Cronache 8                                     Back to FanFic  Back to Home

 

 

Dalle Cronache di Zagor.

La creazione.

 

Quattro sono i custodi del Creato.

Quattro i figli che il Sole regalò alla sua compagna Luna.

Quattro i poteri che essi custodiscono.

 

Al primogenito: l’Acqua.

Perchè da l’acqua ebbe inizio la vita, è l’acqua che la sostenta e l’accompagna, nell’acqua infine essa terminerà.

Al neonato dai capelli color di quella notte lontana, dagli occhi del mare che tempestoso spazzava quel mondo in fasce, dalla carnagione candida come la madre che l’aveva dato alla luce essa donò l’intelletto e la sapienza.

In esso infuse l’amore per la conoscenza e una mente acuta per evocare la magia.

Affinchè sapesse distinguere tra bene e male, perchè potesse comprendere le mille sfumature che dividono il bianco e il nero.

 

Al suo secondogenito: la Terra.

Per dare una base solida e delle sicurezze su cui edificare e crescere le nuove vite.

Al neonato dai capelli color della terra che infine emergeva dai flutti, dagli occhi della corteccia dei primi arbusti che allungavano i loro rami nell’aria torbida, dalla pelle scura come la roccia delle solide montagne, essa donò il potere di alimentare e costruire.

Ad esso infuse una forza enorme e una muscolatura possente.

Affinchè potesse edificare il nuovo mondo.

 

Alla sua terzogenita: l’Aria.

Per dare voce e respiro ai popoli.

Alla neonata dai capelli chiari come i primi raggi di sole che bucavano l’atmosfera, dagli occhi azzurri come il cielo che diveniva man mano limpido, dalla pelle rosea come quella delle piccole creature che vedevano la luce, essa donò il potere di guarire e purificare.

Ad essa infuse la conoscenza dei venti e grandi ali candide, perchè potesse rincorrere il vento e raggiungere i popoli lontani, permettendo loro di conoscersi, di comprendersi e di amarsi.

 

E infine all’ultimo dei suoi nati: il Fuoco.

Per dare energia e la forza di lottare alla vita che apriva gli occhi sul mondo.

Al neonato che, unico fra tutti portava nella capigliatura il marchio del Padre, a lui che negli occhi aveva la luce zampillante della vita e sulla pelle il calore di quel sole che poteva infine splendere potente su quanto era stato creato, ella donò la forza di proteggere il nuovo mondo.

Tra i suoi capelli di fiamma essa posò la mano candida.

“Che come la fenice risorge dalla sue ceneri, così il tuo fuoco sia evocato per la morte soltanto al fine di far risorgere dal caos un’anima più limpida e pura.” mormorò prima di voltarsi un’ultima volta su di loro.

 

“He’art.” chiamò.

“Tu sarai il passato, solido e sicuro, su cui ognuno dovrà poter fare affidamento come della terra su cui poggiamo i piedi ora.”

 

“Sefire” chiamò.

“Tu sarai il presente, brillante e limpido della gioia di esistere come il cielo azzurro che sovrasta il nostro capo ora.”

 

“Fire.” Chiamò

“Tu sarai il futuro, sfavillante ed energico come la gioia del bimbo che gioca, come il sole che ci illumina ora”

 

“Ice.”

“Osserva questa terra, questo cielo e questo sole.

Sono splendidi, scintillanti, limpidi.

A te, primo tra i figli di questo mondo il compito di vegliare su di loro, affinchè restino tali.

Sii la coscienza e la guida che io non posso essere per voi da lassù.”

 

E detto questo l’Argentea Madre scivolò nuovamente in cielo.

 

Dalle Cronache di Zagor.

 

*-*-*-*-*-*-*

 

Capitale del regno dell’Acqua

Novantatreesimo  giorno del quinto millennio dal Patto di Zagor

 

Hanamichi fissò prima suo padre, i grandi occhi dorati, così simili ai suoi, spalancati, la carnagione abbronzata che riluceva pericolosamente di rosso, e poi suo madre che guardava prima lui preoccupata e poi il suo sposo con sguardo omicida.

“Hemmm.... dunque... cioè...” cominciò a balbettare il povero rossino sotto l’ombra incombente dei suoi genitori che erano rimasti in sella ai loro cavalli.

