Kami Sama 3                                                     Back to FanFic  Back to Home

Rukawa giunse a scuola il giorno dopo con la faccia di uno zombie.

Non era riuscito a chiudere occhio per tutta la notte.

Aveva passato le ore a fissare incredulo quella fotografia cercando una qualsiasi spiegazione.

 

Sakuragi aveva un gemello?

No, il nome riportato era proprio Hanamichi Sakuragi.

 

Era un fotomontaggio?

Chi meglio di lui conosceva il corpo del do’aho? Quello era il suo corpo!

 

Eppure non aveva senso!

 

Che ci faceva mister ‘Harukina cara’, nudo, in una gigantografia da infarto nel mezzo della più rinomata rivista gay del momento?

 

L’oggetto di tutti i suoi pensieri gli passò accanto quasi senza vederlo e Rukawa notò con leggera soddisfazione che anche lui sembrava aver dormito molto poco quella notte.

Il rossino aprì l’armadietto prima di sbarrare gli occhi incredulo.

 

C’erano delle lettere...

Lui non aveva mai ricevuto delle lettere...

 

Guardandosi velocemente attorno, senza saperne bene il perchè, Hanamichi nascose furtivamente le missive nella sua cartella prima di scappare verso la sua classe seguito dallo sguardo furente del volpino.

 

 

 

Delle lettere!

Gli hanno mandato delle lettere!!

Kaede si ripeteva quelle parole con rabbia crescente desiderando di trovare i mittenti delle missive e rosolarli a fuoco lento.

Doveva muoversi.

Doveva muoversi prima che il rossino cadesse nelle grinfie di qualcuno di quegli assatanati, infatuatisi di lui solo per colpa di quella fotografia.

Anche se fotografia era un termine riduttivo.

 

Inno allo stupro.

Lode alla lussuria.

 

Ecco quei termini le si addicevano di più.

Il rossino era suo!

Solo suo!

 

Il semplice fatto che probabilmente ora il cinquanta percento della popolazione gay, si masturbasse pensando al SUO Hana gli faceva vedere rosso.

Li avrebbe sterminati tutti!

Tutti, dal primo all’ultimo.

Hanamichi era suo.

LUI l’aveva visto per primo e non avrebbe permesso a nessuno di averlo!

 

 

 

Durante la pausa pranzo Sakuragi salì in terrazza e controllato velocemente che non ci fosse nessuno nei dintorni si sedette in un angolo con il suo panino e le buste ancora chiuse.

Aveva chiesto a Yohei di dire in giro che era in palestra, nel caso Mitsui e Maho gli stessero ancora dando la caccia e poi aveva espresso il desiderio di stare un po’ da solo.

Aveva bisogno di pensare a quella situazione senza interventi esterni prima di decidere come comportarsi.

Prese una lettera a caso e stracciò la busta prima di aprire il semplice foglio di quaderno, piegato a metà, che vi era contenuto.

 

“<Hanamichi...>” cominciò a leggere ad alta voce “<... mi consenti di chiamarti per nome vero? Hai un nome magnifico... che si scioglie sulla lingua come il cioccolato...>”

 

Il rossino divenne bordò chiedendosi quale ragazza aveva il coraggio di scrivere una cosa del genere.

Scorse silenziosamente le altre righe prima di esplodere incredulo “<...vorrei uscire con te una di queste sere sempre che, tu, non sia già impegnato con Rukawa???>”

“Come sarebbe a dire?” si chiese fissando quelle righe cinereo.

<Sai si nota subito che tra voi c’è qualcosa. Lui ti piace vero? Siete amanti?> lesse silenziosamente, incredulo.

 

Ma che era, quella, una fissa???

 

Perchè tutti sembravano convinti che lui e Rukawa stessero insieme?

Che voleva dire che si notava che a lui piaceva la volpe?

Ma dove?

Quando!!

<Una creatura meravigliosa come te è sprecata con lui.. esci con me non ti farò rimpiangere il ghiacciolo...> continuò a leggere basito il rossino.

<Firmato: Kazushi Morisato 2A>

 

Hanamichi rimase immobile con il foglio tra le mani.

 

Kasushi?

Kasushi era un nome da... maschio!!

 

“No, un’altro no...” gemette incredulo.

Sbarrò gli occhi quando un terribile sospetto si fece largo nella sua mente.

Scartò velocemente le altre lettere scorrendole in fretta per scoprire che.. erano tutte scritte da ragazzi!!!

“Kami sama...” ansimò senza fiato.

