You are my Blood 1                                 Back to FanFic  Back to Home

 

 

Il rombo cupo del tuono nell’aria scura scossa dal gemito sinistro del vento.

Migliaia di fiaccole dalla luce incerta sfilano lungo l’irto sentiero montano illuminato a tratti da fulmini violacei che disegnano ombre contorte sui volti addolorati dei grandi angeli di marmo bianco che indicano la via.

Avvolti in pesanti mantelli neri numerosi giungono all’ampio piazzale sulla sommità del monte.

Qui le statue degli angeli sono infrante e su di loro troneggiano immensi demoni d’ebano che stringono tra le enormi zanne i resti delle ali candide....

 

Fratelli...”

 

.... un uomo anziano con una lunga tunica rosso cupo e una voce roca, antica come la roccia stessa è immobile accanto ad un enorme braciere dove una dopo l’altra le fiaccole vengono gettate.

Il fuoco ruggisce sfidando l’aria gelida mentre scintille carminio intrecciano violente danze con i piccoli fiocchi di neve candida che scendono vorticando dal cielo scuro.....

 

.... un alto ragazzo dai capelli di un nero profondo come il precipizio che si apre a pochi passi da lui, volta loro le spalle. Immobile, attende, all’interno di un’enorme cerchio dagli intricati disegni intagliato direttamente sulla superficie di pietra....

 

“....inchinatevi....”

 

....la sua pelle è candida come le grandi ali distrutte degli angeli sconfitti, argentea come lo scintillio che i fulmini traggono sulle fauci degli immensi demoni di pietra lucida. Le scintille che giungono fino a sfiorarlo cadono tintinnando come campanelli avvolte dal ghiaccio, i piccoli fiocchi candidi scintillano attorno a lui come fuoco....

 

“...dinanzi a colui....”

 

...e poi egli lentamente si volta.

I suoi occhi sono pozzi di tenebra e fuoco. Sotto la loro luce ferina le fiamme tremano, il vento geme contorcendosi nel grande piazzale come una belva in agonia e la terra sussulta. La pietra freme mentre l’antico sigillo tracciato ai suoi piedi ruota lentamente.....

 

...da esso fuoriescono ombre oscure che scivolano, strisciano, lambiscono....

 

“...che porta il sigillo del Demone.”

 

... le sue pupille appuntite come lame di spada si posano sulle figure in attesa.

Nelle sue iridi infernali brucia un unico desiderio...

 

... un unica ragione di vita...

 

Saziare la propria fame.

 

Demons...

 

... e la sua voce vibra seppur così giovane, profonda, spettrale...

...sale verso l’alto con l’eleganza del cobra che svolge le sue spire....

 

.... alza una mano candida verso il cielo nero...

 

....un richiamo e una preghiera....

 

 “...I.....

 

... gli uomini e le donne radunati dinanzi a lui cadono in ginocchio accompagnati dal fruscio della seta nera dei loro abiti e dal tintinnio delle lame argentee nascoste sotto le pieghe dei loro mantelli....

 

.... il vento stesso trattiene il suo respiro mentre i piccoli fiocchi pallidi cadono improvvisamente privi delle loro ali...

 

“...Promise....”

 

... solo una parola, linfa e maledizione della loro vita....

 

 “....Blood!

 

...il grido del tuono squarcia il silenzio mentre la luce azzurrina dei fulmini si schianta nella radura contorcendosi tra le figure vestiste di nero, il volto ora alzato verso le coltri spesse in un sinistro grido di gioia e dolore mentre le lame affondano nelle loro pelli candide e il sangue denso, cupo come quell’unica parola con cui è stato invocato, rotola in piccole gocce di rubino sui loro polsi fino al suolo, tingendo di rosso la pallida neve...

 

....danzano gli spiriti della notte, intrecciano sinuose coreografie con il vapore candido che s’innalza debole dalle pozze carminio accompagnandolo verso il cielo nero spezzato dalle saette, mentre l’antico canto di uomini e demoni sale all’unisono, puro e maledetto, squarciando il petto del cielo e lasciando finalmente intravedere le stelle scintillanti...

 

... sul bel volto del giovane nudo dinanzi a loro un leggero sorriso a lasciare scoperti i lunghi,  appuntiti, canini.

