Cronache 9                                     Back to FanFic  Back to Home

Dal Libro dei Luoghi

Le Dimore Celesti

 

Il cuore della rosa* sia scolpito nella pianura di Zagor luogo di ognuno e di alcuno, confine tra i quattro regni, punti cardinali dell’uomo e del mondo.

 

A Nord si stagli limpida e scintillante An’tar, la capitale del Ghiaccio.

Il suo castello dalle slanciate, candide, torri come pinnacoli di ghiaccio tra la neve pallida riflettano i raggi argentei della Madre Luna affinché ogni imbarcazione che solchi i mari scuri e impetuosi possa scorgerla come baluardo nella notte, come luce nel buio, vita nella morte.

Che i maghi rivestano le pareti del castello delle pietre scintillanti che sbocciano nelle loro miniere affinchè la luce rifulga sulla capitale in mille arcobaleni, a scacciare il nero della notte.

 

A Est si eriga alta e leggera Evrest, la capitale dell’Aria.

Il suo castello fatto di marmo roseo sia leggera pennellata sul cielo accarezzato dall’alba, leggiadro come il volo della piuma sospinta dal vento giocoso, come il soffice, carezzevole, abbraccio dei nembi che lo cela alla vista degli uomini.

Che i guaritori dell’Est coltivino i fiori variopinti dalle proprietà curative che intrecceranno le loro corolle sui prati della tenuta affinché qualsiasi viaggiatore possa avvertire il loro profumo anche da lontano, perchè il vento mattutino sospinga nell’aria limpida i loro pollini dorati purificando gli animi e i cuori.

 

A Ovest s’innalzino le possenti mura di Rocrast, la capitale della Terra.

Il suo castello fatto di granito scuro s’incassi nelle possenti montagne alle sue spalle.

Il sole alto di mezzogiorno scintilli sui suoi bastioni enormi traendo riflessi bronzei dalle solide torri.

Che i costruttori dell’Ovest lo edifichino grande e accogliente affinché il pellegrino stanco possa trovarvi riparo e rifocillazione, affinchè tra le sue mura non debba temere nulla.

 

A Sud risplenda sgargiante e luminosa Sah’ar, la capitale del Fuoco.

Le flessuose torri arabesche dipinte di rosso ed oro, ad immagine di fiamma, scintillino, tra le sabbie dorate come la lava che gorgoglia nei vulcani.

Rifulga rossa com’è rosso il sole del tramonto, dorata com’è dorato il calore del fuoco.

Che i guerrieri del sud innalzino le loro lame lucenti i suoi bastioni affinché esse siano visibili dai luoghi più remoti a promessa di giustizia e pace.

 

                                                                                                                                Dal Libro dei Luoghi

 

 *-*-*-*-*-*-*-*

 

Capitale del regno dell’Acqua

Centocinquantesimo  giorno del quinto millennio dal Patto di Zagor

 

Mitsui osservò la lana colorata arrotolata attorno alle sue braccia con una smorfia mentre Akira mostrava l’ennesimo disegno di una culla alla regina, che sferruzzava allegramente, seduta poco lontano dal letto, dove Hanamichi osservava con un sorriso tranquillo i due guerrieri schiavizzati dalla sua piccola mamma.

Dopo le prime settimane di caos totale che l’avevano completamente travolto nella frenesia della sua genitrice per i preparativi alla nascita, sua madre si era infine tranquillizzata.

Dato che ormai aveva messo all’opera tutti i sarti del paese e aveva incaricato i pittori e i falegnami per la preparazione della nursey, si era placidamente insediata nella camera del figlio a preparare completini per il suo futuro nipotino o nipotina che fosse.

Il fatto che Otis non fosse stato in grado di dirle con sicurezza se si trattava di un maschio o di una femmina l’aveva mandata su tutte le furie, obbligandola a stravolgere metà dei suoi piani.

Hanamichi posò una mano sul ventre gonfio.

Aveva passato i due mesi successivi all’arrivo di sua madre a lottare con lei su quasi tutto mentre la volpe se la dava a gambe nel momento stesso in cui la piccola donna piombava nella camera, senza preavviso, naturalmente.

