Resta con me....                         Back to FanFic  Back to Home

 

 

 

Pow Hanamichi

 

E’ una bella giornata oggi.

Il cielo è azzurro come lo si vede nei cartoni animati.

Tante piccole nuvole bianche, soffici come cotone, sembrano splendidi castelli lassù.

Chissà se lo sono davvero?

Quand’ero piccolo passavo ore a guardare il cielo ed ad immaginare splendidi manieri sopra quelle coltri bianche.

In quei palazzi leggeri come piume candide, potevo vedere angeli dal volto dolce passeggiare, scambiare parole gentili coltivare i sogni da mandare a noi che quaggiù li osservavamo con il naso per aria.

E la mia mamma sarebbe stata la più splendida fra tutti loro, con quella cascata di capelli rossi e i suoi occhi così dolci e profondi. Avrebbe intessuto una magia tutta per me mandandomela la notte per farmi fare tanti bei sogni in cui avrei potuto abbracciarla ancora una volta.

 

Un anno fa anche mio padre l’ha raggiunta.

 

E ora quando in queste splendide giornate alzo il volto al cielo me li immagino uno di fianco all’altro che mi guardano da lassù sorridendo quando combino qualche casino, gioendo dei miei successi.

Sono sicuro che sono felici anche se mi mancano tanto, davvero tantissimo.

 

Respiro un paio di volte l’aria estiva tiepida e profumata mentre lentamente esco dall’ospedale.

Mi fermo nel parchetto qui vicino e mi siedo su una panchina sollevando il volto verso il cielo.

Ho il viso bagnato di lacrime.

Me ne rendo conto quando la brezza leggera mi accarezza dolcemente asciugandomele.

“Mamma...” mormoro chinando il capo di lato per lasciare che la mia immaginazione trasformi la carezza leggera del vento nella sua.

Posso avvertire il profumo dei pini.

Lo stesso profumo del dopobarba di mio padre.

E mi pare di averli qui accanto a me, seduti su questa panchina.

“Sai papà...” mormoro piano “...oggi ho avuto il primo attacco...” scuoto il capo lentamente. “....a quanto pare sono stato meno fortunato di te e il nonno...” sussurro piano.

Il vento mi accarezza il volto dolcemente e io sospiro.

“Aspettatemi...” mormoro “...tra due mesi vi raggiungerò ma prima... c’è una cosa che devo fare.” apro gli occhi sollevandoli al cielo per osservare le coltri bianche.

Chissà se si gioca a basket lassù?

 

Sono andato a casa e mi sono cambiato d’abito.

Devo fare una dichiarazione voglio essere al meglio.

Sorrido tristemente allo specchio.

Chissà come la prenderà?

Bhe pazienza...

Mi sono tirato indietro fino ad ora pensando alle conseguenze, al giudizio degli altri, ai problemi che avrei causato ma ora...

.... permettetemi di essere egoista....

... ora non me ne importa niente!

Ho due mesi di tempo e non voglio sprecare un solo giorno.

Un solo istante....

 

Arrivo in palestra che gli allenamenti sono finiti da un pezzo ma lui è ancora lì come mi aspettavo.

Si è cambiato, la sua sacca è appoggiata alla porta probabilmente se ne stava andando ma non ha resistito a fare gli ultimi due tiri.

E’ veramente impossibile!!

Sorrido tra me prima di fare un passo ed entrare.

“Ciao...” mormoro.

 

Pow Rukawa

Mi volto sorpreso verso quella voce che mi ha salutato con tanta dolcezza.

Non è mielata come quella delle mie fans.

No è....

E’ soltanto dolce... carica d’affetto.

Ed è strano perchè quella voce appartiene all’ultima persona che credevo mi avrebbe mai salutato così.

“Sakuragi?” chiedo stupito.

In effetti il ragazzo che sta appoggiato allo stipite della palestra poco assomiglia al Sakuragi che conosco e non per via dei vestiti eleganti che indossa ma per la sua espressione.

Un misto di serenità e dolore.

Mi sorride e mi sento strano.

Perchè rivolge un sorriso così dolce a me?

Che sia uno stupido scherzo?

Forse vuole solo prendermi in giro ma...

No... non può fingere...

Quel sorriso gli brilla anche negli occhi mentre fa qualche passo verso di me con tranquillità.

Niente insulti stasera?

Niente dichiarazioni di odio eterno?

Non riesco a capirlo questo mio compagno di squadra.

“Che vuoi?” gli chiedo un po’ brusco senza tuttavia la freddezza che caratterizza la mia voce solitamente.

Se lui non vuole fare a botte non vedo perchè dovrei cominciare io.

Infondo lo rispetto quando non fa lo scemo, cioè praticamente sempre, è un bravo giocatore e ha talento.

Per stasera mi sforzerò di essere civile anche perchè...

Non so... c’è qualcosa nell’aria...

Qualcosa che mi sussurra parole che non comprendo, che si agita attorno a me...

Faccio girare il pallone sulla punta dell’indice mentre aspetto che parli.

Abbassa il capo per un momento e fa un profondo respiro.

 

Pow Hanamichi

E’ più difficile di quello che credessi.

Quando l’ho visto il mio cuore ha letteralmente mancato un battito.

Forse dovrei chiedere ai dottori di controllare meglio.

Forse la mia non è una malattia cardiaca forse è lui che mi riduce così.

Sarebbe decisamente una morte dolce.

La più dolce.

Abbasso il capo e faccio un profondo respiro.

E’ inutile che cerchi di girarci intorno...

E non ci sono belle parole che posso usare per indorare la pillola...

