Rosso Fuoco                              Back to FanFic  Back to Home

 

 

Pow Rukawa.

 

Un ansimo.

Basso, roco.

Gli esce dalla gola con un suono lento, strascicato.

Una tigre che fa le fusa sotto la carezza del suo domatore.

Le mani candide del suo amante scivolano sinuose sulle sue cosce, gli accarezzano i fianchi dorati, graffiano la pelle compatta.

Liscia.

Perfetta.

E lui si tende.

La sua schiena s’inarca mentre dalla sua gola esce di nuovo quel basso lamento di piacere.

Sembra che l’uomo sappia a perfezione quali sono i tasti da toccare per fare fremere il suo amante.

Una mano scivola tra le cosce piano mentre la musica rock di sottofondo scandisce il battito accelerato dei cuori, il ritmo veloce dei suoi respiri che ora si spezzano sempre più in fretta.

I muscoli guizzano sotto la pelle liscia, le mani artigliano la seta rossa del lenzuolo.

I petali di rosa sparsi attorno a loro scivolano a terra, dimenticati, mentre l’uomo abbassa il capo lentamente lasciando una lunga scia di baci umidi sul suo ventre.

La luce delle candele ondeggia disegnando ombre lascive che si rincorrono e si fondono sul suo corpo, disegnandone i contorni dei muscoli, allungandosi su di lui come mani invisibili, rilucendo rosse e oro sulla sua pelle sudata.

Supplica ora.

Supplica di essere accontentato.

Supplica e maledice alzando i fianchi verso di lui.

Il suo amante si scosta per lasciare che i suoi occhi.... e i miei occhi... godano a pieno di questo spettacolo.

Il suo corpo teso sulla seta scarlatta.

La sua pelle umida.

Il suo sesso turgido.

Le cosce divaricate.

Il respiro veloce.

Gli occhi lucenti nella penombra sanguigna di quella stanza.

Il cantate tortura la sua chitarra gridando frasi incomprensibili, facendo vibrare le casse del mio televisore.

Questa musica selvaggia e possente, quasi demoniaca scorre veloce sciogliendosi nel mio sangue, incendiandolo.

Sinuoso il suo amante si mette a gattoni e comincia a salire su di lui.

Abbassa il capo allungando la lingua fuori dalle labbra.

Sul viso ha un sorriso malizioso, assassino, che gli viene ricambiato con sfida dal ragazzo sotto di lui.

“Fammi gridare” gli sussurra questi con voce roca, spessa.

Una bassa risata, di gola, è l’unica risposta che ottiene mentre il moro comincia la sua sinuosa avanzata.

Lo sfiora con la lingua mentre, fissandolo negli occhi, lentamente sale.

Sale con le mani e il corpo.

Sale mentre il battito del mio cuore accelera.

Sale mentre sento l’aria diventare spessa, calda, elettrica.

Sale e con lui salgono gli ansimi del ragazzo sotto di lui.

Il suoi gemiti sempre più sottili.

Vibra, ansimando.

Il suo amante passa la lingua tra gli addominali, scivola sullo sterno, sfiora la gola mentre le sue mani sinuose accarezzano le sue gambe fino ai fianchi, infilandosi sotto i glutei che il ragazzo solleva obbediente, tendendosi, cercandolo con bramosia.

L’uomo gli porge una mano e il ragazzo sorride.

Un sorriso carico di malizia e sensualità.

E’ il suo turno di giocare.

E saperlo gli riempie gli occhi scuri di scintille dorate.

Non lascia lo sguardo del suo amante mentre solleva il capo dal cuscino lambendo con la lingua le dita.

Vi posa piccole lappate curiose, assaggiandolo, prima di far sparire la lingua rossa tra le labbra.

Le socchiude e nuovamente essa fa capolino allungandosi lentamente verso la sua mano, immobile dinanzi al suo viso.

Vi posa piccoli baci, lo lecca, succhia i polpastrelli delle dita per poi lasciarle andare.

Lascia ricadere il capo sul cuscino e osserva l’uomo a gattoni sopra di lui.

