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Il grande salotto era avvolto nell’oscurità.

Solo la pallida luminescenza del portatile acceso scoloriva il buio, solo il monotono, ripetitivo, vibrare della ventola di raffreddamento riempiva il silenzio.

Di fronte al pc il suo proprietario era intento a vagliare svogliatamente la posta elettronica.

In mezzo alla corrispondenza lavorativa, alla pubblicità e allo spam una mail risvegliò la sua attenzione.

Era bianca.

Nessun oggetto.

Nessun testo.

E l’indirizzo del mittente era un’incomprensibile serie di consonanti.

Ma c’era un allegato.

Un mp4 di 60 Mb intitolato semplicemente “BK”.

Poteva essere un virus, certo, ma in quel momento non aveva davvero niente di meglio da fare e non voleva tornare ad annegare nei propri pensieri.

Decise di correre il rischio: un doppio click e VLC Media Player fece partire la riproduzione.

Dapprincipio credette che l’immagine fosse completamente nera poi però le tenebre si schiarirono, schiudendosi, per consentirgli la visione su una spaziosa e alquanto spartana camera.

Un comodino di legno bianco con sopra una lampada e una sveglia ammaccata, un grande armadio a sei ante, un enorme letto matrimoniale dalle coltri scure e una porta finestra che dava sull’innevata notte cittadina, illuminata dalle stelle e dal riverbero colorato dei neon dei negozi del centro, in lontananza.

Il chiarore ambrato di un lampione, più giù, in strada, oltre il vetro leggermente appannato, forniva l’ovattata luce che disegnava i morbidi contorni della scena.

Nella stanza regnava una quiete soffice, complice, intessuta nel lieve fruscio delle lenzuola su cui due corpi nudi erano abbracciati, allacciati, le gambe intrecciate, le labbra unite in un lungo, intenso, bacio.

Un gemito basso, roco, accarezzò l’aria sfumando il silenzio.

Il ragazzo dai capelli biondi e dalla carnagione candida che teneva il compagno premuto contro il materasso, sotto di sé, con tanta passione, si staccò dalla bocca dell’amante per scivolare lungo il suo collo abbronzato ad assaggiarne la carne calda e tesa.

“Bu..bunny-chan…” ansimò l’uomo castano, spingendo il capo indietro, sui cuscini, senza riuscire a trattenere un altro flebile lamento “…a… aspetta…” gracchiò a corto di fiato, affondando le lunghe dita tra le ciocche chiare del compagno in un debole tentativo di arrestare la discesa di quelle labbra incandescenti e di quella lingua vorace che sembrava decisa a ridisegnare ogni centimetro della sua pelle.

Barnaby sollevò il viso, ormai all’altezza del suo petto, per affondare lo sguardo verde smeraldo in quello nocciola, annebbiato, dell’altro.

“Ho aspettato Kotetsu…” soffiò serio “…ho aspettato tanto, troppo.” mormorò, una nota sofferente nella bella voce. “Sii mio stanotte” lo pregò “Anche soltanto perché sei troppo ubriaco e troppo gentile per rifiutarmi il tuo calore”

Tiger restò immobile, colpito, per un istante, poi, lentamente, lasciò che le mani scivolassero ad incorniciare il volto del partner per attirarlo a sé in un nuovo, dolce, bacio.

Non vi fu nessun’altra parola tra loro.

Lo spettatore rimase a guardare paralizzato, ipnotizzato, mentre Barnaby scivolava nuovamente lungo il petto di Kotetsu, catturandone un capezzolo tra le labbra, obbligandolo a gemere e a tendersi, per lui, mentre la sua mano si spingeva tra le gambe dell’amante a cercarne la virilità.

Osservò con il cuore che gli esplodeva in petto, ad ogni battito, mentre il biondo portava il compagno alla follia, violandolo con le dita, aprendolo con impaziente attenzione, mentre la sua bocca assaggiava ciò che prima la sua mano aveva torturato con tanta perizia.

Con il fiato corto quasi quanto quello dei protagonisti del filmato, stette ad ascoltare, mentre i loro sospiri diventavano ansimi e poi gemiti, sciogliendosi infine in lamenti di puro piacere in cui i loro nomi s’intrecciavano, fondendosi, in una febbrile, infinita, litania.

Assistette con occhi sbarrati al momento in cui Tiger artigliò le lenzuola, annaspando, nell’accogliere l’altro in sé, fino in fondo, senza negargli nulla e a come Barnaby cominciò a spingere in lui senza pietà, con forza, ormai totalmente incapace di fermarsi.

Li vide scagliarsi uno contro l’altro con la violenza e l’estenuante disperazione delle onde dell’oceano che cercano l’oblio nell’infrangersi contro gli scogli, sentì i loro respiri rincorrersi e spezzarsi, sempre più in fretta, in un crescendo vorticante, urgente, finchè le loro voci, le loro pelli e le loro anime non si raggiunsero in un unisono, liberatorio, grido.

Il cursore si accasciò contro il bordo della barra di scorrimento così come i due amanti erano crollati, esausti, affannati, l’uno tra le  braccia dell’altro, un istante prima che il video terminasse.

La stanza sprofondò nuovamente in un silenzio che improvvisamente gli parve troppo grande, troppo vuoto, dopo che l’aria attorno a lui aveva potuto nutrirsi dei suoni di quell’amplesso appassionato.

Seduto sulla sua poltrona, conscio di avere un grossa erezione tra le gambe e di respirare con difficoltà, Barnaby Brooks Jr. ascoltava il battito furioso del suo cuore mentre cercava di riconnettere il cervello.

 

Aveva appena visto sé stesso fare l’amore con Kotetsu.

 

L’appartamento era quello di Wild Tiger, ci era stato proprio poche sere prima, per il party che il suo compagno aveva indetto per festeggiare il suo, anzi il loro, ritorno su Hero TV.

Avevano bevuto tanto quella sera, Kotetsu più di tutti, forse per scacciare i brutti ricordi legati alla vicenda ‘Maverik’, che ancora pesavano sulle loro spalle, o forse soltanto perché non aveva voluto dire di no a nessuno rifiutando i drink che gli venivano porti.

Il giorno dopo si erano svegliati sparsi qua e là, nelle stanze pressoché spoglie della casa, chi più chi meno vestito ma tutti con un identico gran mal di testa.

 

Ma… nel mezzo?

 

Aveva un vago ricordo di aver accompagnato il partner in camera da letto, dato che quest’ultimo non si reggeva più sulle gambe, ma… dopo?

Il medico, che lo aveva visitato dopo la sconfitta di Maverik, da cui erano usciti tutti più o meno ammaccati, lo aveva avvertito che il patrigno aveva pasticciato con la sua mente così spesso e così a lungo che rischiava di soffrire di piccole perdite di memoria.

Niente di cui preoccuparsi, i ricordi sarebbero tornati pian piano, con il tempo, e le amnesie si sarebbero ridotte fino a scomparire nel giro di un paio d’anni.

 

Ma possibile che avesse dimenticato una cosa simile?!

 

Era quasi certo di aver lasciato Tiger a letto ed essersi addormentato nella stanza degli ospiti, lì accanto.

Quasi certo.

Perché ora c’era quell’mp4 nella sua casella di posta.

Quelli non erano due attori o due sosia, erano loro, senza ombra di dubbio.

Avevano le loro voci, il loro modo di muoversi, persino le loro piccole cicatrici.

Possibile che esistessero due NEXT con lo stesso potere di Origami che si erano presi la briga di assumere il loro aspetto, di cercare un appartamento identico a quello di Kotetsu e di farvi l’amore solo per poi spedirgli il video?

Per quel che ne sapeva il potere del loro collega era molto raro se non unico.

E che senso avrebbe avuto?

Quale scopo?

 

No, non poteva essere.

 

Quindi quelli erano lui e Tiger.

Ma possibile che non rammentasse di aver fatto sesso con lui?!

 

In quell’anno in cui si erano visti di rado, entrambi troppo occupati a riflettere su che cosa fare della propria vita, aveva sognato così tante volte di baciarlo, di toccarlo, di dimostrandogli quanto, senza nemmeno accorgersene, lo aveva segnato, costringendolo, prima che potesse impedirselo, ad innamorarsi perdutamente di lui.

Quando aveva creduto di averlo perso ne era rimasto annientato.

Nemmeno la morte di Samantha, la persona più vicina ad un genitore che gli era rimasta, l’aveva sconvolto tanto.

Sapeva che il “vecchietto”, come si ostinava a chiamarlo per fargli perdere la pazienza, era diventato importante per lui.

Ma si era reso conto di quanto solo quando gli H01 avevano puntato i fucili su di loro e, nel sollevare lo sguardo per accarezzare, un ultima volta, la figura del compagno, si era ritrovato a pensare che non aveva più voglia di lottare.

Un mondo dove non ci sarebbe stato Kotetsu ad impicciarsi quotidianamente degli affari suoi, a pretendere di andare a destra quando ogni logica suggeriva la sinistra, a preoccuparsi se non dormiva o se non mangiava abbastanza, non valeva la pena di essere salvato.

Una vita senza di lui non valeva la pena di essere vissuta.

 

Ma gli androidi si erano fermati e dopo… dopo Kotetsu si era rialzato.

 

Ancora una volta, come tutte le volte.

E Barnaby si era abbeverato alla luce di quel suo imbarazzato sorriso riscoprendo che cosa significava respirare.

Seppur provandola per la prima volta, aveva riconosciuto, senza possibilità d’errore, la sensazione che gli si era sciolta nel petto, pura ed incandescente, quando aveva potuto riabbracciarlo e constatare che era vivo, caldo e meravigliosamente idiota come sempre.

Aveva passato il successivo periodo di lontananza a chiedersi che cosa fare, a ragionare su come comportarsi con lui, su come gestire il loro rapporto, vagliando ipotesi, idee, vaghe soluzioni, finchè non lo aveva rivisto in tv.

Il cretino.

Con un solo minuto di potere a disposizione e anche se ormai tutti conoscevano la sua vera identità, era tornato al ‘lavoro’.

Il biondo si era ritrovato a scuotere la testa, incredulo e divertito, un nuovo sorriso sulle labbra, prima di alzarsi dal divano per prendere il telefono e contattare Llyod.

A parole disse che desiderava riavere il suo incarico ma tutto il suo animo gridò che rivoleva il suo compagno e il suo posto, accanto a lui, fino a quando gli sarebbe stato concesso.

 

Aveva appena fatto in tempo a tornare che già aveva dovuto salvarlo.

 

La causa dei suoi mal di testa, l’esasperante costante nei suoi pensieri, la rumorosa, invadente, gioia di tutti i suoi giorni, Kotetsu T. Kaburagi, alias Wild Tiger, gli era semplicemente precipitato tra le braccia.

 

Di nuovo.

 

Ed era stato così giusto.

Così assolutamente perfetto.

 

I mesi di separazione erano scomparsi in un soffio.

 

Dubitava che il compagno si fosse accorto che l’aveva tenuto stretto a sé molto più del necessario.

Come era certo che non si fosse reso conto del modo in cui lo aveva guardato, del tono con cui aveva pronunciato quella parola che li univa indissolubilmente: partner.

L’intensità con cui quelle poche sillabe era vibrate nella sua voce, tra le sue labbra, era completamente sfuggita a Kotetsu.

 

Ovviamente il vecchietto non aveva colto.

Sapeva essere dannatamente cieco a volte!

 

Averlo nuovamente a fianco, praticamente ventiquattro ore su ventiquattro, era stato meraviglioso e terribile al contempo.

I suoi sentimenti tendevano a farsi vivi, quando lavoravano, nei momenti meno opportuni e lo tormentavano poi, quando riposava, riproponendogli immagini, piccoli ricordi, frammenti d’istanti rubati al suo vivere di nuovo accanto a lui.

Aveva creduto di dover nascondere quella sua brama insaziabile per il resto dei suoi giorni, troppo spaventato dall’idea di mettere a rischio il rapporto che li legava per tentare un approccio, e invece ora si ritrovava di fronte alla prova tangibile, inconfutabile, che il suo più grande desiderio era stato esaudito.

 

E lui… se l’era dimenticato!

Era assurdo!

 

E Kotetsu?

Anche lui non ricordava nulla?

 

Antonio, proprio la sera della festa, lo aveva preso in giro, senza fare mistero di come, dopo la morte della moglie, il suo migliore amico si fosse dedicato unicamente alla figlia e al lavoro.

Ubriaco o no, il giorno dopo Tiger avrebbe dovuto ritrovarsi quanto meno indolenzito, senza contare che era certamente la sua prima volta con un uomo.

Barnaby avrebbe potuto scommetterci la sua suite.

Il modo in cui si era teso quando l’aveva penetrato, gli ansiti che gli avevano spezzato il respiro durante le prime spinte, il modo incerto in cui, all’inizio, gli era andato incontro, stringendo la mascella per trattenere i lamenti...

Il biondo ansimò imponendo ai suoi pensieri di bloccarsi, il solo ricordo bastava ad incendiargli il sangue nelle vene.

Però, ora che ci rifletteva, il suo partner aveva lasciato l’appartamento per primo il mattino dopo.

Si era alzato presto per riaccompagnare Kaede, che era passata a trovarlo appositamente per partecipare al party, a casa, approfittando dell’occasione per trascorrere poi qualche giorno nel suo paese natio.

Quindi effettivamente il biondo lo aveva rivisto solo quel lunedì.

 

E Kotetsu lo aveva evitato.

 

Non in maniera eclatante, ma…

Barnaby sentì il respiro incastrarglisi in gola mentre rievocava gli avvenimenti di alcune ore prima.

A Hero TV avevano accolto con calorosi abbracci il ritorno di Tiger e l’uomo aveva ricambiato con affetto tutti… tranne lui.

Lo aveva salutato fissando ostentatamente le proprie scarpe, evidentemente in imbarazzo, scambiando con lui solo poche parole sempre a capo chino, con aria colpevole.

Soltanto in quel momento il Re degli Eroi capì il vero significato di quel suo strano comportamento.

 

Kotetsu ricordava.

 

Ma evidentemente non aveva avuto il coraggio di parlargliene.

Lui… lui gli aveva mandato il video!

La rivelazione lo colpì come uno schiaffo.

Aveva senso.

Doveva avere, installate per casa, quelle micro telecamere a circuito chiuso che si usavano come precauzione contro i ladri. Tutti gli appartamenti costruiti nell’ultimo ventennio ne erano provvisti.

Si era svegliato, dolorante, confuso, ed aveva probabilmente visionato la registrazione per schiarirsi le idee su cosa aveva combinato la sera prima per ridursi in quello stato.

Oddio… Barnaby davvero non riusciva ad immaginare come poteva essersi sentito.

Anche se era un segreto che aveva gelosamente custodito il biondo era consapevolmente gay da molto, molto tempo.

E durante gli anni scolastici non si era fatto mancare le esperienze.

 

Ma Kotestu?

 

Molto probabilmente aveva sposato l’unica ragazza con cui era stato.

Il suo primo, grande, amore.

Sì, sembrava esattamente una cosa “alla Kaburagi”.

Che cosa aveva pensato nel vedersi a letto con il suo collega?

E, oltre tutto, un ragazzo più giovane che si era praticamente approfittato di lui?

Che lo aveva pregato di potersi approfittare di lui?!

Barnaby affondò il viso tra le mani con un gemito.

Come avrebbe fatto a guardarlo in faccia il giorno successivo?

Che cosa poteva dirgli?

 

 

“Bunny dobbiamo parlare.”

La voce bassa ma decisa di Kotestu fece sussultare il biondo che non lo aveva sentito arrivare.

Era giunto in ufficio all’alba nella speranza che sbrigare un po’ di lavoro arretrato potesse distrarlo. Aveva passato un interminabile notte a torturarsi su come affrontare il discorso con il compagno, senza però trovare una soluzione.

Così era finito a riguardare il video alla ricerca di un indizio sui sentimenti del partner, sul motivo che l’aveva spinto a  concederglisi.

Ma era stato un errore.

Ascoltare una seconda volta la voce di Kotetsu ansimare il suo nome era stato troppo per la sua erezione.

Non aveva nemmeno avuto bisogno di toccarsi, gli era bastato alzare il volume per sentire i suoi gemiti sulla pelle, nella carne, come mani invisibili che l’avevano obbligato a venire all’unisono con lui.

E ora Tiger era a pochi passi, dietro di lui, nella piena luce del giorno, e Barnaby davvero non era sicuro di riuscire a voltarsi e guardarlo negli occhi senza sovrapporgli l’immagine di quel corpo nudo, accaldo e fremente, che si tendeva sotto di lui, ad ogni spinta.

 

Ma Kotetsu voleva parlare e il biondo davvero non faceva fatica ad immaginare l’argomento.

 

Imponendosi il sangue freddo Barnaby si alzò lentamente per affrontare il compagno.

L’altro teneva, ancora una volta, lo sguardo ostentatamente puntato sulle proprie scarpe.

“Non qui” mormorò prima di dirigersi con passo nervoso fuori dall’ufficio, certo che il biondo lo avrebbe seguito.

Attraversarono diversi corridoi prima che l’uomo scegliesse una porta chiusa, entrando in una stanza sulla cui soglia era attaccata una targhetta d’ottone che sanciva: “archivio”.

Barnaby si richiuse l’uscio alle spalle, silenziosamente, ritrovandosi improvvisamente solo con lui, nella camera leggermente polverosa e chiaramente poco utilizzata.

 

Kotetsu ancora guardava il pavimento.

 

Il biondo sospirò pesantemente aprendo la bocca per parlare, sebbene non ancora certo di cosa volesse dirgli, ma l’altro lo prevenne.

“Mi dispiace!” buttò fuori in fretta, con tono leggermente troppo alto, prima di alzare uno sguardo nocciola, colpevole, per affondarlo in quello verde del partner.

Barnaby strinse la mascella e i pugni, sentendosi inevitabilmente ferito.

 

Pensava di essere preparato.

Sapeva che era logico.

Ma faceva comunque dannatamente male.

 

D’altronde che cosa poteva aspettarsi da un uomo etero che si era ritrovato improvvisamente a letto con il suo collega?

Aveva già dell’incredibile che non l’avesse preso a pugni.

 

“Bunny…” mormorò Tiger, notando la sua reazione, facendoglisi più vicino per sfiorargli un braccio in un tocco incerto “…io tengo molto a te…” continuò piano “…sei diventato una persona incredibilmente importante per me, così in fretta che la cosa mi ha lasciato completamente spiazzato” ammise con una risatina nervosa, massaggiandosi la nuca, come sempre faceva quand’era in imbarazzo.

“Quindi mi dispiace…” ripetè “…ma io non sono pentito!” sentenziò fissandolo con determinazione.

 

Bunny annuì, mestamente.

Certo, si ripetè, che altro poteva pretendere da Katetsu se non…

Il biondo sollevò il capo di scatto, guardandolo con occhi sgranati, semplicemente paralizzato.

 

Che cosa aveva appena detto?!

 

Non poteva aver capito bene.

Doveva esserci un errore…

 

“Non sei...” gracchiò, completamente spaesato, incapace di mettere in fila più di due parole coerenti.

“No” mormorò Kotetsu con dolce fermezza, accarezzandogli il braccio come se volesse tranquillizzarlo “E se dovesse servire a farti capire come stanno le cose, tra noi, sono disposto a rifarlo quando vuoi!” sancì con un sorriso luminoso nonostante l’imbarazzo evidente che gli colorava il viso.

 

Barnaby boccheggiò, incapace di parlare, di connettere, sconvolto.

L’uomo lo fissò leggermente preoccupato quando notò che sembrava avere qualche difficoltà anche a respirare.

 

“Hemm… Bunny?” lo chiamò piano “Non sei arrabbiato vero?” domandò incerto “Non voglio che questa cosa resti in sospeso tra noi.” mormorò “Ed era da tanto che volevo dirtelo ‘ufficialmente’: possiamo essere am...”

L’ultima parola soffocò in un sussulto quando il biondo lo sbattè contro uno scaffale e gli chiuse la bocca con la sua, affondando la lingua tra quelle labbra morbide e calde, per cercare la compagna, con passione.

 

Durò un istante, poi le iridi di Wild Tiger divennero azzurre e Barnaby si ritrovò scagliato contro il lato opposto della stanza.

 

Cadde rovinosamente, impreparato.

Kotetsu lo fissava con gli occhi sgranati e le guance in fiamme.