Tuttavia la presenza della madre era per lui motivo di conforto, la prima volta che aveva avuto i crampi, cosa che Otis gli aveva detto essere normale durante i primi mesi di gravidanza, era caduto nel panico a causa del dolore e della paura che potesse succedere qualcosa al bambino.

La regina invece aveva cortesemente sbattuto fuori tutti dalla stanza del figlio, calmandolo con sicurezza, facendolo sdraiare a letto in modo che stesse più comodo, tranquillizzandolo finchè non era giunto il medico e gli aveva somministrato un antidolorifico che l’aveva fatto scivolare in un sonno esausto.

Quando Rukawa aveva saputo che si era sentito male era piombato nella sua stanza come un fulmine facendo sorridere la regina che li aveva lasciati soli.

Hanamichi emise un flebile sospiro.

Ormai riusciva a vedere l’amante solo la sera quando questi tornava nella loro camera per coricarsi e sua madre se ne andava nei propri appartamenti.

Aveva la brutta impressione che il loro rapporto si stesse raffreddando.

Si vedevano sempre meno a causa dei suoi impegni come re e della sua immobilità forzata.

E poi non potevano fare l’amore.

Il medico era stato tassativo sull’argomento e l’imperatore aveva scosso le spalle con indifferenza.

Però più passava il tempo, più il terrore che Rukawa cercasse da altri quello che lui non poteva dargli gli corrodeva la mente, come un acido che si fa pian piano strada sulla pelle rilasciando un odore spiacevole di carne bruciata.

Un giorno in cui Hikoichi era venuto a portargli la corrispondenza il segretario si era lasciato sfuggire un’indiscrezione sul fatto che a castello fossero giunti delle donne e degli uomini particolarmente belli appositamente per vedere il re, l’occhiata ammiccante del segretario e il fatto che non fosse riuscito a vedere il marito per tutto il giorno l’aveva messo decisamente sulle spine.

Tuttavia quella notte Rukawa era tornato da lui come sempre, l’aveva baciato con dolcezza coricandosi accanto a lui e addormentandosi poco dopo.

Hanamichi era rimasto silenziosamente a guardarlo riposare con quell’aria innocente che il sovrano del nord assumeva solo quand’era addormentato e si era detto che le sue erano paure inutili.

Ma il dubbio tornava di tanto in tanto a fargli visita con la sua vocetta insinuante e il fatto di non poter far altro che stare a letto a pensare non migliorava certo la situazione.

“Hai detto qualcosa tesoro?” gli chiese sua madre che aveva sentito il suo sospiro alzando lo sguardo dal suo sferruzzamento per osservare un altro disegno, piuttosto intricato, di una raffinata culla di legno.

Hanamichi scosse le spalle appoggiandosi meglio ai cuscini. “No niente” mormorò.

Non ne poteva più di stare sdraiato in quel letto.

Aveva una disperata voglia di uscire e fare due passi, ma il volpino, sua madre e Otis erano stati categorici nella loro risposta: non se ne parlava nemmeno.

Qualcuno bussò alla porta distraendolo dai suoi pensieri e poco dopo una cameriera fece il suo ingresso inchinandosi con grazia.

“Mia signora...” disse rivolgendosi alla regina del Sud “...il sarto vorrebbe da voi un parere sul colore della stoffa.” La informò con garbo.

Roxane annuì lasciando il maglioncino su cui stava lavorando tra le braccia di Akira.

Seguì la cameriera fino alla porta prima di voltarsi verso i due cavalieri.

Hanamichi fissava intenzionalmente la finestra per non far vedere alla madre il luccichio che gli aveva acceso lo sguardo.

Quella era l’occasione che stava aspettando!

Rukawa era impegnato nella sua mensile riunione con i maggiori rappresentati politici del paese, su madre sarebbe stata distratta dal sarto e Mitsui e Akira non avrebbero osato fermarlo.

Dopo tutto era colpa loro se si ritrovava bloccato a letto, il minimo che potevano fare era dargli una mano a scappare alle grinfie di quei due tiranni per permettergli di farsi un’innocente passeggiata all’aperto!!

