Harry Potter e i Prigionieri di Al Kazam                                                                                                             Back to FanFic  Back to Home

L’orologio nell’ufficio del Preside segnava le due del mattino.

Harry fissò il lento perigrinare della lancetta dei secondi mentre cercava di snebbiare la mente.

Il sonno era ormai solo un ricordo vago, troppo preoccupato per assopirsi, ma la stanchezza... quella era presente e pesante, sulle sue spalle.

Fanny emise un piccolo verso dal suo trespolo, lanciandogli un’occhiata interrogativa, sbattendo un paio di volte le ali, innervosita dal silenzio calato nella stanza dopo il trambusto di pochi istanti prima, quando i tre erano giunti nell’ufficio, accendendo le candele, svegliando alcuni dei vecchi presidi di Hodgwards, assopiti nelle loro cornici.

La MacGranitt le porse un lieve sguardo di scusa, sistemandosi meglio i lembi dell’ampia vestaglia verde smeraldo, coprendo uno sbadiglio con la mano sottile.

Aveva mandato un elfo domestico a chiamare Silente ed ora attendevano, in silenzio, che l’uomo giungesse per presiedere quella riunione notturna.

Kazam si passò una mano tra i capelli dorati, per una volta non imprigionati dai lunghi nastri di seta rossa, spostando un ciocca lucente dietro l’orecchio appuntito, riempiendo il silenzio immoto dell’ufficio con l’argenteo tintinnio dei campanellini appesivi, ed Harry si concesse di lanciargli un’occhiata, osservando il suo profilo fine, regale, lo sguardo antico fisso sulle tenebre al di là della finestra, ritrovandosi a pensare che, con i capelli sciolti sulle spalle, sembrava proprio una donna.

Una bellissima donna per di più, sempre, naturalmente, che ci si fermasse a guardarlo solo fino ai fianchi, perchè era davvero difficile trovare qualcosa di ‘bellissimo’ nelle lunghe spire lunari, che il professore aveva negligentemente srotolato sul pavimento.

Alexander sollevò un sopracciglio, voltando il capo sulla spalla, quasi avesse sentito l’attento esame a cui era stato sottoposto ed Harry si affrettò a spostare lo sguardo per non incontrare quelle iridi feline, agitandosi nervosamente sulla poltroncina.

Non era quello il momento di incantarsi a riflettere su quanto fossero, elegantemente, androgine le sembianze del suo insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure!

Era pienamente consapevole di  essersi cacciato nei guai... di nuovo.

Che cosa avrebbe detto ai professori quando gli avrebbero chiesto perchè gironzolava di notte per i corridoi della scuola?

 

Sono andato a farmi un bagno perchè mi sentivo ancora addosso le carezze di Malfoy?

 

La verità era da scartare a priori!

Ma una bugia li avrebbe convinti?

Dubitava di poter raggirare in un qualsiasi modo Silente, non era nemmeno il caso di provarci probabilmente, ma non aveva altra scelta.

Poteva chiedere l’aiuto di Kazam.?

Il professore di Difesa contro le Arti Oscure era al corrente del legame che incatenava lui e Malfoy... poteva dirgli la verità e sperare che gli fornisse un alibi?

Harry tentò di immaginarsi mentre spiegava cos’era accaduto realmente quella notte scontrandosi con il ricordo dell’affilato, malizioso, sorriso sul volto del rettile, quella prima volta che era riuscito a leggergli nella mente, e sentì le guance andare a fuoco.

 

No, assolutamente no!

Nessuno doveva sapere la verità!

 

La professoressa di Trasfigurazione gli lanciò un’occhiata interrogativa notandolo agitarsi per la milionesima volta sulla sedia e il ragazzo si accorse con terrore che si stava comportando esattamente come chi ha qualcosa da nascondere.

Non che non fosse vero... ma non stava nascondendo quello di cui lo accusavano!

L’aprirsi della porta che dava sulle scale attirò l’attenzione dei presenti liberando Harry dallo sguardo sospettoso della MacGranitt ma il ragazzo non potè sentirsene sollevato, perchè, ancora prima di voltarsi per vedere chi era il nuovo venuto, capì che si trattava di... lui.

La stanza divenne improvvisamente troppo piccola mentre la causa di tutti i suoi guai si lasciava cadere con uno sbuffo sprezzante sulla sedia accanto alla sua.

“Le ho già detto che sono uscito solo per andare nelle cucine a prendere qualcosa da mangiare..” borbottò seccato Draco Malfoy, rivolto al piccolo professor Vitius, il loro insegnante di incantesimi, che lo accompagnava.

Evidentemente l’uomo lo aveva trovato mentre tentava di sgattaiolare nuovamente nel suo dormitorio.

La MacGranitt si limitò a guardarlo, indagatrice, ma il biondo sostenne il suo esame con un sorrisetto sfrontato mentre Kazam, si arrotolava nelle proprie spire, emettendo un lieve sbuffo, molto simile ad un sibilo, facendo trillare la coda minacciosamente ed Harry si ritrovò a far passare velocemente lo sguardo da lui a Draco, notando l’occhiata gelida del primo e l’irrigidimento immediato del secondo, che deglutì a vuoto un paio di volte.

Malfoy si affrettò a distogliere gli occhi da quelli inumani e improvvisamente terrificanti dell’insegnante ed Harry si concesse di osservare il biondino con attenzione: aveva l’aria leggermente scarmigliata e indossava ancora la veste che gli aveva visto addosso pochi istanti prima, quando l’aveva incrociato nel corridoio.

Il moretto si accarezzò distrattamente la tasca della tunica, leggermente rigonfia, desideroso di trarvi la Mappa del Malandrino e controllare di nuovo: sulla pergamena stregata quante persone sarebbero comparse?

 

Il nome di Malfoy era presente oppure, ancora una volta, non ne avrebbe trovato traccia?

 

Draco scelse proprio quell’istante per voltarsi verso il Grifondoro, incrociando il suo sguardo, fisso su di lui.

Un lieve sorriso increspò, maligno, le labbra del biondino ed Harry si ritrovò a trattenere il fiato, notando la luce affilata che lampeggiava nelle iridi grigie, mentre egli si tendeva un po’, verso di lui.

“E tu Potter... che ci facevi in giro di notte?” chiese soave “Avevi.. caldo... a letto?” insinuò.

Harry pregò disperatamente di non essere bordò, come invece temeva, mentre sentiva il divertimento dell’altro scivolargli nelle vene.

Avrebbe dato qualsiasi cosa per avere una risposta pronta da rifilargli, così da cancellargli dalla faccia quel ghigno soddisfatto, ma la verità era che... Malfoy aveva centrato in pieno la verità.

