Cronache 4                                     Back to FanFic  Back to Home

 

Dal Libro delle Profezie.

L’eclissi.

 

Il Cielo e la Terra.

Il Fuoco e l’Acqua.

I quattro elementi che dominano e custodiscono la vita e la morte.

La loro sincronia è perfetta.

La loro armonia è musica.

La loro unione è forza.

Su di essi veglia la Madre Luna.

Candida Signora che per prima sbaragliò le Tenebre Notturne con la sua pallida luce.

Da lei nacquero le Stelle, argentee custodi dell’essere umano.

Da lei giunse la speranza della luce nel buio.

Della vita sulla morte.

Alzando gli occhi a lei quattro popoli dalle culture diverse, dalle fisionomie diverse, dai poteri diversi, divengono un unico grande respiro.

Un unico figlio agli occhi della madre candida.

Ma il Male che corrode gli animi e si insinua tra i giusti è in continua lotta per la distruzione.

Scivola tra gli uomini per spezzarne l’equilibrio.

E quel male richiama a se le tenebre nascondendo il volto della Luna.

Invocando Caos.

Allora Cielo e Terra, Fuoco e Acqua vengano a proteggere la loro Regina.

L’aria spazzi le tenebre.

La terra protegga i mortali.

Il fuoco illumini il cielo.

L’acqua restituisca la vita perduta.

La luce azzurra, quella dorata, la luce rossa e infine quella bianca si uniscano e si innalzino nel cielo come la lunga lancia che affonda nel petto del mostro.

E le tenebre si disperderanno per liberare la luce.

 

Dal Libro delle Profezie

 

*-*-*-*-*-*-*-* 

 

Capitale del regno dell’Acqua

Cinquantesimo giorno del quinto millennio dal Patto di Zagor

 

Hanamichi rimase immobile seduto rigidamente sull’alto scranno accanto a colui che appena poche ore prima era diventato suo marito durante una cerimonia lunga e complessa di cui rammentava ben poco.

Un solo pensiero aveva occupato la sua mente per tutto il tempo mentre ripeteva meccanicamente le promesse matrimoniali che gli avevano insegnato.

Un solo pensiero che lo tormentava anche ora mentre i nobili venuti per il ricevimento danzavano nell’ampio salone e le gonne colorate delle dame si mescolavano agli eleganti completi di damasco e velluto dei cavalieri.

Il ricevimento si sarebbe protratto, come voleva la tradizione, per tutta la notte ma...

Lo sguardo gli scivolò per l’ennesima volta sulla grande luna candida che illuminava il cielo nero dietro le grandi finestre bordate dalle pesanti tende bianche.

Quando le tenebre avessero cominciato a calare su quella luce bianca un paggio sarebbe andato a prenderlo per accompagnarlo nella grande stanza nuziale e prepararlo per la notte.

Da li a poco sarebbe giunto anche Rukawa e allora...

Allora...

I suoi pensieri come sempre s’infransero su quel momento.

Che cosa avrebbe fatto?

Lo sguardo scivolò alla sua destra.

Il volto del suo compagno era impassibile, quasi annoiato, nel seguire distrattamente le danze o nel ricambiare con un cenno del capo un nobile che lo salutava.

Quella notte era veramente splendido.

La carnagione candida, gli occhi blu che gli erano stati messi in evidenza da una leggerissima, quasi invisibile linea nera di trucco, che li facevano sembrare due gemme su un tappeto di velluto bianco.

L’abito da cerimonia ancora più sontuoso di quello che gli aveva visto indossare il giorno prima gli fasciava il corpo in modo sensuale.

Tuttavia nemmeno la sua bellezza serviva a calmare il suo nervosismo.

Ricordava perfettamente quello che era accaduto nella carrozza e non aveva nessuna intenzione di lasciare che si ripetesse!!

Aveva riflettuto a lungo il giorno prima.

Aveva riflettuto così tanto da rodersi il cervello e alla fine era giunto ad una sola conclusione.