I suoi occhi scintillano.

Tende il bacino e le loro virilità si sfiorano appena, un mugolio gli sfugge dalle labbra prima che lui lasci ricadere i fianchi tra le lenzuola, i loro sessi separati nuovamente da pochi bollenti centimetri di aria elettrica.

“Fottimi”

Sussurra senza pudore, incatenando lo sguardo del suo amante al proprio.

La bocca dell’uomo cala sulla sua con fame.

Feroce.

La mano che fino a quel momento era rimasta immobile gli artiglia la pelle.

Lo volta di scatto spingendolo supino.

Si siede sulle sue gambe affondando due dita in lui.

Il corpo sotto il suo sussulta ma non si ritrae.

La telecamera zoomma su quelle dita candide che cominciano a violare la pelle dorata entrando e uscendo, spingendo e ritraendosi mentre il giovane imprigionato sotto di lui grida di piacere.

Col pollice gli allarga le natiche mentre indice e medio penetrano sempre più forte, sempre più in fretta, quell’antro bollente.

I lamenti del giovane sono ormai un coro di inarticolate grida di piacere.

“Di più” supplica, tra i respiri pesanti e i gemiti inarticolati, imprigionato sotto l’uomo che lo sta masturbando.

Questi invece lo lascia e si alza dal letto.

Un lamento di frustazione esce dalle labbra rosse del giovane che si volta per lanciare uno sguardo carico di desiderio e di rabbia alla telecamera.

I suoi occhi sono due pozzi oscuri in cui le fiamme delle candele danzano disegnando lampi scarlatti di desiderio.

“Forza piccolo fammi vedere quanto sei bravo” sussurra la voce roca dell’uomo.

Ha tutta l’aria di una sfida.

Vedo quegli incredibili occhi neri rilucere mentre egli lentamente si tira a sedere.

Si siede contro la grande testiera del letto, la schiena appoggiata ai guanciali accalcati dietro di lui.

Allarga le gambe, piega le ginocchia e appoggia i piedi sul materasso.

Oro fuso, la sua pelle si staglia contro le lenzuola di seta rossa.

I petali di rosa scivolano sulle coltri sanguigne accarezzandogli le gambe vogliose.

Ne prende una portandosela alle labbra.

Si passa il petalo sulla bocca e ne accarezza con la lingua la morbida superficie mentre una mano brunita scende tra le gambe.

Le lunghe dita sembrano essere fatte apposta per scivolare tra i riccioli scuri del pube.

Cerca il suo membro sfiorandolo con maestria.

Geme e spinge i fianchi contro la propria mano.

Ansima mentre, incapace di attendere oltre, accelera il ritmo.

Socchiude gli occhi senza tuttavia staccare lo sguardo dalla telecamera mentre il suo corpo si tende.

Respira veloce e dalle labbra socchiuse gli escono frammenti di gemiti.

Allarga di più le gambe chiudendo gli occhi.

Reclinando il capo.

Si offre in tutta la sua magnifica, eccitata, bellezza.

Il suo piacere si scioglie nell’aria in gemiti che salgono d’intensità insieme al battito delle casse e della chitarra elettrica.

Abbandonato al suo piacere si lascia mangiare dai miei occhi famelici.

Si lascia possedere dal mio sguardo che cattura il fremito delle sue membra, il calore del suo corpo.

Si inarca quasi avesse avvertito il mio desiderio scivolargli bollente addosso, si lecca sensuale le labbra come non posso fare a meno di fare io, la gola resa improvvisamente secca dall’aria incandescente che mi scivola nei polmoni come alcol.

I suoi glutei si alzano dal materasso mentre il suo sperma si libera candido tra le lenzuola rosse.

Gemo lasciandomi andare nella mia stessa mano.

Mi manca il respiro mentre socchiudo le palpebre per guardarlo.

Si è lasciato andare sui cuscini, il capo reclinato all’indietro, la gola scoperta, il petto che si alza e si abbassa in fretta, le gambe ancora divaricate.

