Drago Bianco Occhi Blu 5                                                         Back to FanFic  Back to Home

 

“Rilassati” sussurrò Seto facendo scivolare lentamente le mani fino alla cintura che chiudeva la vestaglia dello sposo.

Yugi trattenne il respiro mentre l’indumento, con un impalpabile sospiro, si schiudeva in due petali di tenebra, ai lati del suo corpo. Chiuse gli occhi, le gote in fiamme e il respiro corto, consapevole dello sguardo del marito che gli scivolava sulla pelle come una carezza rovente.

“Bellissimo...” soffiò Kaiba con voce leggermente roca posando l’indice e il medio sulle sue labbra per poi farli scivolare giù, piano, sulla gola, lungo lo sterno e poi a sfiorare lo stomaco fino a spingersi sul suo sesso, mentre il ragazzino si tendeva e fremeva, per lui, una candida corda di violino che alla fine si spezzò con un piccolo singulto spaventato.

Il Presidente della Kaiba Corporation lo guardò respirare con affanno, gli occhi ostinatamente serrati, le guance incandescenti e le labbra socchiuse, alla disperata ricerca d’aria, e sentì il proprio corpo reagire a quella sua innocente sensualità, con violenza.

Frugò nella tasca della vestaglia traendone una piccola capsula bianca che mise tra le labbra, prima di sollevarsi dal letto per slacciare l’indumento, lasciandolo cadere con indifferenza, sul pavimento.

Yugi, che l’aveva sentito allontanarsi, sbarrò gli occhi quando il materasso si piegò, senza un lamento, sotto il peso dell’altro ma non ebbe tempo di dire nulla perchè si ritrovò con il volto di Kaiba a pochi centimetri dal suo e il corpo dell’altro, nudo, premuto contro il proprio.

 

Rimase senza fiato.

 

Sotto gli abiti firmati, che sempre indossava, Seto nascondeva una muscolatura elegante, felina.

Il suo petto era forte e piacevolmente caldo sopra il suo.

“Ka...kaiba...” balbettò con voce irriconoscibile alle sue stesse orecchie.

L’altro non gli rispose, si sfilò dalle labbra la piccola capsula bianca, prendendola con due dita, prima di abbassare quella stessa mano e spingerla con delicata imperiosità, tra le sue gambe.

“Co..cosa...” ansimò piano Yugi agitandosi sotto di lui, lanciando un grido quando Seto spinse la compressa nel suo corpo.

“Shhh...” gli soffiò l’amante, all’orecchio, allungando l’altra mano per prendere un cuscino, infilandolo sotto la sua schiena tesa “Ti aiuterà a rilassarti” gli disse spingendo con l’indice la pastiglia dentro di lui, violandolo con attenzione.

“No... no...” pigolò Yugi aggrappandosi alle lenzuola senza sapere che fare, incapace di trattenere le prime lacrime.

“Va tutto bene, piccolo, rilassati” gli mormorò all’orecchio Seto, con voce ipnotica, accarezzandogli il lobo delicato con le labbra, spingendo il proprio respiro ad infrangersi sulla sua pelle accaldata.

“No...” supplicò Yugi con voce rotta, agitandosi, quando avvertì l’indice dell’altro spingersi con delicata fermezza nel suo corpo.

 

Era una sensazione così strana, così... intima.

 

Si sentiva accaldato, mortalmente imbarazzato e non riusciva a fermare le lacrime, sebbene l’altro non gli stesse facendo male.

Anzi, Kaiba stava dimostrando una riverente attenzione che non si sarebbe mai aspettato da lui.

Si tese con un ansimo che si spezzò in un singulto quando il marito spostò il capo, per baciarlo, spingendo la lingua tra le sue labbra come stava spingendo anche il medio, delicatamente, in lui. Seto si strofinò su di lui, intrecciando le loro gambe, mimando contro la sua pelle sudata quello che sarebbe accaduto di lì a poco, nel suo corpo e Yugi cominciò a tremare in maniera incontrollabile, incapace di trattenere piccoli ansimi che si spezzavano sempre più in fretta.

 

Kaiba voleva davvero fare l’amore con lui.

E lui... lui... non sapeva più cosa voleva.