Aveva saggiato il potere di Rukawa e sapeva che difficilmente sarebbe riuscito ad impedirgli di violentarlo ma se doveva concedergli il proprio corpo non avrebbe sacrificato anche il proprio orgoglio.

A costo di mordersi a sangue le labbra, a costo di piantarsi le unghie nei palmi delle mani non gli avrebbe dato la soddisfazione di sentirlo gemere.

 

Mitsui si accostò al tavolo del banchetto prendendo un’ampia coppa dorata, colma di vino.

Si appartò in un angolo e non visto estrasse da sotto la giacca la pozione che lui e Akira avevano preparato la sera prima.

Si fermò incerto quando ne ebbe versate alcune gocce ricordando che il moretto gli aveva assicurato che sarebbero bastate a sciogliere Hanamichi.

Lanciò un’occhiata all’amico rigido sul trono e scosse le spalle.

Dubitava che quella roba avrebbe fatto effetto.

Fissò l’ampolla un’ultima volta prima di vuotarne l’intero contenuto nel calice.

 

Il tocco leggero di una mano conosciuta sulla spalla distrasse Hanamichi dai suoi cupi pensieri.

Si voltò incontrando lo sguardo di Mitsui che gli porgeva un calice di vino.

Aveva evitato gli alcolici per tutta la sera perchè voleva essere lucido quando avrebbe posto il suo rifiuto a Rukawa, tuttavia ora che il momento si approssimava e la paura gli scorreva veloce nelle vene non riuscì a rifiutare la bevanda.

Prese il calice dalle mani dell’amico trangugiando il liquido rosso in un solo sorso.

In quel momento la musica s’interruppe mentre gli occhi di tutti si posavano sulle grandi finestre che davano sul mare.

Un piccolo lembo di luna era stato intaccato dalla tenebre.

Lo sguardo di Rukawa si spostò su di lui duro come il ghiaccio mentre Hanamichi glielo restituiva con odio prima di alzarsi rigidamente e seguire la splendida ancella che si era avvicinata al trono inchinandosi dinanzi a lui.

Era ora di andare.

Senza degnare nessuno di uno sguardo, le spalle diritte e la testa alta Hanamichi uscì dalla sala seguito dagli occhi blu del sovrano e da quelli scuri dei due capitani delle guardie che mentalmente incrociarono le dita.

 

La donna lo accompagnò in una grande sala da bagno dove venne fatto spogliare e immerso in una grande vasca di acqua profumata.

Con suo sommo imbarazzo la fanciulla che l’aveva accompagnato e le altre donne, che avevano atteso il suo arrivo preparando la stanza, si spogliarono immergendosi nell’acqua per lavarlo.

Una volta terminata l’operazione venne avvolto in un grande telo di spugna bianco mentre le ragazze gli si affollavano attorno pettinandolo e massaggiando la sua pelle con degli unguenti dal profumo delicato.

Hanamichi era confuso.

Non riusciva a capire se era l’effetto del bagno o di quei massaggi ma cominciava a sentire caldo.

Mitsui avrebbe riso dicendogli che era naturale che si eccitasse alla vista di tutte quelle fanciulle nude ma la cosa che sconvolgeva il rossino era che in effetti non era a loro che stava pensando.

Una delle ragazze gli fece indossare una vestaglia di lucida seta rossa prima di indicargli una porta di ciliegio bianco.

Hanamichi la fissò immobile per alcuni secondi prima di porvi la mano sopra ed spingerla piano.

Al di la dell’enorme bagno come si era aspettato c’era il talamo nuziale ad attenderlo.

La ragazza che l’aveva accompagnato gli s’inchinò un’ultima volta prima di uscire dalla stanza e chiudersi la porta alle spalle.

Hanamichi fissò l’uscio candido ponderando per un momento di darsi alla fuga prima di scuotere il capo.

Sarebbe stata una mossa molto stupida.

Avanzò nella grande stanza accarezzando con lo sguardo l’arredamento candido ed elegante.

I mobili di legno erano decorati da leggeri intarsi che rappresentavano, il più delle volte, la struttura stellare e complicata dei fiocchi di neve ma anche fiori e il volo di splendidi uccelli.

