Prince of Heart 3                                      Back to FanFic  Back to Home

Kawamura mantenne la parola.

La cerimonia venne approntata in un lampo, gli invitati vennero ridotti al minimo così come i festeggiamenti, l’esercito si stava già armando per la guerra e da confine giungevano i primi dispacci che parlavano di avvistamenti delle avanguardie di Rudolph.

Presto anche l’esercito imperiale avrebbe dovuto mettersi in marcia.

Tezuka era ancora immerso in quei pensieri quando la porta della stanza nuziale si chiuse alle sue spalle con un lieve ‘clak’ che alle sue orecchie risuonò come un colpo di cannone, riportandolo bruscamente al presente.

Il suo, appena dichiarato, sposo, stava pochi passi avanti a lui e si stava stiracchiando con movenze feline, aveva già slacciando la giacca di broccato, che aveva indossato per la cerimonia, e l’aveva gettata su una poltrona.

Fuji si lasciò cadere sull’ampio letto matrimoniale con un sospiro stanco e socchiuse le palpebre fissando il marito, in piedi di fronte a lui.

“Siamo sposati.” constatò tranquillamente.

“Già..” mormorò Tezuka trattenendosi a malapena dal deglutire a vuoto.

Il silenzio cadde tra loro per un lungo momento mentre i due si guardavano negli occhi.

Enigmatici e maliziosi quelli verde mare, della creatura magica, insondabili e profondi gli occhi blu dell’imperatore.

“Sai come si fa vero?” la voce di Fuji spezzò il silenzio.

Tezuka lo fissò senza capire, per un secondo, prima di arrossire violentemente: “Certamente!” ringhiò.

“Meno male..” sussurrò il sovrano del popolo fatato, andandogli accanto, allungando le braccia per cingergli le spalle “Sarebbe stato imbarazzante dovertelo spiegare...” gli soffiò sulle labbra prima di coprirle con le sue.

E, com’era avvenuto a Seigaku, Tezuka abbandonò i pensieri e strinse tra le braccia quell’irritante, quanto affascinante, creatura, spingendo la lingua tra le sue labbra.

 

Fuji era giunto alla conclusione che, quanto era accaduto nel suo castello, doveva essere stato un caso fortuito.

Non si era aspettato che Tezuka lo baciasse con tanta passione, la sorpresa l’aveva reso vulnerabile e per un momento aveva perso il controllo della situazione.

Aveva sottovalutato l’imperatore ma non sarebbe successo di nuovo.

Pertanto, dopo aver passato la prima notte insonne della sua vita, aveva deciso che non c’era niente di cui preoccuparsi e di tornare a comportarsi come sempre.

La cosa aveva funzionato.

 

Fino a quel momento.

 

Era riuscito addirittura a scherzare sulla rigidità di Tezuka quando si era richiuso la porta della camera reale alle spalle.

Aveva il controllo completo della situazione.

 

O, almeno, lo aveva avuto finchè non si erano baciati.

 

Com’era accaduto in precedenza Fuji si rese conto che c’era qualcosa che non andava come doveva.

Kunimitsu lo fece sdraiare sul letto continuando a baciarlo, spostandosi su di lui fino a far combaciare i loro bacini strappandogli un brivido.

Gemette contro le sue labbra, agitandosi sotto di lui.

Gli stava succedendo di nuovo.

Il respiro gli si spezzava in fretta e il cuore sembrava impazzito.

 

Perchè aveva quell’effetto su di lui?

Perchè riusciva a farlo sentire così... vulnerabile.

 

Tezuka staccò le labbra da quelle del compagno sfiorandogli il mento con un bacio lieve prima di scivolare ad accarezzargli la gola e Shusuke non potè fare a meno di liberare un flebile gemito, stupito.

Il suo corpo era scosso da violente ondate di calore che lo lasciavano senza fiato e con l’impressione che non sarebbe sopravvissuto alla successiva.

 

Era assurdo.

Non era un bambino, non era la prima volta, e ne aveva avuti, di amanti.

Eppure con nessuno era stato lontanamente simile.

 

Senza una parola il sovrano di Ten’en Is cominciò a slacciare la camicia del marito mentre Fuji affondava le dita tra i suoi capelli castani, incerto se lo faceva per spingerlo a continuare o per tirarlo via da se.

Tezuka sollevò il capo per fissarlo e si ritrovò nuovamente di fronte a quello sguardo verde, liquido e confuso, quasi spaventato.

Si chinò su di lui e gli sfiorò le labbra con un bacio lieve, poco più che una carezza gentile, lasciando che parlasse per lui e Fuji si sentì arrossire senza poter far nulla per impedirlo.

 

Era di nuovo in sua balia.

 

Tezuka lo aiutò a liberarsi della camicia e lui, quasi in trans, fece altrettanto.

Presto i vestiti finirono dimenticati sul pavimento e Shusuke si ritrovò a sussultare nel sentire la pelle nuda del marito contro la propria.

Spinse indietro il capo, spargendo i capelli biondo miele sui cuscini, scoprendo la gola candida e Tezuka lo osservò ammaliato, ansimare e tendersi sotto di lui, quando spinse un ginocchio tra le sue gambe, prima di chinare ancora una volta il viso e cominciare a torturargli il lobo dell’orecchio.

Il ragazzo emise un gemito sottile, quasi un pigolio, che fece fremere il moro.

L’innocenza e la malizia creavano un mix esplosivo con la bellezza del suo sposo e lui temeva che non sarebbe riuscito a trattenersi per molto ancora.

Spinse le mani lungo la sua schiena inarcata, fino ai glutei, seguendone la morbida rotondità prima di spingere le dita tra essi e Fuji ansimò, aggrappandosi alle sue spalle, mentre lui osservava affascinato le sue guance tingersi di rosso. Si chinò a baciarlo con passione violando contemporaneamente con l’indice il suo corpo.

Shusuke sussultò, sotto di lui, graffiandogli la schiena, ritraendosi istintivamente contro il materasso e Tezuka si staccò, sorpreso, dalle sue labbra, per fissarlo ancora una volta.

