You are my Blood 1                                             Back to FanFic  Back to Home

 

Hanamichi si richiuse la porta di casa alle spalle, fissandola torvo, quando, nonostante a lui sembrasse di averla appoggiata con delicatezza, questa sbattè contro lo stipite, provocando un discreto frastuono.

Sospirò gettando la giacca di pelle nera su una poltrona del salotto, prima di dirigersi in cucina.

Aveva bisogno qualcosa di caldo.

Era uscito con i ragazzi dell’armata per festeggiare il compleanno di Okuso.

La volpe, neanche a dirlo, aveva rifiutato il suo invito ad andare con lui.

Si passò una mano tra i capelli rossi rabbrividendo per il freddo che aveva accumulato rincasando a piedi.

Avrebbe potuto prendere un taxi come aveva fatto Yohei ma la discoteca non era molto distante dalla villetta del vampiro e comunque aveva bisogno di snebbiarsi un po’ la testa.

Quel cocktail colorato che gli avevano fatto assaggiare aveva avuto un effetto devastante su di lui.

Chissà se il vampiro avrebbe protestato.

Sorrise all’idea di un Rukawa ubriaco per il semplice fatto di aver bevuto il suo sangue in cui circolava l’alcool.

Bhe, forse non era il caso di provare, magari avrebbe evocato Irah demolendo mezza città.

Rabbrividì dinanzi allo scenario che quella idea gli prospettò, scuotendo le spalle.

No, decisamente meglio non verificare la sua ipotesi.

Accese la luce della cucina, socchiudendo gli occhi quando questa gli ferì la vista, prima di aprire al credenza e prendere la teiera.

La mise sul fuoco, dopo averla riempita d’acqua, coprendo uno sbadiglio con la mano.

Gli girava un po’ la testa.

Si sedette su una sedia e appoggiò il capo sul tavolo con un lamento.

Era a pezzi.

Avrebbe solo voluto liberarsi dei vestiti e infilarsi a letto, tra le braccia della sua volpe, per ritrovare un po’ di quel calore che l’aria gelida di quella serata gli aveva strappato, nonostante il giubbotto pesante.

Gli occhi gli si chiudevano da soli.

Non era del tutto ubriaco ma all’effetto dell’alcool si stava aggiungendo la stanchezza, creando un mix distruttivo.

Dopo un massacrante allenamento con il gorilla aveva avuto a malapena il tempo di correre a casa, fare una doccia e cambiarsi prima di salutare il suo volpino, che si era addormentato beatamente sul divano, e scappare di nuovo diretto al locale dove Okuso aveva prenotato per festeggiare.

Avevano mangiato e poi erano andati in discoteca.

Era stato allora che, nell’allegria generale, Yohei gli aveva porto un bicchiere pieno di un liquido arcobaleno dal sapore dolce.

L’aveva trangugiato felice di avere qualcosa di fresco che gli schiarisse la gola irritata dal fumo, che aleggiava come una nebbia densa nel locale, senza pensare al tasso alcolico della bevanda, d’altronde lui, solitamente, non aveva problemi a reggere l’alcool.

“Chissà che diavolo ci avevano messo dentro” borbottò tra se, gli occhi chiusi, il capo affondato tra le braccia.

L’aria fredda l’aveva aiutato un po’ a smaltire, ma ora che si trovava nuovamente circondato dal tepore delle mura domestiche, la stanchezza e l’intorpidimento si stavano facendo sentire violentemente e il suo unico desiderio era dormire per almeno dodici ore.

Mugolò quando la teiera fischiò avvisandolo che l’acqua stava bollendo.

Non aveva ne la forza, ne la voglia, di alzarsi per spegnere il fuoco.

La testa gli pesava come se dentro ci fossero dei sassi e quel suono fastidioso non aiutava di certo l’emicrania che cominciava a trapanargli il cervello.

Emise un sospiro felice quando sentì il fischio spegnersi come per magia, prima di rituffare il volto tra le braccia, deciso ad addormentarsi sul tavolo, troppo stanco anche per andare a letto.

Do’hao” sussurrò una voce conosciuta a pochi centimetri dal suo viso.

Hanamichi avvertì le braccia del vampiro scivolargli attorno alla vita e poi la stanza ondeggiare mentre questi lo sollevava, dirigendosi verso la loro camera.

