Catene 1                                                    Back to FanFic  Back to Home

 

 

La sua mano scivola sul mio corpo, si infila tra le mie gambe.

Gemo.

Ansimo.

Il ferro tintinna mescolandosi al mio respiro pesante.

Alle mie preghiere.

Basta.

Basta ti prego.

Ma non ho via di fuga.

Non posso sottrarmi al suo tocco.

Lui è il mio padrone.

Lo testimoniano le catene che mi ancorano alla testata di questo letto.

Le cinghie di cuoio che mi costringono a tenere le gambe divaricate perhè lui possa fare quello che vuole.

Con me.

Con il mio corpo.

Inarco la schiena e grido.

Mi fa male.

I suoi occhi blu sono abissi oscuri che sfuggo.

Temo il loro dominio più del dolore rovente del suo sesso.

Mi perforano, violano la mia anima come le sue mani hanno già fatto con il mio corpo.

Le sue dita mi artigliano il mento e la sua bocca cala sulla mia.

Cerco di sottrarmi ma non ho forza.

La sua lingua si infila tra le mie labbra e spezza la mia volontà.

Affonda ancora e io ansimo.

Tiro le cinghie senza risultato mentre il suo calore mi scivola dentro.

Il suo grido roco mi accarezza le guance in fiamme mentre serro con forza gli occhi.

E’ di nuovo tutto finito.

Mi libera senza curarsi del fatto che io abbia o meno provato piacere.

Non ha importanza.

Perchè io...

Io sono solo un giocattolo.

 

Il giorno prima...

 

Rukawa piegò le lunghe gambe, accomodandosi su uno dei molteplici cuscini di raso scuro, sparsi sull’ampio tappeto, mentre lanciava uno sguardo indifferente alla grande sala d’aste che era stata riccamente addobbata per l’occasione.

Pochi metri più avanti, il grande palco di legno lucido che sarebbe presto stato teatro della vendita, giaceva vuoto e silenzioso, in attesa che lo spettacolo cominciasse.

Accanto ad esso, Mitsui, il famoso mercante di schiavi che pochi giorni addietro era atterrato nello spazio porto del pianeta con il suo prestigioso carico di amanti, attendeva di ricevere un cenno di assenso da parte del giovane imperatore per poter iniziare.

Anche se era successo assai di rado che Rukawa acquistasse degli schiavi, era convinto che questa volta sarebbe riuscito a catturare la sua attenzione.

Era noto a tutti che l’imperatore non amava comprare i suoi compagni di letto.

Aveva fatto solo due eccezioni e, con sommo orgoglio, Mitsui poteva vantarsi del fatto che entrambi i giovani scelti dal glaciale signore del pianeta erano appartenuti ai suoi harem.

Sorrise ad Ayako, splendida in una lunga veste turchese, che ricambiò il suo gesto con un cenno elegante del capo, scostando un ricciolo scuro dietro l’orecchio, lasciando che la luce soffusa che avvolgeva la stanza nelle sue intime maglie dorate scintillasse sul lungo monile appeso al piccolo lobo perfetto.

Quasi distrattamente la ragazza accarezzò il gioiello, uno degli ultimi regali del suo padrone, mentre si guardava attorno.

Rukawa fece cenno al mercante di iniziare e questi si volse verso l’uscio dietro il palco, sapientemente nascosto da un’ampia tenda scura, battendo due volte le mani, ordinando al primo dei suoi articoli di farsi avanti.

Akira, negligentemente accasciato alla destra del suo padrone accarezzò distrattamente un braccio di Rukawa mentre ascoltava il mercante elencare le abilità della giovane donna che sorrideva loro con aria civettuola.

Anche lui, proveniva  dalle ‘scuole’ di Mitsui ed era curioso di vedere quali meraviglie avrebbe escogitato il suo precedente padrone per riuscire a catturare l’attenzione del suo algido signore.

Dopo la prima si susseguirono sul palco altre fanciulle, alcune dalla pelle candida e dai lunghi capelli biondi, altre  prosperose, dai caldi riccioli scuri e dalla pelle del colore del cioccolato.

Fu poi la volta degli uomini, dai biondi prestanti, ai mori misteriosi, ai fragili efebi dai grandi occhi lucenti.