Mugola quando un’altra mano, candida, si infila tra esse, accarezzandolo.

L’uomo lo stimola in fretta desideroso di prepararlo di nuovo.

Il ragazzo mormora qualcosa, allungando le braccia per cingere le ampie spalle del suo amante.

Ansima un “sì” a voce ancora provata per quello che ha appena sperimentato mentre l’uomo lo afferra per le ginocchia tirandoselo contro, posizionando il suo membro pulsante tra le sue gambe.

Il ragazzo gli cerca la bocca in un bacio carico di fuoco strusciando la propria apertura contro il suo sesso.

Senza attendere oltre l’uomo lo possiede, affondando in lui con un’unica spinta violenta.

Il ragazzo grida, un misto di dolore e piacere, inarcando la schiena, stringendo le braccia sulla sua schiena candida.

L’uomo tuttavia non gli lascia il tempo di abituarsi o di muoversi esce completamente da lui strappandogli un ulteriore lamento.

“Sei un bastardo” ansima il ragazzo fissandolo con sguardo omicida.

L’uomo si stende a pancia in su accanto a lui porgendogli una mano.

Senza farsi pregare il ragazzo la prende montando a cavalcioni su di lui, spingendosi sulla sua virilità tesa.

Inarca la schiena mentre le  mani candide gli stringono i fianchi.

La telecamera gira intorno al letto inquadrando il giovane che ora ha cominciato a muovere le anche sopra quelle del suo amante che lo tira con forza sul suo sesso ogni volta che il ragazzo se ne allontana un po’, in una danza selvaggia che gli contrae i muscoli, il sudore scivola cristallino sul corpo bronzeo mentre i gemiti salgono riempiendo l’aria finchè con un grido selvaggio egli spinge indietro la testa allontanando i capelli rossi, bagnati, dal viso contratto dal piacere e l’uomo sotto di lui viene a quella visione inondandolo con un roco urlo di piacere.

Ansimo pesantemente liberandomi di nuovo, fissando lo schermo del televisore.

Mi sento esausto mentre la musica rock che ha accompagnato l’amplesso dei due amanti si spegne e scorrono i titoli di coda.

Recupero a fatica il respiro mentre mi sollevo dal divano su cui ero sprofondato.

Vado nella piccola cucina del mio appartamento e recupero un canovaccio con cui mi pulisco alla bell’e meglio.

Ho davvero toccato il fondo.

Sono venuto guardando un porno.

E sono venuto due volte non una!

Però quel ragazzo....

Aveva un fuoco, una grinta, un orgoglio anche mentre veniva posseduto.

Al diavolo l’articolo che devo scrivere per il giornale.

Ma perchè Ayako si è beccata l’influenza proprio questa settimana?

E soprattutto perchè il direttore Anzai invece di affidare questo articolo sul mondo della pornografia omosessuale a Mitsui o meglio ancora a Sendoh l’ha rifilato a me???

Io sono un esperto di cronaca nera non di...

Rossini.

Dio quei suoi capelli rossi, su quelle lenzuola rosse, in mezzo ai quei petali di rosa rossa, accarezzati dalle fiamme rosse della candele.

Il regista di quel video ha scelto con cura il titolo del suo film.

Rosso fuoco.

Lo stesso fuoco che mi sta serpeggiando nuovamente nelle vene.

Mi vieto mentalmente di riguardare la videocassetta mentre torno in salotto per visionare il restante materiale anche se dopo aver visto lui... tutto il resto sembra falso e steriotipato.

 

“Heilà Rukawa ancora vivo?” mi saluta Sendoh mentre entro in redazione il giorno seguente.

Gli lancio un’occhiata assassina che lui ricambia con una battutina sul fatto che sembro stanco.

La mia faccia di bronzo mi impedisce, fortunatamente, di arrossire.

E’ vero, sono stanco perchè non ho chiuso occhio.

Non ho fatto altro che sognare lui.

Lascio la busta di carta con il materiale in un angolo, accanto alla mia scrivania, maledicendo per l’ennesima volta gli openspace, mentre prendo i foglietti con gli appunti delle telefonate che mi ha lasciato Haruko.

