48 Ore                                                                                                               Back to FanFic  Back to Home

 

 

Venerdì 17.30

Istituto Shohoku.

 

Kaede Rukawa osservò per alcuni istanti la parabola perfetta con cui la palla si infilava nel canestro prima di detergersi il sudore dalla fronte con la fascetta scura che portava al braccio.

Un’altro paio di canestri e poi se ne sarebbe andato a casa.

Era rimasto solo lui in palestra.

Gli altri se ne erano andati da tempo ormai.

Ascoltò il pallone rimbalzare sul palchè in quell’atmosfera tranquilla.

Com’era silenziosa la palestra ora che non c’erano i membri della squadra ad allenarsi.

Ora che non c’era lui.

Le labbra gli s’incurvarono in una leggera smorfia.

Quella sera era toccato a loro pulire la palestra dopo gli allenamenti.

Non che gli fosse dispiaciuto.

Anzi!

Aveva avuto la possibilità di rimanere con lui un po’ senza l’ingombrante presenza del resto della squadra, di quella svampita della Akagi e di quelle oche del suo Fans Club.

C’era decisamente troppa gente durante gli allenamenti perchè potesse godere delle grazie del rossino in santa pace.

Nella mezz’ora invece che avevano passato a pulire aveva potuto seguire i suoi movimenti con attenzione beandosi di ogni centimetro di quella pelle dorata che gli s’incollava addosso mentre passava la scopa sul pavimento o quando si chinava a raccogliere una palla lasciata in un angolo. Un sorriso leggero incurvò le sue labbra al pensiero.

Aveva fatto di tutto durante gli allenamenti per far si di spargere palloni ovunque.

La vista del fondoschiena tornito del rossino che si modellava sul tessuto umido dei pantaloncini mentre si chinava era uno spettacolo da sogno.

E una tortura terribile....

Guardare e non toccare.

Che cosa avrebbe dato per far scivolare le sue mani su quella pelle sudata.
Per rubargli il respiro con un bacio profondo facendogli scivolare la lingua dentro la bocca con lo stesso movimento antico e ipnotico con cui poi lo avrebbe fatto suo...

Sospirò raccogliendo la palla e ricominciando a palleggiare.

Si era talmente eccitato nel fare le pulizie che alla fine aveva ritardato la doccia per non dare modo ad Hanamichi di non notare il suo stato.

Sarebbe stato imbarazzante.

Anche se forse avrebbe creato l’occasione giusta per confessargli ciò che provava.

Era inutile cercare di nasconderlo.

Desiderava Hanamichi e lo desiderava in senso carnale.

Voleva toccarlo, baciarlo, possederlo.

Il rumore della palla che scivolava nella retina lo distrasse da quei peccaminosi pensieri.

Un’altro canestro perfetto.

La palla rimbalzò nuovamente sul pavimento con un rumore sordo e profondo come i battiti del suo cuore.

La raccolse vicino alla porta della palestra, rimasta socchiusa per lasciar passare un po’ d’aria in quella serata estiva e le sue narici vennero accarezzate dal profumo leggero di pioggia. Alzò gli occhi ad osservare il cielo plumbeo nonostante non fosse tardi. Un leggero vento freddo gli scostò alcune ciocche scure dal volto facendolo rabbrividire. Nubi pesanti promettevano pioggia e un po’ di frescura che sarebbe giunta come una manna dopo quei giorni di caldo afoso. Forse avrebbe dovuto sbrigarsi a prendere la bicicletta ed andare a casa o sarebbe arrivato zuppo. Ma a casa c’era solo il gatto ad aspettarlo e quella sera si sentiva stranamente restio ad abbandonare l’ambiente familiare della palestra. “Ancora un paio di tiri e poi vado.” Borbottò tra se tornando verso il canestro. Aveva già alzato le braccia per lanciare quando il ticchettio familiare della pioggia risuonò nella grande sala silenziosa facendolo sorridere.

Troppo tardi.

Poco male ormai era andata, avrebbe fatto un’altra doccia una volta arrivato a casa, tanto il giorno dopo non avevano lezione dato che era festa nazionale.

Si sarebbe fatto una bella dormita cullato dal suono della pioggia e dalle sue fantasie su quel rossino irruente che aveva stravolto la sua vita.

Riprese a palleggiare distrattamente perdendosi nel proprio allenamento senza rendersi conto del tempo che passava scandito dai suoi respiri e dal tamburellio della pioggia.

 

“Incredibile sei ancora qui?”

 

Il ragazzo moro si voltò di scatto sorpreso nell’udire quella calda voce familiare provenire dalla porta avvolta dalla penombra.

Avrebbe riconosciuto quella sagoma alta e muscolosa tra mille.

L’oggetto di tutte le sue fantasie era lì.

 

“Sakuragi?” chiese quasi credendo che la sua mente malata ormai così avvezza a sognarlo in tutti i modi e in tutte le salse gli stesse semplicemente proponendo un ologramma per placare la sua sete di lui.

Nella sua voce dovette vibrare una nota sorpresa perchè Hanamichi gli si avvicinò emergendo lentamente dalle ombre che avvolgevano la porta con un sorriso sul bel volto abbronzato

“Sono andato a fare un giro in centro con Yohei e gli altri, me ne stavo giusto tornando a casa quando il temporale mi ha sorpreso e ho pensato di rifugiarmi qui finchè non avesse smesso” gli spiegò. Ma Rukawa avvertì soltanto un mormorio confuso. Gli occhi del volpino si erano gradatamente spalancati ma mano che Hanamichi avanzava nella palestra lasciando che la luce dorata che illuminava il campo avvolgesse la sua figura atletica.

Era fradicio.

Bagnato dalla testa ai piedi.

I cappelli rossi gli scivolavano in ciocche scomposte sul volto mentre piccole goccioline cadevano scivolando sugli zigomi e lungo il naso.

La semplice maglietta azzurra che indossava era diventata praticamente trasparente e gli si era incollata al petto come una seconda pelle disegnando i muscoli del petto e gli addominali scolpiti, tirando sui capezzoli resi turgidi dalla fresca aria della sera. I jeans già attillati gli disegnavano le gambe come se fossero stati creati apposta per lui, mettendo in risalto ogni singolo muscolo fino alle caviglie.

A malapena Rukawa riusciva a respirare.

Potè quasi avvertire il suono secco con cui la sua maschera di freddezza cadeva finendo in mille schegge. E Hanamichi dovette accorgersene perché gli si avvicinò sorpreso.

“Tutto bene?” chiese un po’ preoccupato.

Ma la sua vicinanza non migliorò certo la situazione.

Le narici di Rukawa vennero accarezzate dal profumo di pioggia e di aria fresca di cui era impregnato il rossino, potè chiaramente scorgere il riflesso del neon su una gocciolina d’acqua che scivolò maliziosa attirando il suo sguardo lungo il collo del rossino e poi lentamente sul petto, giù lungo gli addominali infilandosi, silenziosamente invitante, dentro la cintura dei pantaloni.