Quei suoi enigmatici occhi verde smeraldo erano nuovamente liquidi e confusi.

“Stai bene?” gli chiese scostandogli con delicatezza una ciocca dal volto sudato.

L’essere fatato annuì porgendogli un sorriso dolce e lievemente imbarazzato che gli tolse il respiro e gli rubò un sussulto al cuore facendogli nuovamente provare quella sensazione, quel bisogno impellente di proteggerlo e rassicurarlo.

Si disse che era assurdo, che quella creatura fin troppo maliziosa e potente non aveva bisogno ne di essere rassicurata ne, tanto meno, di essere protetta.

Tuttavia non potè fare a meno di assecondare quel bisogno chinandosi a depositargli una pioggia di baci sul viso, sfiorandogli le labbra con lievi tocchi leggeri, gentili, riverenti, mentre al primo dito ne aggiungeva un secondo, facendosi spazio dentro di lui.

Fuji chiuse gli occhi e reclinò il capo, offrendosi alle sue carezze, le labbra socchiuse a liberare piccoli suoni soffocati inframmezzati da gemiti sensuali. L’imperatore attese di sentirlo spingere il bacino contro il suo, in un chiaro invito, prima di liberarlo dalle dita e far scivolare le mani lungo le sue cosce per aiutarlo ad allargarle. Lo sposo si lasciò docilmente guidare, alzando il bacino quando l’altro prese un cuscino per metterglielo sotto la schiena.

“Vieni..” sussurrò Fuji cingendogli i fianchi con le gambe e il re non glielo fece ripetere spingendosi dentro di lui con una lunga, profonda, spinta.

Shusuke si tese con un lamento di dolore artigliandogli le spalle ma Tezuka non si fermò fino a quando il corpo dell’altro non lo racchiuse completamente. Allora chinò il viso a baciargli le guance, raccogliendo una lacrima salata, prima di spingere i fianchi contro i suoi.

E Fuji spalancò gli occhi, gridando mentre Tezuka si mordeva le labbra per non fare altrettanto.

 

Aveva avuto altri amanti.

Alcuni davvero affascinanti.

Ma mai, con nessuno, si era sentito così.

Nessuno era riuscito a fargli perdere la ragione come il ragazzo che ora teneva sotto di se.

 

Affondò di nuovo e Fuji gemette nascondendo il viso contro la sua spalla, ansimando pesantemente.

Il piacere era tale da essere insostenibile, sentiva che sarebbe impazzito, ogni spinta era una scarica elettrica che gli squassava il corpo lasciandolo senza fiato e con il cuore in tumulto.

“Ti prego..” singhiozzò contro la sua pelle sudata stringendosi a lui come se fosse la sua unica salvezza.

Tezuka lo strinse a se, passandogli le dita tra i capelli arruffati cercando di calmare il tremito che lo scuoteva, prima di affondare ancora, strappandogli un singhiozzo e un ansimo.

“Va tutto bene..” lo rassicurò aiutandolo a riadagiare la schiena sulle lenzuola prima di muoversi ancora, strappando un lungo lamento di piacere alle belle labbra del suo sposo.

 

No, non andava bene per niente, si ritrovò a pensare Fuji.

Era tutto sbagliato.

Non doveva andare così.

Non aveva mai pregato un amante.

Non aveva mai perso il controllo in quel modo.

Eppure in quel momento non riusciva a fare altro che supplicarlo e chiamare il suo nome.

 

I suoi sensi erano sconvolti dalle sensazioni che l’altro rovesciava in lui, il suo corpo era in fiamme e dalle sue labbra i gemiti si susseguivano sempre più alti.

Fuji si tese disperatamente, inarcando il corpo allo stremo, per lui, per permettergli di arrivare dove nessun altro era mai giunto, il bisogno di sentirlo dentro di se stava diventando un’agonia insopportabile.

E Tezuka prese a spingere con forza, in profondità, stringendo tra le dita la pelle delicata delle sue cosce fino a segnarla mentre il loro piacere cresceva, travolgendoli nella sua danza devastante, ritmica, fino a portarli al limite della follia per poi lasciarveli precipitare, insieme.

Fuji sentì il piacere dello sposo incendiargli il ventre e venne a sua volta, contro di lui con un ultimo, lungo, gemito prima di ricadere esausto tra le lenzuola.

Tezuka gli si era accasciato addosso e teneva la fronte appoggiata al suo petto, laddove poteva sentire il battito forsennato del cuore del suo amante rimbombare in sincronia con il proprio.

Rimasero così per alcuni istanti poi Kunimitsu scivolò delicatamente fuori dallo sposo per spostarsi stancamente al suo fianco.

Shusuke teneva gli occhi chiusi, le ciglia ancora umide delle lacrime di piacere che avevano sostituito quelle di dolore, e tentava di recuperare il fiato.

Tezuka si sollevò su un gomito per fissarlo e sentì il respiro morirgli in gola.

 

Sembrava completamente sconvolto.

Distrutto.

Ed era... bellissimo.

 

Dannatamente, stupendo.

 

L’oggetto del suo sguardo sollevò stancamente le palpebre incontrando i suoi occhi e gli porse un piccolo sorriso.

Un sorriso dolce, innocente.

Prima di rendersene conto Tezuka gli rispose con il medesimo sorriso, tendendogli le braccia in un muto invito e il re del popolo fatato gli si accoccolò contro con gioia, strofinando la guancia sul suo petto, come un gatto in cerca di coccole, mentre l’imperatore allungava una mano per recuperare le coperte con le quali avvolgere se stesso e lo sposo già addormentato.

 

....

 

Fuji bighellonava distrattamente per i giardini del parco imperiale.

Si era svegliato tardi e avevo scoperto che la parte di letto occupata da Tezuka era già fredda.

La sua mente gli aveva fatto notare che l’imperatore aveva certamente un’incredibile quantità di cose da fare, soprattutto con una guerra alle porte, ma la voce della ragione non era comunque riuscita ad avere la meglio sul senso di depressione che gli aveva dato svegliarsi solo.

