You are my Blood 2       Back to FanFic  Back to Home

 

Rukawa prese il polso di Hanamichi tra le dita e rimase in attesa.

Niente.

Niente di niente.

Trattenne il respiro mentre il cuore gli rimbombava nelle orecchie.

Non poteva aver commesso un errore simile..

Aveva perso il controllo.

Non gli era mai successo.

E se l’avesse ucciso? Sarebbe stato un guaio.

Una svista simile avrebbe attirato le curiosità dei giornalisti o peggio ancora..

 

I cacciatori.

 

Eppure stranamente, la cosa non lo preoccupava affatto.

Per quanto gli risultasse difficile ammetterlo. Per quanto gli risultasse assurdo...

Era preoccupato per lui.

 

Per Hanamichi.

 

Per quella scimmia rossa.

E questo era strano. Non gli era mai successo di preoccuparsi per qualcuno.

Per un mortale poi.

Una sensazione fastidiosa che non aveva mai provato..

Non aveva il tempo per pensare a quelle cose.

Doveva fare qualcosa, prima che quello stupido do’hao tirasse le cuoia. Chiuse gli occhi e concentrò il proprio pensiero visualizzando l’immagine di sua madre.

-Madre ho bisogno del tuo aiuto-

chiamò telepaticamente.

 

Passarono alcuni interminabili minuti prima che sul davanzale della finestra atterrasse un corvo dalla lucide piume nere e dal becco di un grigio quasi azzurrognolo.

Rukawa aprì il balcone facendo entrare l’animale che dopo pochi secondi riprese le sue sembianze umane.

Alla signora Rukawa bastò un’occhiata al letto per comprendere.

Il ragazzo pallido al centro di esso respirava a malapena e presentava sul collo la traccia indelebile del morso del vampiro.

Rukawa l’aveva coperto con le lenzuola e gli aveva slegato i polsi ma i segni su di essi erano molto eloquenti. Karen lanciò un’occhiata stupita al figlio, non era da lui comportarsi così, prima di avvicinarsi al ragazzo svenuto. Gli posò una mano candida sulla sua fronte scostando i capelli rossi dal volto.

“Era un bel ragazzo, peccato” mormorò accarezzandone la guancia lentamente.

Rukawa sussultò. “E’ morto?” chiese scocciato.

Karen scosse il capo facendo ondeggiare i lunghi capelli neri. “No, non ancora, ma è solo questione di tempo.” Rukawa rimase immobile a fissare sua madre accanto al rossino.

 

Hanamichi. Hanamichi stava morendo davvero.

 

“Se.. se lo portassimo all’ospedale?” chiese cercando di trovare una soluzione.

Perché aveva balbettato in quel modo?

Kaede Rukawa non balbettava mai.

 

Ma sua madre scosse il capo alzandosi. “Non riuscirebbero a salvarlo comunque e tu avresti seri problemi nel dare spiegazioni. Per non parlare del fatto che potresti attirare l’attenzione di qualche Cacciatore” Rukawa la fissò teso. “Che.. che cosa posso fare?” mormorò.

Di nuovo? Ma allora era un vizio.

Colpa del sapore dolciastro che ancora gli impastava la bocca. Passò la lingua sui denti assaporando le ultime tracce di quel calore. Sarebbe stato un peccato. Un vero peccato non potersi più nutrire di quel calore. Questo poteva ammetterlo, gli dispiaceva.

Karen andò alla finestra osservando la notte scura “Puoi guardarlo morire” gli disse gelida con una scrollata di spalle.

 

Puoi guardarlo morire?

Un peccato.

Davvero un peccato, il suo sangue era così dolce.

Il suo gusto così forte.

 

Il suo sorriso così bello..

 

Rukawa sussultò.

Da dove arrivava quel pensiero assurdo?

