I 7 Peccati Capitali             Back to FanFic  Back to Home

 

Pow Rukawa.

 

Un lungo, lento, lamento.

Un sospiro.

Le lenzuola frusciano, sussurrando parole d’amore sulla mia pelle.

Socchiudo gli occhi e lancio un’occhiata al display luminoso dell’orologio.

Le sette.

Tra poco meno di mezzora quell’aggeggio infernale comincerà a suonare per costringerci ad un’altra mattinata di studi.

Emetto un basso mugolio addolorato al pensiero, e Hanamichi si stringe a me, nel sonno, strofinando il viso contro il mio petto.

L’idea di alzarmi proprio non mi va.

Un suono basso e ovattato attrae la mia attenzione verso la finestra.

Ecco che cosa mi ha destato prima del tempo.

Fuori piove.

E il tamburellio delle gocce contro il balcone tesse per noi una melodia dall’effetto ipnotico.

Come tante minuscole dita cristalline il tintinnio della pioggia massaggia il mio udito spingendomi nuovamente ad abbassare le palpebre.

L’aria è miracolosamente fresca.

Si sta bene a letto.

Le lenzuola conservano il tiepido calore dei nostri corpi allacciati e Hanamichi è abbandonato tra le mie braccia, un dolce sorriso, innocente, sul volto rilassato il cui candore è smentito dal modo languido e intimo con cui il suo corpo è intrecciato al mio.

Sì, decisamente si sta bene a letto.

 

Troppo.

 

Faccio scivolare una mano fuori delle lenzuola e spengo la sveglia.

Per oggi niente scuola voglio godermi la fresca carezza di quest’aroma autunnale.

 

*** Pigrizia ***

 

Riporto il braccio sotto le coperte, soddisfatto, lasciando che le mie palpebre scivolino di nuovo a velare il mio sguardo sornione.

Lentamente, senza fretta, le mie dita scivolano tra i suoi capelli rossi scostandone alcune ciocche dalla fronte dorata.

Disegno con tocchi leggeri i suoi lineamenti forti, addolciti dal sonno.

La mia mano scende sulla sua schiena tracciando sinuosa percorsi senza meta, al solo scopo di far saggiare ai miei polpastrelli la calda setosità della sua pelle.

Hanamichi mormora qualcosa contro il mio torace, il suo respiro leggero mi accarezza tiepido il petto, liberando brividi elettrici lungo la mia schiena.

Mi chino a sfiorargli gli occhi chiusi con baci impercettibili.

Non voglio svegliarlo.

Voglio solo godermi la sua dolce bellezza.

La mia mano sale e scende piano sulla sua schiena, lentamente, e il suo corpo inconsciamente risponde al mio richiamo, allungandosi verso di me.

Tende le braccia allacciandomele al collo, nascondendo il volto contro la mia spalla.

Avverto il tocco leggero delle sue labbra umide sulla mia gola e la sua gamba destra scivolare tra le mie.

Il suo corpo è così caldo.

 

Liscio.

Sodo.

 

Lo stringo a me mentre le mie mani scivolano possessive a cingergli le natiche.

Ora sì... ora desidero che si svegli.

E Hanamichi socchiude piano le palpebre, emergendo dal sonno, fissandomi confuso per un momento.

I suoi occhi sono due polle di cioccolato fondente in cui s’accendono fiamme dorate, nell’incontrare i miei.

Le sue labbra carminio si stendono in un lento, morbido, sorriso.

 

Delizioso.

 

E mio.

Mio soltanto.

Perchè solo io posso vederlo così.

Solo io posso averlo così.

 

Nessun altro.

 

*** Avarizia ***

 

“Kaede... che ore sono?” mormora piano allungando il viso per fissare la sveglia.

Ma glielo impedisco catturandogli il volto tra le mani abbassandomi per cercare le sue labbra.

Così dolci.

Miele in cui annegherei.

Mi allaccia le braccia al collo ma non rinuncia alla lotta per il predominio del bacio.

Amo questo suo non arrendersi mai.

Questo suo tramutare il nostro amore in una sfida eterna.

I nostri amplessi in battaglie all’ultimo battito di cuore.

Mi fa bruciare.

