Limoncello                                                            Back to FanFic  Back to Home

 

 

“Buon sabato pomeriggio Kitsune!”

Hanamichi aprì il cancelletto metallico, percorrendo, poi, a grandi passi il vialetto d’ingresso, sul volto un sorriso splendente rivolto alla magnifica creatura mora che, appoggiata con grazia indolente al portone d’ingresso, lo fissava a braccia conserte, una luce velatamente minacciosa nelle iridi turchine.

“Hn...” sbottò l’interpellato scostandosi con un movimento fluente, per lasciar entrare in casa quel turbine di rumori, colori e confusione che s’identificava nel numero dieci dello Shohoku.

“Non ci crederai mai kitsune!” esclamò il rossino togliendosi le scarpe per riporle in un angolo dell’ingresso “C’era una vecchietta sull’autobus che ci ha fatto perdere venti minuti buoni perchè LEI” disse sottolineando il pronome con uno sventolio delle braccia e conseguente volteggiamento nell’aria del lungo nastro rosso del pacchetto regalo che teneva nella mano “...aveva sbagliato mezzo e quindi secondo la SUA opinione l’autista doveva riportarla alla fermata!!” continuò a brontolare deponendo il regalo sul piccolo mobiletto d’ingresso, vicino al telefono.

“Ci pensi?” chiese entrando in cucina, aprendo il frigorifero  “E non voleva proprio sentire ragioni, sai?!” disse con gli occhi sgranati dallo stupore, appoggiando il borsone sportivo a terra per poi aprire con sicurezza la terza anta della credenza e prendere un bicchiere da quelli ordinatamente dispostovi.

“Sono stanchissimo!!” sbottò lasciandosi cadere su una delle sedie che circondavano il piccolo tavolo rotondo “Ho fatto tutta la strada da qui alla fermata di corsa!!” sospirò versandosi un’abbondante dose di succo di frutta.

“Prego... fa come se fossi a casa tua...” mormorò ironico Rukawa, osservandolo bere avidamente, approfittando di quell’attimo di ritrovato silenzio.

Hanamichi arrossì deponendo il bicchiere ormai vuoto.

“Avevo sete...” tentò di giustificarsi con le guance lievemente arrossate.

“L’ho notato..” sussurrò Kaede divertito, avvicinandoglisi con passo felino.

Il rossino si ritrasse impercettibilmente sulla sedia quando l’altro posò le mani ai lati dello schienale, intrappolandolo nel suo abbraccio.

“Sei in ritardo...” mormorò il moretto, chinandosi a soffiarglielo in un orecchio, piantando gli occhi blu nei suoi per un lungo istante prima di sollevarsi un po’ e posargli un bacio sulla nuca, affondando per un momento la punta del naso in quella massa di seriche ciocche scarlatte.

Hanamichi emise un lieve sospiro rilassandosi tra le sue braccia, fortunatamente non sembrava poi tanto arrabbiato.

“Non si mette fretta ai geni non lo sai?” gli chiese divertito.

“Do’aho...” sbuffò l'asso dello Shohoku prima di scioglierlo dall’abbraccio, prendendo la sacca che il rossino aveva abbandonato a terra “Vieni mettiamo questa roba di sopra...” disse avviandosi verso le scale che conducevano alle camere.

Hanamichi ripose il bicchiere nel lavello e il succo nel frigorifero prima di correre appresso al compagno, lanciando qualche occhiata alla casa silenziosa.

“I tuoi sono già partiti?” chiese distrattamente mentre salivano le scale.

“Stamattina alle cinque..” mormorò Rukawa coprendo uno sbadiglio con la mano candida, gli veniva sonno solo al pronunciare quell’ora antelucana.

“Naoko?” chiese ancora il rossino mentre l’altro entrava nella sua stanza depositando la sacca a terra, accanto alla scrivania.

“Mia sorella è al club...” gli rispose Kaede voltandosi verso di lui “...tornerà quando noi saremo già usciti...” lo informò appoggiandosi al mobile, fissando gli occhi blu in quelli dell’amante.

“Dunque...” mormorò Hanamichi arrossendo, cercando di sfuggire a quello sguardo scuro “...siamo soli...” sussurrò.

Rukawa piegò le labbra in un piccolo sorriso “Do’aho...” soffiò con tenerezza raggiungendolo con pochi passi “Che cosa c’è?” gli chiese piano, mettendogli due dita sotto il mento per obbligarlo delicatamente a sollevare il viso, così da poterlo fissare negli occhi.

“E’ che così.... è strano!!” borbottò il rossino imbronciato.

Kaede rise sommessamente appoggiandogli le mani sui fianchi, attirandolo a se quel poco necessario a far combaciare i loro corpi “Cosa è ‘strano’?” gli chiese accarezzandogli le anche con dita leggere.

Sakuragi rabbrividì, sollevando le braccia per allacciargliele alle spalle.

“Programmare quando fare l’amore...” sussurrò con le guance rosse d’imbarazzo.

Il moro si chinò su di lui sfiorando con un bacio lieve la gota arrossata e calda.

“Lo sai come la penso...” mormorò facendogli scorrere le mani su, sulla schiena, stringendolo a se.

Hanamichi affondò il capo nella sua spalla inspirando il suo profumo “Lo so...” mormorò mentre un sorriso gli incurvava le labbra al ricordo.

 

Flash back

 

Hanamichi ansimò pesatamente, tendendosi contro il corpo di Rukawa.

“Kaede...” supplicò con voce irriconoscibile.

Il moretto lo sorreggeva con il braccio sinistro mentre il destro si frapponeva tra i loro corpi sparendo, giù, tra le sue gambe.

Sakuragi tremò violentemente soffocando un grido contro la spalla del compagno che dovette affrettarsi a stringerlo a se per sorreggerlo dato che l’altro si era improvvisamente accasciato contro di lui.

La porta del bagno a cui era appoggiato il numero undici, scricchiolò sinistramente ma resse.

 

Era suonato l’intervallo da poco quando Rukawa era andato a prendere il rossino in classe, trascinandolo lì.

Erano insieme ormai da quasi due mesi ed erano amanti da pochi giorni ma ancora tra loro non c’era stato quel fatidico scambio di parole che ne facesse degli innamorati.

'Per il momento va bene così', si diceva Hanamichi.

Era certo che per Rukawa non fosse un gioco.

Era troppo gentile, troppo premuroso e attento perchè fosse solo una sbandata.

 

E poi... quando solo qualche giorno prima avevano fatto l’amore...

Nella stanza della volpe, sul suo grande letto all’occidentale...

Aveva avuto finalmente la risposta alle domande che ancora il suo animo gli poneva...

 

Lo amava.

 

Amava quella volpe indisponente e silenziosa come non credeva che avrebbe potuto amare mai.

E per il momento gli era sufficiente.

Stare con colui che amava era già più di quanto avrebbe potuto sperare dopo ben cinquanta rifiuti.

E con il tempo... con il tempo sarebbe riuscito a farsi ricambiare dal suo algido ragazzo.

Era o non era il Tensai?

 

“Do’aho...?” lo chiamò piano l’oggetto dei suoi pensieri scostandogli dolcemente una ciocca rossa dalla fronte sudata.

Hanamichi si godette quella carezza gentile, cercando di riprendere fiato, prima di sollevare lo sguardo affondando negli occhi incredibilmente scuri del volpino.

"Ru io...” sussurrò piano, cercando il coraggio per dirgli quello che voleva.

 

Il membro del suo amante premeva bisognoso di soddisfazione contro la sua coscia.

 

Hanamichi non aveva mai dovuto chiedere nulla a Rukawa.

Il volpino l’aveva toccato, baciato, accarezzato sempre con dolcezza e rispetto.

Aveva aspettato senza mettergli fretta, anche quando, Sakuragi se n’era accorto, il volpino di fretta ne aveva.

Più di una volta l’aveva visto fermarsi, trattenersi, mutare baci appassionati in morbide rassicurazioni soltanto perchè l’aveva sentito irrigidirsi o ritrarsi un po’.

Avevano cominciato ad incontrarsi a casa sua, ad approfondire il contatto sempre di più solo quando Hanamichi aveva cominciato ad affidarsi totalmente a lui, passo dopo passo...

 

Finchè quel pomeriggio di alcuni giorni prima il rossino gli aveva chiesto di non fermarsi.

 

Rukawa era stato gentile e attento, aveva dimostrato una dolcezza che Hanamichi non si era aspettato.

Certo non pensava che la volpe gli sarebbe saltata addosso come un animale in calore ma, alla fin fine, credeva si trattasse soltanto di soddisfare un bisogno.

 

Di provare piacere insieme.

 

Fare l’amore con lui era stato stupendo.

Aveva creduto di toccare un cielo con un dito quando, passato il dolore iniziale, Rukawa aveva cominciato a muoversi dentro di lui.

 

Quello che non si aspettava era stato il... dopo.

 

Erano esausti tra le lenzuola sfatte quando Kaede aveva cominciato a coccolarlo.

Hanamichi lo aveva fissato con gli occhi sgranati per la sorpresa.

Non si aspettava che dopo aver fatto l’amore si alzasse e se ne andasse ma si sarebbe ritenuto più che soddisfatto anche dal poter, semplicemente, riposare tra le sue braccia.