Quella ragazza è un po’ svampita ma stavolta non pare abbia combinato particolari danni in mia assenza.

Li scorro velocemente finchè trovo quello che m’interessa.

Oh bene, la Hot Studio mi concede di intervistare alcuni dei suoi ‘ragazzi’.

L’appuntamento è fissato per le quattro.

Ho il tempo di lavorare un po’ all’articolo.

 

La Hot Studio, nonostante il nome altisonante, all’esterno si presenta come un edificio qualsiasi, bianco, abbastanza elegante.

Una bella ragazza dal seno prosperoso e gli occhi scuri siede dietro il banco della reception.

Mi sorride cordiale quando mi avvicino per chiederle dove sono gli studio.

“Ah giusto era oggi vero?” dice.

Evidentemente è stata informata dell’intervista.

“Sali le scale, secondo piano a destra” mi indica scoccandomi un’occhiata sorniona.

Mi dirigo verso il luogo che lei mi ha indicando, chiedendomi il perchè di quello sguardo strano.

Lungo il corridoio vedo i primi manifesti appesi.

Per lo più pubblicità dei loro video o delle riviste.

Ce n’è uno che annuncia la prossima uscita di “Ghiaccio bollente” su cui si vede il ‘mio’ rossino sdraiato su una drappo di seta argentea in mezzo a quella che sembra una distesa di cristalli ghiacciati, mentre mille specchi rimandano la sua immagine illuminando la scena di baluginii lucenti.

La mia mente mi suggerisce per un momento come potrei usarli su di lui quei cubetti di ghiaccio ma mi riscuoto violentemente quando urto contro qualcuno.

“Hey guarda dove vai!” protesta una voce vagamente familiare.

Resto senza fiato quando mi volto e me lo trovo davanti.

E’ lui.

Porta un paio di pantaloni di pelle nera del tutto inutili dato che gli aderiscono alle gambe come una seconda pelle e una maglietta rossa di cotone, troppo grande per lui, nonostante il suo petto ampio, che gli scivola su una spalla lasciandogliela languidamente scoperta.

La sua pelle dorata catalizza il mio sguardo come una calamita mentre mi mordo la lingua per non allungarla ad assaggiarlo.

Dal vivo è ancora più bello.

E’ davvero fuoco fuso come sembrava.

Lava.

Il mio sangue brucia.

Inconsapevole dello sconvolgimento che mi sta trapassando il corpo il rossino pare notare solo ora la mia borsa.

“Oh!” mormora passandosi una mano tra i capelli imbarazzato “Sei tu allora!”

Mi squadra dalla testa ai piedi e poi sorride.

“Non male davvero!” commenta senza pudore prima di afferrarmi per una mano “Vieni!” dice trascinandomi per il corridoio.

Un ragazzo dalla pelle chiara che indossa un chimono verde esce da una delle porte laterali passandosi un asciugamano candido sui capelli umidi.

Quelli devono essere i camerini.

“Hana che ci fai in giro in sala registrazione ti aspettano!!” gli fa notare.

Il rossino sbuffa “Sto andando Kosh, sto andando!” borbotta mentre il ragazzo mi fissa per un momento per poi scuotere le spalle con indifferenza.

La furia umana che mi sta accompagnando entra infine in una grande stanza.

La parete direttamente dinanzi a noi è tappezzata di specchi, a terra cristalli di diverse dimensioni sono sparsi su un ricco tappeto candido come neve.

Al centro di esso, un materasso bianco, coperto da un drappo di seta argentea.

Riconosco lo scenario che c’era sullo sfondo della locandina di “Ghiaccio bollente”.

Oddio...

Improvvisamente non mi sento molto bene.

Non credo che riuscirei a guardarlo ‘girare’.

Cioè.. un conto è vederlo nel televisore un conto è... assistere dal vivo!!!

“Hanamichi deficiente sei in ritardo!!” tuona una voce alle nostre spalle.

