Shadow Hunter 1                                 Back to Original  Back to Home

Yuni si arrestò di fronte alla propria porta di casa, incerto se entrare o meno.

Sapeva che cosa l’aspettava dietro quell’uscio e la sola idea bastava a far tremare la mano che aveva esitantemente teso verso la maniglia.

E pensare che, solo fino a pochi giorni prima, la sua era una vita tranquilla e spensierata.

Certo, non normale, ma comunque tranquilla e spensierata

E invece... la sera del suo sedicesimo compleanno si era recato in solitudine al tempio, aveva disegnato con cura il proprio pentacolo, aveva recitato la formula magica e... tutto era cambiato.

Perchè il ragazzino dalla disordinata capigliatura biondo cenere e dagli occhi grigio azzurro che restava immobile di fronte alla porta di casa, più propenso a darsi alla fuga che ad entrare, apparteneva ad una ristretta casta di persone chiamate Evocatori.

E, ogni Evocatore, la notte del suo sedicesimo compleanno, sosteneva la Prova, un rituale durante il quale egli era tenuto a richiamare a se il Guardiano, un creatura magica, dagli incredibili poteri, che avrebbe sancito con lui un legame indissolubile e speciale, nonchè eterno.

 

Yuni aveva temuto il momento della Prova per tutta la vita.

 

Il Guardiano di sua madre era un grosso cane dal pelo lungo di un intenso color scarlatto, in grado di sputare fuoco come un drago e creare giganteschi scudi di luce.

Quello di suo padre era uno sparviero candido come la neve in grado di percorrere distanze inimmaginabili in pochissimo tempo e di lanciare un attacco costituito da lame di vento taglienti come rasoi.

D’altronde i suoi genitori erano a pieno titolo due tra i più potenti Evocatori del paese mentre lui... il piccolo Yuni da cui i Saggi si era aspettati cose incredibili era... un inetto.

 

Completamente, assolutamente, incapace.

 

Sin da piccolissimo si era applicato nello studio ma se, nella teoria, egli conosceva ormai a memoria ogni incantesimo, nell’applicazione pratica la sua magia riusciva al massimo a produrre qualche sbuffo di fumo.

Nemmeno gli incantesimi più semplici gli riuscivano.

E quella notte di pochi giorni prima, quando aveva recitato la sua formula con il cuore in gola, lui sapeva, sapeva che c’era l’altissima possibilità che nessuno rispondesse al suo richiamo.

 

Il suo più grande terrore: fallire.

 

Scoprire d’essere quello che gli altri Evocatori chiamano un Mancato.

Tuttavia, Yuni aveva scoperto che, come dice il proverbio, non c’è mai limite al peggio...

 

--Flash Back--

 

Yuni osservava il grande cerchio bianco, tracciato con cura sul pavimento della sala del tempio così sinistramente vuota e spoglia.

Controllò per la terza volta di aver disposto correttamente tutti i simboli e poi si posizionò all’estremità sud del disegno, si inginocchiò e chiuse gli occhi, cominciando a recitare la formula che avrebbe aperto i portali di quel mondo misterioso ed ignoto da cui provenivano i Guardiani, creature dagli aspetti impensabili e dai poteri incredibili che aiutavano ogni giorno i loro padroni nella lotta per cacciare dal mondo umano gli Shadow, ossia Evocazioni malvagie chiamate da uomini privi di scrupoli per i loro biechi scopi.

Per secoli la sua famiglia aveva fornito maghi dai grandi poteri alla causa del Bene.

 

Almeno finchè non era nato lui.

 

Yuni deglutì e la sua voce vibrò incerta.

Se da quel cerchio non fosse uscito nulla?

Sarebbe stato la vergogna della famiglia.

Strinse i pugni e impose alla sua voce di farsi più alta e chiara.

I suoi genitori continuavano a ripetergli che in lui c’era un grande potere, solamente che, per qualche strano motivo, esso non si era ancora manifestato.