Mitsui lanciò un’occhiata di sottecchi all’imperatore che seguiva il tutto con poca partecipazione.

Era chiaro che quelle bellezze addestrate non suscitavano l’interesse dell’imperatore, d’altronde era noto a tutti che il sovrano amava soltanto le conquiste difficili.

Era affrontando sfide che tutti gli altri si erano rifiutati anche solo d’intraprendere che era riuscito a diventare uno degli uomini più ricchi della galassia giungendo infine ad avere tanto denaro da potersi permettere di acquistare il piccolo, ma splendido, pianeta su cui si trovavano ora.

L’aveva fatto attendere abbastanza, era giunto il momento di mostrargli il suo ultimo giocattolo, decise.

“Permettetemi ora....” disse “...di mostrarvi la mia ultima scoperta” sussurrò con un largo sorriso sul volto.

Akira sollevò un sopracciglio concedendogli la propria attenzione, che era momentaneamente scivolata su uno degli ultimi ragazzi che erano sfilati sul palco, conosceva quello sguardo negli occhi di Mitsui.

Aveva in mente qualcosa.

Qualcosa che gli avrebbe fruttato molto denaro.

Il mercante sollevò una mano schioccando le dita e quattro enormi schiavi dalla pelle brunita avanzarono sul palco, i fianchi a malapena cinti da una lunga fascia di pelle, tirando delle lunghe corde dorate.

Con un sottile stridio essi trascinarono sul palco quella che aveva tutta l’aria di essere un’enorme gabbia per pappagalli, coperta da un pesante drappo di raso color del fuoco.

I quattro giganti lasciarono le corde scomparendo dietro le tende di un’uscita laterale mentre Mitsui si avvicinava con deliberata lentezza al drappo che ancora impediva loro di scorgere all’interno della piccola prigione.

“Lasciate che vi mostri la mia fenice...” sussurrò prima di tirare con forza un lembo dello spesso tessuto.

Questo scivolò di lato con un fruscio, accasciandosi a terra, scoprendo un’enorme gabbia dorata, l’alta cupola di vetro imprigionata dagli artigli contorti delle lunghe sbarre, arrotolate le une sulle altre in modo da riprodurre il casuale intreccio di rovi cresciuti ribellandosi alla gravità.

Tra di essi eleganti foglie di metallo lucente, lunghe spine d’argento e piccoli boccioli di rosa intagliati in rubini scintillanti.

Un’altalena di legno levigato oscillava dolcemente al suo interno, senza produrre suono.

E intrappolato su di essa.... lui.

I polsi stretti nella morsa delle fasce di cuoio nero, a loro volta agganciate a grandi anelli d’argento che salivano verso la cupola vitrea obbligandolo a tenere le braccia sollevate.

I capelli carminio gli scivolavano in morbide ciocche di rubino a velare gli occhi chiusi, sfiorando languide gli zigomi appuntiti.

Le cosce provocantemente divaricate, le ginocchia legate, alle due estremità del trespolo sospeso, con sottili lacci di cuoio nero che contrastavano con la sua pelle dorata, disegnandovi ombre lascive, che si allungavano sulle sue gambe, lambendole come lingue di tenebra, fino a perdersi nella morbida peluria scarlatta che si arricciava ad accarezzare il suo sesso.

Il metallo tintinnò contro il metallo, gli anelli scivolarono uno su l’altro, disegnando scintillii argentei sulla sua pelle, quando egli si mosse.

Scostò il capo, premendo il mento contro il petto per impedire loro di vedere il suo volto e l’ombra rossa di umiliazione che gli imporpora le guance tese, la mascella serrata con rabbia.

“Fagli alzare la testa!” ordinò Rukawa improvvisamente attento, desideroso di fissare negli occhi quell’uccellino esotico che si ostinava a tenere il volto abbassato.

Mitsui fece un cenno secco ad uno dei suoi servi che allungò la frusta all’interno della gabbia cercando di far alzare il capo al giovane che tuttavia scosse con forza la testa, voltandosi con insolenza.

“Piccolo bastardo!” sbottò Mitsui alzandosi lui stesso per avvicinarsi alla gabbia, deciso a far collaborare il giovane.