Il rossino si volta lanciando un sorriso ad un omino dall’aria truce che sta venendo verso di noi a passo di marcia.

“Il regista” mi mormora all’orecchio, strappandomi un brivido, prima di ripararsi dietro di me dicendo che aveva ritardato per venire a prendermi.

Sollevo un sopracciglio a quell’evidente bugia ma non dico niente e lui mi scocca un sorriso di ringraziamento.

“Va bene, va bene” borbotta l’uomo dando disposizioni ai cameran che stanno accendendo le loro telecamere e posizionando le luci di scena.

Oh kami... hanno davvero intenzione di girare a... a.... adesso???

“Su sbrigatevi gli abiti di scena sono di la!” tuona l’uomo.

“Agli ordini capo!” esclama il rossino dirigendosi verso una porticina che prima non avevo visto.

Lo sto guardando allontanarsi cercando di mantenermi impassibile di fronte allo spettacolo che la sua camminata mi offre quando mi accorgo che il regista mi fissa cupo.

“Bhe che aspetti un invito scritto?” mi chiede cupo “Vai anche tu o qui facciamo notte!” esplode.

Non capisco?

Forse vogliono che lo intervisti prima che...

Cavoli è meglio che non mi fermi a pensare a che cosa succederà qui tra poco.

Quando apro la porta dello spogliatoio per poco non faccio un infarto.

Lui è chino a novanta gradi e si sta togliendo i pantaloni!

Si volta quando sente la porta aprirsi e devo ringraziare per l’ennesima volta la mia faccia di bronzo che evita alla mia lingua di srotolarsi fuori dalle mie labbra fino ai suoi piedi.

“Chiuderesti la porta per favore?” chiede e io mi affretto ad annuire ed entrare, chiudendo la porta dietro di me.

Poggio la mia borsa su un tavolo cercando a concentrarmi sulle domande che devo fargli cercando di ignorare il fatto che lui si sta spogliando a pochi passi da me.

Ayako questa veramente me la paghi!!!

“Artistico..” lo sento commentare con una nota di ironia nella voce calda quando apre la scatola che era sopra il tavolo.

“Tu che ne pensi?” mi chiede scettico.

Mi volto e ho la certezza che qualcuno mi odia.

O mi ama davvero tantissimo.

Lui è completamente nudo e tiene in mano un tanga argenteo, elastico, con sguardo scettico.

Deglutisco a vuoto mentre lui solleva lo sguardo aspettando un commento su quell’indumento che evidentemente non è di suo gusto.

L’unico neurone che ancora mi funziona nel cervello tuttavia è troppo concentrato a propormi tutte le pose del kamasutra perchè io possa dare un qualsiasi parere sull’indumento.

“Certo che tu parli proprio poco!” sbotta lui “Ce l’hai la lingua almeno?” mi chiede avvicinandosi.

“Perchè sai...” sussurra suadente fissandomi dritto negli occhi “...ti servirà...” mormora sfiorandomi le guance con il suo respiro caldo.

Prima che abbia il tempo di rendermi conto di quali sono le sue intenzioni mi si spalma addosso e mi bacia.

La sua lingua invadente e calda sfiora le mie labbra che non posso fare a meno di socchiudere per lo stupore.

Mi mette le mani sui fianchi mentre muove la bocca sulla mia, la lingua contro al mia, cercandomi.

Il mio buon senso va a farsi benedire mentre gli cingo la vita tirandolo a me con forza ricambiando il bacio con passione.

Passano diversi minuti prima che ci separiamo e lui mi fissi con uno sguardo lucente.

Non gli ho visto una luce simile negli occhi nemmeno in quel video.

Il suo sguardo scintilla mentre si appoggia a me, le mani ancora sui miei fianchi il viso a pochi centimetri dal mio.

“Wow...” sussurra e mi manca il fiato nel vederlo arrossire.

“Adesso posso sapere almeno come ti chiami?” mi chiede piano senza allontanarsi di un passo.

Kami è nudo, appoggiato a me e... mi manca l’aria... quella che sento contro il tessuto dei pantaloni e la sua eccitazione?