Non c’è modo di cambiare i fatti...

 

“Io sto morendo”

 

avverto il suono cupo della palla che cade e la vedo scivolare a terra fino ai miei piedi.

 

Pow Rukawa

La palla mi è caduta di mano ma non sento il suono con cui rimbalza sul pavimento.

Che cosa ha detto?

Sta scherzando...

Deve essere uno scherzo, uno stupido scherzo.

“Non è divertente...” mormoro arrabbiato con lui.

Vabbè che non siamo amici....

Vabbè che siamo a malapena compagni di squadra dato che lui non mi passa la palla neanche a pagarlo e io faccio lo stesso...

Però presentarsi qui quando ci sono solo io, sorridermi come se fossi il suo miglior amico e poi dirmi....

Alza il viso che aveva tenuto abbassato e sorride di nuovo dolcemente mentre le lacrime gli scivolano lungo il volto abbronzato fino agli angoli della bocca...

Gli sfugge una risata soffocata dai singhiozzi.

“E’ buffo sai...?” mi domanda inclinando il capo di lato come farebbe un bambino curioso.

Le ciocche rosse gli accarezzano la fronte scivolando sul viso.

“E’ la prima cosa che ho pensato anch’io quando me l’hanno detto...”

Trema...

Trema come una foglia...

 

Non stava scherzando.

 

Lui...

Lui che è l’immagine stessa che avrei potuto dare della vita...

Sta morendo?

Sta morendo davvero....

 

Avrei mille domande da fargli...

Perchè me lo confessa così...?

Perchè a me...?

Che cosa lo sta uccidendo..?

Non ci sono davvero speranze...?

 

Mille cose da dirgli...

Che mi dispiace..

Che non è giusto...

Che se ha bisogno di qualcosa, qualsiasi cosa, troverò il modo di aiutarlo..

 

Ma in questo momento nessuna domanda avrebbe senso.

Nessuna frase servirebbe.

 

Mi avvicino a lui e lo abbraccio.

 

Io che l’ho sempre toccato solo per picchiarlo... lo prendo tra le braccia e lo stringo a me.

Io che non avevo mai toccato nessuno se non per fare a botte...

Io che non ho mai abbracciato nemmeno i miei genitori...

Lo stringo tra le braccia mettendogli una mano sul capo e facendogli appoggiare la fronte alla mia spalla.

 

Ascolto il suo pianto cullandolo dolcemente contro di me in silenzio.

Non so per quanto rimaniamo così....

 

Ha smesso di piangere da un po’ però io non l’ho lasciato e lui non si è allontanato.

 

Pow Hanamichi

Sto bene tra le braccia della volpe, proprio come avevo immaginato.

Provo un piacevole tepore non solo nel corpo ma anche nell’anima, è come essere tornati a casa dopo tanto tempo.

Strofino la fronte contro la giacca della sua divisa scolastica con un sospiro.

Adesso viene la parte più difficile...

Alzo il volto e fisso il suo a pochi centimetri dal mio.

La sua espressione è sempre la stessa ma nei suoi occhi leggo una pena sincera.

Gli sorrido dolcemente.

“Rukawa....” m’interrompo e scuoto il capo in segno di diniego... non voglio chiamarlo per cognome in un momento simile.

“Kaede...” mi correggo staccandomi lentamente da lui.

Mi lascia andare con un po’ di reticenza mentre mi fissa angosciato.

“Kaede io... mi rendo conto che può sembrare un ricatto però...” sospiro tentando di trattenere le lacrime che di nuovo si affacciano ai miei occhi.

 

“Io ti amo.”

 

Ecco adesso l’ho detto....

Mi sento meglio....

 

“Ti amo da tantissimo tempo ormai... per favore...” la voce mi cala nuovamente...

quando l’avevo immaginato la scena era decisamente diversa ma si sa che tra realtà e fantasia...

“Ti prego vorresti stare con me per questi ultimi due mesi?” mormoro piano.

 

Pow Rukawa

Sono rimasto senza fiato.

Ha detto che mi ama?

Mi ama da moltissimo tempo?

Ma come?

Non fa che gridare ai quattro venti che mi odia!!

Che non mi sopporta....

E invece mi ama?

Possibile che non mi sia mai accorto di niente?

Eppure avrei dovuto notarlo no?

E poi non capisco che cosa intenda con il discorso del ricatto...

Forse è solo sconvolto.... forse...

“Ti prego vorresti stare con me per questi ultimi due mesi?” mormora piano.

Sussulto.

Non posso farne a meno, anche se capisco che lui possa fraintendere.

E non perchè mi ha chiesto di stare con lui...

Ma per il tempo che mi chiede di dedicare a lui...

Due mesi...

Lo stomaco mi si rivolta dentro...

Non può...

Non può restargli così poco...

Non voglio...

Ci dev’essere qualcosa che posso fare!!!

 

Una c’è...

Me l’ha appena chiesta lui...

Lo faccio...

 

Torno da lui e lo stringo di nuovo a me posandogli una bacio tra i capelli scomposti.

Hanamichi emette un flebile sospiro tra le mie braccia e io lo cullo dolcemente prima di fargli sollevare il viso e asciugargli le lacrime con un fazzolettino di carta.

“Smetti di piangere per favore...” mormoro con voce rotta accarezzandogli il viso dolcemente.

Mi rendo conto che è una richiesta assurda e che ha tutto il diritto di piangere, ma vederlo così...

 

Mi spezza il cuore...

 

Lui mi sorride di nuovo in quella maniera dolce che non avevo mai visto.

