You are my Blood 11                                     Back to FanFic  Back to Home

Rei percorse velocemente i corridoi del grande maniero mentre gli altri vampiri si facevano da parte per lasciarla passare.

Un uomo avvolto in una veste scura, immobile, accanto alla grande porta che conduceva alla sala del consiglio le lanciò un’occhiata di riconoscimento chinando leggermente il capo in segno di rispetto.

La donna chinò a sua volta il capo ricambiando il saluto prima di prendere un profondo respiro ed accedere alla sala.

I suoi stivali di cuoio non produssero suono sulla liscia superficie di pietra fredda e umida mentre avanzava nella grande stanza fiocamente illuminata dalla luce di alcune lunghe candele candide appoggiate alle pareti di nuda roccia.

Quando l’ampio portale lavorato venne chiuso alle sue spalle la loro luce tremolò scivolando nella stanza e lungo le pareti, disegnando ombre spettrali sui volti degli uomini ritratti negli enormi quadri appesi su tutta la parete destra della sala.

L’assassino s’impose di ignorare quegli sguardi dipinti che sembravano insolitamente vivi e minacciosi mentre avanzava con passo sicuro verso il centro della grande camera vuota, se non per le due persone che l’attendevano.

Il primo, in piedi poco dietro il grande tavolo dove solitamente sedeva il consiglio dei cinque, le sorrise lievemente da dietro le spalle dell’uomo seduto sull’alto scranno destinato al Demon Master.

Rei trattenne la propria ira per il fallimento della sua missione, ma soprattutto per quell’uomo che la fissava con strafottenza, inchinandosi con grazia dinanzi a lui come voleva la procedura.

Tuttavia non ebbe modo di completare il suo gesto che la voce del Demon Master l’aggredì carica di disprezzo.

Hai fallito piccola stupida!!!” tuonò con voce cupa Restor fissandola con arroganza.

“Vi chiedo perdono mio signore” mormorò Rei mordendosi la lingua per trattenere gli insulti che gli avrebbe volentieri sputato in faccia per quel trattamento brusco.

Quanto avrebbe voluto avvelenare lui!!!

Perdono? Perdono???” chiese furioso l’uomo balzando giù dallo scranno e sbattendo entrambe le mani sul tavolo di legno spesso.

“Mio signore...” mormorò il suo primo consigliere cercando di sedare la rabbia dell’uomo.

Il loro Demon’s Master era conosciuto per la sua totale mancanza di pazienza.

Molti vampiri avevano perso la vita per motivi molto più futili e banali di quello che ora scatenava l’ira dell’uomo dal volto aquilino.

Tuttavia quella che era dinanzi a loro non era una donna qualsiasi, ma il migliore dei loro alchimisti e non potevano assolutamente correre il rischio di perderla.

Il loro clan già non era molto numeroso.

Quando sessant’anni prima quell’uomo che ora sbraitava accanto a lui aveva dimostrato di avere le capacità di un Demons Master il Consiglio aveva tirato un sospiro di sollievo convinti che tutti i loro problemi sarebbero presto finiti.

Howard che allora era già capo del consiglio aveva accolto Restor come un figlio persuaso che finalmente anche il loro clan avrebbe avuto la gloria che meritava.

E invece le cose non solo non erano migliorate ma erano addirittura peggiorate!

Restor era ambizioso, arrogante ed egocentrico.

Non rispettava l’autorità e il grado degli altri vampiri creando astio tra la sua stessa gente.

Era convinto che il suo solo potere bastasse e gli concedesse qualsiasi cosa.

Avevano già corso il rischio di far scoppiare guerre interne se non addirittura con i clan vicini a causa della sua assoluta sicurezza che chiunque fosse inferiore a lui.

Nonostante il suo potere fosse al di poco superiore a quello di un vampiro normale, si credeva un Dio e trattava i membri del clan come sudditi, se non come schiavi.

Il fatto di essere stato incoronato Demon Master gli aveva dato completamente alla testa.

Non accettava il fatto che potessero esistere figli della notte con un potere maggiore del suo e se aveva sopportato le presenza del Demon’s Master Norvegese più antico e sicuramente più potente, anche se lui non l’avrebbe mai ammesso, era solo perchè sapeva che il vecchio era ormai giunto al termine della sua vita e presto sarebbe scomparso di scena.

Folle.

Restor era un folle.

Ma era il loro Demon Master e gli dovevano obbedienza oltre al fatto che non potevano facilmente liberarsi di lui cosa a cui Howard ,aveva ormai pensato in più di un’occasione.