Rukawa dovette mordersi le labbra per non gemere ma dalla sua bocca uscì comunque un mugugno mentre il suo sguardo rimaneva pericolosamente incatenato al punto in cui quella traditrice goccia di pioggia era scomparsa mentre Hanamichi lo fissava sempre più confuso.

“Rukawa?” lo chiamò infatti e non ricevendo risposta decise di allungare una mano poggiandogliela sulla spalla, l’atteggiamento della volpe era decisamente inconsueto, addirittura preoccupante. Rukawa sollevò gli occhi di scatto quando sentì quella mano fredda a contatto con la sua pelle sudata. Una scarica violenta di elettricità gli attraversò il corpo saettando, andandosi a concentrare violentemente nel suo basso ventre che rispose prontamente allo stimolo. C’era una sola cosa logica da fare, allontanarsi il più in fretta possibile e sperare che il rossino non si accorgesse di nulla. Ma la logica aveva abbandonato la mente del volpino nel momento stesso in cui la luce dorata del neon aveva avvolto quella figura rifrangendosi sulla pelle bagnata in mille scintille. Rukawa allungò una mano e la fece scorrere sulla guancia di Hanamichi come in trans scostando una ciocca rossa dal bel volto.

Hanamichi arrossì violentemente sotto quel tocco delicato

“Ru...” ma non ebbe il tempo di porre la domanda che gli aveva attraversato la mente.

Le labbra del volpino avevano coperto le sue mentre, le braccia di Rukawa gli si strinsero intorno alla vita attirandolo al proprio corpo.

Hanamichi rimase immobile per la sorpresa prima di cercare di liberarsi forsennatamente dal suo abbraccio.

Che diavolo stava facendo?

Che quell’idiota di Mistui avesse tradito il suo segreto che ora la volpe lo stesse prendendo in giro?

Oppure...

Non  era possibile, non riusciva nemmeno ad immaginare che potesse ricambiare i suoi sentimenti. Sarebbe stato troppo bello, troppo facile, troppo...

Gemete non riuscendo a trattenere l’impulso di schiudere le labbra.

Sussultò avvertendo la lingua calda di Rukawa scivolargli dentro.

Il suo primo bacio.

Il suo primo bacio lo stava dando alla kistune.

Mosse la lingua incerto assecondando il proprio istinto che cercava un contatto che lo lasciò senza fiato. Lentamente Rukawa prese a far scorrere la sua lingua su quella del rossino, esplorando invadendo, cercando,  mentre le mani gli accarezzavano la schiena. Hanamichi gli passò le braccia attorno al collo ormai dimentico di ogni cosa che non fosse quella bocca sapiente. Si separarono per riprendere a respirare prima di cercarsi di nuovo. Hanamichi sentiva le gambe molli e si strinse di più a lui cercando un sostegno e trovando un contatto con il suo corpo che lo fece tremare. Lentamente Rukawa cominciò a spingerlo finche Hanamichi non si ritrovò appoggiato alla parete della palestra. Il volpino si sistemò meglio su di lui facendo strusciare i propri fianchi contro i suoi, infilandogli un ginocchio tra le gambe per divaricargliele. Hanamichi gemette nella sua bocca una flebile protesta mentre una mano pallida s’intrufolava sotto la maglietta bagnata accarezzando la pelle abbronzata con movimenti sinuosi. “Ru..” mormorò Hanamichi appena il volpino si staccò da lui per riprendere fiato. L’interpellato sollevò il capo fissando su di lui due occhi resi blu dalla passione in cui si poteva leggere un desiderio così profondo da essere intossicante.

