, scodinzolando soddisfatto, “Così l’amica della contessa non avrà più dubbi!” sancisse allegro.

“Ah sì?!” soffio.

 

E va bene... vuoi la guerra?

L’avrai!!

 

“Allora vediamo di mettere in chiaro altre due o tre cosette...” sussurro chinandomi sulla sua gola.

Lilian comincia a gemere piano sotto il tocco sapiente della mia lingua mentre io torturo delicatamente la sua pelle morbida assicurandomi di lasciargli evidenti marchi di possesso.

Si tende contro di me quando alla bocca aggiungo l’azione delle mani che scivolano sotto le coperte e poi tra le sue gambe.

Geme e ansima il mio nome finchè non lo spingo contro il materasso e lui, prontamente, mi allaccia le gambe ai fianchi sollevando il bacino per strofinarsi contro di me.

Affondo dentro di lui piano, spingendomi in profondità, deliziato dal vederlo arcuarsi per me con un lungo lamento inarticolato di piacere.

Assesto la prima spinta strappandogli un grido che mi chino a catturare dalle sue labbra prima di cominciare a muovermi dentro di lui.

Lilian ansima sempre più forte spingendosi contro di me con foga finchè non ci sciogliamo insieme con un ansimo.

 

...

 

E’ il rumore della pioggia a svegliarmi, il mattino seguente.

“Lilian è giorno.” sussurrò all’arruffata creaturina appallottolata accanto a me.

Dal mio sposo giunge solo un mezzo miagolio mentre si muove piano, nel mio abbraccio, evidentemente poco propenso ad aprire gli occhi.

Non posso fare a meno di sorridere, teneramente, nel notare il piccolo broncio che gli increspa le labbra quando gli tiro scherzosamente una ciocca di capelli.

“E’ ora di alzarsi dormiglione!” lo apostrofò piano, chinandomi a sussurargli quelle parole nell’orecchio.

Lilian mugola di nuovo, scontento, prima di borbottare un flebile: “Ma piove!”

Deve avere qualche parente tra i Demian della Stirpe Felina.

E’ incredibile come, quando comincia a fare freddo, o “peggio ancora” fuori piove, la sua unica priorità diventi trovare un angolino caldo in cui accoccolarsi e dormire.

“Dobbiamo alzarci anche se piove” gli faccio notare divertito, scostandolo da me con ferma delicatezza.

Lily brontola qualcosa d’incomprensibile e poi si nasconde sotto le lenzuola.

“Bisogna proprio?” borbotta dal suo rifugio.

 

Sembra deciso a fare i capricci.

 

E pensare che solo ieri sera pareva tutta un altra persona mentre danzava con Reila.

Mi domando se regredisce quand’è con me o se mostra una maturità di facciata quando è con gli altri.

 

Forse nessuna delle due.

Forse entrambe.

 

Quante sfaccettature ha il suo animo?

Quante ne conosco?

Quante credo di conoscerne?

E quante ancora me ne restano da scoprire?

 

Anche se su questa terra restassimo solo lui ed io credo che non riuscirei ad annoiarmi nemmeno per un istante.

“Su smettila di fare il gatto ed esci da lì.” mormoro fissando la palla di coperte, per un istante ancora, prima di scendere dal letto e cominciare a vestirmi.

 

Dalle lenzuola non proviene nessun suono.

Ha il coraggio di essersi addormentato di nuovo!

 

E va bene, se con le buone non funziona... tendo una mano verso le coltri e, con uno schiocco di dita, faccio sparire il letto, le coperte, e tutto il baldacchino.

Il mio sposo si frantuma a terra con un verso stupito, prima di mettersi seduto, sul pavimento gelido, e lanciarmi uno sguardo tra l’incredulo e l’assassino.

“Lu!” protesta balzando in piedi, cominciando a massaggiarsi le braccia per contrastare l’improvvisa sensazione di freddo.

“Avevo provato con la gentilezza...” gli faccio notare, tranquillamente.

Mi lancia un’altra occhiataccia e poi mi volta le spalle, cominciando finalmente a vestirsi, borbottando minacce terribili sul fatto di “mandarmi in bianco”, inframmezzandole con insulti vari che vanno dal “bastardo” all’ “infame” passando per l’ “insensibile” e lo “spietato”.