La finestra chiusa permetteva un’ampia visione sull’oceano e sulla luna che scintillava argentea nella sua interezza se non fosse stato per il piccolo lembo coperto dalle tenebre.

Sospirò voltandosi infine verso l’unico mobile di quella stanza che i suoi occhi avevano accuratamente evitato.

Il letto.

Quell’enorme letto a baldacchino dalle leggere tende di velo pallido, su cui aveva dormito tutte le notti il suo sposo.

Su cui, da quella notte in poi, avrebbe dovuto dormire anche lui.

La sensazione di calore che l’aveva torturato in bagno si fece sentire più forte confondendogli il battito cardiaco mentre una mano sfiorava le lenzuola di seta bianca.

Bianche.

Candide.

Perchè lui...

... lui avrebbe dovuto ‘macchiarle con il sangue della sua innocenza’

Rabbrividì sedendosi sul grande materasso.

Eppure non fu un brivido di paura, ne di raccapriccio ma di piacere.

Quella strana sensazione che aveva cominciato a scivolargli nelle vene s’intensificò risvegliando le cellule del suo corpo.

Improvvisamente fu conscio della propria nudità, della stoffa leggera, fresca, che gli scivolava sulla pelle calda, della seta bianca del grande letto, di quello che esso prometteva.

E si stupì nel desiderarlo.

Si sdraiò sulle coltri con un sospiro.

Tutto il suo corpo si stava scaldando.

Doveva essere l’effetto del profumo degli olii con cui lo avevano cosparso, o del cibo che avevano mangiato..

Allargò una mano passandosela tra i capelli con un’altro sospirò che suonò alle sue stesse orecchie come un gemito.

Non riusciva a capire che cosa gli stesse succedendo.

Aveva caldo.

Eppure sentiva freddo.

Aveva bisogno... bisogno di lui.

Aveva bisogno di risentire le sue mani, la sua bocca...

Ansimò mentre quei pensieri invadevano la sua mente annullando tutti gli altri.

Inarcò la schiena lasciando che il tessuto rosso gli scivolasse, come la carezza che voleva dalle sue mani, sulla pelle, mentre si muoveva languido in quel mare di candore.

 

Rukawa indossò la vestaglia che la cameriera li porgeva prima di congedarla con un gesto della mano candida.

Una volta che rimasto solo nel bagno si fermò immobile fissando la porta che conduceva alle sue stanze.

Al grande letto su cui aveva sempre dormito solo.

Non aveva mai concesso nemmeno ai suoi amanti l’uso di quel giaciglio.

La camera nuziale.

E ora sulle lenzuola pallide ci sarebbe stato quel ragazzo dai capelli rossi che conosceva a malapena ma che desiderava da impazzire.

Perchè era bello.

Perchè era caldo.

Perchè era orgoglioso.

Allungò  la mano poggiandola sulla maniglia abbassandola con decisione pronto a lottare con lui.

Sapeva che il ragazzo sarebbe morto piuttosto che concederglisi.

Sapeva anche che tuttavia tra loro c’era una notevole intesa se non caratteriale, certamente fisica.

Ne aveva avuto la prova il giorno prima nella carrozza.

Se solo il suo consorte fosse stato più docile quella poteva divenire davvero una notte indimenticabile per entrambi.

 

Entrò nella stanza con sguardo gelido e circospezione pronto a ricevere insulti e forse anche colpi.

Ma quello che vide gli tolse il fiato.

Spalancò gli occhi incredulo.

Il respiro che gli si era spezzato a metà in gola.

 

Hanamichi era immobile, semi sdraiato sul grande letto matrimoniale foderato per l’occasione con delicate lenzuola di seta bianche.

Le leggere tende di velo sottile del letto a baldacchino  erano scostate, in modo da lasciar intravedere il suo corpo sdraiato sulle coltri candide, la grande finestra dalle tende tirate forniva lo sfondo nero del cielo notturno, la luna che andava coprendosi, alle sue spalle.