“Spogliati” gli sussurrò a un soffio dalle sue labbra prima di posare un bacio leggero sulla gota abbronzata per poi scivolare lungo la mandibola e sul collo per risalire lentamente verso l’orecchio. Hanamichi gemette intrappolato tra il corpo della volpe e la parete. Mettendo in atto da solo quanto gli aveva appena chiesto Rukawa afferrò con entrambe le mani la maglia bagnata e ad Hanamichi, ormai in sua completa balia, non restò che sollevare le braccia per lasciargli completare l’operazione. Tuttavia quando entrambe le mani della volpe scivolarono verso la cintura dei pantaloni Il rossino le afferrò fermandolo. “Io...io...” balbettò sotto lo sguardo sorpreso della volpe. Rukawa osservò affascinato quelle gote arrossate e gli occhi nocciola spalancati e sorrise. Un sorriso così dolce che sciolse tutte le paure del numero dieci dello Shohoku. Le mani lasciarono lentamente la presa mentre Rukawa gli apriva i pantaloni lasciandoli poi scivolare lungo le gambe tornite con un suono leggero simile ad un sospiro. Tornò a baciargli dolcemente le labbra sfiorandole appena in piccoli tocchi leggeri come battiti d’ali mentre tornava ad appoggiare il proprio corpo, coperto solo dal leggero tessuto della divisa, a quello nudo dell’altro ragazzo. “Non avere paura” gli sussurrò piano all’orecchio mentre gli accarezzava un fianco con dolcezza, l’altra mano che affondava nei capelli rossi in una lenta, ipnotica, carezza che fece sospirare il rossino. Hanamichi chiuse gli occhi appoggiando il capo sulla spalla del compagno lasciandosi avvolgere dal suo abbraccio rassicurante. “Fa... fa piano ok?” mormorò nascondendo il capo nell’incavo del suo collo per nascondere il volto in fiamme. Rukawa gli accarezzò dolcemente la schiena posandogli un bacio sul capo prima di mettergli una mano sotto il mento e costringerlo ad alzare il volto per guardarlo negli occhi. “Andrà tutto bene” gli mormorò fissando gli occhi blu in quelli nocciola prima di coprirgli le labbra con l’ennesimo bacio. Senza sapere come Hanamichi si ritrovò disteso sul pavimento della palestra il corpo della volpe sopra il suo. Lo aiutò a liberarsi della maglia della divisa con movimenti frenetici e impacciati mentre il proprio desiderio lo tormentava anelando ad un contatto più profondo. Finalmente la volpe si liberò anche dei pantaloncini permettendo ai loro corpi di venire a contatto. Hanamichi si lasciò sfuggire un grido quando avvertì la virilità del volpino sfiorare la sua. Rukawa gli accarezzò il capo scostandogli le ciocche ribelli dagli occhi e Hanamichi si perse in quei pozzi blu scintillanti di malizia mentre l’altra mano della volpe scivolava lungo il suo ginocchio risalendo lentamente fino all’interno coscia e a ciò che essa custodiva. Il rossino spalancò gli occhi con un gemito quando la sentì chiudersi sul suo sesso. “Sei così sensibile...” mormorò sensualmente la volpe leccandogli l’orecchio nel quale aveva parlato prima di riprendere la discesa che aveva interrotto fino a raggiungere il petto. Chiuse le labbra su un capezzolo strappando un gemito di piacere al ragazzo sotto di lui che gli si strinse spasmodicamente addosso. Passò la lingua su quel piccolo bocciolo scuro più volte spingendolo dolcemente verso l’alto mentre dalla labbra di Hanamichi uscivano ansiti di piacere. Il do’hao si contorse inquieto tra le sue braccia non sopportando quella tortura e Rukawa decise che era il momento di dargli di più. La mano rimasta dolosamente immobile sulla virilità del suo prigioniero cominciò a muoversi lentamente dal basso all’alto e viceversa stimolando la pelle sensibile. Hanamichi scattò indietro come una molla con un grido spezzato, ma bloccato sotto il peso dell’altro non poté allontanarsi di molto e ben presto la mano della volpe ritrovò ciò che le era stato sottratto riprendendo a massaggiare con ancora maggior foga. “Ru...no.... oddio... ti prego...” la voce spezzata dai gemiti di Hanamichi si ruppe completamente quando Rukawa soffocò le sue ulteriori suppliche con un bacio umido che lasciò entrambi senza fiato. Contrariamente a quanto lo aveva appena supplicato di fare Hanamichi si inarcò allargando le gambe e offrendo il proprio sesso a quella mano che lo stava così deliziosamente torturando. Fu questione di pochi attimi e con una stretta più forte le attenzioni della volpe vennero ricompensate dal getto caldo di Hanamichi e da un lungo gemito di piacere molto simile ad un lamento. Il rossino teneva gli occhi chiusi mentre tentava invano di riprendere fiato. Si arrischiò ad aprirli solo per perdersi in due oceani blu. Rukawa gli sfiorò le labbra con le proprie accarezzandogli una guancia con le dita. “Tutto bene?” gli chiese dolcemente provocando un rossore diffuso sul bel volto di Hanamichi. Il rossino annuì non fidandosi delle proprie parole ottenendo un bacio in ricompensa. “Bene” mormorò Rukawa facendogli scivolare entrambe le mani sui fianchi prima di ricominciare a baciarlo dolcemente, Hanamichi gli rispose titubante e imbarazzato dopo quanto aveva appena condiviso con chi, a detta di lui per primo, era il suo mortale nemico. I baci divennero via via più lunghi, più intensi, mentre Rukawa si spostava su di lui facendo aderire il proprio bacino al suo. Sentire la virilità tesa di Rukawa tra le gambe rubò al rossino un lungo gemito che si perse nella bocca della volpe. Hanamichi prese ad accarezzargli la schiena cominciando ad esplorare quel corpo che aveva spesso osservato di nascosto sotto la doccia disegnandone i contorni con curiosità. Rukawa intanto incitato dalle carezze via via più audaci di Hanamichi e dalla schermaglia che stavano disputando le loro lingue, aveva usato una mano per far allargare ulteriormente le cosce ad Hanamichi facendogli piegare una gamba contro il proprio fianco. In quella nuova posizione ad ogni movimento, il suo sesso, ormai dolorosamente eccitato, sfregava contro le natiche di Hanamichi, strappando gemiti sempre più forti ad entrambi. Nonostante ormai allo stremo Rukawa s’impose di non penetrare il ragazzo sotto di lui con un’unica violenta spinta come gli gridava tutto il suo corpo ma con l’altra mano gli accarezzò i glutei sodi infilando le dita tra essi finchè non trovò ciò che cercava. Infilò un dito dentro di lui strappandogli un sussulto violento e un gemito non esattamente di piacere. “Rilassati” gli sussurrò dolcemente Rukawa staccandosi dalle sue labbra per guardarlo negli occhi. Hanamichi annuì chiudendo gli occhi e ripetendo fra sè quella parola come un mantra mentre la volpe riprendeva ad accarezzarlo. Le dita dentro di lui divennero due e Hanamichi si agitò tra le braccia della volpe lasciandosi sfuggire un singhiozzo. Rukawa interruppe la corsa della sua bocca lungo la gola del rossino per alzare il capo e guardarlo in viso. E quello che vide non gli piacque affatto. Hanamichi era troppo teso, troppo spaventato. Avrebbe finito per fargli più male del necessario. “Shh... non fare così...” gli sussurrò dolcemente raccogliendo con la lingua le lacrime che scivolavano lungo il volto abbronzato. “Io... io... non ci riesco...” mormorò tra un singhiozzò e l’altro il rossino voltando il capo. Rukawa lo liberò dalle proprie dita e lasciò andare la gamba che aveva imprigionato contro di se. “Tesoro non ho intenzione di violentarti, se non vuoi basta che tu me  lo chieda e smetterò” gli disse piano il volpino coprendogli il volto di piccoli baci rassicuranti. Hanamichi scosse il capo.. “Mi dispiace....” mormorò arrossendo inevitabilmente “...è solo che...” si morse le labbra interrompendosi troppo imbarazzato per continuare. “Hai paura?” suggerì dolcemente Rukawa accarezzandogli con riverenza il volto. “E’ normale Hanamichi, è la prima volta. Non agitarti, fidati di me” lo rassicurò sfiorandogli le labbra con le proprie. Hanamichi gli allacciò le braccia dietro il collo e Rukawa gli si sistemò meglio tra le gambe. “Una cosa alla volta” gli mormorò Rukawa riprendendo a baciarlo dolcemente. “Non avere fretta”. Sembrava che le parole riuscissero a rassicurare il rossino che si stava lentamente lasciando andare contro di lui. Rukawa gemette quando Hanamichi piegò una gamba per permettergli di sistemarsi contro di lui. Lentamente Rukawa fece tornare la mano tra i glutei di Hanamichi riprendendo ciò che aveva interrotto, questa volta però il rossino rassicurato dalle frasi che la volpe gli sussurrava all’orecchio non emise gemiti di dolore ma gli si inarcò contro facendo aderire i sessi ormai tesi allo spasimo. Rukawa lo prese per i fianchi appoggiandosi a lui. Hanamichi tremò nel sentire la punta del suo sesso sfiorare la piccola apertura ma non si ritrasse, strinse le braccia attorno alle spalle del volpino con più forza imponendosi di stare tranquillo. Rukawa aspettò che il respiro di Hanamichi diventasse più regolare prima di cominciare a spingere. Nel momento stesso in cui cominciò a penetrare il ragazzo sotto di lui s’inarco con un lamento che divenne un vero e proprio grido di dolore quando Rukawa entrò completamente in lui. Era così stretto, così caldo da farlo impazzire ma s’impose di rimanere immobile per dargli il tempo di riprendere fiato, di abituarsi a lui. “Hana” lo chiamò piano sfiorandogli il volto contratto dal dolore con la bocca. “Fa male...” mormorò con un filo di voce il rossino sotto di lui. Rukawa gli sorrise dolcemente “Lo so tesoro” mormorò prima di spostare una mano sul sesso del ragazzo e cominciare a massaggiarlo. Hanamichi si mosse a disagio diviso tra il piacere che gli dava quella mano e il dolore che provava nell’avvertire il corpo di Rukawa piantato così a fondo nel proprio. E poi lentamente Rukawa cominciò a muoversi. I primi affondi gli provocarono violente fitte di dolore che lo spinsero ad aggrapparsi alle spalle dell’amante affondando le unghie nella pelle candida del volpino ma poi qualcosa cambiò, il suo corpo si abituò a quell’intrusione e un leggero piacere cominciò a salire dentro di lui alimentato anche dal lavoro sapiente delle mani della volpe sul suo corpo, andando lentamente a coprire il dolore fino a relegarlo in un angolino dimenticato. Rukawa ormai perduto in quel corpo caldo e dalle sensazioni che esso gli regalava, cominciò a spingere sempre con più forza mentre le sue grida di piacere andavano ad aggiungersi a quelle del suo amante. Vennero a poca distanza uno dall’altro accasciandosi poi stremati sul pavimento. Hanamichi emise un flebile gemito di dolore quando Rukawa uscì da lui. Il volpino allungò le braccia e lo strinse a se facendogli appoggiare il capo sul suo petto. Rimasero così a lungo finchè i loro respiri non si regolarizzarono. Allora Rukawa si alzò su di un gomito per osservare Hanamichi che teneva ancora gli occhi chiusi. “Come ti senti?” gli chiese dolcemente sfiorandogli le palpebre con un bacio. “Indolenzito” ammise il rossino con un sorriso incerto ed imbarazzato che tolse il fiato alla volpe. Era così bello, così tenero e innocente quel sorriso eppure era così caldo e sensuale quel corpo nudo tra le sue braccia. Gli veniva voglia di avvolgerlo nel suo abbraccio e di proteggerlo da tutti e tutto. Rimasero a lungo abbracciati sul pavimento scambiandosi baci leggeri e carezze accennate. Hanamichi coprì uno sbadiglio con la mano e Rukawa gli regalò uno dei suoi rari sorrisi. “Mi sa che abbiamo fatto tardi” mormorò lanciando un’occhiata all’orologio appeso al muro infondo alla palestra. Hanamichi annuì seguendo il suo sguardo e stiracchiandosi. “Che ne dici di fare una doccia e di andare a mangiare qualcosa mi è venuta fame” disse con un sorriso solare mentre le guance gli si tingevano di rosso. Rukawa annuì alzandosi a sua volta e seguendo la splendida visione del corpo slanciato di Hanamichi che camminava davanti a lui andarono alle docce.

