You are my Blood 7                                             Back to FanFic  Back to Home

Lafcraft era morto prima di porre termine all’incantesimo e ora il demone che lo aveva ucciso avrebbe probabilmente riservato la stessa sorte anche a loro.

“Non può essere stato tutto inutile..” sussurrò Kibinobu mentre il rumore strisciante che produceva l’Edeak nell’avvicinarsi si faceva più forte.

“Maledizione Hana abbiamo bisogno di te!” gridò Mitsui disperato “Kaede ha bisogno di te!”

Kogure allungò una mano poggiandola dolcemente sul braccio dell’amante.

Questi scosse il capo tristemente, allungando la sua per intrecciare le dita con quelle del compagno.

La manager dello Shohoku fissò il rossino ignorando le lacrime che le scivolavano sul volto pallido “Mi dispiace Hana...” sussurrò piano.

“Noi abbiamo fatto quello che abbiamo potuto...” sussurrò Ryota appoggiando una mano sulla spalla del ragazzo la cui espressione era ora leggermente più rilassata, “...ora tocca a te...” mormorò prima di allungare quella stessa mano per prendere quella della sua ragazza.

Il suono della pietra che franava sotto il corpo del demone li fece voltare verso colui che li avrebbe uccisi.

La creatura si fermò a pochi passi da loro, immobile  e magnifico, nel suo terrore.

Il buio si agitava attorno a lui, rincorrendosi con il fuoco che il suo corpo richiamava, rendendo la sua figura evanescente.

Il cielo venne squarciato dalle grida dei fulmini, illuminando quella scena apocalittica, accarezzando le forme contorte del demone di fronte a loro.

Ayako sussultò fissandolo incredula.

Nonostante quello che aveva detto loro il Demon Master non era preparata.

“No...” ansimò.

“Non è possibile...” mormorò impallidendo Mitsui.

 

Kaede....”

 

Myaghi si voltò di scatto verso quella voce flebile, stanca, ma così familiare.

Hanamichi aveva aperto gli occhi.

Lentamente si sollevò a sedere fissando lo sguardo dorato sul mostro che li fronteggiava.

“Hana...sei vivo!” sussurrò la manager felice.

Il rossino sembrava sorpreso quanto lei.

Si portò una mano al petto, sotto il mantello nero, ma non trovò traccia della ferita che l’aveva ucciso.

“Già...” mormorò prima di voltarsi per osservare il loro nemico.

Il suo compagno.

 

“Kaede...” ansimò.

 

O meglio ciò che ne era rimasto.

 

“No, non è Rukawa” sussurrò Kogure “quello è l’Edeak”

Hanamichi si voltò di nuovo verso la creatura fissandola immobile.

La pelle di Rukawa era diventata di un lucido metallo argenteo, scintillante e lucente, su cui le tenebre disegnavano ombre e riflessi scarlatti.

Le gambe erano scomparse, il metallo si fondeva sotto la sua vita tramutandosi in lunghissime spire serpentine che scivolavano tintinnando tra le macerie.

Sulla schiena due enormi ali di alluminio si stendevano nell’aria cupa scintillando come lame affilate sulla tenebra.

Hanamichi sollevò lo sguardo incontrando infine il suo.

Un occhio rosso in cui vibrava la fiamma impazzita del Caos e uno nero in cui non v’era nessun sentimento, le cui ombre sprofondavano nel Nulla.

“L’Edeak” sussurrò alzandosi lentamente, andando verso di lui.

Questi rimase immobile guardandolo avvicinarsi in silenzio.

Il rossino tese una mano verso di lui ma la coda del demone saettò veloce colpendolo in pieno petto, scaraventandolo lontano.

Myaghi cerco di alzarsi per soccorrerlo ma era troppo debole.

Troppo stanco.

Nonostante il colpo ricevuto, Hanamichi si alzò nuovamente.

Fissò il suo compagno deciso prima di avvicinarglisi nuovamente.

Ma questa volta il nome che pronunciò fu diverso.

Si fermò a pochi passi da lui e gli sorrise riversando in quel gesto tutto il suo affetto.

“Kaede...” lo chiamò piano “....sono io”.