Credeva che fosse accaduto qualcosa di speciale tra loro, quella notte, ma poteva benissimo essere che soltanto lui l’avesse avvertito.

Sospirò per l’ennesima volta e si sedette su una panca di pietra all’ombra di un grande albero, le fronde stormirono amorevolmente e il sovrano porse loro un lieve sorriso di ringraziamento.

 

“Fuji?” il sovrano del popolo fatato si volse riconoscendo la voce di Kikumaru.

 

Il ragazzo stava evidentemente facendo una passeggiata e non era solo.

Shusuke sorrise quando vide le loro mani intrecciate e il suo sorriso divenne un ghigno quando Oishi gli lanciò un’occhiataccia prima di allontanarsi per lasciarli soli.

“E’ geloso di me.” mormorò al ragazzo volpe quando questi gli si sedette accanto.

“Eh?” chiese Kikumaru perplesso prima di voltarsi nella direzione in cui si era allontanato Oishi “Lui? Geloso di te?” domandò con occhi sgranati “Perchè?”

Il sovrano scosse le spalle “Avrà frainteso il nostro affetto..” mormorò piatto.

“Stai bene?” gli chiese Eiji preoccupato “Anche da lontano mi parevi strano...” disse incerto.

“Strano?” gli chiese Fuji perplesso.

In effetti lui si sentiva strano, diverso.

Già da un po’.

Da quel primo bacio che si erano scambiati lui e Tezuka.

Se non avesse saputo che era impossibile avrebbe sospettato che l’altro gli avesse lanciato un qualche tipo di sortilegio.

“Sì..” confermò Kikumaru distraendolo dai suoi pensieri “Hai lo sguardo perso e sembri pensieroso...” mormorò “Non è che.. Tezuka ti ha... ti ha..” il colorito del ragazzo divenne di un acceso rosso scarlatto “... ti ha fatto qualcosa di strano..” spiegò.

“Qualcosa di strano..” ripetè, tra se e se, Fuji.

In effetti Tezuka doveva avergli fatto qualcosa di strano.

Qualcosa che gli impediva di pensare ad altro, che rendeva qualunque cosa detta o fatta da l’imperatore più importante di tutto il resto.

Riflettè su quel suo ultimo pensiero ritrovandosi improvvisamente a sbarrare gli occhi “Non è possibile!” ansimò scattando in piedi.

“Che cosa?” domandò allarmato Eiji balzando anch’egli in piedi, di riflesso.

Shusuke si volse a fissarlo, preoccupato come il ragazzo volpe non l’aveva visto mai.

“Io... io... mi sono innamorato di lui...” ansimò pallido.

Eiji lo fissò perplesso “Bhe.. perchè, se no, l’avresti sposato?” gli chiese innocentemente ma l’altro scacciò quella domanda con un gesto della mano.

 

Lui non l’aveva spostato perchè l’amava.

L’imperatore lo aveva affascinato dalla prima volta che l’aveva scorto, di passaggio, con il suo corteo, ai limitari della foresta.

Da allora, ad intervalli irregolari il suo pensiero era tornato un po’ troppo spesso a lui.

Aveva pensato ad una sbandata.

Tezuka era un bell’uomo dotato di una regalità che andava al di là del suo titolo nobiliare.

Quando aveva saputo della guerra alle porte e del viaggio dell’imperatore aveva pensato di approfittarne, aveva scatenato la tempesta per portarlo al suo castello e fargli quella sua strana proposta.

Ora che ci pensava con attenzione.. perchè proprio un matrimonio?

Poteva inventarsi qualcos’altro e averlo comunque.

L’imperatore avrebbe fatto comunque di tutto per salvare la sua gente.

Eppure di tutte le soluzioni possibili Fuji aveva scelto proprio quella.

 

Voleva sposarlo.

Voleva che fosse soltanto suo.

 

E poi c’era stato quel bacio, quelle carezze, la sua ragione si era dileguata alla chetichella e con essa la sua capacità di tenere le redini di quella situazione.

Quando in quell’arco temporale si era innamorato?

 

Non avrebbe saputo dirlo.

 

Una cosa era certa.

Se n’era accorto troppo tardi.

Ora non aveva via di fuga.

Se avesse riconosciuto i sintomi forse, in qualche modo, sarebbe riuscito a toglierselo dalla mente ma così... si era incastrato con le sue mani.

 

“Lui non mi ama..” non si accorse nemmeno di averlo detto a voce alta.

Eiji lo fissò con gli occhi spalancati “Ma ti ha sposato!” protestò con infantile ostinazione.

Fuji gli porse un sorriso amaro, certo Tezuka l’aveva spostato... ma ce l’aveva praticamente costretto lui.

E quella notte, quella loro magnifica prima notte, non voleva dire niente.

Il sesso poteva essere piacevole anche senza amore.

Fuji lo sapeva per esperienza anche se, ora, avrebbe potuto affermare che il sesso quando c’era l’amore era ben più che piacevole: era un’esperienza devastante e assoluta.

 

Affondò il viso tra le mani ed Eiji lo guardò senza sapere che dire: era allarmante vederlo ridotto in quello stato.

“Fuji..” mormorò dopo un po’ “Anche se lui... se lui davvero non ti amasse...” disse “..non vuol dire che non puoi farlo innamorare di te, no?” cercò di risollevarlo “Infondo siete sposati... dormite insieme...” mormorò arroventando nuovamente “...e non conosco nessuno in grado di resisterti...” aggiunse serio.

Fuji sollevò il volto dalle mani e lo fissò sorpreso.

 

L’amore l’aveva proprio rincitrullito.

Eiji aveva ragione.

Tezuka non l’amava... ancora.

Ma nulla gli impediva di innamorarsi di lui!

 

“Hai ragione!” esclamò con una nuova luce negli occhi verdi “Grazie Eiji!” esclamò scoccandogli un bacio sulla fronte prima di sparire in un turbinio di vento.

Kikumaru sorrise raggiante, felice di essere stato utile, e si volse per tornare sui propri passi quando vide Oishi fissarlo da qualche metro più in là, torvo in viso.