Fortunatamente l’arrivo del Preside lo salvò dal vergognoso silenzio che sarebbe certamente seguito a quell’insinuazione, portando tutta l’attenzione dei presenti su di lui e la sua, quanto meno stravagante, vestaglia blu.

La MacGranitt e Vitius non fecero commenti, probabilmente ormai abituati all’eccentricità del loro collega, Alexander lo osservò con un sopracciglio sollevato e una luce sorpresa, nelle iridi gialle, prima di scuotere le ali e passarsi una mano sul viso, con uno sbuffo leggero che, sebbene soffocato dalle lunghe dita candide, somigliava molto ad una risata.

Ma Harry non fece caso a nessuno dei suoi insegnanti, era troppo concentrato sulla faccia allucinata di Malfoy.

Il biondino sembrava sul punto di lasciare che gli occhi gli rotolassero fuori delle orbite, la bocca socchiusa in un ansimo incredulo, l’espressione totalmente inebetita.

Uno spettacolo davvero unico.

Valeva la pena di essere messo in punizione solo per potervi assistere, si ritrovò a pensare, divertito.

L’oggetto dei loro sguardi parve comunque non fare caso a nessuno andando ad accomodarsi dietro alla propria scrivania, dopo aver regalato una lieve carezza sul capo della sua sonnecchiante fenice.

“Sono appena stato informato di un fatto alquanto increscioso..” cominciò con aria grave, sebbene decisamente sminuita dal cappellino azzurro con tanto di stelline che gli pendeva tra i capelli candidi, sulla testa “...un furto! Qui ad Hogwards!” esclamò scuotendo il capo con aria dispiaciuta.

Harry cercò di non concentrarsi sulle piccole streghe a cavallo di scopa che campeggiavano su tutta la veste di quello che, probabilmente, era il mago più potente mai esistito, per ritornare al problema presente.

Si agitò nuovamente, torturandosi la tunica con le mani, cercando di trovare in fretta una scusa per giustificare la sua uscita notturna.

Lui non aveva rubato la pozione di Kazam!

Non gli era nemmeno passato per la testa!

Lanciò un’occhiata sospettosa verso Draco che, nonostante l’espressione indifferente e altezzosa, era piuttosto rigido sulla sua sedia.

Le sensazioni che la pietra sentimentale gli travasava addosso, poi, parlavano chiaro: era nervoso esattamente, se non più di lui!

Ed Harry ricordava molto bene di averlo visto stringere qualcosa sotto il mantello.

 

Se fosse stata l’ampolla di Kazam?

Ma per quale motivo rubarla?

Cercò di ricordare le parole dello Slysshis, quel pomeriggio, a lezione...

 

“La sostanza che ho dissolto in quest’acqua è frutto di un’antichissima magia oscura...”

“Nella sua forma pura è capace di dotare un babbano della magia...”

 

Dotare della magia un comune essere umano... quell’ipotesi era da scartare a priori.

Figurarsi se il ‘sangue-puro’ Malfoy avrebbe permesso che quella sostanza cadesse nelle mani dei disprezzatissimi babbani!

E poi.. che altro... a che altro poteva servire...?

 

“...di tramutare un mago in un dio...”

 

Sì, il professore di Difesa Contro le Arti Oscure aveva usato esattamente quelle parole.

Poteva essere?

Malfoy era sempre stato ambizioso e non si era mai fatto troppi scrupoli per raggiungere il suo obbiettivo.

Ma arrivare a rubare una cosa così pericolosa?

Se lo avessero scoperto lo avrebbero espulso, peggio ancora.. probabilmente sarebbe finito ad Azkabam!

E non aveva senso rubare una cosa che non poteva usare, pena il dichiarare di fronte a tutti di essere lui, il ladro.

A meno che le sue intenzioni non fossero ben peggiori...

E se avesse voluto consegnare la pozione a Voldemort?

Se Draco non avesse che atteso quell’occasione per prendere il posto che era stato di suo padre, al fianco del mago oscuro, come Mangiamorte?

 

“...e addirittura di resuscitare un morto..”

 

Harry sgranò gli occhi incredulo ricordando l’ultima affermazione dello Slysshis.

Lucius... Lucius Malfoy era morto!

E quando Kazam aveva detto quelle parole... aveva fissato Draco per qualche secondo di troppo!

Lui stesso se ne era stupito domandandosi il perchè dell’ondata di nervosismo che aveva invaso il biondino e, di riflesso, anche lui.

Draco aveva rubato il filtro per riportare in vita suo padre!

E Kazam... lo sapeva?

O lo aveva solo sospettato?

Potevano essere... d’accordo?

Avrebbe spiegato l’improvvisa rabbia dell’insegnante pochi istanti prima: Draco si era fatto beccare!

E così il loro piano saltava!

 

Harry fece scivolare lo sguardo tra i due, sempre più confuso.

Eppure non riusciva a sospettare del tutto di Kazam e, per quanto gli costasse ammetterlo, nemmeno di Draco.

Il professore era strano, sinistro, misterioso... ma era malvagio?

Era convinto di no, nonostante la sua natura.

Quanto a Malfoy... da quando l’aveva visto quel primo giorno ad Hodgwards aveva notato una luce nuova, diversa, nei suoi occhi.

Qualcosa che non era riuscito a decifrare, un misto tra dolore, disillusione e tristezza, seppure soffocate sotto una maschera di gelida alterigia.

Gli era successo qualcosa che l’aveva cambiato, profondamente.

La morte di suo padre?

Era davvero solo quello?

Gli mancava un tassello di quel puzzle complicato, una tessera che gli avrebbe permesso di vedere il disegno intero o di capire che stava costruendo l’immagine sbagliata.

 

Qual’era la verità?

 

“Mai, mi sarei aspettato che sarebbe accaduta una cosa simile in questa scuola..” mormorò Silente distogliendolo dalle sue ipotesi “..forzare la porta dell’ufficio di un professore e rubare una cosa così pericolosa..” disse cupo.

“Non aveva protetto la pozione con degli incantesimi?” domandò torva la MacGranitt lanciando un’occhiataccia ad Alexander mentre Harry si mordeva il labbro in attesa della risposta del rettile.

 

Kazam non avesse riposto la fiala in un luogo protetto con la magia?

Perchè?

Era stata una banale distrazione?

La sicurezza che nessuno avrebbe provato a sfidare la sua ira?

O era stata intenzionalmente lasciata dove ‘qualcuno’ avrebbe potuto prenderla?

 

Lo Slysshis indurì lo sguardo facendo schioccare la coda, sul pavimento, come una frusta “Non mi aspettavo che ci fossero dei ladri qui ad Hodgwards!” sibilò, avvertendo il tono d’accusa nella voce della professoressa di Trasfigurazione.