 

Karen osservò lo sguardo corrucciato del figlio. Lui che non mostrava mai nessuna emozione sembrava confuso. Lui che aveva ucciso a sangue freddo un vampiro dinanzi a tutto il clan senza fare una piega. Kaede Rukawa che seppur così giovane ricopriva già una posizione altissima all’interno del clan. Ne era sempre stata orgogliosa. Del suo potere fuor del comune, della sua forza spaventosa. Eppure nonostante gli onori non l’aveva mai visto felice. Era come se gli mancasse qualcosa. Ed ebbe la sensazione che quel qualcosa avrebbe potuto dargliela solo il ragazzo che stava morendo a pochi passi da lei.

Un mortale.

Sospirò prendendo la sua decisione. Come madre e come vampiro non avrebbe mai voluto proporgli una cosa del genere ma voleva vederlo felice, almeno una volta completo. In quegli occhi glaciali avrebbe voluto vedere la luce splendente che l’aveva fatta sentire viva tra le braccia del vampiro che aveva sacrificato la sua vita per la sua.

Un vampiro non vive.

Egli ruba attimi di luce ai mortali per respirare ancora una volta.

Ma anche al vampiro è concesso d’amare.

E quel sentimento folle da a noi signori della notte quel calore che invano tentiamo di strappare all’uomo.

Io grazie a te ho vissuto davvero.” Così le aveva detto prima di spirare sulla freccia lanciata dal cacciatore.

Quella freccia lanciata contro il petto di Karen.

 

 

“O puoi farne il tuo shadow” disse voltandosi verso il figlio.

 

Il volpino la fissò corruciato. “il mio cosa?” chiese mentre una leggera sensazione di sollievo lo spingeva a preoccuparsi ancora di più. Il sangue di Hanamichi gli stava facendo strani effetti era l’unica soluzione accettabile. La signora Rukawa sospirò “Il tuo shadow. Ad un vampiro è concesso scegliere un essere umano di cui nutrirsi in modo esclusivo. Questo è lo shadow. Se accetti di bere solo il suo sangue tramite la cerimonia di unione potrai salvarlo” Rukawa annuì, forse troppo in fretta, non sarebbe stato un gran sacrificio infondo, il sangue di Hanamichi era delizioso e dubitava che dopo averlo assaggiato avrebbe provato anche solo il desiderio di cercare qualche altra vittima. “Per me va bene” disse scrollando le spalle. Sua madre gli sorrise “Non è tutto qui. Il vampiro che si lega ad un essere umano paga quest’onta con l’impegno di nutrirlo e proteggerlo per il resto dei suoi giorni. Quando la vita mortale di quell’essere umano termina anche il vampiro muore” disse avvicinandoglisi “Il legame tra lo shadow e il suo vampiro è assoluto. Durante la cerimonia dovrai offrigli una goccia del tuo sangue. Così facendo salverai la sua vita e lo legherai a te ma tu stesso ti legherai a lui. Stargli lontano ti causerà un dolore quasi fisico e così sarà anche per lui.” Rukawa sussultò impallidendo e sua madre gli sorrise accarezzandogli una guancia “Una specie di matrimonio insomma”.

Rukawa fissò prima sua madre e poi spostò lo sguardo sul ragazzo al centro del letto.

Non aveva molto tempo per decidere.

Poteva lasciarlo morire.

Infondo che cosa gli importava di lui.

Certo il suo sangue era quanto di più dolce avesse mai assaggiato e fare l’amore con lui l’aveva fatto sentire vivo, vivo davvero per la prima volta.

Nonostante gli insulti continui si chiese che cosa avrebbe provato ad allenarsi giorno dopo giorno senza quell’idiota.

 

Senza le sue sparate, le sue cavolate, senza la sua allegria, il suo calore, il suo sorriso.

 

Scosse il capo con forza allontanando quelle immagini con forza.

Pensieri assurdi.

Che morisse pure!

 

Però sarebbe stata una scocciatura.

Bisognava nascondere il cadavere, inscenare la morte, andare al funerale..

Una noia mortale. E avrebbe dovuto sentire quella stupida della Akagi piangere e lamentarsi. Forse avrebbero addirittura sospeso gli allenamenti di basket! Una vera seccatura, per non parlare del rischio sempre vivo dei cacciatori.