“E mi raccomando, voi due, controllate che non si alzi per nessuna ragione!!!” ordinò la donna con aria minacciosa rivolta ai due capitani della guardia, che annuirono seri in risposta, mentre Hanamichi sollevava gli occhi al cielo esasperato.

Lei gli sorrise tranquillamente prima di andarsene chiudendosi la porta alle spalle.

Hanamichi si adagiò contro i cuscini con un sospiro.

Il suo piano di fuga era andato all’aria prima ancora di cominciare.

Ora che sua madre aveva minacciato i due, difficilmente sarebbe riuscito a convincerli a lasciarlo andare, a meno di non riuscire a distrarre anche loro.

Stava rimuginando su che tattica adottare, le mani negligentemente abbandonate sul ventre, quando avvertì distintamente un piccolo movimento dentro di se.

 

Mitsui, che aveva tirato un silenzioso sospiro di sollievo, quando la sua regina era uscita, scambiando un’occhiata complice con Akira, impallidì violentemente quando sentì Hanamichi sussultare.

Il figlio del ghiaccio si voltò di scatto verso il letto, balzando in piedi come una molla, quando notò che il consorte reale aveva gli occhi spalancati e entrambe le mani appoggiate sul ventre.

“Hanamichi che c’è ti senti male?” chiese preoccupato Mitsui lanciando di lato la lana colorata per avvicinarsi al letto.

Il principe spostò lentamente su di lui gli occhi spalancati dallo stupore.

“Scalcia” sussurrò.

Mitsui lo fissò senza capire prima di sgranare gli occhi a sua volta.

“Il bambino...” mormorò Hanamichi incredulo “...si muove. L’ho sentito” mormorò mentre le iridi dorate diventavano improvvisamente liquide.

Akira lo fissò raggiante mentre sul volto di Mitsui si disegnava un sorriso dolce.

“E’ magnifico!” esclamò.

“Devo andare da Kaede” sentenziò il rossino scattando in piedi e afferrando la vestaglia di damasco rosso appoggiata accanto al letto prima di dirigersi velocemente verso la porta.

Mitsui fece un passo in avanti per fermarlo ma Akira glielo impedì posandogli una mano sul braccio.

“Lascialo andare, questa è una cosa che devono condividere ora” mormorò scuotendo piano il capo.

Mitsui annuì lasciando che il suo amico sparisse oltre la soglia mentre la sua attenzione veniva catalizzata dalla mano candida che era ancora ferma sul suo braccio.

Il calore di quell’arto, chiaramente percepibile anche attraverso il tessuto spesso, gli dava una strana sensazione.

Sollevò il capo incontrando gli occhi blu del figlio del ghiaccio che lo fissava in silenzio.

Non avevano più parlato di quello che era accaduto nella prigione.

Hisashi aveva cercato di evitarlo il più possibile o di essere sempre in compagnia di altre persone quando lo incontrava ma il magnetismo che sembrava legarli li attirava uno verso l’altro in continuazione e non riusciva più ad ignorare quei pozzi blu sempre fissi su di lui.

 

“Maestà aspettate, non potete! E’ una riunione importante...” il ciambellano cercava invano di arrestare l’avanzata del consorte reale zompettandogli davanti finchè Hanamichi, stancatosi delle sue continue lamentele, lo spostò di lato con un braccio, spalancando la porta della sala delle udienze senza preoccuparsi minimamente del fatto che indossava soltanto una vestaglia sopra il pigiama.

Nella sala, in cui una decina di uomini, tutti riccamente vestiti, stavano discutendo, cadde il silenzio mentre i volti, per lo più sconosciuti al rossino, dei più importanti rappresentanti politici del paese, si giravano a fissare stupiti il nuovo arrivato.

Rukawa seduto sull’alta poltrona, riservata al sovrano, dall’altra parte della stanza, alzò il capo sorpreso dalle carte che il ministro dei trasporti aveva sottoposto alla sua attenzione, per osservare il suo sposo.

I capelli scarmigliati, la vestaglia allacciata in fretta sul pigiama di seta bianco.

“Che diavolo ci fai in piedi tu?” tuonò preoccupato balzando in piedi.

