You are my Blood 1                                     Back to FanFic  Back to Home

Correva.

Ma i suoi passi erano così leggeri che l’erba sotto di lui a malapena si piegava sotto i suoi piedi.

Una notte senza luna, un manto di velluto nero punteggiato di stelle scintillanti.

L’aria fresca scivolava profumata e silenziosa sul suo viso spingendo indietro le ciocche d’ebano.

La notte ideale per andare a caccia.

Sorrise tra se mentre con un salto volava oltre la recinzione del parco.

La sua vittima non era ancora arrivata. Scosse le spalle solo leggermente irritato da quel ritardo appollaiandosi sulla sommità di un lampione. La sua luce dorata illuminava con un fascio regolare una panchina accanto ad uno sgangherato campo da basket, perso tra gli alberi del piccolo parco.

Si guardò attorno attraversando la notte con gli occhi blu.

Non gli sarebbe stato difficile camminare per il centro e attendere che una qualche stupida oca gli si avvicinasse con le sue sciocche avance. L’avrebbe invitata a casa e se la sarebbe fatta senza nessun problema e il giorno dopo quella non si sarebbe ricordata niente. Ma non sarebbe stato divertente. Ormai era stanco di quelle creature insignificanti e delle chiacchiere vane con cui lo riempivano, dei loro sorrisi adoranti e degli sguardi luccicanti.

E poi in centro c’era troppa confusione, troppa luce.

Socchiuse gli occhi concentrando la propria volontà.

Avvertì lo scricchiolio del vetro e infine la piccola esplosione mentre scintillanti frammenti di lampadina cadevano tintinnando sulla panchina di plastica.

La luce sotto di lui si spense e le tenebre avvolsero quell’angolo di notte.

Il ragazzo dagli occhi blu sorrise.

 

Hanamichi depose la propria sacca a terra estraendone il pallone da basket e cominciando a palleggiare.

Nonostante gli allenamenti intensivi del gorilla non rinunciava mai ad andare nel piccolo parco ad allenarsi un paio d’ore. Avrebbero potuto pensare che era un pazzo a palleggiare lì da solo, di notte ma non gli importava a casa non c’era nessuno e lui aveva un obbiettivo da raggiungere. Sospirò cercando di non farsi sommergere da quei cupi pensieri. Da quando suo padre era morto due anni prima era rimasto completamente solo. I nonni materni gli spedivano un assegno mensile piuttosto cospicuo a patto che lui non si facesse neanche vedere. Non ne volevano sapere di occuparsi di lui, come non ne avevano voluto sapere di sua madre, quando invece di sposare chi avevano scelto per lei si era innamorata di un povero operaio che faceva il cameriere in un bar vicino alla scuola per arrotondare. Sua madre. Nella sua mente un’immagine leggera, sbiadita come la fotografia che aveva rubato dall’album di suo padre e che conservava sul comodino della camera da letto, nel suo piccolo appartamento. Era morta dandolo alla luce e questo non glielo avevano mai perdonato. Il medico l’aveva avvertita che avrebbe corso dei rischi nell’avere il bambino ma lei contro il volere di tutti, persino del marito, aveva continuato la gravidanza. “Forse lei è l’unica persona della famiglia che mi abbia mai amato”

Suo padre era così distrutto dal dolore da divenire insensibile a tutto e tutti.

L’aveva lasciato in ospedale, si era dimenticato di lui sommerso da un dolore che aveva trovato sfogo solo nell’odio. Odio per quella creatura che gli aveva rubato l’amore della sua vita.

Odio per il suo stesso figlio.

Sorrise ricordando con affetto il volto di quella signora gentile che l’aveva portato via.

La mamma di Yohei aveva conosciuto la sua in ospedale, nel breve periodo della degenza erano diventate amiche e quando la donna si era resa conto dello stato in cui era ridotto il marito dell’amica aveva preso Hanamichi con se. L’aveva portato a casa sua, l’aveva allevato insieme a suo figlio senza fare distinzioni tra loro. In casa Mito il ragazzino dai capelli rossi aveva imparato cos’era l’affetto e il calore. Gli avevano ridato una vita ed era riuscita persino a riavvicinare padre e figlio. Avevano sprecato tanto tempo lui e suo padre, si erano ritrovati solo per perdersi di nuovo. Si chiese per l’ennesima volta che cosa ne sarebbe stato di lui se quella donna che considerava a tutti gli effetti una madre non l’avesse salvato. Chissà magari sarebbe diventato freddo e insensibile come quella stupida volpe. Rabbrividì e non per il freddo mentre cominciava a palleggiare.