“Ti… ti è dato di volta il cervello?!” gracchiò, ansimando pesantemente.

“Hai detto che potevamo essere amanti!” esclamò Barnaby riprendendosi in fretta, balzando in piedi per tornare a passo di carica verso il partner.

L’altro lo fissò incredulo “A..amanti?!” esalò, stravolto dal solo proferire la parola “Io stavo per dire amici!” protestò.

Il biondo lo guardò, spiazzato, confuso “Prima… prima a cosa ti riferivi?” chiese.

“Io parlavo dello schiaffo che ti ho dato quando hai scoperto che volevo lasciare il lavoro…” borbottò Tiger stranamente rassicurato nel notare che l’altro sembrava perplesso quanto lui “…me ne sono ricordato solo l’altro giorno, non abbiamo mai chiarito quella faccenda…” borbottò imbarazzato, fissandosi nuovamente le scarpe per un istante prima di tornare a portare le iridi nocciola in quelle verdi “Tu a che cavolo stavi pensando?!”

Il re degli Eroi prese il cellulare dalla tasca posteriore dei pantaloni, aprì la cartella dei video e fece partire il file BK.mp4.

“Io mi riferivo a questo.” soffiò, piazzando il monitor olografico sotto il naso del partner.

 

Quando la riproduzione iniziò, Barnaby si concentrò sull’espressione del compagno cercando stoicamente di non far tremare la mano che reggeva l’apparecchio mentre utilizzava tutta la sua volontà per ignorare gli ansiti sommessi che il suo telefonino emetteva.

Farsi venire un erezione in quel momento sarebbe stato quanto mai sconveniente.

Se la situazione non fosse stata così delicata, avrebbe trovato comico il modo in cui gli occhi di Kotetsu andavano sgranandosi man mano che il filmato avanzava rendendo sempre più, inequivocabilmente, chiaro cosa stavano facendo i due protagonisti dell’mp4.

Il colorito dell’uomo si accese, progressivamente, passando dal rosa intenso al rosso, diventando bordeaux fino a raggiungere le sfumature di un ustione di terzo grado.

Riuscì, inaspettatamente, ad arrivare fino alla fine del video sebbene il biondo fosse stato più volte tentato di interromperlo, preoccupato che Kotetsu stesse per fare un infarto.

Da come rantolava alla ricerca d’aria, il colorito incandescente e gli occhi sbarrati, Barnaby non era certo che fosse fuori pericolo tutt’ora.

Rimasero in silenzio per un lungo istante, mentre il biondo gli consentiva magnanimamente qualche momento per riaversi.

“Cos… chi… quan…” Kotetsu tentò disperatamente di gracchiare una frase coerente senza successo.

“Non me lo ricordò” esalò infine, lasciandosi cadere, seduto, sull’angolo della vecchia scrivania appoggiata al muro dietro di lui.

Barnaby registrò distrattamente che neanche l’altro sembrava mettere in dubbio che i protagonisti del video fossero davvero loro, prima di tornare a preoccuparsi della situazione contingente.

“Nemmeno io…” mormorò con una nota indecifrabile nella voce mentre riponeva il cellulare nella tasca posteriore dei pantaloni.

“Aspetta un attimo! Come sarebbe a dire che non te lo ricordi?!” saltò su Tiger “Io ero chiaramente ubriaco, ma tu…” la voce gli si spense improvvisamente mentre il volto gli tornava color aragosta bruciata.

 

Già… Bunny non era ubriaco, anzi gli aveva chiesto, lo aveva supplicato di…

 

Kotetsu allontanò violentemente quei pensieri scuotendo la testa con forza.

Non era ancora pronto ad affrontare le implicazioni di ciò che aveva appena visto.

 

Il biondo sospirò, riportandolo al presente, raccontandogli brevemente ciò che gli aveva detto il medico a proposito delle sue amnesie e l’altro per un momento dimenticò il video, in ansia per la salute dell’amico.

“Perché non me l’hai detto?!” chiese leggermente ferito.

Barnaby gli lanciò un occhiataccia “E tu perché non mi hai detto che stavi perdendo i poteri?!” ritorse.

Tiger abbassò il capo colpevole.

In effetti lui era l’ultima persona che poteva recriminare da quel punto di vista.

“Però…” disse riportando il discorso sui binari iniziali “…tu non eri con me quando mi sono alzato.” ricordò e, per un motivo che non seppe spiegarsi, quella constatazione lo fece sentire decisamente offeso.

 

Insomma avevano fatto l’amore, no?

Bunny poteva almeno restare con lui fino al mattino!

E che cavolo, un po’ di tatto!

 

Il biondo invece corrugò la fronte pensieroso “In effetti mi sono svegliato nella stanza degli ospiti…” mormorò “…ed ero vestito!” esclamò “Bhe, più o mene vestito…” si corresse quasi subito, ricordandosi che si era svegliato con i soli boxer addosso.

Si fissarono per un momento, identicamente confusi.

“E’ un falso…” realizzò Barnaby piano ritrovandosi inspiegabilmente soddisfatto e deluso allo stesso tempo.

 

Non aveva dimenticato la sua ‘prima volta con Kotetsu’ perché non c’era stata nessuna ‘prima volta con Kotetsu’.

 

“Ma com’è possibile? Dev’esserci una spiegazione logica!” ragionò, cominciando a passeggiare avanti e indietro, nervosamente, cercando di tenere la mente occupata con pensieri razionali per non soccombere all’amarezza che quella nuova scoperta aveva portato con sé.

 

Chi poteva aver fatto una cosa simile?

Perché?

Ma soprattutto come?

 

“Saito dovrebbe poterci aiutare a rintracciare il mittente della mail…” valutò pensieroso.

Tiger assunse il colorito di un pomodoro maturo “Non... non vorrai mostrargli…!” gracchiò già pronto a tuffarsi sul compagno per rubargli il cellulare.

Inaspettatamente anche il biondo arrossì e per un momento Kotetsu rimase semplicemente incantato a guardarlo.

“Certo che no!” sbottò riscuotendolo dai suoi pensieri con un sussulto.

“Gli darò solo l’indirizzo del mittente e gli chiederò di trovarlo per noi…” decise “…dopo di che porremo a lui le nostre domande!”

Wild Tiger annuì, d’accordo con il compagno, tallonandolo quando questi si diresse al laboratorio dello scienziato.

Rimase in silenzio a guardare Barnaby parlare con l’omino, per spiegargli quello di cui avevano bisogno, osservandolo con attenzione, come se lo vedesse davvero per la prima volta.

 

Il coniglietto era bello.

Si ritrovò a considerare, sorpreso.

 

Dannatamente bello.

 

Capiva perché così tante donne si buttassero ai suoi piedi.

Essere un eroe era decisamente solo una parte del suo fascino.

Aveva un modo di muoversi, di parlare, che irretiva lo sguardo.

E gli piaceva come camminava, pensò incoerentemente, seguendolo verso le sale di allenamento, dopo che il biondo aveva finito di prendere accordi con Saito.

Aveva una falcata decisa, determinata.

Nonostante tutto quello che gli era successo, andava avanti a schiena dritta, a testa alta.

Sì, gli piaceva come camminava Bunny e il modo in cui i pantaloni attillati gli disegnavano le lunghe gambe e il s…

 

Kotetsu si piantò a metà del corridoio con gli occhi spalancati, annaspando.

 

Aveva appena pensato che gli piaceva il sedere del suo partner?!

 

No, assolutamente no.

Impossibile.

Era di Bunny che stavano parlando.

 

Bunny il suo collega.

 

Un uomo.

Un uomo più giovane di lui di quasi quindici anni.

 

Non poteva assolutamente trovarlo sexy, o affascinante o…

 

Cazzo.

 

Le immagini del video risorsero dalle sinapsi bruciate del suo cervello riproducendosi dinanzi a lui terrificantemente nitide.

 

Avevano fatto l’amore.

Bhe… forse.

 

A giudicare dal filmato sembrava essere stata un’esperienza incredibile.

Se era successo davvero.

 

Kotetsu soffocò un ringhio affondando le dita tra i capelli castani con esasperazione.

Dannazione, si era alzato felice quella mattina!

Aveva deciso di mettere quell’ultima cosa in chiaro con Barnaby per ricominciare laddove aveva interrotto con quello che ormai considerava quasi un membro della famiglia.

Invece si era ritrovato in una stanza polverosa ad osservare un video dove lui e suddetto ‘membro della famiglia’ si rotolavano appassionatamente tra le lenzuola del suo letto, subito dopo essere stato baciato da lui!

 

E che bacio era stato!

 

Lo shock l’aveva fatto passare momentaneamente in secondo piano, ma se ci ripensava…

Dove cavolo aveva imparato il coniglietto a ridurre un uomo adulto e vaccinato in gelatina tremante nel giro di pochi secondi?!

Non era assolutamente leale che sapesse fargli quell’effetto!

 

Era tutta colpa sua se ora si ritrovava a considerare quanto fossero lunghe le sue gambe o larghe le sue spalle!

 

Perchè doveva succedergli sempre così? Si lamentò tra sé e sé, abbacchiato.

Anche con Tomoe era accaduta la stessa cosa.

Era la sua cara amica d’infanzia, una confidente, quasi una sorella.

L’aveva sempre guardata, e trattata, con affetto.

Finchè lei non lo aveva baciato.

Allora si era reso conto che quello che lo legava a lei era qualcosa che andava molto al di là del semplice rapporto fraterno che aveva creduto esserci tra loro.

Lei aveva riso della sua sorpresa prendendolo dolcemente in giro.

Come poteva non essersi accorto di essere innamorato?

Tutti gli altri se n’erano resi conto da tempo.

Antonio, aveva saputo poi, aveva persino raccolto scommesse su chi dei due si sarebbe dichiarato per primo.

E Kotetsu era dato dieci a uno!

 

Le sue borbottanti rimuginazioni sul passato e sui suoi infidi migliori amici si schiantarono rumorosamente, nei suoi pensieri, quando si rese conto di dove stavano andando a parare quelle riflessioni.

Stava paragonando quello che aveva provato per Tomoe con quello che sentiva per... Barnaby?!

 

No.

Assolutamente no.

 

Qui non si trattava di una compagna di banco.

Della ragazza carina che abitava in fondo alla strada.

 

Si trattava di Bunny.

 

Il Re degli eroi.

Il rookies numero uno.

Il suo così insopportabilmente forte e al contempo teneramente fragile compagno.

 

Per citare Sky Hight: no e di nuovo: no!

 

Però la realtà restava: Barnaby lo aveva baciato.

E tutto il suo mondo era andato in frantumi.

 

Perché era stato breve ma intenso e dannatamente, oh così dannatamente, fantastico!

Cazzo!

 

Un attimo…

Fermi tutti…

Tiger trattenne il fiato, incredulo.

Bunny lo aveva baciato!

Perché cavolo Bunny l’aveva baciato?!

 

Quella domanda lo folgorò come un attacco di Dragon Kid obbligandolo a relegare per un momento tutto il resto.

 

“Bunny…” soffiò raggiungendo velocemente il compagno nello spogliatoio, trovandolo che stava cominciando a cambiarsi per l’allenamento giornaliero.

Il biondo tenne ostentatamente il viso rivolto al suo armadietto.

Non era sicuro di essere in grado di guardare Kotetsu spogliarsi in quel momento.

 

“…perché mi hai baciato?”

 

La borsa che Barnaby aveva preso cadde rumorosamente a terra.

 

Merda.

 

Per un momento aveva dimenticato di essersi scoperto in maniera tanto evidente.

Ora non c’era molto che potesse fare per ‘rimediare’.

Che cosa poteva dirgli?

Che si era sbagliato?

Barnaby aveva accumulato un discreto bagaglio di rimpianti nei suoi ventisei anni di vita ma aver baciato Kotetsu non rientrava certamente nella lista.

Le sue labbra si erano rivelate incredibilmente morbide e calde, il suo sapore gli aveva fatto dimenticare qualsiasi altra cosa.

Se avesse potuto tornare indietro nel tempo lo avrebbe baciato di nuovo.

Anzi, se avesse potuto, non si sarebbe staccato da quella bocca tentatrice per il resto dei suoi giorni.

Barnaby si lasciò cadere su una panca affondando il viso tra le mani con un sospiro.

 

Era proprio perso.

Completamente, innegabilmente, andato.

 

E forse era ora di rivelarlo anche al diretto interessato.

Non era comunque certo di poterlo nascondere ancora.

 

“Bunny...” lo chiamò di nuovo Kotetsu piano, quasi con tenerezza.

Il biondo lo sentì sederglisi accanto, avvertì il calore della sua mano che gli accarezzava la schiena con dolcezza.

Quello scemo si stava di nuovo preoccupando per lui.

Sorrise, arrendendosi, e sollevò il viso per affondare lo sguardo in quelle iridi nocciola che lo scrutavano con concerno.

“Mi sono innamorato di te…” soffiò prima che il suo cervello potesse connettere, prima che la razionalità potesse fermarla, quella semplice, assoluta, verità gli scivolò tra le labbra.

Barnaby non aveva bene idea di che reazione aspettarsi, quella mattina non si era certo alzato con l’intenzione di dichiararsi dannazione, ma di sicuro il breve, stupito: “Oh!” dell’altro lo lasciò di sasso.

 

‘Oh!’?

Tutto lì?

Era tutto quello che aveva da dire?!

‘Oh!’?!

 

Nessuna recriminazione?

Nessun ‘siamo due uomini’?

Nessun ‘sono molto più vecchio di te’?

Nessun ‘sei gay?!’?

 

Incredulo lo guardò arrossire e massaggiarsi la nuca, imbarazzato.

 

Forse il cervello del vecchietto stava ancora elaborando l’informazione, ragionò.

‘Oh!’ non poteva essere davvero tutto quello che aveva da rispondere alla sua confessione!

E poi perché quella punta di incredulità, di meraviglia quasi, in quelle due lettere?

Gli era così difficile credergli?

 

Il biondo lo afferrò per la cravatta e lo attirò a sé chiudendogli le labbra con le proprie.

 

Meglio ribadire il concetto, si disse.

E Tiger si era sempre rivelato più bravo a comprendere la pratica che la teoria.

Senza contare che… moriva dalla voglia di baciarlo di nuovo!

Non aveva smesso di pensarci per un solo secondo da quando l’altro l’aveva steso con un pugno.

 

Barnaby allungò il braccio sinistro per circondargli la vita mentre con la destra lasciava la cravatta per scivolare tra i capelli castani dell’uomo e spingerlo contro di sé.

Per la seconda volta, quel giorno, Kotetsu si ritrovò tra le braccia del collega più giovane, la lingua di Bunny che, approfittando del suo moto di stupore, si era infilata nella sua bocca. Esigente e calda, la sentì violargli le labbra, accarezzargli il palato, stuzzicare la sua compagna, paralizzata, con dolcezza, prima di cominciare a tirarsi indietro.

 

Un assaggio soltanto.

Il biondo se l’era ripromesso.

Solo per fargli capire che era serio.

 

Ma Wild Tiger lo sentì ritrarsi e riuscì a pensare soltanto che non voleva che smettesse.

Voleva sentirlo ancora muoversi dentro di lui, a fondo, prepotente e gentile, voleva avvertire il suo corpo forte premere contro il proprio, voleva respirare i suoi respiri fino a diventare un tutt’uno con lui.

Incendiato dalle sensazioni intossicanti di quel bacio e dal devastante vorticare, in lui, di quelle emozioni che per tanto, troppo, tempo non aveva più provato, l’uomo sollevò le braccia a sua volta, stringendo il partner a sé per impedirgli di allontanarsi, rincorrendo la sua bocca.

Barnaby, troppo sconvolto per reagire, gli lasciò il dominio del bacio, gemendo piano contro la sua pelle, ogni cellula del suo corpo che prendeva fuoco nell’avvertire la lingua del compagno insinuarsi tra le sue labbra per inseguire la ritirata delle sua.

Lottarono danzando, persi in un universo di liquide sensazioni incandescenti, finchè il bisogno d’aria non li obbligò a separarsi.

Si specchiarono l’uno nelle iridi annebbiate dell’altro, confusi, increduli, ansimanti, scoprendosi, senza sapere come ci erano finiti, praticamente sdraiati sulla panca, un ginocchio di Barnaby tra le gambe di Kotetsu, le mani di quest’ultimo sotto la camicia del partner a stringere quanta più pelle possibile.

“Dei, Bunny…” gracchiò Tiger con un filo di voce.

Il biondo nascose il viso contro l’incavo del suo collo con un sospiro tremulo, imponendosi il sangue freddo.

Più facile a dirsi che a farsi visto che stava sdraiato sopra l’uomo che desiderava da più di un anno e si erano appena scambiati un bacio a dir poco annichilente.

 

Ma aveva bisogno di sapere cosa pensava Kotetsu della sua dichiarazione.

Ora più che mai.

 

“Che tipo di risposta era?” chiese piano, contro la pelle accaldata dell’altro, strappandogli un brivido e un lieve ansimo roco che gli sfiorò l’orecchio, insieme al suo respiro, bollente come lava.

 

Già il suo autocontrollo era al limite.

Così Kotetsu non lo aiutava affatto!

 

Barnaby s’impose stoicamente d’ignorare ogni tentazione, in attesa.

Tiger sospirò piano spendendo un altro milione di scariche elettriche giù per la colonna vertebrale del partner. “Non lo so” dovette ammettere “Dammi un po’ di tempo” soffiò portando una mano ad accarezzargli i capelli chiari, con dolcezza, mentre l’altra cominciava a disegnargli lenti cerchi concentrici sulla schiena.

Il biondo si rilassò lasciandosi cullare da quelle carezze gentili, accoccolandosi meglio sul petto largo del compagno.

 

Stava così bene tra le sue braccia.

Si sentiva al sicuro, protetto, amato.

 

Avrebbe voluto passare il resto della sua vita con il naso premuto contro il suo collo, a respirare il suo odore, avvolto nel suo tepore, il rassicurante tamburellio del battito del suo cuore a scandire i minuti da lì all’eternità.

Ma erano nello spogliatoio della palestra di Hero TV ed aveva già del miracoloso che nessuno fosse ancora entrato, senza contare che averlo così vicino gli avvelenava la mente, gli annientava la ragione.

Doveva staccarsi da lui prima di fare qualcosa di molto stupido come ad esempio baciarlo di nuovo.

Desiderava disperatamente catturare ancora quelle sue labbra appassionate, sentirlo gemere e vibrare, nella sua bocca, ingaggiare una nuova, ardente, danza di guerra, con la sua lingua, ma dubitava che sarebbe riuscito a fermarsi se avesse ceduto alla brama che gli arroventava il sangue nelle vene.

Con un tremendo sforzo di volontà dunque Barnaby si alzò separandosi dal partner, rimpiangendo immediatamente la perdita del suo calore, prima di tendergli una mano per aiutarlo a fare lo stesso.

Kotestu la prese nella sua, rimettendosi in piedi a sua volta, osservandolo per un istante, incerto sul da farsi.

I capelli biondi del coniglietto erano arruffati, aveva le guance arrossate e il respiro ancora un po’ corto, come se avesse appena fatto una corsa, ma quei suoi occhi di smeraldo erano accesi, determinati, e lo avvolgevano in uno sguardo intenso, bruciante, insostenibile.

 

Dei… aveva una gran voglia di baciarlo di nuovo!

 

Forse era rimasto solo troppo a lungo, tentò di giustificarsi

Forse Bunny era dannatamente troppo bravo in quelle cose.

Forse entrambe o magari nessuna delle due.

 

Kotetsu aveva una gran confusione in testa e restare vicino a quella visione fatta carne non aiutava affatto la sua lucidità.

“Torno a casa” decise a voce alta.

Aveva bisogno di pensare con calma, da solo.

Barnaby annuì quieto, ma a Tiger, che ormai lo conosceva bene, non sfuggì il lampo preoccupato che attraversò le sue iridi verdi.

Detestava vedere quella luce nei suoi occhi.

Gli faceva sempre venire una gran voglia di prenderlo per mano, trascinarlo in un posto tranquillo e tenerlo stretto, stretto, tra le braccia, finchè non l’avesse costretta a sparire.

Sospirò scuotendo la testa, allontanandosi dopo avergli sfiorato un braccio con le dita, in una lieve carezze di commiato.