Il suo corpo muscoloso era accarezzato da una vestaglia di seta di un rosso cupo, che faceva risaltare come una gemma sul velluto, la sua pelle ambrata.

Gli occhi dorati si fissarono su di lui, liquidi, enormi, le pupille scure dilatate.

Lo vide muoversi lentamente facendo scivolare la seta sulla seta, il rosso sul bianco, mentre dalle labbra socchiuse gli usciva un gemito appena sussurrato, un suono caldo e vibrante che gli mandò una cascata di brividi lungo la schiena.

Hanamichi spostò il capo sui cuscini sparsi attorno a lui mentre ancora una volta il rosso dei suoi capelli scompigliati e leggermente umidi si scioglieva sul bianco delle lenzuola catalizzando il suo sguardo.

Gli si avvicinò lentamente quasi con timore mentre osservava la stoffa cangiante scivolare sulla sua pelle, scostandosi leggera, per scoprire le lunghe gambe tornite e parte del ventre piatto.

Si sedette sul letto accanto a lui e allungata una mano candida sciolse il piccolo nodo che teneva chiusa la vestaglia.

Con un suono delicato la stoffa si schiuse come i petali di una rosa scarlatta scivolando sui fianchi del suo compagno per rivelargli infine lo spettacolo del suo corpo nudo.

Hanamichi si tese inarcando la schiena permettendo alla sua pelle dorata di emergere da quell’inferno rosso che macchiava le lenzuola nivee, offrendosi senza pudore al suo sguardo bruciante, lasciando che la luna traesse riflessi dorati sulla sua pelle tesa.

Gli tornarono alla mente le parole del libro “Il sangue della sua innocenza...”

Rosso come il sangue bianco come la sua innocenza

Rosso come la passione bianco come la sua inesperienza.

Sensuale e candido.

Lo sguardo del rossino incontrò il suo devastandogli l’anima.

Quella splendida belva era infine domata?

In quelle iridi color dell’oro c’era solo un sentimento: desiderio.

Rukawa rimase immobile mentre sentiva il cuore accelerare furiosamente i battiti.

Il fiato gli morì nuovamente in gola quando il suo sposo allungò un braccio afferrando la sua mano ferma a pochi centimetri dal suo petto, quasi timorosa di intaccare quella dorata perfezione.

Toccami” lo implorò accompagnando la mano dell’imperatore sul suo petto.

Rukawa la fece scivolare lentamente sullo sterno e poi giù sugli addominali mentre il ragazzo sotto di lui chiudeva gli occhi inarcando la schiena in modo da portare la propria pelle ad aderire a quella mano candida e fresca che gli donava infine un po’ di refrigerio.

Solo quel tocco sembrava infatti in grado di sedare il fuoco che gli bruciava nelle vene alimentandolo e consumandolo allo stesso tempo.

Socchiuse le labbra per lasciare che i suoi sospiri scivolassero nell’aria, invocando il suo nome, implorandolo per ottenere sollievo e piacere.

Rukawa ormai perso nella sua contemplazione continuò a far scivolare la mano con riverenza su di lui, sfiorandone appena le forme scendendo sempre più in basso.

La scostò lievemente permettendo solo a due dita di sfiorare quella pelle calda mentre scendeva a tracciare la linea retta del suo sesso.

Hanamichi si tese gemendo con voce roca., spingendo il ventre verso di lui.

“Ancora” ansimò e l’imperatore avvertì il proprio sangue ruggire nelle vene a quella richiesta impellente.

Sciolse con l’altra mano il nodo che teneva chiusa la sua vestaglia per permettere all’aria della stanza di accarezzare la sua pelle che andava velocemente scaldandosi poggiando questa volta tutto il palmo sulla sua carne, spingendo con più forza.

Lo sentì rabbrividire di piacere e sorrise tra se mentre allontanava la mano.

Un ansito di protesta vibrò nell’aria ma si spezzò a metà quando Rukawa chinò il viso per tracciare con la punta della lingua la stessa linea ideale che le sue mani avevano disegnato su di lui.