Accidenti ad Hanamichi e al suo sangue caldo!

Strinse i pugni con forza.

No.

Non poteva lasciarlo morire.

 

“E sia” esclamò brusco scuotendo le spalle.

Karen sorrise. Sapeva che avrebbe accettato. “Bene” disse “Allora cominciamo non abbiamo molto tempo.” Mormorò

 

La signora Rukawa spense la luce lasciando la stanza nell’oscurità.

I suoi occhi azzurri e quelli blu del figlio sembravano scintillare al buio come quelli di due felini.

Karen inspirò profondamente prima di tendere le mani dinanzi a se. Una piccola fiammella azzurra prese a scintillare tra i suoi palmi aperti. Si avvicinò al letto e usando la luce prodotta da quella fiamma disegnò un pentacolo sulla fronte del ragazzo svenuto. Si allontanò di alcuni passi e poi cominciò a recitare l’antica formula.

 

 

“Dinanzi a questa notte nostra sorella..

 

tese le mani e tra di esse comparve un lungo pugnale d’argento dall’aspetto antico. Lo tese al figlio che lo usò per procurarsi un piccolo taglio sul polso.

 

 

..dinanzi a questo buio nostro padre..

 

Una goccia di sangue scuro scintillò sulla lama lucida scivolando lungo di essa.

 

 

..il mio sangue per te..

 

Rukawa spostò il pugnale vicino al volto di Hanamichi lasciando che la goccia cadesse sulle sue labbra e poi si chinò a baciare quelle labbra fredde assaporando il proprio sangue e facendoglielo scivolare in gola.

 

 

..tu che sarai il mio sangue.

 

La voce di sua madre giungeva lontana e ovattata.

 

 

..Il mio sangue nel tuo corpo..

 

Rukawa si sentiva strano. Il polso che aveva scalfito gli bruciava come se fosse stato avvolto nelle fiamme, senti Hanamichi muoversi lamentandosi debolmente tra le sue braccia anche lui doveva essere in preda a quella strana sensazione.

 

 

..il tuo sangue nel mio corpo..

 

La voce di sua madre gli giungeva sempre più distante, aveva il respiro affannoso come se ogni globulo rosso dentro di lui bruciasse gridando.

 

 

..finché il buio non calerà sulla tua luce..

 

Hanamichi aveva gli occhi aperti e lo stava fissando anche se non sembrava cosciente di quanto stava accadendo.

 

 

..Legati.”

 

esclamò sua madre con voce vibrante e Rukawa avvertì dentro di sé il suono di qualcosa che si chiudeva definitivamente.

 

Il suono della catena che si stringeva attorno al suo polso.

 

“Legati” ripeté Rukawa in uno stato di trans.

 

 

Hanamichi lo fissò senza vederlo.

 

 

“Legati” ripetè a sua volta prima di chiudere stancamente gli occhi.

 

 

Karen sorrise battendo le mani felice. “Perfetto!” esclamò tornando ad accendere la luce.

 

Rukawa sbatté le palpebre un paio di volte per riscuotersi e abituarsi a quella luminosità prima di tornare a fissare lo sguardo sul ragazzo che ora dormiva tranquillamente nel grande letto.

L’aveva fatto davvero?

Si era davvero legato a lui?

Sollevò un sopracciglio sorpreso quando vide sulla sua fronte uno strano simbolo raffigurante una volpe.

Sua madre che aveva seguito il suo sguardo gli sorrise “Quello è il tuo marchio” spiegò.

“Aspetta un secondo vuoi dire che dovrà andare in giro con quella cosa stampata in fronte?” le chiese un po’ preoccupato della reazione che gli altri avrebbero avuto vedendo la volpe raffigurata sul viso del rossino.

Poteva essere uno scherzo divertente, gli sarebbe piaciuta vedere la rabbia del rossino a quella scoperta ma avrebbe anche causato domande imbarazzanti e quell’idiota avrebbe finito per spifferare tutto.