 

 

“Mio Signore?” mormorò l’anziano avvicinandoglisi mentre sua madre lo aiutava ad indossare una lunga pesante veste di velluto nero. Rukawa posò gli occhi gelidi sull’uomo che aveva diretto la cerimonia con malcelato disprezzo e nonostante le sue iridi fossero tornate di un più rassicurante blu scuro l’uomo non potè fare a meno di trattenere un brivido. Karen lanciò un’occhiata interrogativa al figlio che scosse le spalle in muta risposta. La donna si allontanò con un inchino formale andando a raggiungere Reika che poco lontano stava fasciando il polso ferito con la lunga benda di  seta nera come voleva il cerimoniale.

 

“Che vuole quel vecchio baccucco da Kaede?” chiese la ragazzina preoccupandosi a malapena di abbassare la voce mentre nominava in maniera così irrispettosa il capo clan. Poco le importava che qualcuno la potesse sentire. Suo cugino era appena stato riconosciuto come il Demons Master. A lui avevano giurato eterna obbedienza donando il sangue, frutto delle loro vittime, per sfamare i demoni invocati dagli abissi. Chi avrebbe mai osato farle notare la sua mancanza di rispetto? Lei che era cugina del Signore Supremo delle Tenebre? Karen la riscosse dai suoi pensieri di gloria che le avevano fatto affiorare un sorriso soddisfatto sulle labbra rosee. “Non lo so ma temo che non sia niente di buono” mormorò la donna ricacciando una lunga ciocca d’ebano dietro l’orecchio candido. Aron non le era mai piaciuto e nonostante non potesse che essere orgogliosa dei poteri del figlio e di ciò che essi significavano, aveva sempre cercato di tener nascoste le sue vere potenzialità per evitare che quell’uomo tentasse di manipolarlo per i suoi scopi. Ma dopo lo scontro con il cacciatore chiedere l’aiuto del clan era stato inevitabile come invitabile era stata la successiva scoperta del potere di Kaede. Già dopo la morte di Lord Noir alcuni membri del consiglio avevano cominciato a guardare a Kaede con particolare rispetto. Un alto funzionario al servizio dei Dieci era addirittura venuto ad esaminare suo figlio ma il ragazzo aveva badato bene di non dimostrare particolari capacità e l’uomo aveva preferito non ammettere nemmeno con se stesso che quel ragazzino che aveva davanti poteva essere un Demon Master e così l’episodio era stato accantonato come un incredibile colpo di fortuna da parte del giovane vampiro che attingendo alla sua rabbia per l’offesa subita da sua madre era riuscito ad avere la meglio sul più anziano fratello. Fortunatamente nessun membro del consiglio era stato presente alla festa di Lord Noir. Nel momento stesso in cui aveva visto il potere di Kaede liberarsi infatti Karen aveva compreso qual’era il suo effettivo potenziale.

Aveva tuttavia mantenuto il segreto finché le era stato possibile.

Finche non era arrivato Hanamichi con la sua allegria e il suo calore risvegliando la possessività e la gelosia di suo figlio ma anche la sua gioia.

Ricordava ancora chiaramente quando poche settimane prima era salita di sopra per portare loro alcune fette della torta che aveva appena sfornato. I due stavano studiando e sul tavolo della cucina erano sparsi libri aperti e quaderni assortiti. Hanamichi si era fiondato sul dolce con l’entusiasmo di un bambino goloso, gli occhi scintillanti di gioia. “Do’hao” l’aveva apostrofato Kaede ma nei suoi occhi per la prima volta da quando lo conosceva Karen aveva scorto una luce calda e intensa d’affetto. I due ragazzi avevano finito inevitabilmente per litigare e lei se n’era andata ridendo lasciandoli alle loro scaramucce, che se ben li conosceva, si sarebbero presto risolte con i libri abbandonati sul tavolo e la camera da letto in disordine.

Karen sospirò lanciando un’occhiata ai due vampiri che si stavano allontanando da loro per parlare. Aveva una brutta sensazione. E il suo sesto senso aveva la spiacevole abitudine di non avvertirla mai per nulla. Sperava soltanto che non ci andasse di mezzo Hanamichi perchè non osava pensare di che cosa sarebbe stato capace Kaede se qualcuno avesse osato ferire moralmente o fisicamente il ragazzo che amava. Rabbrividì mentre ricordava le ombre scure liberate da Kaede durante la cerimonia, che cosa avrebbe potuto fermarlo se si fosse arrabbiato sul serio?