Invece la volpe... quella volpe che sembrava così fredda e distante... l’aveva accarezzato con tenerezza, l’aveva ricoperto di soffici baci leggeri, l’aveva sfiorato con la punta delle dita, piano, delicatamente, venerando la pelle che prima aveva segnato con passione, riverendo con delicatezza quel corpo che aveva posseduto con forza solo pochi istanti prima, nei suoi occhi blu una luce così calda e gentile che senza nemmeno rendersene conto Hanamichi aveva cominciato a piangere.

 

Non gli era mai capitato...

Piangere di gioia....

Davvero, non gli era mai capitato....

 

Ma d’altronde non gli era mai nemmeno successo di amare qualcuno come amava quella creatura magnifica e silenziosa.

 

Per quel motivo, in quel bagno stretto e scomodo, Sakuragi prese la  mano del suo amante accompagnandosela alle labbra.

 

Rukawa lo fissò ipnotizzato succhiargli le dita, ad una ad una, facendo scorrere la lingua tra esse con impacciata sensualità, prima di lasciarle libere e sollevare un po’ il bacino, spingendolo contro il suo.

Sperava che capisse senza doverglielo spiegare perchè sarebbe morto prima di riuscire a dirgli una cosa del genere.

Il bagno non era certo il luogo ideale per fare l’amore e probabilmente non sarebbe stato così bello come la prima volta ma... voleva fargli capire che per lui era disposto a quel piccolo sacrificio.

 

Tuttavia Rukawa non si mosse.

 

“Possiamo... possiamo anche..” mormorò Hanamichi, mordendosi le labbra in imbarazzo.

Non riusciva davvero a pronunciare ad alta voce una cosa simile.

Ma il moretto scosse piano il capo “No...” sussurrò “non così...” disse accarezzandogli il viso con la punta delle dita, obbligandolo ad incatenare il suo sguardo al proprio “....non voglio ‘scoparti’” mormorò piano.

Hanamichi lo fissò incredulo per un momento e il moro gli sorrise dolcemente “Do’aho... non hai ancora capito...?” sussurrò conducendo la sua mano tra le proprie gambe.

“Toccami..” gli soffiò all’orecchio e Sakuragi annuì, cercandogli la bocca con la propria in un lungo bacio prima di far scivolare la mano sul suo sesso, accarezzandolo piano, facendo scorrere le lunghe dita abbronzate su di lui, il respiro del volpino che si infrangeva contro il suo collo.

Aumentò il ritmò spingendo il moretto a tendersi contro di lui finchè non lo sentì inarcarsi e liberare un lungo gemito contro il suo orecchio.

“Kit... se gemi così mi farai eccitare di nuovo....” ansimò Hanamichi con voce roca “..e non usciremo più da questo bagno!!” scherzò.

Rukawa sollevò il volto dal suo collo, i capelli arruffati a velargli le iridi lucenti, regalandogli un lieve sorriso malizioso “Eri tu quello che mi sospirava contro... prima..” gli ricordò malizioso sfiorandogli le labbra con un bacio.

“Stupida volpaccia..” mormorò il rossino piano, accarezzandogli una guancia arrossata con il pollice.

“Do’aho..” gli rispose a tono, Rukawa, prima di chiudergli definitivamente la bocca con la propria.

Sprofondarono in un lento, dolce, bacio finchè non dovettero separarsi per respirare.

Hanamichi si appoggiò a lui strofinando il capo contro la sua spalla e Rukawa gli passò le dita tra i capelli rossi, in una lenta, tranquilla, carezza.

 

“Ti amo...”

 

Hanamichi sollevò il viso di scatto fissandolo con occhi enormi.

Il suo volpino...

Il suo volpino aveva appena detto...

 

“Non l’avevi ancora capito?” gli chiese dolcemente Rukawa, sfiorandogli le labbra socchiuse per lo stupore con le proprie.

“Sei proprio un do’aho...” lo prese dolcemente in giro sollevando una mano per raccogliere una lacrima che era scivolata silenziosa lungo la gota abbronzata del suo ragazzo.

“Baka kitsune...” sussurrò con voce rotta il rossino mentre un sorriso gli illuminava il volto di gioia “...anch’io ti amo ..” mormorò piano affondando nel calore del suo abbraccio, stringendolo con forza a se.

 

....

 

“Dai vieni..” la voce di Rukawa che lo chiamava lo riscosse dai suoi ricordi.

Il volpino si allontanò da lui e sedutosi sul letto, gli tese una mano per invitarlo a fare lo stesso.

Hanamichi lo raggiunse lentamente sempre più in imbarazzo.

Sentiva l’aspettativa crescere nel petto insieme al battito veloce del suo cuore.

Ormai aveva perso il conto delle volte in cui si erano amati ma... era banale da dire ma..  ogni volta l’imbarazzo aveva il sopravvento su di lui.

Ogni volta che si sdraiavano nudi su quel letto che li aveva accolti, allacciati, quel giorno ormai lontano...

Ogni volta che Rukawa lo fissava con quello sguardo... avvolgente... lui non poteva fare a meno di sentirsi ardere.

 

“Se fai così mi viene voglia di violentarti..” scherzò il volpino, affascinato dallo sguardo basso e dalle guance così innocentemente scarlatte del compagno,  prima di afferrarlo per una mano e tirarlo sul letto, spingendolo contro il materasso.

Con un unico movimento si sedette sul suo bacino, intrappolandolo sotto di se, gli occhi blu due pozze scintillanti di malizia a cercare quelli del compagno.

“Baka kitsune!!” sbottò Hanamichi fissandolo con sguardo fiammeggiante e Rukawa sorrise soddisfatto.

 

Quella era la luce che gli piaceva vedere nei suoi occhi quando erano assieme.

Quella luce viva, splendente, scintillante di sfida.

 

“Eri così impacciato...” mormorò prendendolo dolcemente in giro “..ti ricordi la prima volta..?” gli chiese godendosi il volto del suo amore che diventava rosso aragosta.

“Tremavi come una foglia...” continuò il moretto mentre saliva a slacciare i primi bottoni della sua camicia.

“Non è vero!!” protestò vivacemente il rossino senza riuscire a trattenere un brivido quando le dita candide sfiorarono la sua pelle calda nel liberare dall’asola il piccolo cerchietto di madreperla.

“Tremi anche adesso..” gli fece notare candidamente il volpino, muovendosi delicatamente sul suo bacino, facendo strofinare piano i loro ventri.

Hanamichi mugolò un insulto appoggiando le mani sulle anche della volpe per approfondire quel contatto che gli mandava una serie di scariche elettriche lungo la spina dorsale mentre il compagno finiva di slacciargli la camicia lasciando che i due lembi bianchi si accasciassero ai lati del suo petto muscoloso, rimanendo poi a fissarlo per un lungo istante.

Rukawa sfiorò quella colata d’oro fuso con delicatezza, facendo scorrere le punte delle dita su quella pelle calda e lucente che si alzava e si abbassava in fretta prima di allargare le dita, strofinando con il palmo un capezzolo scuro e Hanamichi inarcò la schiena, socchiudendo le labbra per liberare un flebile ansito che si spense in un sospiro lieve nell’aria che andava scaldandosi.

“Sei diventato sensibile...” soffiò piano Rukawa, con morbida meraviglia, chinandosi in avanti su di lui.

Gli sfiorò le labbra con le proprie, appoggiando i gomiti ai lati delle sue braccia per non gravarlo con il suo peso, e non dargli la soddisfazione di far combaciare i loro petti, accogliendo la lingua del compagno che aveva sollevato la testa per cercare le sue labbra, impaziente.

Hanamichi lasciò ricadere la testa sul materasso quando i muscoli del collo brontolarono infastiditi affondando lo sguardo liquido in quello sempre più scuro del compagno.

“E’ colpa tua...” gli soffiò piano strofinando la schiena contro il materasso per sistemarsi meglio sotto di lui.

Kaede trattenne il fiato quando il compagno allargò le cosce in un muto, fin troppo chiaro, invito.

“Abbiamo tempo..” mormorò adagiandoglisi accanto, negandogli il suo calore, deciso a giocare ancora un po’ con lui.

Il rossino lo fissò torvo mettendosi su un fianco, per fronteggiarlo imbronciato, e il moretto allungò il viso per sfiorare con le labbra quelle arrabbiate del numero dieci, disegnandone il contorno con la lingua finchè esse non si arresero a lui con un sospiro.

Allungò allora la mano facendo correre le dita sul suo sterno seguendone la linea lentamente, passando tra gli addominali scolpiti per poi disegnare piccoli cerchi attorno al suo ombelico.

Hanamichi tese la schiena con un gemito sottile e Rukawa ne approfittò per lasciare che le sue dita affondassero sotto il tessuto dei pantaloni.

“Non avevi detto che c’era tempo?” ansimò Sakuragi divertito, afferrando il polso candido dell’amante e allontanandolo da se.

Rukawa gli scoccò un’occhiataccia che il rossino accolse con un sorrisetto soddisfatto prima di mettersi a sedere sul materasso, allontanandosi da lui.

Con una disinvolta scrollata delle spalle, lasciò che la camicia gli scivolasse lungo le braccia abbronzate prima di gettarla a terra con indifferenza, lo sguardo fisso in quello blu del compagno.

Un lieve sorriso gli incurvò le labbra mentre, proprio come aveva fatto Rukawa, poco prima, gli si metteva a cavalcioni prendendo la sua maglia nera, sfilandola delicatamente dai pantaloni.

“Alza le braccia...” ordinò deciso ma il volpino non si mosse, regalandogli un’occhiata maliziosa.

“L’ultima volta mi hai quasi staccato la testa..” gli ricordò più divertito che preoccupato.

