Cronache 1                               Back to FanFic  Back to Home

 

 

Dalle cronache di Zagor.

Il giorno del patto.

Libro primo.

 

Leggero il sospiro del vento aleggiava tra i cavalieri immobili.

Nell’enorme plana deserta che separava i loro quattro regni regnava un silenzio intriso di morte e sangue.

Avevano combattuto per quanto...?

Anni?

Decenni?

Secoli?

I figli erano succeduti ai padri in quella lunghissima guerra i cui motivi si perdevano in un passato ormai così remoto da essere leggenda.

Ora i quattro eserciti si trovavo uno di fronte all’altro.

Stanchi, decimati, feriti.

Le cotte un tempo lucenti non erano che ammassi contorti di ruggine.

I cavalli da guerra ridotti in misere carcasse che a stento reggevano il peso delle bardature.

“E’ giunta l’ora di mettere fine a tutto questo” tuonò la possente voce di He’Art Sovrano delle Terre dell’Ovest.

“Ci siamo combattuti per troppo tempo” mormorò l’esile Sefire Regina dell’Est.

“E’ stato versato fin troppo sangue innocente” dichiarò Fire Signore delle Isole del Sud.

“Sia pace dunque tra noi” sancì la voce profonda di Ice Imperatore dei Domini del Nord.

 

He’Art fece un passo in avanti.

Il peso della sua stazza enorme fece tremare la terra mentre i cavalli rizzavano il capo fissandolo con i loro occhi scuri.

La sua armatura nera scintillò sotto l’irreale luce dell’eclissi lunare mentre egli alzava, alle stelle testimoni, il suo enorme scudo con lo stemma del cavallo, l’animale a loro sacro.

“Io He’Art Custode della Madre Terra” tuonò facendo echeggiare la voce possente per la valle gremita di soldati “Qui dinanzi a Ariel Sefire seconda Regina dei monti dell’Est, a Fire Drake Signore dei vulcani del Sud e a Ice Grieg Sharak Imperatore dei ghiacci del Nord, proclamo: pace!”

Lo scudo venne piantato al centro della radura mentre il colosso dalla pelle scura faceva un passo indietro.

 

Sefire fece un passo in avanti.

La sua leggera cotta azzurrina copriva le forme leggere e aggraziate del corpo sottile più simile a quello di una bambina che a quello di una donna. Lo sguardo azzurro si posò sullo scudo per alcuni istanti prima che con estrema grazia ella si sfilasse di spalla l’arco e la faretra colma di frecce.

“Io Ariel Sefire seconda Protettrice del Respiro del Mondo” dichiarò mentre la sua voce leggera veniva sospinta dal vento trasportando le sue parole tra i soldati, sussurrandole tra gli elmi piumati. “Qui dinanzi a He’Art Tecrat primo fa gli Allevatori dell’Ovest, a Fire Drake il migliore dei Guerrieri del Sud e a Ice Grieg Sharak supremo fra i Sapienti del Nord, proclamo: pace!”

L’arco d’argento le cui braccia ricordavano le ali spalancate di un falco in volo venne deposto con la faretra accanto allo scudo prima che la donna, con grazia, facesse un passo indietro.

 

Fire fece un passo in avanti.

La sua chioma carminio svolazzò ribelle sul volto dorato a coprire due occhi brucianti. Con l’abilità data dalla pratica egli estrasse la propria spada dal fodero scarlatto della sua armatura facendo guizzare i muscoli torniti dell’avambraccio. “Io Fire Drake Difensore dell’Ardente Fiamma Vitale” scandì con fierezza “Qui dinanzi a He’Art Tecrat il possente, a Ariel Sefire seconda la guaritrice e Ice Grieg Sharak il mago, proclamo: pace!”

La lunga spada lucente che sull’impugnatura portava la ruggente testa di un leone con la chioma fiammeggiante venne piantata nel terreno tra le ali del falco accanto allo scudo con l’effige del cavallo.

 

Ice fece un passo in avanti.