Bhe se sei lì da qualche parte, l’appellò silenziosamente il ragazzo, ti prego: aiutami! Aiutami ad evocare qualcosa capace di far impallidire chiunque.

 

---

 

Probabilmente era stato ‘quello’ l’errore.

Per una volta che il suo potere sembrava essersi, stranamente, messo in moto lui aveva espresso il desiderio sbagliato.

Certo, la sua Evocazione faceva impallidire chiunque la guardasse... ma non nel senso che aveva inteso lui!

 

“Yuniiiiiiiii!”

 

Il ragazzino sussultò violentemente accorgendosi che si era fermato per troppo tempo davanti all’uscio, perso nei suoi pensieri, e così il suo Guardiano, che faceva immancabilmente la posta dietro la porta di casa, in attesa del suo arrivo, si era accorto di lui e ora gli stava letteralmente piombando addosso.

 

Il suo Guardiano era un uomo.

Un bel l’uomo, alto, dalla muscolatura potente ma elegante, la pelle di un lucente color oro fuso e una massa di morbidi boccoli di una calda sfumatura “cioccolato alla nocciola” che gli piovevano fino a metà schiena, arricciolandosi ad incorniciare un viso affascinante, dominato da due occhi neri come la notte, profondi come l’abisso.

 

Non sarebbe stato così male avere un simile servitore se solo...

 

“Quante volte ti ho detto di non vestirti da donna!” esclamò Yuni sull’orlo di una crisi isterica, cercando di staccarselo di dosso.

 

“Perchè?” pigolò la sua evocazione, liberandolo a malavoglia dall’abbraccio soffocante in cui l’aveva stretto, portandosi dietro un orecchio appuntito un lungo ricciolo, riccacciando, con un gesto del capo, la vaporosa massa castana che era scivolata in avanti, nonostante fosse legata con un enorme fiocco rosa shocking che gli spuntava da dietro la testa come le grosse ali di un’improbabile farfalla.

Yuni fece scorrere lo sguardo dal suo grembiule bianco, disegnato ad orsacchiotti, che proteggeva dalle macchie una camicetta di seta tutta pizzi e merletti, fino all’ampia gonna svasata a fiorellini e non potè trattenere un rantolo.

“Il Padrone ha detto che non andrebbe con un uomo...” si giustificò il Guardiano fissandolo con quei suoi sinistri occhi senza pupilla “...e quindi mi vesto da donna!” terminò con un ampio sorriso soddisfatto.

“Inanzi tutto..” sbottò il ragazzo entrando in casa, trascinandoselo dietro, tirandolo per una manica della candida camicia “...si vede benissimo che sei un uomo anche se ti metti i vestiti di mia madre!” sibilò il ragazzino “...e poi non verrò a letto con te comunque!” ringhiò.

“Ma perchè?” protestò la creatura, sconsolata.

“Ti rammento che perderei i miei poteri se facessi...” il suo viso divenne bordò “..sì insomma se lo facessi con una creatura del tuo mondo!” gli ricordò cercando di ricacciare l’imbarazzo.

“Tanto non li sai usare!” borbottò imbronciato il Guardiano, lasciandosi cadere con uno svolazzo delle ampie gonne, sul divano, incrociando le braccia sul petto.

Yuni sussultò, colto sul vivo.

Naturalmente Carol aveva ragione.

La piena dimostrazione ne era proprio lui: quale Evocatore poteva mai avere un guardiano simile?

Lui avrebbe voluto richiamare uno spirito animale, come quello dei sui genitori, e invece era comparsa quella... cosa!

Una ‘cosa’ assatanata tra l’altro, dato che, l’unica preoccupazione che Carol sembrava avere, era come riuscire a farsi il suo padrone!

I suoi genitori ancora non se ne capacitavano.

Le creature magiche dalle sembianze umane erano rare e si narrava che possedessero poteri incredibili.

Ma Carol doveva essere l’eccezione che confermava la regola perchè era assolutamente, totalmente e irrimediabilmente incapace.

Addirittura peggio del suo padrone.