“Che cosa c’è?” gli chiese raggiungendolo.

“Niente..” digrignò tra i denti il cavaliere.

“Sei geloso?” gli chiese Kikumaru trotterellandogli attorno nel tentativo di catturare il suo sguardo sfuggente.

Oishi arrossì furiosamente stringendo la mascella, incapace di negare e Eiji rise, un suono argentino, limpido, felice.

“Sciocco...” sussurrò “...a me piaci tu!” disse prima di allungare il viso e scoccargli un bacio giocoso, sulla guancia.

 

Almeno quella era stata la sua intenzione.

 

Ma Oishi alle sue parole si era voltato di scatto e così fu sulle sue labbra che Eiji pose le proprie.

Il ragazzo-volpe arrossì fino alla radice dei capelli scostandosi di un passo ma Oishi lo fissò seriamente e allungata una mano lo afferrò per un braccio tirandolo nuovamente a se.

Eiji lo fissò con occhi enormi mentre chinava il viso su di lui finchè non sentì le labbra del cavaliere sulle proprie, allora lasciò che le palpebre gli si abbassassero, socchiudendo tentativamente le labbra.

Sussultò quando la lingua dell’altro gli scivolò in bocca ma non si ritrasse allacciandogli invece le braccia intorno alla vita, lasciandosi spingere contro il tronco di un albero che fornì sostegno alle sue ginocchia improvvisamente molli.

Quando Oishi lo lasciò Kikumaru tenne gli occhi chiusi ancora per qualche istante prima di sbattere un paio di volte le palpebre, fissando sorpreso il compagno.

“Anche a me, tu piaci..” mormorò il cavaliere dolcemente, facendolo arrossire.

“Fuji è come un padre per me..” sussurrò Eiji “..non devi essere geloso dell’affetto che ci lega..”

Shuichirou gli porse un sorriso “Ci proverò...” promise e il ragazzo gli diede un piccolo bacio, di ricompensa, con gli occhi brillanti di gioia e le guance scarlatte.

“Senti Shichirou...” mormorò dopo un po’ mentre riprendevano la passeggiata interrotta, nuovamente mano nella mano “...secondo te a Tezuka piace Fuji?”

Il cavaliere storse le labbra incerto “Non lo so...” ammise “...io e Kunimitsu ci conosciamo fin da bambini eppure non ho ancora imparato a capire che cosa pensa...” disse “Tuttavia credo che tra loro ci sia quanto meno una grossa attrazione sessuale...” mormorò facendolo arrossire violentemente.

“Ti imbarazza l’argomento?” lo stuzzicò dolcemente facendolo diventare ancora più rosso.

“Un po’...” ammise il ragazzo.

Oishi rise dolcemente e scosse il capo: il suo innamorato era di un innocenza quasi allarmante.

“Perchè me lo chiedi?”  domandò giusto per cambiare argomento.

Kikumaru scosse le spalle preferendo non rivelare il segreto del suo sovrano “Curiosità...” mormorò e poi dirottò il discorso su altro, per non dare adito al cavaliere di fare domande a cui non poteva rispondere.

 

...

 

“Questa è la stanza delle arti magiche..” mormorò Inui facendo strada all’incantatore di serpenti.

Il ragazzo dai capelli corvini si guardava attorno con curiosità quasi famelica.

“A che serve quella roba?” chiese indicando al mago un angolo in cui erano disposti dei pesi e una spalliera.

“Servono ad allenare il corpo...” gli spiegò il mago con un nuovo scintillio negli occhi “...ho fatto un importante scoperta nell’arco di anni e anni di ricerche... un modo infallibile per diventare più forti.” sentenziò attirando immediatamente tutta l’attenzione del suo interlocutore.

“Vedi... più forte è il fisico del mago, più potente egli diventa!” spiegò “Lì alleno il corpo...” specificò indicando i pesi.

“Shhh...” commentò Kaido interessatissimo.

Da quando aveva fatto l’allenamento ‘speciale’ con Inui aveva notato grandi progressi.

Riusciva a pronunciare anche le parole più difficili molto più velocemente e senza incespicare.

Tutte le sue ore passate a ripetere a memoria le antiche strofe non avevano dato risultati tanto eccellenti come una notte sola passata a baciare... cioè ad allenarsi... con il mago.

“Se vuoi diventare davvero forte e in fretta c’è un esercizio che allena tutto il corpo e in più risveglia i centri nervosi mettendo in circolo tutta la magia...” cominciò il mago.

“Quale?!” fu la pronta domanda dell’incantatore di serpenti.

Doveva immediatamente provare quel nuovo metodo!

Era certo che i suoi risultati sarebbero stati incredibili!!

Inui sorrise e il sole riverbò sui suoi occhiali strappandovi luci incandescenti.

“Vieni di là, nella mia stanza... te lo insegnerò...” mormorò.

 

....

 

Nonostante i buoni propositi Fuji ebbe serie difficoltà a mettere in atto il suo piano di seduzione.

D’altronde era difficile far innamorare di se una persona con cui non si riusciva a restare soli nemmeno per cinque minuti.

Era tutta colpa di quella maledetta guerra alle porte.

“Perchè non attacchiamo Rudolph per primi... se vedrà di cosa siamo capaci ci penserà bene prima di farsi venire di nuovo un’idea simile...” propose a Tezuka e ai suoi generali in uno di quei pomeriggi in cui suo marito era impegnato nell’ennesimo, estenuante, consiglio di guerra.

“Abbiamo pochissimi uomini già sul confine... attaccarlo con quelli sarebbe un suicidio...” spiegò Oishi all’irritato sovrano del popolo fatato “E se si spargesse la voce che stiamo mobilitando le truppe per marciare verso di loro Rudolph potrebbe decidere di attaccarci, mietendo molte vittime prima che riusciamo a raggiungerlo e a ricacciarlo...” spiegò.

“Siamo in una schifosa situazione di stallo!” sbottò Momoshiro strappando cenni d’assenso dai generali riuniti.