Affondò il capo nella sua spalla con un sospiro felice, accoccolandosi tra le sue braccia, e il volpino scosse piano il capo apprendo la porta della camera da letto con uno sguardo.

Era stato svegliato dal tonfo della porta d’ingresso e si era aspettato di sentirlo piombare in camera ma quando non l’aveva visto arrivare si era deciso a lasciare il tepore delle coperte per cercarlo.

Lo aveva trovato in cucina, mezzo addormentato sul tavolo, mentre la teiera protestava vivacemente per essere stata dimenticata.

Sorrise, sentendo il compagno strofinare la guancia contro il suo petto, prima di deporlo delicatamente sul materasso, spostando le coperte.

Lo fissò per un secondo mentre i suoi occhi scintillavano.

La maglia nera che gli fasciava il petto e i jeans scuri facevano uno strano contrasto con l’aria innocente e beata che il suo ragazzo aveva assunto accoccolandosi nel grande letto all’occidentale, stringendo al petto il primo cuscino che gli era capitato a tiro, i capelli rossi sparpagliati sulla federa candida in cui aveva affondato il viso con un mugolio soddisfatto.

Si sedette accanto a lui sul materasso e preso il cuscino glielo sfilò dalle braccia.

Il rossino aprì un occhio fissandolo imbronciato mentre Rukawa cercava di toglierli la maglia.

“Non vorrai dormire vestito, vero do’hao?” gli sussurrò cercando di farsi aiutare da lui.

Hanamichi gli regalò un sorriso malizioso allungando le braccia, ma invece di sfilarsi la maglia, le usò per attirarlo a se.

Rukawa sospirò sollevando gli occhi al cielo decidendo di ricorrere ad un metodo più sbrigativo, limitandosi a smaterializzare gli abiti del suo compagno prima di ripescare con una mano le coperte e proteggere entrambi dal freddo.

Lo shadow si strinse a lui con un sospiro beato e Rukawa sorrise.

A volte sembrava proprio un bambino.

Gli accarezzò i capelli rossi passandovi le dita lentamente mentre Hanamichi strofinava la guancia contro il suo petto, facendo le fusa come un gatto.

Il vampiro gli incorniciò il volto con le mani cercandogli le labbra e il rossino gli allacciò le braccia al collo rispondendo con entusiasmo.

Si staccò da lui fissandolo negli occhi dorati con aria di rimprovero.

“Hai bevuto do’hao?” gli chiese ben conoscendo la risposta, le labbra del suo amante conservavano ancora il sapore dolce del liquore.

Il rossino gli sorrise arrossendo “Un po’” ammise piano, allungando di nuovo il viso per cercare il suo.

Rukawa gli accarezzò le labbra con le proprie prima di spingere la lingua tra esse.

Forse a causa dell’alcol, forse a causa della stanchezza, Hanamichi era insolitamente mansueto quella sera.

Si lasciò invadere ed esplorare da lui senza opporre la minima resistenza, come invece faceva di solito per il semplice gusto di battagliare per il predominio del bacio.

Il volpino si liberò dei pantaloni del pigiama e dei boxer, non senza difficoltà, dato che il suo amante aveva preso a strusciarsi su di lui con fare malizioso.

Lo sentì mugolare soddisfatto quando i loro corpi nudi vennero finalmente a contatto, allargando le gambe per permettergli di sistemarsi meglio.

“Ti lascio carta bianca stasera..” gli sussurrò Hanamichi dolcemente, inarcando la schiena quando avvertì la mano di Rukawa accarezzargli un fianco.

“Sei in mia balia do’hao?” gli chiese sensuale il volpino, sfiorandogli le labbra con le proprie nell’inframmezzare le parole, prima di scivolare lungo la sua mandibola assaggiando la liscia consistenza di quella pelle ambrata.

Hanamichi gemette affondando le dita nella massa scura dei suoi capelli.

“Fai di me quello che vuoi” mormorò chiudendo gli occhi e inarcandosi sotto di lui, sottolineando quelle parole con la chiara offerta del suo corpo.

L’innocenza e la sfacciataggine che al contempo conteneva quella sua delibera mandarono una violenta scarica elettrica lungo la schiena del vampiro che lo costrinse ad allargare di più le gambe mentre con la bocca scivolava sul suo petto a torturare i capezzoli.