 

Kaede Rukawa rimase immobile nella sua ingombrante veste cerimoniale attendendo. Sapeva che Aron, il capo del consiglio non avrebbe cominciato a parlare finchè non fosse stato sicuro che sua madre, come chiunque altro, era fuori portata d’udito. E l’udito dei vampiri era molto, molto sottile. Sorrise fra sè pur mantenendo la solita maschera impassibile sul volto androgino. Quante volte aveva ripetuto ad Hanamichi quelle parole? Ma il do’hao si ostinava ad urlargli nelle orecchie tutte le volte che aveva qualcosa da dirgli. Avrebbe finito per fare di lui un vampiro sordo. “Sha’a’ri?” lo chiamò Aron utilizzando il titolo onorifico che gli spettava in quanto Demons Master. Rukawa riemerse dalla calda immagine del suo shadow sorridente e rumoroso per posare lo sguardo sul bell’uomo serio e compassato dinanzi a lui. Non aveva nessuna voglia di perdere altro tempo su quel picco gelido quando c’era un letto comodo e un ragazzo dalla pelle abbronzata e dal sangue caldo ad aspettarlo a casa. Tuttavia si sforzò di prestare attenzione alle parole del capo del consiglio che lo stava adulando in maniera vergognosa.

“Voi siete sicuramente il più potente fra i Demons Master che io abbia avuto l’onore di incontrare...”

Rukawa trattenne uno sbuffo sprezzante, sapeva che c’erano altri due vampiri come lui sul pianeta.

Uno apparteneva ad un antico clan norvegese ma a detta di molti era prossimo al termine della sua lunghissima vita. L’altro di gran lunga più giovane sembrava però dotato di un potere assai esiguo. Non che la cosa gli interessasse. Non aveva nessuna intenzione ne di sfidarli, ne di conoscerli.

“Con il Vostro potere a guidarci  mio signore potremmo facilmente eliminare i cacciatori che da secoli ci tormentano...” Kaede scostò una ciocca scura dalla guancia su cui risaltavano ancora gli eleganti disegni che vi erano stati tracciati da un’artista del clan prima dell’inizio della cerimonia. Prima di tornare a casa dovrò cancellarli, si appuntò mentalmente. Ad Hanamichi sarebbe preso un colpo pensò, mentre un sorriso appena accennato gli incurvava le labbra al pensiero di come avrebbe potuto reagire il suo amante nel vederlo in tenuta da cerimonia.

Prendendo quell’accenno di sorriso come un incentivo a continuare il capo clan proseguì euforico nella sua descrizione di quello che loro avrebbero potuto ottenere grazie a lui.

“A tutto questo mio Supremo c’è solo un ostacolo”

Rukawa lo fissò scocciato. Non ne poteva più di sentirlo vaneggiare e poi lo sguardo stranamente serio e intenso che ora lampeggiava nei suoi occhi scuri non gli piaceva per niente. Uno strano brivido serpeggiò lungo la sua schiena e avvertì distintamente il sui potere tendersi e contorcersi dentro di lui come se presagisse che presto sarebbe stato richiamato. “Una sola inutile creatura da cancellare da questo mondo per permettere alla tua gloria di bruciarlo....” mormorò mentre la sua voce profonda vibrava di entusiasmo. 

“..... egli è il tuo unico punto debole....” continuò abbassando il tono di voce facendoglisi più vicino.

“... ma grazie al tuo enorme potere potrai sopprimerlo senza risentirne...”.

Ma di che diavolo stava parlando quel vecchio pazzo?

La comprensione giunse in Rukawa pochi secondi prima che dalle labbra dell’anziano uscissero quattro semplici parole:

 

“Hanamichi Sakuragi deve morire!”

 

 

Un sospiro gelido riscosse il ragazzo dai capelli rossi dal suo sonno inquieto.

Rukawa era uscito quella sera con la madre e la sorella per partecipare ad un rituale di cui non aveva voluto spiegargli i particolari. Una specie di riconoscimento del potere di Kaede di fronte agli altri vampiri gli aveva detto Reika con un sorriso che andava da un orecchio all’altro e che aveva un che di feroce sul volto solitamente innocente della ragazzina.