Rukawa tuttavia si alzò lentamente in piedi, fermandolo, tendendo una mano al servo che aveva tentato invano di farsi obbedire.

Hisashi sogghignò facendo un cenno al suo schiavo che porse all’imperatore la frusta e le chiavi della grande prigione dorata.

Il volpino entrò nella gabbia osservando con attenzione ogni muscolo del giovane, notando la tensione con cui serrava la mascella e l’ostinazione con cui teneva il capo voltato.

Si avvicinò a lui e messa una mano sotto il suo viso gli artigliò il mento costringendolo ad alzare il volto.

Due polle dorate sapientemente messe in evidenza da un filo di trucco nero e rosso si fissarono su di lui scintillanti di rabbia e di disprezzo.

“Sta lontano da me figlio di puttana!!” ringhiò, digrignando i denti come se volesse morderlo.

Rukawa ricambiò il suo sguardo fiammeggiante con calma glaciale.

“E’ da domare.” constatò, ignorando il giovane che cercava di liberarsi, strattonando con forza le sue catene.

Mistui, che si era a sua volta avvicinato ai due, annuì “So che non amate i giocattoli privi di personalità.” commentò con una scrollata di spalle.

“Io non sono un giocattolo!!” tuonò il rossino, furioso, agitandosi così forte da far dondolare l’altalena.

“Il prezzo?” chiese Rukawa continuando ad ignorarlo.

“Dodicimila delron” disse Mitsui impassibile.

Akira sgranò gli occhi sorpreso scambiando un veloce sguardo con Ayako che scosse le belle spalle a sua volta incredula.

Era un prezzo esagerato anche per un ragazzo come quello.

Rukawa sollevò un sopracciglio limitandosi a manifestare la sua sorpresa con quel gesto appena percettibile.

Tornò a voltarsi verso il giovane che aveva smesso di agitarsi ma che continuava a ringhiare sommessamente fissando ogni suo movimento con quei pozzi dorati ridotti a due furiose fessure lucenti.

Ignorando i suoi occhi roventi Kaede fece scorrere le dita sul petto del giovane sfiorandone un capezzolo prima di abbassare la mano sul suo sesso saggiando la consistenza e il calore della sua pelle.

“Toglimi le mani di dosso pervertito!” tuonò il rosso cercando, per quanto gli permettevano i lacci che gli bloccavano le gambe, di scostarsi da lui.

Rukawa osservò con curiosità il lampo di panico in quegli incredibili occhi fieri notando come il giovane tentasse, agitandosi, di non dare a vedere che tremava.

“Decisamente un bell’esemplare ma non ti sembra di chiedere troppo?” mormorò gelido, cercando di non far notare quanto fosse rimasto colpito da quel giovane.

Il mercante, che ovviamente si aspettava quella domanda, sorrise sornione.

“E’ vergine” comunicò con una nota chiaramente soddisfatta nella bella voce.

Sapeva bene quanto fossero rari i giovani vergini soprattutto di quell’età.

Per non parlare dell’innegabile fascino del suo corpo.

Gli occhi dell’imperatore scintillarono mentre Mitsui entrava nella gabbia porgendo al suo cliente un piccolo tubo metallico che avrebbe sancito la fine delle trattative.

Hanamichi che aveva continuato ad agitarsi lanciando insulti con furia si azzittì bloccandosi violentemente.

Rukawa si voltò verso di lui prima di fissare Mitsui sospettoso.

Questo scosse le spalle “L’ha visto usare durante la vendita di alcuni ragazzi” spiegò prima di lanciargli un’occhiata sogghignante.

“Prego” disse indicandogli il rossino che ora era immobile e li fissava con gli occhi spalancati.

Rukawa fece cenno ad Akira di pagare il mercante mentre girava attorno all’altalena per posizionarsi dietro il giovane.

Accese il marchiatore che sparse nell’aria, improvvisamente silenziosa, il suo ronzio metallico mentre il rossino riprendeva ad agitarsi gridando frasi sconnesse dal respiro affannoso.