Hanamichi gemette spingendo il capo indietro sui cuscini, offrendosi a lui senza pudore, mentre le mani del vampiro, che fino a quel momento si erano limitate a sfiorargli i fianchi in languide carezze, scivolavano a racchiudere i suoi glutei, le dita candide che avvolgevano la pelle dorata.

“Più giù” supplicò e Rukawa non si fece pregare, scomparendo sotto le lenzuola mentre scendeva a disegnare con la lingua la linea degli addominali, prima di scivolare suadente fino a raggiungere il suo membro.

Hanamichi ansimò pesantemente nell’avvertire quelle labbra di seta prendersi cura del suo sesso, mentre le mani del volpino lo costringevano a spingere i fianchi verso di lui, permettendogli così una più ampia libertà di movimento. Avvertì appena il primo dito che scivolava dentro di lui mentre il vampiro continuava a spingere la bocca sul suo corpo, la lingua che giocava con la sua pelle tesa, tramutando i suoi respiri in gemiti profondi.

Rukawa prese a pompare con forza aggiungendo al primo dito altri due, strappando un gemito di dolore al compagno.

Diminuì la pressione su di lui per concedergli qualche minuto ma Hanamichi emise un lamento di protesta spingendoglisi contro.

“Non smettere...” ansimò.

Il vampiro serrò la presa su di lui spezzando la sua preghiera in un grido, quando Hanamichi venne dentro di lui.

Lo ripulì con cura, passando la lingua con delicatezza sulla sua pelle bollente, prima di sollevarsi a fissarlo.

Adorava guardarlo dopo l’orgasmo.

Le guance arrossate, gli occhi scintillanti, le ciocche rosse, umide, che gli scivolavano sensuali sul volto.

Quell’aria esausta e indifesa aveva il potere di fargli scorrere più forte il sangue nelle vene.

Allungò una mano candida scostando alcune ciocche carminio che gli velavano lo sguardo dorato prima di posare un bacio leggero sulle labbra gonfie, socchiuse nel tentativo di recuperare un respiro normale.

Hanamichi gli sorrise dolcemente allungando a sua volta una mano, spostando i capelli neri, arruffati, dal suo volto, mentre il volpino lo liberava delle dita e si posizionava meglio contro di lui.

“Aspetta..” sussurrò con voce roca.

Rukawa lo fissò sorpreso e il compagno gli regalò un sorriso carico di malizia.

Con un colpo di reni Hanamichi invertì le loro posizioni, ignorando le coperte che si accasciavano oltre il bordo del letto, entrambi ormai troppo accaldati per prendersi cura di loro, sollevandosi in modo da sedersi su di lui.

Gli occhi del vampiro scintillarono, accendendosi di desiderio, nel seguire deliziati i suoi movimenti.

Lo vide chinare il capo cercandogli la bocca con la propria mentre strofinava il proprio sesso, che andava nuovamente tendendosi, contro il suo.

Senza una parola Hanamichi lasciò le sue labbra per scendere sul corpo candido dell’amante.

Tracciò una linea retta sul bacino del compagno fino a raggiungere il suo sesso, prendendolo tra le labbra.

Rukawa gemette, tendendo la schiena, e il rossino prese a muoversi spingendo la bocca sempre più giù, accarezzandolo con la lingua finché non emise un gemito più forte, avvertendolo che ormai era al limite.

Lo lasciò andare e il vampiro lo afferrò per le braccia tirandoselo addosso.

“Vieni qui...” sussurrò e Hanamichi allargò le gambe cingendogli i fianchi, obbedientemente.

Rukawa lo penetrò con un unico movimento, spingendo il bacino verso l’alto, guardandolo inarcare la schiena con un grido, godendosi la splendida visone del suo corpo sudato che si arcuava per lui, risplendendo alla luce soffusa dell’unica lampada accesa, le labbra socchiuse, la testa reclinata all’indietro, mentre gemeva di piacere.

Lo afferrò per i fianchi imponendogli di restare allacciato a lui ribaltando nuovamente le loro posizioni, schiacciando il suo amante contro il letto.

Hanamichi gridò di nuovo, spalancando gli occhi a quel gesto improvviso che ebbe l’effetto di spingere il sesso di Rukawa a fondo, dentro di lui.