Pondero velocemente se violentare il mio intervistato potrebbe compromettere la mia carriera di giornalista.

Bhe forse il giudice dopo averlo visto mi concederebbe le attenuanti!!

Tuttavia lui mi fissa attendendo una risposta.

Come mi chiamo?

Non me lo ricordo più...

Come sono ridotto!!

“Kaede Rukawa” mormoro con voce leggermente roca riuscendo a riscuotere almeno un paio delle mie cellule celebrali.

Lui mi sorride soddisfatto “Kaede...” mormora e il mio nome tra le sue labbra ha un suono meraviglioso “... baci in modo fantastico...” mi dice “...adesso sono sicuro che sarà tutto perfetto!!” ridacchia allontanandosi per sollevare il tanga argentato.

“Bhe a parte questi forse” dice strizzandomi l’occhio nel tirarmene uno.

Lo fisso senza capire.

“Bhe che aspetti volpe spogliati!” dice infilando l’indumento.

Mi riscuoto velocemente dalla mia contemplazione di quel brandello lucente che scivola sulla sua pelle dorata quando il mio cervello realizza le sue parole.

“Sc.. scusa?” balbetto.

Devo aver capito male non può aver detto...

“Spogliati” ripete lui.

Ecco appunto.

Alt.

Calma.

C’è qualcosa che non torna.

Perchè dovrei spogliarmi?

“Non vorrai fare l’amore con me vestito vero?” mi chiede lui tranquillamente.

Certo che no....

Cioè sì... voglio fare l’amore con lui però... non vestito...

Cioè....

Ma perchè dovrei fare l’amore con lui???

Oh cielo non capisco più niente e averlo davanti coperto solo da un triangolino di domopak NON aiuta!!!

Lui mi fissa un attimo e poi sorride.

“Sai ero un po’ teso anch’io prima...” dice scuotendo le spalle “....finora ho lavorato solo con Steve però adesso che ti ho conosciuto sono sicuro che non ci saranno problemi” dice per rassicurarmi.

Lo fissò incredulo.

“Tu..” mormoro, scadendo piano le parole “...chi credi che io sia?” gli chiedo colto da un dubbio.

“Non sei il ragazzo che deve sostituire Steve per le riprese del nuovo video?” mi chiede incerto.

Lo fisso negli occhi incrociando le braccia sul petto.

“No. Io sono il giornalista che deve intervistarti per quell’articolo sulla pornografia maschile”

Lui mi fissa per un secondo, incredulo, prima di afferrare in fretta la maglia rossa e infilarsela, il volto arrossato.

“Io... io credevo... cioè.... CHE CAZZO CI FACEVI A QUESTO PIANO ALLORA!!!” esclama furioso.

Ora che sa che non sono un ‘collega’ sembra incredibilmente in imbarazzo.

“Mi ci ha mandato la ragazza della reception” gli faccio notare candido io.

Lui cade sulla seggiolina davanti alla specchiera.

“E... e la borsa... no ci sono i costumi?” chiede indicando la mia borsa scura.

La apro mostrandogli il registratore portatile e il mio taccuino per l’intervista.

Li fissa incredulo prima di emettere un sospiro e passarsi le mani tra i capelli rossi.

“Che casino....” sussurra fissandomi con un sorriso di scusa.

“Ti ho anche baciato....” mormora.

Bhe non che mi sia dispiaciuto.

Il ricordo della mia reazione deve far scattare qualcosa nella sua testa perchè solleva il volto per fissarmi sorpreso.

Tuttavia non fa in tempo a parlare che il regista spalanca la porta seguito da un ragazzo alto, molto affascinante, con due freddi occhi grigi e i capelli neri come la pece.

Il sostituto di Steve presumo.

“Tu chi diavolo sei!” esclama il regista fissandomi torvo.

E’ Hanamichi a dare le dovute spiegazioni.

Una chiamata in ufficio poi dissipa gli ulteriori dubbi.