I due si fissarono, senza nascondere l’astio reciproco, per qualche secondo, prima che Silente tossicchiasse per riportare la loro attenzione su di se mentre Vitius si scostava cautamente di lato, nell’accorgersi che si trovava esattamente tra i due contendenti.

“Sono sicuro che il professor Kazam ha agito in buona fede..” disse tranquillamente ottenendo un cenno affermativo, col capo, dal rettile, e un cupo silenzio da parte della vicepreside “...e ora la cosa che più mi preme è ritrovare in fretta quella pozione, prima che cada nelle mani sbagliate..” mormorò facendosi poi pensieroso.

“Potremmo provare con un ‘Innerva’...” propose Vitius, alludendo all’incantesimo che permetteva di conoscere l’ultima magia evocata da una bacchetta.

Harry trattenne il fiato mentre sentiva distintamente il cuore saltare un battito.

 

Come avrebbe fatto a spiegare perchè, l’ultima cosa che aveva fatto, era stato pulire le lenzuola del suo letto?

 

“Sarebbe totalmente inutile...” intervenne la MacGranitt “...il nostro ladro è stato così astuto da non usare la magia per forzare la serratura dell’ufficio di Kazam...” spiegò all’insegnante di incantesimi omettendo, con tutta probabilità volutamente, di anteporre il ‘Professor’ al cognome del rettile che, in tutta risposta, fece tintinnare sinistramente la coda, agitando l’aculeo nero con una luce ferina nello sguardo inumano.

Vitius, Draco e la stessa MacGrannit rabbrividirono ritraendosi inconsciamente per incrementare la distanza tra loro e quell’arma letale, mentre Silente cercava di placare gli animi con qualche occhiata di rimprovero.

Harry, tuttavia, non si accorse di nulla, troppo impegnato ad innalzare un ringraziamento fervente a tutti gli dei del cielo e all’ignoto ladro.

Sono salvo! Pensò tra se, troppo sollevato per dar peso al divertimento malizioso che la pietra sentimentale travasò da Draco, in lui.

Malfoy probabilmente non aveva avuto nessuna difficoltà ad immaginare quale fosse l’ultima magia lanciata dalla sua bacchetta, si ritrovò a constare con le guance nuovamente arrossate d’imbarazzo.

“Comunque..” riprese a parlare il preside rivolgendosi ai due ragazzi “...voi siete anche gli unici studenti che non risultano all’appello nelle case..” disse “...per cui sembrerebbe logico pensare che uno di voi due sia il colpevole..” mormorò con tono fin troppo blando, dando chiaramente l’impressione che, nonostante le parole, avesse l’assoluta certezza dell’innocenza di entrambi “A meno di non sospettare del corpo insegnanti..” mormorò con un filo di voce, spostando gli occhi sulle ali candide di Alexander che aveva voltato loro le spalle per tornare ad arrotolarsi accanto alla finestra, lo sguardo felino, cupo, fisso sulle tenebre lontane.

Il rettile parve comunque, non udire le sue parole o non volervi dare peso.

“Dunque ditemi...” disse Silente tornando ad un tono di voce più alto, fissandoli “..per quale motivo girovagavate in piena notte?” chiese.

Harry scosse il capo mormorando semplicemente un: “Non riuscivo a dormire...” che, sebbene non fosse una menzogna, non era neppure la verità, mentre Draco copriva uno sbadiglio con un gesto negligente della mano.

“Ho già detto al professor Vitius che stavo andando in cucina a prendere qualcosa da mangiare..” disse seccato dallo dover ripetere per l’ennesima volta la sua spiegazione.

Tuttavia Harry avvertì distintamente la sua agitazione, sotto l’attento esame di Silente, e gli fu lampante che anche Malfoy stava mentendo.

Il Preside li fissò per un lungo momento prima di scuotere le spalle e volgersi verso Kazam “Professore...” lo chiamò.

Lo Slysshis si volse tra le sue stesse spire, senza srotolarsi, spingendo Harry a chiedersi distrattamente se gli fosse mai capitato di annodarcisi per sbaglio, prima che le parole del preside lo riportassero a considerazioni più serie.

“Credo che tocchi a lei decidere come muoversi..” mormorò infatti il mago “..dato che l’oggetto rubato le apparteneva” disse diplomaticamente.

Il rettile fissò l’uomo e poi gli studenti, per un lungo istante, in silenzio, prima di fare una cosa che bloccò il respiro in gola ai due: aprì il terzo occhio.

L’iride verde si piantò su di loro come una pugnalata, incatenando i loro sguardi, scivolando attraverso le loro consapevolezze fino all’anima.

Harry si ritrovò senz’aria, la vista annebbiata e la terribile sensazione che ci fosse qualcosa che stava strisciando dentro di lui, fin nelle sue viscere.

Cercò di opporsi o di usare quanto imparato proprio da Kazam, durante le lezioni di Occlumanzia, ma ogni tentativo fu inutile e alla fine dovette abbandonarsi al giogo di quell’occhio dal colore elettrico, ipnotico.

Nel momento stesso, comunque, in cui cedette al dominio dello Slysshis la sensazione cambiò completamente tramutandosi in una lieve carezza, delicata, tiepida.

Il mondo intero smise semplicemente di esistere, le preoccupazioni si dissolsero, i problemi scomparvero mentre una pace familiare lo avvolgeva in un tepore protettivo.

Avvertì distintamente il profumo di sua madre, la consistenza del suo seno, al quale era accoccolato, e la carezza gentile di suo padre, tra i capelli castani.

Riconobbe la voce di Sirius sussurrare, commossa, che era il padrino di uno splendido neonato e i suoi genitori rispondere con orgoglio che sarebbe diventato un grande mago.

“Lo chiameremo... Harry..” mormorò Lily Potter scostandolo delicatamente da se per fissarlo con l’amore infinito che solo un genitore può dimostrare al figlio.

“Harry... mi piace!” esclamò Sirius sporgendosi per fissarlo con affetto.

“Certo che ti piace, l’ho scelto io!” scherzò suo padre, prima di chinarsi anch’esso sul piccolo.

Fissando i visi delle tre persone che, più di ogni altro, aveva amato, Harry ascoltò la voce di James Potter mormorare dolcemente: “Benvenuto tra noi... Harry...”.

La palpebra si richiuse, quasi con uno scatto secco, lasciando il moretto a fissare inebetito il ricongiungersi preciso degli arcani tatuaggi rossi.

Strinse le braccia intorno al corpo, stranito, ritrovando dentro di se quel calore ovattato e il vivido ricordo di quel giorno lontano, quand’era venuto al mondo.

Che cosa era successo?