 

Aveva ingenuamente pensato di poter chiudere gli occhi e lasciargli fare ma ora si rendeva conto di essere stato un folle a credere che fosse possibile.

Aveva creduto che si sarebbe sentito ferito, umiliato ma Seto era così dolce, così attento, che Yugi non riusciva a percepire i suoi gesti come una violenza.

Certo, i suoi “no” non lo avevano fermato ma lo trattava con premura, preoccupandosi di rassicurarlo e di distrarlo con baci e parole.

 

Non se l’era aspettato.

Come non si era aspettato le sensazioni che gli stavano sconvolgendo il corpo e la mente.

 

Era... incredibilmente piacevole essere amati da lui. 

 

Le dita del marito, in lui, non erano dolorose, anzi, da dentro il suo corpo stava cominciando ad irradiarsi una sensazione di calore intossicante, che saliva in voluttuose ondate ad avvolgerlo, costringendolo a tremare, indifeso, tra le braccia dell’amante, la sua bocca gli toglieva il respiro, la sua lingua, all’inizio gentile stava obbligando la sua ad un’ipnotica, folle, danza, che andava acquisendo intensità con lo spezzarsi dei loro respiri e sentiva... sentiva il sesso di Kaiba, duro, contro il proprio.

 

Che cosa gli stava succedendo?

 

Non avrebbe dovuto opporglisi?

Non avrebbe dovuto trovare quanto meno “strano” l’essere toccato da un altro uomo?

Perchè invece provava l’incredibile desiderio di abbracciarlo e sussurrargli: “ancora”, con quel poco di respiro che gli restava?

 

Il suo corpo andava a fuoco e lui temeva e bramava, al contempo, di fondere tra quelle fiamme fino a perdersi del tutto.

 

Sollevò le braccia allacciandole al collo dell’amante, stringendosi al suo corpo forte, unico appiglio nella confusione che lo sconvolgeva e Kaiba gli soffiò un: “Bravo piccolo” nell’orecchio, facendo scivolare la mano sinistra tra le loro gambe, a stringere insieme i loro sessi mentre aggiungeva un terzo dito agli altri due.

Yugi si tese con un lamento, staccando la bocca dall’amante per trarre rapidi respiri affannosi, spezzati da ansimi e piccoli gemiti più simili a pigolii spaventati.

“Va tutto bene...” gli mormorò l’altro spingendo le dita a fondo, nel corpo dell’amante, senza incontrare resistenza se non quella della sua carne vergine.

 

La pillola stava facendo effetto.

 

Aveva fatto preparare appositamente quel composto ai suoi migliori farmacisti.

La capsula, scioltasi ormai nell’intestino dell’amante, avrebbe alleviato il dolore e reso più intenso il piacere.

Niente di troppo complesso o di pericoloso.

Non intendeva drogarlo.

 

Voleva solo evitare di fargli male.

 

E sapeva che sarebbe invece successo se non fosse ricorso a qualche espediente.

Era troppo impaziente, l’aveva desiderato troppo a lungo per poter aspettare ancora ma non voleva che Yugi ricordasse la loro prima volta come un atto di violenza.

Tornò a baciarlo e lo sentì mugolare contro la sua bocca.

Era così caldo e dolce che Seto avrebbe continuato a baciarlo, a toccarlo, per ore.

 

Ma non aveva tutto quel tempo.

 

Ci sarebbero state altre volte per le carezze e per dedicarsi ad ogni più piccolo angolo di quel corpo sottile che si stringeva, tremando, a lui.

 

Ma non in quel momento.

 

Non dopo un intera settimana passata così a stretto contatto senza poterlo accarezzare, senza poterlo baciare.

Seto estrasse delicatamente le dita dal corpo sotto il suo trattenendo un sorriso quando Yugi si staccò dalle sue labbra per emettere un piccolo verso di protesta.

“Avrai molto di più...” gli promise malizioso annegando in due abissi viola di confusione e languore.

Gli allargò le gambe, sistemandogli meglio il cuscino sotto la schiena e poi, delicatamente, ma con decisione, si spinse in lui.

Yugi sbarrò gli occhi, ritrovandosi a fissare il soffitto, lo sguardo trafitto da milioni di lampi di luce.

 

Seto era dentro di lui.

 

Si era aspettato che facesse male.

E invece provava qualcosa d’indescrivibile.