I capelli neri come la notte disegnavano ombre azzurre sulla pelle così candida da essere quasi luminosa. I profondi occhi blu si posarono sulle armi ai suoi piedi. Lentamente egli estrasse da sotto il lungo mantello bianco foderato di seta argentea un bastone ricurvo su cui era intagliata una volpe artica che attorcigliava la coda su se stessa. “Io Ice Grieg Sharak Guardiano della Linfa dell’Essere da cui ogni cosa Inizia e tutte Terminano, saluto Voi, Custodi. Che il potere della Terra....”

lo scudo cominciò a scintillare sollevandosi avvolto in una luce dorata mentre fluttuando si fermava dinanzi a He’Art,

“....dell’Aria....”

la faretra e l’arco si sollevarono rilucendo d’azzurro fermandosi dinanzi a Sefire,

“... del Fuoco....”

la lunga spada venne avvolta da una luce scarlatta mentre si posizionava dinanzi a Fire,

“...e dell’Acqua....”

il bastone che teneva in mano fremette venendo avvolto da una luce candida,

“Che ci hanno divisi, ora ci uniscano in un solo canto come avrebbe dovuto essere, come è e come sarà d’ora in avanti!” tuonò alzando il lungo scettro magico.

 

Gli altri tre sovrani fecero la medesima cosa mentre quattro identici fasci di luce si lanciavano verso l’alto tagliando il cielo nero.

 

La luna riemerse da sotto l’astro oscuro che aveva offuscato il suo candore mentre la sua pallida aura avvolgeva quella dei quattro custodi.

 

La luce dorata della terra vagò per il mondo scintillando sulle abitazioni distrutte che scricchiolando si rialzarono dalle loro macerie per ritornare allo splendore che avevano posseduto un tempo.

 

La luce azzurra dell’aria purificò il cielo, cancellando i miasmi di morte accarezzando i volti dei feriti cancellandone le cicatrici, ledendo il loro dolore.

 

La luce rossa del fuoco ruggì tra gli uomini restituendo la forza e il calore alle membra stanche ed infreddolite.

 

La luce bianca dell’acqua emerse dalle profondità della terra con il suo canto cristallino abbeverarono il mondo e concedendogli nuova vita  mentre accompagnava le anime dei defunti al loro ultimo silenzioso riposo.

 

In questo nuovo mondo rinato, baciato dalla luce della candida luna che aveva sconfitto le tenebre i quattro sovrani della magia, capostipiti ed eredi delle quattro famiglie regnanti si fermarono l’uno dinanzi all’altro in silenzio riponendo le loro armi.

 

Sefire si passò una mano pallida tra i capelli biondi con un sorriso dolce e delicato.

“I miei figli d’ora in poi vivranno in pace con i Vostri. La mia capitale e la Tua mio Signore” disse voltandosi verso Ice “distano poche miglia. Farò in modo di essere una buona vicina” Ice annui con il capo.

“Sarete i benvenuti nella mia casa” disse.

“E così nella mia” asserì la piccola regina spostando lo sguardo sugli altri due guerrieri.

He’Art rise. “Le vostre costruzioni sono troppo fragili per gente come noi, finirei per fare danni” disse con una bonaria pacca sulla spalla del freddo sovrano del nord che per poco non soffocò.

“Dalle vostre parti fa decisamente troppo freddo” disse con un sorriso malizioso il signore del sud “Ma se sentirete necessità di riscaldarvi lo spirito donne e vino non mancano nelle Terre del Fuoco” Sefire arrossì mentre Ice non mutò espressione rimanendo impassibile ancora una volta.

Il sovrano del sud tornò serio prima di voltarsi verso la sua nemesi.

“Fuoco e ghiaccio sono stati acerrimi nemici per tanto, troppo tempo. Viviamo agli antipodi, con concezioni di vita e costumi diametralmente opposti, ma oggi ho scoperto che il mondo ha bisogno della fredda lucidità del nord come della forza irruente del sud.” Ice annuì mentre una luce scintillante gli accendeva lo sguardo. Per la prima volta da secoli un Re del Fuoco parlava con rispetto ad un Signore del Ghiaccio. “Affinchè l’incomprensione e l’odio non diano più luogo ad un errore come questa guerra è certamente stata il mio clan ti donerà il primo dei suoi eredi marchiati dalla fiamma ogni qualvolta la luna oscurerà il suo sguardo su questo mondo, affinchè il giorno dell’eclissi, fuoco e ghiaccio siano uno di fianco all’altro e non uno contro l’altro” Sefire e He’Art trattennero il fiato. La promessa di Fire era solenne e molto impegnativa. Ice alzò il suo sguardo cupo sull’uomo dinanzi a lui. “Allora  l’accompagnerò con me e regnerà al mio fianco sul popolo dei Mari e dei Ghiacci affinchè il giorno dell’eclissi fuoco e ghiaccio siano compagni legati dinanzi agli dei e agli uomini” mormorò.

“Così sia” disse He’Art con la sua voce possente.