 

Le foglie rosse vibrano nell’aria scura, danzando ipnotiche per me.

La loro luce è ammaliante, la loro bellezza soprannaturale.

Respiro quest’aria particolare, allungando i miei rami in questo cielo carminio affondando con delizia le radici nella terra scura.

Il battito profondo del mio cuore immortale scandisce i minuti che si susseguono silenziosi in questo luogo senza tempo e dimensione.

Mi era mancata questa sensazione di profonda completezza.

Mi era mancato il canto dei miei figli.

 

“Kaede...”  “...sono io”

 

Un suono strano.

Diverso dalla stormire delle foglie che pronunciano incessantemente il mio nome.

Diverso dal battito profondo del mio cuore.

Eppure... familiare.

Possibile?

Come può qualcosa al di fuori di questa valle essermi familiare?

Io sono l’Edeak.

Sono nato e cresciuto in questo luogo.

Ho piantato qui le mie radici quando ancora non esistevano le stelle e le galassie.

Eppure questo suono...

 

Il demone strinse la mascella facendo vibrare di nuovo la letale coda nell’aria densa ma non lo colpì.

Essa si abbatté a pochi passi da lui mandando in frantumi una cassettiera, spargendo scaglie di legno tra la polvere.

Hanamichi non si mosse.

Nonostante quello che gli aveva detto Kogure lui sapeva che dietro quell’aspetto demoniaco c’era ancora il SUO Kaede.

DOVEVA esserci.

Era tornato indietro per lui.

Aveva sentito le sue forze rinascere lentamente, mano a mano  che il calore nel suo petto aumentava.

Il primo pensiero era giunto insieme al primo battito del suo cuore.

Ed era stato per lui.

Per lui si era aggrappato disperatamente alla forza che gli era stata concessa anche quando questa gli era stata bruscamente sottratta.

Aveva lottato inseguendo il dolore invece di rifuggirlo come gli gridava la sua mente.

Ed era tornato.

Per lui.

L’Edeak ondeggiava nervosamente la lunga, letale coda, di metallo lucente.

Non l’aveva colpito di nuovo.

Quando l’aveva chiamato per nome qualcosa era cambiato.

“Va tutto bene Kaede è tutto finito” gli sussurrò dolcemente tendendogli una mano.

 

Quella parola.

Ancora.

Kaede.

Deve essere il nome del mortale che mi ha custodito tanto a lungo.

Per quanti secoli ho atteso che nascesse una creatura così potente da poter un giorno risvegliarmi.

Quante volte ho fallito vedendo i miei custodi perire tra le fauci dei miei cinque prediletti, incapaci di sostenerne il potere.

Ma questa volta non mi sono sbagliato.

Il giovane vampiro ha dominato i cinque Signori del Caos.

Anzi.

Li ha legati, facendoli diventare parte di se, diventando parte di loro al punto che il suo dolore li ha travolti.

Vederli piangere...

Assurdo.

Inconcepibile.

Vietato.

Come può piangere chi non ha anima?

Eppure lui...

Lui in qualche modo c’è riuscito.

I suoi sentimenti per quel mezzo mortale sono così forti, così potenti...

Tanto che anche ora...

Posso sentirlo...

Io...

Posso sentire...

 

Il demone scosse il capo con forza mentre in cielo le scariche elettriche andavano diminuendo.

La nebbia parve disperdersi per un momento e Hanamichi sembrò scorgere qualcosa in quegli occhi così incredibilmente diversi ma egualmente terribili.

Tuttavia all’ultimo momento con un ruggito il demone lo colpì nuovamente spingendolo lontano.

Hanamichi sussultò tossendo mentre cercava di rialzarsi, senza tuttavia riuscirci.

Probabilmente si era rotto una gamba atterrando in malo modo.

Eppure doveva fare qualcosa per fermarlo.

L’Edeak venne verso di lui scivolando tra le pietre divelte come un fiume di liquido argento, le ali lucenti che scintillavano fendendo l’aria immobile e silenziosa.

Si fermò dinanzi a lui fissandolo per un momento con attenzione, quasi con curiosità.

Il rossino scrutò disperatamente i suoi occhi alla ricerca di qualcosa, qualsiasi cosa, che l’aiutasse a farlo tornare in se.