 

Hanamichi aprì l’acqua calda infilandosi sotto il getto con un sospiro di piacere che divenne un gemito quando senti il corpo della volpe appoggiarsi alla sua schiena. “Ru!” protestò. La volpe gli accarezzo l’orecchio con la lingua. “Dovresti chiamarmi Kaede adesso” gli disse in finto tono di rimprovero prendendogli il lobo tra i denti e tirandoglielo gentilmente. Il rossino si voltò dentro il suo abbraccio e gli sorrise dolcemente. “Kaede” ripeté piano con una calda luce negli occhi scuri. Rukawa spalancò i suoi sotto l’effetto che gli faceva quella voce sensuale mentre scandiva il suo nome in modo intimo avvolgente come una carezza. Hanamichi gli fece scivolare le mani lungo i fianchi godendosi la vista del corpo candido stretto al suo. Rukawa gli scostò una ciocca bagnata dal volto perdendosi nei suoi profondi occhi nocciola “baciami...” gli mormorò dolcemente sfiorandogli le labbra con le proprie. Hanamichi gli allacciò le braccia al collo ricambiando il suo bacio mentre l’acqua scrosciava su di loro. Rimasero allacciati a lungo prima che Hanamichi interrompesse il contatto. “Non dovevamo lavarci?” chiese con un sorriso malizioso. “Oh giusto” mormorò Rukawa staccandosi da lui e allontanandosi di alcuni passi voltandogli le spalle. Hanamichi rimase un po’ interdetto da quell’improvviso distacco e dal fatto che la volpe gli avesse voltato le spalle ma dovette ricredersi quando Rukawa tornò verso di lui con un sapone tra le mani e una luce azzurra negli occhi che non prometteva nulla di buono. “Che... che vuoi fare?” chiese mentre la volpe gli si avvicinava con il suo passo elegante. “Dobbiamo lavarci ricordi?” gli disse con un sussurro a pochi centimetri dalle sue labbra. Hanamichi tese il volto verso di lui ma Rukawa si ritrasse in fretta evitando il contatto. Preso invece il sapone cominciò a farlo scorrere sull’ampio petto di Hanamichi passando volutamente sui capezzoli per poi scendere lungo le gambe lentamente insaponandolo.  Hanamichi lo lasciò fare socchiudendo gli occhi e gettando il capo all’indietro mentre la mani della volpe esploravano ogni centimetro della sua pelle passandovi sopra la saponetta con movimenti lenti e sensuali. Rukawa si spostò alle sue spalle risalendo i polpacci uno alla volta fino alle natiche. Passò la saponetta sui glutei sodi e poi sulla schiena. “Ecco ho finito” sussurro nell’orecchio al ragazzo ansimante tra le sue braccia. Hanamichi si rilassò contro il suo petto e Rukawa sorrise lasciando cadere il sapone e facendogli scivolare un braccio intorno alla vita per stringerlo a se. Il rossino potè chiaramente avvertire l’eccitazione della volpe tra le sue natiche. Gli si strofinò contro con un movimento volutamente provocatorio che strappò un gemito al suo amante. “Adesso tocca a me” mormorò Hanamichi sciogliendosi dal suo abbraccio e raccogliendo la saponetta che la volpe aveva lasciato cadere. Rukawa rimase immobile ed attese. Proprio come aveva fatto lui poco prima Hanamichi cominciò a far scivolare il sapone sulla pelle candida accarezzando con dolcezza ogni muscolo, disegnando i contorni di ogni pezzo di quel corpo candido. Rukawa già eccitato dalle carezze precedenti dovette appoggiarsi al muro per non cadere sotto quel tocco sensuale. Sembrava che Hanamichi non avesse fatto altro tutta la vita. “Hana..” si lasciò sfuggire con un tono di supplica a cui non era avvezzo. Che cosa riusciva a fargli quel ragazzo dai capelli rossi. Hanamichi abbandonò la saponetta fissando il suo amante, la schiena appoggiata alla piastrelle blu, la pelle candida che faceva uno strano contrasto con la ceramica scura, i capelli neri liquidi sul volto e l’acqua cristallina che scivolava sul suo corpo portando via le tracce di sapone. Si avvicinò a lui e gli baciò la gola per poi scendere sul petto seguendo gli stessi percorsi che aveva tracciato prima con il sapone. Quando giunse al ventre si fermo ad ascoltare gli ansiti del suo amante prima di prendere la propria decisione. Scese ancora facendo sussultare Rukawa quando posò le labbra sul suo membro eccitato. Il volpino aprì gli occhi di scatto osservando Hanmichi in ginocchio tra le sue gambe le guance arrossate, gli occhi scintillanti i capelli bagnati che disegnavano arabeschi sulla pelle abbronzata. “Hana?” lo chiamò in un sussurrò appena udibile sotto lo scroscio dell’acqua. Il rossino per tutta risposta gli mise le mani sui fianchi e abbassando il capo fece scorrere la lingua con un unico lento movimento dalla punta del suo sesso ai testicoli. “Kami!” gemette Rukawa sotto il brivido violento che quel gesto gli aveva scatenato. Hanamichi riprese a leccarlo muovendo la lingua in disegni concentrici inebriato dai gemiti di piacere del suo amante e dalla sensazione di quella pelle pulsante sotto la sua lingua. “Hana.... ti prego....” la voce del volpino gli giunse spezzata e ansimante mentre sentiva le sue mani scivolare sulla testa tra i capelli chiedendo di più. Cominciò a spingere più forte assecondando il movimento ritmico del bacino del ragazzo moro. Con un ultimo spasimo Rukawa si riversò nella sua bocca. Hanamichi sorrise soddisfatto rialzandosi mentre faceva scorrere lentamente le mani sui fianchi del suo stanco volpacchiotto fino a cingergli la vita e a cercargli nuovamente la bocca. Kaede lo strinse a se affondando prepotentemente la lingua in quel morbido anfratto che portava ancora impresso il suo sapore. “Sai di me” gli sussurrò piano quando si staccarono a riprendere fiato. Hanamichi arrossì mentre una luce maliziosa gli incendiava lo sguardo dorato. “Fa l’amore con me” mormorò appoggiandosi a lui perchè potesse sentire il suo desiderio premergli contro le cosce. Rukawa fece scivolare una mano candida su di lui mentre le labbra gli si incurvarono in un sorriso malizioso “Ai tuoi ordini” mormorò prima di fargli