“Ascoltate o popoli del mondo” tuonò mentre il vento si alzava forte spingendo la sua voce in modo che essa percorresse tutte le valli, si infilasse in tutte le case e giungesse a tutti gli uomini.

“D’ora in anzi ad ogni eclisse lunare il primo fra gli eredi del Sud segnato dal marchio della fiamma diverrà consorte e regnante al fianco del sovrano del Nord affinchè il giorno in cui le tenebre copriranno la luce, fuoco e ghiaccio siano uno di fianco all’altro, uno unito all’altro per proteggere la vita dalla morte. Cielo e Terra celebreranno questa unione e ne veglieranno la pace”

 

Nella valle i cavalieri del sud riposero le loro spade perchè non vi sarebbe più stata necessità delle loro lame,

I fanti dell’ovest abbassarono i loro scudi e le mazze perchè non avrebbero più abbattuto nessun nemico,

Gli arceri dell’est spezzarono le loro frecce perchè non avrebbero più fatto volare i loro dardi avvelenati,

Le lunghe navi del nord spiegarono le loro vele facendo rotta verso la capitale mentre i maghi tornavano sotto coperta per riposare.

 

La guerra era finita.

                                                                                                                            

 

                                                                                                                            Dalle cronache di Zagor - Il giorno del patto.

 

 

*-*-*-*-*-*-*-* 

 

 

Capitale del regno del Fuoco

Quarantesimo giorno del quinto millennio dal Giorno del Patto

 

“Spostateviiiiiiiiiiiiiii” gridò un ragazzo dalla fiammeggiante capigliatura rosso fuoco mentre lanciava il suo cavallo a velocità folle nel cortile del palazzo.

Il destriero saltò con agilità un povero stalliere che stava spingendo una carriola carica di biada verso le stalle mentre si voltava incredulo a fissare quel giovane dagli occhi fiammeggianti che si fiondava verso l’ampia porta che dava sulla strada principale e da lì poi alla città.

“Maestaaaaaaaa fermatevi!!!!” gridò un uomo dal mento segnato da una piccola cicatrice obbligando il proprio cavallo a saltare il sempre più sbigottito stalliere mentre tutta una squadra di guardie imperiali dalla sgargiante divisa rosso fuoco seguiva il loro capitano all’inseguimento del regale fuggiasco.

“Non riuscirai a prendermi Mistui!!!” tuonò voltandosi sulla sella mentre il suo cavallo si lanciava contro la sua unica via di fuga.

“Chiudete quelle maledette porte che state aspettando!!!” tuonò Mistui alle due guardie che attonite stavano osservando quella furia dai capelli rossi lanciarsi su di loro. Riscuotendosi di colpo alla voce dura del loro capitano si affrettarono ad obbedire spingendo i pesanti portali di legno e ferro su cui spiccava il simbolo del leone. I battenti si chiusero con un tonfo pochi minuti prima che il cavallo dell’unico figlio maschio di Fire Ternan Sakuragi secondo vi giungesse.

Hanamichi sorrise tra se.

“E credi che questo basti a fermare il tensai” mormorò tra se mentre tendeva una mano dinanzi a se concentrando il proprio potere.

Non si sarebbe piegato.

Non questa volta.

 

** Flash Back **

“Che...che cosa?” chiese Hanamichi pallidissimo in piedi di fronte al trono su cui sedevano il padre e la madre.

“Sarà un matrimonio puramente rappresentativo” gli assicurò sua madre con un sorriso quasi di scusa.

Hanamichi la fissò con gli occhi nocciola spalancati.

“Che...che...cosa?” chiese nuovamente incredulo.

“Tesoro cerca di capire dobbiamo rispettare il patto, l’eclissi sarà quest’anno e tu sei l’unico erede dei Fire ad avere i capelli rossi...”

il ragazzo la interruppe incredulo. “Ma io sono un maschio!” tuonò.

“Nessuno lo sta mettendo in dubbio” gli disse suo padre calmissimo.

“E allora perchè diavolo volete farmi sposare quel frigido pezzo di ghiaccio che...”

“HANAMICHI SAKURAGI!!!”  Tuonò suo padre con quel tono che, il figlio lo sapeva bene, prometteva guai.

“L’eclissi lunare oscura le nostre terre una volta ogni mille anni. Da quando Fire Drake primo fece la propria promessa a Ice Grieg Sharak concedendogli in sposa la prima delle sue figlie al cospetto dei sovrani del Cielo e della Terra mai una volta il nostro clan è venuto meno alla promessa fatta! E il nostro mondo ha conosciuto solo anni di pace e aiuto reciproco!”