“Non aspettarmi alzato” gli aveva sussurrato Kaede sfiorandogli il volto con le dita candide prima di abbassare il capo per baciarlo con dolcezza. Ben presto Hanamichi gli aveva allacciato le braccia al collo e i due si erano persi nel proprio mondo personale... se non fosse stato per Reika che li aveva riportati violentemente alla realtà con un lungo “Ohhhhh” ammirato mentre se ne stava appollaiata a mezz’aria il volto appoggiato tra le mani e gli occhi luccicanti. Hanamichi si era affrettato a svincolarsi dal caldo abbraccio della sua kistune mentre il vampiro aveva lanciato un’occhiata di avvertimento alla cugina. “Dob... dobbiamo andare sono solo venuta a chiamarti” si era giustificata subito lei spaventata mentre faceva velocemente retro marcia scomparendo oltre la porta che dava all’esterno. Rukawa aveva sospirato  mentre si lasciava sfuggire un accenno di sorriso osservando la porta dietro la quale la cuginetta impicciona era scomparsa. La ragazzina si era ormai trasferita in pianta stabile a casa loro, o meglio a casa di sua madre al piano di sotto, da quando i due erano rimasti feriti nello scontro con il cacciatore. Erano già passati sei mesi. Sei lunghissimi, splendidi mesi, pensò Hanamichi alzandosi dal divano sul quale si era appisolato e stiracchiando i muscoli indolenziti delle spalle. Eppure ricordava come se fosse accaduto solo la sera precedente la sua lunga folle corsa per le vie deserte della città....

“Devo andare” aveva mormorato più a se stesso che a lui, il volpino sfiorandogli una guancia con le labbra. Senza nemmeno curarsi di aprire la porta la kistune se n’era andata sparendo sotto il suo naso in un’elegante voluta di fumo nero che l’aveva lasciato abbastanza interdetto. Ormai si era quasi abituato ai ‘trucchi’, come li chiamava lui, del suo amante ma era sempre spiacevole vederlo volatilizzarsi così anche perchè ogni volta che la volpe usava il suo talento il suo appetito aumentava e a farne le spese era sempre lui. Hanamichi sospirò stropicciandosi gli occhi e lanciando un’occhiata alla sveglia appoggiata su una mensola del salotto. “Le quattro e quella stupidissima kistune non è ancora rincasata. Il tensai si è stancato di aspettarti!” borbottò ad alta voce. Dove cavolo era andato a ficcarsi quel disgraziato?! Spense il televisore gettando poi il telecomando tra i cuscini del divano borbottando insulti all’indirizzo del vampiro mentre si dirigeva verso la loro camera da letto. Il salotto cadde nell’oscurità quando il rossino spense le luci prima di chiudersi la porta della camera alle spalle.

 

Nel silenzio immoto della stanza rimasta vuota un’ombra si staccò silenziosa dalle altre scivolando fuori dal pavimento.

Ormai il cerimoniale doveva essere concluso, il loro nuovo signore riconosciuto pensò la figura avvolta nelle tenebre. Non aveva potuto tributargli il suo sangue come avevano fatto gli altri ma in cambio l’avrebbe liberato per sempre dal peso di quella rumorosa creatura.

Si guardò attorno lasciando vagare lo sguardo sul salotto elegante nel quale era appena giunto.

A differenza di altri vampiri di alto livello il Demons Master non viveva in una specie di enorme castello gotico e per lui che era abituato a frequentare la casa di Aron quell’abitazione risultava piccola e piuttosto spoglia.

Scosse le spalle con un gesto di noncuranza, non era lì per discutere con il proprietario di arredamento.

Era lì per lavorare....

“Hanamichi Sakuragi deve morire” sussurrò tra se mentre si spostava silenzioso fino alla porta chiusa della camera da letto.

 

“Che cosa?” chiese Rukawa incredulo all’uomo sorridente dinanzi a lui.

La sua voce non tradiva ne sorpresa ne rabbia.

“Non temere mio signore” gli disse l’anziano mentre il suo sorriso si allargava “non rischi nulla, abbiamo fatto degli studi approfonditi e siamo giunti alla conclusione che grazie al tuo potere sopravviverai agevolmente alla morte del tuo shadow!” gli disse soddisfatto di aver pensato a tutti i particolari.

 

“Che cosa?” ripeté Rukawa mentre la sua voce scendeva pericolosamente di tono trasformandosi in un sibilo carico di rabbia.