“Solo perchè pensate da esseri umani...” mormorò annoiato Fuji.

“Che cosa?” protestarono i consiglieri reali, infervorandosi come un sol uomo.

Non avevano visto affatto di buon occhio il matrimonio del loro sovrano con la creatura magica e non facevo certo grandi sforzi per nasconderlo.

Fuji li ignorò, com’era solito fare giusto perchè Tezuka gli aveva vietato di trasformarli tutti in piccoli coniglietti bianchi, e si voltò a fissare il marito.

“Raduna l’esercito nella piazza del castello...” disse “...mi basterà uno schiocco di dita per trasportarvi tutti sul confine...” mormorò.

“Stai dicendo sul serio?” si lasciò sfuggire, incredulo, Momoshiro.

Shusuke gli porse il migliore dei suoi enigmatici sorrisi “Mi state sottovalutando...” sussurrò facendo scorrere lo sguardo sugli altri consiglierei “E vi informo che è un errore... madornale.”

 

....

 

L’esercito venne dunque radunato nella piazza centrale del castello.

“Siamo tutti?” chiese Fuji con l’allegria di una guida che conta i suoi turisti prima della partenza per un viaggio.

Tezuka gli riservò solo un cenno del capo e il sovrano del popolo fatato sbuffò tra se e se.

Prima quella guerra finiva prima sarebbe riuscito a restare solo con lui.

Con la scusa dei concili di guerra Tezuka non lo aveva più raggiunto nemmeno a letto, durante quelle settimane.

Per quanto Fuji si ostinasse ad aspettarlo sveglio lui arrivava sempre più tardi e si alzava presto, riducendo al minimo le loro ore insieme.

Se poi, fortuitamente Shusuke si svegliava e se lo trovava acanto, l’altro era sempre troppo stanco per fare qualsiasi cosa.

Ne aveva le scatole piene!

Schioccò le dita e un turbine di vento roteò attorno all’esercito.

Per un momento Tezuka pensò che l’incantesimo del marito non avesse avuto alcun effetto, a parte l’aver sollevato un polverone vorticante attorno a loro ma, non appena la polvere si posò, si rese conto che non erano più all’interno del castello ma bensì sul confine nord del regno.

Avevano coperto un viaggio di settimane in pochi istanti.

Si volse incredulo a fissare il consorte che gli porse un ampio sorriso soddisfatto “Bhe dove sono i cattivi?” chiese tranquillo.

Il sovrano ancora si guardava attorno incredulo, imitato dai suoi soldati.

L’unico tranquillo era Kikumaru che, nonostante le proteste di Oishi, li aveva seguiti e che era abituato a cose simili.

Tezuka fu comunque il primo a riscuotersi cominciando a dare ordini all’esercito, risvegliando così anche i suoi generali.

Ben presto tutto il campo fu in fermento.

Vennero issate le tende, preparati i recinti per i cavalli, stabiliti i turni di  guardia.

Fuji fissava tutto quell’operoso via vai perplesso “Non dovevamo venire qui per combattere?” chiese perplesso a Kikumaru.

“Oishi ha cercato di spiegarmi come funziona..” disse il ragazzo dai capelli rossi “Adesso noi facciamo il campo qui, poi li studiamo per un po’ e infine ci scagliamo gli uni contro gli altri nella grande prateria che ci separa...” riassunse sommariamente.

Shusuke spalancò gli occhi incredulo “Stai scherzando spero?!” gracchiò “E quanto ci vorrà?”

Kikumaru scosse le spalle “Oishi dice che potrebbero volerci anche mesi..”

“Ma non se ne parla neanche!” tuonò il sovrano del popolo fatato “Dimmi da che parte sta questo Rudolph! Ci penso io!” decise già pronto a rimontare in sella.

“Non esagerare Fuji rischi di stancarti troppo..” cercò di calmarlo il ragazzo, preoccupato.

“Solo per aver trasportato un migliaio di soldati e i loro cavalli attraverso metà regno?” chiese con una scrollata di spalle.

“Non direi ‘solo’...” borbottò Kikumaru che con il passare dei giorni fissava con sempre maggior preoccupazione i segni di stanchezza sul viso del suo sovrano “E comunque questa è la guerra di Tezuka devi parlarne prima con lui o rischierai di ferire il suo orgoglio e allora sarà dura farlo innamorare...” gli fece saggiamente notare.

Fuji sospirò teatralmente ma sapeva che aveva ragione.

“Ne parlerò con lui...” si arrese mesto.

 

...

 

“La notizia della nostra alleanza con il popolo fatato si è sparsa nel quartier generale nemico...” spiegò la loro spia a rapporto “Sono molto agitati ma non sembrano intenzionati a ritirarsi.”

“Idioti..” borbottò Fuji distrattamente.

Tezuka gli lanciò un occhiataccia e il ragazzo sospirò porgendo la propria coppa al paggio con la brocca del vino.

Il ragazzo si affrettò a versargli da bere, con mani tremanti, e Fuji sorseggiò il liquido rosso, distrattamente, prima di volgersi verso Oishi che gli stava al fianco.

“Se ho capito bene quell’uomo è una nostra spia infiltrata nel loro campo...” mormorò sottovoce per non disturbare il rapporto che, la suddetta spia, stava facendo ai generali del re.

Erano ormai passati cinque giorni da quando si erano accampati sul confine e ancora la data della battaglia non era stata decisa.

Fuji era di pessimo umore.

Tezuka non aveva voluto permettergli di ‘sistemare la faccenda’ da solo e attendeva che Rudolph gli comunicasse le sue intenzioni.

Tuttavia il re nemico non sembrava deciso a muoversi e quindi il tempo scorreva inesorabile senza che nulla accadesse.

E per di più gli era stata affidata un tenda separata da quella del marito.

Per farli stare più comodi, aveva detto Tezuka.

A lui sembrava che il moro stesse facendo di tutto per tenerlo alla larga.

Quel pensiero lo depresse tantissimo.

Sospirò e ingollò il resto del vino prima di deporre il calice con l’ennesimo, stanco, sospiro.