A trasformare di nuovo l’Edeak in Kaede.

Sussultò a quel pensiero.

Edeak era il nome del suo volpino al contrario.

Reika gli aveva raccontato che, una volta, aveva sigillato un diavoletto riuscendo a fargli pronunciare il suo nome al contrario.

Bhe, lui aveva dinanzi il padre di tutti i diavoli.

Però poteva funzionare.

DOVEVA funzionare.

Dovette scansarsi in fretta per evitare il colpo successivo ma non fu abbastanza veloce da evitare che questi gli procurasse un’ampia ferita sul braccio.

 

Come può tenere tanto ad una simile creatura.

Come può anche ora che si è annullato...

Che doveva essersi annullato dentro di me...

Continuare ad amarlo con una tale intensità?

Con una forza tale da impedirmi di finirlo.

Che cosa ha visto in lui?

Non riesco a capire...

 

Il demone osservò la sua ferita sgocciolante, un lampo più scuro nell’iride rossa, una fiammata fugace in quella nera.

Il rossino imprecò.

Era certo che se avesse voluto ucciderlo gli sarebbero bastati pochi secondi ma, il maledetto, si divertiva di più a tormentarlo.

Strinse la mascella ed evocò il fuoco come gli aveva insegnato Distruzione.

Il suo colpo prese in pieno il vampiro ma non sortì alcun effetto.

 

Il suo potere non può minimamente competere con il mio.

Le sue fiamme non mi hanno nemmeno scalfito.

Ho a malapena avvertito il loro calore.

Calore.

Una sensazione.

Da quando io provo sensazioni?

Non ricordo di aver mai sentito nulla a parte indifferenza e noia.

Soltanto liberare i miei figli nel mondo mi concede un momento di leggero svago nel mio lento procedere attraverso i secoli.

Eppure...

Questo piccolo, strano, mezzo umano....

 

“Maledizione!” ansimò il rossino.

Doveva esserci un modo!!

Strinse la mano sul braccio ferito e il colore denso del suo sangue attirò il suo sguardo.

Il suo sangue aveva portato Rukawa da lui.

Li aveva uniti la prima volta.

Li aveva salvati da Restor.

Forse avrebbe incatenato anche l’Edeak.

Prese un piccolo frammento di vetro da terra e zoppicando si trascinò fino a lui, mentre il demone lo fissava divertito.

“Kaede...” sussurrò sollevando il vetro, mostrandoglielo, per attirare la sua attenzione, prima di usarlo per riaprire la ferita attraverso cui, così tante volte, il volpino si era nutrito.

Forse l’Edeak non aveva ricordo della vita da vampiro che aveva condotto sino ad allora...

Forse...

 

Non riesco a capire il suo comportamento.

Strana creatura ama mio il mio custode.

Perchè se già il suo fisico è così debilitato si provoca altra sofferenza?

Non lo capisco.

Io che ho vissuto così a lungo.

Che conosco ogni segreto di questo fragile mondo costruito tra le mie fronde, non riesco a capire...

 

Il demone seguì quel suo gesto con occhi curiosi e Hanamichi pregò con tutte le sue forze di aver interpretato correttamente lo sguardo che era scivolato per una frazione di secondo in quelle iridi infernali quando lo aveva ferito.

Fece qualche altro passo verso di lui e reclinò il capo offrendogli la gola, sulla pelle dorata, un sottile rivolo di sangue carminio.

Il demone rimase immobile fissando quel mortale che si offriva a lui e Hanamichi fissò il suo sguardo nel suo, attendendo.

Non emise suono.

Non si mosse di un millimetro.

Il suo sangue rosso in muta offerta sul velluto dorato della sua pelle tesa.

 

Un profumo familiare.

Metallico, strano.

Forte, caldo.

Come lui.

Lui chi?

E’ odore di sangue.

Del suo sangue.

Suo di chi?

I ricordi del mio custode si mescolarono ai miei.

Avverto il suo tendersi, il suo anelare a quel liquido rosso cupo.

 

Fonte di vita, segno di morte.

 

Irresistibile.

 

Non è possibile eppure...

