Tanabata                                                                                                                   Back to FanFic  Back to Home

 

7 luglio

20.30

da qualche parte a Kanagawa

 

Pow Rukawa

 

Cammino in questa serata profumata seguendo lo stesso percorso che faccio tutti i giorni per tornare a casa da scuola in bicicletta. Le strade sono silenziose in questa parte della città, l’unico rumore che posso percepire è il leggero respiro del mare e il suono dei miei passi che mi accompagnano lungo la via. Sono stato al campetto poco distante a fare qualche tiro dato che l’aria estiva è piacevole e dal mare soffia una brezza leggera che accarezza la pelle dolcemente rinfrescandola. Avevano organizzato una festa allo Shohoku questa sera ma ho declinato l’invito preferendo godermi questo tempo piacevole in tranquillità piuttosto che in mezzo a un branco di oche starnazzanti. La mia bocca si piega in una smorfia mentre ci penso. Che cosa ci troveranno in me. Io faccio di tutto per starmene per conto mio e me le ritrovo sempre appiccicate addosso. E c’è qualcuno che ha persino il coraggio di dirmi che mi invidia. Ma come si fa! Chissà cosa devo dire loro perchè la smettano di assillarmi. Anche se il mio orgoglio può trarre qualche soddisfazione dalla loro adorazione questo sentimento finisce sempre più spesso sepolto sotto il fastidio delle loro grida isteriche. Le ragazze non mi interessano, l’unica componente femminile della nostra scuola che apprezzo è Ayako. Sospiro lanciando uno sguardo verso l’alto, a questo cielo stellato che stasera sembra più grande, più splendente del solito. Il sindaco ha chiesto a tutti gli abitanti di tenere le luci spente questa notte e usare solo le tradizionali lanterne per illuminare le case. Senza la luce artificiale che di solito le spazza queste strade sono avvolte da una aura leggera dolcemente nostalgica. E’ una bella serata e il sindaco ha avuta un’idea carina per una volta. Osservo le stelle domandandomi se dall’America le vedono così come le vedo io. Chissà se anche lì si festeggia questa notte particolare. Mi informerò. Tutto ciò che riguarda gli Stati uniti mi interessa! Riprendo a camminare mentre mi giungono le risate di alcune ragazze che si dirigono verso il tempio poco lontano da qui. Indossano dei kimoni verde sgargiante con delicati disegni dorati ma sono le loro parole che attirano la mia attenzione.

Parlano di desideri.

Sorrido tra me... bhe infondo oggi è il 7 di luglio no?

E’ la festa di Tanabata.

Migliaia di persone alzeranno lo sguardo verso queste stelle, che seguono silenziose il mio cammino, affidando le loro aspirazioni più o meno puerili a striscioline di carta annodate al bambù. Mi piace l’aspettativa e la gioia che posso respirare insieme a quest’aria profumata. Si insinua dolcemente sotto la maschera che uso per tenere lontano gli altri facendola scivolare dolcemente nella sua custodia.

Non credo che una strisciolina di carta possa esaudire un desiderio. Si stanno illudendo e domani la delusione sarà ancora più cocente a causa delle speranze in essa riposte. Non sono uno che se desidera una cosa sta seduto ad aspettare che si avveri. Quello che voglio me lo sono sempre preso, in un modo o nell’altro lottando se necessario per ottenerlo.

Infondo io sono Kaede Rukawa e non sia mai che qualcosa che desidero mi sfugga!

Passo a fianco del piccolo tempio che costeggia la strada distratto da questi miei pensieri quando noto un’alta figura intenta a legare il suo foglietto di carta alle canne di bambù. Non soffermerei il mio sguardo su di lui un minuto di più se la luce leggera delle lanterne, appese al porticato del tempio, non illuminasse d’un tratto la sua capigliatura traendone riflessi di fuoco.

Riconoscerei ovunque quei capelli.

E chi altri ce li ha di quell’assurdo rosso carota?

Hanamichi Sakuragi!

Bhe certo un do’hao come lui non può che credere ad una storia sciocca come quella di Tanabata.