Hanamichi mormorò un: “Scusatemi” rivolto ai ministri prima di raggiungere il consorte, afferrarlo per una mano, e trascinarlo nello studio adiacente.

“Hana ma che...” Rukawa non riuscì a finire la frase.

La porta si era chiusa alle spalle del rossino con un tonfo da pochi secondi che il ragazzo gli aveva gettato le braccia al collo chiudendogli la bocca con la sua.

Rukawa dopo il primo minuto di stupore e confusione generale lo strinse dolcemente se ricambiando il bacio.

Si separarono dopo alcuni istanti.

L’imperatore lo accompagnò fino al divano facendolo accomodare e sedendosi accanto a lui.

Si sentiva un po’ in colpa, negli ultimi mesi non gli era stato molto vicino.

Riuscivano a vedersi sempre meno.

Però la reazione del suo sposo gli sembrava esagerata!!

Lo fece accoccolare tra le sue braccia accarezzandogli una gota con le labbra.

“Hai interrotto la riunione solo per farti coccolare un po’” gli sussurrò Rukawa che nonostante le parole proferite non era affatto arrabbiato.

Hanamichi gli sorrise raggiante afferrando una delle mani del sovrano e slacciata la vestaglia gliela fece posare sulla leggera seta candida che copriva il suo ventre.

“Ascolta” gli sussurrò fissando il volto del compagno per coglierne ogni piccola espressione.

Rukawa corrugò la fronte senza capire che cosa doveva ascoltare, ne perchè Hanamichi gli aveva fatto mettere una mano sullo stomaco, quando sotto il palmo avvertì distintamente un piccolo colpo.

Spalancò gli occhi incredulo voltandosi verso Hanamichi che gli sorrideva euforico.

“Hana...” mormorò in un soffio.

Il rossino annui piano “Si muove” rispose.

Rukawa rimase immobile per un momento, fissando l’amante negli occhi, prima di chinarsi a chiudere nuovamente le sue labbra con le proprie in un lungo bacio.

Si staccarono lentamente, Hanamichi appoggiò il capo sulla sua spalla con un sospiro.

Era da tanto tempo che lui e Rukawa non avevano occasione di restare semplicemente da soli.

Il figlio del ghiaccio gli accarezzò i capelli con dolcezza stringendolo possessivamente a se rimanendo in silenzio per alcuni minuti semplicemente godendo di quella sensazione di piacevole tranquillità finché d’un tratto Hanamichi non sollevò il capo stupito.

“Che cosa c’è tesoro?” gli chiese un po’ preoccupato Rukawa.

“Io... io...” balbettò Hanamichi portandosi entrambe le mani al ventre.

“Ti senti male?” gli chiese apprensivo Rukawa ma Hanamichi scosse il capo.

“No.. però... Chi... chiameresti Otis per favore?” gli chiese.

Sembrava... confuso.

L’imperatore allungò la mano sempre più preoccupato scuotendo con forza un piccolo campanellino d’argento posato accanto al divano.

Un paggio comparì immediatamente dinanzi a loro, entrando da una piccola porta laterale, inchinandosi con grazia.

Rukawa gli ordinò di chiamare immediatamente il medico di corte e il ragazzo con la divisa bianca e argento della casata reale sparì velocemente dalla stesa porticina da cui era venuto con l’ennesimo inchino.

I minuti passarono pesantemente silenziosi, finchè l’inconfondibile rumore della porta che si apriva non annunciò l’arrivo del mago, accompagnato dal suo solito assistente.

“Mi avete fatto chiamare maestà?” chiese inchinandosi.

Hanamichi fissò l’uomo prima di parlare con voce tesa.

“Il bambino ha cominciato a muoversi” disse e il medico annuì.

“E’ un buon segno maestà non vi dovete preoccupare.” lo rassicurò ma Hanamichi non aveva terminato di parlare.

“E’ solo che ho sentito...” mormorò abbassando lo sguardo sul ventre.

“Cosa?” chiese il medico curioso

Due calci.” mormorò il rossino.

Rukawa sollevò un sopracciglio sorpreso mentre il mago corrugava la fronte.