Si sentiva come quando, da piccolo, combinava qualche marachella e veniva colto sul fatto dalla balia.

E la volpe non accennava minimante ad aiutarlo.

Sembrava congelato sul posto.

“Ma voi non dovevate aspettarci al porto!” tuonò alterato.

Suo padre lo fissò torvo in volto.

“La nave è giunta prima del previsto e così abbiamo preso due cavalli e vi siamo venuti incontro. Lo sai che io e tua madre odiamo girare in carrozza.” Gli spiegò con una scrollata di spalle, il genitore, prima di aggrottare la fronte.

“HANAMICHI SAKURAGI!” tuonò “Non cercare di distrarmi e spiegami che diamine sta succedendo!!!”

Il ragazzo si ritrasse inconsciamente tra le braccia del suo sposo  che venne finalmente in suo soccorso.

“Non mi sembra questo il luogo per discutere di una questione così delicata” mormorò Rukawa, nella sua bella voce profonda, una nota decisa.

Non stava chiedendo loro un permesso.

Stava dando un ordine.

Il re del Sud gli lanciò un’occhiata fiammeggiante e i due si fronteggiarono con lo sguardo per alcuni secondi mentre Hanamichi tratteneva il fiato, finchè, incredibilmente, suo padre cedette acconsentendo di rimandare le spiegazioni a quando fossero giunti a palazzo.

Il rossino risalì in carrozza sotto lo sguardo cupo del padre e quello preoccupato della madre mentre Rukawa lo seguiva da presso.

Il paggio chiuse lo sportello con un inchino per tornare alla sua posizione sul retro della cocchio mente Rukawa si lasciava sfuggire un’imprecazione.

La carrozza si avviò tranquillamente, lo stanello spezzato sostituito da una solida lastra di ghiaccio creata per l’occasione da Akira.

“Ma come diavolo è saltato in mente ai tuoi di venire avanti a cavallo!!” sbottò Rukawa, non appena il veicolo riprese la via del castello, passandosi una mano tra i capelli corvini.

“Guarda che per tua informazione non tutti sono bacchettoni e tradizionalisti come voi!!!” gli disse Hanamichi colto sul vivo per quell’affermazione fatta sui suoi genitori.

“Noi figli del fuoco spesso accogliamo gli ospiti a cavallo anzichè in carrozza e senza bisogno di seguiti, paggi, dame e così via!!” gli fece notare con sprezzo lanciando uno sguardo, da dietro la tendina di pizzo, ai suoi genitori che cavalcavano accanto alla carrozza reale.

Rukawa gli lanciò un’occhiata cupa.

“Se voi figli del fuoco foste ‘bacchettoni’ come noi ora non ci troveremo in questo pasticcio!!” sbottò Rukawa.

Hanamichi non ci vide più.

“TI DEVO RICORDARE PER COLPA DI CHI MI RITROVO CON TUO FIGLIO NELLO STOMACO!!!!” tuonò furioso.

La tensione che aveva accumulato durante l’incidente, la preoccupazione per suo figlio, l’arrivo improvviso dei suoi genitori, l’osservazione di Rukawa, si mescolavano in lui in mille emozioni violente e contraddittorie che non avevano ancora trovato uno sfogo adeguato.

“Se tu fossi stato meno reticente tutto questo non sarebbe successo!!” gli fece notare sempre più freddo il suo sposo, gli occhi sinistramente gelidi.

“SE TU, NON TE NE FOSSI APPROFFITTATO...” Hanamichi venne interrotto bruscamente da Rukawa

SE IO NON ME NE FOSSI APPROFFITTATO?” gridò “SE IO NON ME NE FOSSI APPROFFITTATO?”  ripetè mentre la sua voce saliva pericolosamente di tono.

SE IO NON ME NE FOSSI APROFFITTATO TU MI AVRESTI VIOLENTATO TANTO ERI....

NON TI AZZARDARE A DARE LA COLPA A ME ADESSO!!!!” l’interruppe il rossino scarlatto in volto per quello che la frase del volpino aveva lasciato ad intendere.

Rukawa strinse i pugni con rabbia, l’aria della carrozza sfrigolava pericolosamente del ghiaccio che scintillava candido intorno alla sua figura, il suo potere che rispondeva prepotentemente al suo richiamo.

