Desire 3                                       Back to FanFic  Back to Home

 

Rukawa Kaede fissò gli abiti appoggiati sul suo letto.

Era disposto a quel gesto estremo pur di conoscere la verità?

Lui che non aveva MAI messo da parte il proprio orgoglio davanti a nessuno era davvero disposto a fare una cosa del genere pur di sapere?

Inspirò lentamente un paio di volte come faceva da piccolo prima di una partita importante per calmarsi.

Aveva passato due giorni a lottare con se stesso prima di prendere di decidersi.

Aveva vagliato tutte le possibilità, tutte le alternative ma era stato inutile c’era un solo modo di ottenere le informazione che gli interessavano e non poteva continuare a seguire di soppiatto Hanamichi come aveva fatto in quei due giorni nella speranza che il rossino si tradisse o gli desse la conferma che non era lui quello che aveva visto. Perchè dopo quella scena in spogliatoio i dubbi avevano preso a torturarlo anche di giorno oltre che di notte.

 

Non poteva continuare così.

 

Rischiava seriamente di prendersi un malanno se continuava a scappare fuori dagli spogliatoi subito dopo gli allenamenti senza farsi la doccia perchè gli bastava pensare ad Hanamichi sotto l’acqua perché il suo corpo reagiva in maniera assurda.

 

Basta aveva deciso!

 

Avrebbe fatto di tutto per scoprire se si trattava o meno di Hanamichi.

 

PIANO N° 1

 

Rukawa si tolse la camicia rimanendo con i pantaloni della tuta ponderando da dove iniziare.

Aveva avuto delle ragazze. Alcune le aveva spogliate con altre era andato ben oltre. Ma una cosa era toglierli quegli affari un’altro era metterli.

Fissò il reggiseno imbottito che aveva rubato dalla biancheria della sorella con sguardo torvo prima di infilare le braccia nelle spalline.

Fin lì tutto ok.

Il difficile fu agganciarlo.

Dopo dieci minuti buoni di contorcimenti e tentativi vari l’asso dello Shouku riuscì a chiudere quei due stramaledettissimi gancetti.

Si guardò allo specchio.

Aveva il volto arrossato e il fiatone dallo sforzo.

Neanche imparare a fare un tiro da tre punti era stato così difficile.

Sospirò imponendosi di continuare.

Prese il cotone che aveva preso dall’armadietto del bagno e ci riempì lo spazio vuoto che restava tra il petto e la coppetta nera del reggiseno.

Prese poi la camicietta che aveva preso dall’armadio di sua madre, che era alta quanto lui, e la indossò.

Si tolse i pantaloni e in slip fissò con sguardo cupo le sei scatole di collant coprenti che aveva comprato due giorni prima. Alla commessa del negozio di biancheria aveva detto che sua madre si era ferita le gambe e che voleva delle calze che non lasciassero vedere le cicatrici.

La verità era un’altra.

Non aveva nessuna intenzione di depilarsi.

Ci sarebbe mancata solo quella!!!

Il primo paio di calze si tracciò dopo che ebbe infilato la prima gamba.

Il secondo paio si ruppe quando tentò di tirarle su.

Ma come diavolo facevano le donne a mettersi quella roba!

Per fortuna era stato previdente e ne aveva comprate sei paia.

Chissà se sarebbero bastate?

Al quarto tentativo Rukawa riuscì a capire come fare e ad infilare quelle trappole di plastica.

Lanciò un’occhiata all’ampio specchio della sua camera.

Aveva delle belle gambe però.

Prese anche la gonna nera sempre della madre, dato che quella sorella rompiscatole che si ritrovava era troppo esile e bassa rispetto a lui, nemmeno per quello era utile, e la indossò.

Adesso mancava soltanto il trucco.

Come aveva visto fare tante volte alla pestifera cominciò con il fondotinta che tuttavia risultò troppo scuro per la sua carnagione trasparente tanto che sembrava che si fosse spalmato un etto di cemento in faccia.

Riprovò un paio di volte senza successo prima di azzeccare il colore giusto.

Passò l’ombretto azzurro sugli occhi e poi prese la matita.

Per poco non si cavò un occhio e l’unico risultato che ebbe fu quello di tirare un lungo segno nero sulla guancia. Si guardò allo specchio e gli venne da ridere.