“Intendete uno dopo l’altro?” chiese poggiando il borsone sul tavolino di vetro dinanzi al divano prima di appoggiare a sua volta le mani sul ventre del ragazzo che scosse il capo.

Otis spalancò gli occhi incredulo mentre Rukawa passava lo sguardo dall’uno all’altro sempre più pallido.

“Lasciatemi controllare ancora un volta” mormorò il medico concentrando il suo potere.

Le sue mani presero a scintillare candide mentre il rossino chiudeva gli occhi attendendo.

“Per la Madre Luna!” esclamò il mago impallidendo violentemente.

Hanamichi emise un sospiro stringendo la mascella.

Non aveva bisogno che il medico dicesse altro.

Otis sollevò lo sguardo per fissare il suo re che aveva assistito immobile a quello scambio di battute.

Rukawa conosceva quello sguardo negli occhi del medico di corte.

L’aveva già visto una volta sul suo volto e pochi minuti dopo gli era stato comunicato che Hanamichi aspettava un bambino.

Non osava immaginare cosa...

“Ecco perchè non riuscivo a capire se era maschio O femmina!” disse il medico incredulo.

“Sono un maschio E una femmina!”

Hanamichi emise un lamento mentre Rukawa spalancava gli occhi.

“Du.. due?” balbettò.

Otis annuì con il capo, a sua volta troppo stupito per aggiungere altro.

Rukawa passò lo sguardo dal medico pallido al ragazzo accoccolato tra le sue braccia, gli occhi chiusi e la mascella serrata come se stesse cercando di trattenersi dall’esplodere.

Due.

Hanamichi aspettava due bambini.

AKIRAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!!!!!!

tuonò il sovrano con un urlo che fece tintinnare le pesanti vetrate delle finestre.

 

“Akira io...” mormorò Mitsui mentre le sue gambe si muovevano quasi inconsciamente verso l’altro.

Gli occhi del figlio del ghiaccio scintillarono.

“Hisashi qualsiasi cosa tu pensi di me, a torto o a ragione... voglio che tu sappia che con te non sto giocando.” gli disse serio il capitano della guardia imperiale.

Mitsui sorrise al ragazzo dai capelli a punta.

Che cosa provava per lui?

Attrazione, certo.

Desiderio, non poteva negarlo.

Ma quella luce che brillava nei suoi occhi blu...

Quella sicurezza che conteneva la sua voce per una volta seria...

Quel sentimento che l’altro gli porgeva...

Poteva ricambiarlo?

Voleva ricambiarlo?

Akira aveva detto che con lui non stava giocando.

Doveva rischiare?

Sendoh gli sorrise di rimando prima di chinare, lentamente, il capo verso di lui.

“Niente sfide questa volta...” sussurrò ad un soffio dalle sue labbra.

Mitsui rimase immobile gli occhi scuri in quelli blu del figlio del ghiaccio.

Niente sfide aveva detto.

Niente giochi...

Le labbra del moro ad un soffio dalle sue...

Niente giochi, ripetè a se stesso prima di allungare il viso verso di lui.

 

 

AKIRAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!!!!!!

 

 

L’urlo del sovrano del ghiaccio fece sobbalzare i due che si affrettarono ad allontanarsi fissandosi sorpresi.

“Che... che cosa?” balbettò Sendoh incerto.

Aveva già sentito quell’urlo una volta e aveva dovuto passare i tre giorni successivi in carcere.

Deglutì mentre entrambi si dirigevano ai piani inferiori.

Trovarono il ciambellano che fissava tremante la porta dello studio.

Sendoh guardò il suo compagno prima di appoggiare la mano sulla maniglia lentamente.

Ebbe appena il tempo di aprire la porta che si ritrovò gli occhi incandescenti del suo sovrano puntati in viso.

“Mi... mi avete chiamato?” chiese, come se tutto il castello non fosse rimbombato a quella convocazione.

Mitsui osservò attentamente il re adirato, il suo principe seduto accanto a lui sul divanetto le mani strette intorno al ventre e gli occhi chiusi.

Otis lanciò un’occhiata ai quattro prima di decidere saggiamente di togliere il disturbo.