“Oh no. Quel simbolo è visibile solo ai vampiri.” Gli spiegò sua madre distraendolo dai suoi pensieri “Serve come avvertimento. Una specie di cartello con su scritto ‘proprietà privata’” gli spiegò con un sorriso.

Rukawa sorrise a sua volta rilassandosi.

Gli piaceva l’idea.

 

“Io torno a casa” gli disse sua madre stiracchiandosi prima di avvicinarsi al balcone. “Tu prenditi cura di lui e raccogli la sua roba” disse preparandosi alla trasformazione ma si fermò quando vide lo sguardo sorpreso del figlio. “Hai già dimenticato quello che ti ho detto prima? Stare lontano da lui ti causerà un dolore quasi fisico. Per cui dovrete vivere insieme e dato che questo appartamento è un buco è meglio se lo porti a casa nostra no?” gli disse lei con un sorriso a trentadue denti prima di sparire in una nuvola di fumo nero lasciando posto al corvo in cui amava tramutarsi. Si lanciò nell’aria gracchiando e Rukawa la guardò allontanarsi con l’impressione che quel suo gracchiare assomigliasse tanto ad una risata.

 

 

Bha! Poco gli importava di quello che diceva il patto. Non aveva nessuna intenzione di mettersi ad accudire il do’hao come una madre in pena. Figurarsi! Gli aveva salvato la vita, aveva fatto fin troppo. Si diresse alla finestra con tutta l’intenzione di andarsene ma una volta accanto al balcone non poté fare a meno di voltarsi.

 

Sembrava così fragile in quel letto enorme..

 

Fragile quel gorilla rosso?

 

Così debole..

 

Debole quell’idiota patentato sempre pronto a prenderlo a pugni?

 

Così..

 

“Oh al diavolo!” imprecò Rukawa tornando a grandi passi verso il letto.

“Mi stai creando un sacco di seccature!” borbottò rivolto al ragazzo addormentato. E poi senza più degnarlo di uno sguardo cominciò a frugare l’appartamento alla ricerca degli effetti personali del rossino. Raccolse i vestiti e i pochi oggetti personali in una valigia e poi torno in camera da letto. Posò la valigia sul materasso e vi si sedette anch’esso sopra prima di chiudere gli occhi e mormorare “Via”.

Il letto e i suoi passeggeri scomparvero.

 

Rukawa scese dal letto e prese la valigia del rossino posandola accanto all’enorme armadio che occupava un lato intero della sua camera da letto e poi si diresse verso il bagno. Scaldò l’acqua di quella che lui chiamava vasca da bagno ma che poteva più tranquillamente definirsi piscina e tornò a prendere il ragazzo addormentato nell’altra stanza.

Lo immerse nell’acqua calda adagiandolo sul pavimento. “Guarda te cosa mi tocca fare” borbottò tra sé e presa una spugna comincio a farla scivolare lungo il corpo rilassato del ragazzo.

Non poteva certo rimetterlo a letto così sudato com’era e poi gli erano rimaste delle tracce di sangue tra le gambe. Forse aveva davvero esagerato, avrebbe dovuto scusarsi. Un’altra seccatura. Odiava scusarsi. Ma non poteva nemmeno permettersi di avere uno shadow che lo odiava. Non poteva mica legarlo tutte le volte che aveva bisogno del suo sangue. Anche se il pensiero non era di per sé così spiacevole. Alla fine però sarebbe stato stancante. L’unica soluzione era cercare di abbonire il rossino. Tanto quell’idiota era già cotto di lui. Se n’era accorto da tempo. I sensi di un vampiro sono molto più affilati di un comune mortale. Aveva visto le sue occhiate ‘nascoste’ aveva letto la sua gelosia quando quelle stupide oche del suo fans club lo adoravano dalle tribune.

Fin troppo facile.

 

Il ragazzo dai capelli rossi si mosse tra le sue braccia lamentandosi piano e lui lo strinse dolcemente a se.

“Va tutto bene” gli mormorò il volpino baciandogli una tempia.