Mi fa sentire vivo.

Ci stacchiamo dopo diversi minuti alla ricerca d’aria senza che tra noi ci sia stato un vincitore.

D’altronde è sempre così.

 

Senza tregua.

Senza fine.

 

Mi faccio scorrere la lingua sulle labbra per non lasciarmi sfuggire nulla del suo sapore e noto i suoi occhi che seguono il mio movimento.

Sorrido malizioso nell’abbassarmi nuovamente su di lui.

Non sono mai sazio di lui.

 

Della sua morbidezza.

Del suo fuoco.

 

Mi alimenta e mi brucia... ma perire nella sua fiamma è quanto di più esaltante io abbia mai provato.

Lo bacio ancora, affondo, con forza, quasi con violenza, assaporandolo fino in fondo e poi ancora più giù finchè i polmoni non mi bruciano per la mancanza d’aria.

Mi stacco dalle sue labbra ma non dalla sua pelle.

Amo questo liscio velluto dorato che sa di lui.

Scendo con la bocca sullo zigomo e poi lungo la gola.

 

Così buono.

Così dolce.

 

Stringo tra le dita i suoi capelli rossi.

Kami... mi viene voglia di mangiarlo...

 

E allora... lo faccio.

 

Gli mordo il lobo strappandogli un lamento di dolore che si trasforma in gemito quando la mia lingua ingorda scivola a lambire la sua pelle.

 

Perdonami amore non ho saputo resistere.

 

Bacio la sua pelle ispirandone il profumo sensuale.

Mordicchio il suo collo assaporandone con la lingua il sapore languido.

Il mio udito si delizia dei suoi sospiri.

Il mio corpo brucia nell’incontrare il suo che si tende, a cercarmi, mentre le sue mani scendono sulla mia schiena.

I nostri sessi nudi vengono a contatto, si sfiorano piano, giocando, incontrandosi in una lenta danza al massacro del nostro autocontrollo.

Sento il suo respiro crescere e spezzarsi mentre nelle mie orecchie il sangue batte il ritmo della nostra battaglia.

Gli faccio scivolare le mani sui fianchi e scendo ancora.

Lambisco i suoi capezzoli con la lingua, ci giro in torno piano.

Non deve restare nulla.

Non devo dimenticare di assaggiare nemmeno un centimetro di quest’oro fuso.

 

*** Gola ***

 

Il suo corpo si tende sotto la mia bocca.

Sento le sue mani scivolare sulla mia schiena seguendo la linea della spina dorsale, la loro presa mi artiglia la pelle quando la mia bocca scende a percorrere la linea scolpita dei suoi addominali.

 

Li sento flettersi sotto la mia lingua.

Tendersi contro le mie labbra.

 

E i suoi gemiti salgono in un canto antico così familiare seppure sconosciuto.

 

Le lenzuola scivolano piano sul suo corpo mentre mi muovo, producendo leggeri fruscii che suonano alle mie orecchie quasi come ansimi.

Si strofina contro di me alla ricerca del mio corpo che non gli vuole dare appagamento.

Lo vedo tendersi sul materasso e socchiudere le labbra alla ricerca d’aria.

Il suo respiro è rovente, affrettato, mentre spinge indietro il capo sui cuscini.

 

Sono invidioso.

 

Di quest’aria bollente che può scorrere sempre sulla sua pelle.

Di queste lenzuola umide che scivolano sul suo corpo quando dorme e ora, che, inarcandosi, geme il mio nome.

Del materasso che sostiene il suo corpo, che lo tocca laddove solo io dovrei poter toccare.

Di questi cuscini che si ebriano dei suoi capelli sparsi su di loro.

 

*** Invidia ***

 

Lo tiro bruscamente a me baciandolo con foga.

Non deve trarre piacere da null’altro che me.

Il mio corpo coprirà il suo per impedire a quest’aria densa di accarezzarlo.

Le mie mani scivolano sotto di lui a sollevargli i glutei per impedire che il materasso allunghi le sue immaginarie dita su di lui.

Gli chiudo la bocca in un bacio violento.

 

Amami.

 

Ama solo me.

 

Io sono il tuo padrone.

E il tuo schiavo.