Ma la cosa che più di tutte aveva del sorprendente era che... in ognuna di quelle lettere, il ragazzo di turno, nominava Rukawa chiedendogli se era impegnato con lui o arrivando a suggerirgli di lasciarlo!

Davano per certo che lui e la volpe fossero addirittura compagni!

 

Ma che avevano?

Come potevano solamente immaginare che lui... lui e la volpe... era assurdo!

 

Totalmente, completamente, assurdo!!

 

“Non è possibile... perchè LUI poi...” si chiese incredulo.

Prima Maho, poi Yohei e adesso quegli sconosciuti... ma non vedevano che lui e la kitsune non facevano che picchiarsi e insultarsi?

Come potevano stare insieme o addirittura essere amanti.

Represse un brivido al pensiero... andare a letto con la volpe...

Scosse il capo con forza allontanando quell’immagine mentale.

E poi Rukawa... figurarsi!

Rukawa non era certo gay!!!

Era tutto assurdo.

Semplicemente assurdo.

 

“Kami...” sussurrò nuovamente, passandosi una mano tra i capelli rossi.

 

“Sarebbe più coretto dire “Kami Sama”... do’aho..” lo apostrofò una voce bassa, fin troppo conosciuta.

Hanamichi balzò in piedi come una molla voltandosi di scatto solo per vedere Rukawa emergere dalle ombre della terrazza e posarsi con silenziosa indolenza alla rete di recinzione della terrazza.

“Che... che diamine ci fai tu qui...” ansimò cercando velocemente di ricordare che cosa aveva detto a voce alta e che cosa aveva solo pensato.

“Hn...” sbottò il moro con un’indifferente scrollata di spalle.

“Hn! Un cavolo volpe!” tuonò il rossino facendogli il verso.

“Voglio sapere da quanto sei qui!” tuonò afferrandolo per la maglietta e sbattendolo con malagrazia contro la ringhiera metallica.

Il volpino tuttavia non si scompose minimamente.

 

Anzi.

 

Tese il viso in avanti, fissando il ragazzo negli occhi finchè solo un sottilissimo strato d’aria rimase a separare le loro labbra.

“Perchè lo vuoi sapere...?” gli soffiò con voce volutamente bassa e roca, direttamente sulla pelle accaldata delle guance.

Hanamichi sbarrò gli occhi di colpo, lasciandolo andare in fretta, per fare velocemente diversi passi indietro.

“Tu... tu sei...” ansimò incredulo.

“Gay?” finì per lui il moretto avvicinandoglisi.

“Lo... lo sei...?” balbettò il rossino.

“La cosa t’interessa?” chiese sornione Rukawa facendo qualche passo verso di lui, notando divertito come, di riflesso, Hanamichi indietreggiasse.

Sakuragi sussultò quando si rese conto di essere con le spalle contro il muro che proteggeva le scale.

Un lieve sorriso lampeggiò nelle iridi blu del suo nemico accendendole di sfaccettature violacee mentre questi, con un ultimo passo elegante, lo raggiungeva.

Hanamichi deglutì a vuoto, lo sguardo imprigionato da quegli oceani in tempesta che sembravano volerlo sfidare a scappare, mentre Rukawa sollevava le braccia, lentamente.

Per la prima volta in tutta la sua vita, Sakuragi, invece di reagire, si ritrovò a rannicchiarsi su se stesso, per evitare il tocco di quelle lunghe dita candide.

Tuttavia, diversamente da quello che aveva pensato, la volpe non aveva nessuna intenzione di sfiorarlo.

Egli si limitò a  piantare le mani ai lati del suo corpo imprigionandolo tra se e la superficie di cemento.

“Che... perchè... perchè cavolo dovrebbe interessarmi!!” tuonò il rossino con voce che doveva suonare forte e decisa ma che gli uscì roca e stentata.

Sentiva il profumo di Rukawa accarezzargli le guance, il calore del suo corpo lambire il suo.

“Sei tu quello che campeggia nudo al centro di una rivista di.. settore...” gli sussurrò all’orecchio l’altro, malizioso, chinandosi su di lui fino quasi a sfiorargli il lobo con le labbra.

“Che.. che stai facendo...??” pigolò Hanamichi piano, incapace di muoversi.

“Secondo te...?” mormorò il moro allungando la punta della lingua per sfiorargli in una piccola, lieve lappata, la pelle del collo.

Il rossino sussultò lasciandosi sfuggire dalle labbra un suono indistinto, un misto tra sgomento e... piacere.

Un ansito così innocentemente provocante che Rukawa dovette mordersi la lingua a sangue per non gemere a sua volta quando lo sentì.