Cercò lo sguardo dell’insegnante di Difesa trovandovi una luce diversa, indecifrabile ma.. calda.

Tuttavia il rettile gli celò in fretta il volto tornando a fissare Silente che aveva seguito la scena in un silenzio carico di comprensione.

“Mi occuperò io di loro...” sussurrò lo Slysshis con una nota nuova nella voce melodiosa, sebbene sempre sinistramente distorta, mentre sul suo viso si disegnava ancora una volta quel suo strano, obliquo, sorriso.

 

I due furono congedati dopo essere stati informati da Kazam che avrebbero scontato una punizione, nel suo ufficio, tutte le notti, finchè non fosse stato scoperto il colpevole.

O meglio, come lui stesso aveva detto: “Finchè uno di voi due non ammetterà che cosa è accaduto davvero stanotte...”

 

Harry osservò i professori uscire dall’ufficio di Silente, abbattuto.

Le parole di Alexander lasciavano chiaramente a sottintendere che reputava uno di loro due il ladro.

E per di più, dopo le sensazioni che l’altro gli aveva appena regalato si sentiva combattuto.

Qualcuno in grado di restituire emozioni e ricordi perduti, come aveva fatto Kazam, scegliendo un immagine così preziosa, per lui, poteva essere malvagio?

Poteva averlo fatto, volutamente?

Se gli avesse concesso quell’immagine magnifica calcolando che si sarebbe sentito in debito con lui?

Per Kazam, dare la colpa a loro sarebbe risultata la cosa migliore se davvero tutta quella storia era una messa in scena.

Ma era una messa in scena?

Ne era quasi certo prima... prima che quell’iride verde gli sondasse l’anima.

E ora... se tentava di ragionare con razionalità su quale parte avesse lo Slysshis in tutta quella storia assurda l’unica cosa che gli veniva in mente era il sorriso gentile di Sirius, la carezza di suo padre e il calore di sua madre.

Kazam lo aveva fatto apposta?

Stava usando uno stratagemma così abbietto per disorientarlo?

 

“Potrei parlarle un momento Preside..” chiese incerto, lasciando che anche Vitius lo sorpassasse per uscire dall’ufficio e tornarsene così al suo meritato riposo.

L’anziano mago annuì tranquillamente, con l’aria di chi si attendeva esattamente una richiesta simile.

Harry attese che anche Draco gli passasse accanto, per lasciare la stanza, senza risparmiarsi dallo lanciargli uno sguardo di disgusto e un: “Lecchino...” così basso da farlo sentire solo a lui.

Tuttavia il moretto s’impose d’ignorarlo aspettando che l’ufficio fosse finalmente libero da orecchie indiscrete.

“Allora dimmi Harry..” mormorò Silente, benevolo.

“Ecco..” disse a disagio il ragazzo “..io.. ho visto Malfoy nel corridoio prima..” cominciò incerto.

Forse esponendo i fatti sarebbe riuscito a ritrovare la sua lucidità.

Non gli andava di fare la spia ma la  pozione era pericolosa e se, davvero era stato Draco a rubarla, doveva assolutamente avvertirne il preside.

Anche se questo avrebbe voluto dire  passare per chi accusa gli altri al solo scopo di scagionarsi.

“Lui.. teneva qualcosa nascosto sotto il mantello..” mormorò “.. e si guardava intorno come se...” cercò di spiegare ma Silente sollevò una mano, interrompendolo.

“Non so per quale motivo il signor Malfoy o tu..” disse lanciandogli un occhiata tra il rimprovero e il divertito “..girovagaste per i corridoi del castello questa notte..” mormorò “...ma... Harry,” disse serio come non mai “...come ho l’assoluta certezza che non sei stato tu a prendere quella fiala...” rivelò regalandogli un lieve sorriso “...ti prego di credermi quando ti dico che Draco era davvero l’ultima persona che aveva motivo di rubarla!”

 

L’ultima persona...?

Draco?

Eppure... lui lo aveva visto!

E di motivi.. ne aveva a migliaia!

 

“Non pensarci più.. troveremo presto il colpevole e vi scagioneremo entrambi..” lo rassicurò il preside accompagnandolo verso l’uscio.

“Quanto al Professor Kazam..” parve leggergli nella mente quando il moretto aprì la bocca per protestare “...non temere... lui sa quanto me che siete entrambi innocenti..” mormorò “...e mi fido ciecamente di lui.”

Ed Harry non riuscì a ribattere scontrandosi con lo sguardo sereno del Preside decidendo di avviarsi nuovamente verso il suo dormitorio, sperando di riuscire a riposare almeno per un paio d’ore.

 

Le sue speranze tuttavia furono deluse.

Non solo si agitò molto, prima di addormentarsi, tormentato da ipotesi, pensieri e ricordi, sconvolgenti, che andavano dai suoi genitori, al furto, a quello che Malfoy era stato in grado di fargli provare, solo poche ore prima, ma addirittura, quando infine si assopì ebbe una spiacevolissima sorpresa.

 

Aprì gli occhi osservandosi attorno, per un momento.

Era circondato dalla nuda pietra, probabilmente l’interno di una caverna, illuminata fiocamente da fuochi fatui, che volteggiavano dorati tra le stalattiti e le stalagmiti, disegnando ombre fluenti.

Di fronte a lui c’era una donna dall’aria altera e glaciale, familiare.

Ci mise solo pochi istanti per riconoscerla: era Narcissa Malfoy, la madre di Draco.

“Una magnifica prova di fedeltà quella di tuo figlio...” si sentì sussurrare Harry, con una voce fredda che non gli apparteneva.

“Per Voi, tutto, mio Signore...” disse la Mangiamorte sprofondando in un ampio inchino mentre Potter avvertiva chiaramente la soddisfazione di Voldemort scivolargli nelle vene, a quelle parole.

“Ormai il momento del riscatto è vicino..” si sentì proclamare “...quando anche tuo marito tornerà al mio servizio ci muoveremo!” disse con un ampio sorriso maligno.

“Lucius sarà presto da Voi, per servirvi!!” gli garantì Narcissa sollevando il volto per posare uno sguardo fervente su di lui.

“Con il nostro nuovo potere nessuno potrà fermarci!” sentenziò Voldemort “Avrò la mia vendetta! E sarà terrore.. terrore e sangue per i miei nemici!!!” esclamò facendo rimbombare quelle parole tra le pareti lucide.

“Sì... Sangue..” gli fece eco un’altra voce, strana, dalle tenebre fluttuanti.

Aveva un timbro inumano ed era familiarmente... distorta.

Come se colui che aveva parlato, in bocca avesse qualcosa che impediva alle parole di scivolare fuori correttamente.