“Cos’è successo?” chiese Mitsui preoccupato per la salute del suo sovrano che gli sembrava un po’ pallido.

“Maestà state bene?” chiese rivolto al rossino avvicinandoglisi.

Hanamichi aprì gli occhi e fissò il suo capitano delle guardie con un sorriso strano.

“Sì sto bene Hisashi” lo rassicurò “E’ solo che abbiamo appena scoperto una cosa..” mormorò passando lo sguardo da lui a Sendoh che li guardava senza capire.

“Cosa?” chiesero in coro i due.

Hanamichi lanciò un’occhiata al suo sposo le cui iridi era passate violentemente dal blu al grigio intenso.

“Quante misure di Maternis hai messo nella pozione, Akira?” chiese Rukawa, lo sguardo argenteo piantato sul volto sempre più pallido del suo capitano.

“S..sei” balbettò questi.

Rukawa strinse la mascella “Il doppio di quello che era indicato nel libro degli incantesimi” constatò con voce pericolosamente bassa.

“Sì ma..”

Hanamichi non aspetta un bambino...” gli disse gelando le sue proteste sul nascere.

Mitsui e Sendoh lo fissarono sgranando gli occhi.

“Ma come? “ protestò il primo “E le nausee, i malori allora a cosa erano dov..”

“...ne aspetta due!” lo interruppe Rukawa.

Mitsui aprì la bocca un paio di volte boccheggiando senza trovare niente da dire.

“Ge...gemelli?” ansimò invece Sendoh.

“Un maschio e una femmina pare” specificò Hanamichi scuotendo il capo come se con quel gesto cercasse di scacciare la confusione che doveva regnare nel suo animo in quel momento.

Rukawa gli accarezzò la vita dolcemente per rassicurarlo prima di tornare a fissare cupo il suo capitano.

Akira fece un passo indietro lentamente mentre con la stessa gelida lentezza Rukawa si alzava.

“Ru...” cercò di richiamarlo Hanamichi senza molto successo mentre l’altro avanzava verso Sendoh che, in perfetta sincronia con lui, retrocedeva.

Comincia a correre” sussurrò gelido Rukawa mentre l’aria attorno a lui scricchiolava ghiacciandosi.

Akira non se lo fece ripetere due volte fiondandosi fuori della porta mentre un inferocito imperatore gli si lanciava all’inseguimento.

Mitsui restò a fissare la porta spalancata e il ciambellano, che si era bruscamente fatto da parte per far passare i due, prima di voltarsi verso il suo signore.

“Credi che l’ucciderà?” chiese lievemente preoccupato.

Hanamichi lo osservò, inclinando il capo di lato con curiosità, notando la sua apprensione e il capitano si affrettò ad aggiungere “Non che mi interessi beninteso!”

Il principe corrugò la fronte ma scosse le spalle.

“No, non lo ucciderà” disse tranquillamente prima di alzarsi e stringersi la vestaglia introno al corpo.

Mitsui tirò un sospiro di sollievo prima di indicare la porta all’amico.

“E’ meglio se torniamo di sopra.” mormorò “Se la regina Roxane torna e non ti trova a letto succederà il finimondo!!” borbottò.

Hanamichi emise una piccola risatina scuotendo le spalle “Aspetta che sappia che sono due...” mormorò passandosi una mano tra i capelli carminio con fare rassegnato.

Sembrava che niente riuscisse più a sconvolgerlo ormai.

Mitsui invece spalancò gli occhi al pensiero della reazione della madre del rossino.

Ripercorse, con un brivido di terrore, quei due mesi fatti di preparativi, sarti, pittori, artigiani che andavano avanti e indietro e provò mentalmente a moltiplicare quel caos per due.

“E se chiedessimo asilo politico a Fujima?” gemette.

 

Le previsioni di Mitsui non vennero deluse.

La madre di Hanamichi quando seppe che i nipotini erano due e non uno rivoltò l’intero castello come un calzino mobilitando persino gli stallieri perchè portassero messaggi ai sarti più lontani.