Sollevo un sopracciglio, divertito, quando comincia ad inventarne di particolarmente artistici, mentre lui continua a boffonchiare e brontolare, come un pentolone d’acqua bollente.

 

Pow Lilian

 

A differenza di quello che pensa Ludovic mi piace la pioggia.

Mi piace il suo suono ipnotico e la sensazione di pace e lieve malinconia che fa nascere in me.

La carrozza procede a velocità moderata, sulla strada, sollevando schizzi d’acqua e fango tutt’intorno.

Il tamburellio delle gocce sul tettuccio e contro i vetri culla i miei pensieri che vagano, insonnoliti e distratti.

Ludovic mi ha rifilato un altro librone ma io non riesco a concentrarmi.

Gli lancio un occhiata di sottecchi, indispettito.

 

Mi ha buttato fuori dal letto!

Anzi!

Mi ha disintegrato il letto!

 

Non vale usare la magia così!

Non è giusto!

Dovrebbero stabilire una legge per cui nei giorni di pioggia si deve stare in casa a scambiarsi coccole e a fare l’amore.

Per non parlare del fatto che un “marito” come si deve dovrebbe adorare uno sposo splendido come me e non bistrattarlo come invece fa Lu!

Un giorno lo lascio (per qualche minuto) e vediamo che cosa fa, ecco!

Senza di me sarebbe perso!!

 

Ah... ma a chi la voglio dare a bere?

 

Uno sposo “splendido” come me?

Lasciare Ludovic?

E figurati se uno come lui ha bisogno di uno come me...

 

Sospiro piano, lasciando che lo sguardo vaghi sul paesaggio fuori dal finestrino.

Il riflesso prodotto dal vetro mi rende, con crudele meticolosità, la mia immagine.

Capelli ribelli sempre spettinati, due occhi troppo azzurri e troppo grandi, un viso troppo delicato per essere virile e due lunghe orecchie a punta.

 

Troppo umano per essere attraente agli occhi di un demian, troppo demian per piacere ad un umano.

Ancora non riesco a capire che cosa Ludovic trovi in me.

 

Ecco... lo sapevo che andava a finire così, la pioggia mi piace ma mi mette anche malinconia.

 

Adesso vorrei stare tra le sue braccia e farmi coccolare.

Vorrei che mi permettesse di crogiolarmi nel suo tepore per avere ancora una volta la conferma che è qui, con me.

Che vuole davvero me.

 

“Lilian...” la sua voce profonda mi distrae dai miei pensieri spedendomi un brivido caldo giù per la schiena.

Mi piace come pronuncia il mio nome.

Ha un che di dolce, sempre, nonostante la situazione.

 

“...sono già dieci minuti che stai leggendo quella pagina”

 

Anche quando la usa per dire cose spiacevoli!

Uffa!!

Piove, sono depresso e non ho voglia di studiare!!!

Aguzzino!!!!

 

Possibile che sia così insensibile al mio stato d’animo?

 

Sbadiglio sonoramente.

“Ho sonno.” borbotto lanciandogli un occhiata cupa.

Lui ridacchia, per niente impressionato dal mio sguardo torvo.

“Ce l’hai ancora con me perchè ti ho buttato giù dal letto?” mi chiede divertito.

“Potevo farmi male cadendo!” protesto piccato ma lui scuote le spalle. “Impossibile, sei fatto di gomma”

“Sei antipatico!” sbottò incrociando le braccia sul petto.

Ok, risposta puerile e poco originale ma non mi è venuto niente di meglio.

Ludovic sbuffa con noncuranza “Stai di nuovo facendo i capricci.” mormora tranquillamente.

 

Sembra scocciato.

Forse è scocciato.

 

E se un giorno si stancasse davvero di me?

Del mio modo di essere?

Dei miei atteggiamenti?

 

Io cerco di modificare il mio carattere!

Vorrei essere una persona migliore, per lui.

Vorrei comportarmi da adulto, saper usare la magia, la spada... vorrei che fosse fiero di me.