scivolare la bocca lungo il collo e il petto. Prima che il rossino avesse il tempo di reagire Rukawa lo fece voltare in modo da appoggiare il proprio sesso alle sue natiche. “Appoggia le mani alla parete” gli sussurrò all’orecchio prima di morderglielo dolcemente. Hanamichi obbedì tremando leggermente mentre il nuomero 11 dello shohoku lo faceva piegare in avanti e gli allargava le cosce. Tracciando una lunga scia di baci lungo la colonna vertebrale Rukawa scese fino alle natiche deliziosamente offertegli accarezzandole con la lingua prima di insinuarla nella piccola apertura mentre le sue braccia cingevano la vita del rossino e le sue mani si serravano sulla sua virilità tesa. Hanamichi sussultò violentemente tendendosi mentre dalle labbra gli uscisse un lungo gemito di piacere. Più che mai eccitato da quel suono il volpino cominciò a spingere e a ritirare la lingua dal suo corpo mentre con le mani seguita lo stesso lento esasperante movimento sul sesso congestionato del ragazzo tra le sue braccia. “Kaede...” supplicò Hanamichi spingendo le natiche contro di lui. Rukawa gliele morse gentilmente una sfiorandola con i denti prima di alzare per poggiarglisi contro senza tuttavia dargli la soddisfazione di prenderlo. “Pregami” gli sussurrò dolcemente all’orecchio mentre sfregava il proprio sesso tra le cosce divaricate del suo prigioniero. “Maledetta volpaccia!” minacciò Hanamichi cercando di contorcersi tra le sue braccia ma quel movimento improvviso non fece che peggiorare le cose dato che si ritrovò Rukawa praticamente incollato contro, la punta del pene che lo sfiorava “Ti prego” si lasciò sfuggire e nascondendo un sorriso tra i capelli rossi del suo amante Rukawa lo accontentò penetrandolo con un’unica profonda spinta. Hanamichi gemette di dolore contraendo il corpo muscoloso contro quello della volpe che si lasciò sfuggire un grido di piacere nel sentire quella carne calda contrarsi attorno a lui. Prese dunque a massaggiarlo con forza mentre incapace di aspettare ancora cominciava a muoversi dentro di lui. Hanamichi teneva il capo reclinato in avanti mentre l’acqua scivolava sui suoi capelli e lungo il suo viso fino alla bocca aperta per lasciar fuoriuscire il respiro sempre più rapido e i gemiti di piacere che andavano a mescolarsi a quelli del compagno e allo scrosciò dell’acqua, che batteva il ritmo del loro amplesso, schizzando tra i loro corpi, come un terzo amante desideroso di partecipare al loro orgasmo. Hanamichi venne seguito pochi minuti più tardi dal ragazzo moro che continuò a tenergli le braccia strette intorno alla vita per impedirgli di cadere anche se lui stesso faticava a tenersi in piedi. “Volpaccia sei peggio del Gori sai” sussurrò Hanamichi quando Rukawa lo lasciò andare dolcemente facendolo sedere sul pavimento accanto a se una volta che le gambe esauste si rifiutarono infine di sostenerlo. “Co... come sarebbe a dire?” gli chiese Rukawa impallidendo violentemente mentre cercava di riprendere fiato. Anche Hanamichi aveva il fiato pesante ma sembrava decisamente più in forma di lui. Possibile che quel dannato ragazzo non si stancasse mai dove le trovava tutte quelle energie? Il volto del rossino si arroventò violentemente mentre fissava quello dell’altro ragazzo “Ma che hai capito Baka, mi riferivo al fatto che sei più stancante di un allenamento del Gori!!!” si affrettò a specificare. Rukawa lo fissò un minuto perplesso prima di scoppiare a ridere. Hanamichi lo fissò immobile e meravigliato prima di sorridere ampiamente. “Sai è la prima volta” mormorò estasiato da quella visione. “Do’hao è la seconda” lo rimproverò Rukawa facendolo diventare di un vivace color carminio. “Baka non mi riferivo a QUELLO!!!” sbottò “Dicevo che è la prima volta che ti vedo ridere” mormorò ricevendo in cambio un’altro sorriso. “Sei tu che mi fai ridere perchè sei un do’hao” mormorò scatenando l’inevitabile sfuriata del rossino. “Brutta kistune irrispettosa!!!” tuonò scattando in piedi ma Rukawa veloce come il lampo e recuperate miracolosamente tutte le sue energie si era già fiondato fuori della doccia e afferrato l’accappatoio si era diretto allo spogliatoio. Quando vi giunse trafelato per la corsa e con l’accappatoio bianco solo mezzo infilato tuttavia Hanamichi dimenticò completamente ogni sua velleità combattiva. Rukawa si era sfilato l’accappatoio e aveva indossato un paio di pantaloni puliti pescati dal suo armadietto. L’ampio petto nudo riluceva ancora delle mille goccioline d’acqua che erano state testimoni del loro amplesso donando alla pelle lunare un riflesso quasi argenteo. Rukawa sollevò gli occhi blu scostando quasi distrattamente una ciocca corvina che gli era ricaduta sul viso e ritrovò un Hanamichi totalmente scarmigliato che lo fissava a bocca aperta. “Che cosa c’è?” chiese voltandosi per guardare dietro di se cercando di capire il motivo di quel suo strano atteggiamento. “Sei..... sei bellissimo” mormorò il rossino stupito egli stesso mentre un sorriso incurvava le labbra di Rukawa. “Anche tu lo sei” gli mormorò dolcemente avvicinandoglisi per sfiorargli il viso con le dita. Hanamichi chiuse gli occhi e Rukawa non resistette alla tentazione di baciarlo. Il rossino indossava solo l’accappatoio e per di più non l’aveva chiuso quindi gli fu facile infilare le mani sotto il tessuto di spugna chiaro per cercare nuovamente quella pelle calda e invitante. Rukawa lo spinse verso l’angolo in cui erano disordinatamente ammonticchiati alcuni materassi e su quel giaciglio improvvisato spinse il compagno prima di slacciarsi i jean e di stenderglisi sopra. “Credevo che avessi fame?” gli mormorò Hanamichi inarcandosi quando una mano del volpino gli si infilò tra le gambe. Rukawa in tutta risposta gli sorrise “Ma io ho fame” gli sussurrò dolcemente mordendogli piano le labbra “Fame di te”.