 

“Kaede...” ansima, quando mi stacco da lui per fissarlo con occhi roventi.

 

Sì.

 

Kaede.

 

Questo dev’essere l’unico suo pensiero.

 

Lascio cadere le lenzuola a fianco del letto.

I nostri corpi sono ormai fin troppo caldi.

Loro sono solo d’impaccio.

State a guardare mentre mi prendo questo corpo.

State a sentire come solo io posso farlo gridare.

Mi alzo lentamente su di lui, imponente e maestoso.

 

Desiderami.

 

I suoi occhi scivolano sul mio corpo accaldato, arrossato dalle sue mani, dalla sua bocca, con bramosia.

 

Sì, così.

 

Pretendimi.

 

Conosco il suo sguardo.

E’ lo stesso che brilla nei miei occhi.

“Sei bellissimo” sussurra piano.

 

Lo so.

 

E sei tu a rendermi tale.

 

*** Superbia ***

 

Sorrido malizioso, quasi diabolico, nell’abbassarmi su di lui.

Allungo la lingua fuori dalle labbra stando ben attento a lasciare che veda.

 

Voglio che veda tutto.

 

Dall’inizio alla fine.

 

La mia bocca scivola verso il basso, disegnando parole prive di senso che si sciolgono sulla sua pelle accaldata fluendo nel suo sangue, rimbombando in lui fino a trovare libero sfogo nei suoi gemiti.

 

Quanti sono i gironi dell’inferno?

 

Li percorro tutti sulla sua pelle.

 

Attorno alla punta del suo sesso.

 

Dannandomi su di lui.

Per lui.

 

Con lui.

 

Lentamente lambisco il suo membro con le labbra.

Ci giro in torno con diabolica lentezza.

Con sadica crudeltà, mentre il suo corpo freme e trema.

 

Amo vederlo così sconvolto.

Amo la passione che tende la sua schiena.

Amo la rabbia e  la frustazione che il mio gioco accende nelle sue iridi.

 

Scintille carminio nei suoi occhi scuri.

 

Il mio demone.

 

“Smettila di giocare kitsune!”

La sua voce è bassa e sensuale.

Un ringhio animale che porta in se tutta la sua fierezza e la sua rabbia.

Soffio sul suo sesso strappandogli un grido e un’imprecazione.

 

Amo farlo impazzire.

 

Mi afferra per i capelli con le mani abbassandomi con forza su di lui e allora lo prendo.

Lo prendo completamente, a fondo, dentro di me.

La mia bocca lo risucchia, facendolo urlare di piacere.

 

Sì piccolo, urla.

Il mio corpo si nutre del tuo fuoco.

La mia anima del tuo piacere.

 

Muovo la bocca su di lui con forza.

 

Voglio sentirlo di nuovo.

Voglio vederlo ancora.

 

Quel dio dai capelli rossi immolato sul mio letto.

 

Quel demone domato dalla mia bocca.

 

Grida!

 

E il suo corpo si tende.

 

Affonda violento nella mia gola con un tremito che gli scuote il corpo e l’anima.

 

M’invade.

 

Il suo calore è bollente.

 

Mi ustiona la lingua, scivola denso nella gola.

 

Inebriante come l’alcool.

Bruciante come il fuoco.

 

Lava.

 

Non me ne lascio sfuggire una goccia.

 

E’ mio!

Come lui.

 

Lo bevo con avidità liberandolo solo quando si accascia contro il materasso.

“Già stanco do’hao?” ansimo con voce roca passandomi la lingua sulle labbra.

 

Mi piace provocarlo.

Farlo arrabbiare.

Irritarlo.

 

La brace divampa in fiammate scarlatte.

Furiose.

 

*** Accidia ***

 

Il suo sguardo scintilla.

La nostra è una sfida aperta che non conosce vincitori ne vinti.

Ne mai ne conoscerà.

Ma non per questo la nostra passione si seda.

Nessuno dei due si arrenderà per primo.

 

“Ti faccio vedere io!” ansima con voce leggermente provata.

 

Ma conosco il mio diavolo.

E dimostra ancora una volta la sua forza e la sua determinazione rivoltando con un suolo, deciso, colpo di reni, le nostre posizioni.