Yuni aveva provato a fargli fare qualche esercizio o ad imporgli dei comandi ma tutto quello che aveva ottenuto da lui era qualche sbadiglio e una decina di proposte oscene.

“Non posso rimandarlo indietro e riprovare?” aveva allora supplicato i suoi genitori.

Ma i due avevano scosso la testa.

 

Un Guardiano era indissolubilmente legato al suo padrone... per tutta la vita del padrone stesso.

 

E Yuni stava decisamente ponderando di suicidarsi!!

 

“Vedrai che anche lui avrà qualche capacità nascosta...” aveva tentato di consolarlo suo padre.

Per ora comunque, l’unica capacità che Carol aveva dimostrato, era quella di infilarsi nel suo letto nei momenti meno opportuni!

“Senti sono stanco è ho un sacco di lezioni da fare...” borbottò abbandonando l’argomento.

“Ti ho preparato il pranzo!” esclamò la creatura balzando in piedi, dirigendosi in cucina, e Yuni, sebbene titubante, lo seguì.

Una dote, almeno, Carol l’aveva.

Cucinava molto bene.

Non era utile in un combattimento contro uno Shadow e tanto meno avrebbe potuto difenderlo da un attacco mortale ma almeno poteva tenerlo occupato in qualche modo.

“Allora come è andata a scuola, tesoro?” gli chiese l’evocazione, sedendosi al tavolo accanto a lui.

Yuni si soffocò con il bicchiere d’acqua “Non.. chiamarmi.. tesoro!” tossicchiò.

“Non possiamo fare l’amore, non posso chiamarti tesoro...” la creatura lo fissò con aria afflitta.

Un’espressione che risultava piuttosto strana sul suo bel viso dato che gli coinvolgeva tutta la faccia tranne gli occhi.

 

Quelli restavano insondabili abissi oscuri.

 

D’altronde nessuna luce sembrava davvero capace di arrivare fin lì.

In essi non brillava nulla.

 

Mai.

 

Ne quando era triste, ne quando rideva, ne quando gli faceva delle proposte oscene.

Come se quelle iridi oscure inghiottissero ogni cosa, due buchi neri dalla fame insaziabile.

 

“...non possiamo fare niente di divertente...” continuò il suo monologo Carol, appoggiando il volto sul palmo delle mani.

Yuni s’impose di non arrabbiarsi, stava con lui da due giorni e aveva già perso la calma almeno una ventina di volte.

Se continuava così gli sarebbe venuta l’ulcera.

“E’ buono?” cambiò discorso l’evocazione, notando la vena che pulsava sulla fronte del suo padrone, indicandogli il piatto.

Il ragazzo sospirò e annuì con il capo: era molto buono.

Sarò uno Shadow Hunter fallito, auto-ironizzò tra se e se, ma potrei sempre aprire un ristorante.

“L’ho preparato con tutto il mio amore!!” cinguettò Carol, rischiando seriamente di farlo soffocare con il boccone che stava inghiottendo.

“Smettila di dire queste cose!” tossì a disagio, il volto in fiamme.

“Perchè?” sussurrò il Guardiano avvicinando il volto al suo, facendosi improvvisamente serio “Ti da davvero tanto fastidio?” soffiò con voce modulata, piantando gli occhi nei suoi.

E Yuni rimase immobile, con le labbra socchiuse dallo stupore e lo sguardo improvvisamente incatenato a quegli abissi neri, senza fondo, senza luce... senza scampo.

Avrebbe dovuto dibattersi, sciogliere lo sguardo dal suo, sapeva che se non l’avesse fatto sarebbe accaduto qualcosa di irreparabile ma, non riusciva a trovarne la forza. C’era qualcosa di morbosamente ammaliante in quelle due polle di oscurità senza fine, un buio così denso che sembrava risucchiare ogni altra cosa attorno a loro, lui compreso, rendendolo debole, inerme, completamente in suo dominio.

Aveva freddo ma non riusciva a tremare.

Gli mancava l’aria ma non riusciva a respirare.

E il battito del suo cuore sembrava rallentare inesorabilmente.

