Lezioni di Anatomia                Back to FanFic  Back to Home

 

 

Pow Rukawa

 

“Do’hao”

Non posso fare a meno di rimproverarlo.

Gliel’ho detto mille volte che non può studiare tutto l’ultimo giorno prima del compito.

Sospiro mentre gli lancio un’occhiata.

E’ disteso a pancia in giù sul nostro letto, tra le mani il libro di biologia che sfoglia svogliatamente.

“Kitsune mi ci manchi solo tu! E’ ingiusto! Oggi è il mio compleanno, e devo passare tutto il pomeriggio a studiare!” protesta.

Perchè pensa che la mia massima aspirazione sia guardarlo ripetere quella lunga sfilza di nomi che conosco già a memoria?

I capelli rossi gli cadono in ciocche disordinate sul volto, ogni tanto sbuffa facendoli volare attorno al viso, per un paio di minuti stanno fermi prima di riscivolargli immancabilmente davanti agli occhi dorati.

“Non riuscirò mai a ricordarmi tutti questi vocaboli!” sbotta cupo osservando con aria truce il capitolo sui muscoli.

Eppure dovrebbe conoscerne già la maggior parte, no?

Con tutte le volte che è finito in infermeria perchè facendo a pugni si è ferito, qualcosa avrà anche imparato!

Gli ho promesso che gli avrei dato una mano dato che io ho fatto lo stesso test solo un paio di settimane fa, non può assolutamente rischiare di prendere un’insufficienza altrimenti addio club di basket!

Mi siedo accanto a lui passandogli una mano tra le ciocche rosse, tirandogliele indietro.

Sono morbide e profumano ancora del bagnoschiuma che ha usato per la doccia di poco fa.

Avrei una voglia pazzesca di chinare il capo e posarci un bacio.

Ma non posso!

Non devo!

I miei occhi scivolano sui pantaloncini che gli si sono aggrovigliati attorno alle cosce quando si è buttato sul letto per studiare.

Non potevamo studiare in cucina?

No, lui è abituato a studiare  riverso sul letto.

Pazienza, ho pensato.

Pazienza un corno!!!

I pantaloncini gli coprono il minimo indispensabile alla decenza e la canottiera rossa gli scivola su una spalla abbronzata in modo dannatamente provocante.

Maledetto do’hao!

Come faccio io ad insegnargli qualcosa così.

Oh bhe...

Qualcosina ancora forse gliela potrei insegnare...

Mi ritorna in mente la nostra prima volta in palestra...

Ecco una lezione tipo quella gliela potrei fare...

No, no, no!

Scienze, dobbiamo studiare scienze!

Bene allora!

Cominciamo, che prima iniziamo, prima finiamo.

E prima finiamo prima cominciamo qualcosa di mooolto più interessante...

Oddio...

Ok, l’ammetto... è un pensiero fisso!

Al diavolo!!!

Sono un ragazzo di diciassette anni in pieno sviluppo ormonale che male c’è se mi vien voglia di fare l’amore con il mio compagno?

Soprattutto quando lo vedo così abbandonato sulle lenzuola del MIO letto?

Basta devo smettere di pensare a queste cose!

“Allora cominciamo?” mi chiede Hanamichi voltandosi verso di me.

Cominciamo a fare cosa?

Che cosa dovevamo fare...

Non me lo ricordo più...

Ero nel bel mezzo di un’ideuzza....

Ah ma certo ci sono!

Intendeva cominciamo in quel senso....

Sì, sì comincia pure a spogliarti Hana...

Hemm... no... mi guarda in modo strano.

Oh cavoli!

Intendeva iniziare a studiare!!

Me n’ero già dimenticato...

Deve notare il mio sguardo scintillante perchè arrossisce.

Kami quant’è bello quando arrossisce così!

Dopo tutte le volte che abbiamo fatto l’amore dopo tutte le ore di passione ancora arrossisce.

Il mio do’hao!

“Cioè...volevo dire...” cerca di correggersi...