Il rossino spalancò gli occhi prima di lasciare nuovamente che le palpebre calassero a chiuderli, spingendo la testa sui cuscini mentre tutto il suo corpo si tendeva, ogni cellula del suo essere si concentrava per captare il tocco caldo e sottile di quella lingua bollente che scivolava sensuale sulla sua carne.

Gemette scostando il capo sui cuscini allungando le mani per toccarsi, per toccarlo, ma i suoi polsi vennero imprigionati dall’amante contro le lenzuola mentre il tocco della sua lingua diventava più passionale, la pressione più intensa.

Ansimò spingendo il ventre contro quella bocca che lo stava tanto piacevolmente torturando invocando il suo nome.

Implorandolo di ricevere soddisfazione.

E Rukawa l’accontentò abbassando ancora il viso, facendo scivolare le labbra sulla sua punta in morbidi piccoli baci.

“Ti prego!” gridò il suo prigioniero ansimando pesantemente mentre la sua voce roca saliva di tono chiedendo di più.

Rukawa allungò nuovamente la lingua disegnando piccoli cerchi sul suo sesso prima di socchiudere le labbra per accoglierlo in bocca.

Lo sentì inspirare violentemente mentre cominciava a scivolare su e giù su di lui.

Gli lasciò andare i polsi che scattarono in avanti intrecciandosi con i suoi capelli scuri mentre gli accarezzava voluttuoso i fianchi. Lo costrinse ad aprire di più le gambe per concedergli miglior accesso al suo sesso mentre le sue labbra cominciavano a premere con insistenza.

Il ragazzo sotto di lui gemeva assecondando i suoi movimenti con spinte decise del bacino mentre poteva avvertire il leggero tremore che si era impossessato delle sue membra.

Lo liberò della propria bocca per risalire sul ventre, sugli addominali, il petto, su cui si fermò a gustare i piccoli capezzoli turgidi mentre la sua mano destra scendeva a continuare il gioco iniziato dalla sua bocca e la sinistra scivolava dietro di lui seguendo la linea della spina dorsale sempre più giù, fino alle natiche.

Saggiò la sua consistenza con un dito strappandogli un gemito di piacere.

Prese allora a massaggiare la piccola apertura con il medio mentre la sua bocca saliva a coprire le labbra socchiuse dell’amante prima di aggiungere il secondo dito al primo.

Lo sentì irrigidirsi mentre lo penetrava piano.

Era così stretto e caldo che non  perdere la testa era davvero un’impresa.

Tuttavia l’imperatore s’impose la calma mentre gli leccava le labbra per reclamare l’accesso a quella bocca calda che aveva già assaggiato e che aveva tormentato i suoi pensieri in quel giorno di lontananza.

Il rossino socchiuse le labbra per lui mentre spingeva i propri glutei contro le dita che lo stavano possedendo incitandolo ad andare più a fondo.

Nonostante il dolore e la paura l’unica cosa che desiderava era sentire infine il corpo dell’altro dentro di lui.

Nonostante una piccola parte della sua mente gli urlasse frasi sconnesse sul fatto che stava accadendo qualcosa di sbagliato, lui bruciava, bruciava, dalla necessità di sentirlo a fondo dentro di se.

Di sentire il suo seme nel suo corpo.

Tutto quello che desiderava era quella calda invasione del suo essere.

Poter sentire il suo piacere scivolargli dentro.

Non sapeva che cosa spingesse il suo corpo.

Non sapeva perchè sentiva quel bisogno disperato, annullante.

Sapeva solo che doveva succedere.

Che se fosse accaduto tutti i tasselli sarebbero andati al suo posto.

Che avrebbe dato vita ad un miracolo.

Rukawa prese a massaggiarlo con attenzione premendo sulle pareti delicate del suo corpo per aprirlo e prepararlo.

Il rossino si agitò sotto di lui ma assecondò il suo movimento allargando le gambe piegando le ginocchia in modo da permettergli un più facile accesso mentre mugolava gemiti indistinti contro la sua bocca.

Rukawa si staccò da lui fissandolo negli occhi dorati così incredibilmente grandi prima di togliere le dita da lui.