Eppure Kaede si sta risvegliando.

Dentro di me si sta risvegliando.

E io...

Io semplicemente non riesco a fermare la sua volontà.

I suoi desideri diventano i miei desideri.

I suoi pensieri si fondono con i miei.

Dove comincia lui?

Dove comincio io?

Ciò che sta accadendo non era previsto...

 

L’Edeak si fece avanti sollevando la lunga coda metallica.

Hanamichi chiuse gli occhi sapendo che se lo avesse colpito di nuovo non sarebbe stato in grado di rialzarsi ancora.

Avvertì il freddo contatto con il corpo argenteo del demone ma, a differenza di quello che si era aspettato, non venne sferzato.

L’Edeak avvolse le lunghe spire gelide attorno al suo corpo come un boa che si apprestasse a strangolare la sua preda e poi arcuò la schiena, chinando il capo sulla sua gola, mentre le grandi ali argentee si richiudevano attorno a loro formando una tettoia lucente.

“Kaede...” ansimò spaventato.

Il demone portò il viso vicino al suo fissandolo attentamente, l’occhio rosso incandescente, quello nero ancora più buio e Hanamichi non potè fare a meno di tremare, di freddo e di paura, quando sentì le spire stringersi attorno a lui.

Chiuse gli occhi e reclinò il capo in un ultimo tentativo disperato.

Avvertì il respiro incandescente della creatura contro la sua guancia e poi il tocco di quelle labbra ghiacciate sul suo collo.

Strinse la mascella trattenendo un brivido ma non poté fare a meno di gridare quando questi lo morse.

Forse era tutto inutile.

Forse la sua era pazzia eppure...

Sollevò una mano passando dolcemente le dita tra i capelli corvini del demone che lo stava privando della vita.

Quella sensazione stava diventandogli paurosamente familiare.

“Ti amo...” sussurrò con voce roca stringendolo a se, disperatamente.

 

“Ti amo...”

La sua voce.

Ecco che cos’è.

La sua voce da al mio custode la forza di alzarsi.

Sento il suo potere crescere e risvegliarsi.

Non può essere così grande.

La sua aura....

La sua aura ingloba la mia...

Lui...

Quel mezzo mortale e il suo sangue...

Lui gli da la forza....

Questa forza di fronte alla quale il mio potere...

 

...scompare...

 

 

Il demone si ritrasse di scatto lasciando andare bruscamente Hanamichi.

I suoi occhi si socchiusero paurosamente mentre l’aria attorno a lui cominciava a vorticare furiosamente.

Sakuragi lo vide scuotere la testa come se cercasse di allontanare un pensiero, una sensazione.

Nella iride rossa e in quella nera sprazzi di blu accendevano lo sguardo del demone mentre questo abbatteva nervosamente la coda attorno a se in preda alla confusione.

Io...” sussurrò con voce cavernosa, eppure tremula.

 

Riesco a parlare.

Eppure in questa terra non avevo voce.

Il cielo rotea attorno a me.

Le foglie volano impazzite.

Non capisco.

Eppure voglio tornare.

Voglio tornare...

... da lui.

 

“Torna da me Kaede” sussurrò Hanamichi affranto.

 

La sua voce.

Ancora.

Quel nome.

Ancora.

Sento la forza del mio custode aumentare, espandersi.

Le foglie hanno smesso di danzare.

Hanno smesso di chiamare il mio nome.

Sono sospese nell’aria, incerte di fronte a me.

Tutto questo non è possibile.

Tutto questo non è concepibile.

Il mio custode...

E’ più forte di me.

No.

Mi sbaglio.

Sono loro.

Loro, insieme...

Sono una forza che non posso abbattere.

 

Il demone si portò le mani alla testa ruggendo per il dolore mentre sferzava impazzito l’aria con le ali leggere.

Io non sono..... io non sono...” ripeteva, respirando affannosamente.

 

Io non sono...

Io non...

Io...

 

Hanamichi si alzò e, approfittando della sua distrazione, gli buttò le braccia al collo premendo la bocca contro la sua.

Rukawa spalancò gli occhi, incredulo, incapace di muoversi, mentre il rossino riversava in quel bacio tutto il suo amore e la sua disperazione.