Il biondo lo seguì con lo sguardo finchè la porta non si richiuse alle sue spalle allora recuperò la borsa che gli era caduta e ricominciò a cambiarsi.

Magari un po’ di sano esercizio fisico lo avrebbe aiutato a schiarirsi le idee ed ad uccidere la pulsante erezione che aveva tra le gambe, si disse.

 

 

Erano quasi le nove di sera quando qualcuno suonò il campanello di casa Brooks.

Barnaby, che fino a quel momento aveva scorso svogliatamente i canali della sua enorme tv satellitare nella speranza di trovare qualcosa con cui distrarsi, si alzò lentamente per andare alla porta.

Era stata una giornata tranquilla.

Bhe almeno dopo che si era separato da Kotetsu.

Si era praticamente ammazzato di allenamenti senza tuttavia trarne particolare beneficio, aveva fatto un paio d’interviste e una seduta fotografica e alla fine era stato libero di tornare al suo appartamento.

Aveva sperato che qualche delinquente decidesse che quella era la notte perfetta per un crimine eclatante e distruttivo ma di ‘cattivi’, quella sera, neanche l’ombra.

Nemmeno una rapina in banca piccola piccola.

La sua solita fortuna.

Aprì la porta con un espressione torva che scomparve all’istante nell’accorgersi di chi c’era di fronte a lui.

“Kotetsu…” soffiò sorpreso, facendosi da parte per farlo passare.

 

L’uomo sembrava nervoso ed imbarazzato.

 

Che fosse già lì per dargli una risposta?

Barnaby sentì il cuore partire al galoppo mentre lo guidava verso la modernissima e sterile cucina, offrendogli una sedia e chiedendogli se voleva qualcosa da bere.

Tiger lanciò un occhiata al suo fornitissimo mobile bar. “Il Bayles va bene” mormorò e il biondo imprecò mentalmente nel prendere la bottiglia.

 

Un alcolico?

Pessima premessa.

Che cosa doveva dirgli Tiger, di così difficile, da fargli sentire la necessità di darsi un po’ di coraggio con un drink?

 

Ma soprattutto… perlacea crema al wisky sulle labbra di Kotetsu?

Allora voleva davvero farsi violentare!

E insomma!

C’era un limite anche al suo sangue freddo!

 

“Ho fatto controllare il mio impianto di video sorveglianza” cominciò l’altro riscuotendolo bruscamente dai suoi peccaminosi pensieri.

Barnaby prese due bicchieri e versò del liquore anche per sé.

 

Improvvisamente aveva la sensazione che ne avrebbe avuto bisogno.

 

“Non rammentavo nemmeno di averne uno” ridacchiò imbarazzato Kotetsu prendendo un sorso del suo drink, facendo tintinnare i due cubetti di ghiaccio che il biondo vi aveva aggiunto. “Ma quando sono tornato a casa mi è tornato in mente che il proprietario mi aveva accennato che tutti gli appartamenti dello stabile ce l’hanno. Per i ladri se non ricordo male.” borbottò confermando le precedenti ipotesi del partner.

“Solo che il mio è stato manomesso” continuò “Invece di registrare su un apposito supporto di memoria interno, che posso visionare solo io, con una password, questo spedisce il segnale all’esterno. Per scrupolo ho controllato il disco rigido ma è vuoto.”

Barnaby lo fissava senza parole.

“Il tecnico non è riuscito a rintracciate dove viene deviata la registrazione, domani proverò a chiedere a Saito di controllarlo, ma… bhe per il momento non c’è modo di verificare cos’è successo quella notte.” concluse prima di infilare una mano in tasca ed estrarne un indumento piegato con cura.

Lo porse al biondo con le guance in fiamme.

“Li ho trovati nella biancheria lavata” mormorò mentre l’altro spiegava l’oggetto rivelando un paio di boxer neri, di marca.

 

Non sembrava una cosa da Kotetsu.

Anzi… avevano un aria terribilmente familiare.

 

“Oggi pomeriggio mi sono messo a fare le pulizie” spiegò, Tiger, un po’ troppo in fretta, sfuggendo il suo sguardo.

Le faccende domestiche aveva sempre avuto lo strano potere di aiutarlo a mettere ordine tra i pensieri, e, dopo che l’elettricista se n’era andato, ne aveva avute di cose su cui riflettere.

E il suo appartamento aveva decisamente bisogno di una sistemata.

Così aveva spazzato, lavato il pavimento, spolverato e infine aveva recuperato il cestone degli indumenti lavati qualche giorno prima cominciando a separare le cose che poteva semplicemente piegare e mettere via da quelle che andavano stirate.

E li aveva trovati.

“Non sono miei.” mormorò con un filo di voce.

 

Barnaby fissava l’indumento come se tenesse tra le mani un serpente velenoso.

 

Non era possibile.

Ricordava di essersi svegliato con i boxer addosso!

Un dubbio lo folgorò sul posto: certo, aveva dei boxer addosso… ma erano i suoi?!

 

Aprì la bocca e la richiuse, cercando invano qualcosa da dire.

Non aveva la possibilità di controllare, aveva mandato i suoi indumenti a lavare il mattino precedente, senza preoccuparsi di smistarli, e glieli avrebbero riconsegnati solo fra due giorni, stirati e profumati.

 

Non poteva scartare la possibilità che nel mezzo ci fosse anche un paio di boxer di Kotetsu.

Ma ciò avrebbe significato…

 

“Abbiamo davvero fatto l’amore…” soffiò incredulo.

Kotetsu trangugiò il resto del suo drink in un sol sorso mentre la mente di Barnaby lavorava a velocità supersonica.

 

Il video non era un falso.

 

Qualcuno aveva deviato il segnale del circuito interno, li aveva registrati e poi gli aveva mandato il filmato.

Ma chi?

Perché?

E come?

Se metteva per un momento in secondo piano la sconcertante rivelazione che davvero lui e Kotetsu erano stati amanti e, dannazione proprio non se lo ricordava, restava il fatto che qualcuno stava spiando il suo partner da chissà quanto tempo e per chissà quale motivo.

“Trasferisciti qui.” ringhiò cupo.

La sola idea che, in qualsiasi momento, ci fosse un pervertito che sorvegliava il suo compagno gli faceva ribollire il sangue.

“Co.. cosa?” balbettò Tiger sorpreso.

“Tornare a casa tua non è sicuro” disse il biondo con una nota furente nella voce “Starai da me finchè non avremo chiarito tutta questa faccenda” sancì con un tono che non ammetteva repliche.

“Bunny…” cominciò incerto Tiger.

 

Non gli sembrava una buona idea.

 

Anche se tornare in un appartamento dove sapeva di essere osservato non lo alettava, restare da Bunny gli sembrava addirittura… bhe pericoloso.

“Dormirai nella stanza degli ospiti…” decise Barnaby senza ascoltare la sua flebile protesta “…per il resto…” continuò con tono più lieve, gentile “…non ti farò pressioni.” promise le iridi verdi ora quasi supplichevoli.

Tiger sospirò pesantemente, ma annuì.

Non era ancora sicuro che fosse una cosa saggia, per Bunny e per quel ‘loro’ a cui ancora non sapeva dare una definizione, ma gli diventava ogni giorno più difficile negare qualcosa al partner.

 

 

Barnaby fu inflessibile nell’insistere che Kotetsu si fermasse già da quella notte.

Gli prestò un pigiama e prese un nuovo spazzolino per lui, sistemandolo in bagno accanto al suo.

Kotetsu rimase dieci minuti buoni ad osservare quei due oggetti uguali, fatto salvo per il colore, uno vicino all’altro mentre sentimenti contrastanti gli si agitavano nello stomaco.

Da quanto tempo nel suo bagno c’era un solo spazzolino?

Quasi sei anni ormai.

Gli dava uno strano senso di nostalgia vederne nuovamente due.

Non era un sentimento spiacevole anche se non sapeva ancora bene come identificarlo.

Troppe cose, tutte insieme, troppo in fretta.

Decise di non pensarci, almeno per il momento, e, cambiatosi nel semplice pigiama di cotone verde scuro che il partner gli aveva fornito, tornò verso il salotto per comunicare a Barnaby che se ne andava a letto.

Era ancora presto ma aveva avuto una giornata pesante e preferiva non restare da solo con lui, non con le idee ancora così confuse.

“Hey Bunny” lo chiamò, per attirare la sua attenzione nell’avvicinarglisi, ma nell’istante in cui scese l’ultimo scalino che divideva la zona giorno dalle camere inciampò nei pantaloni, di qualche centimetro troppo lunghi per lui, precipitando in avanti.

Barnaby lo afferrò al volo, un riflesso condizionato ormai, impedendogli di cadere, ma mal calcolò la forza dell’impatto con il risultato che finirono entrambi lunghi distesi sul pavimento del salotto, poco sotto il grande schermo della tv che illuminava la stanza con le immagini del tg della sera.

Rimasero per un istante paralizzati a fissarsi, i nasi a pochi millimetri uno dall’altro poi Kotetsu lasciò che la forza di gravità avesse la meglio e colmò la distanza tra loro posando le labbra su quelle del biondo.

Il coniglietto aveva il gusto intenso, dolce e cremoso del Bayles, un sapore alcolico che gli diede alla testa, assassinando ogni rimasuglio di ragione.

Dal canto suo Barnaby non aspettava altro, con un gemito gli allacciò le braccia al collo, rispondendogli con fervore quasi disperato.

Si persero uno nell’altro, baciandosi con passione bruciante, inseguendosi con bisognosa, incoerente, bramosia, incontrandosi febbrili, a bocca aperta, quasi volessero mangiarsi a vicenda, le lingue che si cercavano, allacciandosi, intrecciandosi, in una calda, frenetica, danza bagnata. Avvinghiati sul pavimento lottarono contro tutte le leggi della fisica nel tentativo di fondersi uno nell’altro semplicemente per contatto.

Barnaby rovesciò il compagno sotto di sé, infilandogli un ginocchio tra le gambe, spingendolo poi verso l’alto per premerlo contro l’inguine del partner alla ricerca di un contato più profondo, di sensazioni più intense. E Kotetsu boccheggiò, separandosi dalla sua bocca per gemere forte, inarcando la schiena, sollevando il bacino per strusciarsi contro la sua coscia mentre intrufolava le dita sotto la camicia del biondo.

Barnaby ansimò contro il suo orecchio quando Tiger gli accarezzò l’addome, a palmo aperto, per catturare più pelle, più calore, salendo poi sul suo petto per strofinarne i capezzoli sensibili.

Incapace di ragionare, il biondo gli strattonò con i denti la maglia del pigiama per consentire alla sua bocca vorace maggior spazio d’azione sul collo abbronzato dell’amante mentre mandava una mano ad infilarsi oltre l’elastico dei pantaloni, e dei boxer, di Kotetsu, per serrarsi infine sul suo membro.

Tiger gridò, sorpreso dalla scarica di pura energia elettrica che gli squassò il corpo nell’avvertire le dita candide e fresche del partner chiudersi sulla sua virilità cocente e già tesa.

“Bu.. bunny…” ansimò incredulo, cominciando a tremare in maniera incontrollabile.

L’interpellato gli infilò la lingua nell’orecchio, disegnandone i contorni con la punta calda e bagnata, mandando i suoi respiri bollenti ad infrangersi, rapidi e spezzati, contro la sua pelle umida e Kotetsu singhiozzò, stravolto, artigliando le sue spalle alla ricerca di un appiglio qualsiasi nella tempesta di sensazioni con cui il partner lo stava sconvolgendo, ogni cellula del corpo in fiamme. Ansimò violentemente, rovesciando il capo all’indietro, un lungo lamento inarticolato a seviziargli le labbra mentre la vista gli si annebbiava.

Per un istante rimase accecato, ustionato dalle percezioni che gli percuotevano la carne, abbagliato dal piacere, poi… si rese conto che la luce non era solo una sua impressione.

 

“Bonjour Herooo-ooooh cazzo!”

 

Oltre la grande finestra che dava sul cielo stellato, sopra la città, l’elicottero di Hero TV teneva il suo faro puntato sull’appartamento di Brooks Jr. illuminando a giorno la stanza e i due uomini avvinghiati sul pavimento.

Agnes, data la serata “fiacca” aveva deciso di fare un giro alla ricerca dei beniamini del suo pubblico improvvisando un reality show sul genere “cosa fanno i vostri eroi quando non fanno gli eroi”.

Ma mai avrebbe pensato, quando aveva chiesto al pilota di puntare sull’abitazione di Barnaby, di trovarlo sdraiato sopra il suo partner, una mano nei suoi pantaloni ed intento a baciarne il collo come se volesse divorarlo vivo.

Per un istante i due si ritrovarono a fissarsi, scarmigliati e sorpresi, sul grande schermo sopra di loro, sintonizzato per abitudine su Hero Channel, esattamente come li stavano vedendo tutti gli abitanti di Sternbild, poi Barnaby si riscosse con un imprecazione, scattando in piedi per raggiungere il telecomando e pigiare un grosso bottone rosso.

L’enorme vetrata che dava sull’esterno si oscurò praticamente all’istante impedendo alla troupe di registrare altro ma ormai il danno era fatto.

La tv, unica illuminazione della stanza ora, ancora rimandava lo zoom sui loro corpi allacciati.

Fraintendere era impossibile.

 

 

Kotetsu non era riuscito a muoversi dal pavimento.

Fissava paralizzato l’immagine, immobile sullo schermo, di un sé stesso arruffato, arrossato, la schiena inarcata, la testa gettata indietro, le labbra socchiuse in un gemito muto, e di un Bunny dallo sguardo incandescente, tra le sue gambe, sopra di lui, intento a succhiargli il collo come un vampiro a digiuno da un paio di secoli.

 

Oddio.

Oddio.

Oddio, oddio, oddio, oddio…

 

Il suo cellulare cominciò a squillare facendolo sussultare.

Lo prese con una mano che tremava violentemente solo per lasciarlo cadere come se fosse diventato improvvisamente incandescente quando lesse il mittente della chiamata: Kaede.

 

Oddio, oddio, oddio, oddio…

 

“Kotetsu…” chiamò piano Barnaby avvicinandoglisi con cautela mentre il telefonino squillava e vibrava, insistente, muovendosi sul pavimento come una creatura viva.

L’uomo sollevò sul compagno uno sguardo così perduto e spaventato che il biondo sentì il petto comprimersi in una morsa dolorosa.

“Va tutto bene” soffiò piano prendendolo con delicatezza tra le braccia.

Tremava come una foglia.

“E’.. è Kaede…” gracchiò Tiger con voce incrinata fissando con terrore il mostriciattolo elettronico che sibilava, contorcendosi, a pochi passi da lui.

“Che… che… cosa le dico?” chiese sconvolto.

Barnaby fissò il telefono poi il compagno che respirava in maniera pericolosamente frammentata e prese una decisione.

Allungò una mano afferrando l’apparecchio, disattivò lo schermo olografico e rispose alla chiamata.

Kotetsu, paralizzato dallo shock, non fece niente per impedirglielo.

“Pronto” mormorò.

Dall’altra parte seguì un intenso silenzio.

“Barnaby san?” chiese piano Kaede con un tono indecifrabile.

“Hn” confermò il biondo senza sapere bene che altro aggiungere.

“Sta… stavate…” mormorò la ragazzina incerta.

“Sì.” la tolse d’impaccio il biondo.

“Oh cavolo!” gracchiò lei e Barnaby fu quasi certo di sentire una nota eccitata nella sua voce.

“Kaede io… amo tuo padre” confessò piano, trattenendo con forza Kotetsu contro di sé quando lo sentì sussultare.

 

Non voleva che la ragazza fraintendesse.

 

Avrebbe accettato di essere odiato.

Insultato.

Ma non frainteso.

 

Nemmeno per un istante le avrebbe lasciato credere che quello che aveva visto fosse dettato da un incontrollabile istinto animale.

Non solo, comunque, aggiunse tra sé, con onestà.

 

“Lo so”

 

Barnaby rimase paralizzato a fissare la cornetta, incredulo.

Nella voce di Kaede c’erano solo dolcezza e comprensione.

“Ho notato come lo guardi” soffiò lei con tenerezza, spiazzandolo completamente.

Il biondo attivò lo schermo per fissarla, per controllare che non lo stesse prendendo in giro.

Lei gli si presentò con un sorrisone che andava da una guancia all’altra.

Barnaby sbattè le palpebre un paio di volte, sorpreso.

“Tu… noi… non…” improvvisamente si ritrovava a corto di parole.

“Se lo farai soffrire copierò il potere di Fire Emblem e ti arrostirò vivo!” lo minacciò lei puntandogli un dito olografico contro “Ma per il resto…” ghignò “…avete la mia benedizione!” ridacchiò.

Barnaby aprì la bocca per parlare, ma poi la richiuse serrando le labbra in una linea determinata.

Annuì solennemente, prima di ricambiare il sorriso della ragazzina con uno altrettanto luminoso.

“Papà è ancora vivo?” chiese Kaede dopo un momento in cui erano rimasti a guardarsi, ghignando entrambi, stupidamente soddisfatti.

Barnaby lanciò uno sguardo all’amante che aveva seguito la conversazione con occhi a palla e viso paonazzo.

“Credo di sì…” mormorò ma suonava dubbioso alle sue stesse orecchie.

Lei ridacchiò nuovamente “Quando si riprende digli di chiamarmi.” decise magnanima.

Il biondo annuì e con un ultimo saluto chiuse quell’incredibile conversazione.

Kotetsu fissò lui, il cellulare, infine di nuovo lui, poi con un gemito si coprì il volto e si lasciò andare ad una risata che aveva un suono vagamente isterico.

 

 

Kotetsu aveva lasciato Barnaby qualche istante più tardi per rinchiudersi nella stanza degli ospiti e telefonare alla figlia.

Il biondo, sebbene tentato di seguirlo, di chiedergli di parlare di quello che era accaduto, aveva deciso che un po’ di tempo per recuperare il sangue freddo avrebbe fatto bene a tutti e due.

La sua era stata una lunga, insonne, notte.

Alla fine si era assopito sulla poltrona, in salotto, lo sguardo perduto verso l’esterno, oltre la grande finestra che permetteva nuovamente di scorgere le stelle, nella mente tanti pensieri quante le luci che punteggiavano il cielo nero.

Si era svegliato indolenzito ed infreddolito e temeva che quello fosse solo il primo della lunga serie di avvenimenti poco piacevoli che il nuovo giorno aveva in serbo per lui.

 

I suoi sospetti si rivelarono relativamente fondati.

 

Per uscire dal garage dovettero farsi strada tra una selva di giornalisti e quando, finalmente, raggiunsero il palazzo di Hero Channel, lasciando i paparazzi a lottare con gli addetti alla sicurezza, si ritrovarono ad affrontare Lloyd ed Agnes.

La breve riunione fu piuttosto imbarazzante.

Gli ascolti erano schizzati alle stelle la sera prima e i dirigenti non potevano che esserne entusiasti.

Quando la conduttrice cominciò a suggerire loro di farsi casualmente scoprire in atteggiamenti intimi Barnaby le ringhiò contro che ‘a tutto c’era un limite’ per poi uscire dalla stanza a passo di marcia trascinandosi dietro un Kotetsu in versione statua di sale.

La stazione era praticamente bombardata di telefonate e mail e, sebbene ci fossero alcune donne molto disperate per Barnaby e, sorprendentemente, parecchi uomini arrabbiati per Tiger, la pubblicità che ne stavano ricevendo era enorme.

Sternbild, città ampiamente all’avanguardia e culturalmente molto aperta, aveva, a suo tempo, accolto Fire Emblem senza problemi e ora sembrava ben felice d’accettare la sua prima “coppia” di eroi.

L’unica nota positiva in tutto quel caos era che la seconda telefonata di Kaede aveva avuto su Kotetsu un incredibile potere calmante e ora l’uomo sembrava riuscire ad affrontare la situazione, non certo con tranquillità, ma almeno senza andare in iperventilazione.

Barnaby avrebbe pagato oro per sapere che cosa si erano detti.

Non ebbe comunque il tempo di pensarci troppo.

Riuscirono a passare per il laboratorio per chiedere a Saito di controllare l’impianto di telecamere nell’appartamento di Tiger prima di venir convocati nella zona ristoro, adiacente alla palestra, ad affrontare l’intero cast di Hero Tv.