Che carino prova a raffreddare il mio spirito cercando un termine un po’ più chiaro.

“Mettiamoci sotto...”

I miei occhi si spalancano e lui diventa ancora più rosso.

Lo fa apposta!!!

Tossicchia rendendosi conto che la sua frase era fraintendibile.

Molto fraintendibile!!!

“Smettila di guardarmi così Kaede e diamoci dentro!”

Sempre peggio!!!

“Do’hao...” sussurro con voce roca “TACI!!” sbotto alzandomi velocemente dal letto.

Vado a fare una doccia fredda.

Meglio se gelida, perchè le immagini di lui che si mette sotto di me.... o di noi che ci ‘diamo dentro’ cominciano a creare grossi problemi al mio coinquilino!

 

Quando torno sto un po’ meglio...

Lo sento borbottare qualcosa sul fatto che sono una stupida volte che sparisce sempre nel momento del bisogno e sorrido tra me entrando nella camera.

Quando lo guardo tuttavia mi rendo completamente conto che la doccia non è servita a niente.

E va bene è una giornata calda, il sole entra a fiotti dalla finestra spalancata accompagnata dal profumo e dal basso sussurro del mare, ma perchè diavolo si è tolto la maglia???

“Ma senti qui!” sbotta battendo un colpetto sulla pagina del libro “Come faccio io a ricordarmi cose come: pettineo?!”  dice lanciandomi un’occhiata accusatoria come se fosse colpa mia il compito in classe.

“Che cavolo è il pettineo!” esclama.

Gli sorrido avvicinandomi a lui, sedendomi sul letto.

Lentamente gli faccio scivolare una mano sulla coscia prima di infilarla tra le sue gambe in una sensuale carezza.

“Ka..kaede!” balbetta schizzando in piedi “Che diavolo stai facendo!?”

“Do’hao...”gli sussurro malizioso gettando il libro a terra e spingendolo di nuovo sul letto prima di stendermi sopra di lui “...secondo te che sto facendo?” lo provoco con voce suadente mentre la mia mano torna a infilarsi tra le sue cosce, scivolando sinuosa sulla pelle calda, lasciata scoperta dai pantaloncini.

Non che lui faccia tanta resistenza.

Anzi credo di aver sentito distintamente un gemito.

Alzo il capo fissandolo negli occhi improvvisamente liquidi.

“Questo è il pettineo” gli sussurro ad un orecchio mentre le mie dita scivolano sinuose percorrendo il muscolo.

“Ah... ah sì?” balbetta e non riesco bene a comprendere se il suo sia un gemito od un’affermazione.

Credo di aver trovato un modo interessante di risolvere il problema del mio do’hao.

Sono sicuro che domani ricorderà con estrema cura la mia ‘lezione’.

Gli passo una mano tra i capelli rossi prima di posare un bacio sulla sua fronte.

“Questo è il frontale” sussurro dolcemente prima di scivolare con le labbra fino ai suoi occhi, gli accarezzo le palpebre con le labbra, scendendo poi lungo la guancia “Questo invece si chiama orbicolare dell’orecchio” mormorò allungando la lingua per tracciarne il contorno con la punta.

Reprime a malapena un brivido tra le mie braccia mentre soleva le sue per cingermi la schiena.

“Orbi..che...” ansima confuso mentre la mano che stava scivolando tra le sue cosce si infila lentamente sotto il tessuto leggero dei boxer.

“Orbicolare” gli ripeto direttamente nell’orecchio prima di afferrare il lobo tra i denti e mordicchiarlo piano.

Hanamichi geme inarcando la schiena mentre le mie dita scivolano più su a sfiorare la sua virilità.

“Kae...kaede se continui così non capisco più niente...” sussurra “...togli quella mano da lì...”

Gli sorrido malizioso sollevandomi un poco per fissarlo negli occhi.

“Da lì dove..?” lo provoco dolcemente.

“Dal... ah... mio... pettineo” sussurra spingendo i fianchi contro i miei.