Senza pensarci Hanamichi evocò bruscamente il fuoco per fronteggiarlo.

Rukawa vide gli occhi del suo compagno diventare scarlatti mentre sentiva il suo stesso potere ruggirgli nelle vene pronto ad affrontare quello innalzato dal suo antagonista.

Si preparò allo scontro quando d’un tratto l’energia di Hanamichi si spezzò.

Rukawa lo vide impallidire violentemente mentre si accasciava con un lamento di dolore in avanti.

Con terrore lo vide stringersi le mani intorno al ventre piegandosi su se stesso.

“Hana!” gridò spaventato dimenticando tutta la sua rabbia mentre gli si precipitava accanto per prenderlo tra le braccia.

Hanamichi ansimava pesantemente mentre piccoli lamenti di dolore gli spezzavano i respiri improvvisamente difficoltosi.

“Tesoro respira” supplicò Kaede in preda al panico.

Hanamichi tremava come una foglia tra le sue braccia.

Rukawa lo strinse dolcemente a se accarezzandogli la schiena lentamente, posandogli piccoli baci sul volto sofferente.

“Respira amore, respira” sussurrò cercando di calmarlo.

Hanamichi appoggiò la fronte contro il suo petto facendo lunghi, profondi, respiri cercando di calmare il battito furioso del suo cuore e il dolore che gli aveva dilaniato il ventre quando aveva richiamato il suo potere.

Otis l’aveva avvertito che non avrebbe dovuto farlo.

Che era troppo debole e che la sua magia sarebbe andata in contrasto con quella del figlio che portava in grembo causando dolore ad entrambi, ma quando Rukawa gli aveva fatto perdere la pazienza non si era fermato a riflettere e ne pagava le conseguenze.

Rukawa continuò ad accarezzarlo lentamente e a sussurrargli frasi preoccupate finchè Hanamichi non sollevò stancamente il capo, il dolore finalmente sedato lo aveva lasciato esausto.

“Mi dispiace Hana, mi dispiace” mormorò Rukawa passandogli con dolcezza una mano tra i capelli rossi mentre lo avvolgeva con cura nel suo mantello per tenerlo al caldo.

“Stupida volpaccia spero che mio padre ti arrostisca” borbottò il rossino con un sospiro mentre si rilassava nel suo abbraccio.

“Stai meglio?” gli chiese ancora pallido l’imperatore.

Hanamichi gli sorrise rassicurante “Sta tranquillo Kaede il tensai può sopportare questo ed altro.”

“Do’hao” mormorò Rukawa sfoggiando tuttavia un sorriso di sollievo prima di chinarsi a sfiorargli le labbra con le proprie.

Hanamichi gli allacciò le braccia al collo “Baka kitsune” gli soffiò sulle labbra prima di chiudergli la bocca con la propria.

 

La carrozza giunse a castello poco più tardi.

I genitori di Hanamichi vennero accompagnati nei loro appartamenti per dar modo loro di rinfrescarsi e a Rukawa il tempo di portare il consorte nella loro camera.

Il rossino non aveva protestato.

Era così stanco che riusciva a malapena a tenere le braccia intorno al collo di Rukawa.

“Pesi lo sai do’hao?” gli mormorò l’imperatore adagiandolo piano sulle lenzuola del grande letto mentre Akira spariva per chiamare il medico e Mitsui andava a intercedere presso la coppia reale.

Hanamichi gli fece una linguaccia ma non appena il suo capo si posò sui cuscini chiuse gli occhi con un lamento.

Rukawa lo fissò preoccupato mentre sentiva l’ansia crescere dentro lo stomaco e bloccargli il respiro.

Il solo pensiero che potesse succedergli qualcosa lo faceva impazzire.

Cominciò a passeggiare nervosamente avanti e indietro mormorando imprecazioni all’indirizzo del medico che non si sbrigava ad arrivare mentre il suo sposo sembrava scivolato in uno stanco dormiveglia.

Akira comparve sulla soglia dopo quella che parve un’eternità all’imperatore del Nord.

Otis dietro di lui, con la sua grossa borsa e un paio di assistenti, cominciò a dare ordini sottovoce a destra e a sinistra poggiando la grande sacca di cuoio su un tavolinetto prima di avvicinarsi ad Hanamichi e controllare la sua salute mentre Rukawa seguiva ogni suo gesto con sguardo cupo.