 

 

Flash back..........................

“Forza muovete quelle gambe!” tuonò Akagi osservando i ragazzi che si allenavano in palestra “Sakuragi brutto deficiente si può sapere che stai combinando?!” Hanamichi si ripetè per l’ennesima volta che doveva concentrarsi sul gioco ma proprio non ci riusciva. Sentiva due occhi freddi puntati sulla schiena ma ogni volta che si voltava non trovava nessuno. Lui era sempre lì al limite del suo campo visivo come un ombra leggera che non riusciva mai a cogliere. Che cavolo gli prendeva a quella volpaccia spelacchiata! Era sicuro che si trattava di lui. Prima ancora che gli si avvicinasse avvertiva un fremito e sapeva che era lui. Aveva smesso di domandarsi perché solo la voce cupa di Rukawa aveva il potere di destarlo durante un allenamento o una partita. Aveva smesso di chiedersi perché rimaneva incantato ad osservarlo quando si lanciava con grazia felina verso il canestro. Rukawa era bello. Dannatamente bello e per quanto Hanamichi avesse lottato con se stesso, passato notti insonni ad arrovellarsi il cervello alla ricerca di una spiegazione alla fine si era arreso all’evidenza. Gli era capitato altre volte di innamorarsi. Di compagne di scuola, di Haruko, conosceva quella strana sensazione di calore che provava ogni volta che lo sfiorava per sbaglio, l’ansia quando lui non c’era, la paura di commettere qualche gaffe in sua presenza, la necessità di avere in ogni modo la sua stima. Era per questo che aveva cominciato ad allenarsi tutte le sere. Voleva migliorare, doveva migliorare per farsi notare da lui. Voleva quegli occhi blu puntati su di lui, avrebbe voluto, arrossì violentemente al pensiero, avrebbe voluto assaggiare le sue labbra. Il suo primo bacio. Desiderava dare il suo primo bacio a lui.

Pazzo.

Se l’era ripetuto all’infinito ma non era servito a niente. Ogni volta che lo vedeva tutte le sue barriere pazientemente costruite, tutti quei pensieri a lungo formulati crollavano inevitabilmente come un castello di carte alla carezza del vento. Però non era mai successo. Mai. Che il volpino lo guardasse davvero. E invece quella sera sentiva i suoi occhi su di sé. “Forse ho fantasticato così a lungo che adesso ho le visioni” borbottò tra se.

Stonk!

Il pugno di Akagi lo colpi sulla testa con forza. “Allora Hanamichi ti decidi a combinare qualcosa o stai dormendo in piedi!” gli tuonò davanti. Hanamichi si riscosse e stava per rispondere a tono quando avvertì di nuovo quella sensazione. Lui lo stava fissando. Gli stava facendo saltare i nervi. Adesso basta! “Insomma kistune la smetti!!” tuonò voltandosi come una furia. Rukawa a pochi metri da lui gli voltava la schiena mentre provava un canestro marcato da Mistui. Entrambi i ragazzi si voltarono. Mistui lo fissava come se fosse pazzo, Rukawa con la sua solita faccia di bronzo ma Sakuragi fu sicuro di scorgere un lampo di soddisfazione negli occhi blu del suo nemico. “Finiscila di fissarmi!” tuonò prima di rendersi conto che si stava rendendo ridicolo. Infatti lo stavano osservando tutti come se gli si fosse irrimediabilmente danneggiato il cervello. “Questa volta lo hai colpito troppo forte Akagi!” commentò Miyagi con un sorrisetto. “Idiota” mormorò Rukawa facendo andare su tutte le furie il rossino. Hanamichi gli si lanciò contro come una belva e i due cominciarono a suonarsele di santa ragione. Hanamichi stava per assestare l’ennesimo pugno quando avvertì la mano di Rukawa scivolare accidentalmente tra le sue gambe in quella che a tutti gli effetti sembrava una carezza. Hanamichi sussultò arrossendo fino alla radice dei capelli mentre si ritraeva di scatto. “Adesso basta! Mi avete stancato!” tuono il capitano “Andate a cambiarvi per stasera finiamo qui!” Hanamichi si diresse allo spogliatoio sconvolto. Rukawa l’aveva accarezzato. No. Non era possibile. Probabilmente nella colluttazione la sua mano era scivolata lì per sbaglio. Eppure… Sospirò infilandosi sotto il getto caldo della doccia cercando di calmarsi. Sollevò il volto verso il getto d’acqua lasciando che scivolasse lungo il suo corpo abbronzato e che il suo scroscio coprisse i rumore dei compagni attorno a se. Un brivido freddo attraversò d’un tratto il suo corpo costringendolo a voltarsi di scatto. E questa volta lo trovò lì nella doccia dinanzi alla sua che lo fissava gli occhi blu ipnotici puntati sul suo corpo avvolto dal vapore con uno sguardo carico di.. desiderio. Hanamichi si sentì mancare. Quegli occhi solitamente glaciali sembravano ora ardere di una luce al tempo stesso affascinante e spaventosa. E poi il volpino chiuse l’acqua e se ne andò avvolto nell’accappatoio di spugna bianco, candido quasi quanto la sua pelle. Sakuragi si riscosse rendendosi conto di essere rimasto lì a fissarlo come un pesce lesso e si fiondò al suo inseguimento. La volpe gli doveva delle spiegazioni. A che gioco stava giocando?