Sorrido tra me mentre silenziosamente e non visto mi avvicino al tempio. Indossa degli abiti abbastanza eleganti anche se non riesco a vedere bene da questa distanza. Probabilmente si è fermato qui prima di andare alla festa per affidare il suo desiderio alle stelle.

Chissà quale scemenza ha scritto su quel rotolino di carta che sta legando con mani tramanti al bambù. Lo posso facilmente immaginare.

Harukina cara!

Sbuffò alzando gli occhi al cielo appoggiandomi ad un albero avvolto nell’ombra mentre un sorriso mi increspa le labbra. Povero do’hao quella lì è persa per me, non ti rendi conto che sei ridicolo a scodinzolarle così attorno?

Mi fa una rabbia vederti perdere il tuo tempo dietro quell’oca quando potresti allenarti per affinare il talento che hai. Sì, perchè anche se mi scoccia ammetterlo persino con me stesso, hai talento Sakuragi, ne hai eccome.

Hai cominciato a giocare da meno di tre mesi e hai già fatto progressi incredibili!

Lo vedo voltarsi e allontanarsi mentre il piccolo foglietto di carta legato leggermente storto attira il mio sguardo come una calamita. Senza pensarci due volte esco dall’ombra e mi avvicino. Non è carino quello che sto per fare, sbirciare così nei suoi desideri è una violazione della sua intimità che non dovrei permettermi ma.... sono troppo curioso.

Slego il foglietto di carta e lo srotolo lentamente.

Chissà che cretinata ha scritto...

 

Poche parole in stampatello con una calligrafia chiara e marcata.

Però bastano per togliermi il fiato dai polmoni come se avessi ricevuto un pugno...

 

“Vorrei che quella stupida volpaccia si accorgesse di quanto lo amo”

 

Lo rileggo incredulo per la milionesima volta.

Per quanto io cerchi spiegazioni alternative alla prima e logica conclusione a cui sono arrivato non riesco a trovarne.

Non può dire sul serio!

Hanamichi?

Quella scimmia rossa che grida al vento di odiarmi con tutta la forza che ha nei polmoni mi ama?

Ma dico è impazzito o cosa?

Deve aver sbattuto la testa da qualche parte!

Non c’è altra spiegazione.

E...e Haruko?

on diceva di amarla?

Oddio.... sono confuso.

E’ la prima volta che qualcosa riesce a stravolgermi tanto. Senza nemmeno rendermene conto infilo il foglietto di carta in tasca e mi avvio verso casa a passo lento. L’aria profumata mi accarezza il volto delicatamente scostando le ciocche scure che di tanto in tanto mi sfiorano la fronte. Giungo dinanzi a casa e vengo accolto dal miagolio di Mickey che protesta perchè ha fame. Poggio il borsone e prendo il gatto tra le braccia dirigendomi in cucina da cui proviene il rumore dell’acqua che scorre. Mia sorella sta lavando i piatti e mi accoglie con un sorriso gentile che muta in sorpresa quando nota la mia espressione.

“Che c’è Kacchan hai visto un ufo?” mi chiede “Hai una faccia!!”

Le sorrido di rimando. “Quasi” borbotto aprendo il frigo per prendere del latte che verso in un bicchiere per me e in una ciotola per Mikey prima di riporlo.