Ecco quel tipo d’atteggiamento poteva andare. Era sicuro che il rossino avrebbe capitolato in pochissimo tempo.

Gli era venuto quasi naturale e poi tenere tra le braccia quell’idiota era piacevole. Finché non apriva bocca il do’hao era quasi affascinante.

Si crogiolò in quel piacevole tepore per alcuni minuti ancora prima di terminare la sua opera di lavaggio. Avvolse il ragazzo in un grande telo di spugna e lo riaccompagnò in camera. Lo adagiò sulla poltrona su cui amava accoccolarsi per studiare o per schiacciare un pisolino quando assumeva le sue sembianze animali. Tornò al letto e cambiò le lenzuola di seta sostituendole con delle semplici lenzuola di cotone azzurre. Hanamichi ora aveva bisogno di tutto il calore possibile e la seta era fredda. Bellissima ma fredda. “Come me” mormorò gettandole nella lavatrice che occupava un angolo di una piccola stanza attigua al bagno.

Che strano pensiero.

Hanamichi invece era come quel tessuto di cotone. Caldo, morbido anche se un po’ grezzo da vedersi. Prese il ragazzo tra le braccia e lo adagiò sul materasso rimboccandogli le coperte. Aveva i capelli ancora leggermente umidi.

Allungò una mano per accarezzarli con dolcezza.

Erano morbidi.

 

Ritrasse la mano come se si fosse scottato.

Ma che stava facendo?!

Era stanco, stanco e influenzato dalle parole di sua madre.

Una bella tazza di the lo avrebbe rimesso a posto.

 

 

Rukawa accese il fornello elettrico posandovi sopra il bollitore.

Qualcuno bussò piano alla porta d’ingresso distraendolo dalle sue riflessioni.

La grande villa dei Rukawa si divideva in due piani completamente indipendenti gli uni dagli altri e con entrate separate. Mentre Rukawa occupava tutto il piano superiore sua madre aveva riarredato il piano terra e la cantina per le sue esigenze. Il volpino ebbe appena il tempo di aprire la porta che una ragazza bionda sui tredici anni si fiondò all’interno dirigendosi a passo spedito verso la sua camera da letto senza nemmeno salutare. Rukawa l’afferrò per la collottola sollevandola di buoni dieci centimetri da terra per fissarla negli occhi verdi. “E tu che ci fai qui?” chiese scocciato. “Volevo solo vederlo!” protestò la piccola Rukawa cercando invano di liberarsi dalla presa del cugino. “Volevi vedere chi?” gli chiese il volpino ignorando i suoi tentativi di fuga . Reika smise d’agitarsi quando le fu chiaro che era inutile. “Ma il tuo shadow no?” gli disse lei con un sorriso radioso guardandosi attorno curiosa. Rukawa alzò gli occhi al cielo esasperato. Sua madre non sapeva tenere la bocca chiusa! “Adesso sta dormendo e non voglio che tu lo disturbi” le intimò e la ragazzina annuì “Ok” mormorò anche se era un po’ delusa. “Quando sei arrivata?” le chiese il volpino riadagiandola cautamente a terra. “Stavo facendo le prove di teletrasporto quando mi sono ritrovata in testa alla zia!” esclamò arrossendo. Rukawa si passò stancamente una mano tra i capelli corvini. La giovane Reika doveva ancora imparare a dominare i suoi poteri e spesso sua zia aveva la pessima abitudine di mandarla da sua madre perché le facesse da maestra. Il problema era che la piccola si era presa la prima cotta proprio per lui e ne approfittava in continuazione per appiccicaglisi addosso come un francobollo. “Stavi preparando il te per lui” gli chiese seguendolo in cucina e sbirciando la teiera sul fuoco. Rukawa le lanciò un’occhiataccia. “Non dovresti essere giù ad allenarti con mi madre” le disse e la ragazzina gli sorrise. “La zia ha detto che vuole riposare un po’ io non volevo certo disturbarla così sono venuta da te” disse con candore. “Bhe anch’io sono stanco quindi perché non ne approfitti per imparare come si imita un mortale e non vai a fare un po’ di shopping?” Reika lo fissò contrariata “Uffa! Ma io mi annoio!” si lamentò la ragazzina. “Reika..” l’ammonì il vampiro e la sua voce suonò pericolosamente bassa. Reika fece un passo indietro spaventata. Aveva visto suo cugino arrabbiato una volta sola e le era bastato.