Hanamichi divenne violaceo per un momento prima di cominciare a gridare “E’ stata colpa tua! Ti sei comprato una maglia con il collo così stretto!! Che ne potevo sapere io!!” protestò vivacemente, lo sguardo assassino e le guance in fiamme.

Rukawa scosse il capo rassegnato “E va bene do’aho...”  mormorò alzando le braccia per poi lasciarle ricadere dietro la propria testa con un sospiro languido, inarcando un po’ la schiena per accompagnare il movimento.

Hanamichi inspirò bruscamente, sentendo il proprio membro tirare pericolosamente la stoffa dei jeans alla vista di quell’angelo dalle iridi maliziose che gli si offriva con sospetta arrendevolezza.

“Allora...?” lo stuzzicò il volpino, sollevando un po’ il ventre per colpire delicatamente il sesso teso del rossino, che torreggiava immobile su di lui.

Hanamichi gli regalò un’occhiata incendiaria prima di stringere con forza il tessuto scuro tra le mani e cominciare a sfilarlo con attenzione.

L’ultima volta nell’impeto di spogliare la sua volpetta aveva strattonato la maglia con troppa forza e l’aveva quasi strozzato...

Arrossì furiosamente al ricordo liberando con delicatezza il capo del compagno dall’indumento prima di gettarlo a terra.

“Visto!” si esaltò “Sono un tensai anche in questo!!” disse soddisfatto di se.

Rukawa lo fissò con gli occhi blu lucenti, i capelli corvini sparsi sulle lenzuola candide in languide ciocche scure, emettendo un lieve sospiro sconsolato.

“Tensai...” mormorò ironico “...vediamo come te la cavi con i pantaloni adesso...” lo istigò, sollevando il bacino per invitarlo a muoversi.

Hanamichi lo folgorò con un’occhiataccia prima che un lampo dorato gli illuminasse lo sguardo.

Con minacciosa lentezza un sorrisetto tese le sue labbra mentre Rukawa sollevava un sopracciglio preoccupato.

 

Che diamine passava per la testa del suo ragazzo?

Quel ghigno sadico non gli piaceva per niente.

 

“Hana...?” cercò di richiamarlo da qualsiasi fosse la sua folle intenzione, ma il rossino si era già mosso.

E ogni ulteriore pensiero scomparve dalla mente del moro quando Sakuragi si chinò su di lui cominciando a deporre una serie di baci sul suo petto candido.

Succhiava delicatamente la pelle con le labbra, arrossandola con attenzione, il respiro caldo che gli incendiava la cute di brividi mentre la lingua scendeva a lambire delicatamente i piccoli marchi rossi, blandendoli con dolcezza.

Non potè fare a meno di gemere piano, inarcando la schiena così come aveva fatto prima il suo ragazzo, offrendo il petto a quella bocca golosa che scivolava inesorabilmente verso il suo membro.

Hanamichi afferrò con i denti l’elastico dei pantaloni dell’amante tirandolo poi, delicatamente, verso il basso, gli occhi lucenti piantati in quelli blu del compagno che si era sollevato sui gomiti per poter goder appieno di quell’immagine che, da sola, stava rischiando di farlo venire nei pantaloni come un’adolescente alla sua prima cotta.

Il rossino tirò i pantaloni portandoli poco più giù dell’inguine prima di posare un bacio sulla stoffa tesa dei boxer del compagno.

“Vuoi che ti tolga anche questi?” chiese con falsa innocenza, il respiro affrettato e la voce roca che tradivano il suo turbamento.

“Se ci riesci...” lo sfidò il moretto cercando di dare alla sua voce incerta un tono freddo e distaccato, stando al gioco.

Hanamichi accarezzò le cosce del compagno con entrambe le mani infilando le lunghe dita dentro i boxer, sfiorando con voluta casualità il loro contenuto.

Rukawa si morse le labbra per trattenere un gemito e il rossino abbassò il volto di nuovo, afferrando l’elastico tra i denti per poi tirare giù l’indumento così come aveva fatto con i pantaloni.

La punta del suo naso sfiorò delicatamente il membro teso del moretto che non riuscì a trattenere un lamento inarticolato, un suono così puramente sensuale che Hanamichi dovette scostarsi in fretta da lui, la salivazione totalmente azzerata, per non cedere alla tentazione di accogliere il membro teso tra le labbra.

Si scostò afferrando pantaloni e boxer con le mani, spostandosi dal compagno per tirarli via del tutto, gettandoli a terra.

“Allora volpe?” sussurrò, cercando di dare un tono almeno umano alla sua voce rauca, prima di sdraiarsi al fianco del compagno che lo fissava da dietro le palpebre socchiuse “Ammetti che sono un tensai...?” lo sfidò.

“Hn...” borbottò il moretto voltandosi verso di lui “...stai migliorando...” ammise passandosi con indolente eleganza una mano tra le ciocche scure che erano scivolate a coprirgli gli occhi lucenti.

“Come sarebbe a dire che sto...!!” il resto della frase si perse nella bocca del volpino che non aveva intenzione di ascoltare l’ennesima proclamazione del suo tensai personale.

Tuttavia Rukawa conosceva molto bene la testardaggine e l’ostinazione del suo ragazzo e non si stupì affatto quando, pochi secondi dopo che le loro labbra si erano divise, seppure a corto di respiro e con occhi liquidi di passione, il rossino ebbe il fiato di sbottare “Tu credi di poter fare di meglio?”

 

Sakuragi fece appena in tempo a porre la domanda che si ritrovò inchiodato contro il materasso.

“E’ una sfida?” gli chiese con occhi scintillanti il numero undici dello Shohoku osservando il compagno mordersi le labbra per trattenere un gemito.

 

Hanamichi era già eccitato.

Molto eccitato.

 

E’ avere un Rukawa completamente nudo, che troneggiava in tutta la sua, incandescente, argentea, perfezione, su di lui, i capelli neri, scarmigliati, che gli davano un’aria arruffata e sensuale, selvaggia, in tutta la sua indomita pericolosità, non lo aiutava.

Non lo aiutava proprio!

Un alito di vento scosse le grandi tende bianche facendole ondeggiare all’interno della stanza, allungandole verso il volpino come mani che bramavano disperate quella creatura magnifica, troppo lontana per loro, su cui il sole s’infrangeva in mille brividi scintillanti d’estasi.

Rukawa inarcò la schiena con un involontario sospiro quando l’aria tiepida lambì la sua pelle accaldata, spingendo indietro il capo, i capelli neri un’onda di tenebra liquida in cui vibravano ombre blu mentre i raggi solari, non più filtrati dai tendaggi accecavano il rossino avvolgendo la creatura in ginocchio su di lui in un’aura scintillante.

 

Un angelo di bianca luce incandescente.

 

Hanamichi lo fissò, incapace di pensare, di muoversi, il suo cuore smise semplicemente di battere per non coprire con il suo volgare tamburellio il suono di quel ansito leggero, il tempo trattenne i minuti che increduli fissavano quella creatura infrangere la luce divenendone la fonte, impedendo loro di scorrere per non intaccare la cristallina perfezione di quello sguardo azzurro che si abbassava sulla sua vittima sacrificale, priva ormai della capacità e della volontà di sottrarsi al suo altero dominio.

 

Una vocina ricordò al rossino che l’ultima volta che aveva sfidato Rukawa a letto... bhe... il giorno dopo aveva dovuto inventare di essere stato colto da un mal di gola fulminante per spiegare il perchè fosse completamente senza voce.

 

“Allora do’aho...?” soffiò sinuoso Kaede chinandosi un po’, in avanti, per spingere quelle parole sulle sue guance accaldate, mentre nelle iridi blu fiammeggiavano saette viola.

Hanamichi deglutì a vuoto mentre il suo cuore ripartiva impazzito infrangendogli il respiro.

 

Non era saggio sfidare Kaede.

Non lo era affatto...

 

“Paura tesoro...?” insinuò il moretto chinandosi di più su di lui, lasciando solo pochi centimetri d’aria a separare le loro labbra.

“Tzè! Stupida volpe non vincerai mai il tensai!” sbottò il rossino con sguardo incandescente.

 

Lui non era una persona saggia...

Non lo era mai stato.

 

Negli occhi del moretto scariche azzurre si mescolarono al viola prima di fondersi nel blu pavone dei suoi occhi incatenando nuovamente Hanamichi alla sua malia.

“Bene...” sussurrò soddisfatto il moro, scendendo verso il basso avendo cura di fa scivolare ogni centimetro del suo corpo sulla pelle tesa del compagno.

Infilò le mani sotto il tessuto dei pantaloni scuri dell'amante, le dita aperte per catturare più pelle possibile cominciando a tirarli delicatamente verso il basso, centimetro dopo centimetro, facendo sfregare piano il tessuto ruvido contro la cute abbronzata.

“Non è ni..niente... di... partcola...a...ah..” Hanamichi non riuscì a terminare la sua affermazione.

Rukawa aveva chinato il viso e inseguiva con la lingua il lento procedere dei jeans, accarezzando ogni piccolo pezzetto di pelle che veniva all’aria, assaporandolo piano per poi succhiarlo delicatamente.

Mentre, inesorabilmente, i pantaloni scendevano, Rukawa incatenò anche i boxer tra le dita, continuando quella lentissima tortura facendo scivolare i due indumenti, insieme, verso il basso.

L’elastico della biancheria intima urtò contro la punta del membro teso di Hanamichi che lanciò un urlo inarcando la schiena.