Restor era convinto che sarebbe riuscito a conquistare il predominio su tutti i clan una volta che il vecchio Lafcraft fosse morto, dichiarava che avrebbero distrutto la stirpe dei cacciatori e fatto degli uomini il loro bestiame personale.

Il suo piano, perfetto a suo dire, aveva però subito un duro colpo quando soltanto pochi giorni prima gli era giunta la notizia che il più numeroso e potente clan giapponese aveva appena incoronato un giovane sconosciuto, loro Signore.

Non era possibile!

Lui doveva essere l’unico e il solo.

Quando poi aveva scoperto che il Demon Master in questione era solo un ragazzino....

La sua rabbia era esplosa violenta decimando qualsiasi essere vivente avesse avuto la pessima idea di avvicinarglisi in quei giorni.

Aveva inviato immediatamente delle spie nel territorio nemico alla ricerca di informazioni su quell’ostacolo alla realizzazione dei suoi piani.

Aveva aspettato per anni di essere libero dalla presenza del vecchio Lafcraft e ora che ormai era prossimo al dominio assoluto spuntava quel bamboccio dal nulla.

Non l’avrebbe permesso!!

Tuttavia le sue spie non avevano avuto tempo di allontanarsi dal castello che un vampiro dagli occhi di ghiaccio e dai capelli biondo platino era giunto dinanzi alla porta del castello accompagnato dal freddo respiro dei ghiacci del nord.

Portava con se una missiva del Demon’s Master Norvegese.

Il consiglio si era prodigato negli onori di casa a quell’uomo dallo sguardo glaciale che rappresentava un clan molto più grande e potente del loro mentre Restor dimostrando ancora una volta la sua alterigia aveva trattato con malcelato disprezzo quell’uomo che riteneva inferiore rischiando di causare le ire del clan del nord.

Il messaggero tuttavia aveva dimostrato una flemma incredibile limitandosi a lanciare un’occhiata carica di derisione al Demon Master prima di lasciare il suo messaggio e andarsene in un turbinio di neve candida.

 

La pergamena con il sigillo di Lafcraft portava poche semplici parole:

 

Non sai contro cosa ti stai mettendo. Rinuncia

 

Un messaggio inquietante anche per una persona strafottente come Restor soprattutto dato chi l’aveva mandato e con quale urgenza.

Possibile che quel piccolo giapponese fosse tanto potente da spingere uno dei più antichi  e pericolosi Figli della Notte a mandare un proprio messaggero personale ad avvertirlo di non stuzzicarlo?

Possibile che quel ragazzino spaventasse a tal punto Lafcraft?

Restor aveva accantonando la cosa pensando che l’anziano Demon’s Master ormai prossimo al termine dei suoi giorni si fosse ridotto ad un vecchietto tremante per la paura e aveva gioito.

Aveva gioito perchè eliminare il bamboccio giapponese avrebbe richiesto per lui lo stesso sforzo che faceva per sollevare una mano a coprire uno sbadiglio e poi...

Poi il mondo sarebbe stato nelle sue mani.

Ma al ritorno dalla loro perlustrazione le sue spie avevano confermato quanto il messaggio del Demon Master Norvegese già sanciva.

 

Il nuovo Signore delle Tenebre del clan giapponese era sì un ragazzo...

Aveva sì imparato da poco ad usare la sua magia...

                                                                                            ...ma aveva una potenza spaventosa.

 

I demoni che invocava non dovevano essere controllati e imbrigliati perchè essi accodiscendessero ai  suoi ordini.

Non era costretto ad esercitare un ferreo controllo su di loro per tutta la durata dell’incantesimo perchè, non solo quelle creature che non chinavano il capo dinanzi a nessuno, gli obbedivano senza esitazione ma in più lo facevano con piacere.

‘Come un cagnolino fedele che obbedisce al suo padrone.’

Così avevano riferito le spie.

Possibile, possibile che ci fosse qualcuno dotato di un simile potere?

Nemmeno Lafcraft riusciva in una cosa simile?

Persino il millenario, potentissimo signore del nord era costretto ad imbrigliare i suoi demoni per costringerli all’obbedienza mentre quel ragazzino...

...quel ragazzino non doveva nemmeno recitare un incantesimo a quanto gli avevano riferito con terrore i suoi fidati galoppini.

Gli bastava pronunciare il nome della creatura che desiderava invocare e questa obbedientemente emergeva dall’inferno per rispondere alla sua voce.