Akira si mordicchiò le labbra nervosamente ignorando l’avido mercante che contava le sue monete, osservando la scena che si stava svolgendo nella gabbia, ricordando quando anch’egli aveva ricevuto lo stesso trattamento.

All’epoca però lui era già stato addestrato.

Si chiese che reazione avrebbe avuto quel ragazzo tanto orgoglioso quando il cilindro avrebbe violato il suo corpo installandogli il chip di riconoscimento.

Rukawa passò una mano sui glutei sodi di Hanamichi prima posare il cilindro contro la piccola apertura tra essi.

Il ragazzo sotto le sue mani trattenne violentemente il respiro e Rukawa sorrise immaginandolo sotto di se.

Infilò il marchiatore dentro di lui mordendosi le labbra per trattenere un gemito di piacere quando lo sentì gridare.

Era così stretto che l’oggetto, passava a malapena.

Si immaginò quella pelle calda, avvolgente, attorno  a lui,  e per poco non emise un ansito ad alta voce.

Prima lo marchiava, prima lo avrebbe avuto nel suo letto.

Spinse l’oggetto in profondità senza ulteriori esitazioni azionando il tasto per la marchiatura, il ragazzo ebbe un violento sussulto e poi si afflosciò in avanti, privo di sensi.

 

Il risveglio confermò ad Hanamichi che quello che stava vivendo non era un incubo ma la realtà.

Volse il capo, per quanto gli permetteva l’essere incatenato al grande letto a baldacchino, guardandosi attorno.

Provò a scuotere le braccia ma le catene ai suoi polsi erano troppo corte per permettergli qualsiasi movimento.

Provò con le gambe ma ancora una volta le sue ginocchia erano state legate in quella maniera umiliante.

 

Ti sei svegliato...

 

Sussultò violentemente voltandosi verso il punto da cui era provenuta quella fredda voce maschile.

L’uomo che l’aveva comprato sedeva comodamente su un’ampia poltrona di velluto scuro, le gambe elegantemente accavallate, a malapena coperte dal tessuto leggero della vestaglia scura che indossava.

“Brutto stronzo slegami subito!” gridò Hanamichi reso improvvisamente vigile dalla paura.

Rukawa gli sorrise sornione, avvicinandosi al letto, osservando divertito le scintille di panico che accendevano di luci incredibili gli occhi dorati.

“Il tuo lessico non è migliorato...” sussurrò allungando una mano per posargliela sul petto.

“Mi fai schifo!!! Toglimi le mani di dosso!!” tuonò il rossino agitandosi per quel che gli permetteva la sua condizione di prigionia.

“Domarti sarà divertente...” mormorò il volpino incurante dei suoi insulti, avvicinando il volto al suo prima di passarsi lentamente un dito sulle labbra.

Lo fece scivolare in bocca inumidendolo prima abbassare la mano e posare il polpastrello bagnato sul ventre teso del giovane.

Lentamente, osservando con avidità gli occhi del ragazzo riempirsi di sfaccettature più scure, lo fece scivolare sul suo membro, percorrendolo per tutta la sua lunghezza, prima di sfiorare a malapena la punta per poi ritrarre la mano.

“Ti...ti ho detto che non devi toccarmi...” sussurrò il rossino improvvisamente privo di voce.

Rukawa si sollevò dal letto slacciando la cintura della vestaglia, scrollandosela poi dalle spalle con un gesto distratto prima di salire nuovamente sul letto, montando su di lui.

Balbetti...” gli fece notare candido, prima di stendersi su di lui fissandolo a pochi centimetri dai suoi occhi.

Hanamichi sussultò violentemente nell’avvertire quel corpo pallido aderire così al suo.

“Non voglio...” sussurrò spaventato, il volpino lo ignorò calando la bocca sulla sua, portando una mano ad artigliargli il mento quando il ragazzo cercò di scostarsi.

Il rossino mugugnò tentando di liberarsi di lui, serrando le labbra, ma l’imperatore gli strinse con forza la gola obbligandolo a reclinare il capo, forzandogli la bocca con la lingua.

Hanamichi ansimò stringendo gli occhi mentre avvertiva quell’organo caldo violare le sue labbra, accarezzare la sua lingua esigendo una risposta.