Visto che vi dicevo?

Domani prenderà il massimo dei voti.

Allontano la mano da lui solo per afferrare la sua e spingerla contro il materasso mentre la mia bocca gli imprigiona le labbra.

Le succhio dolcemente prima di alzare il capo “Quadrato del labbro superiore” lo informo tornando a baciarlo lievemente.

“Questo è facile da ricordare” mormora sistemandosi meglio sotto di me, scendo con la bocca accarezzandogli lo zigomo per poi seguire il contorno della mascella mentre tra un bacio e l’altro lo informo che quelli che sto mordicchiando sono lo zigomatico e il triangolare.

Mugola qualcosa e mi sento autorizzato a proseguire.

“Omoideo” sussurrò scendendo a lambirgli la gola.

Reclina il capo offrendola alle mie carezze e io non mi faccio certo pregare.

“Sternoideo” gli soffio sulla pelle umida spostandomi leggermente di lato al suo pomo di adamo “Questo invece è lo sternocleidomastoideo” mormoro scendendo ancora un po’.

“Non me lo ricorderò mai...” ansima.

Sorrido contro la sua pelle “Allora sarà meglio che te lo segni...” gli consiglio prima di cominciare a succhiare dolcemente la sua pelle.

Respira pesantemente, inarcandosi sotto di me, mentre continuo il mio lavoro con le labbra.

Domani avrà un succhiotto decisamente molto visibile.

Chissà che non serva a ricordargli quel nome complicato.

Mi sollevo su di lui passandogli entrambe le mani sulle spalle, indicandogli i deltoidi prima di lasciare la sua gola, che non avevo smesso di torturare con le labbra, per accarezzargli i pettorali fermandomi a lambire i capezzoli mentre lui si agita sotto di me.

Glieli accarezzo lentamente sospingendoli piano con la lingua o tracciandovi disegni causali attorno finchè non li sento inturgidirsi per me.

Mugola sollevando il bacino ma io lo spingo dolcemente contro le lenzuola.

“Buono Hana dopo ti insegnerò anche come si chiamano quelli...” lo rimprovero mentre la mie mani scivolano giù dalle sue spalle, percorrendo le braccia.

Gli imprigiono i polsi contro il materasso mentre la mia bocca scivola sulla sinistra per ripercorrere il tracciato fatto dalle mani poco prima.

Sospira, riprendendo fiato, mentre passo ad indicargli il bicipite, gli lascio i polsi mentre le mie mani si sollevano ad accarezzare le costole lentamente.

Sollevo il capo osservando soddisfatto i suoi occhi lucenti e le labbra gonfie che continua a mordicchiarsi per reprimere i gemiti.

Le ciocche carminio sparse sulle lenzuola e sulla sua pelle dorata accarezzano lievemente l’alone rosso che gli ho lasciato sul collo.

“Questo si chiama dentato anteriore” mormoro indicandogli il petto che si alza e si abbassa al ritmo veloce del suo respiro.

Vi poso un dito sopra tracciandone lentamente il contorno prima di avvicinare il volto al suo.

“Tutto chiaro fin qui?” gli chiedo piano.

Mi fissa annuendo, gli occhi offuscati dal desiderio prima di gemere un “Oh...sì...” che non so se interpretare come risposta alla mia domanda o come un semplice gemito che gli è sfuggito dato che spostandomi contro di lui ho mandato casualmente il mio bacino a strofinare contro il suo.

Sorrido ricompensandolo con un bacio prima di scendere di nuovo con le labbra sul suo addome seguendo la linea dei muscoli che gli sto illustrando “Retto addominale” gli sussurro contro la pelle accaldata, lo sento rabbrividire sotto di me e io stesso devo trattenere un tremito.

E’ così calda la sua pelle.

“C’è qualcos’altro di retto...” scherzo per alleviare un po’ la tensione, infilando una mano tra le sue cosce per accarezzare il suo sesso che tira furiosamente il tessuto dei pantaloncini.