“Kae..kaede...” ansimò, ma il volpino non accelerò la sua corsa, anzi, lasciò i boxer dov’erano, stringendo tra le dita solo il bordo dei jeans tirandoli leggermente verso l’alto per poi riabbassarli ancora, facendo attenzione che il bottone di metallo freddo, strofinasse proprio su quel punto delicato, umido e già perlaceo, del suo sesso, passandovelo più volte mentre l’elastico dei boxer, pochi centimetri più giù, stringeva il pene congestionato del rossino, contro il suo stesso ventre.

Hanamichi cominciò a respirare pesantemente, il suo autocontrollo già fin troppo a dura prova, cercando di spingere il bacino verso il compagno che però lo teneva saldamente ancorato al materasso impedendogli di sottrarsi a quella tortura.

Solo quando ai gemiti del compagno s’inframmezzarono tremiti ed ansimi Rukawa riprese a far scendere i pantaloni millimetro dopo millimetro sempre più lentamente strofinando il tessuto ruvido contro il sesso teso del suo ragazzo e i palmi delle mani contro la pelle delicata delle cosce, la punta delle dita che si allungava a sfiorare, graffiando delicatamente la base del suo membro laddove tutto il calore del suo corpo si stava concentrando rischiando di esplodere da un momento all’altro.

“Allora do’aho...?” lo provocò il moretto accarezzando con la lingua la sua pelle compatta, soffiando delicatamente il proprio respiro sulla punta del suo membro turgido prima di deporvi una piccola lappata, assaggiando il gusto salato del suo piacere.

Hanamichi gemette tra i denti, mordendosi le labbra a sangue per trattenere i brividi violenti che gli trapassavano il corpo per piantarsi con appuntita precisione proprio laddove il respiro di Rukawa si stava infrangendo in morbide volute trasparenti.

Inarcò la schiena, cercando disperatamente di spingere il proprio bacino contro quella bocca assassina, conscio che non sarebbe riuscito a trattenersi ancora.

“Non lo ammetterò nemmeno sotto torturaaa.....” ansimò contorcendosi con un ultimo disperato tentativo di non arrendersi.

“Come vuoi...?” mormorò Rukawa dolcemente e poi con un solo gesto deciso tirò i pantaloni e i boxer del compagno verso il basso. L’elastico teso frizionò con forza la pelle delicata ormai allo spasimo strappando un ansimo violento al rossino che incapace di trattenersi ancora inarcò la schiena, gridando, mentre il suo seme spruzzava il volto candido del volpino.

 

Hanamichi ricadde sul materasso con un rantolo incredulo.

Era venuto così...

E Rukawa non aveva ancora fatto praticamente niente....

 

La bocca calda del suo compagno lo ripulì delicatamente prima di tornare a stendersi su di lui.

“Stai bene..?” gli chiese piano.

Il rossino annuì ad occhi chiusi “Vedrai volpino ti batterò!” borbottò con voce irriconoscibile, socchiudendo le palpebre “...prima o poi ti batterò!” sentenziò.

“Do’aho...” mormorò Rukawa divertito “Non hai bisogno di battermi...” gli soffiò all’orecchio depositandogli poi un bacio salato sulle labbra.

Hanamichi arrossì avvertendo il proprio sapore sulla sua bocca e divenne ancora più rosso quando si accorse che sulla guancia del compagno c’era una piccola gocciolina perlacea.

Allungò l’indice catturandola con il polpastrello, imbarazzato.

Rukawa lo osservò con un sorriso tenero prima di afferrargli il polso e portare l’indice alle labbra “Questo è mio...” mormorò prendendo in bocca il dito, succhiandolo.

Hanamichi boccheggiò, gli occhi incatenati dai suoi mentre il suo polpastrello, spariva tra le labbra gonfie del volpino, racchiuso in quell’antro caldo e bagnato che lo succhiò con lentezza salendo e scendendo delicatamente, strofinando la pelle abbronzata come aveva già fatto molte altre volte su una parte ben più sensibile del suo corpo.

Rukawa lo lasciò dopo pochi minuti che parvero ad Hanamichi un’eternità, visto che li aveva passati in apnea, prima di chinarsi a cercargli le labbra.

Sakuragi allargò le gambe invitandolo a posizionarglisi contro e il volpino questa volta non si fece pregare cominciando a strofinare i loro ventri insieme facendolo mugolare piano, il fiato ancora corto dall’amplesso precedente che si spezzava nuovamente tra i gemiti rochi.

Lentamente Kaede gli fece scivolare le mani lungo la schiena fino ai glutei affondando con delicatezza il primo dito dentro di lui accogliendolo contro di se quando il rossino si tese, solo lievemente infastidito, facendo aderire i loro addomi. Gli depose un bacio gentile, sulle labbra prima di cominciare nuovamente a percorrere la sua strada preferita.

Tracciò la linea del collo con la bocca, giocò con i capezzoli scuri, scivolò lungo lo sterno, modellò gli addominali con le labbra, per poi venerare il ventre piatto e precipitare giù a baciare il suo membro.

Hanamichi cominciò a gemere spingendo le anche in alto e questa volta il volpino socchiuse le labbra per accoglierlo in se così come il rossino permetteva che il secondo dito scivolasse in lui.

Rukawa prese a spingere a fondo seguendo il ritmo con cui il membro dell’amante penetrava le sue labbra, le orecchie torturate dai suoi gemiti e dai suoi ansiti che crescevano senza sosta.

Sorrise tra se pensando che il suo amante sarebbe rimasto di nuovo senza voce stringendo le labbra sulla base del suo sesso nel momento in cui affondava il terzo dito nel suo corpo, allargandolo con decisione, strappandogli un grido violento e un tremito  che ricompensò le sue labbra bagnandole con il suo nettare preferito.

Rukawa sollevò il capo pochi istanti più tardi, liberandolo contemporaneamente anche dalle dita, lasciando che l’aria calda della stanza avvolgesse il corpo sudato del suo amato per un piccolo istante mentre tornava a stendersi completamente su un Hanamichi che respirava affannosamente gli occhi chiusi e la bocca semiaperta, le guance arrossate, i capelli un disastro rosso sulle lenzuola arruffate.

Gli baciò le palpebre, le gote e poi le labbra, insinuandovi delicatamente la lingua e il rossino aprì piano gli occhi osservandolo con esausta dolcezza prima di sollevare le braccia e cingergli le spalle, spingendo il ventre verso il membro del compagno.

Delicatamente Rukawa spinse i fianchi contro i suoi, cominciando a penetrarlo, arrestandosi quando il ragazzo gli strinse con forza le braccia attorno alle spalle emettendo un mugolio di dolore.

Lo baciò dolcemente facendo scivolare una mano tra i loro corpi accarezzando il suo membro teso.

Aspettò di sentire un lieve gemito violare le sue labbra prima di spingere nuovamente, una spinta profonda che lo fece giungere a fondo dentro di lui ma che strappò ad Hanamichi un ansimo violento.

Il rossino nascose il volto contro la sua spalla e Rukawa usò la mano libera per accarezzargli la schiena tesa.

Detestava profondamente quel momento.

Per quanto lo preparasse, per quanto lo spingesse a rilassarsi o lo eccitasse era impossibile non fargli male nell’entrare ed era una cosa che non gli piaceva affatto.

“Kaede...” lo chiamò con voce rotta il rossino.

“Shhh..” mormorò piano Rukawa posandogli un bacio tra i capelli arruffati.

Hanamichi sollevò il volto dalla sua spalla fissando gli occhi liquidi nei suoi e il moretto si chinò per baciarlo con dolcezza prima di spingere nuovamente dentro di lui facendolo tendere con un lungo gemito mentre le gambe abbronzate gli si stringevano intorno ai fianchi in quello che Kaede aveva imparato a riconoscere come un segnale di via libera.

Ondeggiò il bacino cominciando ad affondare e a ritrarsi, dapprima di poco, poi via via sempre di più, fino quasi ad uscire completamente da lui per poi affondare sempre più in profondità finchè con un grido Rukawa non inondò il corpo dell’amante che si tese, ansimando violentemente, nel sentirsi bruciare dal suo sperma, liberandosi a sua volta con un urlo.

Rimasero allacciati per alcuni minuti a riprendere fiato poi Rukawa si mosse delicatamente liberando il compagno che emise un piccolo guaito nel sentirlo scivolare fuori da se.

Il volpino si stese al suo fianco allungando una mano per scostargli i capelli umidi dal volto arrossato prima di deporre un bacio lieve sulla sua fronte e il rossino gli si accoccolò contro, ad occhi chiusi, mentre le labbra del compagno continuavano a deporre una pioggerellina di baci leggeri sulle sue palpebre e sulla sua fronte.

Sakuragi strofinò felice la punta del naso contro l’incavo del suo collo e il moretto lo strinse dolcemente a se passandogli con delicatezza il dorso delle dita sulle gote, mentre l’altra pettinava alla bell’e meglio i capelli rossi.

Hanamichi sospirò soddisfatto e Rukawa sorrise “Sembri un gatto che fa le fusa, lo sai..?” gli soffiò, chinandosi un po’, nell’orecchio.

L'altro non rispose, si limitò a sistemarsi meglio e a strofinare la guancia contro il suo petto candido, esattamente come un gattino.

Kaede sorrise teneramente allungando il braccio libero e tirando su di loro il copriletto che pendeva sbilenco dal materasso per avvolgere i loro corpi abbracciati, continuando delicatamente ad accarezzare la schiena del compagno finchè non si addormentarono entrambi.