Tracciò un’altro segno nero uguale all’altro sull’altra guancia e poi si scrisse in fronte Idiota.

Si alzò con un sospiro andando in bagno a lavarsi il volto. Per fortuna che a casa non c’era nessuno.

Gli ci vollero tre ore per ottenere un risultato decente.

Neanche giocare nelle eliminatorie era stato così duro.

Sorrise all’immagine che gli restituiva lo specchio.

Bhe però non era niente male.

Raccolse la giacca e la borsetta e si diresse verso l’ingresso.

Ecco... un’altro problema...

Lanciò un’occhiata bieca alle scarpe con il tacco.

Non poteva mettersi quelle da ginnastica per andare in un locale del genere e poi stava indossando un completo abbastanza elegante.

Optò per un paio di scarpe nere di sua madre che gli stavano un po’ strette ma che non avevano moltissimo tacco.

Dopo un paio di tentativi durante i quali rischiò seriamente di compromettere a vita la sua carriera di giocatore di basket riuscì a tenersi in piedi su quelle ‘cose’ e preso il cellulare compose il numero della ditta di taxi chiedendogli di venirlo a prendere due isolati più avanti per evitare di farsi vedere così conciato davanti a casa.

Uscì dal retro e sgattaiolò fuori come un ladro quando fu sicuro che non c’era nessuno in vista.

 

Prese una camminata lenta una volta fuori dal suo quartiere. Quei maledetti trampoli lo facevano dondolare come un deficiente ma Rukawa si impose mentalmente di stare calmo e bene o male riuscì ad arrivare al luogo dell’appuntamento con il taxi addirittura in anticipo. Lo stava giusto aspettando quando un paio di ragazzi che passeggiavano per la strada gli si avvicinarono. Per poco non gli venne un colpo quando notò che uno dei due era Myagi. S’impose d’ignorarli e di non guardare nella loro direzione sperando di non venir notato. Pochi minuti più tardi però tutte le sue speranze vennero amaramente deluse. “Ciao bellezza sei da sola?” gli chiese proprio Myagi mentre i due ragazzi che lo accompagnavano seguivano la scena da lontano per vedere come se la cavava il loro amico.

Rukawa trattenne il respiro voltandosi lentamente, anche per non rischiare di ammazzarsi sui tacchi e il playmaker dello shouku rimase senza fiato.

“Ma.... ma tu...” mormorò impallidendo.

Rukawa chiuse gli occhi mestamente.

 

Era finito.

 

L’avrebbero buttato fuori dalla scuola e dalla squadra.

Avrebbe dovuto cambiare paese.

E tutto per colpa di sua sorella e di quel maledetto locale.

 

“tu....sei la ragazza più bella che io abbia mai visto” mormorò Myagi con occhi adoranti.

 

Rukawa per poco non cadde per fortuna il palo della luce accanto a lui fece da sostegno.

 

Non l’aveva riconosciuto!!!!

 

“Ti prego dimmi come ti chiami?” disse supplichevole il ragazzo fissandolo con riverenza.

Rukawa non riuscì a trattenere un sorriso.

Quella situazione era assurda. Myagi il suo compagno di squadra stava cercando di rimorchiarlo!!!!

Il playmaker interpretò il sorriso come un incoraggiamento e subito gli si fece più vicino.

Rukawa indietreggiò in fretta.

Un conto era desiderare un ragazzo un’altro era farsi abbordare da un suo compagno di squadra!

Bhe anche Hanamichi era un suo compagno di squadra...

Però non era sicuro di desiderarlo...

 

In che guaio era andato a cacciarsi!!!

 

Fortunatamente il taxi arrivò proprio in quel momento.

“Te ne vai?” gli chiese pallido il giocatore dello Shouku.

Rukawa annuì senza parlare per evitare di scoprirsi.

Myagi sospirò aprendogli lo sportello del taxi con galanteria.

“Ma ci rivedremo ancora vero?” gli chiese con occhi sognanti.

Rukawa ponderò in fretta cosa rispondergli.

Se gli avesse detto di no non se lo sarebbe più scollato di dosso.

Così sorrise di nuovo e annuì.