“E’ così...” gli spiegò Oishi riportandolo al presente.

“Questo vuol dire che anche loro avranno delle spie tra noi..” mormorò annoiato.

“E’ probabile..” sussurrò Oishi “Anche se speriamo che il nostro servizio di sorveglianza non permetta loro di infiltrarsi...”

Fuji annuì distrattamente e soppresse uno sbadiglio.

Da quando erano arrivati in quel posto aveva dormito ancora meno del solito.

Aveva passato le notti a riflettere sulla scelta di Tezuka di metterlo in una tenda diversa, nonchè lontana, dalla sua, e aveva trovato sempre la solita risposta: l’imperatore non lo voleva vicino.

Si chiese depresso se, al termine della guerra, Kunimitsu non avrebbe trovato un’altra scusa per allontanarlo.

Scosse il capo mestamente e sollevò una mano per afferrare nuovamente il proprio calice accorgendosi però di non riuscirci.

Era sicuro di averne posato uno di fronte a se ma ora i calici erano due... no anzi... erano tre.

Fuji strinse gli occhi cercando di snebbiare la vista, aveva bevuto due bicchieri di vino non poteva essere già così  ubriaco da vedere doppio.

“Che cos’hai?” gli chiese Kikumaru, seduto alla sua sinistra, fissandolo perplesso.

Fuji si volse verso di lui rendendosi conto che le parole del ragazzo gli erano arrivate distorte e stranamente al rallentatore.

Sorrise e scosse il capo.

Era abbastanza ovvio infondo.

Ora capiva perchè Rudolph aveva atteso tanto.

Se il problema erano i poteri del popolo fatato... bastava eliminare i suoi membri.

“Non bere il vino..” consigliò a Kikumaru che fortunatamente non aveva ancora toccato la bevanda.

“Perchè?” gli chiese perplesso il ragazzo.

“Perchè è avvelenato...” sussurrò Fuji prima di accasciarsi sulla sedia.

 

...

 

Tezuka percorse per la quindicesima volta il ristretto spazio della tenda.

Stringeva i pugni tanto da farsi male ma non se ne accorgeva neppure.

Dietro il separè della tenda c’erano Fuji, Kikumaru che l’aveva accompagnato e il medico reale.

 

L’avevano avvelenato.

 

Rudolph aveva fatto avvelenare il suo sposo!

“Quel lurido bastardo..” ringhiò “...lo ucciderò con le mie mani!” promise riprendendo a fare nervosamente su e giù.

“Quanto cazzo ci mette!” gridò fissando con occhi roventi il tessuto scuro che lo divideva dal consorte.

“Calmati Tezuka...” cercò di blandirlo Oishi ben sapendo che era inutile.

Non lo aveva mai visto così arrabbiato e così... spaventato.

La rabbia per il momento copriva tutte le altre emozioni ma Oishi la vedeva, la paura folle, negli occhi del suo sovrano.

“Mi aspettavo una cosa del genere..” ringhiò “...ho fatto mettere la sua tenda lontana dalla mia apposta per non fargli correre rischi inutili!” gracchio “Stupido, sono stato uno stupido!” sbottò “Era ovvio che avrebbero pensato prima ad eliminare lui che a mandare un sicario per uccidere me!” disse ricominciando a fare su e giù come una belva in gabbia.

Oishi sospirò fissandolo, ormai aveva fatto un solco sul pavimento della tenda a forza di andare avanti e indietro ma non poteva biasimarlo.

Se fosse stato Eiji quello avvelenato... il solo pensiero gli gelava il sangue nelle vene.

Quasi il solo pensarlo lo avesse evocato la tenda si scostò per rivelare un Kikumaru dal volto abbassato.

“Come sta?!” lo aggredì letteralmente Tezuka.

Il ragazzo sollevò il viso per fissarlo e l’imperatore si sentì morire.

 

I suoi occhi erano rossi e gonfi di pianto.

 

“No..” sussurrò prima ancora che l’altro parlasse “No... non è vero.. non ha senso...” mormorò incredulo.

“Eiji...” ansimò Oishi.

Il ragazzo gli si buttò tra le braccia e scoppiò in singhiozzi violenti “Sta morendo Oishi.. il dottore ha detto che sta morendo...” disse con voce spezzata.

Il cavaliere strinse forte il ragazzo a se mentre Tezuka scostava la tenda e entrava nella sala adiacente, come una furia.

Il medico reale lo fissò con aria dispiaciuta e preoccupata ma l’imperatore gli fece segno di uscire perentoriamente e l’uomo si affrettò ad andarsene.

Fuji era steso nel letto, sotto un pesante strato di coperte, e tremava.

“Shusuke..” sussurrò Tezuka avvicinandoglisi con passi esitanti, lasciandosi cadere in ginocchio accanto al suo giaciglio.

Il ragazzo sbattè le palpebre e volse il capo a fatica osservandolo: “Ciao..” sussurrò.

Il moro gli passò delicatamente una mano tra i capelli biondo miele, sfiorandogli la fronte con le dita.

Era sudato e, a giudicare dalla temperatura della sua pelle, doveva avere una febbre altissima.

Tezuka gli porse un debole sorriso “Come stai?” sussurrò con voce spezzata.

“Ho freddo..” mormorò Fuji chiudendo gli occhi quasi lo sforzo di tenerli aperti fosse troppo per lui.

Tezuka strinse con forza le palpebre per ricacciare le lacrime e poi si tolse stivali e giacca prima di sollevare le coperte, “Vieni qui...” mormorò con voce rotta, sdraiandosi al suo fianco e attirandolo tra le sue braccia così come aveva fatto quella prima notte, quando si era accorto di essersi inevitabilmente innamorato di lui.

Svegliarsi il mattino con il suo viso appoggiato al petto era stato bellissimo almeno finchè non aveva cominciato a riflettere.

Fuji non aveva detto di amarlo.

D’altronde si conoscevano da poco, era inverosimile.

L’unico motivo per cui il sovrano del popolo fatato stava con lui era... sconfiggere la noia.