 

Hanamichi si mosse confuso cercando di ricordare dove fosse. La luce che entrava dalle finestre era abbastanza forte da fargli intuire che fosse pomeriggio. Sabato pomeriggio per l’esatezza. Si guardò attorno confuso ma quella non era certo la sua camera, sembravano di più gli spogliatoi della palestra... Hanamichi balzò a sedere provocando un suono di protesta dal compagno addormentato sui materassi accanto a lui, solo il suo accappatoio buttato di traverso sui loro corpi li aveva coperti. Per fortuna che era estate e faceva caldo se no come minimo si sarebbero presi una broncopolmonite. Arrossì mentre gli tornavano alla mente i ricordi della notte precedente. Doveva essere veramente molto tardi quando si erano addormentati la notte precedente. Il suo stomacò gorgogliò ricordandogli che non aveva cenato. Rukawa aprì lentamente gli occhi mente il suo sguardo confuso si posava sul rossino. “Buongiorno kistune” lo salutò dolcemente Hanamichi prima di saltare allegramente giù dai materassi senza però riuscire a trattenere un gemito quando atterrò. Rukawa si mise a sedere di scatto comparendo al suo fianco pochi secondi più tardi. “Tutto ok?” gli chiese cingendoli la vita con le braccia. Il rossino gli scoocò uno sguardo contrariato. “Sto bene non ti preoccupare sono solo un po’ indolenzito, e indovina un po’ di chi è la colpa!!!” Rukawa gli sorrise mentre si poggiava una mano sul volto come se stesse riflettendo. “Mah non saprei degli allenamenti del Gor...capitano?” si corresse in tempo.  “Comincia a correre perchè quando ti prendo...” minacciò Hanamichi cominciando ad avanzare con aria minacciosa. Rukawa tuttavia gli sgattaiolò tra le braccia recuperando i pantaloni che aveva lasciato sul pavimento la sera prima. Il brontolio dello stomaco del rossino poi mise fine alla discussione. Rukawa gli prestò una tuta presa dalla sacca sportiva dato che gli abiti del rossino erano ancora fradici. Hanamichi rabbrividì a contatto con quel tessuto pulito che portava lo stesso inconfondibile profumo del suo amante, inoltre non avendo della biancheria di ricambio era stato costretto ad indossare i pantaloni sulla pelle nuda cosa che lo stava decisamente portando ad una situazione critica. Raggiunto il piccolo parcheggio scolastico Rukawa fiancheggiato dal rossino recuperò la sua bicicletta e insieme si diressero verso il cancello scolastico senza parlare entrambi indecisi su che cosa avrebbero fatto una volta usciti da scuola. Tuttavia giunti dinanzi ai cancelli si ritrovarono con una spiacevole sorpresa. Erano chiusi. Irremidiabilmente chiusi. “Chi hanno chiusi dentro” mormorò Hanamichi incredulo. Rukawa provò a forzare il lucchetto senza successo. “sembra proprio di sì” borbottò con il suo consueto tono assonnato. “E adesso?” si chiese Hanamichi osservando l’alto muro di cinta. Scalarlo sarebbe risultato difficile anche se fosse stato nel piano delle sue forze figurarsi ora che aveva tutta la schiena dolorante. Rukawa parve giungere alla sua stessa conclusione perchè girò la bicicletta e tornò a rimetterla dove l’aveva presa. “Andiamo a vedere se è rimasto qualcosa in mensa a pancia piena ragioneremo meglio” disse con una scrollata di spalle e Hanamichi lo seguì borbottando. Dopo un’attenta perquisizione i due ragazzi trovarono dei panini, del burro di arachidi, qualche succo di frutta, acqua, mele e delle scatole di pasta. Mangiarono i panini bevendo il succo di frutta seduti al grande tavolo della cucina. Ormai sazi Hanamichi si stava guardando attorno con curiosità quando incontrò lo sguardo della volpe che stava passando il cucchiaio nel barattolo del burro di arachidi quasi distrattamente. Tuttavia quando i suoi occhi incontrarono quelli blu del compagno Hanamichi vi lesse la stessa luce affamata della sera precedente. “Ru...” comincio a protestare mentre il ragazzo gli si avvicinava tenendo il vasetto tra le mani. “Che ... che cosa vuoi fare?” gli chiese perplesso. “Togliti i vestiti non vorrei che si sporcassero gli sussurrò sensuale il volpino mentre con movimento allusivo infilava due dita nel burro di arachidi prima di portarsele alla bocca e cominciare a leccarle con gusto. Sentendo l’immediata reazione del proprio corpo a quel gesto Hanamichi si affrettò a fare quanto gli era stato chiesto e ben presto si ritrovò sdraiato sull’enorme tavolo mentre il volpino attingeva di nuovo le dita nel barattolo per spalmarne però questa volta il contenuto sul corpo del rossino. La volpe salì dunque sul tavolo cominciando a raccogliere quello che aveva seminato con cura utilizzando la bocca. Semi seduto sull’enorme tavolo che poteva comodamente tenere i due ragazzi sdraiati, Rukawa continuò a spalmare e a leccare mugugnando di piacere e strappando altrettanti gemiti al suo dolce. Hanamichi d’altro canto non era rimasto a guardare e attingendo anch’esso dal vasetto ormai quasi vuoto e spalmandolo sul petto dell’amante lo stava ora percorrendo con la bocca fermandosi a succhiare i capezzoli spingendoli e torturandoli con la lingua. Soddisfatto dagli ansiti che così riusciva ad ottenere rovesciò la volpe mettendola sotto di se e prendendo il controllo della situazione. “Adesso sei mio kistune” gli disse con un sogghigno degno del tensai guardando il bel ragazzo impiastricciato di burro di arachidi disteso sotto di lui in modo languido. “Lo sono sempre stato” gli sussurrò Rukawa con uno sguardo bruciante mentre allungava le braccia candide per stringerlo a se. Hanamichi cominciò a strofinare i fianchi contro quelli del volpino mentre questi gli faceva scivolare entrambe le mani lungo la schiena fino alle natiche dove le lunghe dita candide scivolarono facilmente nel corpo caldo del rossino. Hanamichi sollevò il bacino per permettergli di aumentare il ritmo mentre le sue mani si prendevano cura del suo sesso e quando non potè più resistere al doloroso desiderio di sentirlo dentro di se si sollevò su di lui e muovendo il ventre aiutato dal compagno si abbassò su di lui accogliendolo dentro di se. Rukawa gemettè inarcando la schiena spingendo così il proprio sesso più a fondo dentro il ragazzo seduto sul suo ventre che emise un lungo lamento di piacere. Hanamichi rimase immobile così per alcuni secondi mentre Rukawa si beava della vista di quel corpo abbronzato che poteva finalmente vedere nella sua interezza mentre lo possedeva. Hanamichi cominciò a muoversi su di lui e nonostante il piacere intenso il numero undici dello Shohoku non chiuse gli occhi affascinato dal movimento ritmico di quel corpo statuario sul suo. Una piccola goccia di sudore percorse il petto del rossino scivolando sul suo petto lungo il ventre e infine sul suo sesso teso sul ventre candido dell’amante. Rukawa allungò dunque una mano e ripercorrendo quel percorso con la mano cominciò infine ad accarezzarlo come avrebbe voluto fare, e poi aveva fatto, soltanto il giorno prima quando quella piccola galeotta goccia di pioggia aveva incatenato il suo sguardo. Hanamichi venne con un gridò strozzato liberandosi su di lui e spingendo indietro il capo con un rauco gemito di profondo piacere. Fosse nient’altro che per quella magnifica visone oltre che per la pressione che la carne dell’amante aveva esercitato in quell’ultimo ansimo attorno a lui Rukawa venne con un lungo gemito di piacere. Rimasero per un po’ abbracciati a riprendere fiato sull’ampio tavolo bianco. Sakuragi sospirò lentamente mentre le dita sottili del volpino giocavano con le sue ciocche rosse. “Che cosa c’è?” gli chiese dolcemente Rukawa facendogli alzare il volto. Il rossino arrossì “Non avrò più coraggio di mettere piedi quì dentro senza paura che qualcuno scopra quello che abbiamo fatto” borbottò strappando un sorriso al volpino. “Io invece penso che comprerò del burro d’arachidi non appena usciremo da qui” gli sussurrò indicandogli il vasetto vuoto. Hanamichi gemette sollevando gli occhi al cielo e lanciando un’occhiata al disastro generale che avevano lasciato in giro. “Dovremo anche pulire” Borbottò