“Scusa” mormora scuotendo il capo.

Gli sorrido un po’ impacciato di rimando.

Vederlo così dolce e gentile con me è strano e ancora più strano è come mi venga naturale fare altrettanto con lui.

“Vado a prendere la borsa e ti accompagno a casa” gli dico dolcemente, lui annuisce e io raccolgo la sacca gettandomela su una spalla prima di tornare da lui.

Con un gesto istintivo prendo la sua mano nella mia stringendola come se avessi paura che scappasse

.

In effetti...

Lui scapperà...

Se ne andrà e io non riuscirò più a prenderlo...

 

Mi sforzo di allontanare quel pensiero mentre mano nella mano ci avviamo verso il cancello scolastico dopo aver spento le luci della palestra e chiuso la porta con le chiavi che mi ha lasciato Ayako.

Forse dovrei dirgli qualcosa...

Qualsiasi cosa che serva quanto meno a non farlo pensare a ciò che gli sta succedendo.

Ma non mi viene in mente niente.

Oddio e se avesse il cancro?

Se dovessi guardarlo diventare lo spettro di se stesso, rinsecchirsi fino ad essere un involucro vuoto?

 

Credo che impazzirei...

 

Stringo più forte la sua mano e lui mi sorride dolcemente.

Come diavolo riesce a sorridere in un momento del genere!

Mi sforzo di fare altrettanto anche se dentro sento una specie di buco che si risucchia tutto il mio essere lasciandomi vuoto e stanco.

Arriviamo dinanzi alla porta di una palazzina del quartiere popolare piuttosto mal ridotta.

Si ferma sulla soglia e io lo guardo un po’ confuso.

Immagino che ora dovremmo separarci...

Lascio andare la sua mano.

E lui mi saluta prima di voltarsi e andare verso la porta.

Noto ora che ha le spalle piegate come se portasse un peso enorme...

Bhe lo porta...

Mette una mano sulla maniglia e io ancora non mi muovo.

 

Non so...

Non voglio andarmene...

 

Si volta e mi fissa.

 

Arrossisce.

 

Sembra terribilmente in imbarazzo.

“Kaede dormiresti con me stanotte?”

 

Stavolta tocca a me arrossire.

 

Pow Hanamichi

E' diventato rosso.

Ed è assolutamente splendido.

Non avevo mai visto prima d’ora Rukawa con un’espressione del genere sul volto.

Credo che mi abbia frainteso però non posso fare a meno di godermi il suo rossore per un po’ prima di sorridergli.

“Baka intendevo proprio dormire!!” lo rassicuro.

Lo vedo che tira un sospiro, presumo di sollievo, e questo mi fa un po’ male lo ammetto.

Ma non posso pretendere troppo.

Ha accettato di restarmi accanto.

Mi ha trattato con una gentilezza incredibile senza fare domande.

Mi ha sorriso.

Mi ha abbracciato e mi ha dato anche un bacio tra i capelli.

E’ molto più di quanto mi sarei mai aspettato da lui.

“Ma... e i tuoi...” mi chiede evidentemente preoccupato di che cosa possano pensare i miei genitori.

Credo che se fossero ancora in vita piaceresti loro, sai volpino?

Anche se mia madre probabilmente comincerebbe a bombardarti di domande su tutto finchè le tue povere corde vocali poco allenate non si spezzerebbero.

Mamma era una gran casinista proprio come me.

Sollevo il volto verso le nuvole che si stanno tingendo di carminio mentre il sole tramonta.

“Sono arrossiti anche loro come te...” sussurro indicando il cielo.

Segue il mio sguardo verso l’alto per un momento osservando le nuvole e poi mi sorride dolcemente.

“Allora entriamo...” mormora “...comincia a fare freddo...”

 

Pow Rukawa

La casa è piccola ma arredata con calore.

E’ chiaro che ogni oggetto qui dentro ha una storia.

Il divano scassato che non s’intona con le poltrone, il tavolino di legno stile vittoriano e il mobiletto moderno di vetro su cui poggia un piccolo televisore.

Il mio stomaco gorgoglia e lui mi sorride.

“Fame volpe?” mi chiede e io annuisco mentre curioso attorno.

A lui non sembra dare fastidio, si dirige in cucina proclamandosi il tensai dei fornelli mentre comincia a tirare fuori pentole e pentolini da una piccola credenza.

E’ abbastanza ordinato e pulito per essere la casa di un sedicenne che vive da solo.

Lo seguo in cucina e noto su una piccola mensola delle fotografie.

Le osservo notando che per lo più ritraggono una donna dai splendidi capelli rossi e un uomo alto dai capelli scuri.

Su una c’è un paio di vecchietti dall’aria arzilla.

Vorrei chiedergli se sono i suoi parenti ma temo sia un argomento doloroso.

Tuttavia lui mi precede avvicinandomisi con un sorriso.

“Quelli sono i mie nonni da parte materna..” dice indicandomi i due ritratti dinanzi ad un tempio.

“Abitano a Kyoto” mi spiega.

Annuisco mentre lui mi si avvicina e prende la foto con l’uomo e la donna.

“Questi invece erano mamma e papà...” mormora dolcemente accarezzando il vetro della fotografia.

“Credevo fossero tinti...”

Lo dico senza riflettere colpito solo in quel momento da una cosa...

Mi fissa sorpreso, non comprendendo.

“I capelli...” gli spiego indicando la capigliatura di suo madre e poi la sua.

Lui mi fissa sorpreso per un secondo prima di esclamare un “Teme kistune!!! L’immenso genio è rosso naturale!!”