 

 

Flash Back.................

(Due anni prima.)

Lord Noir era considerato da tutti uno dei più potenti tra i Signori della Notte e conscio di questa sua potenza non si faceva scrupolo ad usarla per ottenere ciò che voleva.

E ora voleva Karen Rukawa.

Si era stancato della sua ultima amante e la bella vedova era proprio la donna che aveva voglia di portarsi a letto.

Si avvicinò a lei mentre stava parlando con la sorella del marito una donna minuta, bionda, abbastanza insignificante. Niente in confronto alla bellezza folgorante di Karen, dei suoi lunghi capelli neri, dei grandi occhi blu.

“Buonasera signore” disse il grasso vampiro gingillando il calice di champagne che teneva tra le grossa dite ricoperte di gioielli. Il raduno annuale dei figli della notte era l’occasione ideale per lui. Nella sua ampia villa di periferia poteva dimostrare a tutti i vampiri della città qual’era il suo potere e sfoggiare la propria ricchezza.

Le due donne si inchinarono rigidamente dinanzi a lui. “Avevo una proposta da farvi” cominciò Lord Noir saltando i preamboli. Tanto avrebbe avuto quello che voleva.

Con le buone o con le cattive.

“Vorrei che veniste con me Karen, di sopra.” Disse sussurrando in tono allusivo le ultime parole.

Karen impallidì. Sapeva che prima o poi sarebbe successo.

La sua bellezza attirava gli uomini come mosche ma sperava che avrebbero rispettato la memoria di suo marito e la sua volontà di restargli fedele. Ma il rispetto per gli altri non rientrava tra i valori di Lord Noir. Lui rispettava solo chi era più potente di lui. E sfortunatamente erano pochi, molto pochi i vampiri che potevano vantarsi di un tale potere in città.

“Mi spiace ma devo declinare il vostro invito” disse con un sorriso mentre i suoi occhi blu diventavano freddi come il ghiaccio.

Lord Noir le sorrise di rimando. Un sorriso unto d’ipocrisia. “La mia non era una domanda” disse “A meno che non vogliate sfidarmi” le disse con un ghigno feroce.

Lo farò io” la voce fredda di Kaede aveva fatto voltare Lord Noir e Karen di colpo.

Quella voce bassa e cupa era intrisa d’odio e ghiaccio. Ma quando il grosso vampiro notò che a parlare era stato nient’altro che un ragazzino scoppiò a ridere sonoramente attirando l’attenzione dei presenti nella grande sala. Tutti gli occhi si puntarono curiosi su di loro. “Tu? Tu vorresti sfidarmi” gli disse con un ghigno sul volto grasso. “Avete paura?” gli chiese glaciale il ragazzo. Nella villa calò un silenzio mortale.

“Kaede no!” gli intimò sua madre pallidissima.

“Ti darò quello che meriti moccioso!” tuonò Lord Noir dirigendosi verso il centro della sala da ballo. Gli altri vampiri si affrettarono a scansarsi lasciando spazio ai due contendenti.

“Kaede!” gridò Karen cercando di fermarlo ma Lena l’afferrò per un braccio bloccandola.

“Se ti metti in mezzo ora morirai anche tu. Kaede ha sfidato un suo superiore. Ora deve combattere è la legge” le disse la bionda cognata scuotendo il capo tristemente. Anche lei non credeva minimamente nelle capacità di salvezza del ragazzo.