“Lasciati a me..” mormorò suadente l’evocazione portando il viso a pochi millimetri dal suo.

Yuni sentì il suo respiro sfiorargli le guance, pericolosamente vicino, non riusciva più a vederlo nitidamente, aveva la vista offuscata, riusciva a malapena a tenere gli occhi aperti sopraffatto da un incredibile, pesante, stanchezza.

L’oblio era lì... a pochi centimetri da lui... sarebbe bastato allungare il viso verso quello di Carol e poggiare le labbra sulle sue.

Sarebbe bastato quel piccolo, facile, movimento, per poter precipitare nell’abbraccio delle tenebre e riposare... per sempre.

 

“Yuni! Carol! Sono a casa!”

 

La voce allegra di sua madre spezzò il silenzio.

Yuni trasalì violentemente tirandosi indietro, di scatto, mentre Carol saltava con grazia giù dalla sedia, apparentemente affatto turbato o infastidito dall’interruzione, per andare incontro alla donna.

“Futura suocera!” cinguettò come se nulla fosse, mentre il ragazzo si portava una mano al petto cercando disperatamente di calmare il battito convulso del proprio cuore.

Che cos’era successo?

Gli sembrava di essersi improvvisamente svegliato da un incubo.

Si strofinò con forza le braccia, cercando di riacquistare il proprio calore, traendo profondi respiri mentre cercava di ricordare.

Niente.

Nella sua testa c’era il nulla assoluto.

Dopo l’ennesima battuta di Carol... cos’era accaduto?

La sua mente era vuota.

Un vuoto nero, denso, mortale.

Rabbrividì e scosse il capo con forza, strappandosi a quel buio pericoloso.

“Tesoro tutto bene, sei un po’ pallido?” mormorò la signora Akura raggiungendolo in cucina e il ragazzo si impose di riscuotersi.

“Sì.. tutto bene..” mormorò sebbene con tono incerto.

“Pallido?” ansimò Carol piombandogli al fianco “Non ti senti bene? Ti serve qualcosa? Spogliati che ti visito immediatamente!” disse concitatamente, cominciando a slacciargli la camicia.

“Falla finitaaaa!” tuonò il ragazzo afferrando il proprio piatto con entrambe le mani e sbattendolo con forza sul capo castano della sua Evocazione.

La ceramica si ruppe e la creatura stramazzò a terra.

“Oh!” Esclamò Tomomi osservando il guardiano del figlio, privo di sensi, a terra “L’hai ammazzato?”

“Tzè.. ha la testa dura l’idiota...” sbottò il ragazzo scendendo dallo sgabello per dirigersi in camera, gli era completamente passata la fame.

Aveva fatto solo pochi passi tuttavia che crollò a terra, una presa ferrea si era serata intorno al suo piede, di scatto, facendogli perdere l’equilibrio.

Rapido come il fulmine Carol mollò la sua caviglia per balzare sul ragazzo e bloccarlo contro il pavimento.

“Non ti preoccupi nemmeno un po’ per me..” singhiozzò con aria melodrammatica.

“E perchè dovrei preoccuparmi, stai benissimo!” gli ringhiò Yuni di rimando, cercando di liberarsi e rendendosi conto con sgomento che non ci riusciva affatto.

Carol era decisamente più alto e più muscoloso di lui.

“Ma la mia testa potrebbe aver subito danni irreparabili...” pigolò.

“Non si può danneggiare a qualcosa di già rotto!” lo rimbeccò il ragazzo cercando invano di toglierselo di dosso “E spostati, maledizione!”

“Perchè?” sussurrò il guardiano chinandosi su di lui “Non ti piace questa posizione...” soffiò spingendo il bacino contro il suo.

Yuni sentì l’aria evaporare dai polmoni e il volto diventargli incandescente “Togliti immediatamente di dosso! E’ un ordine!” strillò con voce acuta.

“Uffaaaa!” sbottò il guardiano alzandosi “Così non vale!” protestò.