“Ma erano femmineeeee!!!” tuonò Hanamichi che ben conosceva la storia, dato che doveva sorbissi delle noiosissime lezioni per quattro ore al giorno, mentre avrebbe potuto uscire ed allenarsi all’uso della spada come ogni buon figlio del fuoco che si rispettasse.

Certo non si era aspettato che quella storia antica che aveva imparato tanto svogliatamente finisse per toccarlo così da vicino!

Mai prima di allora era capitato che i Signori del Fuoco non avessero nemmeno una figlia femmina con i capelli rossi.

Maledì le sue sorelle e i loro capelli castano scuro che avevano ereditato dalla madre.

Era assurdo.

Totalmente assurdo e lui non aveva nessuna intenzione di piegarsi all’ordine di suo padre.

Aveva tre sorelle.

Una era sposata ma le altre due erano in età da marito che il ghiacciolo si scegliesse una di loro!!!

 “Ora basta Hanamichi, non abbiamo chiesto il tuo parere domani partirai con una scorta alla volta della capitale del Nord e fra dieci giorni come vuole il cerimoniale ti unirai in matrimonio con Kaede Rukawa primo Imperatore di An’Tar”

Hanamichi fissò allibito suo padre prima di stringere la mascella.

“Come desiderate padre” mormorò chinando il capo in un rigido segno di saluto prima di voltare le spalle ai genitori e uscire a passo di marcia dalla sala del trono.

Non appena fuori tuttavia aveva sollevato il capo rivelando uno sguardo rifulgente del fuoco che scorreva nelle sue vene e senza pensarci due volte aveva sellato il suo cavallo ed era fuggito.

**-**

 

Peccato che suo padre avesse previsto una mossa del genere e gli avesse affibbiato alle spalle il primo tra i cavalieri della guardia imperiale.

 

Hanamichi fissò il pesante uscio di legno con odio tendendo la propria mano destra dinanzi a se.

Con un ruggito il fuoco fuoriuscì dal suo palmo proteso avvolgendo l’ampio portale trasformando il solido legno e il ferro in una nuvoletta di cenere sottile.

Il rossino sorrise soddisfatto mentre spronava il cavallo con maggior vigore, tuttavia il sorriso gli scomparve dalle labbra quando oltre la porta ormai disintegratasi riconobbe la sagoma possente di Takenori Akagi il figlio delle Re dell’Ovest che in sella al suo possente cavallo sembrava aspettare proprio lui.

“A quanto pare mio padre aveva ragione” disse con un sorriso mentre emetteva un fischio acuto.

Il cavallo di Hanamichi rallentò immediatamente l’andatura avvicinandosi al piccolo trotto a quello più grande del ragazzo più vecchio. “Traditore” ringhiò il rossino alla sua bestia che tuttavia scosse il capo con noncuranza. Era noto a tutti che nessun animale terrestre, cavalli in particolare avrebbero disubbidito ad un ordine mentale del popolo della Terra. Mistui giunse al galoppo pochi secondi più tardi mentre sul bel volto si dipingeva un sorriso ferino.

“Principe Akagi il Vostro arrivo è stato decisamente provvidenziale” disse eseguendo un inchino sulla sella del proprio cavallo.

“Voi siete pazzi se pensate che...”

Hanamichi si fermò strabuzzando gli occhi prima di accasciarsi addormentato sulla propria sella.

Akagi sollevò un sopracciglio sorpreso mentre Mistui sollevava una piccola boccetta di vetro per mostrargliela.

“Un regalo da parte di Kenji Fujima” spiegò con un sorriso “Il sovrano dell’Aria ha preso molto sul serio il suo compito di protettore di questo matrimonio” disse sorridendo “e prevedendo la poco diplomatica reazione del nostro principe ci ha mandato del sonnifero che abbiamo provveduto a mettergli nella colazione” gli spiegò il cavaliere mentre tornavano al trotto verso il castello con il principe addormentato sulla sella del suo cavallo, che canto seguiva trotterellando quello dell’erede delle terre nell’ovest. Akagi sorrise “Cielo e Terra celebreranno questa unione e ne veglieranno la pace” ripetè citando le Cronache. “E’ nostro compito fare in modo che l’erede di Fire Drake primo e di Ice Grieg Sharak  convoglino a nozze, dopo di che possono fare quello che vogliono.” Lo sguardo dell’alto guerriero dalla pelle leggermente più scura si posò sul ragazzo addormentato. “Tuttavia posso capire la sua rabbia. Infondo lo mandano a sposare una persona che non ha mai nemmeno visto, per motivi che posso capire, gli sembrino assurdi” Mistui scosse le spalle con indifferenza. “E’ il peso della corona. A nessuno di loro è data scelta. Anche la sorella maggiore di Hanamichi ha dovuto sposare un uomo che non amava” Akagi annuì ben consapevole che a lui sarebbe probabilmente toccato lo stesso destino. “Devi ammettere però che la sua situazione è alquanto singolare” disse Akagi riscuotendosi dai suoi pensieri.