Le  sue mani sulle mie spalle mi inchiodano al letto ma non mi dispiace essere in suo balia.

 

Oh no....

A chi dispiacerebbe?

 

I suoi occhi sono pozzi oscuri che fiammeggiano di malizia.

Le sue labbra sono socchiuse, rosse e invitanti, quanto la mela del peccato.

 

E il suo corpo...

 

Dorato.

Lucente.

 

Su di me.

 

L’aura del mattino danza sulla sua pelle disegnando ombre lascive che scorrono sui suoi muscoli tesi, sciogliendosi su di lui, scivolando su di me.

Fondendoci in un unico essere fatto d’ombra e luce.

 

Si tende sul mio corpo eccitato e io allungo entrambe le mani per impugnare il suo sesso nuovamente caldo.

E allora si cala su di me avvolgendomi con il suo essere.

Scaraventandomi nel suo calore.

Portandomi ancora una volta nei labirinti della pazzia mentre i miei occhi si beano del suo inarcarsi su di me.

 

Meraviglioso e perfetto.

 

Alzo i fianchi strappandogli il respiro.

 

Stringe le mie spalle deciso ad impormi il suo ritmo e io lo stuzzico facendo scorrere le dita sul suo sesso.

“Non l’avrai vinta” ringhia.

 

Delizioso e magnifico.

 

Alza i fianchi.

Sento il suo corpo strofinare contro il mio.

Il suo calore si allontana, i suoi glutei si scostano.

 

E io stringo le mani su di lui.

Non voglio perderlo.

 

Lui è mio.

Mio soltanto.

 

E lui cala ancora lasciandomi affondare di nuovo dentro di lui.

 

Ansimo, tendendomi.

 

Dei...

 

Si china in avanti con un sorriso diabolico.

“Fammi sentire la voce Kaede” mi ansima all’orecchio dando una spinta violenta con i fianchi.

 

Ringhio, azzannando il mio stesso urlo di piacere per impedirgli di uscire dalla mia bocca.

 

Non ancora.

Non te la darò vinta.

 

Non ancora.

 

Comincio a masturbarlo con forza e lo sento tendersi.

“Vu... oi il gioco pe.. sant...e” ansima.

“Oh sì!” gli gemo in risposta.

 

Fammi vedere di che cosa sei capace amore mio.

 

*** Lussuria ***

 

S’inarca e comincia a muoversi senza più mettere pause tra i suoi affondi.

Il piacere mi travolge in onde impazzite che mi sbattono con violenza su questo letto allo stesso ritmo con cui i nostri fianchi si scontrano.

Mi sento risucchiare nel suo calore senza via di scampo.

Senza possibilità di fuga.

Il mio piacere si liquefa nel suo.

La mia anima si danna nel profondo del suo corpo.

 

I nostri fianchi si cercano, si rincorrono.

 

Vanno a fuoco nel trovarsi.

 

Le mie mani si serrano su di lui con forza strappandogli un lungo lamento di piacere che non riesce a coprire il mio grido.

Il suo sperma mi bagna le dita mentre sento il mio invaderlo.

Marchiarlo dove nessun altro potrà arrivare.

Mai.

 

Rimaniamo ansanti uno sull’altro, la stanza avvolta dal calore incandescente del nostro amplesso.

Il silenzio spezzato dai nostri respiri affannosi che lentamente si sedano.

Si muove piano su di me e allora allungo le mani aiutandolo delicatamente a scivolare al mio fianco.

Appoggia il capo contro la mia spalla e io raccolgo con una mano le lenzuola per coprire i nostri corpi sudati.

“Ti amo” mi sussurra piano contro la pelle che conserva ancora i marchi delle sue labbra.

“Ti amo” gli soffio sulle labbra gonfie dei miei baci.

 

Pigrizia.

Avarizia.

Gola.

Invidia.

Superbia.

Accidia.

Lussuria.

 

I sette peccati capitali.

 

E allora perchè questo mi sembra il paradiso?

 

Il sonno ci avvolge delicatamente nel suo abbraccio mentre fuori continua a piovere.

 

 

 

fine...                                         

 

 

 

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