“Do’hao!” mormoro sbuffando.

Ci fissiamo un secondo e poi cominciamo a ridere.

E’ una situazione assurda forse addirittura grottesca ma non mi importa.

Lui sembra felice e io...

Anch’io lo sono.

 

Mangiamo guardando al tv.

Fanno un poliziesco vecchissimo ma non ci importa.

Hanamichi non ha mentito...

Sa davvero cucinare, bhe immagino che vivendo da solo abbia imparato.

Prepara il the per entrambi e ci spostiamo in salotto per vedere la fine del film.

 

Sorseggiamo il the in silenzio per un po’ prima che la mia attenzione venga catturata da un piccolo particolare che mi gela il sangue nelle vene.

La tazza di Hanamichi trema.

Le sue mani tremano...

Lui trema...

Gliela tolgo gentilmente dalle mani posandola sul tavolino e lui mi fissa confuso stringendosi le mani in grembo.

“Devo prendere...” mormora piano.

Oddio è una mia impressione o sta diventando pallido.

Sento il panico contorcermi lo stomaco.

Cerca di alzarsi ma io glielo impedisco “Te le prendo io, dimmi dove sono”

Mi dice dove trovare le pastiglie.

Leggo l’etichetta stringendo con violenza il barattolo.

Sono compresse per cardiopatici.

Hanamichi è malato al cuore dunque?

Gliele porto e lui ne prende due mandandole giù con un sorso di the.

Gli faccio scivolare un braccio intorno alla vita e lo stringo a me.

“E’ meglio se vai a letto ora” gli sussurro dolcemente accarezzandogli i capelli rossi.

Annuisce stancamente e io lo aiuto ad alzarsi per andare nell’altra stanza.

Dev’essere quella dei suoi genitori perchè c’è un enorme futon matrimoniale al centro.

Hanamichi si cambia con gesti da cui traspare stanchezza, dev’essere stata una giornata dura per lui.

Mi da uno dei suoi pigiami e seppure con un discreto imbarazzo che mi serpeggia nello stomaco mi stendo accanto a lui.

Hana mi fissa con un sorriso dolce un po’ pallido.

Lo abbraccio e lui posa la testa sulla mia spalla.

Allungo una mano fuori dalle coperte e spengo la luce tenendolo stretto a me.

Il suo respiro mi sfiora il collo ed  è una sensazione stranamente piacevole.

Gli accarezzo il capo dolcemente perchè ha ricominciato a tremare.

“Ho paura...” mormora nel buio contro la mia spalla.

Lo stringo a me con forza desiderando ardentemente di poterlo proteggere in questo semplice modo.

“Ne ho anch’io...” gli sussurrò sincero costringendolo ad alzare il volto verso di me, ha di nuovo le guance bagnate di lacrime.

“Hey mi avevi promesso di non piangere...” lo rimprovero dolcemente.

Lui mi fa una linguaccia al buio.

“Perchè tu si e io no!” mormora.

Sussulto a quelle parole portandomi una mano al volto, sorpreso.

Ha ragione sono lacrime quelle che bagnano le mie dita.

Non me n’ero accorto.

Lui mi accarezza il viso come ho fatto io prima, cancellando la scia lasciata da quel liquido cristallino che mi scivola lungo le guance.

“Ti amo...” mormora e io sento il cuore che fa un tuffo.

 

Allunga il viso verso di me e mi posa un bacio leggero sulla punta del naso prima di arrossire.

Gli sorrido anche se mi sento morire.

E’ così innocente, così candido l’amore che mi regala.

Vorrei fare di più per lui, ma se lo baciassi ora sarebbe come prenderlo in giro od offrirgli una pietà che non vuole.

 

Io non lo amo.

 

Anche se quando poco fa lui me la confessato ho desiderato con tutta l’anima di poterlo ricambiare.

Ma l’amore non è un sentimento che si comanda....

Però posso dargli il mio affetto e la mia amicizia anche se non sono bravo con i sentimenti e le parole posso abbracciarlo, posso stringerlo a me tutte le volte che si sentirà perduto o che avrà bisogno di calore.

 

Io il ghiacciolo umano....

 

Questo posso farlo e lo farò, prima che me lo portino via...

Prima che me lo strappino dalle braccia...

“Hanamichi” mormoro...

è la prima volta che lo chiamo per nome ha un bel suono tra le mie labbra.

Gli accarezzo il capo al buio.

“Hana posso chiederti che cos’hai?” lo so che non dovrei...

ma devo sapere...

Lo sento sospirare e si accoccola meglio nel mio abbraccio come se cercasse in me la forza per parlare.

 

“Il cuore dei Sakuragi è sempre stato capriccioso” mormora.

Mi sorride e vedo la fiammella di quel pallido sorriso nei suoi occhi scuri.

“Per niente ha scelto un’arrogante volpaccia invece di una bella fanciulla!” scherza.

“Baka!!” sussurro scostandoli distrattamente una ciocca scivolatagli sulla fronte ampia.

Sospira appoggiando la fronte alla mia spalla.

“Si tratta di una malattia genetica Kaede, l’aveva mio nonno che ne morì a settantacinque anni, l’aveva mio padre che è morto a quarantadue e stamattina anch’io ho avuto il primo attacco.”

 

Stamattina?

 

Oddio vuol dire che l’ha scoperto oggi?

L’ha saputo oggi ed è venuto da me...

Non so perchè ma questo pensiero mi provoca uno strano brivido....

Forse perchè questo più di ogni altra cosa dimostra quanto mi ami...

 

Mi ama davvero...

 

Lo stringo di più a me mentre lui continua.