“Io... non... io ...non sono...” balbettò Sakuragi quasi sull’orlo delle lacrime.

 

Perchè non riusciva a tirargli un pugno e ad andarsene?

Perchè non riusciva a reagire come sempre?

Che cosa gli stava succedendo?

Perchè proprio con Rukawa???

 

“Davvero?” gli soffiò il moro sulla pelle che lui stesso aveva bagnato, prima di compiere l’ultimo passo che li separava e poggiare il suo corpo contro il suo.

 

Non lo spinse contro il muro.

Non lo strinse a se.

Semplicemente fece combaciare i loro bacini, i loro petti.

 

E Hanamichi si sentì... bene.

 

Stava dannatamente bene contro di lui.

Non gli dava fastidio avvertire il suo corpo sul proprio, non provava ribrezzo nel sentire le loro cosce sfiorarsi... anzi.

Quel calore era dolce, intossicante, così piacevole che, ora che l’aveva conosciuto, cominciava a temere che non sarebbe riuscito più a farne a meno.

Rukawa chinò il viso e questa volta socchiuse le labbra prendendo delicatamente tra esse il lobo del rossino facendolo tremare tra le sue braccia.

“Smettila ti prego...” ansimò il numero dieci con voce rauca, rotta, dall’emozione e dalla confusione.

“Perchè?” gli chiese il moretto soffiandogli quella domanda direttamente nell’orecchio.

Hanamichi chiuse gli occhi con forza cercando disperatamente di trovare la forza di ribellarsi a quel suo silenzioso, impalpabile, dominio e Rukawa sorrise dolcemente nel vederlo così combattuto.

“Tu... tu stai solo... mi stai solo prendendo in giro...” mormorò con quello che sembrava quasi un singhiozzo.

“Pensi che io stia giocando con te?” gli chiese il moro staccando una mano dal muro per sfiorargli una guancia.

Hanamichi socchiuse le palpebre fissandolo confuso.

“Sì...” ammise piano.

 

Allora successe una cosa incredibile...

... Rukawa sorrise...

E Hanamichi rimase semplicemente senza fiato.

Era... era... stupendo.

 

Quello era un sorriso dolce, gentile, tenero.

Un sorriso magnifico sul viso della volpe.

 

Rukawa lo spinse con una lieve pressione del suo bacino ad appoggiare i glutei contro il muro di cemento ruvido.

Strofinò delicatamente i fianchi contro i suoi facendogli assumere un colorito incandescente prima di allungare il volto fino a sfiorargli, quasi, le labbra con le proprie.

Dovette trattenersi dall’urlare quando Hanamichi innocentemente socchiuse le sue come se non attendesse altro che essere baciato.

“E tu... non vorresti giocare con me... Hana...?” gli sussurrò Kaede, su quella bocca così invitante prima di coprire i pochi millimetri che li separavano e posare un lieve, casto, bacio, sulle labbra morbide.

Hanamichi sbarrò gli occhi ricevendo, immobile e basito, quel lieve sfioramento bagnato, prima di osservare incredulo Rukawa fare un passo indietro, con grazia, e dirigersi in silenzio verso le scale che conducevano al piano inferiore.

 

Non gli disse nient’altro.

 

Kaede se ne andò chiudendosi silenziosamente la porta metallica alle spalle senza nemmeno voltarsi per guardarlo un’ultima volta mentre Hanamichi scivolava a terra, le gambe ormai incapaci di sostenerlo, sollevando una mano per passare le dita sulle proprie labbra.

 

Il suo primo bacio....

Il suo primo, preziosissimo bacio....

E l’aveva concesso a Rukawa.

La volpe.

La volpe che l’aveva chiamato “...Hana..:” con quel tono intimo e basso, con quella voce morbida e calda come non avrebbe creduto potesse essere mai.

“Kami sama...” mormorò piano mentre una lacrima gli scivolava silenziosamente lungo la guancia.

 

 

 

Hanamichi passò il resto della giornata fissando un punto imprecisato di fronte a se con uno sguardo perso e leggermente angosciato di cui però non volle dare spiegazione a nessuno, nemmeno a Yohei che preoccupato gli aveva chiesto che cos’era accaduto.

 

Ma che poteva rispondergli?

Rukawa mi ha baciato?

O peggio ancora... mi è piaciuto?

Perchè il problema stava essenzialmente lì.

 

Gli era piaciuto.

 

Gli era piaciuto il sapore di quel lieve sfiorarsi di labbra.