Ma quando giunse in spogliatoio la sacca di Rukawa era sparita.

Se ne era già andato.

.....................................

 

 

Hanamichi schiacciò il pallone all’interno dell’anello di ferro ammaccato con frustazione. Non riusciva proprio a capire il cambiamento nella volpe. Che cavolo gli era preso? Ricominciò a palleggiare correndo verso il canestro ma si fermò di sasso quando un brivido conosciuto saettò per la sua spina dorsale. Si voltò di scattò guardandosi intorno in preda alla rabbia. Ma il parco era deserto anche se il lampione che illuminava il campo da pallacanestro non gli permetteva di vedere molto lontano dato che quello che avrebbe dovuto illuminare gli alberi lì accanto era spento. Riprese a palleggiare nervosamente ma non riusciva a liberarsi da quella spiacevole sensazione di essere fissato, nemmeno il familiare rumore della palla che rimbalzava sul cemento riusciva a rassicurarlo. Avvertiva i battiti del proprio cuore farsi sempre più veloci. Si guardò attorno con preoccupazione. “Lo so che sei lì vieni fuori!” Tuonò in preda ad una inusuale sensazione di paura rivolto al buio silenzioso che regnava intorno a lui. In risposta non ottenne che silenzio. Il vento sibilò tra le fronde degli alberi scuotendone le foglie. “Do’hao” un sussurro, basso, cupo, come il suono di quella aria notturna. Hanamichi si guardò attorno in preda a quello che poteva tranquillamente definirsi un attacco isterico. Ma non riuscì a vedere nessuno. Non c’era nessuno. Raccolse la palla in fretta e ficcatala nella sacca fuggì letteralmente dal parco correndo verso casa sua.

 

Rukawa sorrise.

Com’era bello con quell’aria da bambino spaventato mentre si guardava intorno alla sua ricerca.

Ma non l’avrebbe visto.

Lui cercava ragionando come un uomo.

Ma Kaede Rukawa non era un uomo.

Saltò su un altro palo della luce spegnendone la luce con un gesto secco della mano.

Divertente.

Si stava divertendo come mai in vita sua.

Aveva scelto bene.

Si lanciò all’inseguimento con lunghi balzi felini di lampione in lampione seguendo la sua preda.

 

 

Correva.

E i suoi passi producevano suoni pesanti sull’asfalto della strada deserta.

Dietro di sé avvertiva le lampadine dei lampioni saltare una dopo l’altra ma non aveva il coraggio di voltarsi.

Dietro di lui c’era solo buio.

Nero, profondo, denso.

Silenzioso.

Era come essere inseguiti dalla notte stessa.

Il suo manto nero si tendeva come un artiglio verso di lui, non importava quanto svoltasse, quante strade cambiasse lo sentiva sempre dietro di lui, non poteva vederlo ma percepiva lo schianto del vetro al suo passaggio e sapeva che era vicino, sempre un passo dietro di lui. Attraversò correndo la strada passando accanto ad una tabaccheria dall’insegna luminosa. Pochi secondi più tardi il tintinnio del vetro e la luce colorata alle sue spalle svanì avvolgendo la strada nelle tenebre.

Il cancello del suo palazzo!

Si fiondò al suo interno chiudendosi in fretta la porta alle spalle.