Naoko chiude l’acqua del rubinetto asciugandosi le mani sul grembiulino che porta prima di fissarmi curiosa. “Voglio sapere tutto!” esclama entusiasta mentre nei suoi occhi così simili ai miei si accende una luce che ben conosco. Nonostante la mia velocità, la mia agilità e i miei ostinati silenzi quella luce mi avverte che avrà la risposta alla sua domanda al costo di tartassarmi per giorni e giorni. Conosco bene la mia sorellina, a differenza di me, lei da un’incredibile valore alle parole. A volte mia madre sorride dicendo di aver mescolato male gli ingredienti quando ci ha messo al mondo. Non ci sono due fratelli gemelli più diversi di noi due. Lei è estroversa, allegra, vivace, ama la compagnia e i luoghi affollati, non riesce a stare ferma e in silenzio per più di due minuti prima di cominciare a borbottare “mi annoooiiiiooooo” con voce falsamente lamentosa venendo a bussare alla porta della mia camera per raccontarmi per filo e per segno quello che ha fatto, che ha visto, che ha sentito negli ultimi 16 anni! Io al contrario rifuggo tutti i contatti umani non strettamente necessari, detesto parlare di me e di quello che faccio in quanto lo trovo noioso e assolutamente inutile, io lo so che scopo ha che lo sappiano anche gli altri? A chi potrebbe interessare? “Allora?” mi chiede riportandomi al presente. Mi torna alla mente la lettera. Estraggo il foglietto di tasca e glielo porgo perchè legga anche lei quello che io ho già letto. Naoko scorre con lo sguardo le poche righe prima di corrugare la fronte. “Però ha un modo originale di appellarti questa qui” dice con un sorriso fissandomi in volto. “Non ha tutti i torti il che da volpe ce l’hai” mormora con un sorrisetto prima di specchiarsi sulla superficie liscia della finestra. Soffia sul vetro appannandolo e allungata la mano si disegna due buffe orecchie a punta sulla testa. “Oddio sembrano due corna” dice ridendo. Sorrido mio malgrado a questo suo gioco un po’ infantile prima di tornare all’argomento principale. “Questo” la correggo. Lei mi fissa senza capire persa nei suoi pensieri sulla mia somiglianza al piccolo mammifero dal pelo rosso. Rosso come... ma che diavolo mi prende! “Scusa?” chiede confusa. “Non si tratta di una lei ma di un lui.” Le spiego con calma. Naoko mi fissa per un secondo in silenzio, gli occhi blu spalancati prima di piegarsi in due dalle risate. La fisso contrariato da questo suo gesto ben poco carino nei mie confronti. “Insomma!!” sbotto quando è chiaro che se non la facessi smettere io continuerebbe così a lungo. Lei si asciuga le lacrime trattenendo le ulteriori risa “Scusami Kaede ma questo è troppo...” si trattiene dal ridere ancora prima di continuare “non bastavano le ragazze che ti seguono a frotte ovunque ora hai pure i ragazzi che ti fanno il filo” sorride apertamente battendomi un colpetto sulla spalla con finto rammarico “Povero, povero bellissimo fratellino mio!” mi dice prima di ricominciare a ridere. Se fosse un maschio a quest’ora le avrei già tirato un pugno! Ma insomma le pare questo il modo di trattarmi! Ah non c’è più rispetto per i fratelli maggiori di questi tempi. Ma non riesco a rimanere arrabbiato a lungo. Amo la sua risata, la sua dolce allegria con cui mi avvolge e  mi scalda. Lei è la persona che più di tutte mi sta a cuore. Il mio angelo custode, quella che mi capisce anche se non parlo, le basta uno sguardo per comprendere come mi sento, sa quando può scherzare come ora e quando invece sono davvero triste. La mia dolce metà. Qualche volta scherzando la chiamo così e lei mi sorride scuotendo il capo e dicendomi di tenere da parte quell’appellativo perchè giungerà qualcuno a reclamarlo a viva forza e allora non potrò tirarmi indietro.

Ma chi potrei trovare di solare e splendido come lei?

Chi potrebbe capirmi con uno sguardo senza che io pronunci parola?

Chi potrebbe scaldarmi con la sua sola presenza illuminando i miei giorni con la sua allegria, con la sua risata?

Chi mi potrebbe mai farmi ridere come è capace di fare solo lei o costringermi ad agire anche quando non ne voglio sapere?

Sussulto trattenendo il fiato mentre la risposta a tutte quelle domande si materializza nella mia mente.

Un sorriso solare su di un volto abbronzato che illumina la palestra con la sua innocente goffaggine. Uno sguardo dorato che incontra il mio in silenzio al di là del campo prima di eseguire un passaggio.

Una risata calda che incrina la mia maschera spingendo gli angoli della mia bocca pericolosamente verso l’alto.

Un do’hao che mi spinge a reagire, ad interrompere il mio preziosissimo allenamento per andarlo a recuperare a bordo campo mentre fa lo scemo.

 

La risposta alle mie domande ha un nome e un cognome oltre ad un’irriverente capigliatura rosso fuoco.

 

Non è possibile.....

Non può essere.....