Gli era piaciuto il calore di quel corpo forte contro il suo.

Gli era piaciuto Rukawa dannazione!!

 

Hanamichi si diresse verso gli spogliatoi con la sacca a tracolla ma non fece in tempo a raggiungere l’edificio che notò due figure immobili, in attesa, dinanzi alla porta.

Due figure che si stavano folgorando con gli occhi sebbene non fossero ancora venute alle mani.

 

Maho e Mitsui.

 

Ci mancavano solo loro.

 

“Lasciatemi in pace!” ringhiò passando in mezzo ai due sperando che il suo tono fosse sufficiente a far sbollire i loro spiriti.

Ma con un sincronismo perfetto i due si frapposero tra lui e la porta.

“Abbiamo diritto ad una risposta Hanamichi!” disse Maho serio.

Il rossino sospirò “E va bene...” mormorò “Ecco la mia risposta: NO!” tuonò prima di fare un passo avanti.

Ma i due non demorsero sbarrandogli nuovamente la strada.

“Ma perchè no?” chiese questa volta Mitsui e il sui sguardo leggermente ferito fece morire in gola le cattive parole che il rossino aveva pensato.

 

Che poteva dire loro?

 

Che era etero.

Sorrise mestamente di se stesso.

 

Dopo il bacio di quella mattina non ne era più tanto sicuro.

 

“Sono già impegnato...” mormorò prima ancora di rendersene conto.

Maho scosse il capo come se si aspettasse quella risposta ma Mitsui che conosceva meglio Sakuragi lo fissò duramente.

“Ah sì?” disse “E con chi di grazia!?” volle sapere, intuendo che quella del compagno di squadra era una scusa bella e buona.

 

Già con chi?  Si chiese Hanamichi prima che un volto si materializzasse nella sua mente.

Infondo non credevano già tutti che stessero insieme?

Non sarebbe cambiato niente.

E l’interessato non l’avrebbe saputo dato che non parlava con nessuno.

 

Era un’idea folle.

 

Ma cosa c’era di normale in tutta quella faccenda?

 

“Rukawa” mormorò prima che la ragione avesse il sopravvento sulla stanchezza e sulla fretta di liberarsi di quei due e delle loro avances.

Maho sospirò mesto ma Hisashi non si diede per vinto “E da quando se fino a ieri non lo guardavi nemmeno!” ringhiò sentendosi preso in giro.

 

“Da questa mattina...” mormorò una voce bassa che fece sussultare tutti e tre.

 

Hanamichi si volse lentamente, incredulo.

Non poteva essere COSI’ sfortunato!!!

Non poteva essere davvero Rukawa quello in piedi, pochi passi dietro di lui.

 

Possibile che fosse sempre nel posto sbagliato al momento sbagliato!!

 

Il volpino nel frattempo li aveva raggiunti e con grazia indolente aveva fatto scivolare un braccio attorno alla vita del suo, auto-dichiarato, ragazzo, con fare possessivo.

“Per cui girate al largo da lui...” ringhiò il moro con uno sguardo assassino che stupì non poco Hanamichi.

 

Quella sembrava gelosia.

 

Eppure... era certo che la volpe stesse facendo tutta quella scena solo per potersi divertire, solo per umiliarlo una volta di più.

Provava il violento desiderio di svincolarsi da lui ma... Rukawa gli stava offrendo la salvezza su un piatto d’argento.

Se si fosse sparsa la voce tra i ragazzi... lui sarebbe stato libero.

E presto tutta quella storia sarebbe stata dimenticata.

Facendo uno sforzo di volontà posò dunque la sua mano su quella del volpino accarezzandone delicatamente il dorso, come presumeva avrebbe fatto un compagno.

E Rukawa dimenticò completamente i due trattenendo a malapena un sussulto.

Hanamichi lo stava accarezzando!

E lo stava accarezzando di sua spontanea volontà!

“Se volte scusarci...” mormorò con voce improvvisamente roca trascinando il rossino nello spogliatoio, passando tra i due che lo fissavano truci.

 

 

“Perchè...” mormorò piano Hanamichi quando la porta degli spogliatoi si richiuse alle loro spalle.

Rukawa scosse il capo con indifferenza.

 

Che cosa poteva rispondergli?

Che lo voleva solo per se?

Che gli altri non dovevano azzardassi nemmeno a guardarlo?

 

E regalargli così il proprio cuore su un piatto d'argento?

Senza la sicurezza di avere, almeno, qualche speranza?

Non aveva nemmeno la certezza che Hanamichi fosse gay!!