La fredda luce elettrica del corridoio non gli era mai sembrata così calda e familiare. Salì le scale dirigendosi al terzo piano dove stava il suo appartamento. Vi si chiuse dentro e tirò il catenaccio.

Non lo faceva mai, non c’era nessuno che andasse a disturbarlo lì e comunque erano ben poche le persone che avrebbero sfidato quel gigante dai capelli rossi. Quella sera tuttavia il suono rassicurante del ferro che scorreva nella serratura gli fece tirare un lungo sospiro di sollievo. Si guardò attorno nel piccolo appartamento in ordine dirigendosi verso il bagno. Aveva bisogno di farsi una doccia.

L’acqua calda riuscì a calmarlo un poco mentre la spiacevole sensazione di panico che l’aveva avvolto lo abbandonava insieme alle tracce lasciate dalla corsa frenata per le strade deserte della città. Sospirò avvolgendosi nell’accappatoio bianco che teneva appeso accanto alla doccia e si avvicinò al lavandino. Lo specchio era totalmente appannato. Prese un lembo della manica e con un gesto circolare pulì il vetro. Lo specchio gli riflesse la sua immagine e quella del ragazzo moro tranquillamente appoggiato allo stipite della porta. Hanamichi si voltò di scatto con gli occhi spalancati, così sorpreso da non riuscire nemmeno a gridare.

Rukawa gli si avvicinò in silenzio un sorriso sornione sulle labbra “Credevi davvero di essere al sicuro qui?” gli mormorò sulle labbra mentre Hanamichi cercava disperatamente di indietreggiare. Il volpino posò entrambe le mani sul lavandino imprigionandolo tra le sue braccia. “Da… da dove..” non riusciva a parlare aveva la gola serrata e la lingua incollata al palato. Rukawa gli si avvicinò ancora appoggiando il proprio corpo al suo. “Da dove sono entrato?” finì per lui il volpino posandogli un bacio leggero sulla gota. Lo sentì tremare tra le sue braccia e sorrise soddisfatto. Gli piaceva quella sensazione. “Dalla finestra” mormorò chinando il capo per baciarlo. Hanamichi spalancò gli occhi stupito.

Dalla finestra?

Ma erano al terzo piano!!

 

 

Aveva trovato il modo di ammutolirlo. Quel ragazzo parlava sempre troppo. Quei suoi capelli rossi come il fuoco, gli occhi scuri che ricordavano una tazza di cioccolato fumante e quella pelle abbronzata. Calda. Tutto in lui emanava calore e forza. La sua vitalità sembrava inesauribile, non si arrendeva mai, era sempre in movimento riusciva a fare rumore persino stando fermo e zitto. Ne era rimasto affascinato. E col passare del tempo era diventato un tormento. Aveva cominciato a desiderare quella sua pelle ambrata. Voleva assaggiare il suo sapore, voleva disperatamente il calore del suo corpo per sé. L’aveva osservato. Aveva studiato le sue abitudini con meticolosità, l’aveva seguito in silenzio per giorni, fin quella sera. Venerdì notte. Perché non si sarebbe accontentato di averlo una volta sola e non voleva alzarsi il giorno dopo per andare a scuola. A casa sua perché non voleva sua madre tra i piedi, nonostante questa si divertisse un sacco a preparare la colazione per le sue vittime e perché sapeva che il rossino abitava solo. Quando aveva scoperto la sua storia Rukawa ne era rimasto sorpreso. Si aspettava che un ragazzo allegro come lui avesse una famiglia normale, magari anche numerosa e invece.. l’aveva ammirato per il suo coraggio, per la forza che ancora una volta aveva saputo dimostrare e l’aveva desiderato ancora di più. Lo sentì gemere sotto il tocco della sua lingua invadente che gli accarezzava le labbra carnose e spinse con forza costringendolo a dargli libero accesso a quell’anfratto che tanto desiderava esplorare.