Non c’era dolore, solo un incredibile sensazione di completezza e quel calore, totale, avvolgente.

 

“Se...seto...?” chiamò incerto, abbassando un po’ il capo per ritrovarsi di fronte ad una visione senza precedenti.

Il volto impassibile del presidente della Kaiba Corporation era deformato dal piacere, gli occhi azzurri due polle senza fondo di ombre blu e saette d’argento.

Yugi affondò in quelle iridi sentendosi inesorabilmente perduto per un istante eterno prima che il marito si tirasse indietro per assestare poi la prima spinta.

Il ragazzino sentì le loro pelli sfregare, avvertì la propria carne aprirsi, il suo membro farsi strada dentro di lui, riempiendolo, e non capì più nulla.

Kaiba ascoltò il lungo gemito del compagno con attenzione, mentre si spingeva, con forza, fino in fondo, in quello scrigno caldo e stretto, senza scorgere nella voce dell’altro alcuna traccia di dolore.

Appuntò mentalmente di concedere un aumento ai suoi scienziati e poi dimenticò ogni cosa, afferrandogli con decisione i fianchi sottili, cominciando a possederlo con violenza.

Sentiva gli ansimi e i gemiti di Yugi salire sempre più alti, trasformandosi in grida e il suo corpo schiudersi per lui, senza remore, abbandonandosi al suo dominio.

Mai aveva provato un tale, selvaggio, abbandono.

Il respiro gli si spezzava in gola, affannato, intrecciandosi con i singulti dell’amante, mescolandosi ad una voce che, con stupore, riconobbe come la propria.

 

Lui stava gemendo?

 

Proprio lui che, solitamente, si concedeva un lamento solo al momento dell’orgasmo?

 

Tale era il potere della creatura che singhiozzava di piacere tra le sue braccia?

Seto portò la mano destra tra le gambe del marito cominciando a masturbarlo con forza, strappandogli ansimi e tremiti violenti, tra i gemiti, affondando in lui quasi con disperazione finchè il piacere non reclamò il suo tributo e venne violentemente, dentro il compagno, con un lungo gemito di gola.

Yugi si tese tra le sue braccia, spalancando gli occhi e le labbra quando sentì il seme caldo dell’amante invaderlo.

La mano di Kaiba si contrasse sul suo sesso e il ragazzino venne contro di lui, gridando con quanto fiato aveva in gola, le mani artigliate alle sue spalle e la testa gettata all’indietro, prima di accasciarsi, senza forze, tra le lenzuola arruffate.

Rimasero così, immobili, per lunghissimi istanti scanditi solo dai loro respiri affannosi, i corpi ancora strettamente allacciati, prima che Seto riuscisse a trovare l’energia necessaria per tirarsi delicatamente indietro, uscendo dal marito.

Yugi emise un piccolo gemito, debole, le guance in fiamme, gli occhi chiusi e le labbra gonfie.

 

Aveva fatto l’amore con Kaiba.

 

Aveva appena fatto l’amore con Kaiba!

Ed era stato... indescrivibile.

Si mosse, piano, con cautela, ma il suo corpo stanco non gli diede nessuna fitta di dolore, allora socchiuse le palpebre ritrovandosi a specchiarsi negli occhi azzurri del marito.

 

C’era una luce nuova in essi.

Una luce... dolce.

 

“Se...seto.” mormorò con voce che faticò a riconoscere come propria mentre un ultima, solitaria, lacrima gli scivolava lungo la guancia.

“Shh...” soffiò Kaiba posandogli un dito sulle labbra per poi sollevare la mano e passargliela gentilmente tra i capelli arruffati.

Yugi si lasciò coccolare, delicatamente, teneramente, facendosi avvolgere dalla premura del compagno, dalle sue carezze gentili e dai baci a fior di labbra, finchè i loro respiri tornarono ad intrecciarsi e le loro bocche a cercarsi e, prima che potesse rendersene conto, Yugi si ritrovò nuovamente stretto al marito il corpo scosso dal piacere e le braccia allacciate alle sue spalle,  per trattenerlo contro di sé.

 

...

 

Yugi aprì gli occhi a fatica, sentendo le palpebre pesanti e le membra indolenzite.