Nathan li accolse facendo esplodere coriandoli su di loro, saltellando, felice come una pasqua, lasciandosi andare a scherzose recriminazioni sul fatto che i suoi due eroi preferiti erano già stati ‘presi’ (o meglio si erano ‘presi’ a vicenda), offrendosi per consulenze gratuite nel caso avessero avuto bisogno di nuove idee su come ‘farlo’.

Antonio si limitò a sospirare e a scuotere il capo, ma regalò un sorriso e una pacca di divertita approvazione sulla spalla del suo migliore amico borbottando un: “Ci avrei scommesso che finiva così!” che lasciò Tiger quasi più sconvolto del fatto che Karina stesse tentando di tramutare Barnaby in una scultura di ghiaccio vivente o che Keith  se ne fosse uscito con un entusiasta: “Congratulazioni! E di nuovo: congratulazioni!”

Ivan e Pao Lin si limitarono ad assicurare che per loro non era assolutamente un problema, premendo con particolare enfasi sulla parola ‘assolutamente’, ma il primo li aveva fissati imbarazzato, come se avesse una gran voglia di sommergerli di domande, e la seconda li aveva guardati con occhi sospettosamente luminosi ed interessati.

Nel complesso Kotetsu immaginava che avrebbe dovuto sentirsi sollevato dal fatto che tutti li approvassero tanto apertamente, Kaede compresa.

Se solo fosse riuscito a venire a patti con quello che provava per il coniglietto sarebbe stato perfetto.

Ma la giornata passò fin troppo in fretta, travolta da quell’alienante serie di eventi, lasciandogli ben poco tempo per riflettere.

Era ormai tardo pomeriggio quando gli altri eroi lasciarono il palazzo per dedicarsi alle loro faccende e lui riuscì finalmente a ritagliarsi un momento di solitudine.

Stava per cominciare a chiedersi come affrontare il discorso lasciato in sospeso con Barnaby, la sera prima, quando il suo braccialetto lampeggiò.

Seguendo le direttive impartitegli dal comunicatore Kotetsu si recò al laboratorio trovandovi Bunny, da cui si era separato solo pochi minuti prima, e Saito, ad aspettarlo.

“Ho appena terminato di caricare un programma che sintonizzandosi sulla frequenza del trasmettitore del…” Kotetsu smise di ascoltare quella valanga di informazioni tecniche, per lui assolutamente incomprensibili, finchè lo scienziato non terminò con “…così potremmo rintracciare dove viene ridirezionato il segnale!” il tono orgoglioso che traspariva nella voce amplificata dal megafono sulla sua testa.

“Ecco!” disse premendo ‘invio’ sulla tastiera del suo pc.

Una serie di numeri bianchi prese a scorrere velocemente su una maschera nera finchè il messaggio “completed” non lampeggiò in verde sul video.

Saito aprì la schermata del risultato visualizzando l’indirizzo.

Barnaby e Kotetsu si piegarono sulle spalle dell’omino per vedere meglio ma, mentre il primo si limitò a leggere la scritta con bieco interesse, il secondo sussultò violentemente nel riconoscere il luogo che vi era indicato.

“Sai dov’è questo posto?” gli chiese il biondo, sorpreso dalla sua reazione.

 Tiger annuì, ad occhi sbarrati.

“Quello è l’indirizzo di Bison!”

 

Kotetsu chiamò il suo migliore amico dall’apparecchio del laboratorio.

Il proiettore olografico creò la sua immagine massiccia e possente, di fronte a loro, in 3D, facendolo comparire a pochi passi dall’altro eroe come se fosse davvero nella stanza.

Barnaby s’impose il silenzio mentre Kotetsu dava spiegazioni sul motivo della telefonata.

Non voleva mettersi fra Rock Bison e Tiger che dividevano un rapporto d’affetto che risaliva, a quanto ne sapeva, sin dai tempi delle scuole superiori, tuttavia un miliardo di domande gli stavano dolorosamente rodendo il fegato.

 

Possibile che Antonio provasse qualcosa più dell’amicizia per Kotetsu?

Possibile che lo spiasse, probabilmente da anni, consapevole che i suoi sentimenti non potevano essere ricambiati?

E ora che aveva scoperto che l’altro poteva reciprocare le attenzioni di un uomo, come si sentiva?

Si sarebbe fatto avanti?

E se Kotetsu avesse preso in considerazione la possibilità?

Era pronto a lottare con Blue Rose ma non si aspettava di dover combattere contro Antonio!

 

Tutte le sue preoccupazioni andarono in frantumi quando Rock Bison scoppiò a ridere.

“Me n’ero completamente dimenticato!” esclamò mentre gli occupanti della stanza lo fissavano sorpresi.

“Ti ho ‘rubato’ la password sei anni fa…” spiegò mentre il suo sguardo si addolciva “…anche se non userei proprio questo termine dato che ce l’hai scritta su un post-it attaccato al frigorifero! Insomma Kotetsu! Lì chiunque potrebbe leggerla!” gli fece notare con tono di rimprovero.

Kotetsu ebbe la decenza di arrossire mentre Barnaby sollevava gli occhi al cielo.

Il solito idiota.

“Fu tuo fratello a chiedermi di ‘sorvegliarti’…” continuò riportando l’attenzione del biondo sulla conversazione “…subito dopo la morte di Tomoe. Temeva che facessi qualche stupidaggine” spiegò, serio.

 

Barnaby fissò preoccupato il partner chiedendosi se la sua disperazione fosse stata così grande allora.

Gli tornò in mente quello che lui stesso aveva pensato quando aveva creduto che Tiger fosse morto.

Sì, si disse.

Probabilmente lo era stata.

Ma a differenza di lui Kotetsu aveva avuto Kaede e la sua famiglia a dargli un motivo per continuare.

E, se il dolore fosse stato così forte da farglielo dimenticare, anche solo per un istante, ora scopriva che c’era stato un silenzioso angelo custode, a vegliare su di lui, per impedirgli di compiere un gesto folle.

Il biondo fissò Rock Bison con nuova stima e un immenso senso di gratitudine.

 

“Ma sono anni ormai che non accendo più il ricevitore” continuò con tono più leggero l’uomo riprendendo il discorso “Perché? Ti serviva una registrazione dei giorni scorsi?” chiese curioso.

Kotetsu si affrettò a negare e Barnaby fu un po’ troppo rapido ad inventare per lui la scusa che, durante un controllo dell’impianto elettrico, Tiger aveva notato qualcosa di strano e quindi aveva fatto visionare il segnale a Saito, scoprendo così che veniva deviato a casa sua.

Da come li guardò Rock Bison fu chiaro che non credette ad una sola parola ma l’uomo preferì non approfondire notando l’imbarazzo dell’amico, riservandosi di porgli le sue domande a tempo debito, in privato, magari davanti ad un paio di birre.

Kotetsu si accomiatò ringraziandolo per le informazioni e per “il resto” con un tono sentito, quasi commosso, che non lasciava dubbi su che cosa intendesse.

Antonio gli sorrise con dolcezza. “Hey, è a questo che servono gli amici!” mormorò e con un ultimo saluto chiuse la chiamata.

“Quindi siamo punto e a capo…” mormorò Barnaby dopo un lungo istante di silenzio.

Kotestu annuì, distrattamente, ancora colpito dalla scoperta appena fatta.

Forse venire a sapere che il suo impianto era stato manomesso non gli sarebbe servito a capire se davvero aveva fatto l’amore con Bunny, quella sera, ma lo aveva aiutato ad avere la riconferma di quanto fosse profonda l’amicizia che lo legava ad Antonio.

Barnaby notò la sua espressione e decise di concedergli qualche altro istante rivolgendo invece la sua attenzione a Saito.

“Grazie dell’aiuto…” cominciò per interrompersi un momento più tardi nel notare l’aria corrucciata dello scienziato.

“C’è qualche problema?” chiese perplesso.

L’omino fissò per qualche minuto ancora il pc prima di stupirlo esclamando un: “Il segnale viene inviato anche ad un altro indirizzo!” che riscosse anche Kotetsu dai suoi pensieri.

I due uomini si affrettarono di nuovo al terminale, per leggere la nuova destinazione.

“Viene deviato su due luoghi diversi?” chiese conferma il biondo, sorpreso, ma il sussulto di Tiger impedì a Saito di rispondere.

“Non dirmi che conosci anche questo?!” domandò Barnaby incredulo.

L’altro annuì ad occhi spalancati.

“E’ casa di Fire Emblem!”

 

“Tesori avete già bisogno di consigli?” li accolse la civettuola voce di Nathan ancor prima che la sua immagine olografica comparisse di fronte a loro in un sgargiante completo rosa e bianco.

“Perché cavolo spii Kotetsu!” ringhiò Barnaby senza lasciare agli altri due il tempo di dare le dovute spiegazioni.

 

Un conto era Rock Bison, un altro era Fire Emblem!

L’eroe sponsorizzato dalla Helios Energy non aveva mai nascosto il suo interesse per gli uomini.

Se avesse scoperto che aveva guardato Kotetsu e magari aveva usato la sua immagine per scopi tutt’altro che casti lo avrebbe arrostito nelle sue stesse fiamme!

 

Nathan, nonostante la totale mancanza di spiegazioni, comprese al volo.

“Bellezza non essere geloso, se potessi spierei anche te!” cinguettò con uno sguardo lucente che fece arrossire Barnaby.

“Hey!” protestò Kotetsu lanciando un occhiataccia all’ologramma.

Questi ridacchiò mentre Barnaby si voltava a guardare stupito Wild Tiger.

 

No, si disse, doveva esserselo immaginato.

Per un istante Kotetsu gli era sembrato geloso.

 

“Che tristezza però mi avete già scoperto!” esclamò teatrale Fire Emblem riscuotendolo dalla sue elucubrazioni “E pensare che sono solo pochi giorni che ho copiato la password!” protestò.

“Pochi giorni?” chiese Tiger sorpreso.

Nathan annuì con un sorriso “L’ho letta alla festa.” spiegò “Assai poco furbo, mio caro, lasciarla attaccata, così in bella vista, sul frigorifero!” confessò facendogli l’occhiolino.

Barnaby rincarò il rimproverò lanciando uno sguardo torvo al partner che tuttavia finse di non notarlo prestando attenzione a quello che stava dicendo Nathan.

“Quella sera stessa ho usato il mio cellulare per deviare il segnale.” continuò “E’ un procedimento piuttosto semplice in effetti”

“A…aspetta… quindi hai le registrazioni di quella notte?” chiese Barnaby dimenticando l’irritazione.

“Certo che sì!” esclamò l’uomo e, senza nessun preavviso, accanto alla sua figura apparve un monitor su cui fece partire un video.

Kotetsu stava per lanciarsi sul telefono, per troncare la connessione prima che Saito potesse vedere lui e Barnaby che si rotolavano tra le lenzuola, quando si accorse che il filmato di Nathan non mostrava la camera da letto ma il salotto.

E Antonio che dormiva, mezzo nudo, stravaccato sul divano.

A parte il tranquillo russare dell’uomo nessun altro suono disturbava il silenzio della scena.

Continuò così per un po’, i pettorali scolpiti che si alzavano e abbassavano lentamente, nella quiete del riposo, poi l’immagine cambiò mostrando Antonio che si alzava per andare in bagno.

E poi ancora Anotnio che tornava a dormire in una nuova posizione.

E sempre Antonio che si faceva un caffè, il mattino dopo.

E ancora Antonio che si rivestiva, Antonio che parlava con Origami, Antonio che salutava e Antonio, Antonio, Antonio...

Kotetsu fissò Nathan allibito senza sapere che dire.

Barnaby invece sembrava meno stupito o comunque si riprese più in fretta.

“Tutto qui?” chiese.

“Ho deviato solo il segnale delle telecamere che m’interessavano.” spiegò Fire Emblem sbattendo le ciglia con aria innocente “Che altro doveva esserci?” chiese, una luce scintillante nelle iridi scure.

“Assolutamente niente!” tuonò Kotetsu arrossendo come un peperone.

Nathan passò lo sguardo da lui a Barnaby e viceversa, per poi ridacchiare.

“Ah me sfortunato!” si lamentò afflitto “Qualcosa mi dice che avrei dovuto deviarle tutte, mi sa che mi sono perso uno spettacolo niente male!” pigolò.

Kotetsu arroventò e l’espressione dell’altro divenne quasi famelica.

“Non mi dire…” miagolò “…era addirittura così interessante?!” chiese puntando uno sguardo da falco sui due.

“Grazie delle informazioni!” gridò quasi Kotetsu prima di sbattergli la cornetta in faccia, interrompendo la chiamata.

Barnaby si nascose il viso con una mano, con un sospiro esasperato.

Idiota.

Nathan li avrebbe semplicemente tormentati a vita il giorno dopo.

“Quindi stavolta siamo davvero punto e a capo” mormorò, lanciando un ultima occhiataccia a Kotetsu che con quell’interruzione brusca aveva sicuramente confermato ogni sospetto di Fire Emblem.

Tiger gli rispose con la sua miglior espressione dal repertorio ‘Che altro potevo fare?’ e stava per aprire bocca quando Saito li interruppe.

 

Di nuovo.

 

“Ce n’è un altro!”

 

Barnaby fissò prima lo scienziato poi il partner.

“Ma quanta gente ti spia?!” chiese incredulo e scocciato.

“Hey io non ne sapevo niente!” protestò questi, oltraggiato.

“Non mi dire che conosci anche quest…” Barnaby s’interruppe a metà frase nel leggere l’indirizzo.

Non serviva chiedere a Kotetsu.

Anche lui conosceva quella casa.

“Blue Rose!” ringhiò.

 

Kotetsu cominciava a trovare tutta quella faccenda incredibilmente ridicola.

Quanti altri si erano collegati al suo appartamento?!

E va bene, aveva lasciato la password in bella mostra sul frigorifero, e allora?

Questo non dava il permesso a chiunque di copiarsela!

E tanto meno di deviare poi il segnale delle sue telecamere!

Le avrebbe fatte togliere tutte, decise.

Sembrava molto più pericoloso averle che essere senza.

E in casa sua non c’era niente da rubare.

 

La versione olografica di Karina si materializzò nella stanza sorridendo a Tiger, gelando invece Barnaby con lo sguardo.

Il biondo incrociò le braccia sul petto ricambiando l’occhiataccia.

 

Tiger fissò prima uno poi l’altra, perplesso.

Non che quei due si fossero mai piaciuti particolarmente, ma gli pareva che ultimamente si fronteggiassero un po’ troppo spesso.

Forse, si disse, era dovuto al fatto che ultimamente si erano dovuti contendere la prima posizione in classifica.

Però non era salutare per loro comportarsi così.

Era il caso di prenderli entrambi in disparte e mettere fine a quella stupida rivalità.

 

“Sappiamo che spii Kotetsu!” accusò Bunny riscuotendolo dai suoi pensieri.

La ragazza arrossì, ma non negò.

“E’ vero.” mormorò “La sera della festa ho visto la password sul frigorifero e…” il suo colorito raggiunse le tonalità di un’aragosta.

“Mi dispiace” disse rivolgendosi esplicitamente solo verso Tiger “Ammetto di aver attivato il collegamento…” confessò “…ma poi non l’ho mai usato!” lo rassicurò in fretta.

 

Kotetsu le parve deluso più che sollevato.

 

Non era esattamente la reazione che si era aspettata!

“E’ successo qualcosa?” chiese con innocente curiosità.

Tiger sospirò passandosi una mano tra i capelli castani, stancamente.

“No nulla” mormorò “Grazie Karina”

La ragazza annuì, sebbene evidentemente poco convinta, riservò un'altra occhiataccia a Barnaby e poi salutò accomiatandosi.

 

Questa volta nessuno dei due uomini osò dire nulla.

Si voltarono contemporaneamente a fissare Saito con un identico sguardo interrogativo.

Lo scienziato pasticciò con la tastiera e poi annuì.

“Ce n’è ancora uno!” soffiò “E’ l’ultimo” assicurò quando Barnaby si lasciò andare ad un’alquanto colorita imprecazione.

“Chi è questa volta?” chiese il biondo riproponendosi di precipitarsi a casa di Kotetsu e dare fuoco al maledetto post-it, ne andasse della sua vita.

Saito però corrugò la fronte.

“Non lo so…” mormorò perplesso “…è criptato” disse prendendo a digitare velocemente.

“Criptato?” chiese Barnaby sorpreso.

L’espressione dello scienziato si faceva sempre più scura man mano che le sue dita grassottelle correvano sulla tastiera.

“Sì” confermò “E hanno usato un algoritmo molto difficile, sembra quasi a livello militare” ragionò a voce alta “Potrebbero volermici giorni per risolverlo”

Barnaby lo fissò incredulo prima di voltarsi verso il partner “Conosci qualcuno che potrebbe fare una cosa del genere?” chiese, ma l’altro scosse la testa guardando i numeri scorrere sul monitor con occhi leggermente sgranati.

Non gli veniva in mente nessuno che avesse accesso a sistemi governativi, come quelli evidentemente usati per codificare il suo segnale, e che potesse avere un qualche interesse a spiarlo.

Se Maverik non fosse morto avrebbe pensato a lui, ma…

“Potrebbe essere un collegamento inattivo?” domandò.

Magari si trattava davvero di Maverik e la trasmissione era rimasta accesa anche dopo la sua scomparsa.

L’omino però scosse il capo “Questo genere di criptografia richiede il cambio delle chiavi quasi giornalmente. Chi sta usando questo sistema lo ha controllato al più tardi ieri mattina.” spiegò.

“Ma se cambia in continuazione come puoi decodificarlo?” chiese Barnaby preoccupato di non riuscire a trovare il loro colpevole.

Saito gli porse un sorrisino orgoglioso “C’è sempre una matrice comune, se decodifico quella poi sarà un giochetto individuare la fonte della deviazione!” illustrò.

Kotetsu gli credette sulla parola perchè non aveva la più pallida idea di che cosa stesse parlando.

 

 

Lasciarono lo scienziato ai suoi codici quando ormai era già sera, decidendo d'impiegare il tempo libero per recuperare alcune delle cose di Tiger e trasferirle nell’appartamento di Barnaby.

Riuscirono, sebbene non senza difficoltà, a liberarsi della selva di giornalisti che li aspettava al varco, sfuggendo loro per strette scorciatoie approfittando delle dotazioni particolari della loro moto.

Una volta a destinazione Kotetsu lasciò Bunny in salotto per salire al piano superiore e cominciare a raccogliere vestiti e altri generi di prima necessità.

Riempì una grossa sacca da viaggio, senza particolare cura, prima di tornare al piano inferiore e trovare il partner che osservava con evidente soddisfazione un pezzetto di carta bruciare.

“Almeno prima potevi farmela copiare!” protestò Kotestu che non avrebbe ricordato la parola d’ordine nemmeno sotto tortura.

Barnaby gli lanciò uno sguardo bieco “Puoi sempre chiederla ad Antonio” ringhiò “o a Nathan, o a Karina”

Tiger alzò le mani in segno di resa “Ho capito, ho capito” borbottò, prima di lanciare un occhiata al suo frigorifero ora un po’ più spoglio.

Vi campeggiavano comunque un paio di disegni di Kaede, il volantino di un take way cinese, il biglietto da visita di un meccanico, il numero di un’agenzia di taxi e qualche altro post-it con nomi e numeri appuntati in fretta.

Barnaby si chiese distrattamente se il compagno avesse mai sentito parlare di agende elettroniche.

“Hai qualcosa di commestibile in casa?” gli chiese Tiger distraendolo dalle sue elucubrazioni.

Il biondo lo fissò per un momento, perplesso.

“Non è che possiamo uscire a cena insieme, quelli lì non aspettano altro” gli fece notare Kotetsu, arrossendo leggermente, indicando con un gesto vago fuori dalla finestra come se, anche da lì, potesse scorgere i reporter che avevano fortunatamente seminato.

“E preferirei evitare di ordinare qualcosa, rischiamo di ritrovarci un paparazzo per fattorino” sbottò.

Barnaby annuì riconoscendo la fondatezza del ragionamento del compagno.

“Non ho molto in casa” dovette però ammettere.

“Chissà perché lo immaginavo” borbottò l’altro lanciandogli la sua miglior occhiata di rimprovero prima di prendere da sotto il lavello una sportina di plastica e riempirla di viveri vari pescando dalla credenza e dal frigorifero.

“Stasera avrai l’onore di assaggiare il famoso ‘riso alla Kotetsu’!” disse sventolandogliela poi sotto il naso.