 

 

Hanamichi gemette piano, stava perdendo totalmente il controllo, la lingua della volpe era morbida e calda invadente e possessiva allo stesso tempo. Non gli concedeva esitazioni o ripensamenti. Esigeva la sua risposta e sapeva come fare per averla. Sentì le braccia della volpe stringersi intorno alla sua vita e sollevarlo senza sforzo. Da quando in qua il volpino era così forte? Ma il pensiero sfiorò solamente la sua mente mentre una consapevolezza si faceva strada nella sua mente. Rukawa l’aveva portato in camera da letto e lo aveva disteso sul sontuoso letto matrimoniale all’occidentale che occupava il centro della sua stanza. Hanamichi spalancò tanto d’occhi. Che fine aveva fatto il suo futon? Rukawa emise una bassa risata soddisfatto dal suo stupore. “Spero che non ti dispiaccia se mi sono portato il letto da casa” gli sussurrò all’orecchio facendolo rabbrividire mentre con disinvoltura sfilava la cintura all’accappatoio del rossino. Hanamichi lo fissava ancora incredulo. Come aveva fatto a portare su un letto del genere? In quel palazzo non c’era nemmeno l’ascensore, l’aveva caricato dal terrazzo? Doveva aver ingaggiato un’agenzia di traslochi ma perché? Non capiva più nulla. “Altrimenti non avrei potuto legarti” mormorò Rukawa leccandogli il padiglione auricolare mentre con la cintura appena sfilata legava i polsi del rossino all’intricata testiera di ferro battuto. Hanamichi si riscosse di colpo dalle sue elucubrazioni cercando di liberarsi dalla sua presa. Ma la volpe sembrava dotata di una forza sovrumana quella notte e non riuscì a impedirgli di fare quanto aveva appena minacciato.

 

 

Rukawa si alzò dal letto per osservare la sua preda. Le lenzuola di seta blu facevano uno strano contrasto con l’accappatoio bianco e la pelle dorata di Hanamichi, i polsi saldamente legati al letto. Sorrise, era veramente magnifico ora, con quello sguardo spaventato con il petto che gli si alzava e abbassava in fretta per l’eccitazione del bacio appena ricevuto. “Che…che cosa vuoi fare?” chiese Hanamichi osservandolo con occhi spalancati, Rukawa gli sorrise e scostò i lembi dell’accappatoio in modo da lasciarlo completamente nudo ai suoi occhi. Lo vide arrossire sotto il suo sguardo famelico “Ru…” mormorò con il tono di quella che sembrava una preghiera. “Voglio averti” gli sussurrò cominciando a spogliarsi.

 

 