 

...

 

Rukawa emerse dal bagno del piano inferiore con l’accappatoio bianco allacciato a metà e un asciugamano tra i capelli corvini, arruffati.

Aveva preferito usare la doccia del piano terra per non disturbare il sonno esausto del suo amante ancora beatamente accoccolato tra le coperte.

Tanto in casa non c’era nessuno....

Quasi a smentire il suo pensiero la porta d'ingresso si aprì in quel momento, rivelando una siluette familiare.

“Ciao fratellone!” lo salutò Naoko, con un sorriso mentre l’amica, che aveva evidentemente accompagnato a casa sua sorella, si disidratava sul tappetino d’ingresso.

“Grazie di avermi accompagnato Mako-san”  mormorò Naoko con un inchino all’immobile moretta, ferma poco dietro la soglia di casa.

“Mako-san?” provò a richiamarla Naoko sventolandole una mano di fronte al viso.

La ragazza non diede segni di vita, gli occhi, due enormi sfere lucenti, piantate sulla divinità in accappatoio bianco che era ferma a piedi nudi, pochi metri più avanti.

Naoko sospirò sollevando gli occhi al cielo prima di chiudere la porta in faccia alla compagna mentre Rukawa ignorava entrambe per far correre lo sguardo all’orologio.

“Sei tornata prima...” constatò, tirando un silenzioso sospiro di sollievo nel notare che non erano in ritardo.

Ryota si era raccomandato la puntualità... conoscendoli...

“Hanno accorciato i nostri allenamenti perchè la palestra serviva alla squadra di pallavolo...” gli spiegò lei con una scossa di spalle prima di guardarsi attorno con attenzione.

“Hana?” chiese con occhi luccicanti sbirciando oltre le spalle del fratello, verso le scale che davano al piano superiore.

Il volpino scosse le spalle con uno sbuffo.

Sua sorella gli somigliava molto fisicamente anche se, caratterialmente, erano diversi in tutto.

O meglio.. quasi in tutto...

Perchè a quanto sembrava in fatto di ragazzi avevano gli stessi gusti.

Naoko era rimasta folgorata da Hanamichi dalla prima volta che l’aveva visto.

Sapeva che era off-limits anzi, era lei la prima che quando notava qualcuno guardare il rossino si affrettava a minacciare con lo sguardo ed ad avvertire che era impegnato, ma ciò non le impediva di sbavare spudoratamente su di lui quando poteva.

“Dorme ancora...” mormorò Rukawa dirigendosi verso la propria camera seguito a ruota dalla moretta.

“Oh oh oh...” ridacchiò maliziosamente lei, fissando l’uscio chiuso.

“Naoko...” l’avvertì Rukawa con sguardo glaciale, onde prevenire ogni genere di commento.

E conoscendo la sorella... poteva fare davvero OGNI genere di commento...

Proprio in quel momento la porta della sua camera si aprì rivelando un Hanamichi seminudo e dall’aria sensualmente arruffata.

“Oh oh oh...” ridacchiò nuovamente Naoko notando gli occhi lucenti del rossino nonostante questi fosse ancora visibilmente assonnato e un po’ stanco.

“Na...naoko..” balbettò Hanamichi riscuotendosi di scatto, nascondendosi dietro Rukawa nel ricordarsi che indossava solo i boxer.

“Ciao Hana!” trillò lei con un sorriso a trentadue denti “Ti chiederei come stai ma...” disse con fare malizioso mentre nei suoi occhi si accendeva una luce azzurra “...si vede che stai benissimo!” sentenziò puntando lo sguardo su un succhiotto che il suo fratellino aveva lasciato a Sakuragi proprio sotto il capezzolo.

Hanamichi divenne bordò e lei ridacchiò di nuovo.

“Naoko...” ringhiò Rukawa con un tono che avrebbe congelato persino il nucleo del sole.

“Bhe... mi sono ricordata di avere un impegno!!” esclamò lei leggermente pallida “Ciao ciao...” salutò sventolando una mano con fare plateale schizzando a chiudersi nella sua stanza.

“Non doveva tornare tardi?” borbottò Hanamichi.

Rukawa scosse le spalle “Dai, vai a farti la doccia o non arriveremo mai in tempo a casa di Ryota.”

Il rossino annuì recuperando la sacca con i vestiti di ricambio dalla camera della volpe prima di dirigersi verso il bagno.

“E chiuditi a chiave!” borbottò Kaede entrando in camera mentre da quella adiacente proveniva un oltraggiatissimo “Cattivoooooo!!!” da parte della sua sorellina.

 

....

 

Hanamichi ritornò in camera poco più tardi trovando il volpino già vestito.

Un paio di jeans scuri che sembravano pennellati su di lui gli fasciavano le lunghe gambe muscolose mentre un maglioncino leggero di filo azzurro/grigio gli avvolgeva il petto e le spalle ampie cadendo con un morbido sospiro ad sfiorargli i fianchi.

Dal colletto a V del maglione comparivano i lembi acuminati di una camicia di seta bianca che regalava riflessi argentei alla sua pelle e luci incandescenti al suo sguardo.

 

Elegante e altero.

Glaciale e magnifico.

 

“Come al solito...” mormorò tra se e se il rossino rassegnato all’idea di dover compiere una strage anche quella sera.

Ogni volta che usciva con lui doveva circondarlo di filo spinato per evitare che una mandria di pazze assatanate gli saltasse addosso.

Rimase a fissarlo imbambolato finchè l’altro, percependo la sua presenza immobile, non si volse verso di lui.

“Dove credi di andare conciato così?” chiese il moretto gelido, raggiungendolo con pochi passi.

“Che cos’ho che non va?” chiese il rossino perplesso “Ho già sporcato i pantaloni?” domandò innocentemente girando su se stesso nel tentativo di vedere se i larghi pantaloni candidi, a vita bassa, si fossero macchiati.

Rukawa boccheggiò un paio di volte chiedendosi se quel do’aho del suo ragazzo si rendesse conto dell’effetto che facevano quei pantaloni su di lui, accarezzati com’erano dalla maglia di cotone elasticizzato, nero, senza maniche sopra la quale portava una camicia di flanella bianca, aperta.

Tutto quel candore gli dava un’innocenza maliziosamente smentita dalla maglia aderente che fasciava i suoi muscoli in maniera sensuale e da quella vita bassa... decisamente troppo bassa per i suoi gusti!

“Do’aho!” lo apostrofò tirandolo a se “Non mi piace che giri messo così!!” gli soffiò sul viso.

Hanamichi arrossì comprendendo il motivo dell’osservazione del compagno, senza tuttavia poter fare a meno di esultare interiormente.

La sua volpetta era gelosa!

“Soprattutto dato che nessuno sa che sei impegnato!” sbottò il volpino e Hanamichi a quelle parole s’irrigidì tra le sue braccia prima di fare un passo indietro.

 

Eccolo... il punto dolente.

 

Ormai da un po’ Rukawa premeva per dire, almeno ai membri della squadra, che stavano insieme, ma il rossino continuava a rimandare la cosa per lui era ancora troppo fresco il ricordo di ciò che era accaduto con Yohei.

 

Mito l’aveva scoperto da solo, era andato a cercare Hanamichi in palestra per proporgli un’uscita con l’armata e l’aveva trovato... tra le braccia del suo dichiarato nemico.

 

Non si stavano baciando.

 

In effetti non stavano facendo assolutamente niente di particolarmente sconveniente.

Rukawa stava passando le mani tra i capelli rossi di Sakuragi con dolcezza, mentre quest’ultimo teneva il capo appoggiato alla sua spalla, le braccia strette alla vita del numero undici.

 

Si stavano.. coccolando.

 

Fu quella la cosa che tolse il fiato a Mito.

Quelli non erano gesti che si scambiavano con un compagno occasionale.

Non erano le carezze riservate ad una passione del momento.

Non era un flirt.

Quel bozzolo di pace e tenerezza che sembrava avvolgerli scintillando attorno a loro, a monito per tutti gli altri...

 

...quello era amore.

 

E Yohei di fronte a quella visione era scappato.

 

Per giorni aveva rifiutato di rivolgere la parola al rossino, non aveva risposto alle sue telefonate, non si era fatto trovare in casa.

Hanamichi era sulla soglia della disperazione e Rukawa non sapeva più cosa fare vedendo il suo ragazzo spegnersi giorno dopo giorno un po’ di più.

Da quando aveva perso il padre, Yohei era diventato per Hanamichi più che un amico, un fratello, un confidente e in un certo qual senso anche un sostituto per quella figura che gli mancava così tanto.

Solo con lui Hanamichi, prima di conoscere Rukawa, si era concesso di dimostrarsi debole o in difficoltà, lusso che non si poteva permettere nemmeno con la madre, già impegnata a mandar avanti la famiglia e ad occuparsi del proprio dolore perchè Hanamichi potesse sobbarcarla anche del proprio.

Essere rifiutato da Mito... per Hanamichi era stato uno shock tremendo.

Alla fine dato che la situazione non si sbloccava Rukawa stesso era andato da Yohei.

 

Flash back

 

Mito osservò con occhi infuocati il moretto di fronte a lui che gli ricambiò lo stesso sguardo assassino.

Senza una parola lo fece entrare in casa, accompagnandolo poi in camera sua.