Irah, uno dei cinque demoni maggiori assieme ad Agonia, Distruzione, Vendetta e Morte, era stata vista scivolare al suo fianco come un paggio al seguito del suo signore senza che il Demon’s Master si curasse neppure di seguirla con lo sguardo.

Neppure Lafcraft avrebbe osato invocarla.

E quel bambino...

Le voltava le spalle!!!

Un avversario contro cui non poteva battersi.

Un ostacolo che non poteva abbattere.

E la sua rabbia impotente era esplosa all’interno di quel maniero facendo fuggire persino i servitori.

Il suo piano crollato.

Distrutto.

 

Finchè...

 

Come il lampo che solca il cielo tempestoso era arrivata la notizia che stava aspettando.

Anche Kaede Rukawa aveva un punto debole... e che punto debole!!!

Addirittura un umano!

Aveva fatto della più fragile e sciocca delle creature il suo shadow!

Un errore imperdonabile che gli sarebbe costata la vita.

Sarebbe bastato eliminare quel misero mortale e il suo nemico si sarebbe spento come una candelina.

Facile, facilissimo.

Aveva inviato il suo miglior sicario convinto di avere la vittoria in pugno e invece...

Ancora una volta quel maledetto bamboccio l’aveva battuto annullando l’effetto del veleno di Rei dal corpo del suo shadow salvando così entrambi.

Restor scosse il capo con forza facendo ondeggiare i capelli castani lisci, lasciati liberi sulle spalle.

“Vattene!” tuonò rivoltò alla donna che l’aveva amaramente deluso mentre si alzava cominciando a passeggiare nervosamente avanti e indietro.

“Mio Signore... forse sarebbe il caso...” il primo ministro si fermò trovandosi la lama di un pugnale comparsa da chissà dove premuta sotto la gola mentre gli occhi del suo signore diventavano pericolosamente carminio.

“Non voglio codardi nel mio seguito!” tuonò.

L’uomo annuì tremando contro la lama affilata prima che il Demon’s Master ordinasse seccamente anche a lui di andarsene.

Ormai aveva preso la sua decisione.

Se vuoi un lavoro ben fatto...” mormorò lasciando la frase in sospeso prima che un ghigno gli si allargasse sul volto affilato.

Richiamò il suo incantesimo scomparendo poco dopo diretto a quella piccola località montana che sarebbe diventata teatro del suo trionfo.

 

 

“La via dovrebbe essere questa” disse Ayako indicando loro una strada che svoltava a destra allontanandosi dalla principale che stavano percorrendo. Il mister aveva concesso, su loro insistente richiesta, il pomeriggio libero affinchè potessero prepararsi per la festa che si sarebbe svolta quella sera. Il gruppetto di ragazzi si inoltrò per la laterale giungendo poco dopo dinanzi ad un grande negozio di abbigliamento.

“Però hanno fatto le cose per bene” commentò Mitsui osservando l’insegna colorata prima di spingere la porta a vetri per entrare.

Un commessa in jeans e maglioncino arancione, che portava impresso in caratteri dorati il nome del negozio, si fece avanti con un sorriso fittizio sul volto leggermente truccato, che divenne tuttavia un largo, caloroso benvenuto, quando notò che i suoi clienti erano tutti ragazzi giovani e per di più molto attraenti.

“In cosa posso esservi utile?” chiese con occhi luccicanti e un sorriso a trentadue denti.

Mitsui le sorrise provocandole un principio di svenimento. “Cercavamo dei costumi” le spiegò.

La ragazza lo fissò per un secondo prima che il suo sorriso si trasformasse in un ghigno malizioso.

Già se lo vedeva quel fusto in un costume nero, da piscina, mooooolto attillato.

Magari neanche nero.... leopardato!!!

Il suo sguardo doveva essere molto hentai o forse pensarono che non avesse capito, dato che non si era mossa di un millimetro, perchè un ragazzo con gli occhiali si fece avanti con sguardo un po’ seccato precisando che cercavano dei costumi per Halloween.

La commessa riuscì a celare la propria delusione dietro una risatina mentre accompagnava i sei ragazzi e la ragazza mora che era con loro al piano superiore dove era stata appunto allestita una sala per i costumi.