Quella cretina di Haruko ha segnato il mio appuntamento per oggi invece che per domani e la ragazza della reception mi ha scambiato per il nuovo  ragazzo mandandomi al piano degli studio anzichè a quello superiore dove avrei potuto parlare con il direttore.

Alla fine tutto sembra risolto e mentre la brunetta mi accompagna di sopra Hanamichi torna negli studio seguendo il regista e il moro.

I nostri occhi s’incontrano per una frazione di secondo poi lui mi volta le spalle e se ne va.

 

Alla fine ho intervistato il direttore e un paio di ragazzi e poi me ne sono andato.

Non l’ho rivisto.

Mi hanno detto che stava girando ma le riprese si svolgono a porte chiuse.

Bhe per sapere che stavano facendo mi basterà comprare la videocassetta.

Questo pensiero mi riempie di rabbia.

Sono geloso.

Ci siamo scambiati appena un bacio e io già lo considero di mia proprietà.

Kuso!

Meglio non pensarci ho un articolo da finire.

 

Il giorno dopo arrivo, per la prima volta in tanti anni di onorata carriera, in ufficio, con più di un’ora di ritardo.

Sono a pezzi.

Alla fine ho completato l’articolo ma non ne sono soddisfatto.

D’altronde non sono riuscito a concentrarmi su nessuna delle parole che ho scritto.

Per quanto continuassi a ripetermi che non dovevo, la gelosia mi ha corroso l’animo impedendomi di fare qualsiasi cosa di anche solo, vagamente, produttivo.

Sbotto entrando in redazione ma mi accorgo subito che c’è qualcosa di strano.

Sendoh e Mitsui non sono al loro posto, Haruko è rossa come un peperone e fissa un punto immaginario davanti a se con occhi sognanti.

E poi qualcuno mi spiega perchè tutta la redazione è accalcata davanti alla mia scrivania?

Avanzo più cupo del solito e i colleghi si spostano vedendomi arrivare.

Per poco non svengo quando mi rendo conto di cosa ha attirato la loro attenzione.

 

O meglio.... CHI!

 

Negligentemente appoggiato alla mia scrivania Hanamichi sfoggia un elegante cardigan color panna che scivola languido su un paio di pantaloni bianchi che mettono in risalto la sua abbronzatura perfetta.

“Sei in ritardo volpe” commenta tranquillo quando mi nota sollevandosi languido e sinuoso.

Akira e Mitsui stanno per disidratarsi da quanto sbavano.

Certo non posso dar loro torto.

Ora che si è alzato il maglioncino gli è scivolato sopra la vita lasciando scoperto il suo ventre piatto e i suoi glutei sodi fasciati dalla seta candida di quei pantaloni che dovrebbero essere vietati per legge.

Nei suoi occhi poi scintilla di nuovo quella luce scarlatta, maliziosa, arrogante, sensuale... bollente.

“Hn...” rispondo soltanto, anche perchè, sinceramente, non credo che mi uscirebbe nessuna frase coerente ora.

Gli indico con un cenno del capo il corridoio che porta alla sala che usiamo per le riunioni e lui mi segue con una scrollata di spalle.

Noto con la coda dell’occhio che anche Mitsui e Sendoh si muovono per seguirci ma li gelo con un’occhiata assassina.

Lo faccio entrare nella stanza dominata dal grande tavolo di legno scuro.

Lui si guarda attorno per un momento prima di sedersi sul bordo di legno lasciando penzolare le lunghe gambe.

“Kosh ha girato un video in una stanza come questa” mormora prima di voltarsi a fissarmi.

Kami quant’è bello.

“Che cosa vuoi?” gli chiedo un po’ troppo bruscamente.

Lui mi fissa e la luce ridente nei suoi occhi scompare mentre quei laghi dorati si tramutano in dura ambra.

Mi prende una mano e mi attira a se, cingendomi i fianchi con le gambe.

I nostri ventri sono a contatto, avverto contro la stoffa dei pantaloni il calore della sua pelle, posso sentire il suo profumo, i muscoli delle sue gambe contro i miei.

“Che cosa voglio?” ripete fissandomi con occhi incandescenti.