Cercò di morderlo ma il volpino parve intendere le sue intenzioni perchè si staccò improvvisamente da lui fissandolo con occhi scintillanti.

“Non farmi arrabbiare...” lo mise in guardia “...posso farti molto male...”

Hanamichi lo fissò sperduto per un momento.

Era bello.

Con quella carnagione chiara, i capelli corvini che velavano gli occhi blu così profondi.

Ipnotici.

Se l’avesse incontrato in un’altra occasione, in un’altro luogo, forse avrebbe pensato che aveva sbagliato a rincorrere ragazze fino a quel momento, ma così...

Rukawa lo vide stringere la mandibola con forza mentre gli occhi si riducevano a due lame infuocate.

“Preferisco la morte a farmi scopare da te!” ringhio sputandogli in volto.

L’imperatore sollevò una mano pulendosi la guancia lentamente, prima di tornare a fissarlo e Hanamichi trattenne il fiato nel vedere i lampi violetti che striavano d’ira gli occhi blu.

“Ti insegnerò ad obbedire!” ringhiò il moretto infilandogli una mano tra le gambe e serrando le lunghe dita intorno al suo membro.

Il rossino sussultò violentemente chiudendo gli occhi mentre il moro cominciava a far scivolare la mano sul suo sesso con violenza.

Si morse le labbra, voltando il capo sul cuscino, cercando di fuggire le sensazioni che quelle dita cominciavano a dargli.

Si tese sotto di lui mentre il respiro gli diventava pesante, cercando di trattenere i gemiti che si infrangevano contro le sue labbra serrate in lamenti spezzati.

“Che cosa c’è?” gli soffiò sul collo l’imperatore, prendendo a leccare sensualmente il lobo dell’orecchio sul quale stava parlando, “Ti stai accorgendo che non è poi così male farsi scopare da me...?” lo provocò, stringendo con forza la mano contro il membro teso del suo prigioniero.

Hanamichi ansimò spingendo indietro la testa mentre una lacrima cristallina gli scivolava sullo zigomo silenziosa.

“Non piangere ora...” lo rimproverò il volpino allungando le labbra per raccogliere quel cristallo salato “...ho appena cominciato...”

Rukawa lo baciò affondando la lingua dentro di lui, spingendo con forza la sua bocca contro quella del ragazzo mentre la sua mano riprendeva a salire e scendere fermandosi sempre più spesso sulla punta sensibile, strofinando la pelle turgida, gli liberò le labbra leccandole con dolcezza prima di sollevare il capo per fissarlo.

Teneva gli occhi serrati, i capelli sparsi scompostamente sulla fronte, le guance arrossate per la vergogna, le labbra umide, gonfie, socchiuse nel tentativo di recuperare il fiato che le sue carezze e quel bacio gli avevano sottratto.

“Fammi sentire quanto ti piace...” gli sussurrò stringendo la mano attorno al suo sesso eretto.

Hanamichi inarcò la schiena lasciandosi sfuggire un gemito.

Non riusciva più a controllare il suo corpo e quel calore che saliva violentemente travolgendolo, risucchiandolo, in un universo fatto di luce.

“Così piccolo, ancora...” lo incitò l’imperatore riprendendo la sua intima carezza con forza, deciso a vederlo venire.

Il rossino si agitò mordendosi le labbra a sangue, conficcandosi le unghie nei palmi della mani intrappolate dalle catene sopra la sua testa.

Ansimò, scuotendosi con forza in un ultimo vano tentativo di allontanarlo, di rifiutare quello che gli stava facendo, quello che stava provando.

Rukawa strinse la mano e con un ultimo violento strattone, gli strappò l’orgasmo e l’orgoglio.

Hanamichi respirava pesantemente, il petto, ricoperto da un sottile velo di sudore, che si alzava e abbassava in fretta, mentre cercava di affondare il volto tra i cuscini.

Rukawa tuttavia lo afferrò per il mento costringendolo a voltare la testa verso di lui.

“Guardami” ordinò.

Hanamichi tenne ostinatamente gli occhi chiusi e Rukawa strinse la presa provocandogli un gemito di dolore.

“Ho detto: guardami!” tuonò.