 “Non c’è molto da dire i dottori hanno provato a spiegarmi ma non ci ho capito molto. Sembra che ci sia qualcosa che non va nel muscolo cardiaco e nel modo in cui pompa il sangue. Dopo il primo attacco il cuore riprende a lavorare normalmente ma col passare dei giorni gli attacchi diventano più frequenti finchè il cuore non si ferma.”

Trattengo il fiato mentre lui allunga le braccia passandole attorno alla mia vita.

“Non fa molto male sai?” mormora quasi volesse rassicurarmi.

O forse sta cercando di rassicurare se stesso....

“....però mi sento incredibilmente debole, comincio a tremare e ho freddo...tanto freddo...” gli sfugge un singhiozzo e io sento il mio cuore che si spezza a quel suono leggero.

“Hana...” mormoro.

Possibile che non ci sia un rimedio?

Possibile che non ci sia un modo?

“Non è possibile fare un trapianto?” gli chiedo mentre quella speranza mi da un po’ di forza.

Lui però scuote il capo contro la mia spalla.

“Hanno provato con mio padre ma quella cosa sbagliata che abbiamo dentro ha intaccato anche il cuore nuovo e lui è morto due settimane dopo l’operazione...”

Devo mordermi le labbra per non urlare...

Allora non c’è proprio speranza?

Devo guardarti morire?

Gli bacio i capelli rossi sparsi sulla mia spalla, sono così morbidi...

“Dormi ora...” mormoro  e lui annuisce appoggiandosi a me.

Il suo respiro si fa presto regolare probabilmente per effetto delle compresse che ha preso.

Io invece non riesco a d addormentarmi....

Continuo a pensare a quello che mi ha detto...

Al poco tempo che gli resta...

Che mi resta per conoscerlo...

Sì perchè questa sera mi sono accorto che non lo conoscevo affatto e il nuovo Hanamichi che si è presentato a me è una creatura così splendente che non posso pensare....

Che non posso accettare....

Che si stia spegnendo.

Respiro il profumo della sua pelle finchè la stanchezza non prevale su di me e scivolo in un sonno privo di sogni.

 

Il suono della sveglia mi fa emergere dal sonno.

Mi agito sotto le coperte cercando di allungare un braccio per spegnere il maledetto aggeggio ma qualcosa mi impedisce di muovermi.

Un peso caldo appoggiato, anzi abbracciato a me...

Apro un occhio per scorgere una macchia rossa.

Hana....

Ora ricordo e con il ricordo ritorna anche il dolore.

Lo stringo a me e lui mugugna qualcosa prima di fissarmi con due enormi occhi nocciola confusi.

Ha tutti i capelli spettinati.

“Buon giorno” lo saluto con un sorriso che spero sembri allegro.

Lui mi sorride a sua volta “Credevo di averti solo sognato...” mi dice arrossendo.

Arrossisco anch’io perchè pronuncia queste parole con il tono intimo che si usa per un amante, perchè le ha sussurrate così vicino alle mie labbra che posso sentire il suo respiro accarezzarmi le guance.

Deve aver notato il mio imbarazzo perchè mormora un “Scusa...” e si allontana da me.

 

Pow Hanamichi

Stupido, stupido, stupido!

Ma non ho resistito... quando mi sono svegliato tra le sue braccia e ho visto quei suoi occhi blu così dolci fissi su di me e poi.... poi quel buongiorno sussurrato e quel sorriso solo per me.

Mi è sfuggita una frase poco adatta alla situazione e lui è arrossito.

Non lo devo considerare il mio ragazzo!

Lui sta con me perchè sa che sto morendo..

Perchè vuole accondiscendere al mio ultimo desiderio, non perchè mi ama...

Provo una fitta al cuore che non è dovuta alla malattia.

Mi porto una mano al petto posandola su quest’organo dispettoso che mi sta facendo impazzire...

Che cosa?

Che cosa devo fare?

 

Pow Rukawa

Stupido, stupido, stupido!!!!

L’ho ferito senza volerlo.

Ho visto un lampo di dolore negli occhi scuri prima che si alzasse e uscisse dalla stanza.

Mi alzo in fretta a mia volta, seguendolo, e quello che vedo mi strappa il respiro dai polmoni.

I capelli arruffati che gli coprono l’espressione del volto, Hana sta in piedi a piedi nudi nel corridoio il pigiama spiegazzato sul corpo muscoloso.

 

Tiene una mano alzata posata sul....

 

“Hana!” lo grido precipitandomi da lui quando lo vedo stringere la stoffa del pigiama all’altezza del petto.

Kami fa che non abbia un attacco...

Ti prego non fargli del male..

Ti prego farò tutto quello che vuoi ma non fargli del male...

 

Pow Hanamichi

Alzo il capo stupito nel sentire la sua voce carica di panico.

Si precipita da me abbracciandomi preoccupato.

Deve aver frainteso il mio gesto.

La paura che leggo nei suoi occhi e come un balsamo per me.

Forse è vero non mi ama  però si preoccupa per me, e gentile con me...

“Sto bene Kaede non è niente..”

“Sicuro..” mi chiede pallido “...non vuoi che chiami un medico?”

gli sorrido rassicurandolo.

“Sto bene.”

“Ma sei sicuro, sicuro? Magari ti porto all’ospedale per una visita di controllo....”

Oh kami ma quanto è apprensivo il volpino!!!

“Kistune ti devo dare un pugno per dimostrarti che non ho niente?”

“Hn” borbotta ma sembra che si sia tranquillizzato.