Harry ebbe solo la fugace visione di lunghe spire chiare e dello scintillio di due occhi gialli, felini, dietro a Narcissa, prima che la figura che aveva sibilato quelle due parole si facesse avanti, facendo frusciare sinistramente le scaglie sulla pietra, e lui si svegliasse di soprassalto, senza fiato.

 

Il giorno successivo tutta la scuola sapeva del furto.

Era incredibile come i pettegolezzi volassero lì dentro, si ritrovò a pensare Harry, per l’ennesima volta oggetto di occhiate cupe da parte dei suoi compagni.

Possibile che tutti gli anni, per un motivo o per l’altro, lui dovesse essere fissato con sospetto?

Cominciava davvero a stufarsi!

Scosse il capo stancamente passandosi una mano sul viso tirato.

Aveva altro a cui pensare in quel momento: Lucius stava per tornare in vita, Voldemort aveva elogiato la ‘prova di fedeltà’ di Draco e Kazam era davvero alleato con loro!

Doveva parlarne con Silente?

Il preside gli aveva assicurato che Draco non era il ladro e che si fidava ciecamente dello Slysshis ma il suo sogno parlava chiaro!

Che cosa doveva fare?

Aveva disperatamente bisogno di chiarirsi le idee e il modo migliore era parlarne prima con Ron ed Hermione.

“Harry..” lo chiamò proprio la caposcuola, quel mattino, quando si trovarono ancora una volta seduti vicini, al grande tavolo della sala comune, ma il moretto scosse il capo, interrompendola: “Troviamoci in riva al lago.. a pranzo.. non voglio discuterne qui..” mormorò chiedendosi come avrebbe fatto a spiegare loro tutto quello che stava succedendo.

La ragazza annuì guardandosi fugacemente attorno prima che Ron sollevasse il viso attirando la sua attenzione, “I gufi!” esclamò.

Come ogni mattino i postini dei maghi svolazzarono sopra i lunghi tavoli lasciando cadere pacchetti più o meno voluminosi, lettere e quotidiani.

Hermione pagò la sua copia della Gazzetta del Profeta mentre Ron cercava di strappare dalla zampina di un isterico Leo la sua missiva.

“Dammi quella lettera!” sbottò cercando di afferrare il pennuto che saltellava qua e là, rovesciando calici e piatti.

Alla fine il rossino riuscì a prendere la busta rigirandola tra le dita curioso.

Ma ancora prima che le sue dita avessero sfiorato la ceralacca che la sigillava la mano di Hermione si serrò sul suo polso, bloccandolo.

“Che c’è?” volle sapere Ron perplesso.

“La tua lettera..” mormorò enigmatica la ragazza sfilandogliela per guardarla con attenzione “Qualcuno l’ha già letta!!” esclamò.

“Che cosa?” chiese stupito Harry facendosi più vicino.

La ragazza annuì “C’è un incantesimo che permette leggere i documenti sigillati senza aprirli...” mormorò cupa “L’ho letto su..” cominciò ma Ron la interruppe “Lascia stare dove l’hai letto! Come hai fatto a capire che l’hanno aperta, la cera è a posto!”

“Guardate...” insistette la mora “..non notate niente?”

I due ragazzi fissarono la busta, com’era stato loro chiesto, ma non notarono assolutamente nulla.

Sembrava una normalissima lettera... appena un po’ macchiata d’inchiostro.

Ma nel momento in cui Hermione vi posò sopra la bacchetta e mormorò: “Rivelum” uno strano reticolo di venature azzurre percorse la carta, permettendo di leggere le parole contenute nella missiva, che scorrevano lentamente sulla superficie bianca della busta, come su uno schermo.

L’incantesimo si dissolse pochi minuti più tardi, insieme alle parole, lasciando però qualche macchiolina azzurra a testimonianza del loro passaggio.

“Incredibile..” mormorò Ron.

Fortunatamente la lettera trattava soltanto il ritorno di Bill e Charlie, i suoi fratelli maggiori, a casa, per una veloce rimpatriata.

“Perchè leggere la lettera di Ron?” chiese Harry perplesso.

Hermione scosse il capo incerta “Che sospettino che faccia parte dell’Ordine della Fenice..” mormorò, abbassando il tono di voce nel pronunciare il nome di quell’organizzazione segreta nata al solo scopo di sconfiggere Voldemort.

Entrambi i genitori del rossino e i due fratelli maggiori ne facevano parte, lui stesso, probabilmente, si sarebbe aggregato una volta terminati gli studi... ma quelle erano informazioni note solo ai membri stessi!

Ron li fissò perplesso ma non ebbe modo di dire nulla perchè Seamus piombò tra loro sventolando la lettera che aveva appena ricevuto.

“Mia sorella maggiore ha avuto una bambina!” esclamò felice mostrando loro la missiva “Sono diventato zio!” disse euforico.

E i suoi tre amici si complimentarono con lui, ma lo fecero con voce stranita perchè... anche sulla busta del ragazzo comparivano piccole, rivelatrici, macchioline azzurre.

 

Harry passò le ore di lezione cercando di prepararsi un discorso con cui spiegare ai due amici che cosa stava succedendo, intervallando alle sue riflessioni la nuova scoperta di quel mattino.

Dopo aver visto la lettera di Seamus si erano separati per un veloce controllo e il risultato era stato agghiacciante: tutte le lettere degli studenti erano state ‘lette’.

Che cosa stava succedendo a scuola?

Sospirò massaggiandosi la fronte, cominciava ad avere mal di testa e la mancanza di sonno si faceva pesantemente sentire.

Ne avrebbe riflettuto con Ron ed Hermione.

Per il momento decise vigliaccamente di rinunciare a menzionare la Profezia.

C’era già abbastanza carne al fuoco senza che vi aggiungesse anche quello.

 

“Allora Harry che succede?” gli chiese Hermione, una volta che lui e Ron l’ebbero raggiunta, in riva al lago.

Il ragazzo prese un sospiro, accomodandosi con loro sull’erba smeraldina, e, dopo un istante d’indecisione, cominciò il discorso che si era preparato, rivelando loro delle lezioni di Occlumanzia con Kazam, dell’incontro con un Draco dall’aria spettrale, della ‘medicina’ che Kazam aveva dato a Piton e della pietra sentimentale.

“Aspetta... tu senti le emozioni di Malfoy e lui le tue?!” esclamò incredulo Ron, con la bocca spalancata.

Harry annuì arrossendo mentre Hermione gli scoccava un’occhiata attenta.

Il moretto preferì evitare lo sguardo indagatore dell’amica, ricominciando a parlare.

Spiegò che la sera precedente era uscito perchè non riusciva a dormire, optando per la solita mezza verità, e che, tornando al dormitorio, aveva visto Malfoy.