Solo quando il medico gli assicurò che sia Hanamichi che il bambino stavano bene e che il suo sposo aveva solo bisogno di un po’ di riposo per recuperare le forze, Rukawa si rilassò con un lungo sospiro.

“Resta qui con lui” disse rivolto ad Akira che aveva seguito tutta la scena accanto al suo sovrano.

“Non lasciare avvicinare nessuno che non sia di tua completa fiducia. Voglio che raddoppi la sorveglianza e triplichi le guardie.” ordinò “Come sono arrivati alla carrozza possono arrivare anche a lui e se gli dovesse succedere qualcosa Akira...” la sua voce divenne incredibilmente fredda, i suoi occhi scintillarono d’argento.

Non completò la sua minaccia ma il capitano della guardia imperiale si ritrovò comunque a deglutire a vuoto.

Voglio la testa del bastardo che ha sabotato la carrozza e la lingua della spia che l’ha informato!” sibilò.

Nessuno doveva sapere della sua gravidanza!”

Akira annuì con aria greve mentre anche nei suoi occhi scintillavano pagliuzze argentee.

“Ve ne farò dono personalmente mio Signore” promise e Rukawa sorrise ferino prima di andarsene per ricevere i genitori del suo consorte.

 

“Voglio una spiegazione e che sia esauriente” ordinò cupo il sovrano del Sud dando a malapena il tempo di sedersi a Rukawa.

Il volpino passò lo sguardo, tornato del consueto blu profondo, sui genitori del suo amante.

Ora che non erano più coperti dai pesanti mantelli da viaggio poteva osservare le loro fisionomie liberamente.

Il padre di Hanamichi era alto, la mascella squadrata e i capelli rossi esattamente come quelli del figlio.

Gli stessi occhi dorati e la stessa pelle ambrata.

Era evidente la somiglianza.

La madre del suo compagno era invece un po’ più minuta con dei morbidi capelli castani che cadevano in dolci riccioli intorno al volto ovale su cui però brillavano due occhi dorati carichi della stessa determinazione e forza del marito.

Rukawa incrociò le braccia sul petto accavallando le lunghe gambe fasciate dai pantaloni bianchi lanciando uno sguardo a Mitsui in piedi poco dietro i due sovrani, prima di tornare a fissarli.

“Hanamichi porta in grembo l’erede al trono di An’tar” disse tranquillamente guardando prima uno, poi l’altro, negli occhi, con serietà, il giovane volto indifferente, in modo da non lasciar dubbi sul fatto che NON stava scherzando.

Nella sala delle udienze calò un silenzio di tomba.

Rukawa, apparentemente impassibile, rimase immobile in attesa della reazione dei genitori della futura ‘mamma’ mentre Mitsui tratteneva il fiato.

Il silenzio durò alcuni secondi mentre l’imperatore rimaneva a fissare i due sovrani che sembravano tramutati in statue di sale.

Poi sulla fronte del re del Sud una vena prese impercettibilmente a pulsare, Rukawa potè scorgere come una scena al rallentatore la faccia del sovrano che si tingeva di un rosso furioso e la mandibola si apriva.

CHE COSAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA???!!!!” tuonò mentre le fiamme scarlatte esplodevano intorno al suo corpo disintegrando l’ignara sedia su cui il paggio l’aveva fatto accomodare.

Mitsui balzò indietro per evitare di essere colpito dalla furia devastatrice del suo re mentre Rukawa si limitava a sollevare una mano affusolata creando uno scudo di ghiaccio sottile, tra se e il fuoco che ruggiva nella sala.

“Caro calmati” mormorò la regina posando una mano sul braccio del marito, incurante delle fiamme.

 “Sono sicura che Re Rukawa ha una spiegazione moooolto convincente da darci.”

Disse spostando gli occhi divenuti carminio quasi quanto quelli del marito.

“Non è vero?” chiese sibillina fissando il moretto che annuì tranquillamente.

Mitsui fece inconsciamente un passo indietro valutando le possibili vie di fuga.

Non era un vigliacco e quello che lui e Akira avevano combinato meritava certo una punizione ma era sicuro che in quel momento il suo re avrebbe scelto una poco diplomatica morte lenta e dolorosa.