Facciamo colazione insieme con un po’ di latte e cereali.

Mi scuso con lui ma non ho molto nel frigorifero.

Lui scuote le spalle dicendomi che di solito non fa nemmeno colazione.

Lo guardo stupito. “Ma come la colazione è il pasto più importante della giornata!!” lo rimprovero ripetendo quelle parole che mi madre mi urlava nelle orecchie tutte le mattine.

Lui scuote le spalle.

“Colazione si quando ci si sveglia e io mi sveglio solo prima degli allenamenti di basket.”

Lo fisso sconvolto per un secondo prima di cominciare a ridere.

Bhe almeno è sincero, penso mentre mi chino in due tenendomi la pancia cercando invano di smettere.

“Do’hao!” mi rimprovera esasperato alzandosi da tavola e fissandomi con le mani sui fianchi.

Ha un’espressione così buffa sul viso che ricomincio a ridere come un pazzo battendo i pugni sul tavolo.

 

Pow Rukawa

Lo fisso mentre è piagato in due dalle risate.

E’ così bello vederlo ridere.

Così coinvolgente la sua allegria.

Comincio a ridere anch’io asciugandomi una lacrima furtiva che mi aveva attraversato la guancia prima che lui la noti.

Non voglio che mi veda piangere di nuovo.

Eppure mentre rido con lui e questo suono riempie questa piccola cucina arredata con calore...

il cuore....

Il cuore mi fa male.....

 

Pow Hanamichi

Quando usciamo di casa ci accorgiamo che siamo in ritardo pazzesco.

“Cavoli volpaccia per colpa tua il tensai sarà sbattuto fuori dalla classe un’altra volta!”

brontolo mentre mi lancio di corsa per la strada.

Pochi secondi più tardi sento i passi della volpe a fianco a me, ma con mia grande sorpresa mi sorpassa e mi sbarra la strada.

Lo fisso non riuscendo a comprendere che diavolo gli prende.

 

Pow Rukawa

Abbiamo fatto tardi e quando usciamo di casa ce ne accorgiamo subito.

Borbotta qualcosa sul fatto che è colpa mia prima di cominciare a correre.

 

Ma dico che fa è impazzito?

Nelle sue condizioni si mette a correre!!!

 

Mi fiondo dietro di lui superandolo e bloccandogli la strada.

“Che diamine stai facendo!” gli grido in faccia preoccupato e furioso.

Dopo che ha quasi avuto un attacco stamattina!!!

Lui mi fissa confuso come se non capisse.

“Ma...ma...”

“Non devi affaticarti!” lo rimprovero prima di lasciarlo parlare.

Lui mi fissa sorpreso per alcuni secondi prima che un sorriso splendido gli incurvi le labbra.

“Ti preoccupi per me?” mi chiede.

Sono troppo agitato per notare il suo tono malizioso.

“Certo che mi preoccupo per te do’hao!” grido facendo voltare alcuni passanti ignari.

Arrossisco nel momento stesso in cui finisco di pronunciare la frase.

Lui mi sorride di nuovo.

“Gli attacchi non solo legati allo sforzo fisico Kaede, anzi secondo i medici fare palestra mi aiuta se non esagero.”

Lo fisso poco convinto e lui alza gli occhi al cielo esasperato.

 

Pow Hanamichi

Non lo facevo così apprensivo.

Non che non mi faccia piacere, anzi.

E’ bellissimo vedere come si preoccupa per me però c’è un limite a tutto!!

Alzo gli occhi al cielo osservando le nuvole candide.

Penso proprio che lui e la mamma andrebbero d’accordo.

Gli spiego quello che mi hanno detto i dottori quando ho chiesto se potevo continuare a giocare a basket ma sembra poco convinto.

Bhe pazienza tanto ormai anche correndo non arriveremmo in orario.

Lo prendo per mano e comincio a trascinarlo verso scuola.

 

Pow Rukawa

Viene a cercarmi nella pausa pranzo e mangiamo insieme in terrazzo.

Non parliamo molto ci limitiamo a stare seduti uno di fianco all’altro.

Quando ha terminato di mangiare lo vedo sollevare lo sguardo verso il cielo.

A che cosa stai pensando Hana?

Il tuo sguardo è così lontano...

Così triste....

Mi hai già abbandonato.

Gli metto un braccio intorno la vita e lo stringo a me.

“Non pensarci Hana...” mormoro dolcemente.

Lo so che è impossibile... lo so...

Anch’io non riesco a fare a meno di pensarci...

“L’ho sempre saputo...” sussurra appoggiando il capo sulla mia spalla.

“Al funerale di mio nonno e poi a quello di mio padre avvertivo gli sguardi degli altri su di me...

E sapevo...

Sapevo che era solo questione di tempo....

Ne avrei voluto di più...”

La sua voce s’incrina e io lo abbraccio di nuovo.

Posso fare solo questo...

Perchè dannazione....

Perchè.....

 

Pow Hanamichi

E’ arrabbiato ed è triste....

Lo so come si sente...

Anch’io mi sento così quando ci penso....

Mi ha chiesto di non pensarci....

Eppure ogni volta che esco all’aria aperta sento il cielo sopra di me come se mi chiamasse e ogni volta che guardo verso l’alto....

Sembra sempre più vicino....

 

Ci ritroviamo agli allenamenti, passa metà del tempo a controllare ogni cosa che faccio, devo stare attento a tutto quello che dico e a come mi muovo perchè non appena mi sfugge una smorfia di dolore fosse anche solo perchè ho messo giù male un piede dopo un rimbalzo lui si materializza al mio fianco con un’espressione corrucciata negli occhi e io devo trattenermi dallo sorridere per tanta premura.