Il playmaker per poco non svenne mentre Rukawa approfittava dell’occasione per chiudere in fretta lo sportello ed ordinare seccamente all’autista di partire.

Quando furono ad una distanza di sicurezza notò che il piccolo giocatore continuava a salutarli sventolando la mano e sospirando.

Il volpino emise un lungo gemito appoggiandosi allo schienale del taxi.

 

Cose da non credere.....

 

 

Giunsero al locale pochi minuti più tardi.

Rukawa si fece dare un tavolo poco lontano dal palco.

Fortunatamente la musica alta copriva abbastanza la sua voce da renderla credibile anche se in falsetto.

Si sentiva un perfetto idiota a parlare così però ormai era giunto a destinazione e doveva a tutti i costi scoprire come si chiamava il ballerino che stava cercando.

Non aveva nessuna intenzione di conciarsi un’altra volta in quella maniera assurda.

Colse l’occasione non appena uno dei camerieri venne a portargli il listino delle bevande.

“Scusa...” disse richiamando il ragazzo biondo.

Questi si avvicinò al tavolo con un sorriso.  “Mi dica signora?”

“Ecco... io sono stata in questo locale venerdì volevo sapere se anche stasera si esibirà lo stesso ragazzo.”

Meglio prendere il discorso alla lontana per non insospettirlo.

Negli occhi del giovane biondo passò un’ombra di tristezza.

“No, non lavora più qui”.

Rukawa riuscì a stento a trattenere una colorita imprecazione.

“Come?” chiese invece cercando di mantenere la voce calma.

“Bhe ha lavorato qui solo per due settimane, gli serviva una forte somma di denaro per non so che cosa. Quando li ha guadagnati se ne è andato”

Rukawa lo fissò pensieroso.

 

E adesso?

 

Come poteva fare a scoprire chi era?

 

Aveva dato per scontato che lavorasse ancora nel locale. Accidenti!!!

“E’ un vero peccato sa” disse il cameriere perso nei suoi pensieri “Un così bel ragazzo, molto gentile e anche un po’ timido era assolutamente adorabile lei non è la prima cliente che mi chiede di lui. Però Fire non ci ha mai detto niente di se”

Rukawa lo fissò sorpreso “Fire?” chiese

Il cameriere annuì “Non ha voluto dirci il suo nome lo chiamavamo Fire per via dei capelli rossi e di quello sguardo nocciola da infarto che aveva!!” Il cameriere arrossì rendendosi conto di essersi scoperto un po’ troppo.

“Bhe comunque se ne vuole sapere di più dovrebbe chiedere ad Akira è lui che l’ha portato qui.”

Rukawa annuì. Bene cominciava ad avere qualche indizio.

Adesso doveva solo farsi portare da questo Akira e ....

I pensieri gli morirono quando notò un’alta pettinatura zizzagare tra i tavoli.

 

Akira....

Akira Sendoh????

 

Doveva andarsene e in fretta!

 

Sebbene il locale fosse poco illuminato era sicuro che a differenza di Myagi Akira l’avrebbe riconosciuto...

eccome....

E poi non poteva assolutamente correre il rischio.

Si fece chiamare un taxi e se la svignò prima di incrociare il porcospino.

Qualcosa aveva ottenuto sebbene ben poco rispetto alle sue aspettative.

Adesso sapeva che il ragazzo aveva gli occhi castani.

 

Anzi nocciola.

 

Chissà di che colore erano quelli di Hanamichi. Non ci aveva mai fatto molto caso. A dire la verità quando lo guardava lo vedeva solo come una divisa che si muove verso il canestro. Quello che c’era dentro la divisa non gli importava affatto.

 

Fino ad ora.

 

Fino a quella stramaledettissima sera.

 

Il giorno seguente avrebbe controllato di che colore erano gli occhi di Hanamichi per quella sera ne aveva passate fin troppe non vedeva l’ora di togliersi quella dannata roba che si era messo addosso e farsi una doccia.

 

 

“Strano se n’è andata” gli disse Joe. Guardando il tavolo vuoto. Akira sorrise.

“Si vede che si vergognava” disse con una scrollata di spalle il ragazzo moro. Certo che da quando Hanamichi non lavorava più lì erano state molte le donne che avevano chiesto di lui. “Le ha conquistate tutte” gli disse Joe con un sorriso e Akira annuì cupo. La cosa non gli faceva molto piacere.