“Hanamichi ha assunto una forte dose di Maternis, una pozione proibita che consente a chi ne fa uso di mettere al mondo dei figli” spiegò loro con calma, il figlio del ghiaccio.

Il padre di Hanamichi lo fissò poco convinto ma le fiamme diminuirono momentaneamente d’intensità mentre lo sguardo della regina del sud diveniva corrucciato.

“E perchè mai mio figlio avrebbe dovuto assumere una tale sostanza?” chiese perplessa.

“Non l’ha fatto volontariamente gli è stata somministrata la prima notte di nozze” spiegò il volpino con una scrollata di spalle.

Mitsui aveva cominciato a retrocedere silenziosamente verso l’uscio che l’avrebbe condotto ad una momentanea salvezza.

Il sovrano del fuoco aveva del tutto sedato le proprie fiamme ma i suoi occhi rimanevano due pericolosi pozzi di lava ardente.

“E CHI avrebbe mai osato fare una cosa simile?” ringhio minacciosamente.

Rukawa rimase in silenzio per alcuni secondi che a Mitsui sembrarono un eternità prima di scuotere il capo.

“Non siamo riusciti a scoprirlo” disse tranquillamente alzandosi in piedi.

Il capitano della guardia reale, dietro ai due sovrani, lo fissava con gli occhi spalancati dallo stupore.

“Tuttavia...” mormorò, fronteggiando il re del sud con sguardo freddo, mentre Mitsui sentiva di nuovo l’ansia gelargli le ossa aspettandosi di sentire Rukawa affermare che avevano dei sospetti su di lui, “... se Hanamichi fosse stato informato di quello che sarebbe accaduto forse tutto questo non sarebbe successo” disse invece il volpino inaspettatamente.

La regina del Sud abbassò il viso con sguardo colpevole mentre il marito scuoteva il capo.

“Non potevamo informarlo di quanto doveva accadere” mormorò con uno scintillio dispiaciuto negli occhi dorati.

Rukawa scosse le spalle.

“E’ inutile ormai parlare del passato.  Ciò che è accaduto non può essere modificato. Hanamichi porta in grembo mio figlio...” lanciò loro un’occhiata acuta “...vostro nipote” aggiunse quasi con noncuranza.

Come aveva previsto i due lo fissarono attoniti per un secondo mentre quell’idea, che prima non li aveva minimamente sfiorati, troppo sconvolti dalla notizia, si faceva largo nelle loro coscienze.

“Diventerò nonno...” mormorò il re del Sud mentre Mitsui lo fissava incredulo con la bocca spalancata.

Gli occhi della signora Sakuragi scintillarono.

“Incredibile sarà il nostro figlio minore a darci un nipotino per primo.” mormorò completamente dimentica del fatto che stava parlando di suo figliO e non di una delle sue figlie.

“Hana-chan ha sempre avuto fretta di fare le cose per primo.” le ricordò il marito con un sorriso mentre la mandibola di Mitsui toccava il pavimento e Rukawa cercava di restare serio.

“Quando nascerà il bambino?” gli chiese d’un tratto la regina del sud voltandosi verso di lui.

“Devo preparargli quanto meno dei vestitini...” disse pensierosa senza lasciargli il tempo di rispondere “...una coperta...” annuì con il capo pensierosa “... qui fa dannatamente freddo povera stellina” mormorò.

“E una spada” aggiunse il marito confabulando con la moglie ignorando completamente le altre due persone presenti nella stanza e il loro sguardo allucinato.

“Sì, sì!!” annuì la moglie “Un figlio del fuoco non può non avere una spada!!” esclamò convinta prima di corrugare la fronte.

Rukawa ebbe l’assurda speranza che fosse tornata in se ma rischiò di cadere quello la regina sbottò: “Accidenti averlo saputo prima!!! Quello stupido Hana-chan non mi dice mai niente per tempo!!” borbottò cupa.

“Per le sue sorelle il corredo è già pronto da tempo con lui invece devo cominciare dall’inizio.”

“Tesoro non preoccuparti le ragazze ti daranno una mano” la rassicurò il marito partecipe del suo dolore.

La donna annuì pensierosa.

“Bisognerà anche preparare la stanza, qualcosa di allegro ma non troppo vivace, sicuramente sul tono dell’azzurro, come quella di tuo cugino” disse voltandosi verso il marito che si massaggio il mento pensieroso.