In previsione della prossima festività di Halloween e dato che sponsorizzavano la festa al Transilvania pub la grande sala era addobbata con ragnatele fittizie e pipistrellini di carta nera che pendevano allegramente dal soffitto. All’interno dei camerini per la prova degli abiti, fantasmi fluorescenti adornavano gli specchi insieme a qualche tarantola di peluche. Sui manichini apposti negli angoli strategici della grande sala un vestito da strega con tanto di capello a punta e scopa faceva bella mostra di se accanto a quello da vampiro con mantello nero foderato di rosso e set di lenti a contatto colorate.

I ragazzi si aggirarono tra gli scaffali vagliando gli abiti, che andavano dal classico e semplicissimo fantasma al complicatissimo vestito settecentesco, indecisi e curiosi.

La commessa dopo aver perso un po’ di tempo a sbavare sui ragazzi aveva cominciato a saettare tra gli scaffali e le grucce appese alle apposite portantine portando bracciate d’abiti ai suoi clienti cominciando a divertirsi un mondo nel consigliarli sull’abito che sembrava loro più adatto.

“Che ne dici di questo?” propose ad Hanamichi porgendoli un abito da diavoletto che era praticamente un’unica calzamaglia di pelle rossa da cui spuntava una lunga codina a punta, corredato da tanto di cerchietto con le corna e forcone di plastica.

Il rossino fissò l’abito scarlatto, su cui allegre fiamme gialle sembravano essere posizionate giusto ad evidenziare le parti intime, con aria allibita. Quella sembrava più una tutina per giochini sadomaso che un costume per Halloween.

“Il fisico sicuramente ce l’hai” cercò di invogliarlo lei che non vedeva l’ora di vedere quel bel pezzo di figliolo con addosso quella cosa aderentissima. Tuttavia una voce gelò immediatamente i suoi bollenti spiriti quando dalle sue spalle provenne un “Non ci pensare neanche!!” così glaciale che la commessa si stupì di non essersi trasformata in una granita sul posto. Si voltò pronta a fulminare il malcapitato che le aveva fatto sfumare quella occasione d’oro quando incontrò due pozzi blu in un volto androgino dai lineamenti perfetti. “Ohhhhhh...” mormorò con gli occhi spalancati per la meraviglia. Quel ragazzo era... era... Senza fermarsi a riflettere l’afferrò per mano trascinandolo attraverso gli scaffali fino ad un manichino coperto da una lunga tunica di velluto nero decorato con arabeschi viola sul bordo e sulle maniche. Un lungo mantello dall’ampio cappuccio di velluto nero, foderato di seta blu, chiuso da una grossa spilla a forma di teschio, era posato sulle spalle del manichino ricadendo fino a terra in morbide pieghe. Una lunga falce argentea completava l’abito molto semplice ma elegante. La ragazza passò lo sguardo dal vampiro al manichino prima di battere le mani soddisfatta. “Perfetto!!” esclamò prendendo dallo scaffale l’abito in questione e mollandolo tra le braccia del moretto attonito regalandogli una strizzatina d’occhio prima di tornare a tuffarsi tra gli scaffali per consigliare gli altri.

 

“Come sto?” chiese Ayako uscendo dal camerino con un bel sorriso in volto. I capelli ricci, raccolti sul capo con la molletta che di solito usava per legarli, le ricadevano ai lati del volto in morbide ciocche ribelli. Indossava un abito da sposa bianco, adornato di veli leggeri strappati, gli stessi che attaccati alle lunghe maniche strette scendevano a brandelli dando alla sua figura un che di evanescente. Sul corpetto all’altezza del cuore portava uno strappo vistoso opportunamente macchiato di sangue.

“Aaaarrrghhhh!!! Aiakuccia miaaa!!!” esclamò Ryota fissandola con occhi spalancati “Sei diventata un fantasma!!” esclamò. La ragazza gli sorrise sadicamente estraendo da una piega dell’abito un lungo pugnale giocattolo la cui lama rientrava nella custodia. “Sìììì e ora lo diventerai anche tuuuu!!” disse trascinando l’ultima vocale mentre cercava di pugnalare il playmaker che leggermente spaventato dal ghigno sadico della ragazza si era scansato in fretta.

“Hey quello che dovrebbe ululare qui sono io!!” Esclamò lui alludendo al suo abito da lupo mannaro completo di gillè di pelliccia sormontato da una giacca di pelle nera su cui erano disegnati i segni di un’artigliata e da pantaloni sempre di pelle nera da cui spuntava una coda da lupo.