Yuni non gli rispose dirigendosi a passo di marcia verso la propria camera, chiudendosi la porta alle spalle con un tonfo.

Carol si limitò ad osservare l’uscio chiuso con un sopracciglio alzato prima di smaterializzarsi.

Pochi istanti più tardi Tomomi sollevò gli occhi al cielo e si mise a sparecchiare mentre ascoltava le urla di Yuni e il tonfo degli oggetti che questi stava lanciando contro la sua evocazione.

 

“Dobbiamo proprio...” borbottò Carol svolazzandogli appresso con aria decisamente annoiata, coprendo con una mano l’ennesimo, mastodontico, sbadiglio.

“Sì.. dobbiamo!” ringhiò Yuni gelido “E vedi di non farmi fare figure idiote..” lo avvertì con il migliore dei suoi sguardi minacciosi.

Quella sera gli Shadow Hunter si sarebbero riuniti per presentare i loro figli, e i loro guardiani, al consiglio.

Yuni non vedeva i suoi coetanei evocatori da un anno e in quel frangente li avrebbe reincontrati per scoprire che progressi avevano fatto.

Sicuramente nessuno di loro avrà un guardiano ridicolo come il mio, si afflisse, lanciando un occhiata sbieca all’annoiato incedere della creatura.

Almeno era riuscito ad ottenere che indossasse un vestito normale.

Gli altri di certo non avevano dovuto inseguire la loro evocazione per ore, per convincerlo ad infilare un abito tradizionale, mentre questi non faceva che cercare di spogliarlo!

Perchè di tutti i tipi di creatura esistente a lui era toccato... quello!

“Vedi di comportarti bene...” gli ricordò a voce alta, per la duecento millesima volta.

“Sì... sì...” sbottò annoiato Carol guardandosi attorno prima di voltarsi di scatto verso di lui.

“Yuni!” esclamò incredibilmente serio.

“Sì?” chiese il ragazzo stupito nel notare un’espressione tanto risoluta sul suo volto.

“Se mi comporto bene mi dai almeno un bacio?” chiese buttandogli le braccia al collo con un gran svolazzo delle ampie maniche della sua veste.

“Non se ne parla neanche!” tuonò Yuni con il volto incandescente.

“Dai! Un bacetto piccolo piccolo!” lo supplicò Carol, a mani giunte.

“Ho detto di no!” gracchiò il ragazzo sempre più pallido.

“Sei cattivo..” mormorò l’uomo imbronciato “...allora mi comporterò come mi pare alla riunione...” minacciò e Yuni sentì un brivido freddo scivolargli lungo la schiena all’idea di che cosa poteva combinare l’altro solo per fargli dispetto.

 

E se si fosse messo a fargli proposte oscene davanti al consiglio?

 

“Ve..vedi.. di comportarti bene..” balbettò “e.. forse.. ti.. ti..” deglutì a fatica “..ti darò un bacio” sputò in fretta.

Carol che ancora si lamentava, svolazzando dietro di lui, si arrestò di colpo sgranando gli occhi all’inverosimile.

“Dici sul serio?” sussurrò incredulo.

“Hn..” fu tutto quello che ebbe il coraggio di mormorare il ragazzino, fissandosi ostinatamente l’orlo della veste da cerimonia.

Dovette però alzare lo sguardo un secondo più tardi quando l’evocazione gli piombò addosso abbracciandolo “Vedrai sarò un Guardiano esemplare!” trillò felice.

E al povero Yuni non rimase che scuotere il capo, rassegnato, e pregare tutti i suoi antenati di uscire vivo da quella serata.

 

 

Il grande parco dietro al tempio era già affollato da persone accompagnate dalle più svariate, incredibili, creature.

Yuni riconobbe lo spirito di sua madre acciambellato in una nuvola di fuoco ai piedi della donna che stava allegramente chiacchierando con un altra signora che teneva sulle spalle un grosso serpente di vetro trasparente che, di tanto in tanto, faceva saettare tra le fauci una lingua fatta di scariche elettriche.

“Yuni!”