“Che ca**o vuoi ancora?!” gli ringhiò contro, pochi secondi dopo essersi sbattuto la porta della stanza alle spalle, in modo da tenere lontane orecchie indiscrete.

“Voglio sapere perchè ti stai comportando così!” gli rispose gelido Rukawa.

“E me lo chiedi anche?” gli sputò contro Mito afferrandolo per il colletto della giacca “Mi fai schifo!”

Rukawa chiuse le mani dell’altro in una presa ferrea staccandolo con forza da se.

“Ti faccio...?” chiese, colpito dal fatto che Yohei non avesse usato il plurale.

“Hai sempre detto di odiarlo! Lo insulti continuamente!!” lo accusò il moro senza rispondere alla sua domanda.

 

Rukawa sollevò un sopracciglio sorpreso.

Il ragionamento del moro era sconclusionato, sembrava avercela con lui più che con il fatto che Hanamichi era gay.

 

Un pensiero cominciò a farsi largo nella mente del giocatore dello Shohoku mentre ascoltava l’altro inveire contro di lui.

Quelle non erano parole adatte al Yohei Mito che aveva imparato a conoscere in palestra o dalle parole del suo do’aho...

 

“E’ lui che m’insulta..” gli fece notare Rukawa interrompendolo con calma “Ed è sempre lui che aveva deciso di odiarmi...” gli ricordò.

“Questo non vuol dire niente!” sbottò il moretto furioso “Tu lo farai solo stare male!!” gridò “Ad Hana piacciono le ragazze, lascialo in pace!!”  tuonò dando una nuova conferma ai dubbi del numero undici.

“E’ così allora..” mormorò Kaede “...ti sentivi al sicuro quando faceva la corte a quelle ochette perchè sapevi che nessuna di loro avrebbe potuto farlo innamorare davvero ma adesso... adesso che ti sei accorto che mi ama... hai paura...” constatò freddo.

“Io non ho paura di un bel niente!” ringhiò Yohei furente “Lui è il mio migliore amico, un fratello per me! E tu non devi azzardarti a farlo diventare un deviato come te solo per divertirti un po’!!” gli gridò contro.

Il pugno del numero undici lo mandò a sbattere violentemente contro il letto.

"Divertirmi?” ringhiò con voce sinistramente bassa.

“Credi  che per ME sia stato facile!” disse furioso, alzando improvvisamente la voce.

“Come credi che mi sia sentito a guardarlo fare il filo a quell’ochetta?” chiese con occhi incandescenti di rabbia e dolore.

“O subire i suoi insulti? La sua rabbia?” ringhiò.

"Come credi che ci si senta a scoprire improvvisamente di essere attratti dalla metà sbagliata degli studenti della tua scuola?!" chiese.

"A ritrovarsi davanti ad uno specchio, tutte le dannate sere, a chiedersi perchè diamine con tutta la scuola che ti viene dietro deve piacerti l'unica persona che ti odia!" ringhiò.

“E per lui? Credi che per lui sia stato facile tenere dentro un dubbio del genere?” mormorò “Non potersi confessare con nessuno.. soprattutto con TE...?” sbottò fissandolo con astio.

“Sai perchè non ti ha detto niente?” chiese gelido ad un Yohei che lo fissava incredulo, con gli occhi sgranati, incapace di reagire di fronte ad un Rukawa così diverso da quello che conosceva.

“Aveva paura!” sputò “Paura di perdere il suo migliore amico!! Ha affrontato tutto da solo... ha lottato da solo.. ha trovato la forza da solo di accettare ciò che è!!” disse gelido il volpino “E adesso arrivi tu! Tu che avresti dovuto aiutarlo e distruggi tutto quello che ha faticosamente costruito!” tuonò.

“Hana ti ama come un fratello. Più di un fratello!! Per lui la tua accettazione è tutto, il tuo rifiuto...” Rukawa scosse il capo con rabbia incapace di trovare le parole giuste.

“Lo sai che non mangia da due giorni ormai?” sibilò.

“E tu saresti suo amico?” disse con disprezzo avviandosi verso l’uscio “Tu che per paura di perderlo, lo stai uccidendo?” gli sputò in faccia facendolo sussultare violentemente.

“Io...” ansimò Yohei basito.

Rukawa si fermò davanti alla porta, dandogli le spalle, la mano già sulla maniglia.

Poi emise un sospiro e sollevò quella stessa mano per passarsela tra i capelli neri con uno sbuffo, cercando di riacquistare il sangue freddo, prima di voltarsi un’ultima volta e fissare Yohei, pallido, seduto sul letto.

“Non te lo porterò via Yohei..” sussurrò piano “...non potrei nemmeno se volessi...” mormorò prima di uscire dalla stanza chiudendosi delicatamente la porta alle spalle.

 

Il giorno successivo Yohei stesso si era presentato a casa del rossino.

L’aveva trovato pallido e con gli occhi cerchiati dalla stanchezza e probabilmente dal pianto.

Non gli aveva detto niente.

L’aveva solo abbracciato con forza.

Si era staccato diversi minuti più tardi e Hanamichi aveva mormorato un “Mi.. mi dispiace.. Yo... io lo so che non... non...è ... naturale.. però io... io lo amo..” aveva ansimato lasciando che una lacrima scivolasse lungo la guancia “.. non posso farne a meno... non chiedermelo.. ti prego...” gli aveva chiesto con dolore.

“Shhh...” aveva soffiato piano, Yohei, posandogli un dito sulle labbra

“Ha ragione lui, sei un do’aho...” lo aveva dolcemente preso in giro, sorridendo quando aveva visto gli occhi dorati spalancarsi sorpresi “...ma lo sono anch’io” aveva mormorato prima di abbracciarlo nuovamente e sussurrargli all’orecchio un lieve: “Sono felice per te Hana!”

 

Ora Hanamichi aveva paura di soffrire di nuovo.

Rukawa poteva solo cercare di capirlo.

Al volpino non era mai importato molto di quello che gli altri pensavano o dicevano su di lui.

Ma per Sakuragi era diverso.

Molto diverso.

E se gli altri non l’avessero presa bene come Yohei? Si chiedeva Sakuragi ripensando a quell’episodio ormai lontano.

Ora Mito era il loro complice numero uno, era arrivato anche a prestargli la camera approfittando del fatto che i suoi genitori avevano deciso di passare un week end alle terme e che lui era figlio unico.

 

“Ma per l’amor del cielo non venirmi a dire che cosa ci avete fatto!!” aveva avvertito l'amico, assumendo una colorazione verdognola..

Hanamichi evitava ancora di baciare Rukawa di fronte a Mito che tuttavia cominciava ad abituarsi alle loro effusioni divertendosi moltissimo a mettere in imbarazzo il rossino quelle volte in cui Rukawa usciva con loro due.

Il pomeriggio seguente la sua prima volta Hanamichi era piombato a casa del moretto galleggiando su una nuvoletta rosa.

“Non lo voglio sapere!!” l’aveva avvertito Yohei, mezzo secondo dopo avergli aperto la porta, pallido di fronte all’espressione sognante dell’amico.

“Daiiiii!! Yo se non lo dico a te a chi lo racconto?” gli aveva chiesto il rossino con occhi supplichevoli.

Mito si era passato una mano tra i capelli deglutendo un paio di volte.

Non era sicuro di voler sapere che cosa rendeva così lucenti gli occhi del suo migliore amico anche perchè...

Bhe.. i capelli rossi della sua testa matta preferita erano pericolosamente arruffati...

E i suoi vestiti erano decisamente spiegazzati...

 

Ma se era per renderlo felice...

 

“Ok ce la posso fare...” aveva mormorato “Sentiamo che è successo...?” aveva chiesto sperando di essersi preoccupato per niente.

“Abbiamo fatto l’amore!” era stata l'esclamazione di un Hanamichi rosso in volto ma dagli occhi scintillanti.

“AAaaahhh!!!” aveva gridato Yohei tappandosi le orecchie “Non voglio sapere niente! Niente di niente!!” 

“Ma... ma...” aveva pigolato il rossino con occhioni supplicanti.

“Hana lo sai che ti voglio bene e che persino Rukawa comincia a starmi simpatico...” aveva cercato di spiegarli il moretto “...ma ti prego...” lo aveva supplicato “...già se vi becco che vi baciate mi viene la pelle d’oca... immaginarti che.. che..” la sua colorazione si era spinta per un lungo momento verso una sfumatura indefinita tra il giallo e il verde “Oddio... no, no, no!! Non lo voglio immaginare!!” era stata la sua conclusione mentre si copriva il viso con le mani sperando così di riuscire a cancellare anche le immagini che saettavano nella sua mente.

“Ma Yoooo!!” aveva protestato il rossino “DEVO raccontarlo a qualcuno!!”

“Ti ho detto che non lo voglio sapere!!” gli aveva risposto piccato Mito, cominciando a spostarsi.

“Daiiiiiiii!!” aveva insistito il rossino andandogli dietro.

“Ti ho detto di no!!” aveva protestato il ragazzo più basso cambiando stanza.

“Sapevi Yo, che Kaede ha un letto all’occidentale...” lo aveva inseguito Hanamichi “...matrimoniale per di più!”

“No, che non lo sapevo! E non lo volevo sapere!” gli aveva detto l’interpellato, diventando rosso come i capelli dell’amico mentre tentava di sfuggirgli.

“E’ comodo sai...” aveva mormorato Hanamichi serio, fermandosi un momento per accarezzarsi il mento pensieroso, con il tono di chi fa una constatazione scientifica.