“Voglio te”

Lo fisso gelido, immobile.

“Perchè?” gli chiedo.

La mia mente mi grida di non fare domande stupide e di tuffarmi su di lui ma devo sapere.

Non mi va di essere considerato uno con cui divertirsi.

Ho passato tutta la notte a pensare a lui e l’unica soluzione a cui sono arrivato e che sono stato preso in pieno da uno di quegli stupidissimi, quanto inopportuni, colpi di fulmine.

Scuote le spalle fissandomi cupo “Mi piaci” mormora.

Non mi basta come risposta.

Mi stacco da lui e mi allontano di qualche passo per ricondurre a un battito normale il mio cure impazzito.

“Non ho bisogno di una puttana” gli dico duro.

I suoi occhi si tingono di fuoco mentre scatta in piedi.

E’ veloce, agile, scattante come una belva.

Il suo pugno mi colpisce prima ancora che io riesca a vederlo.

“Mi ero sbagliato su di te” mormora dirigendosi verso la porta.

Eh no, tesoro non credere che sarà così facile.

Balzo in piedi e lo afferro per una mano sbattendolo contro il muro prima di imprigionarcelo contro con il mio corpo.

“Io sono possessivo e geloso, non divido quello che è MIO con nessuno!” gli sussurro ad un soffio dalle labbra.

I suoi occhi si accendono mentre si muove sotto di me.

Ho l’impressione che più che cercare di liberarsi si stia strusciando.

“E’ solo un lavoro” mi fa notare.

“Ci fai l’amore!” sussurro gelido ma lui scuote le spalle “Ci faccio sesso è diverso.”

“Voglio che tu smetta comunque!” tuono furioso.

“Tu sei pazzo” mormora prima di fissarmi.

Il suo sguardo è strano.

Sembra... dolce?

“E io sono ancora più pazzo di te” sussurra regalandomi un sorriso.

Non capisco.

La mia espressione deve essere alquanto perplessa perchè lui mi spiega: “Ho lasciato il lavoro... ieri.”

Sono senza parole.

“Ti avevo conosciuto da una decina di minuti soltanto eppure... quando te ne sei andato non sono riuscito a farmi toccare.” mormora lasciandomi incredulo e felice.

“Li ho mollati in tronco e me ne sono andato. Adesso prenditi la responsabilità di quello che mi hai fatto.” Dice sorridendomi scherzosamente “Lo sai quanto guadagnavo?”

No, non lo so e non lo voglio sapere.

“Devi risarcirmi i danni...” mi sussurra.

Ma quanto parla?

Meglio far tacere questa bocca irriverente.

Mi chino su di lui e gli chiudo le labbra con le mie prima che abbia modo di continuare questo suo discorso sconclusionato.

Lui fa scivolare le braccia sulle mie spalle ricambiando con ardore il bacio.

Ci separiamo lentamente continuando a fissarci negli occhi.

“Com’era quel video del tuo amico di preciso?” gli chiedo.

I suoi occhi si socchiudono maliziosi.

Si stacca da me e torna verso il tavolo.

Vi si siede sopra e allarga le gambe portando una mano alla cerniera dei pantaloni, abbassandola piano.

Sfila il maglione gettandolo a terra prima di scuotere il capo e far scivolare le ciocche rosse a velargli lo sguardo invitante.

Si lascia scivolare sulla superficie scura di legno facendomi segno di raggiungerlo.

Ha le labbra socchiuse, la pelle dorata risplende accarezzata dai raggi del sole che entrano dalla grande finestra alle sue spalle, il suo petto nudo si alza e si abbassa al ritmo silenzioso del suo respiro, i capelli rossi sparsi sul legno scuro, i pantaloni bianchi, slacciati, gli fasciano le gambe muscolose lasciando intravedere un’ombra scarlatta dove la cerniera termina la sua corsa criminale.

Nei suoi occhi, di nuovo, quello scintillio....

Rosso.

Fuoco.

 

 

Fine....

 

 

 

Non volevate mica un’altra lemon no? ^_^

 

                                             

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