strappando un sorriso al compagno. Rimasero distesi ancora per alcuni minuti prima di decidersi ad alzarsi e a ripulire alla bell’e meglio la cucina. Alla fine soddisfatti del risultato ottenuto Rukawa propose di andare a cercare le chiavi del cancello in portineria dove sicuramente ce ne doveva essere una copia. Stavano camminando attraverso i corridoi vuoti illuminati solo dalla leggera luce che filtrava attraverso le porte socchiuse delle classi quando Rukawa si fermò di colpo. “Che cosa c’è?” gli chiese Hanamichi perplesso fissando l’uscio chiuso. La volpe gli indicò la targhetta ma il rossino continuò a fissarlo come se non capisse. “La classe di Haruko” gli fece notare con una smorfia la volpe tirandolo all’interno della classe in penombra alla ricerca del banco della ragazza. Hanamichi lo fissò preoccupato. Come mai tanto interesse per Haruko ora? La volpe frugò sotto i banchi finche non ne trovò uno che aveva alcuni quaderni ordinatamente disposti nel piccolo casetto inferiore che riportavano il nome della Akagi. “Vieni quì” mormorò con tono sensuale rivolgendosi al compagno e facendolo sedere sul banco in questione. “Continuo a non capire” mormorò sull’orlo di una crisi di nervi per il continuato mutismo della volpe. Rukawa gli allargò le gambe e si posizionò fra esse cingendogli la vita con le braccia e fissandolo negli occhi. “Sono stanco di vederti sbavare dietro quella ragazzina insulsa, sono stanco di vederti arrossire ogni volta che ti sorride, non sopporto quando ti si appiccica addosso come un francobollo!” gli disse con tono basso tra il minaccioso e il sensuale. “D’ora in poi quando la vedi, quando senti la sua voce, quando la senti nominare pensa a questo...” mormorò infilandogli una mano nei pantaloni e chiudendogli la bocca spalancata dalla sorpresa con un bacio tanto appassionato da risultare quasi violento. Anche il tocco della sua mano era esigente e possessivo su di lui e ben presto Hanamichi dimenticò qualsiasi cosa mentre il piacere improvviso scuoteva il suo corpo. Rukawa gli abbassò i pantaloni mentre la bocca esplorava frenetica la sua. Si staccò da lui per un solo momento per fissarlo negli occhi “D’ora in poi...” gli sussurrò sulle labbra prima di abbassare il capo e inginocchiarsi tra le sue gambe. Hanamichi lo fissò sconvolto allargagli le cosce e allungare la bocca verso il suo sesso “...tutte le volte che la vedi pensa a questo” mormorò soffiando sul suo sesso bollente prima di prenderlo completamente in bocca. Il rossino gridò inarcandosi violentemente artigliando il banco su cui era seduto mentre la volpe cominciava a muoversi in fretta succhiando con forza finche pochi istanti più tardi Hanamichi venne nella sua bocca con un ansito violento. Rukawa lo ripulì dal seme accarezzandolo ancora con la lingua prima di rialzarsi per baciarlo dolcemente.  “Sai di me” mormorò Hanamichi quando si seprararono usando le stesse identiche parole che la volpe aveva usato il giorno prima sotto la doccia. “E’ perchè tu sei mio” gli sussurrò la volpe tornando a stringerlo a se con forza facendogli assaggiare la sua possessività e la sua gelosia. Hanamichi gli allacciò le gambe intorno alla vita mentre le braccia scivolavano attorno al collo del volpino “Allora dimostramelo” mormorò strusciandoglisi contro in modo provocante. La volpe non se lo fece certo ripetere le mani che erano scivolate sulle natiche del rossino per sostenerlo si fecero strada sui glutei sodi prima di infilarsi con prepotenza dentro di lui. Hanamichi sussultò per quel gesto non certo delicato ma la successiva pressione di quella dita su un punto particolare gli fece ben presto dimenticare il leggero dolore provato poco prima. Rukawa lo fece stendere ai piedi del banco mentre si posizionava tra le sue cosce strofinando il proprio sesso contro quello del rossino. Hanamichi si inarcò sotto di lui offrendoglisi e il suo amante non si fece pregare spingendosi dentro di lui con un unico profondo movimento. Hanamichi gemette mentre una lacrima gli sfuggiva lungo la guancia subito raccolta dalle labbra del volpino. “Ti amo Hana” mormorò dolcemente prima di sfiorargli nuovamente le labbra con le sue. “Ti amo Kaede” gli sussurrò Hanamichi a fior di labbra rispondendo al bacio prima che il volpino cominciasse a muoversi dentro di lui strappandogli gemiti sempre più forti fino a che non ricaddero sfiniti uno sull’altro. Rimase distesi nella semi oscurità a lungo tanto che quando Hanamichi lanciò un’occhiata distratta all’orologio appeso sopra la cattedra si accorse con sgomento che erano quasi le 21. “E’tardi” mormorò infatti il rossino senza tuttavia muoversi. “Avevi qualche impegno?” gli chiese dolcemente Rukawa fissandolo con sguardo malizioso facendolo arrossire. “No, non che mi ricordi.” Borbottò. “Restiamo quì anche stanotte” gli propose d’un tratto la volpe con gli occhi scintillanti. “Nella classe di Haruko?” chiese Hana con una smorfia sul volto. “Do’hao” lo rimproverò bonariamente il numero 11 dello Shohoku. Rukawa si alzò stiracchiandosi deliziosamente mentre raccoglieva per l’ennesima volta in quel giorno i suoi vestiti sparsi in giro “Perchè non vai in mensa e cerchi qualcosa da mangiare io preparerò il letto” mormorò con un sorriso sul volto che prometteva qualche nuova diavoleria. Hanamichi aveva comunque imparato ad apprezzare le trovate del suo volpino nelle ultime 24 ore e quindi decise di assenccondarlo ritornando sui suoi passi. In mensa mise una pentola sul fuoco e vi buttò la pasta mentre su un’altro pentolino preparava del sondimento con alcune fette di prosciutto tagliate a cubetti e della panna. Rukawa giunse un po’ impolverato e decisamente affaticato proprio nel momento in cui Hanamichi stava scolando la pasta chiedendosi come avrebbe fatto a trovare la volpe nel grande edificio scolastico dato che Rukawa si era ostinato a non volergli anticipare niente. Mangiarono parlando un po’, o più precisamente Kaede ascoltò il rossino parlare della sua famiglia, dei suoi hobby e di tutto quello che gli passava per la testa mentre gustava la cena. Al fine Rukawa sparì negli spogliatoi per farsi una doccia prima di tornare dal suo ragazzo che lo aspettava ansioso in palestra mentre infilava distrattamente qualche canestro. Era ormai la mezzanotte passata quando Rukawa lo prese per mano e lo accompagnò lungo i corridoi bui fino alle scale che portavano in terrazzo. Hanamichi respirò l’aria estiva profumata fissando le stelle scintillanti nel cielo terso dopo la pioggia del giorno dopo. Rukawa lo accompagnò fino ad un angolo riparato dove aveva sistemato i materassi, evidentemente rubati dagli spogliatoi facendocelo accomodare. Rimasero stesi fianco a fianco a fissare le stelle scintillanti in silenzio semplicemente godendo della presenza uno dell’altro. “Voglio vedere l’alba con te” mormorò d’un tratto Hanamichi arrossendo e mettendosi carponi sul ragazzo moro. Rukawa gli sorrise dolcemente “Mancano ancora parecchie ore” gli sussurrò facendogli scivolare una mano lungo la schiena e i fianchi torniti “Come credi di riuscire a tenermi sveglio fino ad allora?” mormorò mentre l’altra mano faceva scivolare la cerniera della tuta. “Hmmm... non so” mormorò il rossino con un sorriso solare “suggerimenti?” gli chiese chinandosi a baciarlo “uno” mormorò Rukawa contro le sue labbra prima di chiudergliele con le proprie. Fecero l’amore con calma godendosi il leggero vento estio che carezzava le loro pelli sudate infilandosi tra i corpi dei due amanti finchè i primi raggi del sole non sfiorarono le loro figure allacciate. “Adesso ogni volta che verrai qui a dormire dovrai sognarmi volpaccia” gli sussurrò Hanamichi all’orecchio mentre sdraiati sul materasso osservavano la luce delle prime ore diurne scacciare il buio. “Hn” mormorò Rukawa che già stava scivolando nel sonno il capo appoggiato al suo petto. “Prolisso come sempre” mormorò il rossino mentre la sua voce si spegneva in uno sbadiglio e anche lui scivolava nel sonno a sua volta.