 

Rukawa giunse a casa entrando dal retro con le scarpe della madre in mano.

Le lasciò all’ingresso salendo in fretta le scale, non incontrando fortunatamente nessuno, e infilandosi finalmente in bagno si lavò.

Il piano 1 bene o male era andato.

 

 

PIANO N°2

 

Rukawa parcheggiò la bicicletta nel solito posto guardandosi attorno.

Il rossino non si vedeva in giro.

Si diresse in classe a passa sonnolento avrebbe controllato durante gli allenamenti.

Il problema era andargli abbastanza vicino da vedere il colore dei suoi occhi.

Nocciola aveva detto quel cameriere. Che cosa voleva dire nocciola? Castano chiaro, marrone scuro? Doveva procurarsi una nocciola e confrontare il colore con quello degli occhi di Hanamichi? Magari sul libro di scienza avrebbe trovato una fotografia. Non si era mai interessato a niente oltre che al basket ma forse poteva fare una capatina in biblioteca per documentarsi. Si guardò intorno cupo, la maggior parte degli studenti aveva gli occhi marroni notò mentre fissava con sguardo minaccioso direttamente negli occhi quegli che gli capitavano sotto tiro seminando dietro di se una scia di ragazzine in coma e una serie di ragazzi preoccupati per la loro incolumità.

 

Giunse agli spogliatoi volutamente un po’ in ritardo per cambiarsi con calma e decidere il da farsi. L’unico momento in cui lui e il do’hao erano così vicini da distinguere con chiarezza il colore dei suoi occhi era quando litigavano quindi semplicemente doveva farlo arrabbiare abbastanza da farsi prendere a pugni. Niente di più facile.

 

Quando arrivò in palestra notò un gran fermento attorno a Myagi che raccontava a tutti qualcosa con occhi lucenti. “Vi dico di sì era bellissima con due occhi blu da infarto e un corpo ahhhh..... che corpo e quando mi ha sorriso....” Mistui alzò gli occhi al cielo “Ce lo hai già raccontato dieci volte e siamo qui solo da dieci minuti!” sbottò.

Rukawa impallidì.

Sapeva di cosa stava parlando Myagi.

“Cominciate a correre invece di star qui a fantasticare!!” ordinò il capitano secco.

Rukawa che si era avvicinato zitto zitto ad Hanamichi per vedere se riusciva a dare una sbirciata ai suoi occhi senza dover per forza prendere qualche pugno se lo vide sparire da sotto il naso con gran disappunto mentre per la prima volta in vita sua il rossino obbediva prontamente agli ordini del loro capitano.

Ma proprio quel giorno doveva decidersi a mettere la testa apposto?

La situazione poi era decisamente peggiorata da un Myaghi sognante che correva cantando a squarciagola: “Ohhhh mia bella mooooooorrraaaaaa.....”

 

L’allenamento di quel giorno con gran disappunto del volpino che aspettava macchinando la sua occasione, prevedeva solo esercizi individuali per cui gli risultò terribilmente difficile non solo provocare il rossino come aveva pianificato ma addirittura avvicinarglisi.

Le ore passarono senza che riuscisse a raggiungere il suo scopo e quando Akagi decise che potevano andarsene a casa Rukawa si sentì perduto.

Non aveva nessuna intenzione di pazientare ancora.

Voleva la risposta alla sua domanda e la voleva subito.

E lui era persona abituata ad avere sempre ciò che desiderava.

Quindi mentre tutti se ne andavano si avvicinò al rossino proponendogli un one on one.

 

Hanamichi lo fissò stupito allargando gli occhi scuri.

Non era da Rukawa fargli una proposta simile.

Lui che faceva di tutto per tenerselo lontano.

Che cosa gli era preso?

E poi perchè lo fissava in quella maniera?

Se continuava così sarebbe arrossito come uno scolaretto.

Quindi si affrettò a voltargli le spalle senza però riuscire a rifiutare la sua proposta.

E mentre dagli spogliatoi giungeva ancora il canto sguaiato di Myaghi ormai quasi senza voce i due si apprestarono a sfidarsi.