 

“Kaede?” mia sorella mi fissa un po’ preoccupata ora dal pallore che vede sul mio volto. “Hey ti sei offeso? Non volevo” mormora sedendomisi in braccio e guardandomi con attenzione. “No, no è questo...” mormorò ancora schoccato da quanto ho appena scoperto. Possibile? Possibile che me ne sia reso conto solo ora?

“Allora cosa?” mi chiede dolcemente costringendomi a spostare di nuovo lo sguardo su di lei. Sento un sospetto calore sulle guance e la vedo spalancare gli occhi. “Non mi dire che tu....” Se il calore che sento corrisponde al colore del mio viso devo essere di una tonalità tra il rosso amaranto e il bordò. E adesso come reagirà? Cosa penserà di me? L’ultima cosa che voglio è il suo disprezzo. Posso sopportare quello dei miei genitori ma non il suo.

Io amo un ragazzo.

E non uno qualsiasi.

No... di tutti proprio lui!

Hanamichi Sakuragi.

Il do’hao.

Sono davvero innamorato di lui? Amore.... una parola che credevo non avrei usato mai. Ho paura e sono euforico allo stesso tempo. E’ amore questa dolce agonia? Quasi soffoco quando mi butta le braccia al collo con un grido di gioia. “Evviva!” grida stringendomi attonito e immobile. “Il mio fratellino è innamorato!” salta giù dalle mie ginocchia improvvisando una specie di danza della gioia a cui non posso fare a meno di sorridere. La sua euforia dura pochi secondi prima che si fiondi nuovamente accanto a me. “Dimmi com’è? Perchè lo conosci vero?” Non posso fare a meno di annuire. “Allora descrivimelo!” Rimango in silenzio per alcuni minuti riordinando le idee mentre comincio a parlarle di lui. All’inizio butto lì solo delle frasi sterili dicendole che ha i capelli rossi o che ha gli occhi nocciola ma man mano che parlo la mia descrizione si arricchisce sempre più di particolari ed aggettivi, sembra che io non abbia fatto altro in tutta la vita che stare lì a fissarlo per poterle descrivere ora ogni suo più piccolo gesto e atteggiamento. Quello che odio e che amo di lui mi esce parola per parola mentre lei mi fissa con occhi attenti. Termino il mio racconto con un sospiro esausto. Mi sento leggero come se mi fossi liberato di qualcosa che tenevo dentro e mi trascinavo dietro senza rendermene conto.

“Dì Kaede non c’era una festa stasera al tuo istituto?” mi chiede lei guardandomi con intensità.

La fisso sorpreso, non capisco cosa c’entri ora. “Sì perchè?”

Il sorriso di lei si allarga. “Va da lui” mi sussurra spingendomi giù dalla sedia. Lancio uno sguardo all’orologio corrugando la fronte.

“Ma sono quasi le 10” protesto.

E’ una scusa un po’ sciocca ma sento una strana apprensione dentro.

Sta succedendo tutto troppo in fretta. La scoperta dei suoi sentimenti, la scoperta dei miei sentimenti, tutto questa agitazione, questa apprensione. Non sono abituato a queste sensazioni, non so cosa fare, come comportarmi. “Appunto la festa sarà appena cominciata!” mi rimbotta lei spingendomi verso le scale che danno al piano superiore dove ci sono le nostre camere. “Ci pensi è così romantico lui esprime il suo desiderio tu vai lì e lo avveri!!!” esclama con occhi luccicanti di gioia. La fisso stupito e un sorriso leggero mi sfiora le labbra.

La festa, me n’ero quasi dimenticato.

Dovrò ricredermi su Tanabata.

Forse sono ancora in tempo. Mi alzo e vado al piano di sopra. Faccio una doccia veloce e apro l’armadio alla ricerca degli abiti adatti. Scelgo un paio di pantaloni neri e un maglioncino grigio azzurro che accentua il colore blu dei miei occhi e i riflessi argentei della mia pelle. Pettino i capelli corvini che ho asciugato soltanto con l’asciugamano spingendo indietro le ciocche lisce e umide. Scendo le scale a due a due e raccolgo la giacca in fretta. Mia sorella mi scocca un sorriso e un cenno di apprezzamento prima di augurarmi buona fortuna. Salgo sulla bicicletta e mi precipito a scuola lungo le vie illuminate dalla luce tremolante delle lanterne. Non so che cose gli dirò di preciso, a dire la verità non ne ho la più pallida idea. Io di solito pianifico tutto con molta cura ma stasera, in questa sera speciale mi affiderò alle stelle.