“Ti amo Kaede torna da me...” lo implorò dolcemente staccandosi ormai privo di fiato e di forze.

 

Ciò che sento...

 

Io che non potevo sentire...

 

 

Ciò che provo...

 

Io che non potevo provare...

 

 

Il mio cuore accelera...

I sentimenti del mio custode travolgono i miei.

Diventano i miei.

E io...

Io....

 

 

Il demone lo colpì con violenza allontanandolo da se.

“Io non....” ansimò stringendosi la testa tra le mani.

“Io non....”

 

 

Io.... amo?

 

 

“Kaede” lo chiamò piano Hanamichi.

 

 

Mi ha sconfitto.

Mi hanno sconfitto.

Kaede.

Sì.

Questo sarà il mio nome.

Il nome del mio custode.

Di mio fratello.

Di mio figlio.

Colui che è nato per custodirmi.

Che è diventato me.

Come io sono diventato lui.

Questo piccolo umano che amiamo...

Lui.

Ci ha uniti.

In un essere solo.

Edeak e....

 

Kaede....” sussurrò il demone meravigliato, come se stesse assaporando il gusto di quella parola sulle labbra.

 

Hanamichi gli sorrise dolcemente “E’ finita volpaccia”

 

Ti sbagli, piccola, meravigliosa, creatura.

Non è la fine.

Lui ed io rinasciamo ora.

Insieme.

In un unico essere.

 

Per te.

 

Questo è un nuovo inizio.

 

 

 “Do’hao...

 

Hanamichi gli tese una mano e il vampiro silenziosamente sollevò la sua, per stringere nelle dita metalliche quelle calde del suo ragazzo.

Il corpo del demone venne catturato dalla luce accecante che li avvolse turbinando.

Le lunghe ali esplosero in scintille lucenti che andarono a ricomporsi a pochi metri di distanza in Agonia.

Il demone li fissò per un momento prima di chinarsi in un elegante inchino e scomparire in una voluta di fumo.

Kaede fece saettare le lunghe spire abbattendole contro le macerie, mandandole in frantumi.

Da esse nacque Irah che con un sibilo arcuò il corpo serpentino in un’elegante riverenza, prima di scomparire in un vortice di tenebre.

La scarsa luce che penetrava tra le coltri, ora meno spesse, giocò con la pelle metallica del demone mandando un bagliore argenteo tra le ombre, da cui, emerse Vendetta.

Il grande ragno intrecciò la sua ragnatela sul terreno disegnando una stella, piegando il capo in un muto riconoscimento, prima di scomparire al suo interno.

Kaede chiuse gli occhi e con un boato Distruzione apparve tra le fiamme, sorrise ad Hanamichi facendogli un occhiolino prima di inchinarsi con grazia dinanzi a loro e dissolversi nel suo stesso fuoco.

Silenziosa comparve infine Morte, il cappuccio nuovamente alzato a celare il suo volto, mentre Rukawa apriva lentamente gli occhi, le sue iridi tornate del loro naturale blu scuro.

Il demone rimase sospeso, immobile, dinanzi a lui per un momento prima di voltare il capo verso Hanamichi e poi abbassarlo sulle loro mani intrecciate.

 

Rukawa strinse quella del suo compagno e Hanamichi ricambiò la sua stretta.

 

Con un inchino Morte piegò il capo dinanzi a loro prima di svanire insieme alle tenebre che avevano oscurato il mondo.

 

 

epilogo.....

 

 

 

Scleri dell'autrice (>_< ufff... nd. Pippis)

 

N. hmmm..... >_<

H: O_o? sarebbe finito così?

N: sì ^^’’’ Fa schifo lo so ç_ç

R: Fa schifo sì!! Una lemon sola in 7 capitoli????? O_O

N: veramente ce ne sono due :P

R: NON FARMICI PENSARE!!! è_é

N: Come sei suscettibile... bene adesso vado a scrivere l’epilogo ^_^

R: prima ti devo uccidere... è-é

N: guarda che c’è la lemon nell’epilogo ^_^

R: *_*

N: ^^’’’ ormai lo conosco fin troppo bene....

 

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