Glielo aveva detto chiaramente.

Ma lui, lui come uno stupido si era fatto irretire dal suo fascino e se n’era innamorato.

Sapeva che l’altro non lo ricambiava e l’unico modo che aveva trovato per non pensare incessantemente a lui era stato buttarsi nel lavoro.

Aveva ridotto al minimo le ore da passare in sua compagnia e ora...

 

Ora Fuji stava morendo tra le sue braccia.

 

“Ti amo..” glielo sussurrò contro le ciocche umide di sudore.

“Co..cosa..” mormorò Fuji facendo un incredibile sforzo di volontà per sollevare le palpebre.

Tezuka gli sfiorò la fronte incandescente con un bacio “Ti amo Shusuke..” ripetè.

“Davvero?” chiese incredulo l’essere fatato “Ma... mi hai fatto mettere in questa tenda così distante dalla tua...” sussurrò a fatica “...e non stavi mai con me...” mormorò.

“Che stai cercando di dire?” sussurrò Tezuka incredulo.

Fuji gli porse un sorriso splendido “Che ti amo anch’io..”

“Sono uno stupido..” ammise Kunimitsu “..credevo non mi amassi e passare il tempo lontano da te era l’unico modo per non rischiare di dirti quello che provavo, fornendoti così il modo di controllarmi..” spiegò.

Shusuke sospirò e appoggiò il capo contro la sua spalla “Sono felice...” soffiò piano.

Tezuka gli sorrise dolcemente e gli scostò una ciocca dalla fronte, con dolcezza, era a metà del gesto quando si rese conto che non sentiva più la lieve carezza del respiro dello sposo contro il collo.

“Fuji?” chiamò piano.

“Fuji rispondimi...” disse staccandolo da se per scuoterlo.

Ma non ottenne risposta.

Sul volto del marito rimaneva il lieve sorriso con cui gli aveva detto addio.

 

...

 

Tezuka vegliò il corpo dell’amato per tutta la notte prima che Oishi e Momoshiro riuscissero a strapparlo di peso dal letto del compagno e dargli una pozione per farlo riposare.

Kikumaru non stava molto meglio, quando il medico aveva confermato loro che Fuji era morto il ragazzo era corso fuori della tenda e aveva vomitato anche l’anima prima di cadere sulle ginocchia in preda ai singhiozzi.

Si era calmato solo tra le braccia di Oishi che aveva dovuto cullarlo a lungo, con pazienza, finchè il ragazzo non aveva finito tutte le sue lacrime e si era addormentato, spossato, tra le sue braccia.

“Lo riporterò a casa..” mormorò Eiji, il pomeriggio seguente, nella tenda dell’imperatore.

Con lui c’erano solo Oishi e Momoshiro, oltre a Tezuka stesso.

“Fuji avrebbe voluto essere seppellito a Seigaku..” sussurrò con voce rovinata dal pianto.

Tezuka annuì meccanicamente.

“Ho mandato un falco a castello..” riferì Momoshiro “...per informare Ryoma...” spiegò.

Ancora Tezuka annuì meccanicamente.

Oishi aveva il dubbio che non sentisse assolutamente nulla di quello che si stavano dicendo.

“Dobbiamo pensare alla guerra..” tentò “..l’esercito di Rudolph si è mosso stanotte e stanno marciando verso di noi..”

“Quei codardi hanno aspettato di avere la certezza che fosse morto!” ringhiò Momoshiro cupo.

 

“Chi è morto?”

 

Quella voce li fece sussultare tutti e quattro.

Tezuka sollevò il capo di scatto incontrando due occhi verde mare lucenti più che mai.

“Fu-fuji?” ansimò Eiji incredulo.

Il sovrano li fissò perplesso “Perchè avete quelle facce?” chiese genuinamente sorpreso ma non fece in tempo a chiedere nient’altro che si ritrovò tra le braccia di Tezuka.

Arrossì “Hey anch’io sono felice di vederti ma..” cercò di raccapezzarsi l’essere fatato.

Tezuka lo mise a tacere con un bacio mozza fiato che lo lasciò stordito “Guarda che sono ancora convalescente se mi baci così schiatto...” scherzò con le guance in fiamme.

“Tu... tu... eri morto!” disse Momoshiro fissandolo cinereo.

“Morto?” domandò il ragazzo perplesso.

“Non respiravi!” esclamò Oishi che aveva dato, insieme a Kikumaru, l’estremo saluto al sovrano.

“Oh quello...” disse lui con una scossa di spalle “E’ un vecchio trucco, ho staccato lo spirito dal corpo.” spiegò come se parlasse del fatto che era andato a fare una passeggiata “Quando il corpo è morto sono morte anche le tossine del veleno, e così sono tornato al mio posto.” disse con una scrollata di spalle prima di fissare Kikumaru “Non gliel’hai spiegato che sapevo farlo?” domandò.

Il ragazzo volpe lo guardava con gli occhi sbarrati “Io NON sapevo che potessi fare una cosa simile!” ansimò.

“Ah no?” chiese Fuji prima di fissarli confuso “Ops..” mormorò.

“Ops?!” tuonò Tezuka “OPS!” ringhiò “CHE DIAVOLO VUOL DIRE: OPS!” gridò.

Momoshiro, Oishi e Kikumaru se la diedero a gambe lasciando i due soli.

“Hemm... io credevo che Kikumaru vi avesse avvertiti non pensavo che vi sareste preoccupati...” cercò di calmarlo Fuji.

“Io ti.. ti... ti...” l’imperatore sembrava sul punto di esplodere, incapace di trovare le parole.

Sbuffò e tutta la sua rabbia si sgonfiò “Ti amo...” mormorò “...anche se mi farai morire presto!” borbottò.

“Oh... io invece scommetto che tu vivrai molto, ma molto a lungo...” sussurrò invece Fuji, allacciandogli le braccia al collo allungando il viso verso il suo, Tezuka non si fece pregare e si chinò per baciarlo.