Il sorriso scomparve dal volto dell’anziano.

C’era qualcosa che non andava, non si era aspettato quella reazione, anzi... era convinto che lo Sha’a’ri avrebbe fatto i salti di gioia nello scoprire di potersi liberare tanto agevolmente di quel piccolo, insignificante mortale. Ma allora perchè non gioiva?

Anzi perchè i suoi occhi stavano diventando così scuri...

Neri come la pece....

Con tante piccole scaglie scarlatte che guizzavano come serpi attorno alla pupilla appuntita.....

 

Hanamichi si voltò di scatto eppure dietro di lui non c’era nessuno. La stanza fiocamente illuminata dalla luce del piccolo abajur sul comodino lasciava comunque molti angoli in ombra e la sensazione di essere osservato continuava a pungolargli la schiena con un brivido freddo. Aveva avuto già quella sensazione una volta, in quella notte lontana in cui Kaede aveva fatto di lui il suo shadow.

Dove? Dov’era?

Perchè ne aveva la certezza...

C’era qualcuno....

E poi con la coda dell’occhio notò un’ombra scura staccarsi rapida dalle altre per piombare su di lui.

Lo scintillio della lama del pugnale gli ferì lo sguardo mentre si lanciava di lato appena in tempo per evitare di subire danni.

“Chi diavolo sei tu?” chiese furioso fronteggiando l’uomo vestito di scuro. Aveva dei capelli castano scuro e degli occhi neri abbastanza comuni ma la pelle candida e i lineamenti antichi lo identificavano come un vampiro. L’uomo d’altronde non prese la briga di presentarsi mentre scompariva dinanzi a  lui per riemergere dal pavimento a pochi centimetri dalle spalle del rossino la lama argentea sollevata pronta a colpire. Tuttavia Hanamichi non aveva vissuto tanti mesi con tre vampiri senza imparare nulla e nel momento stesso in cui il vampiro era scomparso dinanzi a lui si era mosso in fretta evitando così la pugnalata. L’uomo vestito di nero sembrava molto scocciato da quel suo sfuggirgli in continuazione. “Ti aspettavi una ragazzina indifesa” lo schernì Hanamichi con una luce feroce negli occhi nocciola. L’uomo vestito di nero gli sorrise tranquillamente mettendo in mostra i lunghi canini candidi. “In verità sì” mormorò rivelando per la prima volta una voce calda e profonda che poco si addiceva alla sua alta figura sottile. “Ma questo renderà il gioco più divertente” mormorò prima di scomparire in un’ennesima voluta di fumo. Hanamichi ruotò su se stesso in fretta ma diversamente a quanto si era aspettato l’uomo ricomparve nell’ennesimo punto in cui era scomparso e fu solo il suo innato sesto senso che gli permise di spostarsi per evitare la lama. “Non mi sfuggirai a lungo ragazzino” sussurrò l’assassino scivolando veloce sul pavimento verso di lui. Il rossino d’altro canto non si ritrasse ma accoccolandosi sulle gambe si preparò a contrattaccare.

 

L’assassino venne avanti velocemente lo sguardo fisso in quello della sua vittima affatto spaventata.

Era veramente stupito.

Quando Amon lo aveva chiamato affidandogli quel lavoro, lui, Ken Irashi noto come l’Assassino, si era sentito quasi offeso. Lui che era famoso per la sua bravura nello far scomparire vampiri scomodi senza lasciar traccia chiamato per eliminare un mortale!? Uno shadow certo ma pur sempre un comune, banalissimo, fragile mortale!! Tuttavia l’ordine era giunto dal capo clan in persona e senza porre una domanda Ken gli si era inchinato davanti e si era diretto verso la casa del Demon Master. Infondo poteva dirsi onorato di avere il compito di liberare il loro nuovo signore da quell’inutile peso. Sarebbe comunque stato un lavoro di tutto riposo... così aveva pensato, ma si era sbagliato, sbagliato di grosso.