Sembra che comunque  io sia l’unico a notare il suo comportamento strano.

Meglio così perchè non ho intenzione di dire niente agli altri.

Sarebbe troppo doloroso per loro e per me se sapessero...

 

Le giornate passano tutte uguali eppure per me tutte speciali.

 

Lui mi è sempre accanto e questo mi rende immensamente felice nonostante possa percepire con precisa freddezza ogni singolo minuto che scatta portandosi via un frammento della mia vita.

Passiamo le giornate tra l’allenamento e la scuola.

Avrei potuto smettere con entrambi ma per fare cosa?

Girare il mondo?

Provare tutte le esperienze che non ho fatto?

Tutto quello che voglio è un po’ di pace e il calore del suo abbraccio....

 

Facciamo delle passeggiate nel parco, usciamo per bere qualcosa ma il più delle volte restiamo in casa a guardare la tv perchè la sera la stanchezza mi avvolge come una coperta e mi sento improvvisamente debole.

Kaede ha spiegato la situazione ai suoi genitori e si è trasferito da me. Sembra che anche lui vivesse praticamente da solo. Suo padre è medico mentre sua madre vive a Tokyo. Sono divorziati ma non ne so molto. Non gli piace parlarmi della sua famiglia e a quanto pare gli piace di più vivere qui con me che non nella sua lussuosa casetta nel quartiere ricco.

La cosa mi rende immensamente felice anche se so che non è carino da parte mia pensarla in questo modo.

Ho imparato a conoscerlo meglio e ho dovuto correggere alcune impressioni che mi ero fatto di lui scoprendo nuove cose. E ora, lo amo ancora più di prima anche se ho smesso di ripeterglielo in continuazione. S’imbarazza quando glielo dico anche se mi sorride in quel modo dolce che manda il mio povero cuoricino stanco a fare le capriole.

 

Sono passate tre settimane da quando lui è qui con me e oggi mentre eravamo fuori in giardino a gustarci gli ultimi raggi di questa bella domenica, mentre Keade studiava inglese e io scopiazzavo impunemente i suoi esercizi di matematica, ho avuto un attacco.

Ho avvertito il dolore al petto trapassarmi le costole come se qualcuno ci avesse piantato un pugnale dentro.

Ho mentito a Kaede.

La verità è che fa male, dannatamente male.

Il respiro mi è diventato pesante in un attimo mentre aprivo e chiudevo la bocca come un pesce fuor d’acqua alla ricerca di un po’ d’ossigeno che non ne voleva sapere di entrare nei miei polmoni.

Mi è sfuggito un rantolo e Kaede ha alzato il volto dal libro che stava leggendo togliendosi le cuffiette con la lezione d’inglese.

Non appena ha capito che cosa stava succedendo è come impazzito.

Si è fiondato in casa a prendere le medicine, mi ha fatto stendere sull’erba e continuava a ripetere: respira, respira, respira.

Come se fosse stato facile.

Non so come ha fatto a farmi prendere le medicine ma alla fine il dolore ha cominciato a scemare e seppur con difficoltà lui mi ha preso in braccio e mi ha messo a letto.

Adesso e qui steso accanto a me che dorme.

Lancio un’occhiata all’orologio e mi accorgo che è tardissimo.

Per forza che si è addormentato.

Mi dispiace di averlo fatto preoccupare.

Emetto un flebile sospiro e lui scatta a sedere fissandomi preoccupatissimo.

Mi sforzo di sorridergli e lui allunga una mano per accarezzarmi il volto.

“Mi hai fatto prendere un colpo!!”  brontola dolcemente.

“Veramente il colpo l’ho fatto io..” gli mormoro cercando di scherzare.

Lui mi fulmina con un’occhiataccia mormorando un “do’hao” prima di regalarmi un sorriso.

“Ti preparo qualcosa da mangiare visto che hai saltato la cena...” dice alzandosi e stiracchiandosi prima di uscire dalla porta della camera.

 

Pow Rukawa

Appena mi sono chiuso la porta alle spalle comincio a piangere.

Mi allontano quando mi sfugge un singhiozzo mentre mi dirigo in cucina passandomi una mano sulle guance per cancellare le lacrime.

Credevo d’impazzire oggi pomeriggio quando l’ho visto con le mani strette intorno al petto e il respiro così affannoso.

Non so dove ho trovato la presenza di spirito di fare tutto correttamente.

Poteva morirmi tra le braccia e ora che è salvo la consapevolezza che comunque lo perderò mi spezza l’anima.

In queste tre settimane ho scoperto un infinità di cose su di lui.

Ho scoperto che la sua sbruffonaggine nasconde un insicurezza simile alla mia.

Ho scoperto che ha un cuore d’oro e che in più di un’occasione quando l’abbiamo criticato perchè saltava gli allenamenti lui era impegnato ad aiutare qualche amico in difficoltà.

Ho anche avuto modo di conoscere la sua armata e nonostante il casino generale che combinano ogni volta che si muovono sono dei bravi ragazzi.

Uscire con loro aiuta Hana a ritrovare il suo buon umore.

Mi hanno accolto con calore come se fossi sempre stato un loro amico.

E’ una cosa inconcepibile per una persona diffidente come me.

Alcune sere fa quando io e Mito siamo andati al banco del locale dove ci siamo fermati a mangiare, a prendere le ordinazioni, mentre il rossino e Takamija si litigavano una polpetta di riso, Yohei mi ha sorriso e mi ha ringraziato.

Ha ringraziato me....