Il rossino socchiuse le palpebre, gli occhi dorati carichi di furia accresciuta dall’umiliazione per quanto era appena avvenuto.

Gli insulti che aveva pensato tuttavia si azzerarono di fronte alla scena che si presentò ai suoi occhi.

L’imperatore portò le dita candide, sporche del suo sperma alle labbra, leccandole con attenzione, assaggiando il suo sapore.

Hanamichi arrossì furiosamente serrando nuovamente gli occhi mentre la bassa risata di derisione del moro accompagnava quel suo gesto.

“Ha...hai avuto quello che volevi adesso vattene!” gridò cercando di cancellare la violenta sensazione di calore che quella visione gli aveva procurato, scuotendo le braccia nel tentativo più di distrarsi che di liberarsi.

“Ingenuo...” gli sussurrò il volpino accarezzandogli una guancia con le dita candide, umide, prima di infilargliele in bocca.

Hanamichi sussultò incredulo spalancando gli occhi prima di serrare con forza la mandibola, mordendolo a sangue.

Rukawa trasse la mano ferita dalla sua bocca con un grido prima di sollevarla e schiaffeggiare con forza il ragazzo sotto di lui.

“Puoi anche prendere il mio corpo ma non ti obbedirò mai. Mai! Mi hai capito! Mi fai schifo!” ringhiò con rabbia Hanamichi fissandolo con tutto il disprezzo di cui era capace.

Rukawa fece saettare una mano tra i suoi capelli artigliando le ciocche rosse, costringendolo ad inarcare dolorosamente il collo, fissandolo nelle iridi dorate con attenzione, avvertendo quel corpo caldo sotto il suo vibrare di rabbia.

“Bhe che aspetti?” gli ringhiò contro il rossino cercando di non far trasparire la paura.

Non gli avrebbe concesso di vederlo spaventato.

Non gli avrebbe concesso di sentirlo supplicare.

Forse quel demone travestito da angelo avrebbe anche avuto il suo corpo ma non gli avrebbe dato nient’altro.

Rukawa sondò gli occhi della sua vittima prima di lasciare lentamente andare le ciocche rosse e sistemarsi tra le sue gambe immobilizzate.

“Dato che ho il tuo permesso...” lo canzonò, premendo il proprio sesso contro la piccola apertura tra i glutei.

Hanamichi serrò la mascella e strinse gli occhi preparandosi mentalmente a quello che sarebbe accaduto.

Nonostante quello che si era riproposto aveva paura.

Una paura dannata.

Attese per alcuni momenti ma Rukawa non si mosse.

Sollevò lentamente le palpebre fissandolo confuso.

“Tremi...” gli fece notare l’imperatore dolcemente accarezzandogli una coscia con delicatezza.

Hanamichi voltò il capo arrossendo, accorgendosi che aveva ragione.

Stava tremando come una foglia.

“Rilassati andrà tutto bene” lo rassicurò il volpino, baciandogli dolcemente le gote prima di far scivolare le labbra sulle sue.

La lingua premette delicatamente contro la sua bocca socchiudendola, infilandosi tra le sue labbra mentre il volpino faceva strusciare il suo bacino contro quello intrappolato contro le lenzuola.

Hanamichi chiuse gli occhi imponendosi di non rispondere all’ipnotica carezza di quella lingua sapiente.

Quasi non si accorse della mano del volpino che scendeva lungo la sua schiena, sussultando soltanto quando il primo dito lo violò, scivolando dentro di lui.

Emise un gemito contro le labbra di Rukawa che si staccò da lui , spingendo la bocca lungo al sua gola fino ad un capezzolo prendendo a tormentarlo delicatamente con la lingua.

Hanamichi si morse le labbra martoriate, cercando di soffocare un mugolio di piacere mentre il dito dentro di lui cominciava a prepararlo.

“No!” ansimò tendendosi quando Rukawa ne fece scivolare un secondo dentro di lui, provocandogli una fitta di dolore.

Cercò di muoversi, per sottrarsi al suo tocco ma le cinghie di cuoio che lo tenevano ancorato al letto non glielo permisero.

Ansimò tendendosi, mentre stringeva con le mani le sue catene e gli occhi cominciavano a bruciargli.