Hanamichi seguì i movimenti della volpe immobile nel grande letto. L’aveva visto spogliarsi tante volte nello spogliatoio ma aveva sempre dovuto far attenzione che nessuno notasse il suo interesse per il corpo del volpino, ora invece Rukawa si stava spogliando appositamente per lui. Prima il maglione, poi la camicia che lasciò scoperto il petto tornito e pallido, i pantaloni e poi i boxer. Finché Rukawa non rimase totalmente nudo dinanzi a lui. Nudo e visibilmente eccitato. Hanamichi arrossì violentemente distogliendo lo sguardo quando si rese conto dell’effetto che gli faceva il solo guardarlo. Avvertì la bassa risata della volpe mentre questi tornava a sdraiarsi su di lui. “Mi piace vederti arrossire, sei così candido” gli soffiò sulle labbra prima di tornare a baciarlo. Sakuragi dischiuse le labbra per accoglierlo sarebbe stato inutile cercare di fermarlo, nonostante l’assurdità di quella situazione, non ne avrebbe avuto la forza. Sentire il corpo fresco dell’altro sul suo era una sensazione meravigliosa, se solo Rukawa fosse stato più gentile gli avrebbe concesso tutto. Invece la bocca esigente della volpe lo spaventava come lo spaventava quella determinazione glaciale che c’era nei suoi occhi. Cercò di liberare i polsi doveva mettere fine a quella situazione assurda. Rukawa non poteva permettersi di piombare di notte in camera sua e legarlo così al letto! E non era neanche il suo di letto! Sussultò quando la mano destra del volpino scivolò tra le sue gambe accarezzandolo con forza. “Ru… Ru no..” cercò di protestare ma l’altro lo ignorò continuando ad esplorare il suo corpo. Hanamichi si morse il labbro nel vano tentativo di soffocare un ansito di piacere che tuttavia si trasformò in un singhiozzo soffocato quando la volpe strusciò con forza i propri fianchi verso i suoi. Aveva desiderato così spesso di sentire il volpino stringersi così a lui. Ma aveva sognato di fare l’amore con lui, di poterlo toccare, accarezzare il suo corpo donandosi piacere a vicenda e invece Rukawa sembrava dedito solo al proprio desiderio. E questo lo spaventò cancellando in un attimo tutta l’eccitazione provata fino a quel momento. “Rukawa basta lasciami andare adesso” disse con il tono più freddo che riuscì a trovare ma la sua voce tremava. E gli occhi della volpe si accesero di fuoco nel cogliere la paura insita nelle sue parole. Il ragazzo moro alzò il capo fissandolo con uno strano sorriso. Gli occhi blu divenuti incredibilmente scuri. “Ru…fermati per favore” le parole gli morirono sulle labbra quando il ragazzo moro lo spinse con forza contro il materasso chiudendogli la bocca con la sua. Rukawa si staccò leggermente da lui e rimase ad osservare affascinato la pelle arrossata del suo prigioniero, i suoi occhi luccicanti. “Sei caldo” mormorò avvicinando e strusciando i fianchi contro i suoi. Hanamichi gemette. “Ru…” balbettò. Rukawa gli sorrise di nuovo. C’era qualcosa di sinistro in quel sorriso. Hanamichi fremette tra le sue braccia. “Ti prego” sussurrò perdendo tutta la sicurezza che aveva cercato di dimostrare solo pochi secondi prima. In tutta risposta Rukawa infilò un ginocchio tra le sue gambe obbligando a divaricarle per lui. “Fatti assaggiare” sussurrò la volpe baciandolo di nuovo, gli succhiò le labbra con forza come se volesse davvero strappargliele per assaggiarle. Hanamichi gemette cercando di liberarsi nuovamente, aveva paura. Non riusciva più a provare piacere nell’essere toccato da lui, l’ansia che gli attanagliava lo stomaco lo spinse a contorcersi sotto di lui cercando invano di liberarsi. Rukawa gli morse le labbra con forza facendolo sussultare. Il volpino si staccò da lui leccandosi le labbra su cui scorreva un filo di sangue. Del suo sangue. Gli occhi blu luminosi come non glieli aveva mai visti. “Non farmi arrabbiare” gli sussurrò minaccioso leccandogli di nuovo le labbra ferite. “Lo sapevo” mormorò “Così dolce” disse assaporando il liquido scuro “Sei spaventato?” gli chiese notando le lacrime che la sua vittima riusciva a stento a trattenere. “La.. lasciami andare” pregò Hanamichi cercando disperatamente di non far tremare la voce. Rukawa sorrise di nuovo “No” gli sussurrò all’orecchio facendolo rabbrividire. Gli baciò il lobo, leccando la pelle abbronzata finché non sentì il suo prigioniero gemere di piacere tendendosi tra le sue braccia. Approfittò di quella distrazione per far scorrere entrambe le mani sulla sua schiena tornita. “Ru…ru smettila” gemette mentre avvertiva quella mano scendere sempre più in basso. “Parli troppo” gli sussurrò la volpe chiudendogli la bocca con la sua. Hanamichi deglutì a vuoto quando Rukawa gli accarezzò le natiche con entrambe le mani. Rukawa si staccò dalla sua bocca lambendo con la lingua la mascella del rossino scendendo lentamente verso la pelle tesa del collo della sua vittima. Hanamichi gridò inarcandosi quando senza nessun preavviso Rukawa affondò due dita dentro di lui. “Basta!” ansimò con le lacrime che ormai scivolavano libere lungo le guance dando un violento strattone alla corda che lo teneva legato. Ma la presa di Rukawa non cedette di un millimetro. Anzi il volpino rise di scherno di quel suo tentativo infruttuoso. “Smettila non serve a niente” gli sussurrò soave “E poi adesso viene il bello…” mormorò spingendogli i glutei verso il proprio bacino. Hanamichi poteva sentire la sua erezione contro le gambe “Ti prego…” mormorò scosso da tremiti violenti “Ti prego Ru… non voglio” Il volpino gli leccò la gola spingendolo di più contro di lui. “Ru!!” le sue preghiere non furono ascoltate. Con una bassa risata Rukawa affondò in lui facendolo gridare di dolore. “Sì, sì grida piccolo.” gemette il volpino mentre affondava in lui. Hanamichi cercò disperatamente di liberarsi mentre grosse lacrime gli scivolavano lungo il volto accaldato. Rukawa lo afferrò per i fianchi costringendolo ad assecondare il suo ritmo mentre con spinte violente saliva sempre più in profondità strappando lamenti alla sua vittima scossa dai singhiozzi.