“Sei un violento..” ansimò con voce roca, impastata dal piacere e dal dolore.

Rukawa gli sorrise dolcemente prima di baciargli le labbra accarezzandogliele con la lingua e il rossino sollevò il capo dai cuscini per cercargli la bocca.

Il vampiro riprese a muoversi dentro di lui rallentando tuttavia il ritmo delle spinte per dargli il tempo necessario ad abituarsi alla sua invasione.

Hanamichi gemeva tra le sue braccia, invocando il suo nome, mentre Rukawa stesso riusciva a malapena a impedire che i suoi ansiti diventassero urla.

Il rossino si strinse a lui spingendo il bacino contro il suo con impazienza supplicandolo per avere di più e il vampiro aumentò il ritmo e la potenza delle sue spinte, ormai incapace di trattenersi, finchè non sentì il suo corpo venire trapassato da un brivido violento.

Gridò riversandosi dentro di lui mentre Hanamichi si svuotava a sua volta, sentendosi invadere dai fluidi caldi del compagno.

Rukawa ricadde su di lui, esausto, rimasero così per alcuni minuti, troppo intenti a recuperare il fiato per pensare a nient’altro finchè Hanamichi non emise un piccolo lamento muovendosi sotto l’amante, avvertendo ancora il suo calore bruciante nel corpo e Rukawa, seppure a malincuore, scivolò delicatamente fuori da quel guscio caldo.

“Dovresti bere più spesso do’hao” mormorò accarezzandogli il volto con le dita sottili, facendolo arrossire.

“Chiederò a Yohei il nome di quel cocktail.” Sussurrò “Era buono sai?”.

Rukawa gli sorrise passando una mano tra i capelli umidi, sparsi sul cuscino.

“Fammi assaggiare” mormorò e Hanamichi reclinò il capo docilmente, offrendogli la gola.

Il vampiro gli accarezzò il collo con le labbra prima di affondare i canini in quella pelle dorata.

Lo sentì sussultare, irrigidendosi per un istante, prima di rilassarsi sotto il tocco delicato delle sue mani, che scorrevano lentamente tra le ciocche rosse con fare tranquillizzante.

Hanamichi sospirò stringendosi al vampiro, chiudendo gli occhi stancamente mentre lo lasciava nutrirsi.

 

 

Vorticano.

 

Rosse e gialle, danzano, sospinte dal vento.

Foglie d’autunno cadute, farfalle che hanno ritrovato le loro ali delicate in quest’aria leggera.

 

Come fiamme tra i raggi del tramonto.

 

Scivolano in languide carezze sulla sua pelle abbronzata...

 

... nuda ...

 

Sussultano attorno a lui.

Tremano nell’aria rovente.

Il vento ansima, allungando le dita trasparenti tra i suoi capelli rossi.

 

Dalle sue labbra socchiuse sfugge un gemito leggero.

Un suono antico, che si scioglie in quest’aria dorata, e le fronde fremono, creando un’ancestrale melodia di sospiri ad eco del suo.

Il mondo sembra pulsare allo stesso ritmo del palpito profondo del suo cuore.

La luce si rifrange su di  lui in mille gemme di fuoco, beve la sua vita e ne trae forza, riversandone.

 

I suoi movimenti lenti e sensuali, affondano nell’aria, senza rumore alcuno.

 

Spinge il capo indietro, flettendo il corpo tornito.

Socchiude le labbra piano in un piccolo, triste, sorriso.

Le palpebre fremono, sollevandosi a velare due occhi dorati, polle di luce che rivaleggiano con il sole morente.

 

Rukawa rimase immobile.

Il battito del suo cuore un taburellio impazzito contro la cassa toracica.

Il suo respiro pesante, difficoltoso.

Il desiderio bruciante, come quella luce che avvolgeva quel corpo statuario, immobile quanto lui, a pochi metri di distanza.

Così vicino eppure così dolorosamente lontano.

 

Fece un passo verso di lui.

 

Non avvicinarti è pericoloso!

Si guardò attorno perplesso, ma era solo in quella radura sperduta tra i boschi.

 

Forse è soltanto il grido della mia anima. Pensò, senza tuttavia riuscire a fermarsi per ascoltare quell’urlo allarmato.