Le loro labbra erano a pochi centimetri le une dalle altre quando un gendarme entrò nella tenda correndo: “Vostra maestà Rudolph ci attacca!” gridò prima di fermarsi a fissare paralizzato Fuji.

“Oh adesso basta!” sbottò il ragazzo ignorando il viso cinereo del soldato “Quel tizio mi ha proprio rotto!” esclamò uscendo a passo di marcia dalla tenda.

“Shusuke!” cercò di richiamarlo Tezuka ma era troppo tardi, il vento aveva già sollevato il suo sposo, in alto, nel cielo, portandolo lontano.

Fu questione di pochi istanti e poi le trombe che suonavano la carica dell’esercito nemico stridettero isteriche prima che un enorme, terrificante, boato coprisse il tutto.

 

...

 

“Veramente incredibile..” disse Momoshiro lanciando occhiate spaventate a Fuji che si era appollaiato sulla sella di Tezuka, comodamente appoggiato al suo petto, tra la protezione delle sue braccia.

Ormai erano tre giorni che il cavaliere ripeteva quelle parole.

Da quando avevano firmato la pace con un bruciacchiatissimo Rudolph che aveva raccolto i suoi, ancora più bruciacchiati, soldati per filarsela a gambe levate.

“Veramente incredibile...”  ripetè tra se e se.

“Farà così per tutto il viaggio?” chiese Kikumaru perplesso.

Dovevano tornare in patria con i mezzi tradizionali, visto che Fuji aveva consumato le ultime energie magiche per fulminare l’esercito nemico, e Rudolph era stato fortunato che era reso debole dal veleno altrimenti di loro sarebbe rimasto davvero poco.

“Speriamo di no..” mormorò Oishi porgendo un sorriso al ragazzo.

Shusuke, che stava meglio di quanto voleva far credere, ma che non aveva nessuna intenzione di perdere l’occasione di farsi coccolare da Tezuka, fissò i due corrugando la fronte.

“Eiji..” mormorò serio, dopo qualche istante.

“Sì?” gli chiese il giovane.

“Mi hanno detto che quando mi credevi morto hai passato la notte con Oishi...” disse candido facendo diventare il volto dei due incandescente.

“Davvero?” chiese Tezuka fissando il suo capitano delle guardie.

“Non... non abbiamo fatto niente!” si affrettò a dire Kikumaru, rosso quanto i suoi capelli.

“Questo lo dite voi...” sindacò il sovrano del popolo fatato.

“E’ vero...” gli diede incredibilmente corda il marito “E comunque la voce si è sparsa... la vostra reputazione ne sarà inevitabilmente compromessa...” ragionò, severo.

Kikumaru aprì e richiuse la bocca un paio di volte incredulo mentre Oishi fissava preoccupato il suo sovrano “Kunimitsu..” cercò di farlo ragionare.

“C’è una sola soluzione...” lo interruppe Fuji.

“Già...” mormorò Tezuka.

“Dovrete sposarvi!” sentenziò Shusuke cercando di non sorridere in maniera troppo luminosa.

“Spo... spo... spo...” balbettò Kikumaru con le guance in fiamme.

Oishi fissò i due sovrani e poi il ragazzo “Non vuoi?” chiese.

“Eh?” gracchiò questi “No! cioè sì... ecco insomma...Sì, lo voglio!” esclamò con le orecchie che gli fumavano dall’imbarazzo.

“Che bello un matrimonio!” esclamò Fuji allegro “E vedi di farlo felice o te la vedrai con me...” minacciò Oishi socchiudendo le palpebre per piantare le iridi verde mare in quelle scure del capitano delle guardie.

Il moro deglutì a vuoto, leggendo la minaccia di morti orribili che scintillava in quegli occhi, e si affrettò ad annuire.

 

“Dovrete celebrare anche un altro matrimonio...”

 

La voce anticipò di mezzo secondo il ‘pop’ con cui Ryoma apparve di fronte a loro, l’immancabile Kerupin tra le braccia.

“Sono venuto a controllare... mi avevano detto che eri morto...” osservò con noncuranza rivolto al padre.

Fuji scosse le spalle “Si sono sbagliati...” disse “Il matrimonio di chi?”

Ryoma arrossì “Quando è arrivata la vostra lettera sono andato ad avvertire Kaidoh e il vostro mago..” mormorò rivolto a Tezuka “...stavano..” tossicchiò “....ecco.. stavano...”

“Abbiamo capito Ryoma...” lo trasse d’impiccio Fuji.

Il ragazzo gli lanciò un’occhiata riconoscente mentre Momoshiro e Oishi si lanciavano sguardi straniti.

“Inui... non riesco a immaginare Inui...” sussurrò il capitano della guardia.

“Quell’incantatore deve essere un masochista...” aggiunse il cavaliere pallido.

Eiji fece scorrere lo sguardo tra i due “Perchè?” chiese candido ma Oishi bloccò sul nascere la risposta di Momoshiro allungandosi per accarezzare i capelli rossi del fidanzato “Credimi... non vuoi saperlo!” gli assicurò.

“Kerupin!” la voce alterata di Ryoma riportò l’attenzione dei presenti sul ragazzino che fissava torvo il gatto, sfuggitoli nuovamente dalle braccia per balzare sulla sella di Momoshiro.

“Bhe allora sembra che celebreremo due matrimoni...” mormorò Tezuka rivolto al suo sposo.

Fuji osservò il figlio fissare torvo il suo gatto e infine salire sul cavallo di Momoshiro, a sua volta, riacciuffando la bestiola.

Il cavaliere passò le braccia ai lati del ragazzo per tenere le redini, sistemandosi sulla sella in modo da lasciargli spazio e Ryoma appoggiò la schiena al suo petto, apparentemente deciso a restare laddove il suo gatto aveva scelto.

Shusuke annuì e sorrise “Magari tre...” sussurrò piano, prima di sollevare il viso e scoccare un bacio al suo sposo: “Torniamo a casa?”

Tezuka annuì e con uno schioccò delle redini mise in marcia il suo cavallo verso Ten’en Is.

 

 

Fine....

 

 

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