Il biondo passò lo sguardo scettico dalla busta al partner.

“L’onore o l’onere?” chiese con un sorrisetto.

Tiger gli porse una smorfia “Ti dovrai ricredere!” promise.

 

 

Barnaby in effetti dovette dargli ragione.

Il piatto preparato da Kotetsu era semplice ma molto saporito.

In un impeto di modestia l’altro gli confessò con un sorriso imbarazzato che era praticamente l’unica cosa che sapeva preparare se non si contavano i cibi surgelati.

Cucinare fianco a fianco si rivelò incredibilmente piacevole e, dopo il primo momento di confusione, i due si sintonizzarono alla perfezione, ritrovandosi quasi a prevedere le richieste del compagno.

Fu un esperienza del tutto nuova per Barnaby che tuttavia, si ritrovò a pensare, avrebbe voluto ripetere ogni giorno.

La sua sterile cucina bianca invasa di pentole, piatti ed utensili sembrava tutt’altro luogo, più luminoso, più grande, più… vivo.

O forse, si disse, ero solo il fatto che ci fosse Kotetsu che vi si affaccendava, armato di un grembiule blu che si era portato da casa, ad accenderla di luce e calore.

Al termine della cena misero i piatti nella lavastoviglie e, mentre Tiger saliva al piano superiore per disfare la valigia, Barnaby decise di vagliare un po’ di corrispondenza.

Recuperò il portatile dal salotto e, sedutosi nuovamente al tavolo, cominciò a scorre le mail, smistandole velocemente, prima di bloccarsi nel ritrovarsene davanti una dall’aria familiare.

 

Era bianca.

Nessun oggetto.

Nessun testo.

E l’indirizzo del mittente era un incomprensibile serie di consonanti.

Ma c’era un allegato.

Un mp4 di 60 Mb intitolato semplicemente “BK2”.

 

Barnaby la fissò con gli occhi sgranati, un groppo in gola e la mano paralizzata sopra al mouse.

 

Un’altra.

Ce n’era un'altra.

 

“Kotetsu!” chiamò con voce che gli uscì stridula e gracchiante.

L’uomo lo raggiunse in cucina, sorpreso e leggermente preoccupato dal tono del compagno.

Il biondo si limitò ad indicargli lo schermo, senza parlare, e Tiger avvicinò un po’ il viso per vedere di cosa si trattava prima d’impallidire.

Si scambiarono uno sguardo allarmato per un istante poi Kotetsu annuì, trascinando una sedia accanto a quella del partner, sedendosi, mentre l’altro faceva partire la riproduzione.

 

La scena era avvolta nell’oscurità.

La fioca, argentea, luce delle stelle, che tempestavano il manto nero della notte, oltre la grande finestra che dava sul cielo di Sternbild, permetteva di distinguere soltanto le sagome degli oggetti che occupavano lo spazioso salotto, in un gioco di chiaro scuri in cui tutto era geometrica immobilità e nitido silenzio.

Nella stanza, pressoché spoglia, s’intravedeva il profilo rigido e maestoso di un enorme schermo tv, spento, le linee moderne di un tavolino di cristallo e la curva elegante di una poltrona su cui una figura più scura giaceva, assopita.

Per un momento Kotetsu rimase ad osservare la siluette di Barnaby, addormentato, il petto che si alzava e abbassava, regolarmente, in quel filmato privo d’audio.

Chiunque avesse girato la scena l’aveva fatto da fuori della finestra, laddove i suoni non potevano giungere.

L’immagine però era stabile e pulita, segno che non si trattava del lavoro di un dilettante.

Stava già cominciando a rilassarsi, ritenendo l’mp4 innocuo, quando al di là del campo visivo della telecamera si accese una luce.

Doveva provenire da sopra le scale, a giudicare dall’angolazione, e disegnò un alone più chiaro sul margine destro del monitor, sfumando il buio, senza tuttavia arrivare a lambire l’uomo addormentato.

 

Da quella direzione giunse un nuovo protagonista.

 

Seppur solo una figura più scura, nella notte che permeava la scena, Kotetsu non ebbe difficoltà a riconoscersi.

Rimase paralizzato, ad osservare quel sé stesso fatto di buio denso avvicinarsi alla poltrona per poi salirvi, montando a cavalcioni su Barnaby, destandolo.

Con il cuore che cominciava a galoppargli nel petto vide i due avvicinarsi, le loro mani affondare le une nei capelli dell’altro, prima di annegare in un lungo bacio senza respiro.

I vestiti caddero a terra in fretta, grossi pipistrelli neri che sbatacchiarono le loro goffe ali scompostamente, per qualche istante, prima di afflosciarsi, muti, sul pavimento, mentre i due amanti si spogliavano, a vicenda, liberandosi di quelle barriere indesiderate.

Con l’aria incastrata di traverso, in gola, Barnaby e Kotetsu guardarono quelle due siluette di tenebra, toccarsi, strofinarsi, stringersi, le loro oscurità che si mescolavano una nell’altra, indistintamente, laddove i loro corpi venivano in contatto.

Il video non aveva audio ma quando Tiger si sollevò sulle ginocchia, accompagnato dalle mani di Barnaby, per poi riabbassarsi sul suo bacino, nessuno dei due spettatori ebbe difficoltà ad immaginare il lungo lamento con cui l’uomo gettò il capo all’indietro, a bocca spalancata, inarcando la schiena, contraendo i muscoli.

E il sangue che pulsava rapido ed incandescente nelle loro vene, eco febbrile del forsennato battito dei loro cuori, creò la perfetta colonna sonora per le spinte violente con cui Barnaby cominciò ad affondare nel suo compagno d’inchiostro nero, obbligandolo a tendersi e a tremare ogni volta che si conficcava in lui, incuneandosi fino alla base, nel suo ventre.

Fu un frenetico, spasmodico, cercarsi, trovarsi, lasciarsi, in una danza passionale ed intensa che accrebbe il suo ritmo ardente, impetuoso, finchè Barnaby non si sollevò dallo schienale della poltrona, abbracciando il partner, chiudendogli le labbra con le proprie, serrandolo contro di sé, fondendo le loro ombre in un'unica, vibrante, creatura che con un ultimo, bruciante, sussulto spirò, accasciandosi sfinita.

La finestra di VLC si chiuse su quell’immagine lasciando i due protagonisti del video a fissare con il respiro corto e il corpo in fiamme il monitor del portatile.

 

Per lunghi, interminabili, minuti, nessuno dei due ebbe il coraggio di voltarsi verso l’altro.

 

La stanza dell’allegato era il salotto di Barnaby.

Il filmato si riferiva evidentemente alla notte precedente.

 

“Sei…” gracchiò il biondo, riuscendo a malapena a produrre un suono rauco e raspante.

“Sei…” riprovò con maggior successo “…sonnambulo?” chiese senza girarsi verso il partner.

Non era certo di poterlo guardare e riuscire a trattenersi dal sbatterlo sul tavolo della cucina per replicare quanto aveva appena visto.

“Non…” ansimò Kotetsu dimostrando di avere le sue stesse difficoltà a parlare “…non che io sappia.”

E anche lui tenne gli occhi ostentatamente puntati sul pc.

Se si fosse voltato e si fosse trovato davanti la magnifica versione in carne ed ossa del sogno a cui aveva appena assistito, non era certo di poter fare a meno di saltargli addosso.

“Non… non te lo rammenti?” soffiò Kotetsu, che aveva grosse difficoltà a manovrare le corde vocali per produrre suoni che non fossero gemiti bisognosi.

“No…” mormorò il biondo che iniziava seriamente a ponderare di sottoporsi ad una lobotomia pur di recuperare i suoi ricordi.

 

Non era possibile che se lo fosse dimenticato di nuovo!

 

“E... tu?” domandò cominciando a sentirsi parecchio stupido.

Stavano parlando al portatile  invece di guardarsi.

Kotetsu affondò il viso tra le mani e quel gesto spezzò l’immobilità in cui i due sembravano incatenati, permettendo a Barnaby di girarsi per fissare, finalmente, il partner.

“Niente” mormorò Tiger “Dovrei ricordarmelo giusto?” chiese sollevando il viso per affondare le iridi nocciola in quelle verdi dell’altro.

Si ritrovarono entrambi ad arrossire di colpo, le immagini del video ancora fin troppo nitide nelle loro menti.

“Non so…” ragionò Barnaby con tono provato “…di solito i sonnambuli non rammentano cosa fanno quando dormono.”

Kotetsu gemette ed affondò di nuovo il viso tra le mani.

 

Non era possibile, si disse.

Non era possibile che avesse già fatto l’amore con Barnaby, due volte, e non se lo ricordasse!

 

“Però…” continuò il biondo cercando d’ignorare il brivido che gli aveva percosso la colonna vertebrale nel sentire Kotetsu mugolare in quel modo “…c’è un altro modo per verificare.” disse piano.

E Tiger sollevò il capo per fissarlo sorpreso. “Ossia?” chiese.

 

A quel punto avrebbe fatto qualsiasi cosa per scoprire la verità.

 

“Il tuo… corpo… dovrebbe ricordarselo” soffiò piano Barnaby e l’altro sentì il volto raggiungere temperature mai toccate prima.

 

Ok, forse quasi qualsiasi cosa.

 

“Il m.. m… mio…” balbettò.

Barnaby scostò la sedia, alzandosi in piedi e Kotetsu notò che i pantaloni gli tiravano vistosamente sul davanti, ma s’impose di spostare lo sguardo, in fretta, drizzandosi a sua volta, sebbene ancora incerto sul da farsi.

I jeans gli erano dolorosamente stretti, notò con imbarazzo.

Non era messo molto meglio di Bunny.

Anzi.

 

Il biondo gli si avvicinò, quasi con cautela, e Kotetsu rimase a fissarlo con gli occhi sgranati e un lieve fremito d’anticipazione a scuotergli ogni cellula del corpo mentre l’altro gli slacciava i calzoni con dita tremanti.

Caddero, completamente ignorati dai due, alle sue caviglie mentre Barnaby gli posava una mano sul fianco, gentilmente, tra loro venti centimetri di dannatissima aria rovente.

Piano il ragazzo la spostò sui boxer del partner spingendola leggermente verso l’alto, sulla sua schiena, per poi riabbassarla, lentamente, facendola scivolare sotto l’elastico dell’indumento.

Kotetsu trattenne il fiato, immobile, paralizzato, ogni nervo teso a carpire il calore ustionante di quella mano pallida che stava scivolando sul suo coccige e poi sempre più giù.

Le lunghe dita eleganti del biondo s’infilarono delicatamente tra le sue natiche finchè il polpastrello dell’indice non si poggiò sopra l’apertura nascosta tra esse.

Allora Barnaby coprì la distanza che li separava, avvolgendogli la vita con il braccio sinistro, incatenando il suo sguardo sgranato, incredulo, al proprio.

Per un eterno istante Kotetsu annegò in quelle due polle di liquido, bruciante, smeraldo, il respiro, la ragione e l’anima vi si sciolsero senza un suono, senza volontà di resistere, per un interminabile momento poi… Barnaby spinse.

Tiger annaspò sentendolo farsi strada nel suo corpo, violandolo con lenta decisione.

Il biondo chiuse gli occhi imponendosi d’ignorare il modo in cui vibrava il corpo del compagno, contro il suo, di non ascoltare l’affannato spezzarsi del suo respiro sulla propria pelle, si concentrò solo su quello stretto, avvolgente, calore finchè non fu completamente immerso in lui.

Allora si concesse di socchiudere nuovamente le palpebre, affondando lo sguardo in quello appannato del partner.

“Ti è familiare?” ansimò con un tono basso e roco che stentò a riconoscere come proprio, prima di ritirare la falange di qualche centimetro per rispingerla poi in quell’antro angusto ed incandescente che sembrava non attendere altro.

“Al diavolo, Bunny!” ringhiò Kotetsu avventandosi sulle sue labbra con un suono a metà tra un gemito e un lamento.

 

Si strapparono i vestiti di dosso gettandoli senza cura dove capitava.

La maglia di Barnaby rimase appesa di sghimbescio su una sedia, i suoi pantaloni finirono a fare compagnia a quelli del compagno sul pavimento, insieme ai loro boxer, camicia, cravatta e gilet di Kotetsu caddero sui fornelli, fortunatamente spenti.

Se anche fosse scoppiato un incendio in quel momento nessuno dei due se ne sarebbe accorto.

Il portatile venne brutalmente spinto a terra dallo stesso Barnaby che ignorò completamente il sinistro ‘crack’ con cui atterrò sul pavimento, troppo occupato a sbattere Kotetsu sul tavolo della cucina, ora libero.

Si divorarono a vicenda, le labbra premute con veemenza le une contro le altre, le lingue avvinghiate, le mani frenetiche che correvano ad accarezzare, toccare, stringere, qualsiasi cosa riuscissero a raggiungere.

Barnaby riportò la destra dov’era iniziato tutto spingendo nuovamente l’indice nella carne bollente del compagno premendo questa volta con forza, immergendosi più a fondo, salendo più in alto, alla ricerca del centro del suo piacere.

Lo trovò con facilità  stimolandolo, strofinandolo, sferzandolo senza pietà, costringendo Kotetsu a staccarsi, con un brusco sussulto, dalle sue labbra, per gemere.

Il biondo ne approfittò per scendere a mordergli il collo, leccandogli la pelle accaldata, assaporando a piene labbra quella sua consistenza soda ed abbronzata mentre aggiungeva un secondo dito in lui e la mano sinistra scendeva a catturare la sua virilità.

Tiger affondò una mano tra i suoi capelli biondi, stringendone con forza le ciocche chiare tra le dita, mentre con l’altra gli artigliava una spalla.

“Bunny!” rantolò agitandosi in agonia sulla superficie liscia del tavolo.

L’ultima vocale si deformò in un urlo quando l’altro scese con la bocca lungo il suo sterno per poi deviare lateralmente e prendere tra le labbra un capezzolo scuro, vezzeggiandolo con la lingua, accarezzandolo con i denti, obbligandolo a tendersi ed inturgidirsi per lui, mentre cominciava a muovere la mano sul suo membro e le dita dentro di lui.

“Bunny, oddio, Bunny” ansimava Kotetsu a fatica, il corpo percosso dai tremiti incontrollabili della passione.

Barnaby gemette contro la sua pelle, disperatamente, nell’udire il tono febbrile, bisognoso, nella sua voce.

A sua volta non era certo di riuscire a trattenersi ancora a lungo.

Prese a spingere l’indice e il medio, conficcandoli fino alla base in quello scrigno stretto e rovente che sembrava volerlo trattenere, ingoiare, affondandoli con vigore, divaricandoli con impazienza, obbligandolo ad aprirsi per accoglierlo più a fondo, più in fretta, più forte.

Tiger s’inarcò sul tavolo, con un lamento inarticolato, allargando le cosce, cominciando ad andare incontro a quella bruciante intrusione che gli seviziava la carne dolorosamente accendendogli esplosioni d’incandescente, accecante, piacere nel ventre.

Mai, mai si era sentito così.

La mano di Barnaby lo masturbava al ritmo violento ed incalzante con cui le sue dita lo costringevano a schiudersi per lui, autoritarie ed impietose, mentre la sua bocca gli violentava il petto e la gola, mordendo, succhiando, leccando.

“Barnaby!” gemette, tendendosi, sentendo il calore dentro di lui espandersi, lava viva, cocente, che gli ruggiva nelle vene, incendiandogli ogni fibra del corpo.

E il biondo capì che non avevano più tempo.

Lui stesso non sarebbe riuscito a trattenersi un secondo di più.

 

Lo voleva.

 

Voleva sentirlo gemere e gridare.

Voleva sentirlo dilatarsi nel prenderlo in sé, fino in fondo.

Voleva spingere in quella sua carne bollente fino a fargli perdere il senno, fino a fargli urlare il suo nome, ancora e ancora.

 

Sfilò le dita da quell’antro intossicante che le aveva inghiottite con tanta famelica ingordigia e attirò le sue gambe contro di sé.

Kotetsu gliele strinse istintivamente intorno alla vita, rantolando un gemito quando Barnaby premette il proprio membro pulsante contro la sua entrata, seviziata dalle sue precedenti attenzioni, e che ora si offriva al partner, arrossata e fremente, sul tavolo della sua cucina.

Barnaby si allungò su di lui baciandolo con passione, strofinandosi tra le sue natiche un ultima volta prima di soffiargli un roco, spezzato “Scusa” contro l’orecchio e tirarsi in dietro per penetrarlo con un'unica, possente, spinta.

Kotetsu artigliò il bordo del tavolo, inarcando la schiena con un lamento gutturale, sbarrando gli occhi, sconvolto, mentre il biondo si incuneava in lui aprendolo con inesorabile, ustionante, prepotenza, obbligandolo ad accoglierlo finchè i loro testicoli non sfregarono gli uni contro gli altri, finche Tiger non lo accettò completamente.

Rimasero così, paralizzati per un eterno secondo, sulla liscia superficie candida, sotto la luce del neon che l’illuminava dal soffitto come un scintillante occhio curioso, ad ascoltare i reciproci respiri accavallarsi affannati.

Poi Barnaby spinse di nuovo.

Kotetsu inspirò bruscamente per poi esalare un lungo lamento spezzato.

“Bu… bunny…” gracchiò tendendosi dolorosamente sul legno lucido, ma il biondo, sordo alla supplica nella sua voce, si ritrasse per immergersi nuovamente in lui, più forte, più a fondo di prima, serrandogli la vita con dita d’ acciaio mentre cominciava ad ondeggiare il bacino. All’inizio lentamente poi con crescente impeto, Barnaby forzò la sua resistenza, cominciando a conficcarsi in lui, tirandosi indietro, sempre un po’ di più, per poi piantarsi fino ai testicoli nel suo ventre, costringendolo a schiudersi per lasciarlo entrare, ad aprirsi per permettergli di salire a martellare quel punto che gli faceva vedere le stelle, obbligandolo a gridare con quanto fiato aveva in gola.

La bruciante frizione nel suo corpo divenne incandescente dolore liquido per tramutarsi poi in un ustionante, devastante, piacere che gli dardeggiava in crepitanti scariche di luce elettrica, su per la spina dorsale, esplodendogli nel cervello, abbagliandolo, annientandolo, ogni volta che Barnaby affondava in lui.

Il tavolo ormai strideva, contro il pavimento, allo stesso ritmo del loro amplesso, i suoi lamenti che s’intrecciavano ai gemiti e agli ansiti dei due amanti nell’aria accaldata e densa della cucina.

“Ancora” pregò Kotetsu consapevole di essere vicino, oh così vicino, al paradiso.

“Più forte!” supplicò andando incontro al partner, inarcando la schiena, allargando di più le gambe per lasciarsi invadere fino in fondo.

“Dei, Kotetsu!” ringhiò Barnaby serrandogli la mano destra sul membro, tenendolo solo con la sinistra prima di cominciare a spingersi in lui con febbrile urgenza.

 

E allora Kotetsu avvertì una nuova, incredibile, sensazione devastargli i sensi.

 

Era liquida, ribollente, lava elettrica.

Era dolorosa, incandescente, luce infuocata.

Ogni cellula del suo corpo bruciava e fremeva.

Ogni millimetro della sua pelle a contatto con quella del biondo ardeva e gridava.

 

Barnaby spinse.

 

E Kotetsu urlò serrando il bordo del tavolo così forte da rischiare di spezzarlo.

 

Non era umanamente possibile che potesse arrivare così a fondo dentro di lui.

Non era assolutamente concepibile che riuscisse a colmarlo in quella maniera.

 

Incredulo, sconvolto, cercò di sollevare il capo per fissare il compagno.

 

Rimase senza fiato.

 

Barnaby aveva completamente perso il controllo.

Tutto il suo corpo era avvolto da un’intesa, pulsante, aura azzurra.

 

Spinse di nuovo.

 

E Kotetsu gettò la testa indietro, con un lungo lamento inarticolato, devastato, mentre richiamava a sua volta il proprio potere per far fronte a quello del compagno.

Si scagliarono uno contro l’altro con folle, cruenta, frenesia finchè Barnaby non chiamò il suo nome, con straziante disperazione, riversandosi dentro di lui.

Cocente soda caustica, il seme del biondo lo invase, riempiendolo a fiotti densi, violenti, strappandogli il battito, l’anima e il respiro.