 

No.... non poteva farlo...

 

“Per dimostrare che sono il numero uno...” sussurrò gelido “...anche in questo.” disse fornendo l’unica spiegazione a cui il rossino avrebbe potuto credere.

Si sarebbe morso la lingua subito dopo, quando Hanamichi gli piantò in volto due occhi di dolore furente.

“Oh giusto!! Da te che altro mi dovevo aspettare...” ruggì voltandogli le spalle con stizza.

“Do’aho!” ringhiò Rukawa afferrandolo con forza per un braccio, sbattendolo contro gli armadietti, prima di intrappolarvelo contro come aveva fatto quel mattino.

Ma questa volta il suo corpo premeva con forza contro quello caldo e muscoloso del compagno.

“Perchè...” gli chiese ad un soffio dal viso “...avresti voluto dell’altro?” insinuò.

“Da te non voglio un bel niente!” gli sputò di rimando Sakuragi.

“Bene!” sbottò il moretto.

“Bene!” ripetè Hanamichi fissandolo con uno sguardo di fuoco.

Fu allora che i due si tesero uno verso l’altro sprofondando in un bacio violento e passionale, la loro lotta di sguardi tramutata in quell’incontro violento di lingue che si combattevano in silenzio, attaccandosi, toccandosi, cercando un predominio sull’altra in una guerra che tuttavia sembrava destinata a non avere vincitori.

 

“Non fate sesso qui per favore!” sbottò Mitsui passando loro accanto.

Hanamichi si riscosse di scatto allontanandosi dal compagno con rabbia.

Si fissarono ansanti e ancora arrabbiati per un lungo momento prima di prendere ognuno una direzione diversa.

L’allenamento li vide protagonisti di una serie ininterrotta di litigi e scazzottate che si concluse con l’ordine di Akagi di lasciare la palestra.

Si cambiarono in silenzio, ignorandosi a vicenda prima di uscire nel giardino deserto.

Hanamichi fece pochi passi verso il cancello scolastico quando un “Do’aho!” basso, ma comunque udibile alle sue orecchie allenate, lo costrinse a voltarsi.

“Che ca**o vuoi?!” ringhiò contro il moretto.

 

Era furioso con lui.

Come aveva anche solo potuto pensare che Rukawa gli piacesse?

Quel bastardo era solo un egocentrico!

 

E si erano pure baciati.

 

E ca***o gli era piaciuto anche quello!

Lo odio, lo odio, lo odio!

Si gridò mentalmente.

 

E in quel momento non c’era niente di più vero.

Non l’aveva mai odiato così tanto in vita sua.

 

Rukawa lo raggiunse con pochi passi e messogli entrambe le braccia attorno alla vita si sporse a baciarlo sulle labbra.

Il rossino sbarrò gli occhi, non tanto per il gesto, quello sembrava essere il giorno dei baci, quanto per la dolcezza e la riverenza con cui gli era regalato quel tocco gentile.

Si rilassò inconsapevolmente tra le braccia del volpino socchiudendo le labbra e Kaede non si fece certo pregare infilando delicatamente la lingua nella sua bocca.

Si baciarono dolcemente per alcuni minuti, sfiorandosi con le labbra in lievi tocchi prima di permettere alle loro lingue di incontrarsi per poi separarsi e poi cercarsi ancora.

Si lasciarono dopo poco, Rukawa liberò il ragazzo dal suo abbraccio senza tuttavia allontanarsi da lui.

“Perchè...” mormorò Hanamichi con voce dolce, ancora impastata da quella carezza sensuale e umida che si erano scambiati.

“Hn... c’era Maho che ci fissava dal cancello scolastico...” gli comunicò freddamente il volpino dicendo la prima cosa che gli veniva in mente per giustificare quel gesto dettato solo dal desiderio di non vederlo andare via furioso.

“Ah...” sussurrò Hanamichi con voce improvvisamente atona “Ed è ancora lì...?” chiese.

Rukawa fu tentato di dirgli di sì, per baciarlo di nuovo, ma il rossino poteva voltarsi e controllare, scoprendo il suo inganno, per cui decise che: ‘chi si accontenta gode’ e scosse il capo in segno di diniego.

“Bene...” mormorò Sakuragi prima di piegare indietro il braccio destro e scaricare un pugno violentissimo nello stomaco del compagno.

“Ti detesto!” gli sibilò con tutto l’astio di cui era capace, osservandolo rannicchiarsi su se stesso per il dolore, prima di volgergli le spalle e andarsene di corsa.

 

 

continua...

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