Per un lungo momento fissò il soffitto bianco, confuso, chiedendosi perchè non gli risultasse famigliare prima che i ricordi lo travolgessero come l’ondata di rossore che gli incendiò le guance.

Si volse piano tra le lenzuola pulite sentendosi andare a fuoco.

 

Quante volte avevano fatto l’amore?

Non riusciva a ricordarlo.

 

Rammentava che, ad un certo punto, Kaiba l’aveva preso in braccio e l’aveva portato nell’attigua, enorme, stanza, dove si erano dedicati ad un lungo bagno profumato ed ad altre carezze e baci.

Ricordava la sensazione indescrivibile dell’acqua calda che gli lambiva il corpo quando Kaiba lo aveva fatto sedere su di sé, affondando dentro di lui, in profondità, arrivando a riempirlo completamente. Ricordava le sue grida quando l’amante aveva cominciato a muoversi e la sensazione di precipitare che aveva provato quando Seto era venuto dentro di lui, per l’ennesima volta, bollente più dell’acqua che li avvolgeva, strappandogli un orgasmo tanto intenso da fargli perdere i sensi.

Seto lo aveva asciugato con cura e riportato nel letto, in cui, un invisibile cameriera si era premurata di cambiare le lenzuola, prima del loro ritorno.

 

Yugi arrossì fino alle orecchie chiedendosi se la domestica li avesse sentiti.

Probabilmente sì, non avevano nemmeno chiuso la porta.

 

Pregò disperatamente di non avere mai risposta certa a quel suo interrogativo mentre ricordava come le coltri fresche e profumate avevano avvolto il suo corpo stanco e accaldato lasciandolo completamente inerme alle carezze dell’amante e al bacio di Morfeo che l’aveva accompagnato nel mondo dei sogni.

 

Era spostato con Seto Kaiba.

Aveva fatto l’amore con lui.

E... si sentiva stupidamente, incredibilmente, felice.

 

Si girò tra le lenzuola chiedendosi con che coraggio lo avrebbe guardato in faccia ma dovette corrugare la fronte, non trovandolo accanto a sè.

Uno sguardo all’orologio lo rassicurò: erano quasi le due del pomeriggio!

Seto doveva essersi alzato già da un po’ e lui, stanco com’era, non se n’era nemmeno accorto.

Stava per alzarsi a sua volta quando qualcosa attirò la sua attenzione.

Sopra il cuscino del compagno brillava lucente il puzzle del Millennio, sotto di esso un semplice biglietto bianco con poche parole vergate nella calligrafia chiara e precisa del marito: “Parto per un viaggio d’affari, torno tra tre giorni”.

 

...

 

Seto osservava con occhi distratti la pista scivolare sotto le ruote del suo jet privato che stava lentamente acquistando la velocità necessaria per il decollo. Teneva una tazza di caffè nero nella mano destra e la sinistra negligentemente abbandonata sulla tastiera del suo pc portatile, la mente altrove.

 

Quanti sinonimi esistevano per la parola “codardo”?

 

Non ne aveva mai usato nessuno riferito a sè stesso, almeno fino a quel giorno.

E invece, soltanto qualche ora prima, si era svegliato nel suo grande letto matrimoniale, un braccio piegato sotto il cuscino e l’altro a stringere il corpo sottile del suo sposo contro di sè.

Per un momento si era crogiolato nel morbido torpore che li avvolgeva, almeno finchè Yugi non aveva mormorato il suo nome, nel sonno, prima di strofinare delicatamente la guancia contro la sua spalla, un sorriso lieve ad incurvagli le belle labbra.

Allora Seto aveva abbassato lo sguardo su di lui osservando i piccoli segni rossi con cui aveva marchiato la sua pelle chiara e l’espressione serenamente esausta sul suo volto delicato.

 

Era così candidamente fiducioso il modo in cui Yugi si era accoccolato al suo fianco, alla ricerca del suo calore.

Così sensualmente innocente quel suo corpo sottile, nudo, rannicchiato contro il suo.

Così dolcemente fragile l’espressione sul suo viso.

 

Com’era già accaduto al White Dragon, dopo la passione, dopo il desiderio, sopraggiungeva inaspettata ed imperativa una nuova necessità: proteggerlo.

Proteggere quel micetto troppo malizioso da tutto e da tutti, sè stesso compreso.