Hanamichi fu svegliato parecchie ore più tardi dai baci del ragazzo moro. “E’ meglio se andiamo o lunedì mattina ci troveranno ancora qui” gli sussurrò dolcemente. Hanamichi annuì stiracchiandosi e aiutando il volpino a riportare il materasso in palestra. Approfittando del fatto che comunque ormai avevano passato tutto il week end a scuola si fermarono in palestra per un one o one che finì inevitabilmente dimenticato all’ennesimo fallo di Rukawa sul rossino. “La smetti di strusciarti!!!!” protestò il rossino scoccando uno sguardo di fuoco al ragazzo sdraiato su di lui. “Mi sono distratto” mormorò con un sorriso birichino... “Non sembri nemmeno tu” mormorò Hana stupito da quel lato del suo carattere che aveva conosciuto in quei due giorni. Rukawa gli sorrise dolcemente mentre infilava una mano nei pantaloni del rossino in una languida carezza “Adesso mi riconosci?” mormorò mentre nei suoi occhi si accendeva quella luce turchina che Hanamichi aveva imparato a conoscere fin troppo bene. I loro vestiti finirono per l’ennesima volta ammonticchiati in un angolo mentre le loro mani si esploravano reciprocamente. Rukawa soffocò i gemiti sempre più forti dell’amante nella propria bocca mentre prendeva posto tra le sue gambe. “Ru...” mormorò il rossino allungando una mano per scostargli una ciocca scura dalla fronte candida. Rukawa gli sfiorò le labbra con un bacio leggero prima di cominciare a scendere sul petto e poi più giù stuzzicandogli il sesso con la lingua fino a portarlo al limite prima di scivolare via per poi ricominciare. “Kaede” ansimò Hanamichi spingendo i fianchi contro di lui. Rukawa risali fino alle sue labbra soffocando le sue preghiere con la bocca mentre si spingeva dentro di lui da prima lentamente poi sempre più forte finche dovette lasciar libera la bocca del rossino per permettergli di dare libero sfogo al proprio piacere spingendo indietro la testa con un lungo gemito di piacere. Rukawa si concesse di godere per alcuni minuti ancora di quella splendida visione prima di venire anch’egli con un’ultima spinta. Fecero la doccia di nuovo insieme finendo ben presto per ripetere quanto fatto il venerdì precedente prima che i due si decidessero a vestirsi. Un paio di ore più tardi avevano fatto scomparire ogni traccia del loro passaggio e si dirigevano verso il cancello scolastico con le chiavi di riserva. Rukawa si richiuse il cancello alle spalle e lo sguardo gli cadde sull’orologio che Hanamichi si era rimesso al polso insieme ai vestiti ormai asciutti sebbene spiegazzati. Sorrise fissando le lancette. “Sono le 17.30” mormorò e il rossino abbassò lo sguardo per poi riposarlo su quello dell’amante “Sì e allora?” chiese sorpreso. Rukawa scosse le spalle “Sono passate 48 ore da quando mi sono preso la tua innocenza” gli sussurrò languido mettendogli le mani sui fianchi e sfiorandogli le labbra con le proprie.

 

 

 

Scleri dell'autrice (dopo una fic del genere era ovvio... nd.Pippis)

 

Naika: >////< oddio...odddiooo... non scriverò mai più una cosa del genere....

Ru: *____*

Hana: *___*

Naika: però a loro sembra essere piaciuta..... ¬_¬

                                       

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