“AAAAAAAHHHH!! Non voglio sentireee!!” era stato il grido dell’altro che poi era schizzato di corsa su per le scale per non ascoltare altro.

 

Avevano passato mezzo pomeriggio ad inseguirsi: Yohei con le mani sulle orecchie e Hanamichi che cercava di dirgli quanto dolce, gentile, bello, fantastico, ecc.. ecc.. era il suo volpino.

Finchè Mito non si era arreso.

“Sei peggio del Rukawa fans club...” aveva gemuto accasciandosi esausto sul divano.

Hanamichi era diventato bordò azzittendosi di colpo, rendendosi conto che in effetti si stava comportando in maniera molto... bhe... molto innamorata...

Si era seduto accanto al moro fissandosi le scarpe in imbarazzo e Yohei aveva sorriso esasperato, passandogli teneramente una mano tra i capelli rossi.

“E’ stato bello?” aveva chiesto piano e Hanamichi aveva sollevato il volto regalandogli un sorriso che non gli aveva mai visto.

L’unica cosa che gli aveva risposto era stata “sì...”.

 

Ma nessuno gli garantiva  che la squadra l’avrebbe presa alla stessa maniera.

E se li avessero allontanati?

O se li avessero cacciati dal club?

“Micchy si arrabbia sempre moltissimo quando lo chiamo ‘bacia piselli’...” mormorò piano Hanamichi a mo’ di scusa.

Rukawa scosse il capo piano, allungando una mano per accarezzargli il viso.

“Si arrabbia perchè è vero...” gli spiegò divertito nel vedere il compagno arrossire furiosamente.

Tuttavia era chiaro che non gli credeva.

“Su muoviamoci se vogliamo arrivare in tempo alla festa..” si arrese, abbandonando il discorso.

“Ru.. io davvero.. vorrei dirglielo.. non è che mi vergogni di te... è che... ho paura...” soffiò piano e Rukawa gli sorrise sfiorandogli le labbra con un bacio.

“Lo so, piccolo lo so..” mormorò “...non ti preoccupare... quando verrà l’occasione giusta glielo diremo...” disse.

Hanamichi annuì con il capo prima di avviarsi verso le scale e Rukawa osservò quella schiena ampia, che sembrava così forte ma che proteggeva un animo così fragile, prima di scuotere piano il capo, con un lieve sorriso dolce sulle labbra. Senza una parola ma racchiudendo in quel gesto tutto il suo desiderio di proteggerlo il moretto prese da un cassetto della scrivania il suo regalo per il compleanno del loro nuovo capitano e poi raggiunse il compagno, avvolgendo la sua vita con un braccio, attirandolo a se per posargli un lieve bacio sulla fronte prima di precederlo fuori casa.

 

Rukawa giunse da Myaghi dieci minuti più tardi e, incredibilmente, senza nessuna ammaccatura nuova sulla bicicletta.

Il playmaker lo accolse con un sorriso facendolo entrare nella sala da pranzo, addobbata per l’occasione con palloncini e striscioni di carta.

Il tavolo era già apparecchiato per la cena con ogni schifezza disponibile sul mercato, dal dolce al salato, mentre Akagi brontolava qualcosa sui capitani indegni che avvelenano i loro giocatori.

Kaede si guardò attorno con indifferenza constatando che Hanamichi non  era ancora arrivato.

Era stupido andare separati ma finchè non fosse riuscito a fugare i timori del suo amante preferiva concedergli quei piccoli inganni che servivano a far sembrare il loro rapporto sempre lo stesso.

Depose il suo pacco con gli altri avvicinandosi ad Ayako, salutandola con un lieve cenno del capo.

Dieci minuti più tardi giunse anche il suo rossino.

“Sei l’ultimo come al solito!” lo prese in giro Ryota accompagnandolo in salotto.

“I tensai vanno attesi..” disse lui con un sorriso soddisfatto a cui seguì l’immancabile “Do’aho...” del volpino.

“Non mettetevi le mani addosso qui eh?” li prevenì il playmaker mettendosi tra loro “Che poi devo pulire io!” ricordò.

Negli occhi blu di Rukawa si accese una luce maliziosa che il rossino non ebbe nessun problema ad interpretare.

“Volpe hentai!” borbottò tra se e se senza riuscire a trattenersi dall’arrossire.

 

La serata passò allegramente, mangiarono, scherzarono, guardarono un film finchè non si fece mezza notte.

Il padre di Ayako venne a prendere la loro manager per accompagnarla a casa, e i ragazzi rimasero a parlare ancora un po’ finchè anche Akagi e Kogure annunciarono di doversene andare perchè il giorno dopo li aspettava una pesante sessione di studio a casa di un loro sempai, per preparare un esame particolarmente difficile.

Rimasero così solo Mitsui, Myaghi, Rukawa e Sakuragi.

“Che facciamo?” chiese Hisashi guardandosi attorno, era ancora troppo presto per mettere fine alla serata.

 “Ho un’idea!” esclamò Myaghi dopo un po’ che riflettevano su che cosa potevano fare, cominciando ad armeggiare con l’anta di vetro di un piccolo mobiletto.

“Che cos’è?” chiese perplesso Mitsui osservando l’altro trarre dal mobile una bottiglia lunga, piena di un liquido di un acceso color giallo.

“Limoncello” disse questi con un sorriso posando la bottiglia piena a terra “Hanamichi aiutami a spostare il tavolino” disse indicando il mobile ancora ricoperto di bottiglie, per lo più vuote.

Sakuragi lo aiutò a sollevare e mettere in un angolo il tavolo e poi Ryota fece loro cenno di sedersi a terra, in cerchio.

Pose la bottiglia nel mezzo e un bicchiere di carta di fronte ad ognuno di loro.

“Bene è come il gioco della bottiglia...” spiegò mentre gli altri prendevano posto.

“Chi gira la bottiglia ha il diritto di fare una domanda alla persona che viene scelta dalla bottiglia.” Cominciò a dire.

“Una volta risposto tocca a lei far girare la bottiglia e porre la domanda...” raccontò “...ma prima di farla girare deve bere due dita di limoncello...” spiegò “...se invece si rifiuta di rispondere alla domanda se ne deve bere un bicchiere intero...” disse “...tutto qui!”.

“Perchè chi non vuole rispondere deve berne un bicchiere intero?” chiese Hanamichi che già cominciava a preoccuparsi “E’ così cattivo?” ipotizzò.

Ryota rise “No, anzi è buonissimo ma è anche molto alcolico e va subito alla testa!” spiegò “Per cui chi si rifiuta di rispondere a troppe domande alla fine si ubriaca e spiattella tutto lo stesso!!” disse con un sorriso soddisfatto.

Hanamichi deglutì a vuoto.

Lui, di solito, reggeva bene l’alcool ma avevano già brindato durante la cena e bevuto del vino con il dolce e quel ‘Limoncello’ non l’aveva mai nemmeno sentito nominare...

E se si fosse ubriacato?

E se gli avessero chiesto chissà cosa su Haruko?

O peggio sulla volpe?

Tirarsi indietro tuttavia era impensabile, sarebbe stato come gridare ai quattro venti di avere qualcosa da nascondere.

Incrociò mentalmente le dita mentre mandava una maledizione a Ryota per la sua stupidissima idea e una a Rukawa che tanto per cambiare sembrava indifferente come al solito.

Il primo a bere le due dita di limoncello fu proprio il festeggiato che dopo si affrettò a far girare la bottiglia.

 

All’inizio le domande furono piuttosto blande, anche se Hanamichi ebbe quasi un colpo apoplettico quando Ryota chiese a Rukawa se gli capitava mai di gridare.

Il rossino riconobbe negli occhi del suo amante un lampo di malizia violetta che gli riportò fin troppo chiaramente alla mente come la sua volpe, solo poche ora prima, aveva gridato eccome... venendo dentro di lui!

Fortunatamente Rukawa si era limitato ad un lanconico: "Qualche volta..." che aveva fatto tirare un silenzioso sospiro di sollievo al rossino.

Tuttavia ma man mano che, uno dopo l’altro, i ragazzi facevano girare la bottiglia e, di conseguenza, bevevano da essa, i quesiti cominciarono a farsi maliziosi.

 

Il tappo rosso della bottiglia ormai mezza vuota puntò contro Hanamichi e Mitsui che l’aveva fatta ruotare fissò il rossino per un lungo momento pensando ad una domanda piccante.

“Sei vergine?” se ne uscì, deciso a mettere un po’ in imbarazzo il rossino, ricordandogli i suoi fallimenti amorosi.

Hanamichi spalancò gli occhi arrossendo di botto trattenendosi appena un secondo prima che il suo capo si voltasse verso Rukawa alla ricerca di aiuto.

Sarebbe stato come scrivere un cartello!

“Io.. io...” ansimò piano, poi scosse il capo e si fissò le mani “...mi rifiuto di rispondere...” disse scegliendo la fuga.

“E allora devi bere!” disse già brillo Ryota aprendo la bottiglia e versandone un bicchiere a Sakuragi.

Il rossino che già si sentiva la testa leggera fissò il bicchiere alquanto preoccupato ma decise di trangugiare in fretta per non dar loro modo di stuzzicarlo ancora.

Depose con un sospiro il bicchiere di plastica vuoto e poi fece girare a sua volta la bottiglia.

Il fato volle che essa puntasse proprio su chi l’aveva messo in quella situazione.