Mistui sorrise “Bhe in effetti...” mormorò.

 

“No, no, no e poi no!” tuonò Hanamichi togliendosi la giacca dell’elegante completo di velluto bordò ricamato in oro che gli avevano fatto indossare praticamente dopo una lotta all’ultimo sangue da cui molti servitori erano usciti feriti o bruciacchiati. “Suvvia Hanachan” lo rimproverò sua sorella raccogliendo la giacca dal pavimento dove il fratello l’aveva gettata e porgendogliela nuovamente. “Si tratterà solo di un matrimonio di rappresentanza...” “E vorrei ben vedere!” tuonò il ragazzo diventando scarlatto in volto. “Ma comunque dovrò passare la mia vita in un palazzo del nord a gelarmi le ossa in mezzo ad una banda di maghi babbioni e studiosi che non hanno niente di meglio da fare che osservare le maree!!!” Emise un flebile gemito accasciandosi sul letto. “Perchè io?” gemette. La sorella gli si sedette accanto passandogli una mano tra le ciocche carminio. “Lo sai la leggenda...” “Al diavolo la leggenda!!!” tuonò il rossino scattando in piedi. “Oh insomma Hana smettila di comportarti come un bambino!” esclamò la ragazza dimostrando di possedere non meno verve del fratello. “Questo matrimonio è necessario. Un tuo rifiuto o un tuo comportamento sgradevole potrebbe far scoppiare addirittura una guerra!! Almeno tu andrai in sposo ad un bell’uomo..” mormorò mentre la sua voce si spegneva in un flebile bisbiglio e nei suoi bei occhi nocciola spuntavano le lacrime. Hanamichi si sentì un verme correndo ad abbracciare la sorella. “Scusami” mormorò accarezzandole i capelli castani “Ma mettiti nei miei panni questa situazione è assurda” lei annuì asciugandosi le lacrime con un fazzolettino di pizzo. “Lo so bhe guarda il lato positivo Kaede Rukawa ha la tua età potreste diventare amici!” Hanamichi la fissò dubbioso sul fatto che lui e un ghiacciolo potessero diventare amici ma non disse nulla per non ferire ulteriormente la sorella.

 

La carrozza e la scorta reale partirono come stabilito dagli accordi.

Durante tutto il viaggio Hanamichi non fece che borbottare tra se letteralmente rinchiuso nella carrozza mentre Mistui e Akagi che facevano parte della sua scorta speciale cavalcavano poco avanti al cocchio.

Grazie ai cavalli portati in dono dal principe Akagi quel viaggio che solitamente avrebbe richiesto due settimane di tempo si sarebbe concluso in soli cinque giorni. Notizia che non aveva certo reso felice il giovane principe che non aveva ancora abbandonato del tutto i suoi piani di fuga anche se in effetti quelle poche volte che gli si presentò l’occasione propizia alla fine desistette all’idea dell’onta che avrebbe dato alla sua famiglia, alla possibile guerra che ne sarebbe potuta derivare e soprattutto al fatto che sarebbe stato bollato come codardo.

E tra i figli del fuoco non c’era insulto peggiore.

 

La carrozza giunse al porto di Ladlend nel pomeriggio del quinto giorno.

Cavalli e bagagli vennero caricati sulla sontuosa nave da parata del re.

Ad attenderli sulla banchina con un radioso sorriso sul bel volto giovanile trovarono il capo delle guardie imperiali di sua maestà Rukawa. Il giovane piuttosto alto con una strana capigliatura sparata verso il cielo li salutò calorosamente smentendo la fama di gelidi, asociali e musoni che contraddistingueva il suo popolo.

“E’ un onore incontrarvi Principe”  disse con un  profondo inchino ad Akagi quando questi si presentò.