“Adatto ad Halloween, Ayako” commentò Akagi uscendo a sua volta dallo spogliatoio osservando la propria figura in uno degli specchi. “Favoloso!!” commentò la commessa osservando il ragazzo con la lunga tunica da mago marrone arricchita da rune dorate che aveva scelto per lui. Allacciato in vita, un lungo cordone cui erano appesi piccoli sacchettini di velluto, dava un tocco di realtà al costume. Un grande libro di pelle dall’aria consunta e un bastone ricurvo sormontato da una sfera di vetro colorato completava l’opera.

 “No, no e poi no!” li interruppe la voce un po’ alterata di Mitsui mentre usciva con un gran svolazzamento del mantello nero da vampiro dallo spogliatoio in cui era entrato a controllare come stesse il costume al suo ragazzo.

L’ex teppista si mise le mani sui fianchi fasciati dal tessuto scuro con aria battagliera.

“Non capisco, cosa c’è che non va?” gli chiese Kogure perplesso uscendo a sua volta dallo spogliatoio fissandosi perplesso allo specchio.

“WOW!!!” esclamò Ayako incredula fissando il ragazzo.

“Ecco cosa non va!!” tuonò Mitsui indicando la manager e la commessa che fissavano con occhi luccicanti il suo ragazzo.

Kogure arrossì mentre si voltava incerto davanti allo specchio.

L’abito settecentesco che aveva scelto era composto da un’ampia camicia bianca carica di pizzi che fuoriuscivano dalle maniche della giacca di velluto verde trapuntata in oro più stretta in vita in modo da segnare i fianchi snelli del ragazzo per allargarsi appena sopra un paio di pantaloni verde scuro che gli fasciavano le lunghe gambe.

“Ah,ah,ah attento Hisashi o diventi single” disse Hanamichi che era uscito dal camerino giusto in tempo per godersi tutta la scena dalle spalle delle ragazze.

“Senti un po’ vuoi che ti cambi i conn....” esclamò il teppista voltandosi cupo.

La frase che aveva in mente non venne mai completata mentre gli occhi gli si spalancavano all’inverosimile.

Hanamichi indossava una camicia di seta blu dalle ampie maniche lasciata aperta sul petto muscoloso e trattenuta in vita da una larga fascia di tessuto nero a cui era attaccato quello che sembrava il fodero di una sciabola. Al collo portava un fulard di seta dai colori cangianti mentre la fronte era parzialmente coperta da una bandana legata sul capo. Un aderente paio di pantaloni scuri gli fasciavano le gambe muscolose mettendone in evidenza la possenza e un lungo orecchino tintinnante completavano la sua tenuta zingaresca.

“Siete rimasti a bocca aperta dinanzi al Tensai eh?” chiese Hanamichi con un ghigno soddisfatto.

Ayako scosse il capo “Sei splendido Hanachan!” esclamò scatenando le gelosie di Ryota.

Hanamichi rise soddisfatto finchè un “Do’hao” cupo, pronunciato da una voce ben nota, non lo distrasse dai suoi pensieri.

“Teme Kistu....” esclamò Hanamichi voltandosi prima di impallidire violentemente di fronte alla visione del costume scelto dal suo ragazzo.

“Kami sama Kaede...” mormorò con un filo di voce mentre anche gli altri lo fissavano pallidi.

Il velluto nero faceva sembrare la sua pelle ancora più candida e il fodero azzurro dell’ampio cappuccio posato sulla chioma corvina richiamava il colore dei suoi occhi accendendoli di riflessi profondi.

Gli arabeschi viola che adornavano la veste e il teschio sogghignante che agganciava il mantello poi gli davano un aria spettrale, la falce tra le lunghe dita candide appoggiata quasi distrattamente sulla spalla del ragazzo completava l’opera trasformando il vampiro nell’immagine perfetta della morte.

“Se uno ti incontra col buio ci resta secco” commentò Mitsui scuotendo il capo allibito scatenando una serie di assensi silenziosi.

Il vampiro scosse le spalle con indifferenza tuttavia Hanamichi gli vide un lampo di soddisfazione negli occhi scuri che non presagiva niente di buono.

 

Uscirono dal negozio con le borse degli abiti e degli accessoria al seguito, la commessa che salutava, pregandoli di tornare presto, dalla soglia.

 

Hanamichi era appena andato a farsi una doccia prima di prepararsi per la festa e Rukawa stava disponendo i loro abiti su uno dei letti ascoltando con un vago sorriso sul volto la voce un po’ stonata del suo amante provenire dalla stanza da bagno quando bussarono alla porta.

Riconobbe immediatamente l’aura dell’uomo oltre la soglia.