Fu troppo.

Tiger venne a sua volta, contro il petto dell’amante, gridandone il nome, imbrattando copiosamente la sua pelle candida nel liberarsi contro di lui, ad occhi chiusi, a labbra spalancate, il ventre che si contraeva nel accogliere gli spasmi del suo piacere, nel regalargli i propri.

 

Barnaby gli si accasciò addosso, senza fiato, senza forze.

“Dei…” gracchiò con voce incredibilmente provata.

Kotetsu non ebbe nemmeno l’energia per rispondergli.

Rimasero così, a riprendere fiato uno sull’altro, finchè il biondo non trovò la forza di sollevarsi dal corpo dell’amante, uscendo delicatamente da lui, per ritrovarsi di fronte ad una visione da arresto cardiaco.

 

Kotetsu era riverso sul tavolo candido, la pelle dorata imperlata di sudore su cui la luce si accendeva in un firmamento di diamanti stellati, il petto che si alzava e abbassava in fretta, nello sforzo di recuperare l’aria perduta, gli occhi chiusi, le labbra gonfie, arrossate dal loro ultimo bacio, i capelli spettinati che gli cadevano in morbide, umide, ciocche sulla fronte. Aveva le gambe ancora divaricate, così come l’aveva lasciato, una scia di pallido, denso, sperma, che gli colava lungo le cosce abbronzate e tra le natiche formando una piccola pozza chiara sotto i suoi lombi.

 

Barnaby si morse le labbra per trattenere un gemito angosciato.

Dei, lo voleva di nuovo.

 

Imponendosi un po’ di autocontrollo e leggermente preoccupato dal protrarsi del silenzio da parte di Kotetsu il biondo gli si avvicinò nuovamente per passargli una mano tra le ciocche castane, lentamente, con dolcezza.

“Sei ancora vivo?” gli chiese piano, chinandosi su di lui per sfiorargli le labbra con un bacio.

Tiger socchiuse le palpebre a fatica, le iridi nocciola ancora liquide, annebbiate.

“Come ti senti?” domandò il biondo, un sorriso carico di tenerezza ad illuminargli il viso nel notare la perduta confusione negli occhi dell’amante.

Kotetsu si mosse cautamente, sul tavolo, lasciandosi sfuggire un lamento.

“Mi sembra di averti ancora dentro” gemette con voce debole, resa roca dal troppo gridare.

E Barnaby dovette fare appello a tutte le sue riserve di sangue freddo per non gemere a sua volta nel sentirgli ammettere una cosa del genere.

Le iridi nocciola, che stavano lentamente riacquistando lucidità, notarono il volto arrossato del partner e il modo brusco in cui questi aveva inspirato, per poi scivolare lungo il suo petto e tra le sue gambe notando l’effetto che quella frase aveva avuto su di lui.

“Non ci pensare neanche” gracchiò piano cercando di sollevarsi per scoprirsi completamente inerme, privo di energie.

Sospirò, chiudendo gli occhi nel riappoggiare la testa sulla superficie candida del tavolo “Sono troppo vecchio per queste cose” borbottò.

Barnaby ridacchiò allontanandosi da lui, per recuperare la calma e uno strofinaccio pulito da un armadietto della cucina.

Lo portò al lavello inzuppandolo di acqua tiepida prima di tornare dal compagno e cominciare a passarglielo sulla pelle, rinfrescandolo.

Kotetsu sospirò lasciando che il compagno lo ripulisse con cura, sussultando quando il biondo si occupò, con estrema delicatezza, del suo membro per poi scivolare più giù.

“B… bunny” pigolò quando questi spinse l’indice dentro di lui quel poco che bastava per allargare un po’ la sua apertura e consentire al suo sperma di fuoriuscire spontaneamente.

“Shh…” lo blandì piano Barnaby, terminando con attenzione il suo lavoro prima di darsi una sistemata a sua volta in maniera molto più sbrigativa.

Gettò lo strofinaccio nel lavello per poi tornare al tavolo e sollevare il partner tra le braccia.

“Mettimi giù” protestò debolmente Tiger accoccolandosi contro di lui, nascondendo il viso contro la sua spalla con uno sbadiglio.

“Non credo che tu sia in grado di camminare ora” lo prese bonariamente in giro il biondo dirigendosi verso le scale che conducevano al piano superiore.

“Ts… ti stai sopravalutando Bunny” borbottò Kotetsu la voce impasta dalla stanchezza.

Barnaby ridacchiò, ma non aggiunse altro, spingendo la porta della sua camera da letto con un piede per potervi entrare tenendo l’altro tra le braccia.

Lo depose con delicatezza sulle lenzuola prima di recuperare il piumino dai piedi del letto, per coprirlo.

Non aveva ancora finito di rimboccarglielo che l’altro era già profondamente addormentato.

Barnaby sorrise con tenerezza sfiorandogli la fronte con un bacio prima di infilarsi sotto le coltri, al suo fianco, e lasciandosi cullare dal suo respiro regolare e dal suo calore, scivolare a sua volta tra le braccia di Morfeo.

 

Il giorno successivo il biondo si svegliò di buon ora sentendosi fresco, riposato e carico d’energia come non gli capitava da secoli.

Lasciò il compagno che riposava serenamente tra i cuscini per concedersi una doccia veloce prima di scendere al piano di sotto.

Ripulì con cura pavimento e tavolo, sentendosi arrossire quando dovette trascinare quest’ultimo per quasi mezzo metro per rimetterlo nella sua posizione originale, raccattando i vestiti sparsi in giro per poi buttarli nella biancheria da lavare.

Terminò di riassettare fischiettando, allegro, per poi preparare la colazione.

Con un cambio di vestiti per Kotestu, appoggiato su un braccio, e due tazze di cappuccino fumante, con annessa ciotola di biscotti, su un vassoio tra le mani, tornò dal compagno che ancora dormiva.

Il profumo del caffè fece presto effetto.

Kotetsu storse il naso prima di sbattere le palpebre un paio di volte.

Confuso, mise a fuoco il compagno, i cappelli arruffati che gli cadevano davanti agli occhi cercando di mettersi seduto.

I ricordi di quant’era avvenuto la sera prima tornarono nitidi e violenti quando quel movimento fece protestare tutti i muscoli del suo corpo.

Masticando un’imprecazione mentre le guance gli si coloravano inevitabilmente di porpora Kotetsu costrinse il corpo indolenzito a reagire riuscendo a sedersi, la schiena appoggiata ad un paio di cuscini, contro la testiera del letto.

Barnaby gli porse la tazza con uno sorriso di scusa che Tiger liquidò borbottando un: “Dopo ti uccido”

Il biondo ridacchiò allungandosi per spingergli i capelli indietro, sulla fronte, soffiandogli in tutta risposta un morbido: “Buongiorno”

 

Fecero colazione uno accanto all’altro, Kotestu sotto le lenzuola, Barnaby semi sdraiato sopra le coperte, in un quieto, complice, silenzio.

Solo dopo aver avidamente bevuto il suo cappuccino e divorato diversi biscotti Kotestu ripose la propria tazza sul comodino, dalla sua parte di letto, per fissare serio il biondo che stava ancora sorseggiando la sua bevanda.

“Barnaby” mormorò piano e, forse perché l’aveva chiamato per nome, forse per la luce che aveva nello sguardo, il biondo si affrettò a deporre a sua volta la tazza che aveva tra le mani per dedicare tutta la sua attenzione all’amante.

 

Che cosa avrebbe fatto se Kotetsu gli avesse detto che era pentito?

Come avrebbe reagito se gli avesse chiesto di dimenticare?

 

Trattenendo il fiato attese, il cuore che gli pulsava veloce nel petto.

 

“Barnaby…” ripetè piano Tiger “…voglio che tu sappia che, anche se non stavo esattamente ragionando ieri sera, non avrei mai fatto quello che ho fatto con te, spinto solo dal desiderio” mormorò imbarazzato ma sincero.

“Non sarebbe stato così… così…” arrossì incapace di trovare la parola adatta, rinunciandovi con un sospiro “E anche se siamo due maschi, e colleghi, e tu sei più giovane di me, anche se quello che sento per te non assomiglia affatto a quello che provavo per Tomoe, perché il nostro rapporto nasce da presupposti completamente diversi, io… credo di potergli dare lo stesso nome.” confessò affondando lo sguardo nocciola in quello verde, sgranato, incredulo, del compagno.

“Stai… stai dicendo..” ansimò piano Barnaby con voce pericolosamente incrinata.

“Sì, sto dicendo che ti amo” confermò Kotetsu.

Il biondo rimase paralizzato, stordito per un istante, poi gli si buttò tra le braccia, rovesciandolo di traverso sul materasso, baciandolo.

Tiger sussultò all’impatto, ma si dimenticò ben presto di tutto il resto nel ricambiare la passione dell’amante.

Si staccarono poco dopo, guardandosi, e Kotetsu si ritrovò a sorridergli teneramente nel notare le lacrime che gli bagnavano le guance.

“Piangi, Bunny?” gli chiese piano.

Il biondo non gli rispose, nascondendo il viso contro il suo petto, abbracciandolo stretto.

Kotetsu gli fece scorrere con dolcezza le dita tra i capelli chiari, per un po’, tranquillizzandolo prima di incorniciarli il volto con le mani e obbligarlo a sollevare il capo.

Gli posò un bacio leggero, sulla punta del naso, prima di muoversi per sistemarsi meglio sotto di lui solo per ritrovarsi a sopprimere un sussulto di dolore.

“Però vorrei che avessi più considerazione della mia età la prossima volta” si lamentò lanciandogli un’occhiataccia di rimprovero “Come cavolo ti è venuto in mente di… di…” arroventò incapace di terminare la frase a voce alta.

Il biondo gli porse un ghigno luminoso “Non ero io quello che gridava ‘ancora! più forte!’” gli fece notare maliziosamente passandogli una mano tra i capelli castani con dolcezza.

Tiger borbottò qualcosa di incomprensibile, incapace di negare l’evidenza.

Sul momento, oh sul momento era stato devastante e bellissimo!

Il problema era che ora dubitava di riuscire ad alzarsi dal letto, per non parlare di riuscire a camminare in maniera normale.

Uno per tutti, Fire Emblem avrebbe capito cos’era successo tra loro nel giro di quattro secondi!

Sospirò giocherellando coi capelli del partner, tirandone piano una ciocca chiara, “Sei sicuro di volere me?” chiese piano facendosi serio.

Barnaby sussultò, sollevando il volto per guardarlo incredulo.

“Non sono mai stato così sicuro di qualcosa in vita mia!” disse determinato, e in quelle sue iridi di smeraldo c’era di nuovo quella luce bruciante, insostenibile, con cui lo aveva avvolto anche pochi giorni prima, quando si era dichiarato.

Kotetsu ridacchiò mentre negli occhi gli si accendeva una scintilla birichina “Anche se potremmo farlo solo una volta al mese?” chiese candido.

“Certo!  Anche se… CHE COSA?! Perché?!” protestò il biondo fissandolo allibito.

Tiger scoppiò a ridere nel notare l’espressione di puro orrore che si era disegnata sul suo volto.

“Credo che quello sia il mio limite” scherzò “A meno che tu non voglia vedermi morto”

Barnaby lo guardò incredulo per un secondo prima che un sorriso ferino gli tendesse le labbra “E’ solo che sei fuori allenamento…” disse con voce flautata “…ma non ti devi preoccupare, ci penserò io a rimetterti in forma. Fidati, saprò raddrizzarti a dovere”

Fu il turno di Tiger di guardarlo allucinato.

“Bunny!” protestò sentendo le guance andare in fiamme “E io che pensavo che fossi un bravo ragazzo!”

Il biondo ghignò prima di sfiorargli la bocca con la sua.

“Mai detta una cosa del genere” miagolò, allungando la lingua per lappare le sue labbra “Allora, che ne dici se cominciamo subito con il tuo addestramento?” soffiò riuscendo a premere una gamba tra le sue nonostante l’impiccio dato dal piumino tra loro.

Kotetsu lo fissò con occhi sgranati prima di piantargli le mani sul petto e spingerlo indietro “Assolutamente no!”

“Stupido vecchio!” sbottò Barnaby fingendosi arrabbiato.

Tiger gli regalò un occhiataccia, per nulla offeso “Cerca di usare quella tua mente depravata per qualcosa di più utile!” protestò.

“Non mi viene in mente niente di utile quando tu sei nudo nel mio letto” lo rimbeccò il biondo alzandosi dal materasso per raccattare il cambio d’abiti che si era portato e lanciarglielo.

Kotetsu li afferrò al volo, incerto se cominciare a vestirsi o tornare ad accoccolarsi sotto il piumone.

Non aveva nessuna intenzione di andare a lavoro, ma non poteva neanche stare a letto tutto il giorno.

Per quanto allettante fosse l’idea avrebbe dato troppa soddisfazione al coniglietto!

Optò per mettersi nuovamente seduto e infilarsi almeno la camicia.

Cominciò ad abbottonarla distrattamente solo per paralizzarsi un istante più tardi.

Tutto il suo petto era coperto di aloni rossi.

Fulminò il biondo con un occhiata ma non disse niente finendo di allacciare l’indumento.

“Ecco…” disse “…adesso comincia a pensare ad una scusa per la mia assenza da rifilare a Lloyd ma soprattutto ad Agnes!” esclamò.

Il biondo sbuffò mentre raccoglieva i resti della loro colazione, cominciando a ponderare le sue possibilità.

 

 

Alla fine Barnaby aveva lasciato l’appartamento diretto alla sede di Hero Tv.

Avrebbe di gran lunga preferito restare con Kotetsu, ma l’altro era riuscito a convincerlo ad andare, almeno per parlare con Saito e sentire se aveva scoperto qualcosa a proposito del segnale criptato ma anche, e soprattutto, sul mittente delle misteriose mail.

Quando Tiger si era rivestito e aveva raggiunto il compagno al piano di sotto, zoppicando tra una mezza imprecazione e una minaccia di morte verso l’amante, avevano parlato anche della causa di tutta quella situazione.

 

Ora Kotetsu poteva dirsene assolutamente certo: non c’era alcuna possibilità che avesse dimenticato di aver fatto l’amore con Bunny!

Indipendentemente da quanto ubriaco o sonnambulo poteva essere.

 

I due video erano dei falsi.

 

Questo li lasciava però con più domande di quante ne avrebbero avute se fossero stati veri.

 

Chi li aveva girati?

Come aveva fatto?

E i boxer trovati da Kotetsu com’erano finiti nella sua lavatrice?

Di chi erano?

 

In sostanza erano peggio che punto e a capo.

 

Almeno uno degli interrogativi trovò risposta alcune ore più tardi.

Un fattorino suonò alla porta di casa Brooks e, dopo essersi accertato che non avesse giornalisti al seguito, Kotetsu gli aprì ritirando da lui un pacco proveniente da una lavanderia a secco poco lontana.

All’interno gli indumenti di Barnaby erano ordinatamente piegati e, tra essi, Tiger non trovò nessuno dei suoi boxer.

Cercò Bunny, al cellulare, per riferirglielo, mentre se ne stava comodamente sdraiato sulla sua poltrona, in sottofondo il rumore lieve della tv accesa.

L'altro rispose così in fretta da lasciarlo sorpreso.

“Stavo per chiamarti…” si giustificò questi prima di chiedergli il motivo della sua telefonata.

“Ma allora di chi sono quei boxer?” si domandò perplesso il biondo, a voce alta, dopo il breve resoconto del partner.

Kotetsu osservò la sua espressione corrucciata, nel piccolo monitor olografico dell’apparecchio, e stava per dirsi ugualmente confuso quando Fire Emblem fece capolino dietro la spalla di Barnaby.

“Hai trovato i miei boxer?” domandò fissando Kotetsu prima di notare l’ambiente che lo circondava.

“Hey perché sei a casa di Barnaby?!” esclamò lo sguardo che gli si accendeva di malizia nel notare che l’altro indossava solo la camicia e un paio di comodi pantaloni.

Inoltre Kotetsu aveva un aria… bhe… deliziosamente distrutta, ecco.

“Qui qualcuno ci aveva detto che avevi una leggera influenza” miagolò “Ma se quello è l’effetto che fa…” si leccò le labbra con occhi lucenti “…vorrei prenderla anch’io! Non è che me la passeresti?” scherzò.

“Assolutamente no!” ringhiò Kotetsu mentre Barnaby tirava una ben poco gentile gomitata nelle costole dell’eroe di colore, prima di tornare sul punto che gli interessava.

“Come sarebbe a dire: i tuoi boxer?” chiese.

Fire Emblem ghignò “Neri, con l’emblema bianco della Ayasis cucito sull’angolo in alto a destra, dietro?” domandò giusto per conferma.

Barnaby annuì mentre Kotetsu, nel monitor olografico, faceva lo stesso.

“Sì, sono miei!” disse con un sorrisone l’uomo.

“Vedete io odio dormire con i vestiti addosso!” spiegò “Mi fanno sentire stretto, legato. Così come al solito, anche la sera della festa prima di coricarmi mi sono tolto tutto!”

Kotetsu trattenne una smorfia ringraziando tra sé e sé di aver lavato le lenzuola nelle camere degli ospiti.

“Il giorno dopo ero un po’ stordito dal dopo sbornia.” raccontò “E non riuscivo a trovarli da nessuna parte, i birichini, così sono tornato a casa senza!” narrò “Mi stavo quasi dimenticando di chiederti di restituirmeli!”

Kotetsu e Barnaby lo fissavano increduli.

“Che c’è?” cinguettò l’uomo “Non mi dite che avete litigato per colpa mia?” chiese preoccupato.

Tiger sospirò passandosi una mano tra i capelli castani con un sospiro “Bhe almeno un mistero è svelato” borbottò.

Il biondo annuì, silenzioso, non era ancora certo se era più sconvolto dall’idea che Fire Emblem se n’era tornato allegramente a casa senza indossare la biancheria intima sotto i pantaloni o dal fatto che lui e l’uomo compravano la stessa marca di mutande!

 

Però Kotetsu aveva ragione.

Almeno un tassello del puzzle era andato al suo posto.

 

E anche Saito aveva avuto buone notizie per lui.

“Ho l’indirizzo di casa del mittente delle nostre mail.” disse ottenendo un sussulto da Kotetsu e uno sguardo interrogativo da parte di Nathan.

“Pensavo di andarci fra poco”

Kotetsù annuì serio, alzandosi dalla poltrona.

Fire Emblem ridacchiò quando notò che si muoveva in maniera un po’ rigida, ma i due uomini lo ignorarono, decisi a non dargli corda.

“Passa di qua.” disse invece “Voglio venire con te”

Barnaby annuì e chiuse la conversazione accomiatandosi poi da Nathan per scendere in garage e recuperare la moto.

L’altro lo lasciò andare senza tuttavia risparmiarsi di gridargli dietro un ultima frecciatina sul fatto che forse era il caso di mettere un cuscino in più sul sedile di Tiger.

 

 

Non ci misero molto a raggiungere l’indirizzo fornito al loro navigatore gps da Saito.

Nascosero la moto in una stradina laterale prima di infilarsi oltre la porta leggermente sgangherata di un palazzone in tutto e per tutto simile ai suoi vicini.

Non erano nella zona povera della città, ma nemmeno in quella benestante e, sorprendentemente, si trovavano a pochi chilometri da Hero TV.

Fecero le tre rampe di scale per raggiungere il terzo piano, dove doveva trovarsi l’appartamento che cercavano, dibattendosi tra pensieri contrastanti.

Tuttavia nessuno dei due disse nulla, almeno finchè non giunsero di fronte ad un uscio di legno scuro, uguale agli altri quattro che si aprivano sullo stesso pianerottolo.

Era una normalissima porta, eppure i due eroi vi si bloccarono davanti, esitando.

 

Che cosa avrebbero trovato oltre quella soglia?

Chi avrebbe aperto loro?

Qual’era, infine, la verità dietro a quei video che avevano sconvolto la loro esistenza?

 

Più o meno pronto a tutto, Barnaby sollevò una mano e premette con decisione sull’anonimo campanello, su cui mancava il nome del proprietario.

Per un momento pensarono che in casa non ci fosse nessuno poi un tramestio sommesso li avvertì invece che qualcuno stava loro aprendo.

Inconsciamente entrambi trattennero il fiato mentre la porta si socchiudeva lentamente.