E’ merito loro se sono qui ora. Parcheggio la bici nel solito posto dirigendomi verso la palestra illuminata. Suoni di festa provengono dalla porta aperta, posso vedere varie ragazze vestite in modo tradizionale e non parlare tra loro. I loro discorsi s’interrompono non appena esco dalle ombre notturne entrando nel cono di luce della palestra.

E’ vero avevo detto a tutti che non sarei venuto.

Non ne avevo nessun motivo fino a poche ore fa e non mi interessava minimamente ma ora... ignoro i loro sguardi appiccicati alla mia figura mentre con passo felino mi dirigo tranquillo verso l’ingresso della palestra.

“Rukawa!” la voce di Ayako è stupita e quando mi volto sgrana tanto d’occhi. “Accidenti sei bellissimo!” sbotta battendomi un colpettino sulla spalla e invitandomi dove sono radunati gli altri. “Non avevi detto che non saresti venuto?” mi chiede piacevolmente sorpresa. Annuisco “Ho cambiato idea” le spiego soltanto mentre i miei occhi cercano una figura ben nota. Scorgo i suoi capelli rossi e trattengo a stento una smorfia.

E di nuovo accanto a quella gallinella di Haruko.

D’accordo è carina con il kimono rosa pallido e i capelli raccolti ma non capisco il motivo di tutte quelle moine.

Bhe te lo concedo do’hao solo perchè è l’ultima volta che le fai.

Da domani, anzi da stasera tu sei mio e di nessun altro.

Mi avvicino a loro in silenzio.

La Akagi si volta a guardarmi e i suoi occhi si allargano per l’ammirazione mentre dalle labbra le esce un “ohhh” appena sussurrato.

Ma non la degno nemmeno di uno sguardo, i miei occhi cercano i suoi e quando li incontro mi sento finalmente completo.

“Baka kistune non dovevi startene a casa!” mi dice con tono arrabbiato ma scorgo nei suoi occhi confusione e sorpresa.

Non riuscirai più a fingere dinanzi a me.

Ora so cosa provi e cosa devo fare.

Ripongo la maschera e gli sorrido.

Sorrido con dolcezza a lui che sta lì immobile con gli occhi spalancati dinanzi a me.

“Sono venuto per esaudire il tuo desiderio” mormoro con voce bassa e sensuale.

Sento uno strano rumore accanto a me.

Probabilmente è Haruko che è svenuta ma non me ne potrebbe importare di meno.

Lo afferro per il braccio e lo trascino fuori dalla palestra sotto lo sguardo allibito di tutti i presenti.

Lui mi segue docilmente troppo stupito per opporre la minima resistenza.

Ci fermiamo al riparo di un albero scarsamente illuminato dalle luci ormai lontane della palestra.

“Ru...” non gli lascio il tempo di parlare.

Lo attiro a me e gli chiudo la bocca con la mia.

Quando ho parlato a mia sorella di lui mi sono accorto che per lui provo un amore sincero, quando sono giunto accanto a lui e l’ho visto con i jeans attillati e quel maglioncino verde acqua ho capito che oltre ad amarlo lo desidero.

Nel momento in cui le sue labbra si sono socchiuse per lo stupore e i suoi occhi si sono accesi di meraviglia ed imbarazzo quando mi ha scorto nella sala affollata, ho desiderato assaggiare quelle labbra e poter vedere quegli occhi accendersi mentre nel fare l’amore.

Sento le sue braccia avvolgersi attorno alla mia vita.

Reclina il capo e socchiude le labbra per me mentre infilo la lingua nella sua bocca.

Sperimento il mio primo bacio stringendo quel corpo caldo e muscoloso al mio mentre la brezza leggera scosta i rami dell’albero che cela il nostro amore ad occhi indiscreti per permettere alle stelle di ammirare il frutto del loro operato.

 

fine...

 

                                                                            

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