L’interpellato gemette mentalmente preparandosi all’inizio di quella che sarebbe certamente stata una serata d’inferno.

“Ciao!” una bella ragazza bionda si fermò di fronte a lui sfoggiando il migliore dei suoi sorrisi “E’ tanto che non ci vediamo, come stai?!” esclamò.

“Ciao Erika..” mormorò il ragazzo afflitto, notando con terrore che lei aveva già spostato gli occhi dietro di lui.

 

Perchè per prima doveva incontrare proprio lei?

 

Aveva una cotta per Erika da almeno due anni ma non era mai riuscito a rivelarlo all’interessata.

La ragazza era l’ultima persona di fronte alla quale avrebbe voluto capitare!

“E’ il tuo guardiano?” chiese lei, fissando con occhi sgranati un punto dietro alle sue spalle.

Yuni arrossì ma si arrese all’idea di fare una magra figura e mormorò un flebile “Sì..” voltandosi anch’egli verso Carol.

Si aspettava di ritrovarsi di fronte ad una delle sue solite esibizioni invece ciò che vide lo lasciò senza fiato.

Il volto del suo guardiano era una maschera d’algida regalità.

I suoi lineamenti, solitamente deformati in espressioni esagerate, sembravano aver trovato finalmente la loro giusta collocazione, dando vita ad un volto di una bellezza gelida e terribile.

Gli occhi neri, abissali, fissavano con altera freddezza la nuova venuta che, senza nemmeno rendersene conto, si ritrovò a fare un passo indietro sotto quello sguardo senz’anima.

“Se.. sembra molto potente.” ansimò Erika, a fatica.

Lo sono...” sussurrò Carol, con un tono di voce che Yuni non gli aveva mai udito: bassa, sepolcrale, appena un sospiro che scivolò sinistro sulla loro pelle in una gelida carezza.

“Io.. io è meglio che vada..” gracchiò la ragazza, indietreggiando in fretta, senza tuttavia voltar loro la schiena, quasi avesse temuto che, se solo si fosse distratta per un momento, sarebbe stata perduta per sempre.

Yuni l’osservò fuggire, letteralmente, prima di rendersi conto di essere rimasto solo con Carol, ritrovandosi a deglutire a vuoto.

“Ca..carol..?” balbettò, quasi ad accertarsi che quella creatura dall’aura improvvisamente terrificante fosse davvero il suo servitore.

L’evocazione spostò lo sguardo senza pupilla sul suo padrone per un lungo momento durante il quale il ragazzino si ritrovò gelato, incapace di muoversi, sotto il dominio di quelle iridi senza fondo.

Poi d’un tratto l'evocazione sgranò gli occhi all’inverosimile spalancando la bocca in un espressione di esagerato terrore.

“Ho sbagliato?!” si preoccupò guardandosi forsennatamente in giro per controllare che nessuno li stese guardando. “Non dovevo comportarmi così?” chiese spaventato “Yuni è arrabbiato e non mi bacerà!” pigolò rannicchiandosi su se stesso, nascondendo il volto tra le mani.

Il ragazzo lo fissò incredulo prima di scuotere il capo rilasciando il respiro che non si era nemmeno accorto di aver trattenuto.

 

Carol stava solo fingendo.

Per un momento... l’aveva spaventato.

 

“Andava benissimo” si affrettò a rassicurarlo, onde evitare che qualcuno lo vedesse piangere in pieno stile "cascata del Niagara".

“Davvero?” trillò il guardiano sollevando dalle mani un volto perfettamente asciutto, balzando in piedi “Allora baciami!” sussurrò buttandogli le braccia al collo.

“Neanche per idea!” tuonò Yuni cercando di toglierselo di dosso.

“Ma avevi detto che mi avresti baciato!” protestò Carol “...mi hai mentito..” disse cominciando a tirare su con il naso “...hai ferito i miei sentimenti...” singhiozzò con voce rotta “..il mio candido amore per te...” non riuscì a finire la frase perchè Yuni gli tappò la bocca con una mano.

