Fino alla fine...                                                                        Back to FanFic  Back to Home

 

Chi me lo fa fare?

Chi mi costringe a soffrire così tanto?

Perchè?

Dove ho sbagliato?

Che delitto ho commesso?

Desiderare un sorriso per poter respirare ancora una volta... ben sapendo che la tua vita sarà tutta un’apnea.

Agognare uno sfiorarsi di dita per poter vivere ancora una volta... ben sapendo che la tua è un'esistenza fatta di morte.

Non chiedo un bacio.

Folle utopia.

Non chiedo amore.

Incontaminato Paradiso.

 

Non lo merito, lo so.

 

Non lo chiedo neppure... però...

 

Voltati verso di me.

Guardami.

Sfiorami ti prego.

 

Striscerò ai tuoi piedi come il più misero dei vermi.

Porterò i tuoi omaggi a coloro che hanno il privilegio di avere il tuo amore.

Terrò la candela che spande la sua luce dorata sui vostri corpi allacciati.

 

Ma ti prego.. guardarmi.

Anche solo per schernirmi.

Anche solo per dirmi che faccio schifo.

 

Lo so.

 

Il mio amore fa schifo.

 

E' sbagliato.

Diverso.

Contro natura.

 

Tutti sinonimi al mio dolore.

 

Agonia.

 

Lo sai che cos'è l'agonia?

E' quel grido che non ti esce dalla gola ma che si ripercuote nei tuoi polmoni facendoli implodere.

Sono quelle lacrime che ti arrossano gli occhi senza scivolare mai sulle guance.

Perchè cadono all'interno dell'anima e il loro livello sale, sale finchè non riesci più a respirare.

Soffochi.

Ma non c'è nessuno che fa caso al tuo dibatterti.

 

E non è come annegare davvero.

 

Oh no, allora la sofferenza avrebbe un termine.

No...

Soffochi all'infinito.

 

E più ti dibatti, più soffochi.

Più soffochi, più ti stanchi.

Più ti stanchi, più affondi e allora...

 

...allora riprendi a dibatterti e ricomincia tutto da capo!!

 

Ancora, ancora e ancora!

 

Senza pietà.

 

Perchè questa è la condanna.

La condanna per il mio amore impuro.

 

E tutto questo la sai perchè?

 

La cosa è così buffa.

Ridicola quasi.

Rido.

 

“Lo sai perchè?”

Lo grido al vento e rido ancora.

 

Ancora e ancora.

Fino a vomitare.

Fino a non avere più voce.

 

“Lo sai perchè?”

 

Perchè tra le gambe io e te abbiamo la stessa cosa.

 

Un motivo così... così...

Rido e piango.

Un motivo così...

 

Crudele.

 

Il mio amore è sbagliato per un motivo così.

 

Nessun pretendente mi ha battuto dimostrandosi più abile di me.

Nessun parente ha impedito ai nostri cuori di battere all'unisono perchè non ho una posizione sociale adeguata.

 

Oh no!

 

Nessun uomo si mette tra me è il mio amore.

Il Cosmo intero ha semplicemente deciso: stesso sesso quindi... sbagliato.

 

Non mi ha lasciato scampo.

 

Per quanto io mi ammazzi nell'applicarmi non basterà mai che io diventi più abile.

Per quanto io mi distrugga sul lavoro non basterà mai che io accumuli ricchezza e potere.

 

Mai.

 

Non avrò mai il mio amore perchè...

Perchè... perchè è sbagliato.

 

Mai.

 

Piccola, terribile parola.

 

Chi è quel folle che inventò il detto 'mai dire mai'?

Venga qui dinanzi a me e lo ripeta se ne ha il coraggio!

Venga qui e ripeta quella sua immensa cretinata guardandomi negli occhi.

Lo dica dinanzi al mio cuore a pezzi.

Lo scriva sulla mia anima stracciata.

Sempre che trovi un angolino non ridotto in brandelli!

 

Sospiro.

 

E il mio fiato si perde nel vento.

Scivola, ignorato sulla sabbia fredda.

 

Sì, fa freddo qui.

 

Ma non lo sento.

Non sento niente.

Il gelo che spezza il mio cuore è più forte.

Il dolore che strazia la mia anima è più intenso.

Avete mai provato a mettere una bottiglia di vetro, piena, nel congelatore, e dimenticarla lì?

 

Va in pezzi.

 

Così il sangue nel mio cuore.

Troppo a lungo privato di un po' di calore.