Quello che stava fronteggiando non era un ragazzino impaurito ma una belva dai capelli di fuoco, dalla muscolatura scattante e dallo sguardo acceso. Non aveva mai visto un essere umano tanto rifulgente di vita e di forza. Cominciava a capire perchè il loro Sommo Signore l’aveva scelto. Il mortale scattò in avanti diretto verso la lama del coltello schivandola all’ultimo momento con un abile movimento di gambe per ripiegarsi su se stesso e tentare un pugno allo stomaco. Il vampiro lo evitò abilmente mentre i suoi occhi coglievano fugacemente la visione di una delle gambe del ragazzo che ruotava nel tentativo di colpirlo dietro le ginocchia per farlo cadere. Si mosse in fretta riuscendo ad evitare il colpo ma sbilanciato dal movimento che era stato costretto a compiere si ritrovò completamente scoperto al velocissimo destro del rossino che lo scagliò indietro mandandolo a sbattere violentemente sul grande letto matrimoniale.

Ken rimase immobile per alcuni secondi.

Il tempo di scuotere la testa e di rialzarsi gli occhi ridotti a due fessure di rabbia.

Lui, lui che aveva abbattuto decine di vampiri senza riceve un graffio era stato colpito da un mortale.

“Mi sono stancato di giocare” sussurrò avanzando con sguardo truce.

“Allora finiamola” mormorò il mortale sfidando il suo sguardo.

Una belva... una splendida, maestosa, belva figlia del fuoco, pensò Ken mentre fronteggiava gli occhi fiammeggianti della sua combattiva vittima.

Chissà che sapore aveva il suo sangue pensò prima di scomparire nuovamente dinanzi a lui e prepararsi all’ultimo colpo.

 

“Io... io credevo...” mormorò con voce supplichevole Aron ma non ebbe il tempo di concludere la frase che la mano candida del Demons Master scattò in avanti afferrandolo per la gola in una morsa gelida.

“Tu!!!” tuonò Rukawa scuotendo l’uomo come se si trattasse di una bambola di pezza mentre questi tentava invano di respirare rinchiuso nella presa gelida di quelle dita che gli si stavano piantando in gola.

Tutta la montagna tremò al semplice suono di quella parola mentre i fulmini che al termine della cerimonia si erano sedati squarciarono minacciosamente il cielo illuminando sinistramente la pelle alabastrina del Demons Master.

“mi...mio Sig...” riuscì a malapena a balbettare l’anziano con la bava alla bocca per lo sforzo che faceva nel respirare e deglutire prigioniero della rabbia del giovane vampiro dagli occhi di fuoco.

Rukawa lo scagliò lontano con un gesto colmo di rabbia e stizza.

“Mio.... mio signore.....” mormorò Aron trattenendo un eccesso di tosse, mentre cercava di rialzarsi “Io credevo di farti cosa gradita mandando Ken...”

Rukawa sussultò nel sentir pronunciare il nome dell’assassino e nello stesso preciso istante si rese conto che non aveva visto l’alto vampiro tra le persone raccolte sul piazzale della cerimonia.

Possibile che Amon..... raccogliendo il proprio potere attorno a se Rukawa scomparve lasciando l’attonito capo clan a terra.

 

Ken fissò confuso il ragazzo dinanzi a lui. Il suo attacco aveva finalmente dato i suoi frutti e lungo il braccio sinistro dello shadow la camicia presentava un sottile squarcio macchiato di sangue. Lo stesso sangue che ora scintillava come una gemma preziosa sulla lama del pugnale che aveva sempre usato per carpire la vita alle sue vittime. Non aveva resistito alla tentazione di assaggiare il sangue di quella splendida creatura. Ambrosia... dolce e caldo, denso gli era scivolato tra le labbra come una carezza sensuale spedendogli lunghi brividi per la schiena. Non era più sicuro di volere la morte di quel focoso mortale. Aron gli aveva assicurato che il Demon Master sarebbe stato lieto di liberarsi di quel ragazzo ma ora Ken non ne era affatto sicuro... anzi temeva di aver commesso un terribile errore nell’aggredirlo. Raccolse con la lingua le ultime gocce di quel sangue bollente osservando con aria golosa quello che ancora scivolava sulla spalla del ragazzo, che lo fissava in silenzio pronto a scattare, prima di fare un passo indietro e riporre il proprio pugnale nella guaina che portava appesa alla cintura.

 

Hanamichi lo fissò sorpreso e sospetto.

“Temo di aver commesso un errore” mormorò l’assassino con un leggero inchino “ti chiedo di perdonarmi”

Il rossino lo fissò sconvolto prima che la rabbia prendesse il posto della sorpresa.

“Mi hai aggredito nel pieno della notte tentando di pugnalarmi alla schiena e adesso mi dici che hai sbagliato persona!!!!” tuonò furibondo.