“Stupida kitsune!” sbotta imbarazzato.

Ridacchio, accarezzando il suo ventre con il mio sospiro bollente, mentre scendo ancora più in basso fino ad infilare la lingua nel suo ombelico.

Inarca la schiena sotto di me offrendosi alla mia bocca che scivola a disegnare con cura il contorno di tutti quei muscoli che gli sto elencando.

Continuo ancora per qualche minuto finche la mia bocca non ha lasciato una calda scia di baci su tutto il suo ventre e poi mi sollevo, allontanandomi un po’ da lui, troppo teso per continuare questo nostro gioco senza perdere la pazienza.

Emette un gemito di protesta socchiudendo le palpebre che aveva abbassato per fissarmi con uno sguardo di rimprovero.

Non sono un robot, do’hao devo riprendere fiato o ti perderai metà della lezione.

Prendo una delle sue braccia e gli faccio scorrere due dita sul muscolo che collega il polso al gomito “questo è il flessore radiale del carpo” gli spiego.

Lui mi fissa con occhi offuscati, regalandomi un sorriso.

“Sei preparato...” mormora.

Gli regalo il mio miglior ghigno malizioso “Oh sì... aspetta e vedrai....”

Le mie dita scivolano fino al palmo della sua mano, “muscoli dell’eminenza tenar” gli spiego portandomi la mano alle labbra baciandone il palmo.

Lui segue il mio gesto con occhi lucenti “Perchè si chiamano così?” mi chiede curioso.

Scuoto piano il capo “Non lo so” ammetto, sollevandogli la mano per accompagnamela alla bocca.

“Mi perdoni questa mancanza?” gli chiedo suadente cominciando a leccargli l’indice.

Sospira lentamente “Forse...”

Prendo le sue dita in bocca, una ad una, succhiandole piano “Queste si chiamano lombricali” mormoro, lambendogli un polpastrello con la lingua.

“Bu..buono a sapersi..” ansima Hanamichi, perso nel gioco ipnotico delle sue dita che scivolano allusivamente fuori e dentro la mia bocca.

Gli lascio la mano sollevandomi a sedere accanto a lui sul materasso.

“Passiamo ai muscoli delle gambe” sussurro, allungando le braccia, afferrando i suoi pantaloni e i boxer sotto di essi, facendoli scivolare lentamente lungo le gambe dorate, fino ai piedi.

Getto l’indumento inutile oltre il letto.

Decido di ignorare la sua eccitazione, sollevandogli, invece, una caviglia.

Gli indico gli interrossei dorsali e poi l’estensore lungo, sottolineando le parole con una sensuale carezza delle mie mani, che dal piede salgono lungo la caviglia.

Mi metto gattoni su di lui spingendo le dita verso le ginocchia, indicandogli il quadrocipide prima di riprendere la mia lenta, inesorabile, salita.

Gli accarezzo le cosce fissandolo con sguardo bruciante.

“Sartorio” sussurro.

La mia voce è ormai dannatamente roca, faccio fatica a deglutire avendolo così, completamente nudo e eccitato sotto di me.

Spingo entrambe la mani verso l’interno coscia “lungo aduttore” mormoro, sfiorando il suo sesso con le dita, lievemente.

Geme, inarcando la schiena, portando inevitabilmente il dorso della mia mano a strofinare il suo membro turgido.

Allungo la bocca troppo attratto da quello spettacolo per potermi trattenere.

Ne assaggio la punta e lui grida spingendosi verso di me mentre le sue mani artigliano le lenzuola.

Lo so cosa vuole ma non posso ancora darglielo.

Tuttavia non posso nemmeno lasciarlo così.

Allungo la lingua fuori dalle labbra abbassandomi a leccarlo di nuovo.

Si tende emettendo un lamento di piacere che fa accapponare ogni centimetro della mia pelle.

Se continuo così impazzirò.

Gli faccio scivolare le mani sui fianchi accarezzandoli piano, avvolgendoli nelle mie dita candide.