Del suo calore.

Della sua luce.

 

In pezzi.

Tanti, piccoli, scintillanti, frammenti di vetro.

 

E' bello il vetro.

Riflette la luce, disegna arcobaleni.

 

Ma sono solo illusioni.

 

Se provassi ad afferrarli, quegli arcobaleni, la realtà mi taglierebbe i polsi con i suoi contorni seghettati.

 

Anche il sangue è bello.

Rosso.

Un colore così intenso.

Così spesso accostato all'amore.

Quell'amore che inutilmente porto per lui che non sa che farsene.

 

Un sentimento così bello... dicono.

Così intenso... dicono.

 

Inutile.

 

Mi chiedo se il mio sangue sia ancora rosso o non si sia tramutato in liquido ghiaccio trasparente.

Uno di questi giorni... magari... controllerò.

Non credo di avere ancora qualcosa da dare.

Una pianta lasciata troppo al buio muore.

Un cagnolino a cui si dimentica di dare da mangiare spira.

 

Così il mio cuore.

La mia anima.

 

Il vento gioca con la sabbia umida e le onde scrosciano piano.

Chissà se potrei chiedere a quest'aria irruenta di prenderselo.

 

Dimmi,Vento, lo vuoi tu il mio cuore?

 

Io non lo voglio.

Pesa troppo nel petto.

Davvero.

Non posso...

Non posso più portarlo con me.

 

Lo vuoi tu?

 

Lo potresti portare in quei cieli azzurri, accarezzati dalle coltri bianche, che si vedono in certe giornate d'estate.

 

No, vero?

 

E' troppo pesante da sollevare.

Non può volare un cuore impuro come il mio.

Non è concesso.

Lo faresti rotolare tra il fango e la sabbia, vero?

 

Oh, ma non preoccuparti Vento...

 

E' già così sporco e spezzato....

 

Non importa se si ferirà sulla ghiaia tanto non ha più dolore da versare.

Lascialo ai gatti randagi.

Lascia che ci giochino e lo scherniscano.

Ci è abituato lo sai?

 

E tu, Mare, la vuoi, tu, invece, la mia anima?

 

E' vero è grigia e bruttina.

E' tutta bucata.

Sembra un lenzuolo vecchio.

Ti giuro io ho provato a ricucirla ma lei si straccia in continuazione.

Non serve a niente un'anima così ti pare?

 

La vuoi tu, Mare?

 

La porterai lontano tra le tue onde azzurre?

Magari in qualcuno di quei fondali magnifici che si vedono nei documentari.

 

No, vero?

 

La mia anima impura non merita tanto.

Il mio amore contro le regole inquinerebbe le tue onde cristalline.

Anche tu, Mare, sbatteresti la mia anima a pezzi su uno scoglio per lasciare che i gabbiani ridano di lei?

 

Oh, ma non preoccuparti Mare....

 

Ci è abituata, sai?

 

Ma infondo, lo so, lo so...

Faccio domande sciocche.

Il Mare, il Vento...

Sono troppo grandi e belli per prendere un'anima e un cuore brutti come i miei.

 

Li seppellirò.

 

Oh no... Terra, non temere.

 

Non oserei mai contaminarti....

 

Li seppellirò dentro di me.

 

Così a fondo.

Così in profondità.

Dove nessuno potrà trovarli.

Dove nessuno dovrà trovarli.

 

Mai più.

 

E io...

 

Io?

 

Che importanza ha infondo?

Che se ne fanno gli altri di un'esserino sbagliato come me?

Io camminerò tra queste persone che non mi vedono.

In questa città che non mi sente.

In questo mondo per cui vivo.. ma non esisto.

Io...

... in qualche modo farò.

 

Come sempre.

 

E’ questo che ci si aspetta da me, no?

 

Che sorrida come sempre.

Che studi come sempre.

Che giochi come sempre.

 

Dietro la trasparente prigione di questi occhiali nessuno andrà a controllare.

 

Nessuno guarderà oltre.

Nessuno ne ha il tempo e tanto meno la voglia.

Perchè andare oltre quando le apparenze forniscono già quello che si desidera vedere?

 

Chi si è mai fermato a chiedersi che cosa ci sia dietro la sbruffoneria di Sakuragi?

Chi si è mai chiesto il perchè della gelida freddezza di Rukawa.

O dell’eterno sorriso di Sendoh.

 

Superficie.

 

Maschere.

 

Così lucide e perfette.