Raccontò loro che il biondino non compariva sulla mappa, del ricordo che Kazam aveva riportato a galla, riferì le parole di Silente quando gli aveva esposto i suoi dubbi e infine parlò del suo sogno.

I due amici rimasero in silenzio, pensierosi.

“Tu pensi che sia stato Malfoy a rubare la pozione..” chiese Hermione.

“E chi altri?” rispose per lui, Ron “Harry ha detto che l’ha visto nascondere qualcosa sotto il mantello!”  esclamò “E quello che, Tu Sai Chi, ha detto parla chiaro!”

“Sì ma Silente ha anche detto che Dra.. Malfoy” si corresse in fretta Harry, chiedendosi come diavolo gli era saltato in mente di chiamare l’altro per nome, “..è l’ultima persona che ruberebbe la pozione..” borbottò domandandosi perchè diamine stava difendendo il biondino.

“Avrebbe un buon motivo..” ipotizzò Hermione “...se volesse resuscitare suo padre..”

“Sembra che sia proprio quello che ha in progetto di fare!” borbottò Ron “E, Tu Sai Chi, ha anche parlato di un nuovo potere a loro disposizione... alludeva certamente alla Pozione!”

“Questo solo se...” Hermione scosse le spalle “Harry non offenderti..”  disse dolcemente “Ma ultimamente sei molto stanco, dormi poco, e dopo che io ti ho raccontato quelle cose sugli Slysshis...” cominciò cauta “...non è che ti sei fatto influenzare dai tuoi sospetti? Sei sicuro che fosse una visione e non un incubo?” domandò.

Harry la fissò confuso: poteva essere come diceva lei?

Non era una visione?

Si ritrovò a pensare che lo sperava, lo sperava vivamente.

Ciò avrebbe scagionato Kazam e.. Draco.

“Io...” cominciò incerto.

“Riflettici.. come faceva Kazam ad essere con Voldemort, chissà dove, se poche ore prima era con te nell’ufficio di Silente?” gli chiese prima di lanciare un’occhiata truce ai due “E non fatemi ripetere per la milionesima volta che non ci si può smaterializzare dentro Hodgwards!”

“Ne sei sicura?” chiese Ron alzando entrambe le mani per prevenire la feroce risposta dell’amica “Kazam è una delle più antiche e potenti tra le creature oscure, ricordi?” chiese “Ce l’hai detto tu?” le rammentò “Sicura che per lui valgano le stesse regole che per gli altri maghi?” domandò e la caposcuola lo fissò stupita e incerta.

“Bhe..” ammise “Non lo so.. forse.. lui potrebbe..” disse perplessa.

Ron si volse posano una mano sulla spalla di Harry, pensieroso “Però Silente non è uomo da dire le cose tanto per dire..” mormorò cupo “..e questo ci riporta al punto di partenza.” rifletté “Se il tuo fosse stato solo un incubo..” disse con un cenno di scusa verso l’amico “...Malfoy potrebbe essere innocente...” terminò, lasciando stupiti gli altri due.

Hermione annuì, soddisfatta nel notare che l’amico aveva messo da parte, per un momento, le sue opinioni sul biondino, per usare la testa, segno che anche lui stava infine maturando.

“Certo che magari Silente sta perdendo colpi.. assumere Kazam!” esclamò il ragazzo quasi tra se e se, e la caposcuola sorrise rassegnata.

Bhe... stava.. quasi... maturando!

“Se fosse stato Kazam a far sparire la pozione?” continuò invece Ron “Però non avrebbe senso!”  disse “E’ roba sua..”

“Sì, ma se dice che gliel’hanno rubata nessuno sospetterà di lui quando l’ampolla ricomparirà improvvisamente tra le mani dei Mangiamorte..” gli fece notare Hermione cupa.

“Sono quasi certo che non era un incubo..” mormorò Harry, interrompendoli con voce incerta.

“Parlane con Silente..” gli consigliò l’amica.

“E per dirgli cosa?” chiese il moretto passandosi una mano tra i capelli spettinati “Lui mi ha già detto che non è stato Malfoy e che si fida di Kazam..”

“Quello che ci serve sono delle prove..” borbottò Ron.

“O quanto meno qualche indizio in più..” aggiunse Hermione.

Harry annuì “Stasera dovrò andare nell’ufficio di Kazam... forse..” cominciò incerto “..se riesco a distrarre lui e Malfoy potrei dare un’occhiata nel Pensatoio...” mormorò.

Ron annuì ma Hermione lo fissò preoccupata: “Fa attenzione..” si premurò e il moretto le porse un lieve sorriso di rassicurazione.

“Starò attento...” promise alzandosi con gli altri quando il suono della campana, poco lontano, li avvertì che stavano per cominciare le lezioni del pomeriggio.

“La cosa che mi lascia ancora perplesso...” mormorò Harry, quasi tra se e se, mentre tornavano verso la scuola “...è che la mappa non abbia funzionato..” disse.

“Magari non è infallibile..” ipotizzò Ron con una scrollata di spalle.

L’amico corrugò la fronte “Sì... forse hai ragione..” mormorò, eppure era quasi sicuro che la risposta fosse un’altra.

 

Le lezioni pomeridiane scivolarono lentamente mentre i tre si scambiavano opinioni e ipotesi sempre più assurde su chi potesse essere il ladro e di che cosa stesse succedendo ad Hodgwards.

A scuola non si parlava d’altro che del furto e non mancavano i sostenitori di uno o dell’altro sospettato.

Harry si impose di ignorare tutti preparandosi alla punizione che lo attendeva, chiedendosi che cosa avesse in serbo per loro lo Slysshis.

Se davvero Draco e Kazam erano d’accordo con Voldemort era saggio restare solo con loro?

Dopo cena si diresse all’ufficio dell’insegnante di Difesa con un brivido all’idea di tutto il tempo che avrebbe dovuto passare con Malfoy ed era quasi giunto a destinazione quando un’imprecazione attirò il suo sguardo su uno dei corridoi laterali.

Si scostò appena in tempo per evitare di venire travolto da un’armatura, mezza trasfigurata in quello che probabilmente doveva essere un coniglio,  a giudicare dalle orecchie di peluche bianco che le spuntavano dall’elmo e da suo modo di balzare qua e là facendo un baccano infernale, inseguita da un furioso Gazza.

Il custode gli lanciò un’occhiata bieca, mentre ansava dietro alla ‘cosa’ tentando di acciuffarla, sbottando a voce altissima qualcosa tipo: “Se trovo quei maledetti ragazzini che si divertono così!” e l’aria di chi non vede l’ora di dare la colpa a qualcuno.