 

Ora che gli era vicino poteva sentire il calore della sua pelle.

Il profumo del suo respiro.

 

“E’ così bello...” sussurrò come se volesse giustificarsi di fronte a chi lo stava mettendo in guardia.

 

Affascinante come il fuoco.

Misterioso come la morte.

Splendente come la vita.

Sensuale come l’amante...

 

... l’ultimo amante concessogli ...

 

Il suo fuoco, la fine che segna il nuovo inizio.

I suoi occhi, calamite d’oro liquido.

 

“Lo voglio....”

 

Non andare!!!

 

“Dev’essere mio...”

 

Fermati!!!

 

Lo bramava.

Lo desiderava come non aveva voluto mai nient’altro in vita sua.

 

I suoi abiti presero fuoco quando allungò una mano candida verso di lui, ma non provò dolore.

 

Hanamichi gli tese la mano...

 

La sua pelle dorata riluceva.

I suoi capelli rossi scintillavano.

I suoi occhi lo invitavano.

La sua bocca lo chiamava.

 

“Vieni, fa l’amore con me...” sussurrò con voce profonda, vibrante.

 

Rukawa allungò di più la mano ed egli la prese con occhi colmi di lacrime...

 

“Ti amo...” gli disse.

 

“Ti amo...” gli rispose in un sussurro Rukawa.

 

Le loro dita si sfiorarono e bruciando il vampiro svanì.

 

 

Rukawa aprì gli occhi di scatto guardandosi attorno nella stanza buia.

Era di nuovo nel suo letto.

Si passò una mano tra i capelli d’ebano con un sospiro.

Un’altro incubo.

Ogni volta diverso.

Eppure ogni volta così reale.

Si voltò verso il ragazzo che dormiva placidamente sdraiato al suo fianco.

Allungò una mano passandogliela tra i capelli rossi, sfiorando la sua pelle dorata con dita leggere.

La stessa sensazione setosa che aveva sentito sotto i polpastrelli nel suo sogno.

Lo stesso profumo.

Fece scendere delicatamente le dita candide seguendo la linea del suo profilo fino al lobo dell’orecchio e poi sul collo.

Si fermò a pochi centimetri dai due forellini paralleli che il suo morso gli aveva lasciato sulla carne.

Da quando Restor aveva cercato di ucciderlo e Hanamichi aveva liberato il fuoco ogni volta che beveva il suo sangue quegli strani sogni venivano a fargli visita.

All’inizio aveva semplicemente rivissuto gli avvenimenti passati.

 

Quella prima notte in cui gli aveva strappato con violenza la verginità.

Il sapore forte, bruciante, del suo sangue in gola, la prima volta.

Quel gusto così particolare, così caldo.

Mai, in nessun essere umano, aveva trovato una linfa con un sapore tale.

E ora cominciava a chiedersi perchè.

 

Il racconto di Ken sul suo primo incontro/scontro con Hanamichi.

La sorpresa che brillava negli occhi dell’assassino mentre gli narrava l’impressione che il suo compagno gli aveva dato durante il combattimento.

“Una belva... una splendida, maestosa, belva figlia del fuoco” aveva mormorato ricordando.

 

Il modo in cui Irah e Agonia si erano interessate al rossino.

Come se avessero visto nel suo shadow qualcosa che lui ancora non riusciva a scorgere.

 

Lo scontro con Restor.

Quando Hanamichi aveva scatenato il fuoco e il suo sangue era cambiato, richiamando quelle visioni.

 

Rukawa fissò il ragazzo addormentato muoversi nel sonno e allungare le braccia per cingergli la vita, lo strinse dolcemente a se con fare protettivo.

Che cosa aveva risvegliato?

Che cosa dormiva nel suo compagno?

“Chi sei?” sussurrò chinandosi a sfiorargli le labbra con le sue, in una morbida carezza.

 

C’era solo una ‘persona’ che poteva aiutarlo a risolvere quell’enigma.

 

Sciolse dolcemente l’abbraccio in cui teneva il compagno scendendo dal letto, recuperando i pantaloni del pigiama e passandosi una mano tra i capelli corvini per sistemarli alla bell’e meglio mentre si dirigeva verso il salotto.

Si sedette sul divano prima di fissare un punto fermo dinanzi a lui.