“Girati” gli sussurro sollevandomi per rubargli un ultimo, lungo bacio.

Emette un sospiro ma decide di fidarsi e si mette a pancia in giù sulle lenzuola.

Mi sfugge un gemito dalle labbra quando lo vedo strofinarsi contro le coperte.

“Abbiamo quasi finito...” gli sussurro.

Mi sfilo in fretta maglia e pantaloni gettandoli a terra prima di tornare sul letto e stendermi accanto a lui.

Gli pongo una lunga serie di baci, a partire dal capo, scivolando lungo il collo illustrandogli lo splenio, scendendo sulla spalla seguendo il trapezio, mordicchiando le scapole prima di sollevarmi un poco.

“Questo è il grande dorsale” mormoro, accarezzandolo con le mani, ormai anche il mio respiro è pesante.

Hanamichi geme sollevando i glutei per spingersi contro di me.

Ne approfitto per far scivolare una mano tra lui e le lenzuola stringendo le dita intorno al suo capezzolo destro, strofinandolo lentamente.

Il mio do’hao ansima, chiamando piano il mio nome in una litania che mi sta facendo perdere totalmente il controllo.

Scivolo lungo il suo corpo abbassandomi a baciare il tricipite prima di cominciare di nuovo a salire.

Lo sento lanciare un grido quando lo leccò dietro le ginocchia “Questo si chiama plantare...” lo informo, respirando sulla sua pelle umida, allungo la lingua disegnando una linea retta che sale lentamente percorrendo il bicipite finchè non giungo alle natiche.

Lo abbraccio, facendogli sollevare un po’ il bacino, in modo che possa pormi contro di lui, mentre la mia mano destra scivola a prendersi cura del suo sesso.

Hanamichi ansima, allargando le gambe, strofinandosi contro di me.

Ormai ho terminato la mia lista, non potrei comunque continuare ancora.

Gli bacio i glutei sodi prima di sollevarmi e porre il mio sesso contro di essi.

“Kaede...” mi chiama piano, ormai al limite.

“Credi di ricordarti tutto domani?” non so dove riesco a trovare la forza di chiedergli.

Credo che se non fosse bloccato sotto di me mi tirerebbe un pugno.

Adotta un modo molto più crudele ed efficace per punirmi strofinandosi contro di me.

Ho aspettato anche troppo ormai...

E tempo di mettere fine alla lezione.

“Lo...sai... come si fa a distingue un muscolo Hana?” ansimo muovendomi contro di lui “i muscoli... si... contraggono...” ansimo.

Con un movimento deciso dei fianchi lo penetro strappandogli un grido.

Il suo corpo si contrae avvolgendomi strettamente prima di rilassarsi, permettendomi così di cominciare a muovermi.

Gemo, affondando con più forza e lui sollevava i fianchi per venirmi in contro.

Comincio a muovermi con foga mentre lui puntella i gomiti contro le lenzuola per potersi spingere con più decisione contro di me.

Le spinte si fanno sempre più veloci e profonde mentre le nostre coscienze si cercano, si fondono e si annullano, una contro l’altra, una dentro l’altra.

Cadiamo esausti tra le lenzuola aggrovigliate, i respiri pesanti, i corpi stanchi, i muscoli indolenziti.

Rimaniamo immobili uno su l’altro per alcuni secondi prima che io ritrovi le forze necessarie per liberarlo del mio peso, sdraiandomi al suo fianco.

Hanamichi si solleva su un gomito a fissarmi.

“Se tutte le mie lezioni fossero così avrei una media altissima” scherza con un sorriso malizioso.

“Sicuro di ricordare tutto?” gli chiedo con una luce violetta negli occhi blu mentre la mia mano vaga lentamente sul suo fianco.

Hanamichi si finge pensieroso “Hmmm... adesso che me lo chiedi...” sussurra “no... forse non tutto..”

“Allora..."

"..... ripassiamo...” mormoro abbassandomi a cercargli le labbra.

 

 

fine.....                                                                                                                

 

 

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