Irah!” chiamò.

Il rettile emerse con un sibilo dal pavimento srotolando le sue spire con grazia prima di chinare il capo dinanzi al suo signore.

“Resta qui con lui io torno subito” le disse.

Il demone annuì con il capo prima di arrotolare le proprie spire sul pavimento i tre occhi scarlatti fissi sulla porta del bagno mentre il vampiro usciva dalla camera.

“Hai scoperto qualcosa?” chiese a Ken che fermo con la schiena appoggiata al corridoio lo stava aspettando.

L’assassino eseguì un leggero inchino prima di guardarsi attorno.

“Possiamo parlare qui” chiese evidentemente alludendo ai rumori che provenivano dalla altre stanze.

“Andiamo sul tetto” gli disse Rukawa scomparendo in una voluta nera seguito dall’altro vampiro.

Una volta seduti sul grande tetto dell’hotel Ken presentò il suo rapporto.

“Pare che tra le ragazze che servivano ai tavoli una fosse stata assunta temporaneamente proprio per far fronte al vostro arrivo. La ragazza in questione si chiamava Rei e naturalmente non era quello che sembrava”

Rukawa trattenne un’imprecazione mentre ricordava la giovane che aveva servito loro le bevande, possibile che non se ne fosse accorto?

“Ho fatto delle indagini e ho scoperto che questa Rei fa parte di un clan inglese che conta pochi membri ma che ha al suo vertice un Demon Master”.

“Restor?” chiese Rukawa dopo un momento.

L’assassino annuì mentre continuava “L’ambizione di questo Demon Master è ben nota agli altri clan e seppure il suo potere non sia nemmeno lontanamente paragonabile al vostro, mio Signore, o a quello di Lafcraft egli coltiva da tempo pensieri di espansione”

“Ci mancava solo questa!!” sbottò Rukawa cupo fissando il cielo limpido sopra la sua testa.

La notte di Halloween si stava avvicinando e ora scopriva che colui che stava cercando di assassinare il suo ragazzo non era un vampiro qualsiasi ma addirittura un Demon Master, meno potente di lui a quanto gli avevano assicurato ma comunque, molto, molto più pericoloso di un vampiro normale.

“Se mi è concesso dirlo, mio Signore, temo che il prossimo attacco verrà portato questa notte”

Rukawa annuì. Dopo il fallimento con il veleno pochi giorni prima non c’erano stati più tentativi di attaccare lui o il suo shadow. Era logico che stessero preparando qualcosa.

Come era logico supporre che avrebbero agito in quella notte in cui il loro potere sarebbe stato più forte che in qualsiasi altro momento.

E lui che faceva?

Portava Hanamichi in un covo di vampiri!

Geniale!!!

“Quello che non capisco è come hanno potuto sapere del vostro shadow” mormorò pensieroso l’assassino “...all’interno del clan se escludiamo vostra madre e vostra cugina credo che soltanto io e il capo del consiglio ne conosciamo l’esistenza, come può essere che la notizia sia arrivata tanto lontano e poi direttamente nelle mani della persona giusta. O meglio... di quella sbagliata?” mormorò pensieroso Ken.

Rukawa corrugò la fronte per un momento mentre quell’idea gli si insinuava nella mente.

Che Restor desiderava tanto ardentemente la morte del suo shadow poteva significare solo due cose: o voleva mettere fine in modo atroce ai suoi giorni, o in quel modo era convinto di poter uccidere anche lui.

Ma chi poteva averlo informato?

Possibile che qualche spia del vampiro avesse notato il simbolo sulla fronte del suo do’hao e forse corso ad informarne il suo signore.

Possibile, ma improbabile.

Era passato troppo poco tempo dalla sua ascensione a Signore delle Tenebre.

Qualcuno si era preso la briga di informarli.

Qualcuno che voleva la morte di Hanamichi, non la sua.

Aron!” tuonò e l’hotel intero vibrò per la collera che quella parola sputata fuori dalle labbra del vampiro racchiudeva.

 

 

continua....

 

 

Scleri dell'autrice (non che di solito sia normale eh... nd.Pippis)

R: lo disintegroooooooo!!!! è__é

A:ma...ma...io non sono cattivo mi scrivono così ç_ç

R:grrr.....

N: non ho tempo per i vostri batibecchi adesso....

Ormai.... *__*

Cala la notte....

Mezzanotte si avvicina....

Restor è tra voi...

Che la festa cominci.... buahahahahaha!!!

 

 

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