Kotetsu sussultò, Barnaby sgranò gli occhi, sorpreso.

“TU?!” esclamarono in coro.

La ragazza arrossì violentemente prima di farsi da parte “E’ meglio se entrate” mormorò piano, imbarazzata.

Ancora leggermente sotto shock i due la seguirono all’interno dell’appartamento.

 

Kotetsu l’aveva riconosciuta appena l’aveva vista anche se doveva ammettere di avere qualche difficoltà a ricordare il suo nome.

Era la ragazza timida e silenziosa, dal visetto pulito e i capelli castani eternamente legati in una alta coda di cavallo, che stava sempre nel furgoncino di Hero Tv, ad aiutare Agnes con le riprese.

“Immagino il motivo della vostra visita” mormorò cincischiando nervosamente con il bordo della maglietta gialla che indossava, facendo loro segno di accomodarsi sul divano che occupava metà del piccolo soggiorno.

“Perché Mary?” chiese soltanto il biondo, rivelando una più buona memoria del partner, accettando l’invito della ragazza a sedersi.

Kotetsu lo imitò, leggermente a disagio.

Lei arrossì ancora di più, sospirando piano prima di sistemarsi gli occhiali, alzare il viso e fissarli “Sapete cos’è una yaoista?” chiese.

Il biondo sollevò un sopracciglio, sorpreso, ma annuì mentre Kotetsu passava lo sguardo da uno all’altro, perplesso.

Notando i punti di domanda che gli lampeggiavano sulla testa Barnaby semplificò a suo beneficio: “Le piace immaginare due uomini insieme.”

Kotetsu si voltò verso di lei sorpreso, ma la ragazza si limitò ad annuire piano.

“E’ vero” ammise “E voi state così bene insieme!” disse con occhi improvvisamente lucenti “Siete assolutamente perfetti!” trillò con entusiasmo.

“Vi ho guardato per tutta la stagione!” esclamò “Come litigavate all’inizio, come vi siete avvicinati pian piano, come siete diventati amici prima e poi come avete cominciato a cercarvi, inseguirvi, uno con l’altro come se tra voi stesse nascendo qualcosa di più profondo…” raccontò con occhi sognanti “Nei fuori onda eravate assolutamente spettacolari!” sospirò “E nell’ultima puntata dell’anno scorso, quando abbiamo creduto Kotetsu morto… oh lei Barnaby era così disperato!” esalò estatica.

I due uomini la fissarono per un lungo istante come se le fosse spuntata un'altra testa.

 

Quella era completamente pazza!

 

Bhe, aveva avuto ragione su tutta la linea, ma non toglieva il fatto che fosse decisamente stramba!

 

“Questo non spiega i video” disse Barnaby cercando di riportare il discorso sul punto che gli interessava di più.

Mary però porse loro un sorrisone, si tolse gli occhiali e poi… io suoi occhi divennero azzurri.

“Sei una NEXT!?” esclamò sorpreso Tiger.

La ragazza annuì con il capo “Con il mio potere posso trasformare in formato video tutto quello che penso od immagino” spiegò.

Barnaby sbattè le palpebre, incredulo, un paio di volte.

 

Neanche per un secondo gli era passata per il cervello un ipotesi del genere!

 

“Quindi non sei tu che spii Kotetsu?” inquisì.

La ragazza lo fissò perplessa “E come potrei?” chiese e sembrava più dispiaciuta dallo scoprire che c’era un modo per farlo che non aveva trovato che dall’accusa insita nella domanda.

“Tutti gli ambienti che ho messo nei video li ho ricostruiti dalle immagini delle registrazioni di Hero TV” spiegò orgogliosa del suo lavoro “La sera che Kotetsu è stato quasi ucciso e Agnes ha inquadrato il suo viso senza la maschera, tutti hanno potuto ricollegarlo al Kotestu Kaburagi di cui parlavano i telegiornali” continuò “In redazione sono fioccate le richieste di sapere di più su di lui, così Agnes è andata a casa sua per un intervista” disse voltandosi verso Tiger “Non se lo ricorda?”

Anche Barnaby si voltò sorpreso verso il compagno che si fece pensieroso prima di annuire piano “Non è mai stata mandata in onda però. Alla fine sono riuscito a convincerli a desistere.” rammentò.

Mary annuì facendo ondeggiare le ciocche castane “Tuttavia io ho visto le registrazioni!” spiegò “E quando ha fatto fare il tour della casa ad Agnes le ha mostrato anche la camera da letto!” ghignò.

Rimasero in silenzio per un lungo momento prima che il biondo decidesse di porre l’ultima domanda.

 

“Ma perché mandarmi i video?”

 

L’espressione della ragazza si fece più dolce ma anche più imbarazzata “Un po’ per orgoglio” ammise “Volevo mostrarli a qualcuno, ma non volevo mettere in rete dei falsi. Così ho creato un indirizzo con un nome fittizio e li ho spediti all’unico che aveva il diritto di vederli” spiegò con una scrollata di spalle.

“Ma non è stato solo quello il motivo.” mormorò “E’ che un po’… bhe speravo che vi aiutassero. Ultimamente lei guardava Kotetsu come se volesse mangiarlo!” gli fece notare con un sorriso, indicando con un cenno del capo l’altro.

Tiger fissò interrogativamente il compagno che arrossì leggermente “A quanto pare tu sei l’unico che non si è accorto di niente.” borbottò con tono di rimprovero. “Stupido vecchio!”

“Hey!” protestò Kotetsu “Piano con le offese Bunny! Potevi anche essere un po’ più esplicito!” protestò.

“E come?!” gli rispose a tono l’altro dimentico per un momento della loro spettatrice “Più esplicito di così potevo solo sbatterti contro un muro e baciarti!” ringhiò.

“Che è esattamente quello che hai fatto!” gli fece notare piccato il partner.

Mary si lasciò sfuggire un trillo felice fissandoli con occhi da gufo.

I due sussultarono, arrossendo contemporaneamente e la ragazza battè le mani, sempre più gongolante.

“Adoro quando fate così! Siete bellissimi insieme!” esclamò entusiasta “E non sapete la mia gioia quando vi ho visto sul pavimento quella sera!” disse con occhi sognanti ignorando l’imbarazzo dei due “Non ho resistito alla tentazione di creare il secondo video!” raccontò.

“C’è però ancora una cosa che non mi è chiara” disse Kotetsu cercando di riportare la ragazza sul pianeta terra.

Mary lo fissò perplessa e un po’ preoccupata notando la sua fronte corrugata e lo sguardo serio.

“E cioè?” chiese.

“Perché hai messo me sotto?!” protestò.

Barnaby per poco non cadde dal divano.

La ragazza invece ghignò, prontissima nel rispondere: “Perché lei, signor Kotetsu, è così pucci!”

 

 

I due uomini avevano lasciato l’appartamento, poco dopo, per tornare a quello del biondo.

Mary aveva, seppur a malincuore, promesso solennemente di non creare più video.

Sulla soglia di casa, nel salutarla, Barnaby aveva lasciato che il compagno lo precedesse di qualche passo, borbottando tra sé e sé sul fatto che lui non era affatto ‘pucci’, prima di voltarsi un ultima volta verso la ragazza e soffiarle un “Grazie” che le aveva acceso gli occhi di stelle.

“Sempre a disposizione!” aveva esclamato lei, scherzosa, mettendosi sull’attenti prima di salutarli sventolando una mano.

 

E così anche il secondo mistero era risolto.

Restava soltanto da scoprire chi diamine stava spiando Kotetsu, pensò Barnaby.

Oh lo avrebbe trovato!

E quando lo avrebbe trovato lo avrebbe trasformato in un mucchietto di carne informe, si ripromise.

 

“E’ troppo presto per la cena?” chiese Tiger riscuotendo l’amante dai suoi pensieri, infilando la testa nel frigorifero del compagno per controllare lo stato delle provviste.

Il biondo lanciò un occhiata all’orologio e stava per rispondergli quando i braccialetti ai loro polsi si accesero all’unisono.

“La cena dovrà aspettare a quanto pare…” mormorò recuperando la giacca che si era appena tolto.

 

 

Kotetsu imprecava coloritamente, tra sé e sé, mentre, grazie all’ausilio del cavo in dotazione alla sua armatura, inseguiva il fuggiasco.

Il maledetto era un NEXT provvisto di ‘super gambe’ ed era tutta la sera che obbligava gli eroi di Sternbild a giocare a rimpiattino per le strade della città.

Finalmente Barnaby l’aveva quasi raggiunto, grazie all’Hundred Power, ma Kotetsu era consapevole che il tempo a sua disposizione era quasi agli sgoccioli.

Lui invece non aveva ancora richiamato il proprio potere, deciso a tenerlo in serbo per il momento opportuno e, nonostante il corpo dolorante, cercava di non perdere di vista l’armatura bianca e rosa del compagno.

Nell’auricolare si alzò l’esclamazione di gioia da parte di Agnes quando Barnaby riuscì a colmare la distanza che lo separava dal sospetto con un salto, placcandolo a terra.

I due lottarono furiosamente sulla strada, rotolando pericolosamente in mezzo alle automobili in transito.

Kotetsu decise che era ora di dare una mano al coniglietto e, richiamata la sua energia, raggiunse in fretta il partner per fornirgli aiuto.

Il ladro, che aveva utilizzato le sue gambe ‘speciali’ per arrivare ai piani alti di una prestigiosa gioielleria e svaligiarla, dimostrò di saper sfruttare gli arti anche come arma, usandoli per spingere via il biondo quando la luce che illuminava la sua armatura si spense.

Wild Tiger era comunque pronto all’azione e, subentrando al partner, cercò di stendere il malvivente con un pugno mentre in un angolo della sua visiera il contatore scorreva veloce.

 

Aveva già impiegato mezzo minuto.

 

Il ladro fu rapido ad evitarlo saltando all’indietro.

 

40 secondi.

 

Ma Kotetsu non si fece sorprendere lanciandosi in avanti per afferrarlo.

 

50 secondi.

 

L’uomo cercò di evitare la presa dell’eroe incespicando all’indietro, trovandosi così sbilanciato.

 

55 secondi.

 

Wild Tiger caricò il pugno e, mentre tutta la sua armatura si trasformava, passando in “Good Luck mode”, colpì.

 

59 secondi.

 

Il ladro cadde a terra, svenuto, nell’istante in cui il contatore si azzerava.

Kotetsu ghignò soddisfatto afferrandolo per la collottola, deciso a trascinarselo dietro mentre raggiungeva Barnaby quando notò quest’ultimo alzarsi di scatto, dall’altro lato della strada, e lanciarsi in avanti.

 

“KOTETSU!”

 

Il grido allarmato del biondo fu coperto dallo stridio assordante di freni.

Per un momento Tiger aveva dimenticato di essere in mezzo alla strada.

E nonostante il tir che si stava lanciando contro di lui stesse frenando con furia, le ruote che fumavano sul cemento, l’uomo fu dolorosamente conscio che non avrebbe fatto in tempo a fermarsi.

 

Se avesse lasciato andare il ladro, condannandolo a morte certa, e si fosse buttato di lato, forse si sarebbe salvato.

 

Ma Wild Tiger non avrebbe mai sacrificato una vita.

Nemmeno quella di un criminale.

Consapevole che senza il suo potere non poteva sperare di spostarsi in tempo, non con la zavorra che aveva a presso, saltò comunque di lato, mentre gli altri eroi, ancora troppo lontani per aiutarlo, fissavano la scena gelati dal terrore.

 

Tutta Sternbild restò a guardare con occhi sbarrati e il fiato incastrato in gola.

 

Di fronte ai suoi amici.

Davanti al suo amante.

 

Kotetsu saltò.

 

E atterrò incolume sull’altro lato della carreggiata.

Solo allora l’uomo si rese conto, con sorpresa, che la sua armatura era ancora luminosa.

 

 

Tiger riuscì a consegnare il malvivente alle autorità prima di venire letteralmente stritolato in un abbraccio da Barnaby.

Con somma soddisfazione di Agnes e con Mary che gongolava silenziosamente nel suo angolo di furgoncino, il biondo sollevò la propria visiera, aprì quella del partner e lo baciò di fronte alle telecamere, affondandogli la lingua in bocca come se volesse mangiarselo.

Si separarono solo dopo diversi minuti.

“Wow!” soffiò piano Kotetsu, colpito da tanta passione.

“Tu mi farai morire giovane!!” ringhiò il biondo fissandolo con rabbia “Credevo che ti avrebbe travolto!” esclamò pallido prima di fissare l’armatura del compagno.

La luce si era infine spenta.

“Sbaglio o è passato molto più di un minuto?” chiese perplesso.

Kotetsu annuì, sorpreso quanto lui.

“Possibile che tu stia recuperando i poteri?” gli domandò il biondo fissandolo con aria interrogativa.

Tiger scosse le spalle, incapace di dargli una risposta.

 

 

Lloyd e Barnaby furono irremovibili.

Nonostante l’ora tarda, il biondo accompagnò il partner dal medico specializzato in NEXT che aveva seguito Kotetsu per dare una spiegazione a quanto accaduto.

Il Dottor Jones, tuttavia, si rivelò confuso quanto loro.

A suo avviso non c’era nessuna possibilità che i poteri gli stessero tornando.

Non da soli.

Sicuramente non era mai successo in nessuno dei casi che aveva precedentemente esaminato.

“Com’è possibile, dunque?” mormorò Barnaby fissando il medico.

“Hmmm….” ponderò l’uomo rimuginando.

Lo sguardo gli si spostò dai suoi due clienti alla scrivania, vagando distrattamente mentre cercava di formulare un ipotesi plausibile.

Un istante più tardi i suoi occhi si bloccarono di scatto nel posarsi sull’angolo di una rivista che spuntava da sotto le carte ammassate sul suo tavolo.

Il medico la sfilò facendo attenzione a non far precipitare le ricette e le schede dei pazienti che vi erano ammonticchiate sopra, mostrandola anche ai due eroi.

Era l’ufficiale “Hero Magazine” e sulla copertina campeggiava l’immagine, leggermente sfocata, dei due avvinghiati sul pavimento.

“E’ vero?” chiese fissandoli, indicando il giornale, negli occhi un lampo di luce.

“Sono cose personali!” protestò Kotetsu.

“Ma potrebbe essere la spiegazione!” esclamò Jones.

Tiger lo fissò perplesso ma fu Barnaby a mormorare: “Sì, è vero” senza esitazione, né imbarazzo.

“Ma non vedo come potrebbe aver a che fare con quello che è accaduto stanotte.” aggiunse.

“Bhe!” esclamò l’uomo una luce fervente nello sguardo “Si dà il caso che lei…” disse puntandogli un dito contro “…abbia lo stesso identico potere del qui presente Signor Kaburagi!” esclamò spostando l’indice verso Tiger “E se per caso…” ipotizzò con occhi scintillanti “… in un momento in cui i vostri corpi e le vostre menti erano profondamente unite, in perfetta, completa, sincronia, lei avesse iniettato il suo Hundred Power nel Signor Kaburagi…” continuò il ragionamento ignorando il volto incandescente di Kotetsu e gli occhi spalancati di Barnaby “…potrebbe aver stimolato i centri del suo potere NEXT!” terminò entusiasta da quell’incredibile scoperta.

Tiger boccheggiava incapace di parlare.

“Lei mi sta dicendo…” gracchiò il biondo che non era in condizioni migliori rispetto al partner “… che l’ho… “ ansimò “…ricaricato?” terminò in mancanza di una parola più adatta.

“Esattamente!” confermò il medico.

 

 

Barnaby e Kotetsu avevano lasciato la clinica sotto shock.

Il medico, infervorato dalla portata scientifica di quella rivelazione, aveva proposto loro di fare dei test ma i due si erano categoricamente rifiutati, con sua somma delusione.

L’uomo si era detto comunque certo che il fatto si sarebbe ripetuto, con un ghigno decisamente malizioso, e il biondo aveva ben pensato di trascinare via Kotetsu prima che questi prendesse a pugni l’esimio professore o, in alternativa, morisse d’imbarazzo.

Solo una volta a casa, lasciatosi cadere pesantemente sul grande letto matrimoniale del partner, Tiger si riebbe dal suo stato catatonico, fissò il compagno e, inaspettatamente, scoppiò a ridere.

“A quanto pare sei la soluzione a tutti i miei problemi Bunny!” mormorò divertito dall’assurdità della faccenda “Avremmo dovuto fare l’amore molto prima!”

Barnaby ghignò ed andò a sedersi sul materasso, accanto a lui, allungando una mano per passargliela tra i capelli castani, con tenerezza.

“Non ti resta che sposarmi…” scherzò “…e avrai tutto ciò che hai sempre desiderato!”.

Lo sguardo nocciola di Tiger si scaldò, la sua espressione si fece dolcemente seria “Hai ragione” soffiò.

E il biondo sussultò sgranando gli occhi, colpito.

“Ah io… non intendevo… cioè vorrei, ma…” s’impasticciò nelle parole.

Tiger ridacchiò allungando le braccia “Vieni qui coniglietto” soffiò con voce leggermente roca.

Il biondo non se lo fece ripetere una seconda volta, stendendosi su di lui, sfiorandogli le labbra con le sue “Ti amo” mormorò con voce vibrante d’emozione.

“Ti amo anch’io Bunny” gli rispose Kotetsu prima di chiudergli la bocca con la propria in un lungo, intenso, bacio.

 

 

Il mattino successivo fu Kotetsu il primo a svegliarsi.

Anche se ‘mattino’ non era esattamente la parola corretta.

La moderna sveglia digitale sul comodino segnava mezzogiorno e quaranta.

Si mosse piano avvertendo un peso caldo sul petto e contro la spalla sinistra.

Barnaby dormiva accoccolato contro il suo fianco, un braccio a cingergli la vita, una gamba sopra la sua, il viso appoggiato sul suo sterno.

Per un momento Tiger rimase a guardarlo, teneramente divertito.

Sembrava un bambino abbracciato al suo orsacchiotto di peluche preferito.

Con dolcezza l’uomo sollevò la mano libera per passarla tra le ciocche bionde dell’amante, piano, per non destarlo.

Bunny mormorò qualcosa nel sonno strofinandosi contro di lui, abbarbicandosi sul suo fianco.

La posizione non era particolarmente scomoda, ma dovevano essere rimasti così a lungo perché Kotetsu non sentiva più il braccio sinistro.

Con attenzione, cercando di non disturbare l’amante, Tiger cercò di scivolare fuori del suo abbraccio, senza molto successo.

 

Anche nel sonno Barnaby sembrava deciso a non lasciarlo andare per nessuna ragione.

 

“Kotestu…” soffiò il biondo con voce impastata, muovendosi contro di lui per sollevare il viso dal suo petto e fissarlo confuso.

“Scusa, non volevo svegliarti” mormorò l’uomo dolcemente.

 

Quella versione arruffata e assonnata di Bunny era assolutamente deliziosa.

 

“Hm...” mugolò il biondo piano “…non mi dispiace ritrovarmi così la mattina” soffiò spostandosi per salire sopra il corpo abbronzato dell’amante, nelle iridi verdi una scintilla maliziosa.

Kotetsu sgranò gli occhi nell’avvertire la semi erezione del biondo contro la propria pelle.

“Barnaby!” protestò “Mi sa che ho trovato un altro buon motivo per chiamarti Bunny!” ridacchiò, allargando le gambe per permettergli di sistemarsi meglio contro di lui.

Il biondo morse un gemito tra le labbra nel sentire il proprio bacino venire in contatto con quello del compagno, istigando la sua eccitazione.

“Non tentarmi…” soffiò roco.

Lo sguardo di Kotetsu si addolcì mentre allungava le mani per incorniciargli il viso, attirandolo più vicino. “Perché no?” sussurrò una luce dorata nelle iridi nocciola.

Barnaby rimase pietrificato, per un secondo, poi con un gemito che sembrava quasi un ringhiò si avventò sulle labbra dell’amante.

Si baciarono con passione, a lungo, i respiri che si fondevano gli uni negli altri, le lingue che si cercavano, danzando, umide e calde, finchè il biondo non si staccò dall’amante ansimando.

“Kotetsu…” gracchiò.

Quello era decisamente il miglior risveglio di tutta la sua giovane vita.

Ma se continuavano così non era sicuro di riuscire a fermarsi.