 

Rukawa sorrise palleggiando lentamente “Ai venti”

Propose all’avversario che annuì seccamente.

Prima quando era riuscito finalmente ad avvicinarlo aveva potuto notare che gli occhi di Hanamichi erano di un caldo color cioccolato.

Ma si era documentato.

Le nocciole erano sì marroni ma con leggere venature più chiare che rendeva il loro colore dolce e intenso allo stesso tempo.

Doveva scoprire se anche negli occhi di Hanamichi c’erano quelle sfumature dorate.

 

E aveva un modo solo per farlo....

 
 

Hanamichi schiacciò a canestro e atterrò con forza sul pavimento di legno prima di passarsi la manica della tuta sul volto per asciugarne il sudore.

Era veramente sconvolto.

Rukawa non faceva altro che....

Bhe salatagli addosso era l’unico termine adatto.

Aveva già commesso ogni genere di fallo immaginabile su di lui era quasi un miracolo che fosse riuscito a restare in piedi sotto quei veri e propri placcaggi.

 

In più...

 

Lui.

 

Hanamichi Sakuragi.

 

Stava vincendo!!!

 

La volpe era così distratta da permettergli di segnare spesso anche se era sotto solo di pochi punti era la prima volta che Hanamichi lo vedeva comportarsi in quella maniera assurda.

Ma che diavolo gli era preso???

La palla passò alla volpe che gli lanciò un’occhiata bruciante prima di lanciarsi contro il canestro.

Hanamichi costrinse le gambe improvvisamente molli a muoversi per stargli dietro.

 

Kaede Rukawa saltò verso il canestro.

 

Si era stancato di quel gioco.

 

Alzò il braccio per tirare.

 

Voleva la risposta alla sua domanda.

 

Lanciò la palla.

 

Erano o no nocciola gli occhi del do’hao?

Stava andando decisamente fuori di testa per la rabbia.

Qull’idiota non era caduto nemmeno una volta nonostante tutti i suoi falli.

Era ora di smetterla.

 

La palla colpì il cerchio.

 

Hanamichi sconvolto dalla sorpresa saltò automaticamente per prendere la palla in quel gesto che era diventato per  lui usuale.

 

E non vide che Rukawa aveva saltato anch’esso per cercare di riprenderla.

Ma invece di mirare alla palla il volpino pareva mirare a...

 

Lui.

 

Rotolarono insieme sul pavimento.

 

Hanamichi gli occhi chiusi per il colpo ricevuto ebbe violentemente la consapevolezza del corpo disteso sopra il suo.

Del respiro caldo del compagno contro il viso.

Perchè non si spostava?

Non aveva il coraggio di aprire gli occhi.

 

Non poteva....

Non poteva vederlo così vicino....

Ma perchè non si spostava?!?

 

Lentamente Hanamichi socchiuse le palpebre annegando in due oceani blu che lo fissavano tormentati e attenti.

 

Rukawa allungò una mano sottile e scostò una ciocca rossa dal volto del rossino che lo fissava immobile trattenendo il respiro gli occhi spalancati.

 

Quegli occhi così caldi e dolci.

Screziati d’oro.

 

“Sono nocciola” mormorò Rukawa ad un soffio dalla sua bocca con tono clinico avvicinando di più il viso a quello del ragazzo che sembrava sotto shock sotto di lui.

 

 

 

continua.....

 

 

 

Scleri dell'autrice (per quanto la preghi non vuole smettere nd.Pippis)

N:Ah,ah, ah^^ quanto mi sono divertita a scrivere sto capitolo!!!

H&R: Hey!!! Ci lasci così????

N:Perchè la posizione non vi piace^^

H:-///- ma... ma....

R: ......

 

S:Heyyyyy!!!!! Grrrrrrrrrrrr!!!

N: Ciao Akira^^

S:CHE COSA STANNO FACENDO QUEI DUE!!!!è_é

N:Ma niente Akiruccio caro discutono sulle tonalità del colore marrone^^

S: non so perchè ma non mi fido.....

 

M:Ohhhhh mia bellllaaaaa moooraaaaaaaaaa, non non mi lasciareeeeeeeeeeee

K:qualcuno lo dovrebbe avvertire..... -_-

 

 

 

 

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