Facendo ricorso al suo potere evocò il demone che aveva popolato i suoi sogni sebbene sotto le sembianze del suo compagno.

Distruzione” sussurrò.

Il buio che avvolgeva la stanza tremolò cospargendosi di ombre mentre una piccola fiammella spuntava dal pavimento.

Danzando sinuosa essa tracciò lentamente un cerchio per poi saettare all’interno di questo fino a disegnare una stella rovesciata.

A differenza degli altri demoni, che erano piuttosto silenziosi e spettrali nelle loro comparse, Distruzione aveva uno stile megalomane e piuttosto rumoroso.

Il pavimento esplose letteralmente con un boato che fece tremare tutta la casa mentre mezzo palque veniva ridotto in cenere, scintille e pezzi di legno schizzarono nell’aria piantandosi nel divano, sfondando il mobiletto di vetro che conteneva i cd e il televisore, che occupava un angolo della stanza.

“Eccomi!!!” trillò una voce profonda “La bellissima, rifulgente, fantastica Distruzione è al vostro cospetto!!!!” esclamò gioiosamente il demone emergendo da una roboante fiammata rossa, stiracchiando le braccia dorate nell’aria scintillante.

Rukawa sollevò gli occhi al cielo con una smorfia.

La giovane donna dalla pelle lucente, ricoperta di minuscole scaglie serpentine, lo fissò ridente con i suoi grandi occhi rosso fuoco scostando con uno sbuffo un ciuffo dei lunghi capelli ondulati, in cui ciocche bionde e nere, striavano una massa carminio acceso.

“Mio Signore!! Erano da secoli che non mi chiamavi!” esclamò fiondandosi tra le sue braccia scoccandogli un bacio sulle labbra.

“Allora come stai? Iruccia  mi ha detto che hai uno shadow!! Sono proprio contenta!! Non volevo che ti sentissi tutto solo.” Esclamò alzandosi per guardarsi attorno. “E poi dice che è carino!! E bravo il mio padrone!” disse assestandogli una serie di allegre pacchette sulle spalle ignorando il suo sguardo cupo.

“Allora che devo fare? Faccio saltare in aria qualcosa? eh? Eh?” disse tutta felice battendo le mani entusiasta.

“Una casa? Un paese? Una città? Oh dimmi che devo bruciare una città, mi ci diverto tanto!!!”

Rukawa sospirò rammentando a se stesso perchè Distruzione fosse il demone che utilizzava meno tra i cinque maggiori.

Perfino Vendetta, che era assolutamente irragionevole, e Morte, che era totalmente apatica a qualsiasi cosa, erano meglio di quel vulcano.

“Volevo solo farti alcune domande” mormorò con voce profonda, seria.

Distruzione lo fissò per un secondo prima di esplodere in una sonora risata.

“Ah, ah, ah, bella questa!!! Le tue battute sono fantastiche mio Signore per un secondo ci avevo pure creduto!! Allora cosa devo fare a pezzi?” chiese zelante.

Rukawa sospirò mentre il demone si fissava attorno allegramente, gli occhi incandescenti alla frenetica ricerca di qualcosa da disintegrare.

“Distruzione ascoltami non stavo scherzando è import...” Rukawa si fermò quando avvertì dietro di se la porta della camera da letto che si apriva.

Un assonnatissimo Hanamichi spuntò dalla loro stanza con gli occhi ancora mezzi chiusi per il sonno e i pantaloni del pigiama  infilati a rovescio.

“Kitsune ma che diavolo stai combinando?” borbottò con voce impastata sollevando il capo per fissare il caos che regnava nella stanza.

Rukawa si maledì tra se, non voleva svegliarlo ma con il rumore che aveva fatto il demone dai capelli rossi era impossibile che il suo amante non si alzasse per andare a vedere.

Scosse le spalle.

Ormai tanto valeva presentarli.

Hanamichi aveva già conosciuto Irah e Agonia poteva benissimo conoscere anche Distruzione.

“Hana questa è...” ma non finì di parlare perchè il rossino sollevato lo sguardo sul demone fautore di quel caos era impallidito violentemente.

Prima che Rukawa avesse modo di finire la sua frase la labbra di Hanamichi si socchiusero in un sussurro incredulo.

 

Mamma...?

 

 

continua............                                                                                            

 

 

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