Harry decise saggiamente di infilarsi nel corridoio che portava ai sotterannei: per quella settimana era già stato accusato a sufficienza di cose che non aveva commesso!

 

Si fermò solo una volta giunto di fronte alla porta dell’ufficio, incerto.

Prima di sollevare la mano per bussare trasse dalla tasca la Mappa del Malandrino controllandola attentamente.

Nella stanza, di fronte alla quale era fermo, non compariva nessun nome.

Malfoy non era ancora arrivato?

O aprendo la porta lo avrebbe trovato lì ad attendere l’arrivo del professore?

Rimise la cartina in tasca, dopo averla nuovamente sigillata, e girò la maniglia, aprendo la porta, deciso ad appurare, ancora una volta, quello strano fatto.

 

Malfoy era seduto su una seggiola e si guardava attorno con aria seccata.

 

Se l’era quasi aspettato.

Quello che lo lasciò senza fiato fu notare che il biondino non era l’unico occupante della stanza.

“Buona sera signor Potter..” mormorò Kazam, comodamente arrotolato nelle proprie spire, dietro alla sua scrivania “La stavamo aspettando..” disse, facendogli cenno di venire avanti, mentre Harry passava velocemente lo sguardo tra i due.

 

Erano lì, reali, consistenti.

Perchè dunque la Mappa non li aveva segnati?

 

“Dato che avremo modo di tenerci compagnia per un po’...” disse lo Slysshis, riattirando la sua attenzione, spostandosi di lato per prendere da un mobile un’alta pila di pergamene, facendo frusciare in quel modo sinistramente familiare le scaglie sul pavimento “..vediamo almeno di impiegare il tempo in modo utile..” mormorò depositandole in due mucchietti su un paio di banchi, comparsi di fronte a loro.

Harry scoprì che cosa intendeva Kazam con: ‘in modo utile’, prendendo il primo di quei fogli tra le mani, già temendo di dover scrivere, con il proprio sangue, “Non devo più dire bugie” com’era accaduto con la Umbridge, notando però che le pergamene erano già scritte.

Si trattava dei temi dei ragazzi del primo e del secondo anno.

“Sono sicuro che non avrete nessuna difficoltà a correggerli..” mormorò l’insegnante stiracchiando le ali candide con soddisfazione “...sono tutti argomenti che conoscete alla perfezione..” disse “...quanto al voto, ci penserò io più tardi..” spiegò facendo comparire di fronte a loro due penne immerse in calamai di inchiostro scarlatto.

“Buon lavoro...” mormorò dirigendosi verso la porta seguito dallo sguardo perplesso dei due “Io vado a schiacciare un pisolino in giardino...” disse tranquillamente, regalando loro un’ultima visione della sua guizzante coda bianca prima di richiudersi la porta alle spalle, facendo scattare la serratura per chiuderli dentro.

Harry fissò l’uscio sigillato, incredulo.

Ora ne aveva l’assoluta certezza: fosse anche alleato con Voldemortt... Kazam era la persona più pigra che avesse mai conosciuto!

Sospirò prendendo la prima pergamena, deciso a cominciare il suo lavoro, intingendo la penna nell’inchiostro prima di iniziare a leggere.

Almeno la loro punizione non era niente di strano, pericoloso o doloroso.

Era stato fortunato.

 

“Allora Potter..”

 

O meglio... sarebbe stato fortunato se con lui non ci fosse stato Draco Malfoy.

Ed erano... soli.

 

Harry si impose di ignorare il suo ultimo pensiero e lo sguardo del biondo fisso su di se.

“...dimmi un po’ che ci facevi in giro a notte fonda eh?” chiese il Serpeverde senza far caso ai tentativi dell’altro di ignorarlo.

“Non sono affari tuoi!” gli ringhiò contro, arrendendosi a sollevare il viso per fissarlo.

Malfoy ridacchio “Di la verità eri così sconvolto che non riuscivi a dormire?” insinuò, azzeccandoci in pieno.

Harry divenne livido prima di lanciargli un’occhiata omicida.

“Fottiti!” gli sputò contro.

 

Non l’avesse mai detto.

 

Negli occhi grigi del Serpeverde si accese una luce maliziosa e predatrice che lo fece deglutire a vuoto un paio di volte.

“Accoglierò volentieri la tua proposta.. Potter..” sussurrò con voce roca “..perchè.. visto che siamo chiusi qui dentro.. e che ci siamo solo io e te..” insinuò “...la tua era una proposta vero?” disse fissandolo con una scintilla di bramosia nello sguardo che Harry non riuscì a sostenere.

“Non.. non..” ansimò cercando disperatamente di riprendere il controllo del suo respiro convulso e del tamburellio violento del suo cuore “Non dire stronzate! Io non... non mi piacciono quelle cose!” riuscì infine a racimolare con fatica.

Malfoy rise sommessamente, di nuovo, scostando un poco la sedia e Harry si accorse con terrore che, lui, stava inconsapevolmente retrocedendo sulla sua.

Stava scappando da Malfoy!

“Non dire le bugie San Potter..” mormorò il biondino con quella sua voce vellutata “..hai dimenticato il legame della pietra sentimentale?” domandò “Credi che non ti abbia... sentito...” chiese con un ghigno enorme sul bel volto.

Ed Harry divenne color aragosta.

 

Era logico.

Lui aveva sentito Malfoy e quindi Malfoy... aveva sentito... aveva capito che....

 

Ogni suo pensiero si spezzò in un gemito incredulo.

 

Lo sguardo scattò veloce verso Draco che, stravaccato sulla sua sedia, le gambe allargate, aveva fatto scivolare una mano sotto la propria tunica.

Harry non aveva bisogno di chiedergli che cosa stava facendo... lo sentiva benissimo!

Malfoy si stava masturbando... e lo stava facendo di fronte a lui!!

“Nega che ti piace...” mormorò il biondo con quella voce roca e bassa che da sola bastava a mandargli scariche elettriche lungo la spina dorsale.

“Sme..smettila!” ansimò il moro riconoscendo il caldo abbraccio del piacere che cominciava a scivolargli dai lombi verso il cervello.

“Lo sento sai...?” soffiò Draco senza muoversi dalla sua sedia facendo però scivolare la mano sotto il tessuto dei propri pantaloni.

Harry si morse le labbra a sangue per soffocare un gemito, che comunque scivolò nell’aria improvvisamente densa della stanza, sotto forma di un sensuale mugolio.

“Sento il tuo piacere... Harry..” sussurrò il biondino stringendo improvvisamente il proprio membro tra le dita, spingendo la mano su e giù un paio di volte con irruenza.

E il moretto boccheggiò incredulo, gemendo senza ritegno mentre il tessuto dei pantaloni gli si faceva stretto e le mani si aggrappavano furiose alla veste.