Hanamichi stava seduto sul grande letto osservando diversi campioni di stoffa colorata che sua madre gli mostrava, Mitsui era appena stato spedito a contattare il fabbro, mentre Akira era uscito a cavallo per andare a prendere un famoso artigiano del legno che sarebbe giunto dall’Ovest quando decise di provare a valutare la veridicità di un’idea che si stava facendo strada nella sua mente da un po’.

“Mamma?” la chiamò distraendola dalle sue valutazioni.

“Dimmi tesoro?” disse lei posando i campioni di stoffa per fissare il figlio.

Hanamichi le sorrise “Mi aiuteresti a fare una cosa?” le chiese mentre gli occhi dorati gli scintillavano furbescamente.

La donna inclinò il capo di lato curiosa.

Conosceva quel ghigno sul volto del figlio.

Stava meditando qualcosa.

“Ma certo!” esclamò con un sorriso luminoso.

 

CHE COSAAAAAA?” tuonò Mitsui fissando l’amico incredulo.

Hanamichi annuì felice “Mi sembra un’ottima idea no?” chiese allegramente sondando con attenzione le reazione del suo capo delle guardie.

Come aveva previsto nel suo sguardo c’era sgomento e preoccupazione.

“Lord Sendoh non ha una fidanzata ufficiale quindi perchè non fargli sposare mia sorella?” disse ripetendo la sconvolgente proposta che aveva fatto con casualità quel pomeriggio quando si erano ritrovati, per l’ennesima volta, tutti nella camera reale a seguire le direttive della vulcanica regina del Sud.

Mitsui fissava allibito il suo sovrano che sorrideva tranquillo.

Roxane fissò prima uno poi l’altro con un sorriso radioso.

“Mi sembra una splendida idea!” disse battendo le mani con l’entusiasmo di una bambina “Certo ne devo ancora parlare con mio marito e Hana-chan non ha chiesto niente a Kaede però mi sembrerebbe un’ottima manovra politica vi pare?” disse scambiando un occhiolino con il figlio quando Mitsui si voltò a fissare Akira deglutendo a vuoto.

“Non... non mi sembra una buona idea...” mormorò questi prima di rendersi conto di aver parlato a voce alta.

“No?” gli chiese innocentemente Hanamichi “Perchè?”

Ora tutti e tre fissavano lui.

La sua regina con la stessa espressione innocente del figlio, Akira con curiosità.

“A meno che lei, Lord Sendoh, non sia innamorato già di qualcuno...” disse candida la regina fissando il ragazzo che lanciò uno sguardo intenso al figlio del fuoco prima di rispondere.

“In effetti sì... però non so se questa persona mi ricambia” mormorò senza staccare gli occhi da quelli scuri del capitano della guardia reale.

Hanamichi dovette mordersi le labbra per non ridere apertamente, mentre sua madre continuava imperterrita il suo piano.

“Oh beh allora tanto vale che tu sposi mia figlia no?” disse entusiasta. “Così potremmo preparare il battesimo in concomitanza con il matrimonio! Sarebbe bellissimo non vi pare. E poi quando anche voi avrete dei bambini potranno giocare con quelli di Hana-chan che così non si sentiranno soli in quest’immenso castello.”

Programmò allegra la donna mentre Mitsui diventava sempre più pallido.

Hanamichi annuì cercando di rimanere serio “Sempre naturalmente che quella persona non ti ricambi...” disse allusivo.

Hisashi strinse i pugni nervosamente.

Se Sendoh avesse accettato?

Infondo si trattava davvero di un’ottima mossa politica che sarebbe stata vantaggiosa per entrambi i regni.

Però allora lui...

Si rese conto improvvisamente che la sola idea del moretto legato indissolubilmente a qualcuno che non fosse lui non solo gli dava fastidio... lo mandava letteralmente in bestia.

Ma perchè diavolo Akira non diceva niente?!?!?

“No” disse serio.

Akira che aveva fissato la madre di Hanamichi con un sorriso accondiscendente si voltò sorpreso, verso il guerriero del fuoco mortalmente serio.

“Cioè volevo dire sì” si confuse Mitsui mentre Hanamichi sorrideva soddisfatto.

“Sì cosa?” gli chiese fingendo di non capire Roxane.

“Sì, io credo che quella persona ti ricambi” mormorò fissando Akira negli occhi.