“Ronan?” chiese perplesso.

“Ma no! Ronan non ha figli parlavo di quell’altro?” disse la donna fissando torva il marito che cercava di ricordare.

“Ah Kenji! Ma non ha avuto una bambina?” chiese perplesso.

“Si ma poi hanno avuto anche un maschietto, Edgard accidenti hai fatto tu da testimone al battesimo e non ti ricordi!?!” protestò la donna.

“Ne abbiamo celebrati così tanti” cercò di giustificarsi il marito.

Rukawa fissava i due incredulo.

“Sempre che sia un maschio se è una femmina invece sicuramente rosa” guardò Rukawa con occhi scintillanti.

“Trovi che il rosa sia banale?” chiese al volpino che la fissava immobile.

Mitsui dovette mordersi la lingua per non scoppiare a ridere nel vedere gli occhi sbarrati del terribile signore del Nord.

La regina continuava a fissarlo aspettando una risposte e il volpino si affretto a scuotere il capo.

“Oh bene! Potremmo farla anche panna, il panna va bene sia per i maschi che per le femmine” disse allegra “E poi mia cugina Eleonor cuce delle tende bellissime nei toni del panna, devo ricordarmi di mandare un messaggero da lei quando torniamo alla capitale.” Disse riprendendo appena fiato prima di ripartire a tutta velocità “E che nome potremmo dargli? Il nome è importante!!” si annodò un ricciolo tra le dita pensierosa “Oh Dei! Spero che da voi non si usi dare i nomi dei parenti morti è una cosa che mi fa un po’ ribrezzo e poi finisce che quelle povere creature si ritrovano con nomignoli che non si levano più di torno” borbottò contrariata “Ti ricordi tuo cugino caro?” chiese voltandosi verso il marito che annuì “Sigy!!” rispose pronto, con una risatina.

La donna annui poggiando una mano sulla spalla di Rukawa con fare da cospiratrice “Il suo bis-bis-bis nonno si chiamava Sigmondo” spiegò ad un sempre più allibito imperatore.

“Finisce che tutti i bambini li prendono in giro, vabbè che essendo figli di re sarà difficile che gli altri li prendano in giro, potremmo sempre farli decapitare in caso..” disse con un sorriso solare.

Rukawa fissava incapace di fare qualsiasi cosa, quella donna parlare a raffica, mentre il marito annuiva con il capo ad ogni affermazione...

“... e poi bisogna pensare anche ad Hana, insomma gli ci vorranno dei vestiti larghi per quando avrà il pancione...”

... e non si azzardava a fermarsi!!!!

“... potremmo chiamare quel sarto di Raghat che ha confezionato l’abito da sposa a Flavie, lui era specializzato in abiti per donne incinte, bhe in questo caso si tratta di un uomo ma il concetto è più o meno lo stesso e...” la donna si azzittì di colpo fissando Rukawa colta solo in quel momento da un pensiero.

“Ma come farà a partorire???” chiese preoccupata.

“Cesareo” mormorò Rukawa che cercava invano di riprendersi da quella valanga di parole sotto la quale era stato seppellito.

“Oh” mormorò la regina del sud rimanendo in silenzio per alcuni secondi.

Rukawa pregò disperatamente che non avesse altro da dire ma venne deluso.

“Allora dovremo anche trovare un buon medico...” disse battendo le piccole mani una contro l’altra mentre il volpino si mordeva le labbra per trattenere il gemito esasperato che rischiava di sfuggirgli “...il migliore! Forse sarebbe il caso di chiedere a Fujima-san che ce ne invii uno dei loro, i migliori medici del pianeta sono tutti figli dell’aria, saprebbero far resuscitare anche un morto, oddio non che io auguri ad Hana-chan di avere dei problemi, certo che qualche problema lo avrà inevitabilmente dato che lui è un maschio, ma comunque...”

Rukawa emise un flebile gemito che venne assorbito da quella fiumana di parole mentre la madre del suo amante continuava a programmare il parto, il battesimo, la scuola, il fidanzamento... e così via del suo futuro nipote/nipotina.

Rimase immobile mentre Mitsui cercava di trattenersi dal ridere ad osservare la sua espressione esterrefatta.