Lo sentì emettere un ansito e gli sorrise dolcemente “Rilassati” gli sussurrò piano “Ti farò male”

Il rossino lo fissò come se non avesse capito ma sollevò il bacino strofinandosi contro di lui cercando il suo ventre mentre allungava il capo per rincontrare le sue labbra.

Rukawa gli chiuse la bocca con la propria in un bacio appassionato mentre prendeva a strofinare il suo sesso contro quello dell’amante. Gli mise le mani sui fianchi costringendolo a scivolare un po’ sotto di lui, scostando la vestaglia rossa in modo che i glutei dello sposo posassero direttamente sulle lenzuola candide e poi con un movimento deciso dei reni lo penetrò a fondo.

Hanamichi gridò mentre due lacrime gemelle gli rigavano il volto e un sottile rivolo di sangue scivolava sui loro corpi uniti fino alle lenzuola macchiandole.

L’imperatore gli baciò le gote leccando con la lingua le tracce salate del suo dolore mentre attendeva che il corpo sotto di lui si abituasse al suo possesso.

Il rossino nascose il capo contro al sua spalla stringendogli le braccia intorno al collo mentre cercava di trattenere le lacrime e il volpino gli accarezzava delicatamente il collo con le labbra.

 “Va tutto bene” gli sussurrò piano.

“Cerca di rilassarti” lo incitò dolcemente scostando un po’ il ventre da lui per poi affondare di nuovo un po’ di più in quell’antro caldo e stretto.

Hanamichi soffocò un lamento contro la sua spalla stringendo con forza le braccia sulle sue spalle.

“Piano” lo pregò tra gli ansimi pesanti.

Rukawa gli baciò una spalla prima di muoversi nuovamente inclinando un po’ il bacino per poter scivolare meglio dentro di lui.

Il lamento che sfuggì al suo compagno non era più propriamente di dolore.

Hanamichi scostò il volto dalla sua spalla fissandolo con gli occhi spalancati.

“Fallo ancora” sussurrò tra i respiri veloci.

Rukawa chinò il capo per baciarlo mentre cominciava una danza ritmica con il suo compagno.

Dopo il primo momento di confusione e di dolore Hanamichi prese a spingere il ventre contro di lui cercando un contatto più profondo ad ogni spinta.

L’imperatore gli lasciò andare un fianco riportando al mano sul suo sesso mentre ricominciava ad accarezzarlo e i loro movimenti crescevano di intensità.

Fu costretto a lasciare libere le sue labbra per permettergli, e permettersi, di gemere, per quel calore violento che si stava impossessando dei loro corpi, per quella forza che nonostante la stanchezza che si stava impadronendo delle loro membra li spingeva a cercarsi con sempre maggior foga inseguendo un piacere che era vicino eppure sempre ad un passo da loro.

Rukawa prese a spingere con forza mentre Hanamichi inarcava il bacino per concedergli il proprio corpo, i loro gemiti che si fondevano al limite delle urla gli uni negli altri finche l’imperatore non sentì la familiare, violenta, sensazione del suo corpo che vibrava. Gridò inarcandosi con un ultima spinta mentre si riversava nel compagno che nel sentirsi invadere dai liquidi dell’amante esplose a sua volta con un grido rauco bagnando i loro corpi allacciati.

Rukawa scivolò delicatamente fuori da lui prima di appoggiarsi ad un gomito per fissare l’amante che stava tentando di riprendere fiato.

Questi voltò il capo verso di lui quasi avesse avvertito il suo sguardo e gli si accostò lentamente fissandolo negli occhi prima di tendere il volto verso di lui e cercargli le labbra con le proprie.

Gli fece scivolare le braccia intorno vita anelando al contatto con lui avvicinando il proprio ventre a quello candido. “Fallo ancora” gli sussurrò allungando il collo per farsi baciare.

Un lampo violetto saettò negli occhi scuri dell’imperatore mentre spingeva lo sposo contro le lenzuola coprendo le sue labbra con le proprie.

 

 

continua............                                                                                            

 

 

 

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