Lord Noir concentrò il proprio potere lanciando un’immane ondata d’energia che si materializzò dinanzi a Kaede sotto forma di palla di fuoco. La sfera bruciante lo colpì in pieno esplodendo poco dopo. Kaede non aveva mai combattuto. Aveva sempre affinato la sua arte da solo e Karen sebbene avesse più volte insistito per mandarlo da un maestro aveva sempre ricevuto un secco rifiuto.

Ed ora......

 

Lord Noir rise. “Mi è bastato un colpo! Un colpo solo!” disse in preda all’ilarità.

Un’altra risata si unì alla sua.

Bassa,

fredda,

sinistra.

Direttamente dietro di lui.

 

Lord Noir si voltò di scattò ritrovandosi dinanzi il ragazzo dagli occhi blu così scuri da sembrare ora divenuti neri. Karen che si era lasciata cadere a terra quando aveva creduto di veder morire suo figlio spalancò gli occhi sorpresa. Nella sala il silenzio era assoluto. “Troppo lento” ammonì Kaede con tono basso, annoiato.

 

Lord Noir divenne livido di rabbia

“Adesso mi hai proprio fatto arrabbiare!” tuonò stringendo gli occhietti porcini mentre concentrava la sua volontà. Un’immane fiammata s’abbatté su Kaede che tuttavia rimase immobile con un pigro sorriso sulle labbra sottili. “E non siete nemmeno molto potente” disse con quella cupa voce che sembrava provenire più dal sottosuolo che da quel ragazzo sottile che stava attraversando le fiamme con passo tranquillo. Il fuoco ruggì intorno a lui, Kaede sbuffò spegnendolo con un gesto secco della mano come se si trattasse di un insetto fastidioso da scacciare.

 

Lo sguardo di Lord Noir passò dall’incredulo al terrorizzato.

Quel moccioso..

quel moccioso aveva neutralizzato la sua magia con la facilità con cui lui cambiava amante.

Come poteva avere un potere simile..

 

“Ma tu chi..?” la frase gli morì in gola quando incontrò gli occhi scuri del ragazzo.

 

Un abisso nero screziato di fuoco.

 

Pagliuzze di un rosso vermiglio contornavano pupille divenute sottili come quelle di un gatto.

 

Appuntite come lame.

 

Il marchio del demone.

 

Aveva commesso un errore fatale.

 

Si chiese se lui fosse conscio di che cosa portava dentro mentre lo guardava venirgli incontro con quel sorriso gelido sul volto pallido.

 

Lui era.........

 

Lord Noir non terminò mai il suo pensiero, con lo stesso gesto che aveva usato per spegnare le fiamme Kaede Rukawa disintegrò il vampiro dinanzi a lui prima di perdere i sensi accasciandosi al centro della sala.

 

.......................

 

 

Reika aveva notato in quell’occasione che gli altri vampiri presenti impallidivano dinanzi a tanta potenza in quel ragazzo. Usare la magia richiedeva per un vampiro anni d’esercizio e solo quelli particolarmente dotati riuscivano a concretizzarla come aveva fatto Lord Noir. Ma Rukawa l’aveva spazzata via come se fosse stata aria. Decisamente era meglio non farlo arrabbiare.

Reika sorrise “Va bene, va bene, vado” disse dirigendosi verso la porta “Ma quando si sveglia me lo presenti?” chiese ormai oltre la soglia. Rukawa spinse la porta chiudendogliela in faccia senza rispondere.

“Maleducato!” gli gridò la ragazzina da dietro la porta chiusa.

 

 

continua....

 

 

Scleri dell'autrice (ignoratela!! nd. Pipis)

 

Ru:Bhe?

Naika: Bhe cosa?

Ru: Non ci si capisce niente!

Hana: Almeno mi a lasciato in pace!^^

Naika: eh, eh, è_é

Hana: é_è quando fa così mi preoccupa! Ru l’arma segreta, presto!

Ru sventolando una tavoletta di cioccolato sulla cui carta è raffigurato Marron Glaces: Naiiiika…

Naika scodinzolando dimentica di tutto e tutti: Bau, bau!!

Portate il valiuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuum!!!

 

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