 

Perchè l’aveva sposato?

 

L’idea iniziale era quella di portarselo a letto, naturalmente.

Kaiba non sarebbe stato così ipocrita da negare.

Far fallire la Trik era stato facile, aveva un piede nella fossa già da anni, lui si era limitato ad accelerare l’inevitabile.

 

E poi?

Cos’era successo?

 

L’idea di base era andare da Yugi e porgli le sue condizioni, il ragazzino sarebbe diventato il suo schiavo in cambio della salvezza della propria casa e degli interessi della sua famiglia.

Conosceva abbastanza Yugi Muto da sapere che avrebbe funzionato a meraviglia.

 

Ma come gli era venuto in mente di sposarlo?

 

In un, non ben precisato momento, aveva pensato che, se qualche giornalista avesse scoperto il suo ricatto, l’immagine della Kaiba Corporation ne sarebbe stata lesa e allora gli era venuto naturale pensare che se avesse costretto l’altro a sposarlo, non solo l’avrebbe legato mani e piedi a sè, non solo l’avrebbe costretto a vivere in casa sua, sempre a portata di mano nel qual caso gli venisse voglia di farselo ma soprattutto avrebbe protetto l’immagine della ditta.

Nessuno avrebbe avuto niente da ridire.

Era perfetto.

Solo che... gli era venuta in mente un po’ troppo in fretta l’idea del matrimonio e l’aveva accettata con altrettanta, allarmante, rapidità.

 

Davvero non c’erano altri modi?

 

I giornalisti, sempre che li avessero davvero scoperti, si potevano comprare.

E, la Kaiba Corporation, era passata indenne oltre scandali decisamente peggiori di quello.

Il suo patrigno fabbricava armi, perdiana!

Perchè lui doveva preoccuparsi di un piccolo ricatto sessuale?

 

Certo così era tutto più semplice.

Così nessuno si sarebbe potuto intromettere.

Così Yugi sarebbe stato soltanto, indissolubilmente, suo.

 

Già... suo.

 

Forse proprio lì stava il problema.

A lui non importava di niente e di nessuno.

Non gliene era mai importato e pensava che avrebbe vissuto così, tranquillamente, fino alla fine dei suoi giorni.

 

Poteva avere chiunque desiderasse per il sesso e aveva Mokuba per l’affetto, non gli serviva nessun altro.

Ne era stato davvero convinto finchè Yugi non gli aveva spezzato l’anima costringendolo a ricomporla pezzo dopo pezzo.

Si chiese distrattamente se fosse successo allora, se, nel mandarla in frantumi con le proprie mani, Yugi avesse lasciato la propria impronta, su di essa, indelebile.

All'inizio si era detto che era mera attrazione fisica, poi che si trattava di semplice interesse per l’unico che era stato in grado di batterlo e ora... ora l’aveva sposato, aveva fatto l’amore con lui ed era scappato.

 

Lui, Seto Kaiaba, che mai e poi mai si era tirato indietro di fronte agli ostacoli della vita, e questa non era certo stata generosa con lui, era fuggito di fronte ad un ragazzino teneramente addormentato tra le sue braccia.

 

Perchè?

 

Seto emise uno sbuffo, seccato dai suoi stessi pensieri, sorseggiando il caffè.

Ormai non aveva senso pensarci.

Aveva un incontro d’affari su cui concentrarsi e delle disposizioni da dare a Mokuba.

Che cosa avrebbero pensato i giornalisti se avessero saputo che lo sposo era partito dopo la prima notte di nozze?

La notizia doveva essere tenuta segreta e Yugi costretto in casa.

A chi avesse chiesto loro notizie andava risposto che si stavano godendo la luna di miele, tra le lenzuola.

Per un momento Seto provò l’impellente impulso di chiamare, con l’interfono, il pilota e ordinargli di spegnere i motori poi scosse il capo con forza e concentrò lo sguardo sul monitor del pc.

Aveva solo bisogno di un po’ di tempo da frapporre tra sè e l’inebriante calore del  suo sposo.

Solo qualche giorno per ritrovare il proprio usuale sangue freddo e riprendere in mano le redini della sua vita e di quel suo cuore che, solo poche ore prima, aveva mancato un battito, osservando Yugi accoccolato contro di lui.

 

continua...

 

 

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