“Il bacio lo avrai, a casa, se ti comporti bene!” si impose di dire “E adesso smettila di fare il buffone!”

Carol lo fissò per un momento, incerto, prima di regalargli un sorriso da dodicimila watt. “Va bene allora!” trillò prima di aggrottare il viso in un espressione che voleva essere truce ma che era soltanto ridicola.

Yuni sospirò e scosse il capo rassegnato, mentre si avviava incontro alla madre, dimenticando che, per un momento, Carol gli aveva fatto davvero paura.

 

La cerimonia di presentazione si svolse senza particolari intoppi almeno finchè non toccò a Yuni.

Quand’egli si portò al centro del piccolo spiazzo presentandosi e presentando il suo guardiano un brusio ammirato si sparse tra la piccola folla radunata.

Era infatti un evento rarissimo vedere un Guardiano di sembianze umane e tutti sapevano che le leggende parlavano di loro come di creature dai poteri incredibili.

Se solo sapessero... pensò tra se e se Yuni, mestamente, supplicando di poter terminare il prima possibile quella cerimonia per potersela svignare in fretta.

Per il momento Carol manteneva un’aria abbastanza composta, sebbene avesse perso quell’algida regalità che aveva mostrato ad Erika, ma temeva che non avrebbe retto a lungo prima di dire o fare qualcosa di tremendo!

Aveva già notato che un paio di volte il Guardiano si era vistosamente trattenuto dallo sbadigliare!!

I Saggi si complimentarono con lui, dicendogli che finalmente aveva dimostrato il vero potere di cui disponeva e Yuni s’impose di non tremare pregando che lo lasciassero andare prima che succedesse l’irreparabile.

Fortunatamente entrambi i suoi genitori facevano parte del consiglio e fu proprio sua madre a dargli il permesso di allontanarsi in modo che potesse farsi avanti un altro novizio.

Yuni stava per tirare un rumoroso sospiro di sollievo quando s’intromise Hiroki.

Hiroki Tastuya viveva a pochi isolati di distanza dalla casa di Yuni ed era, come lui, figlio di Evocatori da lunga data, erano inoltre coetanei e condividevano lo stesso tempio per lo studio delle pratiche.

C’erano dunque tutte le premesse perchè i due ragazzi fossero amici.

 

Fatto stava che, invece, loro si odiavano a morte.

 

Hiroki non perdeva occasione per sbeffeggiare Yuni, rimarcandogli la sua incapacità e d’altro canto Yuni si vendicava appena poteva approfittando del fatto che l’altro fosse terribilmente scarso nello studio.

Quindi quando il moro vide il suo nemico apprestarsi alla fuga si fece avanti deciso a cogliere l’occasione per far fare una terribile figura al proprio antagonista.

Il moro aveva infatti spiato uno dei primi allenamenti di Yuni con il suo Guardiano e aveva notato come questi, oltre ad essere assolutamente incapace, era anche particolarmente poco propenso all’obbedienza.

“Oh un Guardiano di sembianze umane!” esclamò a voce alta, in modo da attirare l’attenzione su di se “Dicono che siano potentissimi!” continuò mentre Yuni sentiva il respiro bloccarglisi in gola “Davvero degno di un Akura!” si complimentò con una luce malevola negli occhi verdi “Perchè non ci dai una piccola dimostrazione del suo potere?” propose velenoso.

Yuni sentì il terreno aprirglisi sotto i piedi e si volse in fretta a guardare i membri del consiglio di fronte a lui.

Suo padre aggrottò la fronte, preoccupato, e sua madre si agitò sulla sedia, nervosamente, ma gli altri sembrarono entusiasti della proposta.

“Non è prevista una dimostrazione...” cercò di intervenire Kei Akura per salvare il figlio.

“Suvvia anche una cosa semplice, sono secoli che qualcuno non evoca un Guardiano umano, sarà interessante osservarlo all’opera!” disse una anziana consigliera battendo le mani con l’entusiasmo di una bambina.