Con un lampo di soddisfazione minacciosa nello sguardo Hanamichi fissò Mitsui, contro cui il tappo rosso puntava, e gli porse la stessa domanda che gli era appena stata fatta.

“E tu Mitchi sei vergine?!” chiese con sfida.

Il moretto tuttavia non si scompose più di tanto, sorridendogli.

“No” disse con una scossa di spalle indifferente.

“Davvero???” chiese Ryota voltandosi verso l’altro che annuì in conferma prima di far girare di nuovo la bottiglia.

“Incredibile...” mormorò il nuovo capitano nel mentre il famigerato tappo si puntava proprio su di lui.

Mitsui gli porse un sorrisetto maligno ponendogli la stessa domanda.

Il ragazzo annuì con le guance in fiamme affrettandosi a far girare a sua volta la bottiglia che puntò su Rukawa, che per stranamente, sembrava vigile e sveglio.

“E tu Rukawa?” volle sapere il playmaker ormai curioso.

Il moro fece segno di no con il capo.

“E bravo il nostro bell’addormentato...” commentò Mitsui non troppo sorpreso, prima di lanciare un’occhiata al rossino.

“Così l’unico che non ha risposto sei tu...” insinuò mettendolo in difficoltà.

“Hmp..” sbottò il volpino con disinteresse.

“Non sei curioso?” gli chiese Mitsui un po’ deluso mentre Hanamichi si scioglieva in una vasca di sudore.

Certo che la volpe non era curiosa... lui sapeva la risposta!!!

Ma il moretto non aggiunse nulla limitandosi a far ruotare nuovamente la bottiglia che puntò, questa volta contro l’ex teppista.

Rukawa rimase in silenzio per mezzo secondo prima di mormorare con tutta calma “Sei gay?”

Hanamichi boccheggiò mentre l’interpellato per la prima volta in tutta la serata arrossiva.

Mitsui rimase in silenzio per alcuni minuti evidentemente combattuto su come rispondere prima di emettere un sospiro e mormorare: “...bissessuale”.

“EEEEHHH?” esclamò Hanamichi incredulo.

“Hey, guarda che sei tu quello che mi chiama bacia piselli pensavo lo sapessi!” brontolò il moro.

“Wow è la serata delle rivelazioni!” disse brillo Ryota “Io comunque lo sapevo!!” disse battendo alcuni colpetti sulla spalla del tiratore da tre.

“Hn..” annuì Rukawa.

“EHHH?” ripetè Hanamichi che davvero non lo credeva possibile.

“Ma dai non hai notato come si guardano lui e Kogure?” mormorò Ryota facendo l’occhiolino a Sakuragi.

“Pensa che Akagi una volta mi ha detto che li ha beccati in centro insiemeeee....” spifferò all’orecchio di un sempre più incredulo rossino.

“Adesso basta parlare di me!” si affrettò a dire Mitsui girando velocemente la bottiglia per evitare altre domande.

Il tappo si puntò nuovamente sul volpino mentre Hisashi lanciava un’imprecazione.

“Accidenti ho mancato Hana di poco..” borbottò “..voglio proprio sapere perchè prima non hai risposto!!” disse con un’occhiata maliziosa.

Hanamichi ringraziò la sua buona stella mentre Mitsui si voltava verso il volpino.

“Va bene ‘mister gelidità’...” disse allegramente “...ultimamente sei decisamente molto più umano...” disse pensieroso “....hai una nuova fiamma?”  volle sapere.

Hanamichi divenne verdognolo ma fortunatamente gli altri due non avevano occhi che per l’asso dello Shohoku.

“Una nuova.. fiamma...” mormorò Rukawa accarezzando quell’ultima parola con un sorriso.

Mitsui non sapeva quanto vicino era andato alla verità.

“Sì” disse tranquillamente.

“Ragazzo o ragazza?” insinuò il tiratore da tre malizioso mentre Hanamichi cercava di diventare invisibile.

“Questa è un’altra domanda...” mormorò il moretto allo stesso tono prima di posare la mano sulla bottiglia e farla girare con decisione.

Hanamichi tirò un mentale sospiro di sollievo che si spezzò quando il tappo si puntò proprio su di lui.

 

Fissò Rukawa e poi la bottiglia, poi di nuovo Rukawa.

 

Mitsui battè le mani, anch’egli ormai alticcio “Dai dai!! chiedigli perchè non ha risposto prima!” incitò.

Hanamichi scosse il capo con forza “Non sono affari tuoi quelli!” sbottò.

“Oh oh oh...!!” rise Mitsui divertito “Guarda che non c’è niente di cui vergognarsi anche Ryochan qui...” disse indicando il loro capitano “...è vergine come te!” disse sicuro.

Hanamichi lo fissò mordendosi le labbra.

“Hanamichi ignoralo, è lui che ha bruciato le tappe...” mormorò il playmaker battendogli un colpetto sulla spalla.

Hanamichi lo fissò esasperato “Guarda che io NON sono vergine!!” sbottò.

“CHEEE?” ansimò Mitsui facendo tanto d’occhi in perfetta sincronia con Myaghi.

“Do’aho...” sospirò Rukawa scuotendo il capo.

“TU taci!” gli ringhiò contro il rossino consapevole di aver appena scatenato la curiosità degli altri due.

Bastava che facesse finta di essere vergine davvero e non sarebbe successo niente!

Maledizione a lui, al limoncello e alla volpaccia malefica!

“Non ci credo!!” esclamò ancora incredulo Mitsui.

“Rukawa chiedigli chi è?” incitò Myaghi che non stava in se dalla curiosità.

Il moretto fissò l’amante prima che un sorriso gli piegasse le belle labbra.

 

“Allora do’aho... che rispondi?” mormorò.

 

Hanamichi fissò prima lui poi gli altri due, nel panico.

Poi d’un tratto si rammentò la domanda che Rukawa aveva fatto poco prima a Mitsui.

La sua preoccupazione non aveva senso.

Mitsui aveva dichiarato di essere bisessuale e Ryota non aveva fatto una piega.

Anzi sembrava che tra lo sdentato e il sempai Kogure ci fosse addirittura qualcosa.

Akagi evidentemente lo sapeva ma non sembrava dargli fastidio, lui e Kogure erano gli amici di sempre.

 

E lui?

Lui perchè si preoccupava ancora?

 

Sorrise a Rukawa che lo fissava in silenzio fornendogli il suo invisibile appoggio e poi scosse il capo, finalmente rilassato, soddisfatto di potersi togliere quel peso che aveva portato inutilmente per tanto tempo.

 

“Dovresti saperlo...” mormorò con voce maliziosa fissando l'amante negli occhi “...se non ricordo male c’eri anche tu, Kaede...” sussurrò.

 

.....

 

Hanamichi ancora ridacchiava sommessamente mentre tornava a casa insieme al volpino.

Un po’ per il liquore che gli era andato alla testa, un po’ perchè davvero non riusciva a dimenticare le facce di Mitsui e Ryota.

“Staranno ancora raccogliendo le mandibole secondo te?” chiese ridacchiando divertito, di nuovo.

Rukawa scosse il capo con un piccolo sorriso mettendo un braccio attorno alla vita del compagno che camminava zizzagando lievemente.

“Si riprenderanno in fretta vedrai..” mormorò felice di vedere il compagno così allegro.

Hanamichi rise di nuovo prima di appoggiare il capo sulla spalla del volpino.

“Ru...” chiese dopo qualche minuto di silenzio mentre svoltavano l’angolo, ormai giunti di fronte a casa sua.

“Hn?” chiese il moretto armeggiando con le chiavi.

“Che cosa voleva dire Mitsui quando ha detto che sei più ‘umano’?” chiese perplesso.

Rukawa sorrise accompagnandolo all’interno e poi, silenziosamente, su per le scale.

“Probabilmente era un modo tutto suo di dire che si vede che sono felice” mormorò togliendosi il maglione e gettandolo su una sedia vicino all’armadio.

Hanamichi si sedette sul letto sorridendo.

“Sei felice volpe?” chiese dondolando le lunghe gambe come un bambino.

“Do’hao...” mormorò il moretto avvicinandoglisi e prendendogli il viso tra le mani “...sì, sono felice” mormorò posandogli un bacio lieve sulle labbra “E adesso spogliati che è tardi e io ho sonno!” mormorò coprendo uno sbadiglio con la mano pallida.

Hanamichi saltò giù dal letto svestendosi in fretta per poi infilarsi sotto le coperte.

Rukawa lo raggiunse poco dopo e il rossino gli si accoccolò contro, soddisfatto.

Il moro gli accarezzò la schiena dolcemente posandogli un bacio tra le ciocche fulve.

“E tu sei felice Hana?” gli chiese piano.

Il rossino sollevò il capo regalandogli un sorriso dolcissimo.

“Baka kitsune...” gli soffiò piano ripetendo le sue stesse parole di pochi attimi prima “...sì, sono felice...” sussurrò prima di affondare nuovamente il capo contro la sua gola.

Si addormentarono così, pochi istanti più tardi, l'uno nel calore dell’altro.

 

 

Fine....

 

 

Scleri dell'autrice ( >.< quanta pazienza... nd.Pippis)

N: Festeggiamo! Oggi è la nostra festa!!! ^_^

Un_oggetto_volante_non_identificato_colpisce_in_pieno_l’autrice

N: ç_ç

R: è_é

H: >.<

N: ^_^’ ok ok... è la vostra festa!! -.- uff... pg tiranni....

Buon RuHana day a tuttiiiiii!!! ^___^ 

 

 

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