 

Come se io potessi davvero fare qualcosa per lui.

 

La teiera fischia distraendomi dai mie pensieri.

Mi lavo il viso sul lavandino prima di mettere the e biscotti al cioccolato su un vassoio e tornare di sopra.

Hana è appoggiato ai cuscini che sfoglia una rivista con poco interesse.

Lo so che non è rimasto disteso perchè ha paura di addormentarsi se non ci sono io vicino a lui.

Me l’ha detto qualche giorno addietro.

Questa fiducia che ripone su di me è incredibile e pensare che un mese fa se qualcuno mi avesse detto che avrei scambiato più di due parole in modo civile con Sakuragi gli avrei riso in faccia.

Poso il vassoio sul comodino sedendomi accanto a lui.

Ha il volto un po’ tirato dal dolore di questo pomeriggio e gli occhi segnati.

Gli sfilo il giornale dalle mani e mi chino a sfiorargli le labbra con le mie.

 

Pow Hanamichi

Mi ruba il giornale dalle mani e sto per dirgli qualcosa quando si china e mi bacia.

Accidenti non me ne sono nemmeno accorto!!

Oggi pomeriggio sono morto e adesso sono già in paradiso.

Però guarda che carini mi hanno procurato un Rukawa anche qui, come sono premurosi.

Lui mi fissa le gote leggermente arrossate e mi sorride dolcemente.

 

Gli sorrido anch’io.

Mi rendo conto che questo leggero sfiorarsi di labbra non ha il significato che mi piacerebbe dargli.

Che è tutto quello che può darmi...

Vorrei che capisse....

Perchè ora non riesco a parlare...

Vorrei che sapesse che capisco e lo ringrazio...

“Grazie....” mormoro e lui mi sfiora il viso con le labbra gli occhi blu fissi nei miei.

 

Pow Rukawa

Non ha frainteso il mio gesto.

Mi dispiace Hana... mi dispiace davvero perchè non posso amarti come vorrei...

Come meriteresti di essere amato da me...

Però questo bacio...

Concedimelo...

Come pegno del sentimento che ora ci lega...

Forse più forte dell’amore stesso...

 

Mi ringrazia e io gli accarezzo il volto dolcemente.

 

“Bevi un po’ di the ora...” gli mormoro per spezzare questo silenzio porgendogli la tazza.

Lui la sorseggia fissando lo sguardo sul liquido ambrato e io rimango accanto a lui ad osservarlo senza far rumore finchè lui non solleva il capo con un delicato sorriso.

Sembra così fragile ora...

Non avrei mai pensato di trovare Hanamichi...

Hanamichi Sakuragi il teppista...

La testa rossa...

Lo scimmione....

 

....fragile....

 

“Sono così interessante kistune?” mi chiede e io annuisco mentre un sorriso si fa largo nella mia mente.

“Riesci a sporcarti anche bevendo il the” gli dico.

E’ vero si è macchiato però...

 

... non è da me scherzare così.

 

Non ricordo nemmeno l’ultima volta che ho fatto una battuta eppure...

...non so è strano... è come se agissi per riflesso a lui...

... quando lui scherza... io l’ascolto in silenzio...

.. se lui sta in silenzio... io scherzo....

Mi viene naturale.

“Teme Kistune come osi!!!” tuona lanciandosi su di me dimentico della tazza...

 

Risultato?

 

Mi ritrovo bagnato dalla vita in giù.

 

E il the era decisamente bollente!!

Scatto in piedi imprecando mentre lui cerca di scusarsi e di soffocare le risate contemporaneamente.

Prende un fazzoletto di carta da una scatola che sta sul comodino e comincia a tamponarmi l’inguine nel tentativo di asciugarmi.

 

Pow Hanamichi

Mi blocco pochi secondi dopo aver cominciato ad asciugarlo rendendomi conto di cosa sto facendo.

Credo che il mio viso abbia assunto la stessa tonalità dei miei capelli.

Ritiro la mano in fretta mormorando un “Scusa...” impacciato.

Anche lui è arrossito.

Fissa prima me e poi i suoi pantaloni.

Poi di nuovo me e...

Sorride...

Anzi...

 

Ride!!!

 

Il maledetto ride!!!

Ride del mio imbarazzo, della situazione assurda in cui ci troviamo, dello stato pietoso in cui è.

Cavoli sembra che se la sia fatta addosso....

Comincio a ridere anch’io.

Rido così tanto che sento le lacrime agli occhi.

 

Lo amo...

Lo amo così tanto...

 

“Mi mancherai...”

 

Pow Rukawa.

Si asciuga una lacrima che gli è scivolata lungo la guancia mentre cerca di calmare il respiro accelerato per le risate.

“Mi mancherai...” sussurra.

Così piano che faccio quasi fatica a sentirlo mentre anche il mio riso si placa.

“Hana....” torno a sedermi sul letto e prendo il suo viso tra le mani per posargli un bacio sulla fronte.

Lui chiude gli occhi e io gli accarezzo il volto stanco.

“Anche tu mi mancherai do’hao...” mormoro piano stringendolo a me.

“Baka kistune...” mi soffia contro la spalla più per abitudine che per altro.

“Non chiamare più nessuno così...” mi prega.

Avverto il calore delle lacrime che mi bagnano il petto...

“Non lo farò...” prometto avvolgendo le mie braccia attorno a lui...

Sorride dolcemente il capo appoggiato alla mia spalla mentre le sue lacrime scivolano sulla mia maglia macchiandola irrimediabilmente all’altezza del cuore.

 

 

fine.....                                             

 

 

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