Aveva avuto timore della rabbia dei sovrani del fuoco...

...ma non aveva idea di che cosa poteva combinare il loro entusiasmo.

Fu salvato in extremis da Hikoichi che, scusandosi per il disturbo, lo avvertiva che Hanamichi si era svegliato e aveva chiesto di poter vedere i suoi genitori.

La regina del Sud fermò il suo fiume di preparativi e congetture mentre ordinava al giovane scrivano di accompagnarla dal figlio seguita a ruota dal marito mentre Rukawa tirava un sospiro di sollievo anche se non poteva fare a meno di preoccuparsi per la sorte del suo sposo.

 

Con notevole sgomento di Rukawa la vulcanica madre del rossino decise di stabilirsi a castello dopo essere riuscita ad acciuffare Otis ed aver saputo dal medico di corte che la gravidanza del suo ‘adorato tesoro’, come lo chiamava lei, avrebbe comportato per suo figlio nove mesi di immobilità, quasi totale, a letto.

Le bastarono pochi giorni per trasformare la loro elegante e sobria camera da letto in un vero e proprio centro di comando in cui tutti, Akira e Mitsui, compresi erano stati mobilitati.

Cameriere, sarti, pittori, falegnami, arredatori, medici facevano avanti e indietro dalla camera nuziale portandosi appresso stoffe variopinte, disegni strampalati, modellini di culle e quant’altro avrebbe potuto servire al regale neonato.

Dopo i primi due giorni di quel caos infernale Rukawa aveva ignorato gli occhi accusatori del suo sposo e aveva saggiamente deciso di darsela a gambe.

 

 

“Hai fallito!” tuonò cupo Takano sbattendo entrambe le mani sul tavolo, con veemenza, facendo sobbalzare il ragazzo in piedi davanti a lui, che impallidì violentemente.

“Mio... mio signore...” balbettò spaventato dalla luce gelida che scintillava negli occhi neri di quello che lui considerava il suo solo e unico sovrano.

“Fa silenzio!” lo gelò Takano balzando in piedi, cominciando a camminare nervosamente avanti e indietro.

“Com’è la situazione ora?” chiese fermandosi di scatto dinanzi a lui.

Il ragazzo fissò ostentatamente il pavimento mentre riferiva del maggior numero di guardie che circolavano per il castello, delle sostituzioni che Lord Sendoh aveva fatto tra i suoi uomini scegliendo solo i guerrieri di cui si fidava maggiormente mentre le spie reali erano più volte giunte sulle sue tracce per poi essere però abilmente depistate da lui stesso.

Rukawa sospettava che tra i suoi ci fosse una spia ma non sapeva quanto vicino a lui era quella spia.

E questo era l’unico vantaggio di cui ancora potevano usufruire dato che avvicinarsi al consorte reale era diventato praticamente impossibile.

Come se non fosse bastato la madre del ragazzo si era stabilita a castello per aiutare il figlio nei preparativi per la gravidanza che Rukawa a fianco del Re del Sud aveva infine reso ufficiale alcuni giorni prima.

E così al maniero erano giunti anche i due ‘Custodi’ del matrimonio: il principe Akagi, che faceva le veci del padre, troppo anziano per viaggiare, e il Re dell’Aria, Fujima, con il suo medico di corte, un giovane altissimo dagli spessi occhiali e l’aria molto seria che aveva visitato il rossino su richiesta del suo signore.

“Per noi ora è impossibile agire!” sbottò Takano alla fine del suo resoconto.

“Che cosa contate di fare mio signore?” chiese perplesso il giovane moro.

Takano andò alla finestra osservando la candida distesa di neve che copriva il giardino della sua casa.

“Nulla, assolutamente nulla.” mormorò “Per il momento è pericoloso muoversi rischieremmo di essere scoperti, lasceremo credere loro che si sia trattato di un episodio isolato, lasceremo che si tranquillizzino e non appena abbasseranno la guardia...” sorrise voltandosi verso la sua spia “...allora mio caro Hikoichi ci liberemo dell’erede al trono del nostro odiatissimo cugino!”

Il segretario reale sorrise malignamente.

“Come desiderate mio signore” mormorò prima di voltarsi e uscire dalla stanza.

 

 

continua............                                                                                            

 

 

Back to FanFic  Back to Home