Levigate da anni e anni di lacrime silenziose per poter riflettere l’immagine che gli altri vi vogliono vedere.

 

Perchè fermarsi a chiedersi se ciò che mostro è davvero ciò che sono?

 

Il dolce sempai non ha problemi.

Lui con la sua bella famigliola tradizionalista.

Lui con i suoi bei voti a scuola.

 

Come può avere problemi, lui?

 

Non è tristezza quella nei suoi occhi, no, non è dolore.

 

E’ solo un riflesso delle lenti.

Un abbaglio.

 

A tutti va bene dare dell’idiota ad Hanamichi.

Nessuno si preoccupa se Kaede si allena da solo fino allo sfinimento.

Akira è solo un amante spassionato della pesca.

Lo vedo qualche volta su quel molo poco lontano.

Lo vedo che fissa le onde con la sua canna tra le mani.

Qualcuno si è mai accorto che non ha amo?

 

No, vero?

 

E la cosa buffa è che nessuno se ne accorgerà mai.

 

Anime, le nostre, nate sbagliate.

Cresciute diverse.

Destinate a morire sole.

 

O a vivere nell’ipocrisia.

 

Lo sai, Vento, perchè ho la certezza dell’impurità del mio amore?

Io odio l’ipocrisia e la falsità.

Non c’è cosa che più mi faccia ribrezzo.

Eppure da quando amo io sono il primo degli ipocriti.

Il più bravo tra i falsi.

 

Perchè sorrido quando il mio cuore piange.

E rido quando la mia anima grida.

 

Però non credermi solo meschino e codardo.

Sì... sono anche questo, non lo nego, ma non lo faccio solo per me.

 

A che pro far soffrire altri per questo mio dolore?

 

Avrebbe senso far disperare mia madre o impazzire mio padre rivelando la mia mostruosità quand’essa è così inutile?

Questo mio orribile amore avrebbe senso gridarlo al vento solo per trascinare nel baratro, con me, altri?

 

Se ci fosse una speranza...

Anche piccola...

Allora forse ne varrebbe la pena.

 

Ma così...

 

Così non ha senso.

 

Come non ha senso tutto questo.

Come io stesso non ho senso.

 

Dio che sei nell’alto dei cieli...

Non ti chiedo il suo amore.

 

Lo so, che non posso.

 

Però...

 

Ho cercato di essere un buon figlio.

Un bravo studente.

Un compagno di squadra su cui contare.

 

Almeno una cosa posso chiederla?

Posso esprimere un desiderio anch’io?

Anch’io che sono così sbagliato ed impuro?

 

Ti prego...

Tu che puoi tutto...

 

Strappalo.

Portalo via.

 

Quest’amore.

Quest’amore inutile e sbagliato.

Quest’amore denigrato e offeso.

 

Cancellalo.

 

Ti prego...

Ti supplico...

 

Il Vento e il Mare come sempre non portano risposta.

 

Mi alzo lentamente scrollandomi di dosso la sabbia.

 

E’ tardi.

Fa freddo.

 

Mia madre comincerà a preoccuparsi.

E’ meglio che vada.

Risistemo la mia maschera silenziosa e mi avvio.

 

Sul pontile lo vedo immobile, che pesca, in silenzio.

Chissà se anche lui ha tentato di gettare la sua anima al mare...

 

Scuoto il capo riprendendo la via, passo davanti al cantiere in cui Hanamichi lavora, il sabato, e lo vedo asciugarsi il sudore che gli scivola sul viso, silenzioso, un tracciato di lacrime che si è imposto di non versare.

 

Mi fermo d’innanzi al cancello di casa ed estraggo le chiavi.

 

Il suono irritato di un clacson porta il mio sguardo a posarsi su un ragazzo bellissimo che rischia d’ammazzarsi con la bicicletta.

Ignora l’automobilista e riparte, la musica sparata forte nelle orecchie.

Chissà se tiene il volume così alto solo per non udire le grida del suo cuore.

 

Scuoto piano il capo.

 

“Mamma sono tornato” mormorò togliendomi le scarpe.

“Oh Kibinobu dove sei stato è tardi!” si preoccupa facendo capolino dalla cucina.

“Va a lavarti le mani che è pronta la cena.”

Mormoro una scusa e salgo le scale.

 

Straziante.

 

Tutto questo...

 

La mia condanna.

La nostra condanna.

 

Straziante silenzio e questa maschera a nascondere il nostro amore sbagliato...

 

... fino alla fine...

 

Fine...                                                                                                                               

 

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