Ma sono un disastro, incapace di portare a termine un incantesimo e con le braccia troppo sottili per sollevare un’arma.

L’unica cosa con cui me la cavo sono i pugnali da lancio ma è un abilità più degna di un ladro che del marito di un nobile, temo.

Ah! Di nuovo pensieri deprimenti!

E’ tutta colpa di Ludovic!

Se non mi avesse buttato giù dal letto non sarei così di pessimo umore!

Gli lancio un occhiata incendiaria “E cosa vorresti fare, smaterializzare la carrozza e lasciarmi qui!?” lo provoco, arrabbiato.

 

Ecco.

QUESTO per esempio è un comportamento molto infantile!

Perchè cavolo gli ho risposto così?

Lui mi fissa per un lungo momento, un sopracciglio sollevato e una luce strana nelle iridi argento.

 

Oh cavolo!

Adesso lo fa davvero.

Deglutisco a vuoto, gelato per un lungo momento, ma Ludovic sembra cambiare idea perchè sospira piano e si volta verso il finestrino, senza dire niente.

 

Si è arrabbiato?

Peggio ancora: l'ho deluso?

 

Non è colpa mia!

E’ che piove e io volevo solo dormire!

Divento intrattabile quando mi buttano giù dal letto la mattina presto.

 

Poteva lasciarmi dormire un altro po’, no?

Che gli costava!

O poteva semplicemente svegliarmi in modo più carino.

 

Bhe in effetti lui ci aveva provato... no, no, no!

E’ colpa sua!

Un bravo marito non si comporta così!!

 

Perchè non dice niente?

Si è arrabbiato sul serio?

Il solo pensiero basta a contorcermi lo stomaco.

 

Pow Ludovic

 

“Lu...”

E’ appena un sussurro mormorato con voce esitante.

Gli nascondo un sorriso prima di voltarmi lentamente verso di lui.

A volte mi fa davvero esasperare ma è impossibile rimanere arrabbiati con lui per più di qualche minuto.

 

Non quando mi guarda con quegli occhi azzurri, un po’ troppo sgranati.

Non quando la sua voce trema così nel pronunciare il mio nome.

 

“Cosa?” gli chiedo.

Lilian gioca nervosamente con la copertina del libro “Sei arrabbiato con me?”

 

Potrei tenerlo sulle spine un po’.

Potrei lasciarlo a macinare un po’ su quanto sia stato infantile il suo comportamento stamattina.

Potrei... ma non voglio.

 

La pioggia lo ha intristito, me ne sono accorto, si è guardato nel finestrino e si è sfiorato le orecchie, senza nemmeno rendersene conto, con un espressione così fragile, così insicura.

Sorrido dolcemente e scuoto piano il capo. “No” sussurro “Non sono arrabbiato”

I suoi occhi s’illuminano di gioia e io sospiro, scuotendo il capo. “Vieni qui” mormoro allungando una mano.

 

Lilian non se lo fa ripetere due volte.

 

Abbandonato il libro di scienze sul suo sedile mi si accoccola in grembo, affondando il viso contro il mio collo.

“Mi dispiace” sussurra piano.

“E’ anche colpa mia...” mormoro avvolgendolo nel mantello, stringendolo delicatamente contro di me “...dimentico sempre che ti si deve svegliare con cautela” scherzo.

Lilian strofina la guancia contro la mia camicia, con un sospiro felice.

“Lu?” mormora dopo un po’.

“Hmm..?” chiedo distrattamente, facendo scorrere le dita tra i suoi riccioli biondi.

Lilian comincia a produrre un suono basso, soffice, molto simile alle fusa di un gatto.

“Lu...” ripete piano con voce leggermente assonnata “...lo sai che ti amo, vero?”

Scendo ad accarezzargli la schiena, chinandomi un poco per posargli un bacio tra i capelli arruffati “Lo so...” soffio “...e ti amo anch’io piccolo.” lo tranquillizzo.

Lui mugola piano, felice, e io torno a portare lo sguardo oltre il finestrino, seguendo con occhi distratti il paesaggio che scivola via mentre il suo respiro si fa regolare contro il mio collo.

 

 

continua...

Back to Original  Back to Home