“Sua maestà si scusa di non essere venuto di persona ma aveva parecchie cose da sistemare per il matrimonio e poi sarebbe stato scortese lasciare solo il Sovrano dell’Est.” Spiegò loro mentre si guardava attorno ansioso di vedere questo famoso figlio del fuoco. Kaede non aveva fatto una piega quando gli era stato comunicato che la sua promessa sposa in verità non era una femmina ma un maschio. Akira comunque lo conosceva abbastanza bene dall’aver notato nel suo sguardo un lampo di sollievo. Di donne che si gettavano ai suoi piedi ce n’erano fin troppe e la sola idea di venirsi a trovare sposato con una di loro aveva fatto accapponare la pelle al suo algido signore. “Fujima è già giunto a castello?” chiese Akagi distraendolo dai suoi pensieri. Akira annui. “E arrivato ieri in volo sul dorso dei suoi grifoni.” Spiegò loro. “Non ho mai visto un grifone” commento Mistui curioso “Oh beh assomigliano a dei grossi falch...” Akira interruppe la frase a metà quando il paggio che aveva finito di scaricare i bagagli andò ad aprire lo sportello della carrozza al suo regale passeggero. Dall’elegante cocchio di mogano scuro emerse un giovane alto, dalla pelle dorata e dai fulgidi capelli carminio che cadevano in ciocche scomposte su due pozzi di lava incandescente che si guardarono intorno con furia a malapena trattenuta. L’aria attorno a lui vibrava scintillando tanto il suo potere ribolliva. Akira rimase senza fiato mentre lo osservava venire verso di loro. Lo splendido corpo forgiato dagli allenamenti all’uso della spada, le spalle ampie e tornite, le lunghe gambe fasciate dai pantaloni di velluto rosso che poco lasciavano all’immaginazione. Era assolutamente meraviglioso. L’abito elegante non riusciva minimamente a sminuire l’impressione che quello dinanzi a lui non fosse un uomo ma una belva. Uno splendido, giovane leone, dal portamento fiero e orgoglioso.

D’un tratto il capitano delle guardie si trovò ad invidiare profondamente il suo signore.

Se quel ragazzo fosse stato il suo consorte lui di certo non si sarebbe limitato ad un matrimonio platonico!!

Sorrise tra se a quel pensiero.

Bhe probabilmente non l’avrebbe fatto nemmeno sua maestà anche perchè il rituale prevedeva che quanto meno la prima notte di nozze i due sposi si unissero in tutti i sensi.

Il ragazzo posò gli occhi dorati su di lui prima di eseguire con rigido inchino.

Era chiaro come il sole che quella situazione lo mandava letteralmente in bestia.

“Hanamichi Sakuragi quarto figlio di Fire Ternan Sakuragi della famiglia di Fire” si presentò rivelando una bella voce profonda.

Da quelle labbra dovevano uscire dei gemiti meravigliosi quando.... il capitano della guardia Imperiale scosse il capo prima di sfoderare il migliore dei suoi sorrisi inchinandosi con grazia elaborata.

“Akira Sendoh guardia personale di sua maestà Kaede Rukawa della Famiglia di Sharak...” si presentò “... ho avuto il privilegio di scortarvi”.

Il promesso sposo annui lanciando uno sguardo cupo alla grande nave da parata che portava un’elegante volpe argentata incisa sulla fiancata.

Non era mai stato per mare e dover passare tre giorni su quell’enorme casa galleggiante non lo attirava affatto. D’altronde la capitale del Signore dell’Acqua non poteva che essere in mezzo al mare pensò con un sorriso mesto.

“Ti posso assicurare che è solidissima” gli disse il capitano delle guardie Imperiali affiancandoglisi.

Il rossino sollevò un sopracciglio sorpreso ma non commentò limitandosi a seguirli a bordo.

 

Con gran dispiacere del ragazzo dai capelli a porcospino che sperava di poterlo conoscere un po’ meglio, il principe ereditario di Fire si ritirò quasi subito nella sua cabina.

 

Hanamichi si sedette con un sospiro sul suo letto mentre osservava quella stanza che poteva benissimo essere quella di una casa anzichè la cuccetta di una nave.

Sdegnò il cibo posato con ricercatezza in una grande coppa di vetro stendendosi invece sul letto a baldacchino.

Avrebbe preferito stare all’aria aperta ma l’idea di osservare la costa allontanarsi lo riempiva di angoscia.

Lanciò uno sguardo al pavimento della nave.

Legno.

Quanto sarebbe stato facile bruciarlo.