 

Do’hao

 

Hanamichi sussultò voltandosi di scatto verso quella voce profonda che aveva il potere di scivolargli dentro come una carezza.

Il vampiro dinanzi a lui cadde in ginocchio abbassando il capo e mormorando una parola che non comprese.

“Torna da Aron Assassino e riferiscili queste mie parole...” mormorò Rukawa facendo un passo verso di loro mentre la luce dell’abajur illuminava un lembo della lunga veste scura che gli cadeva fino ai piedi.

“Risparmierò la sua vita a rispetto di ciò che egli rappresenta per la nostra gente, ma d’ora in avanti ogni ferita riportata dal mio shadow sarà inferta dieci volte tanto su di lui.”

Ken annuì senza alzare il capo mentre Hanamichi passava lo sguardo dal suo aggressore divenuto improvvisamente umile e mansueto come un cagnolino al suo amante di cui riusciva a scorgere soltanto la sagoma.

“Irah ” chiamò Kaede con un gesto secco della mano e un fruscio della veste.

Dinanzi al vampiro in ginocchio il pavimento di legno venne percosso da una piccola fiamma scintillante che ruotando in fretta tracciò un cerchio di legno bruciato. All’interno di esso il fuoco saettò velocemente disegnando una stella rovesciata da cui cominciarono a fuoriuscire sinistri crepitii e lunghe volute di fumo. Tra le spirali una più scura andò allungandosi e addensandosi sino a prendere le sembianze di un lungo serpente dalle scaglie scure. Lunghe corna vermiglie adornavano il capo appuntito su cui spiccavano le orbite vuote di tre occhi. L’enorme rettile si contorse violentemente allungando e ripiegando le spire con agitazione mentre ai lati della testa cornuta la pelle sottile e fumosa si apriva a ventaglio facendolo assomigliare ad un’enorme cobra deforme. Irah sibilò facendo schioccare le mandibole scheletriche mentre la lingua biforcuta saettava nervosamente avanti e indietro ad assaggiare l’aria.

“Ora va” ordinò il Demons Master con un gesto quasi annoiato della mano candida “Irah verrà con te”.

L’assassino annuì scomparendo in una voluta di fumo dopo essersi prostrato in un ultimo elegante inchino. Il rettile cornuto spalancò le fauci mettendo in mostra le lunghe zanne affilate e sibilando gioioso nel pregustare la carne della sua prossima vittima. Le orbite vuote si posarono per un secondo sulla figura del vampiro ancora avvolto nelle tenebre mentre chinava leggermente il capo in quello che sembrava un muto segno di rispetto prima di srotolare le sue spire con un balzo all’indietro per rituffare la testa nel cerchio fiammeggiante. Scomparve risucchiando dietro di se le ombre oscure che ancora danzavano attorno a lui e le fiamme che le avevano richiamate.

 

Hanamichi posò lo sguardo sul pavimento di legno perfettamente intatto in cui quell’enorme rettile era appena scomparso prima di voltarsi pronto a tempestare di mille domande il compagno. Tuttavia nella sua mente rimase solo il vuoto quando finalmente Rukawa fece quell’ultimo passo avanti emergendo dalle tenebre. Ora la luce leggera dell’abajur accarezzava quasi con riverenza la sua pelle candida posandosi sui capelli d’ebano leggermente scompigliati giocando con gli eleganti arabeschi scuri che si intrecciavano sugli zigomi perfetti, traendo riflessi violacei sulla lunga elaborata veste di velluto nero. Gli stessi riflessi viola che scintillavano nei due abissi blu fissi su di lui.

Hanamichi lo fissò immobile mentre dalle labbra socchiuse dallo stupore gli fuoriusciva solo un fragile:

 

“Oddio....”

 

 

continua...

 

 

Scleri dell'autrice (poveri voi...nd.Pippis) 

 

R: ¬_¬

H: finisce esattamente come il primo cap della prima parte....

N: lo so, sono o non sono un genio ^__^

R: do’hao...

N: zitto tu vampiro dei miei stivali!!! è_é

R: mentecatta.... è_é

N: sanguisuga.... è_é

R: fallita..... è_é

N: volpaccia.... è_é

H: hemmm.... conoscendoli andranno avanti a lungo quindi vi saluto io....

 

 

 

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