“Sì sarebbe davvero magnifico!” approvò un uomo dall’aria distinta accarezzando distrattamente la creatura verde pistacchio acciambellata sul tavolo di fronte a lui.

“Non essere modesto, caro, mostraci cosa sa fare il tuo guardiano!” lo spronò dolcemente la bella signora con il serpente di cristallo sulle spalle.

Yuni deglutì a vuoto rendendosi conto che non aveva scampo.

Hiroki lo guardava con un ghigno enorme, le braccia incrociate sul petto e l’aria più soddisfatta che mai mentre l’intero consiglio fissava il ragazzo che tentava di non darsi ad una crisi di panico.

Si voltò verso Carol lentamente, incapace di pensare.

 

Che faccio?

 

Quella domanda lampeggiava nel suo cervello, incandescente.

Carol lo fissava in silenzio, di nessun aiuto, lo sguardo insondabile distrattamente puntato su di lui, le braccia mollemente abbandonate lungo i fianchi.

Che cosa poteva chiedergli di fare?

Carol non sapeva fare assolutamente niente!

Anzi... peggio ancora... non voleva fare assolutamente niente!

Perchè peggio di un’evocazione incapace c’era solo un’evocazione disobbediente e naturalmente la sua evocazione aveva entrambi i pregi!!

“Ah... ecco...” cominciò a disagio sempre più conscio che tutti gli occhi dei presenti erano fissi su di loro.

 

Era la fine.

La figuraccia era inevitabile.

 

Yuni arrivò a pregare che qualche Shadow li attaccasse in quel preciso istante prima di decidere che rimandare ancora era inutile.

Sollevò un braccio indicando a Carol un grosso masso poco lontano e ordinò: “Distruggilo!” con il tono di voce migliore che riuscì a racimolare: ossia appena un pigolio.

Carol fissò il masso, fissò Yuni, lanciò un’occhiata al consiglio in trepidante attesa e poi tornò a posare lo sguardo abissale sul volto pallido del suo padrone.

 

“No.”

 

Quel monosillabo, pronunciato con tono incolore, calò sulla radura silente come una bomba.

Yuni cominciò a sudare copiosamente mentre il ghigno sul volto di Hiroki si allargava e i membri del consiglio si scambiavano occhiate stupite e borbottii perplessi.

 

Seconda regola del contratto: un evocazione non disobbedisce mai al suo padrone.

 

“E’ un ordine.” tentò il tutto e per tutto Yuni fissando l’altro con occhi supplicanti.

“E’ un ordine stupido.” sbottò Carol incrociando le braccia sul petto ampio, atteggiando le labbra in un broncio dispettoso.

 

Terza regola del contratto: un evocazione non mette mai in dubbio gli ordini del suo padrone.

 

“Carol!” gracchiò Yuni arroventando mentre il brusio si trasformava in un vociare sommesso fatto di esclamazioni oltraggiate e commenti scandalizzati.

Carol aveva appena disobbedito a due delle tre regole fondamentali che sancivano il legame tra un evocatore e la sua evocazione.

Ci mancava solo che attaccasse lui invece del masso e la frittata sarebbe stata completa.

 

Prima regola del contratto: un evocazione deve difendere a qualsiasi costo la vita del suo padrone.

 

Sebbene, con la morte del proprio Signore, l'evocazione stessa avrebbe riacquisito la completa libertà.

“E’ un ordine Carol! Fa a pezzi quel masso, adesso!” tuonò con voce stridula Yuni e l’uomo piantò gli occhi neri nei suoi per un lungo, interminabile, momento prima di emettere uno sbuffo scocciato e scrollare le spalle.

“Come vuoi tesoro...” mormorò scatenando sussulti e nuovi mormorii tra i presenti.

Yuni masticò un imprecazione tra i denti mentre le sue guance divenivano incandescenti ma l’attenzione generale era nuovamente catalizzata su Carol.

 

Carol che aveva teso la mano destra verso il masso.

Carol attorno alla cui figura l'aria aveva preso a sfrigolare e vorticare.

Carol che socchiudeva gli occhi e...

 

 

continua...

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