L’interpellato lasciò scendere le mani, che aveva affondato tra le sue ciocche chiare, per cominciare a slacciargli la maglia del pigiama, le guance leggermente arrossate.

Era la muta conferma di cui aveva bisogno.

Con un rantolo il biondo cominciò a sua volta a spogliare il compagno.

Si liberarono in fretta dei pochi vestiti che indossavano, gettandoli oltre il bordo del letto con noncuranza, gemendo sommessamente, all’unisono, quando i loro corpi nudi vennero finalmente, di nuovo, in contatto, nel bozzolo di calore che il piumino conservava per loro.

Barnaby tornò a baciare il compagno, aiutandolo poi a sollevare la coscia destra, in modo da consentirgli un miglior accesso ai suoi lombi, la mano sinistra che saliva a stuzzicargli un capezzolo.

Tiger emise un mugolio tra le sue labbra, sollevando un braccio per stringerlo a sé, spingendo le dita ad affondare nuovamente tra le ciocche morbide, sulla nuca, mentre l’altra mano scendeva lungo il suo stomaco, tra i loro corpi, per chiudersi sulle loro virilità, strusciandole insieme. Il biondo si staccò dalle sue labbra per ansimare roco, inarcando la schiena per spingere la propria erezione, ormai pienamente tesa contro quella bollente dell’amante, affondando nella sua mano, mentre spostava la propria verso l’interno coscia del partner per andare a cercare la sua apertura.

Vi girò attorno con il polpastrello, strofinandola, costringendo Kotetsu a fremere tra le sue braccia.

“Bu... bunny…” soffiò l’uomo con una punta di preoccupazione nella voce.

Il biondo gli regalò uno sguardo liquido di passione ma attento “Sarò più gentile questa volta” promise.

Tiger arrossì fino alla radice dei capelli e l’altro ridacchiò piano “Non vorrei rompere questo fragile vecchietto” lo canzonò.

“Hey! Porta rispetto a chi è più grande di te!” protestò Tiger.

Il biondo mise a tacere i suoi borbottii oltraggiati, infilandogli di nuovo la lingua in bocca prima di spingere l’indice dentro di lui, delicatamente.

Kotetsu mugolò contro le sue labbra, ma lo lasciò entrare, senza fare resistenza, stringendo le dita sulle loro virilità, cominciando a muoverle su e giù.

 

Bip…

 

Incentivato a proseguire dall’arrendevolezza del corpo sotto il suo e dall’intossicante calore che la presa di Kotetsu sul suo sesso stava facendo spiraleggiare nel suo ventre, Barnaby inserì anche il medio, in lui, costringendolo a tendersi con un ansimo spezzato.

 

Biip…

 

Lentamente ma con decisione, il biondo cominciò ad affondare nella carne del compagno, immergendosi in quel suo antro bollente e ancora così magnificamente, dannatamente stretto, fino in fondo.

 

Biiip…

 

Kotetsu dovette interrompere il bacio, alla disperata ricerca d’aria.

“Bu... Bunny…” chiamò cominciando a muoversi per andargli in contro, per inseguire quella sensazione intensa che nuovamente gli si liquefaceva nei lombi, che gli si allargava nel ventre.

 

Biiiip…

 

Barnaby gli fece scivolare la bocca lungo la mascella per poi andare a torturargli un orecchio con la lingua mentre iniziava a divaricare le dita, premendo contro le pareti bollenti del suo corpo, costringendolo ad allargarsi, preparandolo per accoglierlo.

Kotetsu gemette fremendo, agitandosi sulle lenzuola, consapevole di quello che significavano i movimenti del compagno.

Di che cosa lo aspettava da lì a poco.

 

Lo avrebbe avuto di nuovo dentro di sé.

 

Barnaby lo avrebbe portato alla follia, com’era accaduto solo un giorno prima, sul tavolo della cucina, obbligandolo ad invocare il suo nome fino a perdere il fiato.

Alzò i fianchi per cercare il corpo dell’amante, la mano sui loro sessi che saliva a strofinare il palmo contro le punte accaldate, già imperlate di piacere.

 

Biiiiip…

 

“Kotetsu…” rantolò Barnaby abbandonando il capezzolo che aveva seviziato fino a quel momento, per portare a sua volta l’altra mano tra i loro corpi, a fermare quella del partner.

Se continuava a toccarlo in quella maniera avrebbe perso la ragione.

Un'altra volta.

E allora non sarebbe stato né gentile né attento.

Lo avrebbe preso pretendendo tutto e subito, com’era accaduto la prima volta.

 

Biiiiiiiiiip!

 

Finalmente il fastidioso rumore sembrò riuscire a fare breccia nelle coscienze offuscate dal desiderio dei due eroi.

“Che… che cos’è?” ansimò piano Tiger guardandosi attorno confuso.

Lo sguardo dei due scivolò contemporaneamente sulla fonte del suono: i loro comunicatori rimasti sul comodino.

 

Sternbild chiamava.

 

“Kotestu…” soffiò piano Barnaby nella sua voce una nota di supplica.

“Dobbiamo andare Bunny” mormorò l’uomo seppure con riluttanza.

 

Il biondo sospirò pesantemente.

Dannazione, sapeva che l’avrebbe detto!

Lui e il suo maledettissimo senso della giustizia.

Oh, lo amava anche per quello, solo che al momento aveva qualche difficoltà a farlo capire alle sue parti basse!

Lentamente sfilò le dita dal suo corpo strappandogli un flebile lamento per poi alzarsi e dirigersi al bagno.

Sentì che Kotestu si stava muovendo a sua volta, ma s’impose di non girarsi a guardarlo.

Se si fosse voltato e l’avesse visto nudo ed eccitato, seduto sul suo letto, dubitava che sarebbe riuscito a trattenersi, che l’intera Sternbild avesse bisogno d’aiuto o meno!

 

 

Arrivarono per ultimi sul luogo dell’incidente ma furono i più rapidi a colpire.

Piombarono sui terroristi come due meteore assassine.

Senza una parola Barnaby ne abbattè uno con un calcio esageratamente violento mentre Kotetsu ne stendeva un secondo con un pugno che gli fece fare un volo di quasi tre metri.

Il gruppetto di cinque persone che aveva deciso di barricare il ponte principale che collegava la città alla terra ferma, per tenere sotto ostaggio la popolazione, imitando l’operato di Jack, si vide improvvisamente dimezzato.

Rimasero così sgomenti dalla velocità dell’assalto che dimenticarono persino di usare le bombe che avevano piazzato sul cavalcavia, la cui minaccia aveva impedito agli altri eroi di scagliarsi su di loro in quei primi minuti di stallo.

Agnes e gli spettatori di Hero TV erano basiti.

Persino gli altri giustizieri rimasero per un momento increduli di fronte alla furia distruttrice con cui la coppia affrontò i malviventi.

Se da Kotetsu si potevano aspettare che rompesse qualcosa, più per distrazione che per volontà, aveva dell’incredibile come il solitamente più calmo e ragionevole Barnaby si fosse avventato sui criminali.

Arrivò a sventrare a mani nude il furgoncino dei terroristi per trarne un uomo armato fino ai denti e lanciarlo al compagno che lo “prese” con un pugno in pieno viso.

 

I due rimasti fuggirono, spaventati.

 

Blue Rose ne congelò uno mentre Dragon Kid elettrificò l’ultimo, che si era visto la strada bloccata da Rock Bison e non era quindi riuscito a darsela a gambe.

Sky Hight consegnò le bombe piazzate dai terroristi sotto il ponte agli artificieri mentre Origami e Fire Emblem demolivano  a colpi di fiammate e shiuriken la barricata eretta dagli uomini.

 

Nel giro di pochi minuti l’attacco era stato sgominato.

 

“Possibile che fossero uomini di Ouroboros?” chiese Pao Lin cercando di spiegarsi tanta foga da parte della coppia d’eroi.

Dietro di lei Fire Emblem cominciò a ridere.

Gli altri si voltarono a fissarlo perplessi ma l’uomo era piegato in due, tanto da avere difficoltà persino a respirare.

Riuscì a rantolare un “…interrotti…” incomprensibile, tra le risate, che non fu loro di nessun’aiuto per la risoluzione del mistero.

Forse erano semplicemente tutti impazziti, si disse Dragon Kid perplessa.

 

Quanto a Barnaby e Tiger erano già tornati vicino alla moto e sembravano pronti a sparire alla stessa velocità con cui erano arrivati.

 

Barnaby si lasciò sfuggire una colorita imprecazione quando una freccia avvolta da fiamme azzurre e gialle colpì una delle ruote del furgoncino che avrebbe dovuto trasportare i malviventi in carcere.

 

Lunatic.

 

Il mantello a coda di rondine che gli svolazzava dietro la schiena il NEXT stava in piedi su uno dei piloni del ponte, proprio vicino al veicolo della coppia, con la balestra puntata.

 

Ecco, fantastico, mancava solo lui! Pensò il biondo cupo.

Bhe, per una volta, se ne sarebbero potuti occupare gli altri eroi, si disse.

Lui e Kotetsu dovevano tornare a casa e finire un certo discorso.

E dovevano farlo urgentemente!

 

Naturalmente, nemmeno per un istante credette ai suoi stessi pensieri.

Conosceva fin troppo bene il suo compagno.

E infatti Tiger era già partito all’inseguimento.

 

D’altronde loro erano i più vicini.

E Lunatic parve volersi assicurare che nessun’altro potesse raggiungerlo sollevando un intero muro di fuoco tra sé e gli altri eroi.

 

La cosa che accese un sinistro campanello d’allarme nella mente del biondo fu che non pareva davvero intenzionato ad attaccare i terroristi.

Una volta che si fu accertato di aver bloccato gli altri giustizieri si voltò e, saltando di sostegno in sostegno, con l’ausilio del suo potere, si diresse verso la città con Kotetsu alle costole.

Barnaby saltò sulla moto lanciandosi dietro ai due, Tiger era veloce quasi quanto Lunatic grazie all’aiuto del cavo in dotazione alla sua armatura, mentre lui da terra, faceva una certa fatica a star dietro loro, dovendo evitare auto ed altri ostacoli sulla sua strada.

 

Kotetsu si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo quando si accorse che l’altro NEXT era infine atterrato sul tetto di un grattacielo in costruzione.

Molti piani sotto di loro vide con la coda dell’occhio Barnaby che fermava la moto, con una curva secca che fece fumare le ruote sull’asfalto.

Presto Bunny sarebbe arrivato fin lassù a dargli una mano.

Si trattava solo di trattenere Lunatic per il tempo necessario e forse, finalmente, sarebbero riusciti a catturarlo.

 

“E così hai scelto lui” soffiò l’altro NEXT seguendo il suo sguardo verso il basso.

Kotetsu sollevò il viso, sorpreso, ritrovandosi a fronteggiare i suoi occhi fiammeggianti.

 

“Come?” chiese perplesso.

 

Lunatic gettò la balestra di lato, con noncuranza, prima di avvicinarglisi.

“Vi ho visti…” mormorò.

Dentro il casco dell’armatura Kotestu arrossì.

 

Certo che li aveva visti!

Tutta Sternbild li aveva visti!

Però non si aspettava che Lunatic guardasse Hero Tv, si disse sorpreso.

E tanto meno che la cosa gli interessasse!

 

Quasi gli avesse letto nel pensiero l’uomo ridacchiò.

“Mi riferisco alla sera della festa” soffiò, spiazzandolo.

“Si è approfittato del fatto che eri ubriaco…” insinuò facendo un altro passo verso di lui, avvantaggiato dal fatto che le sue parole sembravano averlo gelato “…non molto eroico da parte sua.”

 

Kotetsu boccheggiò incredulo.

Non era possibile.

Lui!

Lui lo stava spiando!

 

La fiammata lo prese completamente di sorpresa.

Non si aspettava un attacco, non quando l’altro, solo un secondo prima, stava conversando con lui come se avesse appena incontrato un vecchio amico.

Fortunatamente l’armatura lo protesse, ma incespicò all’indietro, andando a sbattere contro un muro costruito solo a metà e l’urto lo lasciò alquanto stordito.

Con un gesto repentino l’altro NEXT lo premette contro i mattoni, prima di far scattare la sua visiera, coprendogli immediatamente dopo gli occhi con una mano guantata.

Kotetsu capì il significato di quel gesto solo quando sentì un paio di labbra posarsi sulle sue.

 

Lunatic si era tolto la maschera.

E lo stava baciando!

 

La lingua del NEXT stuzzicò la sua con inaspettata dolcezza prima che Kotestu si riscuotesse bruscamente dallo shock e lo spingesse via con forza.

Lunatic piroettò all’indietro, con grazia, atterrando poco più in là, la sua identità nuovamente celata.

Tiger lo fissava con occhi spalancati e una mano posata sulla bocca, incapace di accettare quello che era appena successo.

 

“Mi… mi hai…” balbettò.

 

“Sì, ti ho baciato” mormorò tranquillamente l’altro NEXT “Lui non è l’unico innamorato di te, Kotestu” soffiò “Se tra voi non dovesse funzionare, se lui dovesse farti soffrire: ricordarlo” disse lanciandosi poi, in volo, oltre il bordo del palazzo.

Kotestu seguì la scia delle sue fiamme sparire in lontananza, con lo sguardo, mentre si lasciava scivolare contro il muretto per sedersi a terra, allibito.

 

“Kotestu!”

 

La voce di Barnaby lo riscosse dalla paralisi, un secondo prima che questi piombasse, trafelato, accanto a lui.

Il biondo si guardò attorno registrando velocemente la mancanza di Lunatic, i segni sul pavimento e l’espressione confusa del partner, prima di precipitarglisi accanto.

“Cos’è successo?” chiese facendo scivolare velocemente lo sguardo sull’amante per accertarsi che non fosse ferito.

La sua armatura era un po’ bruciacchiata ma per il resto non sembrava aver subito danni.

 

Non fisici almeno.

 

“Mi ha baciato…” rantolò Kotetsu piano, che ancora aveva una certa difficoltà ad ammettere che fosse appena accaduta una cosa del genere.

“C.. che cosa?!” balbettò Barnaby.

“Mi ha infilato la lingua in bocca Bunny” ripetè Tiger con un po’ più di consapevolezza questa volta “E ha detto che non sei l’unico innamorato di me!”

Il biondo lo fissò per un secondo con gli occhi sgranati e le labbra socchiuse, incredulo, poi tutta la sua espressione si trasformò.

Kotetsu fece in tempo a notare la furia omicida che aveva acceso le iridi verdi del compagno di schegge d’azzurro, affilato, potere NEXT, prima che l’altro si alzasse, lentamente.

“Da che parte è andato?” ringhiò.

Tiger sospirò, rimettendosi in piedi, abbracciando il partner da dietro, per trattenerlo.

“Ormai non lo prendi più Bunny.” gli disse dolcemente “E non ha importanza quanti mi amano, io voglio solo te.” mormorò piano.

Barnaby  si voltò nel suo abbraccio per fissarlo sorpreso da quella dichiarazione inaspettata.

“Stupido vecchio non montarti la testa adesso” borbottò arrossendo.

Kotestu ridacchiò, sfiorandogli le labbra con le proprie.

Il biondo rincorse la sua bocca, stringendolo a se, approfondendo il bacio finchè non dovettero lasciarsi, ansimanti.

“Però ti ha baciato” mormorò e Kotetsu sorrise nel vederlo imbronciarsi.

“Se è per questo mi ha anche spiato” disse, comunicando quell’ultima scoperta al partner.

“Era lui?!” ansimò Barnaby.

Tiger annuì facendosi poi corrucciato “Ha detto che ti sei ‘approfittato’ di me la sera della festa” ricordò.

Barnaby sussultò sorpreso.

 

Di nuovo quella dannata sera!

 

“Mi sa che non sapremo mai cos’è successo davvero” borbottò Kotetsu con una scrollata di spalle “Poteri sempre chiederlo a Lunatic la prossima volta” ghignò.

Barnaby gli piantò un dito contro il naso, un espressione ferina nello sguardo “Se si avvicina di nuovo a te lo castro!” ringhiò.

“Dai torniamo a casa” soffiò Tiger facendosi nuovamente serio, appoggiando il capo contro la sua spalla, “Avevamo un discorso da concludere io e te.” gli ricordò.

Bastò quella frase a far dimenticare, almeno per il momento, ogni proposito omicida a Barnaby.

“Giusto!” disse e, senza dare il tempo all’amante di reagire, lo prese tra le braccia.

“Bunny!” protestò l’altro serrandogli con un sussulto le braccia intorno alle spalle quando l’armatura del partner si accese.

Barnaby rise sommessamente “Così facciamo prima!” disse e saltò oltre il bordo del palazzo.

 

 

Dopo una lunga ed accesa discussione, Barnaby e Kotetsu giunsero infine ad un compromesso accettabile per entrambi.

Visto che ormai avevano scoperto chi spiava Tiger questi aveva deciso di tornare nel suo più spazioso e comodo appartamento, la cui collocazione era, almeno per il momento, ancora sconosciuta ai giornalisti, grazie all’intercessione di Lloyd che aveva fatta cancellare la sua registrazione dai registri del catasto.

Dopo aver chiesto a Saito di eliminare il servizio di telecamere interne era quindi tornato a casa.

Con Barnaby al seguito.

Il biondo aveva traslocato di sana pianta, disdicendo il contratto d’affitto del costosissimo attico, portandosi appresso anche parte della mobilia, nonché l’enorme tv.

A distanza di quasi tre settimane dalla loro sistemazione definitiva i due eroi avevano deciso di dare una cena a cui Kotetsu aveva invitato la sua famiglia ed Antonio, nel qual caso avesse avuto bisogno di man forte.

Barnaby aveva negato ad oltranza di essere nervoso all’idea di conoscere la madre e il fratello del compagno, nonostante fosse terribilmente evidente, e Tiger si era divertito a punzecchiarlo, vedendolo sulle spine, almeno finchè i loro ospiti non erano arrivati.

Il dannato coniglietto aveva conquistato i suoi cari nel giro di dieci minuti, esclusa Kaede che stravedeva per lui ancora prima di varcare la soglia di casa, e ora Kotetsu si trovava in cucina a preparare i caffè lamentandosi a ruota libera con Antonio, che l’aveva seguito, su come fosse ingiusto il destino.

“Li ha stregati, ti dico!” borbottò per l’ennesima volta.

“E mia madre si è portata dietro quel dannato album di fotografie! Come le è saltato in mente!” sbuffò trafficando con le tazzine.

Dal salotto provenne un suono di risate e Kotetsu gemette affondando il viso nel palmo della mano “Non voglio neanche sapere che cosa gli stanno raccontando.” pigolò.

“Su, su.” tentò di consolarlo Rock Bison “E’ meglio così, no?” chiese “Avresti preferito che non si fossero piaciuti?”

“Hmm…” borbottò Tiger “…se gli sta raccontando di nuovo di quando avevo quattro anni? Sì!”

Antonio rise ben sapendo che non era vero.

“Senti…” disse invece cambiando argomento per distrarlo un po’ “…è da prima, quando ci hai fatto fare il giro della casa, per mostrarci le nuove sistemazioni che avete fatto, che ti volevo chiedere una cosa.”

Kotetsu lo guardo interrogativo e l’altro continuò “Capisco la tv, e che abbiate sostituito il letto, visto che il suo è decisamente più grande” disse “E lo studio che avete creato al piano di sopra, e la camera per Kaede sono veramente stupendi…” proseguì “…però…”

“Però?” chiese Kotestu perplesso.

Antonio puntò lo sguardo sul tavolo di lucido legno bianco, a pochi passi da lui.

La cucina di Kotetsu era tutta in legno scuro e dalle linee abbastanza classiche.

E così pure erano le sedie ricoperte da morbidi cuscini verde pallido.

Il massiccio, moderno, mobile era decisamente un pugno nell’occhio lì in mezzo.

“Perché il tavolo?” chiese genuinamente curioso.

Kotetsu per poco non si rovesciò addosso il caffè.

“Ah…” soffiò arrossendo violentemente, lanciando un occhiata a suddetto tavolo solo per scurirsi di un altro paio di tonalità “…è solo che Bunny ci è affezionato” disse ridacchiando imbarazzato.

“E poi è un tavolo molto, molto, resistente” aggiunse piano.

Senza sapere bene perché Antonio sentì il proprio viso scaldarsi a sua volta.

Tutto sommato, si disse, non voleva saperlo.

 

 

Fine

 

 

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