 

Perché? Perché Rukawa si comportava così. Un affondo più forte gli strappò un lamento di dolore, gli sembrava che il suo corpo stesse andando in pezzi sotto la violenza del compagno, mentre il dolore pulsante saliva spiraleggiando dentro di lui, ma il dolore più acuto era il grido della sua anima ogni volta che sentiva il suo compagno ansare di piacere contro di lui mentre lo prendeva un pezzo del suo cuore andava in frantumi. Strinse gli occhi con forza. Voleva solo che smettesse. Che finisse il più presto possibile. Non poteva essere vero. Non stava succedendo. Era tutto un incubo. Presto si sarebbe svegliato e…

 

Hanamichi gridò irrigidendosi dal dolore quando avvertì i denti di Rukawa affondare nella sua gola.

Lo stava mordendo.

Per un momento la sorpresa coprì il lancinante dolore.

 

Rukawa, Rukawa era un vampiro….

 

 

Sentire il suo calore in gola.

Hanamichi aveva un sapore inebriante.

Meraviglioso, unico, non aveva mai assaggiato un essere umano tanto risplendente di vita.

La sua pelle accaldata, le lacrime roventi che gli scivolavano lungo le guance e la gola insaporendo il suo sangue di disperazione. Era così spaventato. Poteva sentire tutte le sue emozioni vibrare nel suo sangue caldo. Si era irrigidito quando gli aveva strappato la verginità senza tanti complimenti.

Oh sì lo sapeva.

Quell’idiota non poteva che essere vergine.

Figurarsi probabilmente gli aveva rubato persino il suo primo vero bacio.

Lo sapevano tutti la fortuna che aveva con le ragazze.

Tutto ciò rendeva la cosa ancora più speciale, unica. Succhiò con forza svuotando lentamente il corpo del ragazzo che teneva tra le braccia, ormai aveva smesso di agitarsi e non piangeva più, dalla sua gola uscivano solo piccoli inarticolati lamenti misti a rantoli. Ormai faceva fatica persino a respirare.

Avrebbe dovuto fermarsi.

Di solito prendeva solo il sangue che gli serviva per sopravvivere altrimenti avrebbe rischiato di uccidere la sua vittima e non poteva permettersi di avere un cadavere da nascondere. Bhe, di solito non faceva nemmeno sesso con loro. Non con tutte comunque. Però Hanamichi era diverso.

Il suo sapore era diverso, non aveva mai provato un piacere simile durante l’amplesso.

Sta morendo.

Quel pensiero gli dava leggermente fastidio. Si chiese perché dovesse dispiacerli di potergli strappare tutto persino l’ultimo sospiro. Sarebbe stato meraviglioso sentirlo spirare proprio mentre raggiungeva il piacere dentro di lui.

Lo sto uccidendo.

Ormai il corpo del ragazzo era freddo, rabbrividì staccandosi improvvisamente da lui. Hanamichi si accartocciò sul letto come una marionetta a cui hanno tagliato i fili. Aveva il volto segnato dal pianto, era pallido e immobile.

 

Silenzioso.

 

Rukawa si riscosse di scatto.

Il velo che gli aveva offuscato i sensi ubriacati dal piacere si squarciò di netto mettendolo di fronte a quello che aveva fatto.

Rimase immobile a fissare il suo compagno di squadra.

 

“Oddio…”

 

 

continua.....

 

Scleri dell'autrice (non fateci caso nd.Pippis)

Hana: Era decisamente meglio se cestinavi tutto!!!è_è

Naika: ^______^

Ru: a me piace!^^

Hana: o///o Zitto tu volpaccia!!! Senti Naika ma ce l'hai con me?

Naika: O_O No perchè?

Hana:Sull'altra fic mi hai morire e su questa mi fai violentare!!è_é

Deran:Non lo fa apposta lei li tratta tutti così i suoi personaggi. Sigh ç_ç

Hana:Stai scherzando?!O_o

Deran:No, no è vero! E' una sadica patentata!!

Brand: Confermo!!

Naika: Hey la finite!! E poi Brand tu che ne sai a te non ho fatto niente! Guarda che scrivo il seguito di T.a.p e te ne combino di tutti i colori!!è_é

Brand&Deran: Visto!! -_-

Naika: ignorateli!!

Grazie e ciao Naika

 

(Hana:Pss..... pss... salvatemi vi prego!!!!Questa è pazza!! ç_ç)

 

 

 

Back to FanFic  Back to Home