Erano abbastanza vicini alla costa perchè i soccorsi arrivassero in tempo a salvare quasi tutti.

Quasi.

Perchè lui sarebbe annegato.

O almeno così avrebbe potuto lasciar credere...

Il suo sguardo si illuminò per un poco prima di spegnersi.

Dimenticava che sulla nave oltre al principe Akagi e a Mistui che avrebbero sicuramente percepito il suo potere liberarsi c’era anche la guardia personale del re che a quanto ne sapeva era piuttosto potente con le magie dell’acqua.

Probabilmente la nave non sarebbe colata a picco neanche se avesse traforato tutto lo scafo.

Con un sospiro si voltò nel letto chiudendo gli occhi e senza accorgersene si addormentò.

 

Quando si svegliò attraverso l’oblò potè notare che il mare era tinto del rassicurante color rosso del tramonto. Si alzò stiracchiandosi e con indosso solo i pantaloni bordò e la camicia dalle maniche larghe di seta nera che aveva indossato sotto la giacca, uscì dalla cabina e da lì sul ponte. La nave pareva funzionare praticamente da sola dato che in giro non vedeva marinai, un uomo dalla pelle candida stava seduto poco lontano da lui limitandosi a lanciare uno sguardo alle vele quando voleva allentare un fiocco o far ruotare il timone. “Maghi” borbottò tra se cercandosi un luogo isolato del ponte, cosa affatto difficile dato che era deserto. Mistui e Akagi dovevano essersi ritirati sotto coperta. Si posò al parapetto lasciando che il vento che imprigionava ancora parte del calore diurno gli accarezzasse il viso scompigliandogli i capelli già arruffati.

 

Akira salutò i suoi ospiti per dirigersi sul ponte a controllare la situazione.

Era passato dinanzi alla cabina del figlio del fuoco ma aveva trovato la porta chiusa e quando aveva provato a bussare non gli aveva risposto nessuno.

Si diresse lentamente sul ponte mentre copriva uno sbadiglio.

Fu allora che scorse l’oggetto dei suoi pensieri negligentemente appoggiato al parapetto.

Il vento gli accarezzava i lineamenti virili facendo volteggiare quegli incredibili capelli rossi mentre gli ultimi raggi solari traevano riflessi di oro liquido sulla pelle del volto e dei pettorali lasciati scoperti dalla camicia di seta nera che gli svolazzava attorno. I pantaloni bordò gli fasciavano la vita in maniera estremamente sensuale scivolando sui fianchi ora non coperti dalla giacca di velluto mettendoli in evidenza.

Il ragazzo ignaro di tanto attento esame si passò una mano dorata tra i capelli carminio mentre chiudeva gli occhi spingendo indietro il capo per respirare a pieni polmoni l’aria profumata.

Tutto il suo corpo s’inarcò in quel gesto languido mentre egli socchiudeva le labbra in un leggero sorriso.

Akira si impose di respirare per non soffocare mentre faceva in fretta alcuni passi indietro per riprendere il controllo del suo corpo. Stava ancora tentando di capire quall’era il giusto ordine da dare al suo cervello per farlo tornare a reagire normalmente quando la voce profonda del suo sogno erotico ad occhi aperti lo riscosse.

“Buonasera Lord Sendoh” lo salutò il ragazzo giungendo alle sue spalle.

Contando mentalmente fino a dieci prima di voltarsi Akira si stampo in faccia il suo miglior sorriso convinto di aver ormai riacquisito il controllo del suo corpo.

Tuttavia quando si voltò si rese conto che il detto ‘la carne è debole’ non era stato inventato da uno sciocco.

Con il sole morente alle spalle, il mare tinto di quella stessa tonalità sanguigna sullo sfondo, la sola camicia nera a fare da contrasto sulla pelle dorata, il figlio di Fire sembrava un Dio.

Il vento dispettoso scompigliò i capelli del rossino facendoglieli scivolare sul volto in sensuali riflessi di fuoco mentre il suo profumo intenso e selvaggio gli scivolava addosso come una carezza.

Per la prima volta in tutta la sua vita Akira arrossì. “Splendido” mormorò a fior di labbra.

Il ragazzo dai capelli rossi lo fissò sorpreso.

“Come?” chiese stupito.

Il porcospino si diede mentalmente dello stupido prima di riacquistare almeno una parvenza di sangue freddo. Ni..niente” balbettò “E’ uno splendido tramonto non trovi?” disse indicando il sole alle sue spalle.