Abbassò il viso, scarlatto, per fissarsi le scarpe, sperando che negarsi quella sensuale visione lo avrebbe aiutato a ritrovare il respiro perso.

“Vorresti sapere che cosa si prova davvero?” lo riscosse però la voce del biondo ed Harry per poco non lanciò un grido nel rendersi conto che, approfittando della sua distrazione, l’altro si era alzato e gli si era messo alle spalle, alitandogli quelle parole nell’orecchio.

Cercò di balzare in piedi ma Malfoy gli circondò il collo con le braccia, spingendo le proprie mani giù, lungo il suo petto, tuffandole tra le sue gambe.

“Ti sei eccitato Potter?” gli mormorò all’orecchio sfiorando con mano il membro teso del suo nemico, sotto le vesti.

Draco appoggiò il petto contro lo schienale della sedia su cui teneva intrappolato il Grifondoro, mettendosi comodo, prima di allungare la lingua e lambirgli il lobo strappando un singulto e un ansimo alla sua preda.

“A causa tua stasera non mi potrò divertire con qualche ragazzino obbediente..” gli sussurrò tra una lappata e l’altra “...mi sembra giusto che tu supplisca..” insinuò infilandogli le mani sotto la veste.

“Ferma..ti...” ansimò Harry artigliandogli le braccia con le dita.

“Perchè?” gli chiese suadente il biondo “Perchè dovrei fermarmi... non è piacevole..?” chiese allungando la lingua nel suo orecchio mentre le dita candide riuscivano infine a trovare un strada tra le stoffe, infilandosi dentro i suoi pantaloni.

Harry ansimò incredulo, inarcando la schiena contro la sedia, gettando indietro il capo, specchiandosi così negli occhi lucenti del suo aguzzino.

 

Era piacevole.

Era dannatamente piacevole.

 

E le sensazioni erano così intense, così forti ora che le poteva avvertire sulla sua stessa pelle e non filtrate attraverso la pietra sentimentale.

“Così.. bravo..” lo lodò bonariamente Draco spingendo più giù la mano, facilitato dal corpo inarcato del suo nemico.

Harry avrebbe voluto dirgli qualcosa, qualsiasi cosa, ma non ci riusciva.

Le parole gli uscivano spezzettate e incomprensibili mentre le mani di Draco continuavano il loro sapiente lavoro e la bocca del biondo vezzeggiava il suo collo, la lingua che violentava il suo orecchio spingendovi piccoli sospiri  e sussurri che non riusciva più a comprendere ma che erano mormorati con una voce dal timbro così roco e sensuale che, anche da soli, sarebbero stati più che sufficienti a farlo tendere e ansimare.

Dentro la sua mente, da qualche parte, c’era qualcosa che gli gridava che la fonte del suo piacere era Draco, l’odiatisismo Draco Malfoy, ma lui non riusciva ad udirla, assordato dal martellio del suo stesso cuore.

Le mani del biondo divennero più esigenti, la sua bocca cominciò a distribuire morsi, tra i baci, finchè Harry non sentì un’ondata violenta di calore squassargli il corpo e, senza che potesse fare nulla per evitarlo, venne tra le dita del biondo.

Draco osservò Potter accasciarsi tra le sue braccia, su quella sedia, in completa, totale, sua balia e venne nei pantaloni, senza nemmeno il bisogno di toccarsi, con un ansimo che si premurò di riversare nell’orecchio del suo compagno, prima di togliere le mani da sotto la sua tunica e lasciarsi scivolare in ginocchio, a terra, dietro di lui, per riprendere fiato.

Aveva pensato di giocare con lui, così come giocava con gli altri, non si era aspettato una cosa simile.

E si era semplicemente limitato a masturbarlo.

Non l’aveva nemmeno spogliato, non l’aveva baciato, si era accontentato di seviziargli un orecchio.

Estrasse dai calzoni un fazzoletto e vi si pulì sopra le mani, cercando poi di rimediare alla macchia che gli bagnava la veste prima di rendersi conto del silenzio totale che avvolgeva la stanza.

Con un certo sforzo si rimise in piedi, facendo il giro della sedia per ritrovarsi di fronte ad una visione che avrebbe potuto benissimo farlo venire di nuovo.

Potter giaceva mezzo riverso sulla poltroncina, gli occhi chiusi, il capo gettato all’indietro, i capelli scompigliati intorno al volto arrossato, le labbra gonfie, martoriate dai denti, e le gambe sensualmente divaricate, esattamente come l’aveva lasciato.

“Hey Potter sei svenuto?” gli chiese divertito senza tuttavia riuscire a trattenere una punta di dolcezza nella voce.

Il grande Harry Potter aveva un’aria così.. sconvolta... da fare tenerezza.

Il moretto socchiuse gli occhi fissandolo con sguardo confuso, il respiro ancora ansimante.

Cercò faticosamente di mettersi seduto composto e Draco attese che posasse la schiena alla sedia prima di sederglisi in grembo, a cavalcioni, circondandogli il collo con le braccia, il viso a pochi centimetri da quello scarlatto del Grifondoro.

Si specchiò in quelle gemme verdi, incredule e... sorrise.

Sorrise dolcemente, scuotendo piano il capo, scostando una ciocca scura dalla sua fronte sudata prima di allungare il viso e chiudergli la bocca con la sua in un lieve, casto, bacio.

“Sei davvero un disastro San Potter..” gli soffiò sulle labbra.

Harry scosse il capo, cercando di snebbiare la mente.

Aveva lasciato.. aveva lasciato che Draco lo facesse venire e poi... poi il biondino, come se niente fosse, gli si era seduto in braccio e gli aveva scoccato un bacio, così lieve da sembrare più una carezza, e lo fissava con quell’espressione sensuale.... divertita sì, ma non canzonatoria.

Ed era.. quel Draco Malfoy tra le sue braccia era... bellissimo.

“Io...” sussurrò cercando le parole, ma tutto quello che gli venne in mente fu ciò che aveva ripetuto, più volte, durante le due notti precedenti: “Io... ti ucciderò Draco...” sussurrò.

E il biondo scosse il capo osservandolo con una strana luce negli occhi grigi.

Una luce improvvisamente dura, fredda e... triste.

“Ma io...” sussurrò il biondino “...io sono... già.... morto Potter.”

 

 

Continua....

 

 

Scleri dell'Autrice (Proviamo a sopprimerla con un Avada... nd. Pippis)

Mi diverto..

Mi diverto tanto ^_^

Allora il prossimo cap sarà.... vi lascio indovinare... come tramutereste voi il titolo: “Harry Potter e il calice di FUOCO” ^__-

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