Sendoh sorrise.

Un sorriso dolcissimo molto diverso da quello che gli incurvava solitamente le labbra.

“Allora dovrò per forza rifiutare la vostra proposta maestà” mormorò rivolgendosi alla donna che si finse dispiaciuta.

“Oh è un vero peccato.” Mormorò infatti Roxane.

Hanamichi sorrise allegramente “Già. Sarebbe stato divertente averti come cognato” disse scuotendo le spalle.

 “Oh beh poco male” disse Roxane alzandosi dal divano sul quale era seduta e spolverandosi l’ampia gonna di velluto rosso trapuntata d’oro.

“Vieni tesoro il pittore a quest’ora dovrebbe aver finito di dipingere la camera per i miei nipotini così mi dici che cosa ne pensi del colore” propose toccando il braccio del figlio che si finse interessantissimo, alzandosi dal divanetto a sua volta.

“Ma certo” acconsentì seguendo la madre fuori della stanza.

Non appena la porta si richiuse alle loro spalle il rossino cominciò a ridacchiare.

“Sei stata perfetta!!” esclamò ricevendo in risposta un ghigno soddisfatto “Sono un tensai, lo so!”

“Quello sono io!!!” protestò lui prima che tutti e due scoppiassero a ridere.

“Cosa credi che faranno ora?” gli chiese lei mentre si dirigevano alla nursey.

Hanamichi scosse le spalle con un luccichio negli occhi.

“Dallo sguardo che aveva Mitsui direi che si dichiareranno e poi spero solo che non lo facciano sul mio letto”

“Bene penso che approfitterò di quest’occasione per vedere che combina la volpaccia” disse soddisfatto il rossino dirigendosi verso l’ampio scalone che portava ai piani inferiori.

“Hana-chan guarda che non stavo scherzavo, ho promesso al pittore che saremmo andati a controllare come procedono i lavori!!” protestò la donna mettendosi le mani sui fianchi.

Hanamichi arricciò il naso “L’odore della vernice mi fa venire la nausea, mamma, e poi mi fido del tuo giudizio” le disse con una scrollata di spalle.

Aveva passato settimane a decidere i colori di tende, lenzuola e tappezzerie varie, non ne poteva più!!!

Preferiva di gran lunga andare a trovare la volpe che sicuramente stava lavorando nel suo studio.

“Non dovresti andare in giro da solo e se ti senti male?” protestò la donna preoccupata.

Hanamichi sollevò gli occhi al cielo e stava per protestare che doveva solo scendere il lungo scalone che portava al piano inferiore per raggiungere lo studio del marito, quando una voce alle loro spalle li fece sobbalzare entrambi.

“Lo accompagno io mia signora, non si preoccupi.” propose Hikoichi emergendo dalle ombre del corridoio di fronte a quello da cui provenivano loro.

Il segretario reale sorrise, nella mani una lunga pergamena arrotolata.

“Stavo giusto andando da sua maestà per consegnargli questo messaggio” disse alludendo al foglio che portava il sigillo reale.

Roxane passò lo sguardo da Hikoichi al figlio scuotendo le spalle.

“Oh bhe, allora va bene” acconsentì.

Hanamichi scosse il capo esasperato ma non disse nulla, per esperienza sapeva che se avesse parlato non sarebbe più riuscito a raggiungere la volpe.

“Andiamo?” gli chiese Hikoichi indicandogli l’ampia scalinata che portava ai piani inferiori con un sorriso strano.

“Certo!”esclamò allegramente Hanamichi avviandosi mentre la madre si allontanava nel corridoio diretta alla nursey.

 

Hikoichi osservò la donna scomparire dietro un angolo e il suo sorriso si allargò mentre si avvicinava alle spalle del sovrano che aveva cominciato a scendere i primi scalini.

Con un unico gesto di entrambe le braccia appoggio le mani sulla sua schiena.

Hanamichi ebbe appena il tempo di voltarsi stupito, che con una forte spinta, il segretario lo fece rotolare  giù dalle scale.

 

 

continua....

 

 

Note: * mi riferisco alla rosa dei venti.

 

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