Il ragazzo annuì voltandosi verso il sole che stava annegando nel mare.

Anche lui si sentiva come quell’astro che sprofondava nel mare scuro.

In lontananza la costa era ormai solo una piccola linea sottile ma gli bastò vederla per sentirsi ancora peggio.

“Parlami di lui” mormorò sedendosi in maniera alquanto rischiosa sul parapetto.

Akira lo fissò adorante per alcuni secondi prima di rendersi conto che gli era stata fatta una domanda.

Andò a sedersi accanto a lui osservando il mare scuro per non distrarsi ulteriormente.

“Parli di Kaede?” chiese ben sapendo che si riferiva a lui.

“Kaede?” chiese il rossino sorpreso dalla familiarità con cui il capitano aveva pronunciato quel nome.

Akira annuì “Siamo praticamente cresciuti insieme, anche se ho sempre saputo che lui sarebbe diventato un giorno il mio sovrano. Vedi quando suo padre è morto in un brutto incidente a cavallo sono stati i miei genitori ad allevarlo. Mio padre era il primo consigliere del re e dopo la sua morte ne ha assunto momentaneamente le veci finche Kaede non è stato in età per assumersi il peso della corona.” Hanamichi annuì conosceva quella parte della storia. La madre dell’attuale sovrano era morta di parto e quando anche il padre era venuto a mancare era stato il primo ministro a coprire momentaneamente la carica finche a quindici anni il giovane principe non era salito al trono. Nonostante le paure di molti nel vedere quel bambino sul trono del più potente dei quattro Domini, Kaede Rukawa si era dimostrato un bravo governate anche se piuttosto chiuso e dall’indole solitaria. “Per me lui è come un fratellino. Abbiamo solo un anno di differenza sai?” disse con un sorriso dolce “Credo di essere la persona che lo conosce meglio se non l’unica. Non spaventarti se all’inizio ti sembra un pezzo di marmo” ridacchio “il fatto è che non è bravo a gestire le sue emozioni se vuoi capre cosa pensa devi fissarlo negli occhi” Hanamichi lo fissò corrucciato non sembrava una persona con cui poter stringere quanto meno un’amicizia, probabilmente si sarebbe trovato più a suo agio con Akira.

“E mi raccomando non svegliarlo mai!” Hanamichi sollevò il volto di scatto.

“E perchè diavolo dovrei svegliarlo!” chiese stringendo con forza le mani introno al parapetto di legno che scricchiolò pericolosamente.

“Bhe dormirete insieme” mormorò Akira scuotendo le spalle con noncuranza.

“CHE COSAAAAAAAAA!!!!” tuonò il rossino facendo vibrare tutta la nave con quel grido.

Sendoh lo fissò stupito. “Io..io credevo che lo sapessi...il rituale prevede...” s’interruppe di botto rendendosi conto che data la sua precedente reazione forse non era il caso di dirgli cosa prevedeva il rituale.

La frase però ormai gli era sfuggita e ora si ritrovò due polle roventi fisse in viso.

“Ce cosa prevede il rituale?” chiese il figlio del fuoco facendo un passo avanti cupo, la voce che vibrava pericolosamente bassa.

“Hemmm... ecco forse non è il caso...” mormorò Akira cercando una scusa da propinargli o di inventarsi qualcosa per calmare quella belva la cui figura cominciava a scintillare pericolosamente di rosso.

“Parla o giuro che riduco questa bagnarola in un ammasso di cenere” minacciò.

Akira deglutì.

Temeva che se gliel’avesse detto la ‘bagnarola’ come l’aveva chiamata lui si sarebbe davvero ridotta ad un mucchio di cenere.

Facendo ricorso a tutto il suo potere e concentrandolo nelle mani nel caso ce ne fosse bisogno fece un profondo respiro.

“Bhe il secondo libro dei Riti e delle Cerimonie dice più o meno così:

....e il consorte macchierà con il sangue della sua innocenza il lenzuolo nuziale che verrà esposto sui bastioni della torre più alta affinchè esso sia visibile agli Uomini e agli Dei a testimonianza dell’Unione che sigilla i loro cuori, le loro anime e i loro corpi.” mormorò.

 

 

continua....

 

 

Scleri dell'autrice (E te pareva.... nd.Pippis)

 

H: O_O ma.... ma...dico!!!!!

N:Sì Hana-chan? (mega innocent eyes ^__^)

H: O_O <--- sotto shock

R: Io non ci sono...

N:Nel prossimo capitolo Ru ^__^

 

 

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