Non voleva farsi vedere in lacrime ma le palpebre serrate sembravano ormai incapaci di trattenerle, come, d’altronde, le sue labbra sembravano ormai soccombere sotto la pressione dei gemiti che gli si accavallavano in gola.

Rukawa aggiunse un terzo dito ai primi due, allargandolo ulteriormente, sollevando il capo dal suo petto per osservare il rossino agitarsi.

“Ora cerca di stare calmo...” gli consigliò, liberandolo delle dita per porsi di nuovo contro il suo corpo.

Rimase così per alcuni secondi, permettendogli di avvertire con sin troppa chiarezza il calore ustionante del suo sesso contro la sua intimità prima di affondare con forza dentro di lui con un ansito di piacere.

Hanamichi spalancò gli occhi incredulo gridando di dolore, mentre Rukawa gli metteva le mani sui fianchi, fissando l’espressione sgomenta che deturpava il volto del suo amante.

“Ti abituerai a tutto questo...” sussurrò “...e imparerai a trarne piacere...” ansimò prima di muoversi lentamente dentro di lui.

“No, ti prego..” gemette Hanamichi, fissandolo ormai dimentico di tutto se non del dolore che lo stava spezzando in due.

“Rilassati, andrà meglio...” sussurrò con voce roca Rukawa prima di dare un’altra spinta decisa con il bacino, incapace di trattenersi ora che si sentiva avvolto da quelle membra calde, così strette.

Hanamichi gridò spingendo indietro il capo cercando di allontanare il proprio corpo da lui senza risultato.

Rukawa prese ad spingere a ritmo costante, ansimando ogni qualvolta il suo sesso affondava un po’ di più in lui, allungò una mano prendendo a stimolare il suo sesso cercando di aiutarlo ad abituarsi a quella violenza finchè Hanamichi non cominciò a emettere flebili gemiti confusi, ormai però era troppo tardi perchè potesse trattenersi ancora, spinse un’ultima volta i suoi fianchi contro quelli del suo schiavo, facendo sbattere il proprio ventre contro quello del ragazzo invadendo il suo corpo con il proprio piacere.

L’imperatore rimase immobile con gli occhi chiusi, il corpo ancora affondato in quello teso sotto il suo.

Nella stanza improvvisamente silenziosa, solo i loro respiri pesanti riempivano l’aria densa.

Poi il corpo sotto il suo ebbe un piccolo sussulto.

E poi un’altro, più forte.

Rukawa lo liberò del proprio sesso mentre il rossino nascondeva il volto contro le braccia tese, il petto spezzato dai singulti dei suoi singhiozzi.

“Non fare così...” sussurrò Rukawa, accarezzandogli piano una gota bagnata.

“Vattene!” ansimò Hanamichi scuotendo il capo, allontanando la sua mano “Ti prego... vattene...” supplicò con voce affranta, spezzata.

Rukawa si alzò lentamente, fissando per un momento il suo ventre macchiato di sangue e le lacrime bollenti che rigavano le sue guance, prima di raccogliere la vestaglia e uscire dalla stanza chiudendosi silenziosamente la porta alle spalle.

 

“Occupatevi di lui.” sussurrò ai due ragazzi che attendevano fuori dalla stanza, prima di voltare loro le spalle e dirigersi con passo maestoso lungo il corridoio metallico che l’avrebbe condotto alle terme.

La lunga vestaglia blu che non si era preso la briga di chiudere, svolazzò attorno alle sue gambe scivolando sulla pelle nuda come un mantello scuro.

Akira seguì per un istante quella visione marmorea con desiderio prima di voltarsi verso Ayako.

Questa annui silenziosamente ed entrambi entrarono negli appartamenti del nuovo arrivato.

 

 

Continua....

 

 

 

Scleri dell'autrice (Eccola che ritorna... nd Pippis) 

 

H: Ma... ma.....ç_ç

N: ^^’’’ stavolta è colpa di Hira!!!

H: perchè mi tratti sempre male ç_ç

N: Ma perchè sei il mio preferito è ovvio no! ^___^

H: >___<’’’

N: E vedrai cosa ti combino nei prossimi capitoli!!! Buahahahahaah!!!

 

 

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